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0,50 + 0,50 Voce ai giovani numero 46 - Anno 13 - Sabato 15 Novembre 2014Copia omaggio se distribuita al di fuori delle edicole

settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa

CALABRIA

Voce Orientagiovani: formazione ai giovani e competenza unica salvezza www. mezzoeuro.it

Sciopero dei lavoratori call center, in piazza per riprendere il filo

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Sabato 15 Novembre 2014

Cosa non si fa per la salute

Non deve stupire il fatto che nel pieno di una campagna elettorale tra le più aride della storia del regionalismo si affaccino, con camice improvvisato e sguardo serioso e fintamente coinvolto, i “nostri” tra le corsie degli ospedali. Dove “nostri” sta, ovviamente, per abitanti del circo della politica. Dentro la pur disgraziata sanità di Calabria ci sta il 70% del bilancio complessivo della Regione, non so se è chiaro. E dentro la sanità di Calabria ci stanno soprattutto i voti, ora come ora, perché tra medici, paramedici, infermieri, precari, ditte di pulizia, di ristorazione, per il parcheggio, per l’aria condizionata, per la biancheria e poi malati, parenti di malati, moribondi e più morti che vivi siamo a diversi zeri dietro le urne. Questo senza contare l’universo dei privati, le cliniche affamate alla corte dell’accreditamento da confermare (perché per i nuovi non è proprio aria). Non a caso i “baroni” della salute hanno mosso le loro truppe in largo anticipo, talvolta persino in disperato anticipo. Sono gli stessi “baroni” che negli anni hanno piazzato medici senza laurea, colate di infermieri, primari con la tessera clientelare di partito dentro il taschino del camice. I nomi dei “baroni” sono lì, inutile girarci attorno. Li conosciamo tutti. Hanno operato dalla parte destra e sinistra dell’emiciclo del consiglio e oggi cercano persino un aggancio plaMezzoeuro teale per il “bene delle istituzioni”. Fondato da Franco Martelli In questo clima da tardo e liquefatto impero (ma non in liquidazione) stupisce Ediratio editore ancora meno il tour itinerante e inconsapevole del ministro Lorenzin, che Direttore responsabile portata a spasso da Nico D’Ascola e Domenico Martelli Tonino Gentile lascia intravedere sblocchi di tourn over che non si erano mai Registrazione visti né sentiti prima. Siamo in campaTribunale di Cosenza gna elettorale, del resto. Lorenzin, che n°639 s’è trovata ministro della Salute al terdel 30/09/1999 mine di un’estrazione a sorte dove il suo era il nome inserito nella biglia cenRedazione trale del tavolo, di tanto in tanto ha fie amministrazione nito per prendersi sul serio ma al movia Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza mento opportuno, cioè quando si deve votare, viene istruita da Alfano che loResponsabile calmente la manda come “tre per sei” settore economia nelle regioni. Renzi glielo concede, è Oreste Parise uno dei prezzi che deve pagare ancora. Un passaggio dai fratelli Gentile lo doProgetto veva la Lorenzin, e lo ha fatto. Poi chi e realizzazione grafica è disposto a credere che proprio ora si Maurizio Noto potrà assumere negli ospedali è affare suo, se è per questo c’è ancora chi cretelefono 0984.408063 de che i bambini tutto sommato li porfax 0984.408063 tano le cicogne. Per tutti gli altri, che non ci credono, c’è un sano realismo e-mail: ediratio@tiscali.it da coltivare e c’è soprattutto una “salubre” immagine di Mario Oliverio che Stampa gira i corridoi dell’ospedale Pugliese di Stabilimento tipografico Catanzaro (accompagnato dallo stato De Rose, Montalto (Cs) maggiore, e illuso, della sanità politica della città) con sguardo di chi deve rasDiffusione sicurare l’ambiente. Come dire, traduMedia Service ciamo camminata e sguardo coinvolto, di Francesco Arcidiaco non faremo prigionieri nonostante il telefono 0965.644464 fax 0965.630176 possibile cambio di colore politico alla guida della Regione e soprattutto di Internet relations città. Non faremo prigionieri, lascia inN2B Rende tendere Oliverio, e anzi valorizzeremo ancora di più l’universo della salute parIscritto a: tendo dal modello Catanzaro. Unione Stampa Periodica Italiana

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E allora brindisi alla salute, a Mario Oliverio (che può offrire una bottiglia custodita nell’enoteca luccicante della Provincia di Cosenza) e a Catanzaro

Sanità

una poltrona per due C'è affollamento nella distribuzione del potere che verrà, a cominciare dalle corsie d'ospedale che non deve temere di finire tra i “prigionieri” del nuovo corso. C’è un nome che può sigillare il patto d’onore, è quello di Enzo Ciconte. Il dottor Enzo Ciconte, ora in aspettativa perché consigliere regionale uscente ma primario e dirigente medico. Dicono che anche da fuori le mura si faccia sentire eccome in ospedale, dopotutto la medicina è una missione e lui la sente. Ci sa fare e tranquillizzerebbe lui il nuovo corso che però ha il cuore pulsante a Cosenza. Se la vede Ciconte per la sanità di Calabria, quella camminata di Oliverio è indicativa. Infondo Ciconte è diventato oliveriano, non a caso, poche ore prima delle primarie, da ex coordinatore dell’area Renzi che era. Ci sta tutto, in campagna elettorale. Anche che ci si accorga di tanto in tanto che è questo un settore, la sanità, più vicino agli standard mediorientali che europei. Ma ora è il momento caldo, va di moda. Peccato però che proprio la sera prima, nel cuore di Cosenza, è andato in scena il prologo dell’altro grande accordo a tutto vantaggio della salute dei calabresi. Sul palco Carlo Guccione, da anni ormai col pallino della salute dei calabresi, e Enzo Paolini, il tutor delle cliniche private (e di qualche lodo arbitrale con l’Asp non del tutto chiarito). Paolini è anche l’ex candidato a sindaco di Cosenza, poi battuto nel 2011 da Mario Occhiuto. Curiosa quella tornata elettorale. Paolini, sostenuto da Oliverio e Guccione allora, perse perché Adamo e gli altri sostennero prima Perugini e poi, trasversalmente, proprio Mario Occhiuto. Oggi, dice quel palco dell’altra sera, quella ferita s’è chiusa ma si potrebbe riaprire nuovamente per il Comune di Cosenza al quale punta sia Paolini ancora che Nicola Adamo. Chissà come se la sbroglieranno stavolta. Tre anni e mezzo fa volarono gli stracci, un giorno ci torneremo. L’altra sera però grande pace nel nome di Carlo Guccione il quale punta a fare il pieno di voti così da meritare la poltrona della salute alla quale lavora da anni ormai. Oliverio, naturalmente, glielo ha promesso e lo ha lasciato intendere anche a Paolini, che guida come Aiop le cliniche private e il budget da assegnare loro. Cerchio chiuso a Cosenza, quindi. Ma un altro cerchio però, lo stesso, Oliverio l’ha chiuso pure a Catanzaro con Ciconte. Come se ne uscirà in caso di vittoria di Mario Oliverio? Chi dirà a uno dei due, tra Guccione e Ciconte, che era uno scherzo? Le urne? Il numero dei voti che prenderanno? Il fatto che uno sia un medico e l’altro un politico di professione? O varrà il beneficio del contrario? Difficile la partita della salute dei calabresi. Molto difficile. Lo sa bene anche Agazio Loiero che purtroppo non può farsi raccontare da Franco Fortugno cosa si prova quando si tira troppo la corda...

