Microeconomia - Quinta edizione - Capitolo 1

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Capitolo 1

L’economia di mercato “Come bisogna mandare avanti oggi l’azienda? Ma come per l’appunto fa Michail Petrovic: o darla a mezzadria oppure affittarla ai contadini; questo si può, solo che in questa maniera si distrugge la ricchezza generale dello Stato. Dove la terra da me rendeva nove con il lavoro dei servi della gleba e una buona amministrazione, a mezzadria rende tre. L’emancipazione ha rovinato la Russia!” Lev Nikolaevicˇ Tolstoj, Anna Karenina

Obiettivi • • • •

Scoprire qual è l’ambito di studio dell’economia. Conoscere la differenza fra microeconomia e macroeconomia. Definire il concetto di scarsità e la sua importanza economica. Sapere che cos’è un modello economico e riconoscere la sua importanza per la comprensione dei problemi economici. • Conoscere la differenza fra analisi positiva e normativa. • Analizzare il meccanismo di mercato e il suo funzionamento.

L’economia politica spiega il risultato delle azioni degli individui o di altri soggetti economici, all’interno di un contesto istituzionale. Tuttavia, lo stesso contesto istituzionale è il risultato di azioni individuali, sia che si tratti di norme giuridiche derivanti dal processo democratico di azione parlamentare, anche attraverso l’azione organizzata degli individui in soggetti collettivi (per esempio partiti politici, movimenti di opinione, gruppi di interesse organizzati), sia che si tratti di organizzazione di fatto di comportamenti e consuetudini. L’istituzione fondamentale del nostro studio è il mercato. Nel mercato si esplicano le azioni individuali delle persone e delle imprese, così come l’azione organizzata degli individui in soggetti collettivi. Le azioni che hanno rilevanza dal punto di vista economico possono scaturire da impulsi del momento, da una riflessione individuale meditata per lungo tempo, da interventi mediati da organizzazioni di diritto oppure di fatto e ancora da consuetudini di carattere sociale. Alla base di tutte queste azioni vi sono delle motivazioni e alla base delle motivazioni dei comportamenti vi sono gli incentivi; noi studieremo il modo in cui gli individui rispondono agli incentivi, cioè a un sistema che in qualche modo distribuisce


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premi o punizioni. Occorre però studiare un altro importantissimo problema: come si coordinano le azioni di diversi individui. In altri termini, dobbiamo analizzare la compatibilità fra le azioni in qualche modo desiderate dagli individui. Pensate ai desideri di una coppia in un giorno di festa: lui vuole andare allo stadio a vedere la partita, mentre lei vuole andare a teatro per assistere a uno spettacolo di balletto classico. Come possiamo descrivere il vantaggio atteso da ciascuno? In quali casi decideranno un programma comune? In quali condizioni decideranno di separarsi? Non daremo la risposta subito in queste prime pagine introduttive: la risposta emergerà dallo studio complessivo dei principi dell’economia politica. A questo stadio possiamo però avanzare un’osservazione storica: le economie di mercato occidentali sono il modello attuale di successo, mentre la storia recente ha dimostrato il fallimento delle economie pianificate. Perché? In Unione Sovietica, prima del 1989, capitava di osservare nelle cucine delle case il fornello del gas sempre acceso. Per capire questo comportamento occorre chiedersi per quale motivo la tipica massaia non spegneva il fornello dopo averlo utilizzato per bollire l’acqua. La risposta è che i consumatori sovietici non davano grande valore al gas, in quanto il suo prezzo era esageratamente basso per ragioni sociali. Dunque, a quelle condizioni, perché avrebbero dovuto preoccuparsi di non sprecarlo? Oggi, il prezzo del gas è più elevato, sia in Europa occidentale sia in Russia, e tutti parlano di risparmio energetico e di come conservare le fonti energetiche e non sprecarle. Capire come si coordinano fra loro i comportamenti di chi vuole usare il gas per cucinare e di chi vuole produrlo per aumentare i guadagni dell’azienda che produce gas è uno degli scopi di questo volume. Lo studio del funzionamento del mercato e l’analisi delle difficoltà dei sistemi a pianificazione centralizzata ci aiuteranno a definire l’oggetto di studio dell’economia e gli obiettivi didattici di questo volume.

