Rassegna Stampa L'Avvenire09/01/2011

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Avvenire 01/09/2011

COLO DEL CORPO PITALE O MODERNO

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e Olimpiadi possono fermare

indelebilmente i volto di una città, accrescerne o crearne un alone leggendario. Basta di quelle di Roma del ne prova: luoghi, luce, amento, l’ambiente quello favoloso della egli anni, la Roma di divi e dei paparazzi, il ucente capitale inata dalle ella guerra, dalla Roma ica e Rossellini. Torino, tissima, ma non Roma in quanto a maginario (d’altronde mondo lo sono, , Londra, Istanbul), è ona degli sport invernali ordinarie olimpiadi 2006, a una cerimonia bellezza incantevole, teatro sportivo ondra è una delle tre o iù famose nel mondo, io e non solo nella a. Ma il fascino di avvincente per gli rosi: botteghe, opifici, erne, dai tempi di quelli di Harry Potter la me città del romanzo e infatti la grande magia erno nasce nel cuore di andi teatri che nel XVI o edificati, i primi stabili a tragedia greca, e o splendore delle storie, e avventure di nel suo teatro, The do"), Marlowe, Kidd, ohnson… Le Olimpiadi rano quindi un loro più di quanto non ma: l’antecedente omani era il Circo le sue sfide crudeli, i sangue versato, il spirito olimpico. londinese è il teatro di soci, e l’Olimpiade, ome il teatro, è un colo, non solo incruento Come il teatro trasforma andi temi della vita e er rendercene commossi così l’Olimpiade (nella iginaria, è chiaro), nflitto, esorcizzandolo: a non vince centrando a lanciando più lontano io, il lottatore non deve , superarlo lealmente, n atto sportivo, to agonistico dell’uomo. Olimpiadi o ogni conflitto, una a era prevista dall’inizio grande manifestazione tazione di Londra in reparatorio, in parte è la di qualunque Paese di una simile e, ma in realtà è diversa: nno inventato il grande ndo cristiano e moderno, ecero con quello antico e alle Olimpiadi, Londra eatro e inglesi sono i ori teatrali, e non solo. alizzare un travolgente evento che rimarrà quindi, da consumata oscenico, si trucca, amente alla scenografia n solo per ovvie ragioni ma con il piacere della a fatale. Londra ha portare, come accadde ca, il grande spettacolo rpo sulla scena del colo spirito. Gli atleti loro splendide ommuoveranno con le ove è nato il Globe di a più grande e lusione del mondo.