Vox populi

Quelle convocazioni di Scarpelli all’Asl di Paola... Dalle nostre parti non c’è bisogno per forza di mettere il nome e il cognome dei volti in controluce che animano lo spirito delle teste di cuoio ai vertici apicali della sanità. Le poltrone che occupano sono su mandato irrevocabile all’incasso dei baroni che stanno dietro, non si scappa. E ogni nome ha il suo “cognome” che sta alle spalle. Se diciamo Gianfranco Scarpelli, al vertice controverso dell’Asp di Cosenza, alzi la mano in questo momento chi ha capito a quale famiglia politica lo si può ascrivere... Piuttosto semplice, ci pare. Non c’è bisogno per forza di entrare col macete in materia mancando anche della dovuta “gentilezza”. Gianfranco Scarpelli in queste ore, così pare a dar retta a voci di popolo che per la verità non sono mai mancate in campagna elettorale, viene accreditato di un dinamismo del tutto inconsueto. Per solito compassato e piuttosto scrupoloso (formalmente) quando deve procedere in nome e per conto dell’Asp più grande della Calabria (che ha un bilancio di un miliardo di euro all’anno) in questi ultimi giorni pare invece animato da un furore intraprendente che lo porta, se fossero vere le “voci”, a fare diretta conoscenza con l’ultimo metro di liceità. Oltre il quale, come è noto, si entra in altri codici. Ama il mare Scarpelli, questo lo sanno tutti. E chiamatelo autunno questo, in certe mattine con il sole sembra di essere a maggio inoltrato. Dev’essere questa la ragione che ha spinto il direttore generale dell’Asp di Cosenza (rimosso ma non reintegrato formalmente perché nel frattempo chi doveva prendere il suo posto ha rifiutato l’incarico) a piazzare tende e vettovaglie a Paola. Che è cittadina splendida con il sole, ancor di più che in piena estate. A dar retta a queste “voci” Scarpelli starebbe procedendo, presso la sede Asp di Paola, a incontrare diverse persone. Diciamo delle vere e proprie convocazioni, a flotte. Il contenuto delle adunate possiamo solo ipotizzarlo, nulla di più...

La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa


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Sabato 15 Novembre 2014

Ultimo chilometro prima del traguardo La segreteria politica di Gianpaolo Chiappetta, se qualcuno vi si trova a passare e curiosamente vuole approfondire, ha due tratti distintivi che risaltano agli occhi. Due tratti di contaminazione “umana”, se così possiamo dire. Giovani dentro, ci sono tanti giovani. E ragazze, per niente sgradevoli va detto. Musica, allegria, e flotte indistinte che entrano ed escono dalla sua stanza... «Lei si deve meravigliare poco di tutto questo. La preferenza è innanzitutto, laddove è possibile, contatto umano, diretto. Epidermico, umorale.

La rivincita dei moderati inizia dalla Calabria Il voto oggi è la massima espressione di fiducia che ti accredita un cittadino, non ha altre chances in una società del genere. Si gioca quella scheda e se te la affida è come se un pezzettino di quegli occhi che incontri te li porti poi appresso sempre. Ti guardano, gli devi dare conto. Nel 2010 ne presi 7.500 di preferenze, so bene che significa...». In questi anni in consiglio crede di averli mai “traditi” quegli occhi anche per un solo istante? Ovviamente no, e non glielo dico perché siamo in campagna elettorale. Lo chieda a loro, se le capita. Io il mio mandato elettorale non l’ho mai tradito, mai disperso, mai smarrito dal radar. Il partito di recente lo ha cambiato però... Curiosa questa immagine, davvero curiosa. Vengo, e ne sono orgoglioso, dalla scuola e dalla prassi democristiana, nella migliore accezione del termine beninteso. I “partiti”, intesi come contenitori a prescindere e scuole di vita, erano quelli e quella era tutta un’altra epoca. Oggi, come è evidente, le cose non stanno più così. Devi avere dei principi forti, imprescindibili. Ti deve animare uno spirito civico e responsabile e moderato di portata sopraffina, se vuoi dignitosamente far politica. E devi mettere al primo posto, sempre, gli interessi della collettività. Dopodiché, se hai ben chiaro questo, è l’offerta politica in campo che deve in qualche modo adeguarsi ai tuoi principi e non il contrario. Mi sta dicendo che è stato l’Ncd a lasciare lei e non viceversa? Se le funziona giornalisticamente la metafora la usi pure, tranquillamente. Io sono rimasto Gianpaolo Chiappetta in consiglio, fino all’ultimo. Ho mantenuto tutte le mie promesse, ho contribuito a realizzare buona parte di quelle cose che mi ero proposto di fare. Credo di essere stato un punto di riferimento per tutti. Non ho mai sprecato un giorno della mia consiliatura solo per tirare a campare e dico questo ben sapendo che è stata una legislatura a tratti difficile. Non da buttare, ci mancherebbe altro. Ma difficile sì. Posso riguardare negli occhi uno per uno quelle 7.500 anime che mi hanno votato nel 2010. Sono gli altri che debbono semmai fornire delle spiegazioni a proposito di mutamenti e negligenze. E la mela del peccato? Perché due strade diverse con il partito di Alfano quasi all’ultimo chilometro? Lei ci rimane seduto su di un autobus che, senza freni, sta andando consapevolmente a sbattere? Mi dica lei cosa farebbe. Io credo che tutte le persone di buon senso, se si apre uno sportello miracoloso e si approccia una fermata, scendono subito. Il conducente ha ragione e va seguito fintanto che non mette a repentaglio l’incolumità, in caso contrario è un avventore, un pericolo pubblico.

Gianpaolo Chiappetta

«Vinciamo noi» dice Gianpaolo Chiappetta, candidato al consiglio regionale per la Casa delle libertà. «Non si vive di solo Pd, basta col pensiero unico, questo Paese non può stare senza una grande forza popolare, liberale e riformista» «Se Renzi vede in tv Wanda Ferro e Mario Oliverio chiama i suoi e gli chiede come mai hanno scelto il cavallo che tira di meno». «L'Ncd? Il ruotino di scorta del premier, peraltro inutile, li scaricherà. Non potevo stare dentro un autobus che sta andando a sbattere, non raggiungeranno l'8%» Il conducente è Tonino Gentile? È retorica questa domanda, lo sanno tutti che non amo la polemica diretta, lasci perdere. E perché secondo lei il progetto di Alfano altro non è che un’ostinazione ormai? E che futuro può avere se non area di parcheggio, di sosta, per personalissime ambizioni, difesa delle rendite acquisite? Dov’è lo spazio per questo partito? Io non lo vedo. Una singolarissima congiuntura nazionale li ha relegati dentro il governo di Renzi nella stessa misura in cui, quando foriamo una gomma dell’auto, mettiamo il ruotino di scorta. Dobbiamo arrivare dal primo gommista, quello più vicino. Poi il ruotino torna al suo posto, cioè nel bagagliaio e ci si augura di non tirarlo più fuori. Credo che Renzi abbia usato e stia usando Alfano per sbrigare le pratiche più urgenti prima di ritornare al voto, che lui si augura ci

