Diaframmi Visuali • Visual Diaphragms

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Armen Casnati Matteo Cirenei

Diaframmi Visuali uno sguardo al rallentatore sul mondo



Armen Casnati Matteo Cirenei

Diaframmi Visuali uno sguardo al rallentatore sul mondo

a cura di Giorgio Tartaro Testi di Giorgio Tartaro Stefano Casciani Mauro Fiorese



Naturalmente artificiale

Matteo e Armen si conoscono da tempo. Per loro la fotografia è anche un lavoro; prima di tutto una passione. Guardando a loro scatti recenti, e meno recenti, si sono resi conto di un tratto in comune. La sublimazione data da un impedimento, un diaframma, a volte cercato, sperato, allineato, strumentalmente e artificialmente disegnato sull’oggetto da ritrarre. Che si tratti poi di un paesaggio o di un’architettura questo poco importa. Gli esiti di questo lavoro, ricercato e selezionato, sono raccolti in questa mostra “Diaframmi Visuali”, per la quale si sono trovati molto vicini per alcuni aspetti, ma anche distanti per altri. Non si può dire una mostra doppia; si può e si deve parlare di una messa in scena di interpretazioni su un tema. Quello del diaframma, delle reti, dei fili, delle cancellate o delle transenne che incorniciano, sfuocano o addirittura esaltano lo sfondo (in un continuo rimando logico che mette in risalto l’ostacolo visivo e la preda dichiarata dell’immagine), è il tema o l’artificio della mostra. Gli esiti diversi e interessanti sono le personalità degli autori che dalla scelta dei soggetti al gioco quasi maniacale di allineamenti che portano a risultati inattesi, navigano tra oggetti anonimi e universalmente noti con il linguaggio della griglia. Razionalista o romantica che sia. Si diceva delle personalità degli autori, che è stato bello scoprire e riscoprire oltre a un rapporto di amicizia, come spesso si conviene, davanti a un piatto di pasta e un bicchiere di vino, all’osteria. Interessante cogliere dinamiche di desistenza, reciproci riconoscimenti e soprattutto letture immediate, anche se sicuramente sedimentate, del lavoro dell’ “altro”. Il tutto sicuramente reso possibile da mitezza e serena consapevolezza di personalità che non approcciano la professione con la maschera del superomismo e che preferiscono trincerarsi dietro l’autoironia per non scadere nella faticosa autoaffermazione. Ciò non impedisce e non ha impedito esiti assolutamente personali e unici, dove ognuno potrà trovare e leggere, in piani diversi ma strettamente interconnessi, tracce del vissuto quotidiano.


E nel concetto di sublimazione dato dal diaframma, gioca ovviamente un ruolo fondamentale il tempo. Quello che porta le ombre in determinati allineamenti per Cirenei, o quello, anche meteorologico, che disegna nubi o ombre lunghe per Casnati. Queste foto raccontano di sopralluoghi reiterati, di passaggi (spesso in velocipede) davanti al soggetto e dietro il diaframma per Cirenei; così come viaggi consumati nell’attesa dell’attimo giusto e numerosi riappostamenti per Casnati. Un tempo che gli autori ci restituiscono e regalano in scatti senza tempo, rigorosamente in bianco nero e che ci impegnano non solo in una lettura ma in una interpretazione e ricerca di vedute che per gli autori sono così e non potevano che essere così, mentre sono sicuro che il pubblico si stia già chiedendo come sarebbe stato quel famoso grattacielo o quello specchio d’acqua se solo... Giorgio Tartaro