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ESCE IL NUOVO LIBRO SULL’INDIA DEL GRANDE SCRITTORE

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orgoglio del cielo! Venticinque anni dopo che la Grande Anima dell’India aveva lanciato questo appello, trovo la presenza di Dio in qualunque strada di Calcutta mi conduca la mia inchiesta. Può accadere, come la settimana scorsa, che veda bloccare la circolazione da una processione irta di stendardi e di orifiamme verdi, che sbuca in Chittapore Road accompagnata da una gran cacofonia di fanfare. Si celebrava Muharram, il Capodanno islamico. I tre milioni di musulmani di Calcutta erano per la strada. Era un giorno festivo come un’altra dozzina di giorni festivi previsti dal calendario della città, che è un vero guazzabuglio di popoli e di credenze. Due giorni prima, un’esplosione di petardi aveva svegliato di soprassalto me e con me tutta la città. I sikh celebravano la nascita del guru Nanak, venerato fondatore della loro comunità. Se quel giorno avessi cercato un taxi, ci sarebbero state nove probabilità su dieci che i loro autisti con la barba arrotolata e il turbante blu o rosso avessero abbandonato le vetture per andare a onorare il loro guru. Oggi, a essere in effervescenza è il Barra Bazar. I jain digambara festeggiano il ritorno della stagione dei pellegrinaggi che coincide con la fine ufficiale della stagione dei monsoni. Ma è soprattutto la festa di Durga, la dea indù distruttrice del demonio, a fare di Calcutta un luogo sacro della fede. Per quattro giorni e quattro notti, una città tristemente nota diventa una città magica, piena di luce, di gioia e di speranza. Ho la fortuna di vivere i riti di questa festa con l’uomo-risciò Hasari Pal, e i suoi compagni di stanghe. Grazie a loro, scopro un posto incredibile: un intero quartiere di vecchie rimesse, di miserabili laboratori e di viuzze dove centinaia di uomini producono, di padre in figlio, la più incantevole collezione di opere d’arte che sia mai stata dedicata a una divinità o ai suoi santi. Per un anno intero, questi artisti della casta dei vasai hanno gareggiato in creatività e devozione, facendo nascere dalle proprie mani le più grandi, le più sontuose rappresentazioni della dea Durga. Un lavoro prodigioso: dopo aver costruito l’ossatura con la paglia intrecciata, i vasai rivestono il modello di argilla grigia, poi la modellano delicatamente per darle la forma e l’espressione volute. Per finire, decorano la statua con il pennello, conferendole un aspetto fantastico e volutamente grottesco. Il quarto giorno di festa, al crepuscolo, camion, carretti a mano, taxi, e risciò per le più piccole, portano le statue e i loro devoti proprietari «Non è solo la città in riva all’Hooghly, il tumultuoso braccio del della miseria, Gange. Ogni statua viene quindi inghirlandata di fiori e le famiglie le calano ma dell’esplosione lentamente, rispettosamente, nell’acqua. gioiosa delle fedi». Trascinati dalla corrente, i simulacri affidati Il primo incontro al fiume sacro si allontanano allora verso l’eternità degli oceani, portandosi via le gioie col sari bianco-azzurro e le pene del popolo di Calcutta. della missionaria Oh Calcutta, città di Dio, città dell’Amore! Sono le cinque e mezzo del mattino in Lower della Carità Circular Road, un largo viale con i marciapiedi sconnessi ancora ingombri di dormienti avvolti nel dhoti come in un lenzuolo funebre. Odore pungente dei bracieri che si accendono. Frenetici appelli di una campana indù per la puja dell’alba. Il numero 54/A è un grande edificio grigio. La porta d’ingresso dà su una stradetta laterale. Sulla soglia una semplice targa di legno annuncia: "madre teresa". Tiro una cordicella che fa tintinnare una campanella all’interno. Appare il viso scurissimo di una giovane suora indiana con un sari bianco bordato d’azzurro. Dietro di me spunta dall’ombra un vecchio famelico che tenta di introdursi dalla porta socchiusa, ma la suora lo respinge gentilmente spiegandogli in bengali come raggiungere i centri di soccorso, poi mi accompagna al primo piano dove si trova la cappella, uno stanzone spoglio con le finestre spalancate sul frastuono della città che si sveglia. Alla parete, dietro l’altare, un semplice crocifisso di legno sormontato dalla scritta: ho sete. Ho sete! Che emozione scoprire in fondo alla stanza, inginocchiata su un vecchio sacco di iuta rattoppato, la donna che da ventidue anni placa la sete di Gesù crocifisso. Sì, è davvero un’emozione riconoscere quella vecchia rugosa come una noce, tutta rannicchiata su se stessa, con le labbra che fremono in una preghiera ininterrotta. Mi dico: «Benedetta tu sia, Calcutta, perché nella tua sventura hai saputo generare dei santi». Quella mattina, nella cappella di Madre Teresa, i santi sono almeno un centinaio. Sante di vent’anni, spesso nere di pelle, arrivate In libreria dal 13 un romanzo storico da ogni angolo del paese per Dominique Lapierre è noto in tutto il mondo per il prendere il velo bianco e bestseller La città della gioia, scritto dopo aver azzurro delle missionarie della conosciuto Madre Teresa di Calcutta. Un incontro che Carità, e dare amore e sollievo gli ha cambiato la vita, suggerendogli di fondare, a Calcutta, un’associazione no-profit con cui da oltre ai derelitti. Ogni mattina, trent’anni sovvenziona cliniche, ospedali, progetti di verso le sei e mezzo, a due a istruzione per i bambini. La vitalità e il fascino due lasciano il convento dopo dell’umanità incontrata nei suoi viaggi si condensano avere assistito alla messa, e in nel nuovo libro India mon amour: un romanzo storico, tram, in autobus o a piedi si un diario di viaggio e anche un album di foto, che recano nei lazzaretti, negli documenta la sua esperienza con oltre cento orfanotrofi, nei dispensari immagini e che esce in libreria il 13 gennaio per i tipi creati da Madre Teresa. Quando del Saggiatore (pagine 216, euro 16,50). In quelle fragili figure si contemporanea con l’uscita del libro sarà attivo il sito www.indiamonamour.it: materiali inediti (foto, video, disperdono in tutta la città, reportage) documentano nel sito l’impegno di accade qualcosa di Dominique Lapierre a favore di Cité de la joie straordinario: all’improvviso (www.citedelajoie.com), l’associazione con sede a sembra che si diffonda Calcutta a cui devolve il 50% dei diritti d’autore. Per un’onda di generosità, una ogni copia del libro venduta sia cartacea che digitale vibrazione carica di speranza, sul sito del Saggiatore (www.saggiatore.it) verrà che trasmette a tutti i devoluto un euro all’associazione Cité de la joie. diseredati la certezza di essere amati, di non essere più soli, di non dover avere più paura.

Lapierre Sia benedetta Calcutta (e Madre Teresa) di Dominique Lapierre

Qui sopra il transito pedonale attraverso il ponte Howart che collega le due rive del Gange a Calcutta. Sotto: a sinistra Lapierre nella sede della sua fondazione; a destra il primo incontro con Madre Teresa.

IN QUESTO NUMERO

3 ◆ INCHIESTA GLI SNODI ITALIANI DELLA SHOAH Dalla Fossoli di Levi a Ferramonti in Calabria: tre scrittori raccontano tre luoghi chiave della persecuzione

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◆ TECNOLOGIA NEI RIFUGI DESIGN ALL’ALPINA La moda dei bivacchi di montagna firmati da architetti per unire estetica, comfort, elettronica ed ecologia

ANTEPRIMA

7

◆ LE STORIE L’IMMAGINARIO CRISTIANO DI MANZÙ Vent’anni fa moriva lo scultore bergamasco amico di papa Roncalli, capace di tradurre in immagini il sacro

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