sia il prima possibile. Gli serve quest’appendice di deputati e senatori per giocare all’elastico con Berlusconi. Ma al momento opportuno li scaricherà tutti, non ne ha bisogno in prospettiva. Il premier si sta disegnando una legge elettorale per un partito che lui immagina onnicomprensivo fino al 40% e oltre e vi immaginate che se ne fa delle percentuali da prefisso telefonico di Alfano... Quindi ha capito a un certo punto che c’era da scegliere tra la dolce morte dell’Ncd, come sigla residuale, o entrare in prospettiva direttamente nel Pd? Diciamo di sì, ci può stare questo incrocio. Era chiaro ormai che il progetto originario di Alfano, quello della scissione con Berlusconi, non esisteva più. Alfano s’era proposto di resuscitare valori e prospettive moderate di centrodestra in un partito che sarebbe dovuto diventare, in prospettiva, il nuovo grande contenitore di tutta l’area. Col passare dei mesi invece è diventato, il suo partito, costola inutile di Renzi smarrendo tutte le possibilità di catalizzare gli umori dell’altra parte. Quindi, tradotto in soldoni, una sigla marginale, “portatile”. Con unico sbocco quello di sciogliersi e aderire direttamente al Pd. Avendo capito questo non potevo stare un minuto di più, e con la lealtà che ha sempre contraddistinto il mio operato politico e personale ne ho messo al corrente i vertici nazionali dell’Ncd. Secondo lei il cosiddetto terzo polo ha già in tasca un accordo con il Pd di Oliverio dopo il voto? Non mi interessa più di tanto. Ncd e Udc stanno tentando di tranquillizzare il proprio elettorato prefigurando proprio questo scenario, gli serve per non perdere appeal, devono “vendersi” questa prospettiva. Ma non sta in piedi, per essere appetibili bisogna essere in due... Che vuol dire? Vuol dire che secondo me lo sbarramento dell’8% è francamente insuperabile per il terzo polo, non ho mai visto spartizione di un governo regionale quando nelle stanze del potere c’è uno solo dei contraenti. E poi, me lo lasci dire, questi sono discorsi decisamente spregiudicati. Perché? Perché vinciamo noi, stia tranquillo. Wanda Ferro è una donna dal profilo e dal dinamismo eccezionali. Io sono convinto che se Renzi guarda in tv un confronto tra lei e Mario Oliverio alza il telefono e chiede ai suoi in Calabria come cavolo è saltato fuori che è toccata alla sua sigla il cavallo che tira di meno. Non si vive di solo Pd, non è più epoca questa per il pensiero unico. Il polo dei moderati s’è solo fermato qualche istante ai box e sta ripartendo alla grande, ovunque. Questo non è un Paese che può fare a meno di una grande area di partecipazione popolare, moderata, liberista, riformista. Qui in Calabria si gioca il primo round di una partita nazionale ben più grande. Basta con il mantra "o Renzi o si muore". Questa è roba da terzo mondo. E Wanda Ferro è la donna giusta per iniziare la rivincita. Abbiamo un grande progetto e io voglio dare un contributo considerevole. Quando dice noi dice Casa delle libertà? Capisco la domanda, anche la retro domanda. Non mi sembrava logico entrare in Forza Italia. Io sono stato capogruppo in consiglio regionale del Pdl, cioè più che Forza Italia. Il partito azzurro resta il perno del progetto che però, per stessa ammissione di Berlusconi, deve andare oltre. Mi ha convinto molto la denominazione della lista alla quale ho aderito, Casa delle libertà. Evoca anche straordinarie vittorie. Senta, per venire da lei in segreteria ho incontrato, qualche metro prima, un’altra segreteria politica di un altro candidato che si chiama pure Chiappetta, peraltro “detto Paolo”... Che vuole che le dica. Sono vittima di stalking politico, se mi passa l’immagine. Può capitare di tutto di questi tempi, che sono tempi di crisi e la disoccupazione è una piaga sanguinante. Ma stiano tranquilli tutti, il “vero Chiappetta” sono io... Domenico Martelli

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Mezzoeuro Scenari di fine novembre

Verso un consiglio a metà Il difficile ingresso in aula di Cinquestelle e terzo polo spacca in due le prospettive dell'assemblea La corsa sta per finire, è scena già vista. Chilometri di carta appiccicata sui muri, sorrisi di plastica per strada, cene a sbafo. Arriverà la pioggia, quella vera. E il fango e il vento leveranno e laveranno tutto. Lunedì 24 c’è il sonno con cui fare i conti ma da martedì 25 o da mercoledì 26 bisognerà pur prendere le mosse con un nuovo equilibrio del consiglio regionale della Calabria. Poche illusioni, non ci sarà molto di più a disposizione. Per i grandi giochi del potere vero, quello della giunta, bisognerò attendere ancora un bel po’, almeno a ridosso di Natale. Prima c’è da chiudere il cerchio nazionale e vanno inquadrate un paio di partite almeno. La prima riguarda la tenuta del Pd con se stesso. Il metro lo fornirà la riforma della legge elettorale e quella del lavoro, tutte e due da portare all’incasso entro l’anno. Quale che sarà la forma delle leggi che uscirà dalle aule dirà anche che Pd ne verrà fuori. Se uniformato e compatto con Renzi o se mediato o strappato in due. Oppure dirà che c’è un Pd più piccolo ma monocolore e un altro partito ancora. Chissà. Metà dicembre e sapremo. Dall’altra parte, quella del Cavaliere, il riflesso vale solo in parte in diminutio. Non governa, Berlusconi, ma è essenziale e lo sa bene. C’è la posta in gioco per il Capo dello Stato, c’è la legge elettorale da mozzicare il più possibile così da renderla indigesta ad Alfano. Oppure, al contrario, c’è da prendersi in liquidazione e al saldo e in fretta l’elettorato di Alfano che non sa più che pesci prendere. Le elezioni calabresi, forse più di quelle emiliane, dicono qualcosa in questo senso. Berlusconi in ogni caso sa che può uscirne come unica forza presente in aula calabrese oltre al Pd, schema questo che lui vorrebbe si replicasse anche a livello nazionale. Due contenitori, un’unica partita ovunque e fuori dal ring mezze sigle e mezze figure. Ma la strada è ancora lunga. Certo è che l’assemblea regionale rischia e per davvero di venirne fuori letteralmente spaccata in due. Se, come appare assai probabile, Cinquestelle e terzo polo non supereranno lo sbarramento, le uniche forze presenti saranno quelle del Pd (con le sue liste) e di Forza Italia (con le sue più Fratelli d’Italia). La coalizione che vince prende 17 consiglieri, quella che perde 13. Un’influenza, un mal di pancia, un risentimento umorale di qualcuno della maggioranza e le sedute si complicano. Ma non è nemmeno questo il punto politico. Oggi chi si intesta da leader dell’opposizione un gruppo di 13 consiglieri è molto più che un assessore. È il cane da guardia della giunta, la spina, persino lo sfidante che riposa e si allena sena pensieri. Perché chi governa non dorme mai la notte un’ora più degli altri e soprattutto, chi governa dalle nostre parti, non è mai il favorito quando c’è da giocare la rivincita. Poi ognuno è libero di pensare che cinque anni sono sempre tanti per ritornare al voto ma mai come questa volta, in Calabria, potrebbe essere smentito. La spregiudicatezza vendicativa di

Scopelliti ha consegnato alle urne una Calabria prematura, immatura. A scadenza naturale e cioè in primavera il disegno complessivo degli equilibri nazionale avrebbe suggerito e forse imposto altre formule elettorali e altri candidati in Calabria. Siamo sicuri di questo. E siamo anche certi che forse uno solo dei candidati alla presidenza che sono oggi in campo lo avremmo ritrovato ad aprile. Con tutto quello che questo significa...