Naturally artificial

Matteo and Armen have long known each other. Photography is their job too, but first of all it’s a passion. Looking at recent and less recent shots, they became aware of a trait they had in common. The sublimation given by an obstacle, diaphragm, sometimes looked for, hoped for, lined up, instrumentally and artificially designed on the object to be portrayed. Be it landscape or architecture. The results of this refined and selected work have been collected in the “Visual Diaphragms” exhibition. On some aspects they have felt nearness, on others distance. It can’t be referred to as a double exhibition, but as a staging of interpretations on a given theme. The diaphragm, the nets, the wires, the fences or barriers that frame, blur or even enhance the background (with a continuous logical reference highlighting the visual obstacle and the declared quarry of the image) is the exhibit’s theme or artifice. The different and interesting results reflect the authors’ personalities who, from the choice of the subjects to the game of obsessive alignments leading to unexpected results, navigate amongst anonymous and universally recognizable objects using the language of the grid. Be it rationalist or romantic. We mentioned the authors’ personalities, the pleasure of discovering and re-discovering a friends’ relationship in front of a pasta dish and a glass of wine at the restaurant, as often befits. Seeing the dynamics of withdrawal, reciprocal acknowledgment and, most of all, immediate though surely sedimented interpretations of the “other’s” work, was interesting. All was made possible by the mildness and calm awareness of personalities who don’t approach their profession wearing a supermanly mask, who prefer hiding behind self-irony so as not to degenerate in tiresome self assertiveness. This doesn’t hinder and hasn’t hindered perfectly personal and unique results, where everyone may find and interpret traces of one’s everyday life, on different, strictly interconnected levels. And within the concept of sublimation given by the diaphragm, time obviously plays


a key role. It aligns shadows in a specific manner in Cirenei’s work or, including the changing of the weather in Casnati, it draws clouds or long shadows. These photographs tell of repeated visits, of passing in front of the subject and behind the diaphragm, often by bicycle, for Cirenei; as much as several trips consumed in lying in wait for the right moment for Casnati. Time given back to us by the authors in timeless shots, rigorously black and white, requiring not only to be read but to be interpreted, researching the views that the authors wanted and that could have only been so. While, I’m sure, the audience is already wondering how that famous skyscraper or stretch of water would have been if only... Giorgio Tartaro


“Dalla giusta distanza”: la Fotografia di Armen Casnati

“Non esiste scorciatoia per raggiungere un luogo dove valga davvero la pena arrivare”, soleva dire Beverly Sills, “regina americana dell’opera” recentemente scomparsa, nota sia per le sue doti canore che per gli importanti ruoli ricoperti presso prestigiose istituzioni culturali statunitensi. Parole come queste sembrano adattarsi perfettamente al lavoro di Armen Casnati, fotografo professionista con una carriera attiva da diversi anni nel mondo della Moda e del Design, per cui i termini “ricerca”, “approfondimento” e “lentezza” sembrano da sempre preponderanti all’interno del proprio vocabolario progettuale. Nella vita come nell’Arte capita spesso di visitare luoghi - non soltanto fisici - che mai ci si sarebbe aspettati di raggiungere, proprio perché solo la pratica del viaggiare intesa come “esperienza di ricerca interiore” ci può permettere di osservare il mondo con occhi nuovi. E anche l’immaginazione, in tutto questo, assume un ruolo fondamentale nel processo di ricerca creativa proprio perché capace di spingerci oltre la realtà oggettiva delle cose. A differenza di chi si ferma di fronte all’aspetto esteriore delle cose, delle architetture, delle città o delle persone (e non solo per fotografarle) Armen Casnati compie sempre un passo indietro: sembra quasi che per conoscere meglio i suoi soggetti necessiti di maggiore distanza, di più tempo, di più rispetto. L’approccio alla base di tutto il suo lavoro fotografico è da sempre frutto di sapiente e umile meditazione: sia il suo soggetto un gioiello prezioso, un edificio anonimo, o un abito di un grande stilista, egli parte da una meticolosa progettazione delle proprie immagini. La necessità di ricerca e di conoscenza “non superficiale” nei confronti del soggetto della sua rappresentazione, con un conseguente cospicuo (ma decisamente efficace) investimento in termini di tempo e di energia, differenzia il lavoro di Armen Casnati da una buona parte di professionisti-operatori presenti oggi nel panorama della Fotografia italiana. Nell’attuale momento storico, caratterizzato da una realtà virtuale contestuale ma quasi preponderante rispetto a quella fisica, anche la comunicazione visiva sembra assumere caratteristiche fondate sulla velocità ad ogni costo: questa sorta di fobia, che coinvolge e condiziona oggi anche i sistemi di comunicazione interpersonale attraverso il fenomeno del social networking, tende a ripercuotersi anche sul sistema di comunicazione per immagini, in cui ci si affida sempre di più all’ambiente Web sia


