Anno 44, numero 157

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Anno 44, numero 157

Qui Ticino...

...a voi missionari

marzo 2012 Periodico trimestrale ticinese del Gruppo Medaglia Miracolosa di Mendrisio attivo dal 1960

Bambino dell’ Africa subsahariana

www.medaglia-mendrisio.org

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Notizie ed avvisi La Medaglia Miracolosa: la Madonna ha promesso che coloro che la porteranno con fiducia, godranno della Sua specialissima protezione e riceveranno grandi grazie. Le medaglie, anche in oro oppure dorate, si possono ottenere contattando il nostro segretariato. Al nostro caro vescovo Pier Giacomo, all’emerito vescovo Ernesto, ai nostri sacerdoti, a tutti i missionari, a voi tutti cari associati, benefattori e lettori, con le vostre famiglie, giunga l’augurio di una Buona e Santa Pasqua! A tutti i nostri benefattori,

GRAZIE DI CUORE

per il costante sostegno spirituale e materiale.

CALENDARIO MARIANO MISSIONARIO prossimi appuntamenti Martedì, 27 marzo 2012 Celebrazione del “27” in famiglia. Possibilità di partecipare alla preghiera del Settenario, alle ore 19.30, nella chiesa di San Giovanni a Mendrisio. Domenica, 22 aprile 2012 Tombola all’oratorio Santa Maria di Mendrisio a sostegno dei progetti missionari. Inizio ore 14.30. Venerdì, 27 aprile 2012 Nella chiesa parrocchiale di Mendrisio: ore 19.30: Santo Rosario meditato; ore 20.00: Santa Messa. Segue nella Biblioteca San Damiano l’Assemblea Annuale Ordinaria. Sabato, 26 maggio 2012 Nella chiesa parrocchiale di Mendrisio: ore 20.00: Veglia di Pentecoste.

Vita dell’Associazione...

Impressum

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Editore: Associazione “Gruppo Medaglia Miracolosa”, Mendrisio

Due istantanee scattate durante il Mercatino Natalizio di Mendrisio, tenutosi nel nucleo storico sabato 10 dicembre 2011. Grazie a tutti coloro che hanno contribuito alla sua riuscita e Grazie a tutti quelli che si sono fermati per aiutare gli importanti progetti missionari da noi sostenuti! Un arrivederci al prossimo anno!

Direzione, redazione e amministrazione: via Carlo Croci 6, 6850 Mendrisio tel: +41 91 646 28 20 fax: +41 91 646 28 15 email: quiticino@medaglia-mendrisio.org internet: www.medaglia-mendrisio.org Orari apertura segretariato: Lunedì - Venerdì: 09:00-11:30 / 14:00-17:00 Direttore Responsabile: don Angelo Crivelli Redazione: Carla Bernaschina, Stefania Bazzurri, Florindo Brazzola, don Angelo Crivelli, Michele Faul Impaginazione e Grafica: Michele Faul Tipografia: Fratelli Roda SA, zona Industriale 2, 6807 Taverne Abbonamento: Di qualunque offerta, indipendentemente dal modo di versamento, fr. 4.— danno diritto all’abbonamento.


Maria, scala di Giacobbe

Una scala sospesa fra terra e cielo. Il pensiero non può non andare a un celebre passo della Sacra Scrittura che racconta di una scala vista da Giacobbe in sogno: “E vide in sogno una scala che poggiava sulla terra mentre la sua sommità toccava il cielo; ed ecco angeli di Dio salivano e scendevano su di essa”. (Gen. 28, 12-13) Non potete immaginare a quante interpretazioni la Scala di Giacobbe abbia dato origine: ponte gettato fra cielo e terra, immagine dell’Incarnazione di Cristo mediatore fra Dio e gli uomini; ma anche simbolo della vita ascetica e contemplativa. Già per sua natura la scala è rappresentazione di movimento, ascesa, congiunzione, tensione verso l’alto e altre dimensioni. Ma c’è un’altra interpretazione affascinante che si è aggiunta: scala di Giacobbe è Maria di Nazaret, in quanto tramite che consente a Dio di discendere sulla terra e aiuto per gli uomini ad avvicinarsi al Cielo dove lei è stata assunta. Nella tradizione ortodossa, il famoso “Inno Acathistos” canta: “Ave, scala celeste donde è disceso Dio; Ave, ponte di transito per i terrestri al cielo”. Meno poeticamente e teologicamente più elaborato un altro testo spirituale, del 1600: “O

Maria, Madre e Vergine, Tu sei la vera Scala di Giacobbe raffigurata per noi in quella che fu da lui contemplata in sogno. Non è forse attraverso di te che Cristo discese dal cielo ed assunse quella carne mediante la quale ci avrebbe redenti? E non volle forse che anche noi ascendiamo a Lui nel cielo attraverso Te, Maria, affinchè con il Tuo aiuto possiamo conseguire la gloria celeste?” Il passaggio della Madonna Pellegrina tra noi lo scorso mese di febbraio è stato come il sogno di Giacobbe: tramite Maria, scala di Giacobbe, abbiamo sentito più vicino il Signore e noi ci siamo avvicinati un po’ di più a Lui e tra di noi. Guardiamo un’ultima volta l’immagine: sembra suggerirci “Abbi i piedi per terra, ma non avere timore a immergere la testa nel cielo!”. Così doveva essere Maria: creatura concreta, umile, vicina alla terra; ma anche donna di cielo, ragazza incantevole con la finestra dell’anima aperta a un pezzo di Cielo da cui doveva discendere silenziosamente il Verbo e in lei farsi carne. Chi più di lei ci può aiutare ad essere persone che amano la terra, ben immersi nella vita dei fratelli, nelle loro fatiche e attese – come i nostri Missionari! – ma capaci anche di amare il Cielo e indicarlo, di camminare con lo sguardo fisso alla Meta, a quel destino che ci aspetta e che Maria, scala santa, ci indica, lei che è già salita per quella scala, oltre il muro che ci separa? Dedico questa immagine a voi, cari associati della Medaglia Miracolosa: sia sulle vostre labbra la bella invocazione: “Ave, scala di Giacobbe”; e l’impegno a salire insieme, piolo dopo piolo, e portare con noi verso l’alto tanti fratelli, attraverso di Lei, verso di Lui!