La discesa degli eroi

Renzi

più nì che sì Dovessimo quotare oggi come oggi la venuta di Renzi a chiusura della campagna elettorale di Oliverio diremmo che al 60% non verrà, al 40 sì. E questa è una distribuzione di percentuali ben diversa da quella sbandierata con fierezza qualche giorno fa. Poi cosa farà lo sa solo lui, il premier, e sa soprattutto quale logica avrà dettato la sua scelta. Nel frattempo però, è non è una diminutio per forza, arrivano Boschi, Lotti e Guerini. Mica male, forse proprio questo ci dice che Renzi non verrà. Ma i tra colonneli in carica avranno e hanno un sapore diverso da quello della sola cavalcata elettorale. Ne bastava uno, forse una e abbiamo capito. E invece no. Arrivano anche Lotti e Guerini a marcare una presenza governativa nel partito che sta a significare un paio di cose. Intanto che il partito sono loro, i dominus del renzismo al potere. E poi che la Calabria non è assolutamente estranea alle attenzioni del “nazionale”. Ma non solo perché le vogliono bene e sono in ansia per il suo futuro. Ma anche, se non soprattutto, per mandare un avviso ai naviganti. Della serie, avete voluto le primarie e vi siete fatti le liste ma, se vinciamo, la squadra di governo la scegliamo a Roma. Da qui non si scappa.

D’Alema a Reggio

Non credo che qualcuno voglia la scissione «Non credo che ci sia nessuno che voglia promuovere scissioni all’interno del Pd». Lo ha detto Massimo D’Alema, a Reggio Calabria per sostenere la candidatura di Mario Oliverio alla guida della Regione Calabria, rispondendo alle domande dei cronisti. All’ex premier è stato chiesto a D’Alema se c’è un pericolo di scissione nel Pd alla luce della fortissima protesta sociale nei confronti delle politiche economiche del governo, che si intreccia al dibattito interno al partito. «Non credo. Non siamo qui - ha aggiunto - per fare il dibattito interno del Pd, siamo qui per sostenere Mario Oliverio (candidato alla presidenza della Regione Calabria, n.dr.) per la guida della Regione; il dibattito interno del Pd ha le sue sedi. Ogni tanto si discute, ovviamente, come e’ giusto che si discuta in un partito democratico, non credo che ci sia nessuno che voglia promuovere scissioni». «Innanzitutto la Calabria ha bisogno di trovare fiducia in se stessa, e ha bisogno di una classe dirigente che sappia dare voce alla Calabria in Italia». Rispondendo alle domande dei cronisti sulla cabina di regia del governo, D’Alema ha risposto: «Molto dipenderà dalla politica nazionale, spero che il governo sia molto attento, ancora il governo sta definendo gli ultimi aspetti della legge di stabilità, si discuterà in Parlamento. Bisogna stare molto attenti a non sottrarre risorse per i cofinanziamenti, a non fare quello che altri governi fecero nel corso di questi anni, di andare poi a pescare i soldi tra i fondi destinati al Mezzogiorno, però la cosa più importante è che la Calabria abbia una voce propria, una forza contrattuale, è l’energia e la credibilità della classe dirigente calabrese che è importante, e penso che da questo punto di vista Mario Oliverio è una garanzia».


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Sabato 15 Novembre 2014

Movimenti di truppe

Chi sta fuori

non sta a guardare... Nel Pd convinto di vincere e persino affannato se pensa al giorno dopo, quello della difficile spartizione, è grande movimento di truppe. In ogni angolo della regione ci sono pezzi da novanta, prevalentemente esclusi o (per decenza) autoesclusi, in fermento. In frenetico movimento. Se passa e regge ancora l’idea che in gran parte il voto “per clientela” è trasportabile per interposta persona, e siamo certi che purtroppo così è ancora, non deve stupire che il grosso dei voti si sposta da e per un consigliere piuttosto che per un altro nel pieno dell'ombra. Fuori dalla campagna elettorale che si vede. Diciamo pure sotto il tavolo. La logica è semplice. Se io, big fuori dalle liste, scelgo un cavallo e lo faccio entrare poi vado all'incasso. “Cifra” (metaforica, si spera) e modalità sono da concordare. Vale lo stesso anche al negativo, ovviamente. Nel senso che contribuire a non far entrare in consiglio un candidato di area nemica è persino equivalente al risultato doppio, per certi aspetti. Sono i giochi tipici del voto di apparato, per il momento essenziale per entrare in consiglio. Un consiglio, va detto, che con la riduzione da 50 a 30 dei seggi somiglia sempre più a un club di assoluta elite piuttosto che un'assemblea di operanti per la comunità. Si scazzotteranno fino alla fine, fino all'ultimo voto. Un minuto dopo si apriranno altri giochi, quelli per la composizione della squadra di governo. Ma questo è un altro discorso che solo in minima parte vede protagonisti i “nostri”. Mai come stavolta siamo certi che la giunta verrà studiata e bollata a tavolino a Roma, da Renzi in persona, dovesse vincere il Pd ovviamente. Con buona pace per le velleità da Masaniello dei conterranei. Ma vediamo chi è “fuori” come prova a stare “dentro” con due piedi e mezzo. Ognuno giocandosi la sua di partita per il potere. Per brevità ci concentriamo sull'enorme collegio di Cosenza, ci pare sufficiente per dare il senso dei movimenti di truppe. Nicola Adamo non è candidato, come è noto. Un fatto inedito da molto tempo. Ha avuto persino

Ipotesi (poco) democratiche Adamo su Pino Gallo, anche se ne ha altri di candidati in rosa. Principe tra Pappaterra e Bevacqua, Pirillo su Corigliano. Maiolo? Un mistero, per ora l'abilità di far passare l'idea che si è autonomamente chiamato fuori ma è chiaro che non è così. Già nel 2010 ha dovuto chiedere una deroga allo statuto del partito, un'altra dev'essere sembrata inopportuna anche a lui, di Caposuvero una se ne può organizzare con quelle modalità. Altro è poi ritenere che sia fermo, Adamo, e infatti non lo è per niente. La partita di ritorno la conosce solo lui, per solito lucido quando si tratta di quantificare un investimento politico. Pare abbia diversi candidati su cui mettere una buona parola nel circuito degli amici che conserva. Di diversa taglia e di relativa portata sociale. Evitando di elencarli tutti ci limitiamo a considerane Pino Gallo, sindaco di Rogliano, beneficiario delle maggiori attenzioni di Nicola Adamo. Oppure, in seconda battuta, Pietro Lecce, ex assessore della Provincia a guida Oliverio. È chiaro che in questo secondo caso opererebbe per dare una mano al candidato alla presidenza, che non sa come accontentare tutti. Ma è Pino Gallo l'amico del momento che gli sta più a cuore. C'è da considerare però che Nicola Adamo non è solito investire amicizie e tempo verso un candidato che poi non entra in consiglio. Sarebbe come gettare le fiches al tavolo da poker. Questo per dire che se si accorge che Gallo non tira virerà su un altro nel corso degli ultimi giorni.