1.1

Economia La disciplina che si occupa del modo in cui gli individui e le società affrontano il problema della scarsità. Microeconomia La branca dell’economia che studia il comportamento economico dei singoli operatori, come le famiglie e le imprese, e i risultati che le decisioni individuali producono complessivamente.

L’economia e la scarsità

Iniziamo lo studio dell’economia politica affrontando il problema della scarsità. Infatti tutte le risorse sono scarse, nel senso che non sono disponibili in quantità sufficiente per soddisfare tutti i bisogni di tutti gli individui. Per “risorse” non intendiamo solo le risorse naturali (come il petrolio, gli alberi, la terra e l’acqua), ma anche le risorse umane (il lavoro) e le risorse di capitale (le fabbriche e i macchinari). L’importante conseguenza di questa condizione di scarsità è che gli individui e le società si trovano a dover scegliere in un insieme limitato di possibilità. La scelta in quantità maggiore di un bene (per esempio il pane) comporta necessariamente la rinuncia a una certa quantità di un altro bene. Il problema della scarsità esiste in tutte le economie, sia dei Paesi sviluppati sia dei Paesi arretrati, tutte le società devono compiere scelte nel momento in cui decidono come utilizzare le risorse scarse che hanno a disposizione. La differenza sta nel modo in cui maturano queste decisioni. L’economia si occupa del modo in cui gli individui e le società cercano di risolvere il problema della scarsità. Questo è un libro di microeconomia, la branca dell’economia che ha per oggetto il comportamento economico dei singoli operatori. Il prefisso “micro” può trarre in inganno; è vero, infatti, che gli studiosi di microeconomia passano molto tempo ad analizzare il comportamento di operatori economici relativamente piccoli (come le singole famiglie o le imprese), ma alla fine il risultato dell’analisi è la comprensione del quadro d’insieme, cioè del modo in cui le singole decisioni interagiscono tra loro, e dei risultati che producono


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per la collettività. Tuttavia, vi sono altre importanti questioni che sono oggetto di studio della macroeconomia, la branca dell’economia che studia il funzionamento del sistema economico nel suo complesso, dedicando meno attenzione alle attività dei singoli operatori. La macroeconomia si occupa in modo sistematico delle variazioni del livello dei prezzi e delle variazioni del livello di occupazione nel corso del tempo, nell’ambito di un sistema economico, cioè dei cosiddetti cicli economici.

1.1.1

Le tre domande

A causa della scarsità, ogni società si trova a dover rispondere a tre domande.

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Macroeconomia La branca dell’economia che si occupa del funzionamento del sistema economico nel suo complesso, con particolare riferimento all’inflazione, alla disoccupazione e ai cicli economici.

1. Che cosa si deve produrre? Come già sottolineato, la presenza di scarsità implica la necessità di ridurre la produzione di un bene per ottenerne un altro in quantità maggiore. Quindi ogni governo deve scegliere la quantità di pane, di compact disc, di missili e di qualunque altro bene intenda produrre. Questo ragionamento introduce un concetto economico fondamentale: il concetto di costo-opportunità. Aumentando la produzione del bene X, si consumano risorse che potevano essere impiegate in beni alternativi. Il costo-opportunità di qualcosa è il valore della migliore alternativa a cui si rinuncia per averlo. Questo perché il vero costo di una cosa per l’individuo non è ciò che paga in termini monetari, ma ciò a cui deve rinunciare pur di avere quella cosa. Il presidente americano Eisenhower nelle affermazioni che seguono, a proposito del vero prezzo della difesa nazionale, dimostrò di aver compreso a fondo il concetto di costo-opportunità: “Ogni fucile che viene fabbricato, ogni nave da guerra che viene varata, ogni missile che viene lanciato rappresenta, in fin dei conti, un furto a danno di chi ha fame e non è nutrito o di chi ha freddo e non è vestito. Questo mondo che si arma non spende semplicemente del denaro; spende la forza dei suoi lavoratori, il genio dei suoi scienziati, le speranze dei suoi figli” (Ambrose 1984, 95).