Lettera dell’Assistente...

Qualche tempo fa una cara persona mi ha fatto pervenire questa suggestiva immagine dal Nuovo Messico, che però emana anche sapore di casa: potrebbe benissimo essere stata ripresa in un angolo di una fattoria, di una masseria superstite del Mendrisiotto agricolo, magari sul retro di una corte. Una scala appoggiata al muro, troppo lunga, sicchè la parte estrema lo supera e si immerge nel cielo, lasciando quasi intendere che qualcuno se ne sia servito per andare lassù e l’abbia dimenticata lì; oppure – perché no? – che un abitante celeste l’abbia utilizzata per scendere tra noi…

Buona Pasqua e felice Pentecoste! Don Angelo Crivelli, Assistente

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Aiutatemi a far crescere la “mia” gente nella fede!

Questo è l’appello di Monsignor Pedro Gabrielli, vescovo emerito salesiano del vicariato apostolico di Mendez, Ecuador, ora parroco di Union de Puerto Morona. La vasta diocesi non ha i mezzi necessari per programmare e realizzare spazi propri di aggregazione e di ritrovo e dove si possa promuovere e sviluppare la catechesi. Per questo motivo egli chiede un aiuto per edificare dei locali con servizi.

Progetti per le missioni...

Carissimi amici, la società civile, con la politica del governo ecuadoriano, sta realizzando, nelle zone vicine alla mia missione, strade, acquedotti, linee elettriche, una buona rete di trasporti pubblici e non da ultimo la scuola. Purtroppo, allo stato delle cose attuali, in tutte queste opere non è direttamente beneficata la zona della parrocchia di Union che per la lontananza geografica (ventitre chilometri di sola andata da dove io risiedo e undici dalla parrocchia di San Josè de Morona) non ne è coinvolta.

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Qui, dove opero, sempre più sono i fedeli che frequentano la chiesa e, motivati, rispondono bene alle iniziative pastorali. Il mio attuale ruolo di parroco mi porta a contatto con i problemi quotidiani della mia gente. Mi trovo sul confine fra l’Ecuador ed il Perù, a sei ore di automobile da Macas e mi vedo impegnato a realizzare cose assolutamente necessarie per permettere a quella Chiesa e ai suoi fedeli di progredire soprattutto nella fede con l’azione evangelizzatrice. II Vicariato apostolico di Mendez, per la sua elevata estensione territoriale e per le molte e piccole realtà locali cui è tenuto ad attendere, non dispone di mezzi economici sufficienti a programmare uno sviluppo strutturale di Chiesa e così le più lontane comunità soffrono della mancanza di infrastrutture che favoriscano spazi propri di aggregazione e ritrovo, ma soprattutto dove si possa promuovere e meglio sviluppare la catechesi.

Per risolvere il problema ho provveduto a far redigere un progetto di massima da un tecnico del luogo, per la costruzione di due aule con relativi servizi, che saranno edificati accanto alla chiesa. Il preventivo per la realizzazione di quest’opera è di circa 28’000 franchi, esclusa la manodopera comune che penso di ottenere da volontari locali.

Se la Provvidenza mi assiste spero di poter beneficare e aiutare la mia gente a crescere anche nella fede attraverso la struttura necessaria. Ciò servirà a sviluppare la catechesi particolarmente per i giovani che sono molto ben stimolati da bravi catechisti. Con questa lettera, anche a nome di Mons. Nestor Montesdeoca Becerra, vescovo titolare del Vicariato apostolico di Mendez, mio successore, non osando spingervi a sacrifici impossibili, vi chiedo se potete sostenerci con un aiuto. Aiuterete così questo vecchio missionario, tuttora impegnato in frontiera nell’azione evangelizzatrice, al servizio dei fratelli che chiedono di essere aiutati e confermati nella fede. Riconoscente a voi cari amici e benefattori per il preziosissimo servizio cui attendete, vi auguro ogni bene e che Dio e la Santa Vergine della Medaglia Miracolosa insieme, vi benedicano ricolmandovi dei loro doni accompagnati dalla mia costante preghiera. Monsignor Pedro Gabrielli


Per educare occorre formare i docenti

Sono suor Florence Lutambi della Congregazione delle Missionarie di Santa Teresa di Gesù Bambino, presente e operante nella diocesi di Iringa in Tanzania. Il nostro carisma è apostolato e missione, che si esprime nella catechesi, nell’insegnamento, nei servizi sanitari e nello sviluppo sociale. Esso include la formazione spirituale e umana della persona. Oltre l’evangelizzazione del nostro popolo, ci interessiamo anche dell’assistenza sanitaria; abbiamo infermiere e dottoresse che già operano nelle strutture ospedaliere della nostra diocesi. Abbiamo l’orfanotrofio per bambini soli e aiutiamo anche le famiglie povere e i ragazzi di strada. Il nostro paese è uno dei più poveri dell’Africa; oltre la povertà, tante miserie e difficoltà economiche, il nostro paese sta affrontando un’emergenza educativa, e cioè abbiamo tante scuole primarie e secondarie con pochi insegnanti. Per esempio una scuola di 500 alunni, ha soltanto cinque insegnanti. Il nostro Ministero dell’istruzione non sta facendo molto per migliorare le nostre scuole, per offrire una buona educazione e formazione umana ai nostri ragazzi. Come risultato, molti ragazzi non frequentano più la scuola, e quelli che riescono a finire la scuola non superano gli esami di stato,