Da sinistra: Adamo, Principe, Pirillo e Maiolo

Mario Pirillo è rimasto risentito per la non candidatura del figlio, Salvatore. È rimasto freddo fino a pochi giorni fa, sembrava addirittura orientato al disimpegno, per non dire di più. Nelle ultime ore Mario Oliverio deve aver sensibilizzato le sue corde più intime e s'è messo in movimento, il big di Amantea. Obiettivo di Oliverio e quindi oggi anche di Pirillo spingere Maria Francesca Corigliano, anche lei ex assessore della sua giunta provinciale. Oliverio avrebbe scelto lei nelle ultime ore, tra gli altri, per ottemperare a due necessità. Cominciare a dare un senso alle quote rosa e completare l'organico degli eletti che risponderanno solo e soltanto ai suoi comandi. Come è stato in Provincia per dieci anni, del resto. Sandro Principe sputa veleno quanti ricordi ha e libri ha letto nella sua vita. Ma zitto e mosca, s'è messo subito a lavorare un minuto dopo la sua grande cacciata nel cuore della notte. Sta giocando su due tavoli, ognuno con un significato diverso. Da un lato sta puntando su Mimmo Pappaterra, uno sfogo socialista. È una quota diversa, questa, diciamo minoritaria rispetto all'investimento che sta operando invece nei confronti di Mimmo Bevacqua. In questo caso l'obiettivo è piazzare il primo colpo, il primo degli eletti, che è poi una partita nella partita anche se siamo convinti che servirà a poco, Renzi la giunta la sceglierà a prescindere dall'ordine delle preferenze. Per Principe contribuire a far eleggere un candidato che arriva primo nella lista del Pd significa dare un cazzotto nello stomaco a Mario Oliverio, Nicola Adamo e Carlo Guccione. La parte razionale di questo ultimo passaggio potrebbe valere anche per Mario Maiolo, autoesclusosi tre giorni prima del venerdì di passione delle candidature prevedendo che, forse, sarebbe stato fatto fuori. In ogni caso mossa furba la sua. Oggi anche lui deve scegliere come restare in piedi, piazzarsi e piazzare una sberla, se lo vorrà, a Oliverio e Adamo. Anche in questo caso la logica potrebbe dalle parti di Mimmo Bevacqua ma non ci metteremmo le mani sul fuoco, per niente. Giova ricordare, a tal proposito, che Bevacqua è il più oliveriano dei renziani. Secondo i più maligni persino il “finto renziano” tra i renziani. Principe a questo particolare non deve aver prestato molta attenzione, o forse sì. Maiolo invece potrebbe rifletterci sopra...

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Mezzoeuro Ultima curva, si prova di tutto

Piange (e sogna) il telefono Sono gli ultimi metri prima della curva, poi c’è solo il rettilineo con la bandiera a scacchi. Dopodiché le chiacchiere staranno a zero più di prima. Mai guai ad abbassare la guardia, niente è scontato fino all’ultimo. Anzi, chi conosce i veri movimenti e i flussi elettorali è convinto che due o tre giorni prima si mettono in moto le clientele extrabudget, fuori controllo. Per il voto di opinione (se esiste e in che misura) c’è tempo persino fino alla notte prima. Ma non c’è dubbio che siamo entrati nella fase più cruenta della campagna elettorale. E più sale la tensione più viene fuori il “miele”, il succo. Gentile attacca solo la Ferro, non ha altro obiettivo. Per la griffe di famiglia (tralasciando l’avvocato D’Ascola, itinerante d’occasione) Mario Oliverio è l’approdo invece, l’area franca. Wanda Ferro è il o la nemica, a colpi di macete. E si capisce bene il perché. E così Mario Oliverio finisce per passare mezza giornata sotto coperta, diciamo sotto vento anche quando diventa, per così dire, perseguibile, criticabile. Il pensiero unico dei cavalieri che sgomitano per salire sul suo carro lo tranquillizza oltre ogni misura, a parare poi i colpi sferrando il contrattacco ci pensa Tonino Gentile, l’alleato che Mario da San Giovanni fa finta di disconoscere. Un paio di giorni fa, per esempio, Mario Oliverio diserta, tra il clamore degli imprenditori e dei costruttori, un incontro organizzato da Unindustria e Ance. Non l’hanno presa per niente bene, i fatturanti di Calabria. Ma in pochi hanno addebitato sul conto di Mario Oliverio

Il terzo polo e la paura del voto inutile. Gli squilli per far credere che si è al 10%... Nico D’Ascola

la grave mancanza di tatto. Non di certo Tonino Gentile che anzi contro Wanda Ferro ha rincarato la dose quotidiana condendola anche di un singolare retroscena. Gentile, il senatore, manda una nota alle agenzie di stampa a proposito di Wanda Ferro che avrebbe detto che a 60 anni si è vecchiotti per la politica. Può darsi abbia ragione lei, può darsi di no. Se Gentile ha preso spunto dall’intervista che Wanda Ferro ha rilasciato a più voci a Rai Tre, andata in onda alle 13,10 per mezzoretta, deve essere stato persino premonitore ancorché disattento perché la Ferro non ha mai detto questo. Ma non è questo l’unico mistero. La nota diffusa dalle agenzia porta l’ora delle 13,05, dieci minuti prima della messa in onda della tribuna politica. Che è stata registrata, però, in mattinata. Delle due l’una. O Gentile, il senatore, immagina prima quello che avverrà oppure qualcuno che ha assistito

alla tribuna politica in Rai ha fatto l’uccello canterino. Raccontando male i fatti però. Può capitare. Ma siamo sicuri che non è andata poi così, dev’esserci sfuggito qualche passaggio. Non sarebbe questo del resto l’unico “miracolo” del terzo polo, o polo dei “rifugiati”. L’altro sta andando in scena via telefono, a mezzo tam tam. Per non disamorare il grosso degli affezionati alle urne, che magari potrebbe sentirsi smarrito in presenza di un blocco di potere che rischia di non comandare e nemmeno di essere presente in consiglio, sarebbe partito un giro di telefonate per rassicurare tutti che, come terzo polo, si è al 10%. E il bello è che le telefonate non vengono distribuite solo da chi vive dall’interno le ansie e le debolezze del terzo polo ma anche da settori in campo, ancorché delusi, di Forza Italia. Chissà perché e chissà da chi. Misteri, e magie, da ultimo chilometro prima della verità. Al traguardo, le bufale si conteranno a decine.