per l’archiviazione sia per la diffusione delle milioni di immagini prodotte quotidianamente da amatori e professionisti di tutto il modo. Numeri, questi, impensabili solo fino a qualche anno fa da qualsiasi fotografo che oggi, al contrario, non sa ancora sfruttare appieno le molteplici e straordinarie possibilità offerte dalla tecnologia digitale, affidandosi quasi esclusivamente al momento della rapida postvisualizzazione dell’oggetto fotografato. Di cui a volte, egli stesso, è il primo a meravigliarsi. Una genuina “timidezza dello sguardo” quella che caratterizza il lavoro di Armen Casnati, che si pone sempre con un atteggiamento di rispettosa curiosità di fronte al mistero e alle potenzialità, non solo estetiche, di ciò che egli sceglie di fotografare. Una sorta di spaesamento volontario che lo mette in guardia da facili inquadrature, capaci solo di guardare alle cose senza chiavi di lettura approfondite e di rubare voracemente senza mai donare nulla. Al contrario egli, con le immagini proposte nella mostra “Diaframmi Visuali” insieme all’amico e collega Matteo Cirenei, ci fa partecipi delle sue preziose osservazioni, in cui sceglie di esporre anche se stesso e di condividere con tutti noi la sua personalissima visione del mondo. Visitando le stesse città, come Milano, New York e Parigi, che molti di noi hanno conosciuto o vissuto, Casnati utilizza lo stesso lento e meditativo approccio che lo ha spinto ad attraversare la terra dei suoi avi, l’Armenia, per conoscere meglio anche le proprie origini e una parte di sè che, fino ad allora, era appartenuta solo alla tradizione oratoria della propria famiglia. Di fronte ad un grattacielo come il Flatiron Building, icona sia della storia dell’architettura che di quella della fotografia, così come davanti ad un silenzioso e meditativo paesaggio di provincia egli pone tra se e il suo soggetto un filtro che diventa Inquadratura nell’inquadratura: una Visione nella visione tipica solo di chi non si accontenta e, prudentemente ma con altrettanto grande coraggio compositivo, non può che fornirci stimoli costruttivi e un prezioso, personalissimo contributo attraverso una così speciale visione del mondo. Dalla giusta distanza. Mauro Fiorese


“From the right distance”: Armen Casnati’s Photography

Beverly Sills, the “American queen of Opera” who recently passed away and was renowned both for her singing ability and for the roles she covered in prestigious US cultural institutions, used to say: “There is no short cut to reach a truly worthwhile destination”. Such words seem to perfectly match the work of Armen Casnati, professional photographer with a career in the world of fashion and design, whose project vocabulary has always seen the predominance of terms such as “research”, “study” and “slowness”. In life as much as in Art, one can often visit places – that are not only physical – one would never have expected to reach, precisely because the practice of travelling interpreted as an “experience of inner research” allows to observe the world with new eyes. And imagination, too, plays a fundamental role in the process of creative research, as it is able to lead beyond the objective reality of things. Unlike those who stop in front of the outward appearance of objects, architectures, cities and people (and not only to photograph them), Armen Casnati takes a step back: he almost seems to require more distance, more time and more respect in order to acquire a better knowledge of his subjects. His approach to his photographic work has always been the result of a wise and humble meditation: whether his subject is a precious jewel, an anonymous building or the dress of a great designer, his starting point is always the meticulous planning of his images. The need for “non-superficial” research and knowledge regarding the representation of his subjects, with its subsequent and conspicuous (but certainly effective) investment in terms of time and energy, marks the difference between Armen Casnati’s work from that of a large number of professional operators who are currently a part of the Italian Photography scene. The present historical moment seems to be characterised by the predominance of virtual over physical reality as much as speed is, at all costs, the funding feature of visual communication: this kind of phobia, also involving and affecting the systems of interpersonal communication through the phenomenon of social networks, tends to rebound on how we communicate with images, increasingly relying on the Web both as for the archiving and the spreading of those millions of images produced on a daily