quindi non possono continuare i loro studi al liceo e all’università. Questi non trovano una collocazione sociale, molti di loro finiscono per strada e diventano delinquenti, le ragazze sono costrette a diventare collaboratrici domestiche lavorando in condizioni umilianti e a volte sono sfruttate e anche abusate. Noi crediamo che l’educazione sia la chiave per una vita migliore, dignitosa, sana e buona e può anche migliorare la vita economica della nostra gente. La nostra congregazione intende costruire un collegio di diploma (S. Monica) per preparare insegnanti di scuole statali e private. L’emergenza educativa è dovuta alla grande scarsità di insegnanti e alla loro formazione assai mediocre. Questo vuol dire che non stiamo preparando un futuro sereno ai nostri giovani. Il costruendo collegio sarà solo per le ragazze; vogliamo formare le insegnanti per le nostre scuole con l’intenzione di aumentarne il numero e di aiutarle. Infatti, esse sono sempre una categoria dimenticata e vulnerabile a tanti problemi nella nostra realtà. L’edificio sarà costruito nella parrocchia di Was a 80 km da Iringa. Siccome già ci sono vecchi edifici, a suo tempo adibiti a scuola di cucito e ora parzialmente ristrutturati, vogliamo cominciare con essi e pian piano avviare la costruzione del complesso definitivo. All’inizio c’è spazio per quaranta alunni, alla fine saranno più di 500. Per ultimare il progetto ci manca l’equivalente di circa 190’000 franchi. Ora umilmente formuliamo la nostra domanda di aiuto secondo le vostre possibilità e la provvidenza di Dio che passa nelle vostre mani. Pensateci! Siamo grati al Signore e a voi per il vostro aiuto. In comunione di preghiera.

Progetti per le missioni...

“In queste condizioni di emergenza educativa non stiamo preparando un futuro sereno ai nostri giovani” così, in sintesi, suor Florence della Congregazione delle Missionarie di Santa Teresa di Gesù Bambino, a Iringa (Tanzania), motiva la richiesta di un aiuto per costruire una scuola per docenti.

suor Florence Lutambi

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Per i poveri di Tbilisi la sanità è ancora una chimera

Secondo le stime di Caritas Georgia due terzi della popolazione vive sotto il livello di povertà. Il paese, dopo il collasso dell’Unione Sovietica, non si è ancora ripreso e la guerra del 2008 l’ha depresso ancora di più. Caritas Georgia da sedici anni è a fianco di chi fa fatica a beneficiare persino delle già scarse risorse sanitarie statali. L’obiettivo è fornire assistenza medica, sociale e psicologica e dare supporto nella riabilitazione, reintegrazione e ritorno alle attività alle persone più bisognose.

Progetti per le missioni...

Cari amici della Medaglia Miracolosa, la presente lettera per ringraziarvi della cortesia e della generosità che mi avete regalato in occasione della mia visita a Mendrisio il mese scorso. Sono veramente rimasto stupefatto dalla benevolenza e dalla gentilezza di tutti i parrocchiani e dei componenti della vostra associazione. Vi ringrazio in particolare per le offerte. Sono decisamente preziose considerando i tempi e considerando quante persone bisognose ci troviamo ogni giorno ad aiutare.

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A parte il contributo per il “nonno” che mi avete consegnato e che andrà direttamente a beneficio di un anziano che frequenta la nostra Mensa Poveri, le restanti offerte saranno suddivise tra i progetti che si prendono cura delle categorie della popolazione georgiana che sono le più svantaggiate: i bambini e gli anziani. Il vostro

contributo andrà ad alleviare le sofferenze di coloro che hanno ricevuto dalla vita meno di tutti. Inoltre vi prego di ringraziare, attraverso i vostri canali informativi, chi ci ha consegnato un’offerta anonima di circa 600 franchi. Non sappiamo chi sia ma non vogliamo che il nostro ringraziamento rimanga inascoltato. Utilizzeremo questa offerta per metà per i bambini del Centro giovanile di Arali, nella Georgia meridionale, e per metà per gli anziani di Tbilisi. Vorrei anche ringraziarvi in modo particolare per averci dato la possibilità di presentare un progetto che mira a fornire assistenza sanitaria di base a una categoria particolarmente svantaggiata di anziani poveri e soli. I servizi sanitari sono forniti presso il Poliambulatorio di Caritas Georgia a Tbilisi che accoglie e cura circa 300 pazienti. Con questa proposta di progetto chiediamo gentilmente un supporto finanziario di circa 6’500 franchi per coprire la retribuzione parziale di un collaboratore sanitario per un anno e i costi per l’acquisto di farmaci e beni sanitari consumabili di prima necessità. Grazie mille per l’interessamento e per la disponibilità ad aiutare ulteriormente la Caritas Georgia e i suoi beneficiari. Con stima. Padre Witold Szulczynski


Arosio, Alto Malcantone, Croce Alpe Agra

Signore Gesù, su questa nostra terra, terra irrorata dal sudore dell’uomo, terra bagnata dal sangue, terra percorsa dall’amore e dall’odio, è stata piantata la tua croce, strumento di violenza che ti ha reso immagine di dolore e di morte. Rifiutato dalle folle, abbandonato dagli amici, confuso con i criminali, spogliato della tua dignità, torturato nel corpo e nell’anima, tu sei sceso fino in fondo nel baratro della sofferenza e dell’annullamento là dove sembra che anche Dio sia lontano. Eppure le tue braccia, inchiodate alla croce, restano aperte per accogliere tutti. Eppure la tua bocca proferisce solo parole di perdono e promesse di felicità. Signore Gesù, la tua storia continua nella litania quotidiana di tradimenti, di rifiuti, di infedeltà, di soprusi, di vendette che percorrono questo mondo. Davanti alla tua croce, nuovo ed uguale segno di questa storia che non vuol cambiare, noi avvertiamo più acutamente la tragedia dei popoli poveri del mondo. In essi la tua passione continua ancora. E non finiscono gli oltraggi le distruzioni, i crimini quotidiani, le sofferenze inferte ai più deboli e agli infermi. Davanti a te e a tutti i crocifissi del mondo dopo l’ultimo colpo di lancia, dopo l’ultima azione bellica, dopo l’ultima violenza gratuita sugli innocenti, noi ti imploriamo per tutti gli uomini e specialmente per quelli che usano il potere delle armi per offendere, per umiliare, per imporre il loro potere. Fa’ che i loro occhi si aprano sul male commesso sulle conseguenze devastanti delle guerre, sui lutti e sulle rovine, sulla disperazione dei popoli. Apri una breccia nel loro cuore perché nei volti sfigurati degli oppressi riconoscano le sembianze del tuo Cristo, nel sangue delle vittime, il sangue che cade dalla sua croce, perché lui è fratello di ogni creatura che soffre. Amen!