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Sabato 15 Novembre 2014

Mezzoeuro Le eccellenze per sperare

I ricercatori dell’Irccs identificano per la prima volta in Italia una rara condizione genetica per la malattia Il lavoro presentato al Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina di laboratorio

Neuromed “tana” per il Parkinson Una forma rarissima di predisposizione genetica alla malattia di Parkinson è stata individuata, per la prima volta in una famiglia italiana, da un gruppo di ricercatori dell’Irccs Neuromed, di Pozzilli (Isernia), che hanno presentato i risultati del loro studio con una comunicazione orale al 28° Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina di laboratorio, a Rimini. Le cause dello sviluppo della malattia di Parkinson non sono ancora del tutto chiare, ma si ritiene che la patologia sia il risultato di una interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali. In alcuni rari casi di Parkinson familiare, però, i fattori genetici diventano particolarmente importanti. Uno di questi casi è stato al centro della ricerca condotta dal Centro di Genetica molecolare dell’Irccs Neuromed e presentata al congresso da Veronica Albano e Rosa Campopiano, due delle autrici dello studio. I ricercatori molisani hanno puntato l’attenzione sul gene responsabile della produzione della alpha-sinucleina, una proteina che, in forma alterata, è fortemente implicata nel Parkinson. Osservando due pazienti, fratello e sorella, entrambi colpiti da una forma di Parkinson precoce, con inizio attorno ai 30 anni di età, i ricercatori hanno scoperto nel loro Dna una triplicazione del gene della alpha-sinucleina (Snca). «Si tratta - dice Stefano Gambardella, responsabile del Centro di Genetica molecolare - della prima famiglia italiana individuata in cui è presente una triplicazione del gene Snca, mentre a livello mondiale se ne conoscono meno di dieci. Le persone con questo assetto genetico tendono purtroppo a sviluppare il Parkinson molto precocemente, a differenza di quelle in cui il gene è solo duplicato. In altri termini, osserviamo un effetto legato proprio al numero di copie del gene Snca». «Questo studio - dice Edoardo Romoli, direttore sanitario dell’Irccs Neuromed - rappresenta l’essenza stessa della ricerca traslazionale, un concetto che è alla base dello spirito Neuromed. Non solo una ricerca che possa arrivare il prima pos-

sibile a portare benefici ai pazienti, ma anche una clinica, nella corsia dell’ospedale o negli ambulatori, che sia capace di osservare e porre quesiti ai ricercatori, per indirizzarli verso nuove strade ed arrivare ad una maggiore comprensione dei meccanismi più profondi delle patologie».

Il Neuromed ospita il Seminario

sulla gestione elettronica dei dati sanitari


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Sabato 15 Novembre 2014

Le eccellenze per sperare

Alcuni momenti del seminario Apra

Programma operativo regionale (Por), Fondo europeo di sviluppo regionale (Por Fesr) Molise 2007-2013. Un progetto volto allo sviluppo ed all’ampliamento delle tecnologie informatiche per la gestione di tutti i dati del paziente non solo nell’ambito ospedaliero, ma anche sul territorio. Una cartella clinica diffusa, che nasce in ospedale per diventare servizio più ampio, accessibile dal malato e dal suo medico di medicina generale, nonché portale per l’utilizzo dei servizi di assistenza da parte delle strutture pubbliche e di volontariato. Introdurranno l’incontro Mario Pietracupa, presidente della Fondazione Neuromed, e Gaspare Tocci, dirigente della Regione Molise. Le relazioni saranno tenute dai rappresentanti della Apra spa: Livio Grilli, presidente, Giorgio Fiordelmondo, capo del progetto Cartella clinica, Andrea Molesi, Francesca Mancini e gli sviluppatori della sede di Termoli.

A destra, dall’alto: l’intervento del presidente Grilli; il dottor Fiordelmondo illustra il progetto e-inclusion; il direttore sanitario Edoardo Romoli, Veronica Albano, Rosa Campopiano a Rimini

Anche la il settore sanitario deve fare i conti con la tecnologia, promuovendo iniziative e progetti che possano rendere i servizi più fruibili ai cittadini ma anche maggiormente organizzati per chi lavora in tale ambito. Se n’è parlato all’Irccs Neuromed di Pozzilli in occasione di un seminario sulla “cartella clinica dinamica: protezione,

condivisione, distribuzione dei dati della sanità”. Approfonditi temi rilevanti nel campo dell’informatizzazione in medicina, dalla sicurezza all’accessibilità alla distribuzione dei dati clinici e sanitari per pazienti e operatori. L’occasione per questo incontro viene dalla presentazione del progetto “e-inclusion”, realizzato dalla Apra spa di Jesi, con la sua sede di Termoli, e finanziato dalla Regione Molise nell’ambito del

«Siamo lieti di ospitare questo seminario promosso dall’Apra d’intesa con la Regione Molise - dichiara Pietracupa - La gestione dei dati sanitari e della loro accessibilità è un campo che si rivelerà decisivo nel determinare la qualità della vita dei malati. In questo, come in altri settori, Neuromed vuole essere luogo di dialogo e confronto sui temi generali dell’innovazione». Per Grilli, presidente dell’Apra, «si tratta di un’importante occasione per dimostrare la rilevanza degli investimenti pubblici in ricerca ed innovazione per la realizzazione di prodotti, quale la cartella e-inclusion, di indubbio interesse per la collettività».

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Le fatture che s’incazzano

Altra sberla Svimez

Crolla sostegno all’industria: -80% in 10 anni

Oliverio ci ha offesi Unindustria e Ance aspettavano il candidato alla presidenza a Lamezia per il primo degli incontri sul futuro della Calabria Ma non ci è andato, li ha snobbati Gli industriali e i costruttori edili calabresi esprimono profondo rammarico per il mancato incontro tra il mondo dell’impresa e il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, Mario Oliverio. L’appuntamento, già programmato così come gli altri che nei prossimi giorni si svolgeranno con Nico D’Ascola (Alternativa popolare) e Wanda Ferro (centrodestra), avrebbe dovuto rappresentare un momento di confronto sui maggiori problemi dell’economia calabrese e sul tema del rilancio del mondo produttivo regionale. A Lamezia Terme, dove si sarebbe dovuto svolgere l’incontro, erano presenti, tra gli altri, il coordinatore di Unindustria Calabria Natale Mazzuca, il presidente di Ance Calabria Francesco Berna, i presidenti delle associazioni territoriali di Confindustria, Daniele Rossi (Catanzaro), Michele Lucente (Crotone), Andrea Cuzzocrea (Reggio Calabria) e Antonio Gentile (Vibo Valentia). Presenti altresì i vertici delle territoriali di Ance, Alessandro Caruso (Catanzaro), Giovanni Battista