Il concetto di costo-opportunità è valido per il singolo individuo, oltre che per la collettività. Un contadino cinese di nome Xiong Qiangyun raccontò con orgoglio a un giornalista che suo figlio frequentava l’università: “Ci sono voluti molti soldi; così ci siamo dovuti costruire una casa modesta e non abbiamo potuto comprare il televisore. Ma mio figlio sta facendo l’università” (Kristof 1991, 15). Il costo-opportunità dell’istruzione del figlio del signor Qiangyun è rappresentato dai beni di consumo durevoli ai quali il resto della famiglia ha dovuto rinunciare. Ma pensate a voi stessi: quanto vi costa stare qui all’università? Se avete rinunciato a un impiego facile e poco pagato, quello è il costo opportunità di studiare. E lo avete confrontato con la prospettiva di una carriera più remunerativa dopo la laurea. Ma se pensate di essere bravi come Gianluigi Buffon, allora rinunciare a giocare a calcio per iscriversi all’università potrà avere un costo opportunità molto, molto più alto!

2. Come si deve produrre? La favola dei tre porcellini ci dice che una casa può essere fatta di paglia, di o di mattoni. Questo punto è molto importante: una volta deciso che cosa si produrre, resta da decidere come produrlo. È meglio costruire le case di oppure è preferibile usare i mattoni, in modo da poter impiegare il legno

legno vuole legno come

Costo-opportunità di X Il valore della migliore alternativa a cui si rinuncia per avere X.


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combustibile? Forse bisognerebbe usare la paglia per costruire le case, ma in questo modo ne rimarrebbe poca da dare al bestiame. Dal momento che tutte le risorse sono scarse, la società deve scegliere quali fra queste risorse destinare alla produzione dei diversi beni.

Allocazione delle risorse Il modo in cui le risorse che la società ha a disposizione sono impiegate nei vari beni e servizi, dalle aziende che producono quei beni e quei servizi, e ripartite tra gli individui che compongono quella comunità. Sistema di mercato Tipo di organizzazione economica in cui l’allocazione delle risorse dipende perlopiù dalle decisioni maturate autonomamente dai consumatori e dai produttori.

3. A chi deve andare il prodotto? Sempre a causa della scarsità, nessuno può ottenere tutto ciò che vorrebbe. Ogni società deve mettere a punto un meccanismo di qualche genere, per distribuire il prodotto fra gli individui che la compongono. È naturale, poi, che l’equità di questo meccanismo di ripartizione sia puntualmente messa in discussione in ogni comunità. Per indicare il modo in cui una qualsiasi comunità risponde a queste tre domande si parla di allocazione delle risorse, intendendo con questo l’impiego delle risorse di cui la società dispone nei diversi beni e servizi (da parte delle varie aziende che producono quei beni e servizi) e la distribuzione presso gli individui che formano la società. Sebbene spetti a ogni comunità, indistintamente, decidere come allocare le risorse di cui dispone, vi sono notevoli differenze relative alle modalità di decisione. Nei sistemi economici come gli Stati Uniti e l’Italia, e la maggior parte degli Stati europei, si fondano su un sistema di mercato, dove l’allocazione delle risorse dipende dalle decisioni autonome dei consumatori e dei produttori, senza che vi sia alcun coordinamento da parte dell’autorità centrale. Al contrario, nelle economie basate sulla pianificazione centralizzata queste decisioni sono assunte dagli enti governativi. Poiché il sistema di mercato è il principale meccanismo su cui si fonda l’allocazione delle risorse nelle società occidentali, in questa sede ci soffermeremo in prevalenza su di esso. Il nostro obiettivo è quello di comprendere il funzionamento dei mercati e di stabilire, da qui, i criteri per valutare i risultati da essi prodotti.

Esercizio 1.1

LA SOLUZIONE È DISPONIBILE SUL SITO WEB

Commentate la seguente affermazione: “L’Arabia Saudita può estrarre tutto il petrolio di cui ha bisogno, di conseguenza il consumo di petrolio in questo Paese è gratuito”.