Preghiamo e meditiamo insieme...

Preghiera davanti alla Croce

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Messaggio del Papa per la Quaresima 2012 “Prestiamo attenzione”

«Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (Eb 10,24)

Messaggio del Papa...

Fratelli e sorelle, la Quaresima ci offre ancora una volta l’opportunità di riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità. Infatti questo è un tempo propizio affinchè, con l’aiuto della Parola di Dio e dei Sacramenti, rinnoviamo il nostro cammino di fede, sia personale che comunitario. È un percorso segnato dalla preghiera e dalla condivisione, dal silenzio e dal digiuno, in attesa di vivere la gioia pasquale.

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Quest’anno desidero proporre alcuni pensieri alla luce di un breve testo biblico tratto dalla Lettera agli Ebrei: «Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (10,24). È una frase inserita in una pericope dove lo scrittore sacro esorta a confidare in Gesù Cristo come sommo sacerdote, che ci ha ottenuto il perdono e l’accesso a Dio. Il frutto dell’accoglienza di Cristo è una vita dispiegata secondo le tre virtù teologali: si tratta di accostarsi al Signore «con cuore sincero nella pienezza della fede» (v. 22), di mantenere salda «la professione della nostra speranza» (v. 23) nell’attenzione costante ad esercitare insieme ai fratelli «la carità e le opere buone» (v. 24). Si afferma pure che per sostenere questa condotta evangelica è importante partecipare agli incontri liturgici e di preghiera della comunità, guardando alla meta escatologica: la comunione piena in Dio (v. 25). Mi soffermo sul versetto 24, che, in poche battute, offre un insegnamento prezioso e sempre attuale su tre aspetti della vita cristiana: l’attenzione all’altro, la reciprocità e la santità personale.

La responsabilità verso il fratello. Il primo elemento è l’invito a «fare attenzione»: il verbo greco usato è katanoein, che significa osservare bene, essere attenti, guardare con consapevolezza, accorgersi di una realtà. Lo troviamo nel Vangelo, quando Gesù invita i discepoli a «osservare» gli uccelli del cielo, che pur senza affannarsi sono oggetto della sollecita e premurosa Provvidenza divina (cfr Lc 12,24), e a «rendersi conto» della trave che c’è nel proprio occhio prima di guardare alla pagliuzza nell’occhio del fratello (cfr Lc 6,41). Lo troviamo anche in un altro passo della stessa Lettera agli Ebrei, come invito a «prestare attenzione a Gesù» (3,1), l’apostolo e sommo sacerdote della nostra fede. Quindi, il verbo che apre la nostra esortazione invita a fissare lo sguardo sull’altro, prima di tutto su Gesù, e ad essere attenti gli uni verso gli altri, a non mostrarsi estranei, indifferenti alla sorte dei fratelli. Spesso, invece, prevale l’atteggiamento contrario: l’indifferenza, il disinteresse, che nascono dall’egoismo, mascherato da una parvenza di rispetto per la «sfera privata». Anche oggi risuona con forza la voce del Signore che chiama ognuno di noi a prendersi cura dell’altro. Anche oggi Dio ci chiede di essere «custodi» dei nostri fratelli (cfr Gen 4,9), di instaurare relazioni caratterizzate da premura reciproca, da attenzione al bene dell’altro e a tutto il suo bene. Il grande comandamento dell’amore del prossimo esige e sollecita la consapevolezza di avere una responsabilità verso chi, come me, è creatura e figlio di Dio: l’essere fratelli in umanità e, in molti casi, anche nella fede, deve portarci a vedere nell’altro un vero alter ego, amato in modo infinito dal Signore. Se coltiviamo questo sguardo di fraternità, la solidarietà, la giustizia, così come la misericordia e la compassione, scaturiranno naturalmente dal nostro cuore. Il Servo di Dio Paolo VI° affermava che il mondo soffre oggi soprattutto di una mancanza di fraternità: «Il mondo è malato. Il suo male risiede meno nella dilapidazione delle risorse o nel loro accaparramento da parte di alcuni, che nella mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli» (Lett. enc. Populorum progressio [26 marzo 1967], n. 66). L’attenzione all’altro comporta desiderare per lui o per lei il bene, sotto tutti gli aspetti: fisico,


nella Chiesa dei primi tempi e nelle comunità veramente mature nella fede, in cui ci si prende a cuore non solo la salute corporale del fratello, ma anche quella della sua anima per il suo destino ultimo. Nella Sacra Scrittura leggiamo: «Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s). Cristo stesso comanda di riprendere il fratello che sta commettendo un peccato (cfr Mt 18,15). Il verbo usato per definire la correzione fraterna - elenchein - è il medesimo che indica la missione profetica di denuncia propria dei cristiani verso una generazione che indulge al male (cfr Ef 5,11). La tradizione della Chiesa ha annoverato tra le opere di misericordia spirituale quella di «ammonire i peccatori». È importante recuperare questa dimensione della carità cristiana. Non bisogna tacere di fronte al male. Penso qui all’atteggiamento di quei cristiani che, per rispetto umano o per semplice comodità, si adeguano alla mentalità comune, piuttosto che mettere in guardia i propri fratelli dai modi di pensare e di agire che contraddicono la verità e non seguono la via del bene. Il rimprovero cristiano, però, non è mai animato da spirito di condanna o recriminazione; è mosso sempre dall’amore e dalla misericordia e sgorga da vera sollecitudine per il bene del fratello. L’apostolo Paolo afferma: «Se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu» (Gal 6,1). Nel nostro mondo impregnato di individualismo, è necessario riscoprire l’importanza della correzione fraterna, per camminare insieme verso la santità. Persino «il giusto cade sette volte» (Pr 24,16), dice la Scrittura, e noi tutti siamo deboli e manchevoli (cfr 1 Gv 1,8). È un grande servizio quindi aiutare e lasciarsi aiutare a leggere con verità se stessi, per migliorare la propria vita e camminare più rettamente nella via del Signore. C’è sempre bisogno di uno sguardo che ama e corregge, che conosce e riconosce, che discerne e perdona (cfr Lc 22,61), come ha fatto e fa Dio con ciascuno di noi.