basis by amateurs and professionals worldwide. These figures were unthinkable only a few years ago for any photographer who today, on the contrary, is still unable to fully exploit the multiple, extraordinary possibilities offered by digital technology, relying almost exclusively on the moment of quick post-visualization of the photographed object. By which, sometimes, he is the first to be amazed. Armen Casnati’s work is characterised by a genuine “timid look”, always approaching the mystery and potential (which is not only aesthetic) of what he chooses to photograph, with an attitude of respectful curiosity. A kind of voluntary displacement that keeps him alert against those easy shots that look at things without interpreting them, voraciously stealing without ever donating anything. On the contrary, in the “Visual Diaphragms” exhibition with his friend and colleague Matteo Cirenei, he allows us to take part in the precious observations where he also chooses to expose himself and share his very personal vision of the world. Visiting those same cities that many of us have seen or lived in (Milan, New York, Paris), Casnati uses the same slow and meditative approach that leads him to cross Armenia, the land of his ancestors, to deepen on his origins that until then had only belonged to the oral tradition of his family. In front of a skyscraper such as the Flatiron Building, an icon both for the history of architecture and photography, or in front of a silent and meditative provincial landscape, he places between himself and the subject a filter that becomes a Shot in the shot: a Vision in the typical vision of he who is never satisfied and, cautiously but with great compositional courage, can only provide constructive spur and a very precious, personal contribution through such a special vision of the world. From the right distance. Mauro Fiorese


Sguardi rubati

Lo sguardo di Matteo Cirenei sull’architettura, sulla città, sul mondo che ci circonda, è quello dell’amatore: ma non nel senso dell’amateur, del dilettante, dell’improvvisatore della visione attraverso l’ormai facile mezzo fotografico. La sua visione è quella di chi ama, magari non ricambiato, il soggetto della sua stessa visione: un soggetto, che come quello amoroso raccontato da Barthes, ama a sua volta sottrarsi alla visione dell’amato, per prolungarne l’indicibile strazio dell’attesa, ma anche - con crudele ingenuità – la passione insensata. La città e l’architettura, fuori dagli schemi mediatici, non amano infatti svelarsi tanto facilmente: soprattutto la città europea - Milano ad esempio, che Cirenei tiene costantemente sotto tiro del suo obiettivo - nasce, cresce e muore dentro spazi sempre più angusti e sfruttati. Così la bravura dell’artista sta qui nella capacità d’impadronirsi di nascosto del soggetto, senza il suo coinvolgimento, senza la mediazione culturale che ci si aspetterebbe da un architetto (e Cirenei lo è), senza la retorica della bella immagine che può fare al massimo piacere al progettista e al committente dell’edificio fotografato. Scorci bizzarri, angoli “sbagliati” di ripresa, diaframmi visivi talvolta imponenti stanno solo a sottolineare che queste immagini, questi sguardi d’amore per la città e i suoi elementi, sono rubati - come i baci alle donne di Antoine Doinel/François Truffaut. Sguardi rubati all’architettura, lanciati da lontano con occhi pietosamente romantici, come quelli di chi ama verso il treno ormai distante che per sempre porta via l’amato. Stefano Casciani


Stolen glances

Matteo Cirenei’s view on architecture, on the city, on the world that surrounds us, is that of a connoisseur: not in the sense of an amateur, of a improviser of the nowadays easy photographic means. His vision is that of someone who loves the subject of his own vision, sometimes not even returned: a subject which, as the love subject told by Barthes, in turn loves to turn away from the vision of the beloved one, to extend the indescribable torture of the waiting period but also – with cruel naivety – the senseless passion. The city and architecture, beyond the media schemes, don’t like to unveil themselves easily: especially European cities – Milan, for example, which Cirenei constantly keeps under his lenses’ – are born, grow and die into spaces getting more and more narrow and exploited. So the artist’s skill lies here in the capacity to seize the object secretly, without involvement, without the cultural intervention you would expect from an architect (which Cirenei is), without the rhetoric of the beautiful image which can please the designer and the client of the photographed building. Bizarre perspectives, “wrong” shooting angles, visual diaphragms, sometimes impressive, are there just to underline that these images, these love glances for the city and its elements are stolen – like the kisses from the women of Antoine Doinel/François Truffaut. Glances stolen from architecture, launched from far off with compassionate eyes, like those of someone who loves towards the distant train which take the beloved one away for good. Stefano Casciani