1.1.2

Il metodo dell’analisi marginale

Il metodo dell’analisi marginale è un punto difficile per lo studente che inizia lo studio della microeconomia. L’analisi marginale non prende in considerazione affermazioni del tipo: “devo compiere tutta l’azione x”; ma bensì: “devo compiere un’ulteriore azione in direzione di x”. In pratica, con questo metodo, l’azione “acquisto di 1 kg di pane” viene suddivisa in una sequenza di micro-azioni del tipo “acquisto il primo grammo di pane” e subito valuto il beneficio. Ho ancora fame? Allora “acquisto un altro grammo di pane”. E così via. Definiamo “costo marginale” il costo dell’ultima quantità considerata e “beneficio marginale” il beneficio dell’ultima quantità considerata. Per capire intuitivamente il concetto di azione “marginale”, cioè aggiuntiva, poniamoci questa prima domanda: il beneficio del primo grammo di pane sarà superiore o inferiore a quello del secondo


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grammo? La risposta di buon senso è che sarà superiore, perché, prima o poi, si raggiunge una condizione di sazietà. Dunque il beneficio marginale tende a diminuire con l’abbondanza della disponibilità. Successivamente chiediamoci: il costo del primo grammo di pane sarà superiore o inferiore a quello del secondo grammo? La risposta di buon senso è che sarà inferiore, perché, prima o poi, lo sforzo di procurarsi quantità sempre più grandi diventa sempre più difficile. Dunque il costo marginale tende ad aumentare con la quantità. Quindi, il confronto globale fra costo e beneficio di un’azione x (e la relativa conclusione: prendo la decisione in favore di x se il beneficio è maggiore del costo) viene trasformato in un confronto locale, fra l’ulteriore beneficio di proseguire l’azione e il suo ulteriore costo. Ovviamente, se il costo marginale è superiore al beneficio marginale significa che vi è un “eccesso” di azione x (ho comprato troppo pane che infatti avanza e si spreca, rispetto alle necessità del momento). Al contrario, se il costo marginale è inferiore al beneficio marginale, si presenta un “difetto” di azione x (vorrei comprare ancora pane che, infatti, manca). In conclusione, l’unica situazione in cui si annulla l’eccesso o il difetto è quella in cui costo marginale e beneficio marginale sono uguali. Possiamo formalizzare questo ragionamento in termini matematici. Siano MB e MC, rispettivamente, il beneficio marginale e il costo marginale dell’azione x. Abbiamo mostrato che conviene proseguire l’azione x fino al punto in cui il beneficio marginale sia pari al costo marginale. Questo concetto può essere espresso in termini matematici come MB = MC Con questa equazione matematica esprimiamo sinteticamente la condizione di annullamento dell’eccesso o del difetto di azione, rispetto agli obiettivi del nostro individuo.

1.2

I modelli economici

L’obiettivo proposto appare davvero molto arduo. In un qualsiasi sistema economico di grandi dimensioni esistono milioni di prodotti, di consumatori e di imprese; in un sistema di mercato tutti i consumatori e le imprese prendono decisioni: dovremmo perciò capire in che modo vengano prese queste decisioni e quali risultati producano. Come possiamo sperare di venire a capo di tanta complessità? La risposta è che non ci proveremo nemmeno. Cercheremo, infatti, di capire come funzionano i sistemi economici mediante modelli, vale a dire descrizioni di fenomeni che fanno astrazione dai dettagli del mondo reale. “Astrarre” dai dettagli significa trascurare tutti i particolari che non siano indispensabili per la comprensione del fenomeno in esame; in questo modo è possibile concentrarsi sugli elementi davvero pertinenti. Un esempio classico di modello è dato da una carta stradale: volendo raggiungere in macchina Roma partendo da Milano, ciò di cui abbiamo bisogno non è una rappresentazione perfettamente “realistica” del territorio, che indichi la posizione di ogni strada, di ogni casa e di ogni collinetta; una carta geografica di questo tipo sarebbe talmente complicata da risultare inutile. Ci serve, invece, una carta stradale o un navigatore che trascuri la maggior parte delle caratteristiche del territorio e che indichi solo le strade principali e i punti in cui si intersecano.

Modello Descrizione semplificata di un fenomeno economico, spesso basata su equazioni e/o su grafici.