“Gli uni agli altri” Il dono della reciprocità! Tale «custodia» verso gli altri contrasta con una mentalità che, riducendo la vita alla sola dimensione terrena, non la considera in prospettiva escatologica e accetta qualsiasi scelta morale in nome della libertà individuale. Una società come quella attuale può

Messaggio del Papa...

morale e spirituale. La cultura contemporanea sembra aver smarrito il senso del bene e del male, mentre occorre ribadire con forza che il bene esiste e vince, perché Dio è «buono e fa il bene» (Sal 119,68). Il bene è ciò che suscita, protegge e promuove la vita, la fraternità e la comunione. La responsabilità verso il prossimo significa allora volere e fare il bene dell’altro, desiderando che anch’egli si apra alla logica del bene; interessarsi al fratello vuol dire aprire gli occhi sulle sue necessità. La Sacra Scrittura mette in guardia dal pericolo di avere il cuore indurito da una sorta di «anestesia spirituale» che rende ciechi alle sofferenze altrui. L’evangelista Luca riporta due parabole di Gesù in cui vengono indicati due esempi di questa situazione che può crearsi nel cuore dell’uomo. In quella del buon Samaritano, il sacerdote e il levita «passano oltre», con indifferenza, davanti all’uomo derubato e percosso dai briganti (cfr Lc 10,30-32), e in quella del ricco epulone, quest’uomo sazio di beni non si avvede della condizione del povero Lazzaro che muore di fame davanti alla sua porta (cfr Lc 16,19). In entrambi i casi abbiamo a che fare con il contrario del «prestare attenzione», del guardare con amore e compassione. Che cosa impedisce questo sguardo umano e amorevole verso il fratello? Sono spesso la ricchezza materiale e la sazietà, ma è anche l’anteporre a tutto i propri interessi e le proprie preoccupazioni. Mai dobbiamo essere incapaci di «avere misericordia» verso chi soffre; mai il nostro cuore deve essere talmente assorbito dalle nostre cose e dai nostri problemi da risultare sordo al grido del povero. Invece proprio l’umiltà di cuore e l’esperienza personale della sofferenza possono rivelarsi fonte di risveglio interiore alla compassione e all’empatia: «Il giusto riconosce il diritto dei miseri, il malvagio invece non intende ragione» (Pr 29,7). Si comprende così la beatitudine di «coloro che sono nel pianto» (Mt 5,4), cioè di quanti sono in grado di uscire da se stessi per commuoversi del dolore altrui. L’incontro con l’altro e l’aprire il cuore al suo bisogno sono occasione di salvezza e di beatitudine. Il «prestare attenzione» al fratello comprende altresì la premura per il suo bene spirituale. E qui desidero richiamare un aspetto della vita cristiana che mi pare caduto in oblio: la correzione fraterna in vista della salvezza eterna. Oggi, in generale, si è assai sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilità spirituale verso i fratelli. Non così

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Messaggio del Papa... 10

diventare sorda sia alle sofferenze fisiche, sia alle esigenze spirituali e morali della vita. Non così deve essere nella comunità cristiana! L’apostolo Paolo invita a cercare ciò che porta «alla pace e alla edificazione vicendevole» (Rm 14,19), giovando al «prossimo nel bene, per edificarlo» (ibid. 15,2), senza cercare l’utile proprio «ma quello di molti, perché giungano alla salvezza» (1 Cor 10,33). Questa reciproca correzione ed esortazione, in spirito di umiltà e di carità, deve essere parte della vita della comunità cristiana. I discepoli del Signore, uniti a Cristo mediante l’Eucaristia, vivono in una comunione che li lega gli uni agli altri come membra di un solo corpo. Ciò significa che l’altro mi appartiene, la sua vita, la sua salvezza riguardano la mia vita e la mia salvezza. Tocchiamo qui un elemento molto profondo della comunione: la nostra esistenza è correlata con quella degli altri, sia nel bene che nel male; sia il peccato, sia le opere di amore hanno anche una dimensione sociale. Nella Chiesa, corpo mistico di Cristo, si verifica tale reciprocità: la comunità non cessa di fare penitenza e di invocare perdono per i peccati dei suoi figli, ma si rallegra anche di continuo e con giubilo per le testimonianze di virtù e di carità che in essa si dispiegano. «Le varie membra abbiano cura le une delle altre» (1 Cor 12,25), afferma San Paolo, perché siamo uno stesso corpo. La carità verso i fratelli, di cui è un’espressione l’elemosina - tipica pratica quaresimale insieme con la preghiera e il digiuno - si radica in questa comune appartenenza. Anche nella preoccupazione concreta verso i più poveri ogni cristiano può esprimere la sua partecipazione all’unico corpo che è la Chiesa. Attenzione agli altri nella reciprocità è anche riconoscere il bene che il Signore compie in essi e ringraziare con loro per i prodigi di grazia che il Dio buono e onnipotente continua a operare nei suoi figli. Quando un cristiano scorge nell’altro l’azione dello Spirito Santo, non può che gioirne e dare gloria al Padre celeste (cfr Mt 5,16).