Armen Casnati


Helsingør Kronborg Castle, 1998 stampa True Black Fine-Art Giclée a carboncino, cm 100 x 100

© Armen Casnati



Parigi attraverso Montparnasse, 1997 stampa True Black Fine-Art GiclĂŠe a carboncino, cm 100 x 100

Š Armen Casnati



The Flatiron Building between the lines, 1998 stampa True Black Fine-Art GiclĂŠe a carboncino, cm 100 x 100

Š Armen Casnati



The Eldorado, 1998 stampa True Black Fine-Art Giclée a carboncino, cm 100 x 100

© Armen Casnati



Casatenovo, 1997 stampa True Black Fine-Art Giclée a carboncino, cm 50 x 50

© Armen Casnati



Al di qua del mare Santa Margherita, 1997 stampa True Black Fine-Art Giclée a carboncino, cm 50 x 50

© Armen Casnati



From Belvedere castle to Delacorte theatre, 1998 stampa True Black Fine-Art GiclĂŠe a carboncino, cm 50 x 50

Š Armen Casnati



The Jaqueline Kennedy Onassis Reservoir between 5th ave and Central Park West, 1998 stampa True Black Fine-Art Giclée a carboncino, cm 50 x 50

© Armen Casnati



Zizernavank behind the gate, 1999 stampa True Black Fine-Art GiclĂŠe a carboncino, cm 50 x 50

Š Armen Casnati



København, 1998 stampa True Black Fine-Art Giclée a carboncino, cm 50 x 50

© Armen Casnati




Matteo Cirenei


#08060414, Grattacielo Pirelli, Milano, 2008 stampa True Black Fine-Art GiclĂŠe a carboncino, cm 100 x 100

Š Matteo Cirenei



#08070113, Complesso edilizio per uffici ed abitazioni, Milano, 2008 stampa True Black Fine-Art GiclĂŠe a carboncino, cm 100 x 100

Š Matteo Cirenei



#06100211, Edificio in via Valtellina, Milano, 2006 stampa True Black Fine-Art GiclĂŠe a carboncino, cm 100 x 100

Š Matteo Cirenei



#99060812, Grattacielo Pirelli, Milano, 1999 stampa True Black Fine-Art GiclĂŠe a carboncino, cm 100 x 100

Š Matteo Cirenei



#92120201, Palazzo della Civiltà Italiana, Roma, 1992 stampa True Black Fine-Art Giclée a carboncino, cm 50 x 50

© Matteo Cirenei



#97020110, Torre Velasca, Milano, 1997 stampa True Black Fine-Art Giclée a carboncino, cm 50 x 50

© Matteo Cirenei



#03030208, Edificio in via Ripamonti, Milano, 2003 stampa True Black Fine-Art GiclĂŠe a carboncino, cm 50 x 50

Š Matteo Cirenei



#09020604, Edificio in via Valtellina, Milano, 2009 stampa True Black Fine-Art GiclĂŠe a carboncino, cm 50 x 50

Š Matteo Cirenei



#00070103, Università degli Studi Milano - Bicocca, Milano, 2000 stampa True Black Fine-Art Giclée a carboncino, cm 50 x 50

© Matteo Cirenei



#08030408, Nuova sede dell'Università Bocconi, Milano, 2008 stampa True Black Fine-Art Giclée a carboncino, cm 50 x 50

© Matteo Cirenei



Armen Casnati (03-02-1968)

Professionista della Fotografia del Design e della Moda, svolge interventi nel campo della fotografia d’autore. Specializzato nella fotografia di still - life di moda e gioielli. Lavora per Vanity Fair, Vogue Gioiello, Io Donna, Gabel, Officine Panerai, Golf House. Professional photographer for the Fashion and Design fields, Armen works in the field of artistic photography, specialising in fashion and jewellery still-life photography. He works for Vanity Fair, Vogue Gioiello, Io Donna, Gabel, Officine Panerai, Golf House.