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1.2.1

A cosa servono i modelli

I modelli economici sono fondamentali per comprendere il funzionamento del sistema economico. A che cosa servono esattamente? Hanno almeno tre finalità: spiegare perché è accaduto un fenomeno economico, prevedere che cosa accadrà, aiutare i soggetti economici come strumento di guida alle decisioni. Un modello economico deve possedere alcuni pregi: semplicità, generalizzabilità, robustezza. La semplicità del modello si raggiunge eliminando fattori ed elementi che hanno scarsa o remota influenza e attinenza con il problema studiato; la generalizzabilità del modello si può verificare sperimentando lo stesso modello in diverse situazioni di spazio e tempo; la robustezza del modello si ottiene evitando che modifiche (ragionevoli) nell’impianto teorico possano causare la distruzione delle conclusioni del modello stesso. Alcuni difetti dei modelli sono ineliminabili. 1. In un modello economico è sempre difficile poter effettuare la falsificabilità delle conclusioni, mancando la possibilità di una verifica di laboratorio. 2. In un modello economico esiste una dimensione storica dell’oggetto di studio, giacché i comportamenti studiati tendono a mutare secondo l’esperienza, così da non ripetere gli errori del passato (non così l’orbita di un pianeta, che non muta consapevolmente la traiettoria per evitare la collisione con un asteroide…). 3. In un modello economico il soggetto osservante (lo studioso) è sempre parte del sistema economico-sociale che vuole studiare e questo influenza i suoi giudizi di valore. La costruzione di modelli non è un metodo usato solo in economia, ma è un metodo tipico anche delle scienze naturali. L’autorevole studioso di fisica teorica Stephen Hawking (1988, 11) ha affermato: “Una teoria si può definire buona a patto che soddisfi due esigenze. Deve descrivere in modo preciso un’ampia classe di fenomeni, mediante un modello contenente solo pochi elementi arbitrari, e deve consentire di prevedere esattamente i risultati delle osservazioni future. Il mondo fisico, così come un sistema economico, è troppo complicato perché lo si possa studiare senza far ricorso a modelli”. web site

1.2.2 Analisi positiva Produce affermazioni descrittive, che evidenziano relazioni di causa-effetto.

Un modello sulla durata dell’istruzione

Analisi economica positiva e normativa

Useremo i modelli come strumenti di analisi, sia positiva sia normativa. L’analisi positiva mira a evidenziare relazioni di causa-effetto. Per esempio, un’affermazione positiva è la seguente: “Se il governo statunitense riduce i sussidi a favore degli studenti appartenenti a famiglie del ceto medio, una percentuale minore di essi andrà all’università”. Si noti che un’affermazione positiva dovrebbe poter essere confermata o smentita sulla base di quanto avviene nel mondo reale. Nel caso specifico, bisognerebbe verificare se il numero di studenti appartenenti al ceto medio iscritti all’università è effettivamente diminuito dopo la riduzione dei sussidi.1 Le affermazioni positive non

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Questo compito può risultare difficile, perché bisognerebbe considerare ogni altro fattore che potrebbe aver subito variazioni nello stesso periodo in cui sono mutati i sussidi. Per dettagli sui sussidi si veda Congressional Budget Office (1991).


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esprimono giudizi sul fenomeno sotto esame; si propongono semplicemente di descrivere la realtà. Al contrario, l’analisi normativa produce affermazioni che contengono giudizi di valore. L’asserzione “l’università dovrebbe essere gratuita per tutti coloro che la vogliono frequentare” è normativa. Non la si può confermare in base ai dati del mondo reale; verrà considerata giusta o meno a seconda dei principi etici individuali. Mantenere separate le affermazioni positive da quelle normative non è sempre facile, ma bisognerebbe fare del proprio meglio per riuscirci. Le nostre teorie su com’è il mondo non dovrebbero essere influenzate dalle nostre opinioni su come dovrebbe essere. Esistono importanti legami tra l’analisi positiva e quella normativa. Innanzi tutto le opinioni di carattere normativo influiscono molto sull’oggetto della nostra analisi positiva. Per esempio, gli economisti dedicano molto più tempo allo studio del mercato del lavoro di quanto non ne dedichino allo studio del mercato delle melanzane. Ciò rispecchia l’opinione che le persone sono importanti, per cui bisogna cercare di comprendere le forze che determinano il loro reddito. In secondo luogo, i risultati dell’analisi positiva aiutano a capire qual è il modo migliore per realizzare i propri obiettivi di carattere normativo. Per esempio, la convinzione normativa che la collettività dovrebbe farsi carico dei poveri di per sé non dice nulla riguardo ai sistemi da adottare per raggiungere quest’obiettivo: è preferibile fissare un salario minimo, erogare sussidi o introdurre un’imposta progressiva sul reddito? Solo un’approfondita analisi positiva delle diverse soluzioni può fornire una risposta. Se il vostro interesse per l’economia nasce dal desiderio di migliorare in qualche modo il sistema attuale, è un’ottima cosa; tenete tuttavia ben presente che, come primo passo, è indispensabile capire come funziona tale sistema.