“Per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone” Camminare insieme nella santità. Questa espressione della Lettera agli Ebrei (10,24) ci spinge a considerare la chiamata universale alla santità, il cammino costante nella vita spirituale, ad aspirare ai carismi più grandi e a una carità sempre più alta e più feconda (cfr 1 Cor 12,3113,13). L’attenzione reciproca ha come scopo il mutuo spronarsi ad un amore effettivo sempre maggiore, «come la luce dell’alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio» (Pr 4,18), in attesa di vivere il giorno senza tramonto in Dio. Il tempo che ci è dato nella nostra vita è prezioso per scoprire e compiere le opere di bene, nell’amore di Dio. Così la Chiesa stessa cresce e si sviluppa per giungere alla piena maturità di Cristo (cfr Ef 4,13). In tale prospettiva dinamica di crescita si situa la nostra esortazione a stimolarci reciprocamente per giungere alla pienezza dell’amore e delle buone opere. Purtroppo è sempre presente la tentazione della tiepidezza, del soffocare lo Spirito, del rifiuto di «trafficare i talenti» che ci sono donati per il bene nostro e altrui (cfr Mt 25,25s). Tutti abbiamo ricevuto ricchezze spirituali o materiali utili per il compimento del piano divino, per il bene della Chiesa e per la salvezza personale (cfr Lc 12,21b; 1 Tm 6,18). I maestri spirituali ricordano che nella vita di fede chi non avanza retrocede. Cari fratelli e sorelle, accogliamo l’invito sempre attuale a tendere alla «misura alta della vita cristiana» (Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte [6 gennaio 2001], n. 31). La sapienza della Chiesa nel riconoscere e proclamare la beatitudine e la santità di taluni cristiani esemplari, ha come scopo anche di suscitare il desiderio di imitarne le virtù. San Paolo esorta: «gareggiate nello stimarvi a vicenda» (Rm 12,10). Di fronte ad un mondo che esige dai cristiani una testimonianza rinnovata di amore e di fedeltà al Signore, tutti sentano l’urgenza di adoperarsi per gareggiare nella carità, nel servizio e nelle opere buone (cfr Eb 6,10). Questo richiamo è particolarmente forte nel tempo santo di preparazione alla Pasqua. Con l’augurio di una santa e feconda Quaresima, vi affido all’intercessione della Beata Vergine Maria e di cuore imparto a tutti la Benedizione Apostolica. Papa Benedetto XVI


Kwa-Xuma (Sudafrica), 4 gennaio 2012

Cari amici, per mezzo della signora Eliana Cavadini ho ricevuto con gioia la vostra offerta di franchi 1’500 che utilizzeremo per il progetto “Sicurezza alimentazione per i bambini bisognosi” della diocesi di Meru. Vorrei informarvi che quest’anno è stato un anno molto difficile per la siccità e noi abbiamo pensato di risolvere questo problema con la costruzione di serre per la coltivazione di ortaggi per dare così cibo ai bambini che frequentano le nostre scuole.

Vi ringrazio per la vostra continuità nel sostenerci e nel condividere con noi i vostri sacrifici e spero che possiate continuare con lo stesso spirito a darci una mano per la realizzazione delle nostre opere… Con amore e preghiere di tutti noi del villaggio San Francesco e del Centro Santa Chiara, vi saluto fraternamente.

Carissimi amici della Medaglia Miracolosa, un caro saluto dalla missione e un augurio sincero di un Buon Anno! Il Buon Dio vi doni buona salute e tanta pace in cuore, facendo sentire la sua presenza nella vostra vita. Quanto a me sto bene e porto avanti la mia testimonianza con gioia e coraggio, accettando le prove che il Signore permette, per purificarmi e per farmi capire che la missione è opera sua. Sono incaricato di una comunità piuttosto giovane. La maggior parte dei fedeli è sotto i 30 anni. Il mio lavoro è quello del sacerdote e del missionario. Oltre all’assistenza ai cristiani ho anche l’istruzione ai catecumeni e ogni tanto abbiamo battesimi di bambini e di adulti. Sono a contatto diretto con la gente e mi piace. Abbiamo anche degli anziani, che sono i pilastri della comunità, gente battezzata in varie parti del Sudafrica che si sono trasferiti in zona con la famiglia subito dopo la liberazione del 27 aprile 1994. Prima vivevano qui in convitti, che comprendevano migliaia di giovani e uomini. La famiglia era lontana. Fortunatamente ora le cose sono cambiate. Gli uomini possono portare la famiglia con sè. Soweto era considerata città dormitorio, dove i neri venivano solo per dormire. Partivano ogni giorno per le miniere, o per le fabbriche, o per la campagna, o le donne per il servizio domestico. Era la segregazione razziale, o come dicevano i bianchi al potere, lo sviluppo separato, apartheid. Di fatto il nero era tenuto schiavo. Ora la situazione è migliorata. Sono cambiate le leggi, ma le persone sono quelle di prima. Alla fine di febbraio sarò trasferito in una missione alla periferia di Pretoria. Spero di essere ancora a contatto diretto con la gente. Io vi ricordo sempre nella preghiera, confidando che anche voi vi ricordiate di me. Ho tanto bisogno delle vostre preghiere. Sono qui a nome vostro. Un grazie sincero della vostra generosa offerta di 2’000 franchi. Mi date la gioia di dare da mangiare a bambini affamati e di aiutare studenti poveri. Scusatemi se ho ritardato a rispondere ringraziando. Il Buon Dio vede i sacrifici che fate. Un saluto a tutti e a ognuno della Medaglia Miracolosa. Un abbraccio.

Padre Francis Limo Riwa

Padre Aldo Chistè

In questo periodo è arrivato un nuovo gruppo di venti bambine. Nella foto le vedete con le cuffie e gli asciugamani che hanno appena ricevuto grazie alla generosità di benefattori della vostra regione.

Notizie dalle missioni...

Meru (Kenya), 2 gennaio 2012

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Macapà (Brasile), 3 gennaio 2012

Notizie dalle missioni...