Fotografia d’autore / Artistic photography: 2008 Personale "Haiasdan", spazio mostre "Guido Nardi" Facoltà di Architettura Politecnico di Milano;Personal “Haiasdan”, “Guido Nardi” exhibitions space, Faculty of Architecture, Milan Polytechnic; 2005 Monografia del Centro Culturale di Milano sul tema Armenia; Milan’s Culture Centre Monograph on Armenia; 1998 Premio Afip per la fotografia di ricerca. Nomination nella categoria di paesaggio; Afip Award for research photography. Nomination in the landscape section; 1997 Partecipazione a "Moda & Gioielli uniti nella lotta all'Aids". Esposizione Palazzo dell'Arte Triennale di Milano. Catalogo Leonardo Arte. Participation to “Fashion & Jewellery together in the fight against Aids”. Exhibition at Milan’s Triennale Art Palace. Leonardo Art Catalogue. 1996 Realizzazione immagini per la mostra "Roberto Sambonet Art, graphics and design”, Istituto Italiano di Cultura, Washington, U.S.A. Photographs for the “Roberto Sambonet Art, graphics and design” exhibition, Italian Institute for Culture, Washington, U.S.A. 1993 Realizzazione immagini per il libro "Mario Ridolfi" collana "gli architetti" Ed. Laterza.Photographs for the book “Mario Ridolfi” , series “the architects” Ed. Laterza.

www.armencasnati.com


Matteo Cirenei (01-11-1965)

Matteo Cirenei nasce a Schio nel 1965, vive dal 1967 a Milano, sua città adottiva. Laureatosi in architettura al Politecnico di Milano, collabora con riviste di architettura, arte e design quali Domus, Interni, Ville Giardini e con importanti aziende di moda e arredamento. Matteo Cirenei was born in Schio in 1965 and lives in Milan, his city of adoption, since 1967. He graduated in Architecture at Milan's Polytechnic and collaborates with several architecture and art & design publications including Domus, Interni, Ville Giardini and with major fashion and furniture companies.

Esposizioni / Exhibitions: p 2008- “2 edifici milanesi Anni ’50 a confronto” Showroom Galli & Orizzonti, 2009 Parigi. p 2008 “Milano, geometrie d’autore in bianco e nero” Showroom Bredaquaranta, Sesto S. Giovanni. p 2007 (insieme a F38F) “ Milano, Milano ” Galleria Scoglio di Quarto, Milano. p 2007 “L’Arte italiana del vivere” Showroom Galli & Orizzonti, Parigi. c 2007 “Pittura vs Fotografia. Coppie di artisti allo specchio” Wannabee Gallery, Milano. c 2007 “La Città nell’arte” Wannabee Gallery Milano. c 2002 “Per parlare di pace non bastano le parole” Galleria L’Affiche, Milano. 2001 Premio internazionale d’arte “Ermanno Casoli”: terzo classificato, Serra San Quirico. p 2001 in occasione del Salone del Mobile presso il locale “le Biciclette”, Milano. c 1998 “21 x 21 x 21” casa di produzione Cinematografica Mercurio, Milano e Roma. c 1997 Galleria Hands di New York, con Maria Mulas e altri sette artisti italiani, Milano e New York.

www.matteocirenei.eu


24 settembre - 24 dicembre 2009 showroom Minotti Cucine extrahenrytimi Piazza Diaz, 5 20123 Milano

Opere stampate da Spazio 81 Progetto grafico: Matteo Cirenei Traduzioni: Lara Trombetta

Catalogo stampato da Bramani Srl Via Villoresi, 19/2 20143 Milano Tel. 02 8321226 Fax 02 8360085 info@bramani.biz www.bramani.biz

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