Daniele Rossi (sopra) e Natale Mazzuca A sinistra, Mario Oliverio

Perciaccante (Cosenza), Massimo Villirillo (Crotone), Francesco Siclari (Reggio Calabria) e Giacinto Callipo (Vibo Valentia). «Noi industriali siamo parte dirigente di questa terra e ritenevamo necessario attivare un filo diretto con tutti coloro che il prossimo 23 novembre si presenteranno al giudizio degli elettori, chiedendo di guidare la Regione - si legge in un documento sottoscritto dai due presidenti regionali e tutti i presidenti provinciali - . Oliverio, non presentandosi all’incontro, ha perso l’opportunità di essere protagonista di un momento di approfondimento a nostro avviso indispensabile per chi ambisce a guidare palazzo Alemanni, nella consapevolezza che dal giorno dopo le elezioni, così come per tutti gli altri protagonisti della vita politica calabrese, il tempo delle promesse sarà scaduto e inizierà invece quello delle risposte ai tanti problemi che attanagliano la Calabria, a cominciare dalla crisi dell’economia e dal dramma occupazionale». Per il sistema Unindustria - Ance Calabria, «la mancata partecipazione di Oliverio all’incontro con il mondo imprenditoriale rappresenta un’occasione sprecata per avviare un dialogo aperto, franco e diretto sulle nuove modalità di approccio ai problemi che gli industriali chiedono, sulle priorità di intervento in campo economico e sulle scelte di politica economica verso cui Unindustria e Ance Calabria manifestano particolare sensibilità». Questioni, queste, su cui sono stati predisposti due snelli documenti con la posizione e le richieste ufficiali delle due associazioni, che saranno consegnati a tutti i candidati in vista delle prossime elezioni regionali.

Crollano le agevolazioni all’industria del Mezzogiorno. Secondo elaborazioni della Svimez su dati del ministero dello Sviluppo economico, dai primi anni Duemila a oggi le agevolazioni concesse all’industria del Mezzogiorno sono calate dell’ 80,5%, passando dai 6,4 miliardi di euro annui del triennio 2001-2003 agli 1,2 del triennio 2010-2012, mentre al Centronord la flessione nel periodo è stata del -24,3%. Dal 2001 al 2012 le agevolazioni concesse all’industria italiana sono crollate del 51,5%, passando dai 10,1 miliardi di euro annui del triennio 2001-2003 ai 4,3 del triennio 2010-2012. A pagare di più è stato però il Sud. Dal 2001 al 2012 infatti le agevolazioni concesse all’industria del Mezzogiorno sono crollate del 80,5%, passando dai 6,4 miliardi di euro annui del triennio 2001-2003 agli 1,2 del triennio 2010-2012. Situazione diversa al Centronord, dove le agevolazioni concesse all’industria sono scese negli stessi anni del 24,3%, passando dai 3,7 miliardi euro annui del triennio 2001-2003 ai 2,8 del triennio 20102012. La tendenza si conferma anche sul fronte delle agevolazioni erogate. Nel periodo in questione, in dieci anni, le agevolazioni erogate all’industria meridionale flettono del 67%, da 3,9 a 1,3 miliardi di euro annui, il triplo del Centronord (-22,4%).

Imprese: Mise finanziamenti “Smart&Smart” La prima esperienza di Smart&Start - rileva il Mise - è stata importante non solo per i risultati raggiunti, ma anche perché ha dato un contributo decisivo nell’impostazione della nuova versione dell’incentivo, confermando il rilievo che le nuove imprese innovative e in particolare le start-up innovative, come definite dalla normativa varata nel 2012, hanno nella politica industriale. In poco più di un anno sono state inviate 1.171 richieste di finanziamento, con 2.767 neoimprenditori coinvolti. Le domande sono state presentate per il 27% da donne e per il 51% da giovani. L’80% delle richieste ha riguardato imprese non ancora costituite. Le iniziative finanziate sono state 368, per un totale di investimenti attivati pari a 68 milioni di euro, di cui 32 in Campania, 15 in Sicilia, 13 in Puglia e 7 in Calabria. Invitalia ha finora concesso agevolazioni per 63,5 milioni di euro, a fronte di richieste superiori a 206 milioni.

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Crisi della cornetta

In piazza per riprendere il filo... Il settore call center in Calabria occupa circa 15mila addetti di cui poco più di 5mila assunti con contratti a tempo indeterminato. Circa 10 mila sono le lavoratrici ed i lavoratori costretti a contratti di natura precaria. Di questi 15mila solamente 10mila sono riconducibili ad aziende di considerevole dimensione per importanza e numero di addetti, mentre circa 5mila lavoratori prestano la propria opera per piccole e piccolissime realtà. I dati forniti dagli istituti di ricerca mostrano una Calabria dilaniata da migliaia di posti di lavoro persi e da percentuali di disoccupazione tra i peggiori in Italia. Nel settore call center il dramma risulta ancor più evidente per numero di crisi aziendali ed addetti che hanno perso il posto di lavoro. Sono circa 3000 i posti di lavoro persi nel comparto nell’ultimo triennio. Al fallimento delle aziende del gruppo Phonemedia (Multivoice, Wccr, Soft4Web) che occupavano circa 2500 lavoratori nel teleselling tra le province di Catanzaro e Vibo Valentia, sono seguite le chiusure di Giary Group a Siderno (Rc), di Bluecall a Catanzaro e Cosenza. Lavoratrici e lavoratori assunti grazie a contributi pubblici ed oggi costretti a causa di scellerate gestioni aziendali nel calderone dei lavoratori in mobilità in deroga. Diverse centinaia sono poi i lavoratori precari che nel 2014 sono finiti in mezzo alla strada a causa delle crisi che hanno colpito le rispettive aziende. Tempi determinati e lavoratori in somministrazione i primi a pagare gli effetti della crisi delle rispettive aziende. Nel 2014 sono diverse le aziende che hanno aperto procedure di licenziamento. 2.500 licenziamenti complessivi scongiurati e sospesi grazie all’ausilio degli ammortizzatori sociali in deroga. Sono quindi ulteriori 2500 i lavoratori che nel corso di questo anno stanno subendo considerevoli riduzioni del salario e che da mesi attendono un decreto ministeriale per vedersi accreditato il sussidio previsto dagli accordi. E nei prossimi tempi la situazione potrebbe essere ancor più drammatica se non si interviene tempestivamente nella regolamentazione dei cambi di appalto. Oggi per l’assenza di regole nel tutto il settore rischia la tenuta occupazionale. Un comparto che nella sola Calabria contribuisce all’economia reale della regione con la redistribuzione di oltre 500milioni di euro. Ecco perché il prossimo 21 novembre le segreterie nazionali del settore hanno proclamato uno sciopero nazionale con contestuale manifestazione a Roma e notte bianca dei call center. Il programma prevede il concentramento alle ore 17,00 in Piazza della Repubblica, seguirà il corteo per raggiungere Piazza del Popolo, ove sono previsti comizi ed interventi, infine fino alle ore 24,00 la piazza sarà caratterizzata da musica, balli, rappresentazioni teatrali, grazie al contributo di centinaia di artisti che hanno sposato la causa degli 80 mila lavoratori italiani del comparto.