Carissimi amici della Medaglia Miracolosa, quanto silenzio! Perdonatemi. In questi giorni ho ricevuto dall’economa generale del mio Istituto la comunicazione della vostra generosa offerta. Che gioia! Sono felice perché non mi avete dimenticata. Dal dicembre 2010 sono stata trasferita a Macapà, dove ho cominciato un lavoro alla periferia, una missione veramente nuova perché nuova è la presenza di Chiesa che abbiamo iniziato. Tutto da fare, da vivere

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con questa gente che non conosceva la suora, il Padre…Il vostro aiuto è importante e prezioso. Vi mando alcune foto per documentare la nostra realtà e per farvi presente il bisogno. Quest’anno il Signore mi ha provata con la malattia, sono stata operata tre volte, ma grazie a Dio sto riprendendomi bene e in breve sarò nuovamente in mezzo alla mia gente. Carissimi amici, ancora una volta grazie e vi comunico che, oltre ai lavori

materiali, impiegheremo la vostra offerta per dare la possibilità a un giovane, in grande necessità, di studiare all’università. La promozione umana passa anche attraverso la formazione. Ci raccomandiamo alla vostra preghiera e alla vostra generosità. Vi auguro tanto bene e che Maria sia sempre la nostra Mamma! Anche se in ritardo, auguro a tutti un Felice Anno Nuovo con abbondanti benedizioni del Signore. Vi saluto cordialmente. Suor Elisa Salvetti Chiangrai (Tailandia), 3 gennaio 2012 Cari amici, con sentita gratitudine vengo a voi per esprimervi il mio grazie riconoscente per il vostro generoso dono, sostegno prezioso per i nostri poveri ragazzi e ragazze dell’Ostello di Wiang Pa Pao. Il Signore ricompensi come Lui sa fare con le sue grazie e benedizioni. Ogni giorno i nostri assistiti offrono le loro preghiere per tutti voi, per i vostri bisogni e intenzioni. Il nostro impegno primario, come Suore di Maria Bambina, è aiutare questi giovani di famiglie povere tribali, dando loro la possibilità di un’educazione morale e religiosa. È importante che questi giovani frequentino la scuola, imparino la lingua Thai, possano avere un titolo di studio perché altrimenti non faranno mai parte di questa società. Nell’Ostello abbiamo 150 tra ragazzi e ragazze di cinque tribù, dalla prima elementare alle classi superiori. Problemi, difficoltà non mancano, ma, con l’aiuto del Signore, si cerca di risolvere tutto, affidandoci con fede alla Sua provvidenza e all’aiuto di anime buone come lo siete voi.

Da anni l’Associazione Medaglia Miracolosa aiuta e sostiene le opere della mia missione, per questo vi sono tanto grata e riconoscente. Il Signore benedica tutti voi e rinnovo il mio grazie di vero cuore a tutti i membri e benefattori. Cordiali e fraterni saluti. Suor Elisa Cavagna


Lodonga (Uganda), 26 gennaio 2012

Padre Roberto Pegorari Vingunguti (Tanzania), 2 febbraio 2012 Cari amici, mi dispiace di questo ritardo non voluto. Vi ringraziamo di vero cuore per la generosa offerta di franchi 2’000 e ricambiamo con la nostra preghiera. Vi racconto quanto è capitato a Vingunguti qualche giorno prima di Natale e come la Divina Provvidenza pensa ai suoi figli. Al mattino presto, la gente dormiva ancora, la zona è stata colpita da un nubifragio. La pioggia intensa, iniziata sulle colline, scendendo ha allagato la parte bassa e fatto straripare il fiume allagando in brevissimo tempo ogni cosa. L’acqua è entrata nelle abitazioni infangando e rovinando quanto c’era. Le persone sono scappate, altre sono salite sui tetti per salvarsi la vita, sono rimaste con quello che indossavano. Le abitazioni vicine al fiume sono state portate via dall’acqua, molti dormivano ancora. Altri, saliti sulle piante che si sono sradicate, sono stati portati via dalla corrente. Ci sono stati quaranta

morti e cinquecento senza tetto. Vi ho raccontato questo perché possiate pregare per questi nostri fratelli che nella loro povertà hanno perso tutto e ricominciato da zero. La vostra offerta ha potuto essere di grande aiuto al momento giusto. Deo Gratias! Il Signore vi ricompensi per la vostra solidarietà e bontà di cuore. In questo mese di gennaio pensiamo di continuare e finire la costruzione del pianterreno della scuola materna perché le tre classi esistenti non sono sufficienti, i bambini sono centocinquanta. Grazie ancora, sentitevi ricordati sempre nella preghiera, vi portiamo nel cuore a Gesù. Fraternamente vi salutiamo e vi auguriamo ogni bene. Suor Giovanna Bortolin e Consorelle Nairobi (Kenya), gennaio 2012 Cari amici, ho ricevuto in questi giorni la vostra generosa offerta e vi ringrazio di cuore a nome della mia comunità. Questo dono è giunto in tempo opportuno. Infatti, in questo periodo le nostre postulanti sono un bel gruppo (nove) e, essendo venute da vari paesi, oltre agli studi che già devono fare per la loro preparazione biblica e spirituale, si aggiunge un altro studio, non meno importante, quello della lingua inglese. Di nuovo ringrazio, ricordandovi quanto scritto nella Bibbia: “Chi aiuta l’apostolo riceverà la mercede dell’apostolo”. Nel vostro caso collaborate nella formazione di future missionarie e future apostole: grazie! Con i migliori auguri per la vostra opera, vi mando affettuosi saluti. Pregheremo per voi il Signore affinchè vi ricambi e vi ricolmi con le sue benedizioni. Unita in Cristo. Suor M. Donatella Reghenzi

Notizie dalle missioni...

Carissimi amici, scrivo per ringraziarvi e per contraccambiare gli auguri di Buon Anno! Conservo sempre una profonda stima e ammirazione per tutto quello che il Signore vi ha aiutato a realizzare e per lo spirito che ha sempre animato la vostra Associazione nel mettersi in ascolto di quanto il Buon Dio desidera comunicarci e nell’essere sempre pronti a servire i fratelli nel bisogno senza distinzioni di colore o di razza o alcun’altra realtà che connota tutti noi sparsi su tutta la terra, alla sequela della Madonna che si è proclamata l’umile serva del Signore e che ci ha accettati tutti ai piedi della Croce come suoi figli. Che il Signore vi benedica tutti e ciascuno con tutte le persone che sono care al vostro cuore. Vi mando gli auguri anche a nome di Padre David Balz e soprattutto di Fratel Ciriaco Gusmeroli che vi ricorda con grande affetto. Purtroppo attualmente è dovuto rientrare in Italia per motivi di salute. Che la Madonna cui ha costruito una chiesa tanto bella gli dia la grazia di riprendersi e poter ritornare con noi per tanti anni ancora. Con la promessa di uno speciale ricordo alla Madonna di Lodonga (la Sultana d’Africa) per tutti voi, vi saluto fraternamente.

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Storia… di bambini Aneddoto semplice, ma che per me continua ad essere significativo e istruttivo. Mi sono sempre trattenuto dal raccontarlo perché sa dell’inverosimile. Invece è vero. Storia… di bambini che insegnano una lezione. Chi di noi non è stato spesso sorpreso da espressioni e atteggiamenti di bambini? All’inizio del 2006 mi trovavo temporaneamente a Heka, missione in una zona cronicamente colpita dalla siccità e, con la siccità, la fame. Anche quella stagione la pioggia non si fece mai vedere. La gente era ricorsa a mangiare certe erbe e radici, consumate solo nei tempi più critici. La fame la si vedeva sui volti emaciati e nei corpi dimagrati. La missione, facendolo arrivare da lontano a prezzo stellare, aveva organizzato aiuti di granoturco agli anziani e ai poveri. Sempre una goccia nel mare! Il mercoledì della Settimana Santa andai all’asilo di Sassilo portando dei biscotti: piccolo dono pasquale. Cominciai a distribuirli, scherzosamente premettendo che non sapevo se sarebbero bastati. Arrivo a una bambina che dice: • Prima Upendo • Perché prima Upendo? • Non vedi come è magra? Lei è più povera di me! • Dov’è Upendo?

Testimonianza...

Si alza, mi prende per mano e mi accompagna

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da lei. Mi prende i biscotti da mano e glieli offre, l’abbraccia e corre a sedersi al suo posto. Io continuo il mio giro, ritorno all’offerente e dico: • • • •

Ora non c’è nulla per te Non importa. Io i biscotti li ho già mangiati Come li hai già mangiati? Upendo ha mangiato anche per me.

Fingo di cercare un altro pacchetto. Lo trovo e glielo porgo. Mi guarda come avessi compiuto della magia o un miracolo. I suoi occhi sono dardi che colpiscono. Sono come due diamanti brillanti. Le scendono dei lacrimoni. Tutti i bambini, che prima schiamazzavano, la guardano in silenzio. Io mi commuovo. A fil di voce dice: Asante sana - Grazie mille. • Come ti chiami? • Huruma Huruma! Traduci: Misericordia. Huruma non sa che ha biblicamente vissuto secondo il suo nome. Ha avuto misericordia di chi pensava avesse più fame di lei. Ha ripetuto l’atteggiamneto di Gesù: “…vide una gran folla e sentì compassione per loro.” (Mt 14:14). Per loro moltiplica cinque pani e due pesci. Il poco nelle mani di Gesù diventa molto. Ma non solo nelle sue mani! Nelle mani e nel cuore di tutti. Vedo ancora Huruma alzarsi, donare, abbracciare. Non ha donato solo biscotti. Ha donato compassione e amore. Rieccheggia ancora in me il suo Asante sana. Huruma, GRAZIE a te per avermi insegnato solidarietà e condivisione. Per avermi testimoniato che la Pasqua vera non è quella liturgica, per quanto bella e gioiosa, ma quella della vita. Della vita donata: ne è simbolo la lavanda dei piedi e ne è sacramento l’Eucaristia. “Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.” (Gv 13:1). Padre Giuseppe Inverardi


Le visite dei missionari presso il nostro segretariato...

questo grande spirito, in una società che va chiudendosi, a essere segno di speranza per la costruzione del Regno di Dio. Possa la Madre di Dio, che invochiamo costantemente, continuare a proteggere e intercedere per la Chiesa tra le tribù Madi del Nord Uganda, che tra pochi mesi celebrerà il centenario della fede. Rinnovo la mia riconoscenza a tutti voi nella speranza di poter continuare l’amicizia e il sostegno reciproco, soprattutto con la preghiera.

Mi è grato visitare l’Associazione Medaglia Miracolosa di Mendrisio e ringraziare per quanto si realizza in beneficio delle persone bisognose. Voi siete la speranza per molte persone e noi i vostri continuatori nel dare pane e Signore come diceva il nostro fondatore San Luigi Guanella. Sempre ci siete vicini in questa valle di lacrime e assieme diamo speranza per un futuro migliore, assicurando l’assistenza per una crescita umana. Che la Madonna ci dia sempre forza in questo lavoro e sorregga il vostro lavoro per il bene dei fratelli. Noi dal Messico vi accompagniamo con la preghiera. Un grazie di cuore. Padre Bruno Tremolada Missionario Guanelliano in Messico 17 novembre 2011 Approfittando di una breve vacanza rigeneratrice sono potuto arrivare ancora una volta a Mendrisio per incontrare le persone amiche a livello personale, ma soprattutto come “missionari” e ringraziare per il sostegno nella preghiera ed anche economico. Possa questa associazione continuare con

Padre Luigi Gabaglio Missionario Comboniano in Uganda 6 dicembre 2011 Carissimi, vi ringrazio, anche a nome dei miei ragazzi, per il sostegno che ci date come “profughi congolesi in Sud Sudan”. Speriamo tanto anche nella vostra preghiera, perché la Madre di Gesù, come è stata profuga con Gesù e San Giuseppe in Egitto, ci faccia ritornare nel nostro paese. Il Signore vi benedica insieme agli amici che pensano anche a noi con il loro aiuto, preghiera e sofferenza. Grazie! Padre Mario Benedetti Missionario Comboniano in Sud Sudan 8 febbraio 2012 Nel giorno della festa del mio fondatore ringrazio la “Medaglia Miracolosa” di Mendrisio per tutti i grandi aiuti a sostegno delle nostre missioni e di tanti bambini abbandonati nelle strade del mondo. Fratel Antonio Galli Responsabile Missioni dei Padri Somaschi

Vita dell’Associazione...

11 novembre 2011

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[Indirizzo]

NUOVA CAMPAGNA ABBONAMENTO PER L’ANNO 2012

Qui Ticino... ...a voi missionari

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GAB

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