IL GOVERNO INTERVENGA REGOLAMENTANDO IL SISTEMA DEGLI APPALTI dichiarazione di Daniele Carchidi segretario generale Slc-Cgil Calabria

Settore Call center: i dati forniti dagli istituti di ricerca mostrano una Calabria dilaniata da migliaia di posti di lavoro persi e da percentuali di disoccupazione tra i peggiori in Italia, sono circa 3000 i posti di lavoro persi nell'ultimo triennio. Sciopero nazionale il 21 novembre «Nella maggioranza dei casi le tragedie occupazionali che hanno investito il settore sarebbero state facilmente evitabili se l’Italia avesse recepito una norma di civiltà che è quella rappresentata dalla direttiva europea 2001/20/CE - ha affermato Daniele Carchidi - Il mancato recepimento di

questa normativa ha favorito un incontrollato arbitrio e ed una diffusa corruzione che impedisce, nei fatti, l’applicazione delle tutele previste dall’art. 4 l.n. 428/90 e le garanzie previste dall’articolo 2112 c.c. in relazione alle clausole sociali in caso di cambio di appalto». «Tale vuoto normativo, che si è sommato negli anni ad un sistema d’incentivi economici privo di qualunque ratio - ha proseguito il sindacalista Cgilsta determinando continue crisi aziendali che si scaricano unicamente sui lavoratori». «Per evitare che si susseguano ulteriori drammi, stiamo conducendo da mesi una difficile battaglia per regolamentare gli appalti, per dare regole più certe a lavoratori che oggi sono alla totale mercé di un sistema che permette che le attività vengano tolte ed assegnate su criteri che esulano totalmente dal fattore lavoro». Queste in sintesi le ragioni dello sciopero del prossimo 21 novembre secondo il segretario generale Slc-Cgil Calabria. «Il Governo dovrebbe riflettere con attenzione sulla situazione occupazionale e provare a dare regole al mercato, invece di fornire ricette improponibili che prevedano lo smantellamento dello Statuto dei Lavoratori - ha dichiarato in conclusione Carchidi - per questo saremo nuovamente in piazza il prossimo 21 novembre, chiedendo al governo di recepire una normativa di buon senso, recepita dagli altri paesi dell’Ue e grazie alla quale si è permesso di mettere in sicurezza un intero comparto, dando dignità ai lavoratori del settore».

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Ripartire dal basso

Il welfare è morto Viva il welfare Venerdì 14 presso la sede della Fondazione Carical a Cosenza, Corso Telesio, si è tenuto un importante incontro tra Mario Bozzo, presidente della Fondazione Carical, e Armando Messineo presidente della Società nazionale di mutuo soccorso “Cesare Pozzo”. Due entità che hanno nel loro statuto il germe della solidarietà e la ricerca di strumenti operativi per dare un contributo concreto ai bisogni ed ai disagi della comunità. La Fondazione Carical si muove sulla scia dell’esperienza della cooperazione che ha avuto una lunga e gloriosa storia nella nostra regione e, dopo la scomparsa dell’omonimo istituto bancari, ha proseguito la sua missione solidaristico-assistenziale. La Cesare Pozzo pur nata in contesto territoriale molto diverso, opera da 137 anni nel campo della solidarietà e dell’assistenza ai propri soci. Nata per la costruzione di un welfare per la comunità dei soci, ha nel corso degli anni ampliato la sua base sociale, concentrando la sua attività nel campo sanitario, per garantire ai soci un elevato standard di prestazioni che superi i limiti ed i vincoli del sistema sanitario nazionale, appesantito da una gestione burocratico-clientelare che non riesce più a dare risposta ai bisogni dei cittadini. La crisi prolungata ha provocato un restringimento del potere d’acquisto delle famiglie che spesso non riescono ad affrontare le spese occorrenti per assicurare le cure necessarie ai propri membri. Vi è la concreta esigenza di creare uno strumento semplice che riesca a coprire queste esigenze intervenendo proprio nell’area crescente del disagio. I rappresentanti dei due enti hanno convenuto sulla necessità di avviare una iniziativa comune denominato “Welfare di comunità Calabria”, quale risposta mutualistica socio-sanitaria alle esigenze e bisogni delle famiglie calabresi. Tale progetto si inquadra nell’ambito di un programma mutualistico attivato dalla Società nazionale di mutuo soccorso “Cesare Pozzo” a sostegno delle realtà territoriali (con specifiche esperienze in Trentino Alto Adige e Liguria), con spirito di solidarietà e mutuo soccorso perseguito nella sua lunga storia.

La crisi ha provocato lo smantellamento dello stato sociale, creando gravi situazioni di disagio sociali che sono particolarmente acuti nelle regioni più povere come la Calabria La società di mutuo soccorso Cesare Pozzo e la Fondazione Carical hanno iniziato un percorso per dare una mano agli indigenti nei momenti di maggiore bisogno sulla scia di una analoga esperienza già attiva da qualche tempo in Lombardia

Nel contesto calabrese

il progetto intende: - partire dall’analisi delle questioni sociali più rilevanti, corrispondenti a reali esigenze quali sostegno per gli anziani, invecchiamento attivo, assistenza domiciliare, assistenza sanitaria, sostegno scolastico, disoccupazione, minori devianti, accesso ai servizi sanitari, famiglie a basso reddito, nonché indigenti e non solventi; - prendere atto del retroterra sociale, da cui si sviluppano le esigenze e i positivi fenomeni socio-

Da sinistra Alfredo Fusaro e Mario Bozzo

economici della cooperazione sociale, dell’associazionismo sociale, della solidarietà, della previdenza sociale e della necessaria mutualità - in altri termini l’intero terzo settore -; - attivare, conseguentemente, un sistema di welfare territoriale partendo da un protocollo d’intesa tra i soggetti attori Fondazione Carical, Caritas Calabria, Legacoop Calabria, Fimiv (Federazione Italiana della Mutualità Integrativa Volontaria) e Mutua Cesare Pozzo, atto alla costruzione di una “infrastruttura di prossimità”, con la quale affrontare i problemi sociali facendo rete con la Regione Calabria, i Comuni, la Chiesa, il volontariato, le imprese sociali, gli enti no profit, gli operatori nel settore della sanità, concorrendo ciascuno con le proprie identità; - attuare, come primo obiettivo strategico, un sistema qualificato di copertura sanitaria integrativa a favore dei lavoratori delle cooperative sociali. In un momento di difficoltà quale quello attuale, quando anche il meridionalismo è stato definitivamente archiviato, è necessario partire dal basso e coinvolgere in un processo di solidarietà e aiuto reciproco, rilanciare lo spirito cooperativistico e coinvolgere in questo processo tutte le entità che operano sul territorio. La adesione a questo progetto è stata ribadita dai due presidenti che hanno concordato altresì un percorso per rendere operativo questo processo in tempi molto brevi, sottolineando che la firma del protocollo vuole essere l’inizio di un percorso virtuoso per offrire al territorio un esempio concreto di best practise da estendere nelle altre realtà della regione, in Basilicata e successivamente nell’intero territorio meridionale. Nel convegno il “Futuro per la Calabria”, patrocinato dalla Fondazione Cesare Pozzo, dalla Fondazione Carical, dalla Fimiv, da Legacoop Calabria e Legacoop Liguria svoltosi nel Palazzo del Trono, in Piazza del Popolo a Cetraro paese (Cosenza) verrà presentato il progetto e chiesto alle numerose associazioni partecipanti di svolgere un ruolo attivo per assicurare il successo di una iniziativa che può avere un significativo impatto sulla crescita della regione. o.p.

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