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Analisi normativa Produce affermazioni contenenti giudizi di valore.

1.3 Introduzione al funzionamento del sistema di mercato Con la costruzione di modelli, l’economia cerca di capire come i diversi elementi che costituiscono l’economia di mercato possano interagire fra loro.

1.3.1

Il concetto di mercato

Abbiamo parlato di mercato, di economia di mercato, di sistema di mercato ed è ora il momento di dare una definizione compiuta del concetto di mercato in economia. Partiamo dal mercato che conosciamo nelle piazze di paese: un luogo dove sulle bancarelle è esposta la merce e intorno si affollano i compratori mentre i venditori gridano le meraviglie e i prezzi dei loro prodotti. Ebbene, estendendo questa immagine più in generale, in economia il mercato è definito come l’insieme di tutti gli acquirenti e tutti i venditori che sono in grado di interagire fra loro per definire il prezzo di un determinato prodotto e che a quel prezzo si scambiano una quantità di quel prodotto. Dunque, il mercato non è necessariamente un luogo fisico. Il mercato del pesce è ben localizzato in città, ma anche la rete di computer dove alcuni specialisti nelle contrattazioni finanziarie si scambiano sofisticati titoli e obbligazioni è un mercato. Osservate che l’elemento cruciale di questa definizione è la possibilità di interazione fra due categorie di soggetti economici: ci sono gli acquirenti che hanno le loro motivazioni per voler comprare e i venditori che hanno le loro motivazioni per voler vendere. Nel mercato queste intenzioni si incontrano e danno luogo a una contrattazione e a un risultato finale: a un certo prezzo, una certa quantità di prodotto passa di mano dal venditore all’acquirente.

Mercato L’insieme di tutti gli acquirenti e tutti i venditori che sono in grado di interagire fra loro per definire il prezzo di un determinato prodotto e che a quel prezzo si scambiano una quantità di quel prodotto.


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Nella realtà economica, il concetto di acquirente e venditore non si riferisce sempre alle stesse persone. Gli stessi individui possono trovarsi talvolta nella condizione di venditore e talvolta di acquirente. Studieremo il caso importante del lavoratore che consideriamo venditore nel mercato del lavoro (da cui ottiene un reddito) e acquirente nei mercati dei beni e servizi (dove, appunto può spendere parte di questo reddito). Ma anche una famiglia può acquistare una casa oppure può vendere una casa nel mercato immobiliare.

1.3.2 Il modello del flusso circolare

Modello del flusso circolare Rappresentazione dei legami che intercorrono tra il settore delle famiglie e quello delle imprese; rivela l’esistenza di un flusso fisico di beni, servizi e risorse produttive tra i due settori e di un flusso monetario, che si muove in direzione opposta ed è formato dal denaro speso per l’acquisto di beni di consumo e fattori produttivi.

Per semplificare l’analisi, immaginiamo che il sistema economico sia composto da due settori che si comportano sia come acquirenti, sia come venditori nel mercato: le famiglie e le imprese. Le famiglie2 possiedono diversi tipi di risorse produttive, quali lavoro, capitale e terra. Le imprese usano queste risorse come input per la produzione di beni e servizi (gli input vengono anche chiamati fattori produttivi). Le famiglie acquistano beni e servizi dalle imprese. Ma le famiglie come ottengono il denaro necessario per comprare beni e servizi? Esse ricevono un reddito in cambio delle risorse produttive che forniscono alle imprese. Possiamo quindi affermare che l’attività economica ha un andamento circolare: il denaro che le famiglie spendono per l’acquisto di beni e servizi torna poi nelle loro mani sotto forma di reddito, in cambio degli input che vendono alle imprese. Questo concetto è sintetizzato nel modello del flusso circolare, riprodotto nella Figura 1.1. Il modello consiste di due cerchi concentrici: il cerchio più interno rappresenta il flusso fisico di beni, servizi e fattori produttivi; il cerchio più esterno rappresenta il flusso monetario, costituito dal denaro speso dalle famiglie per acquistare beni e servizi e dalle imprese per comprare risorse. Notate che i due flussi si muovono in direzione opposta. Quando le famiglie vendono il loro lavoro alle imprese, ciò dà luogo a un flusso di lavoro verso il settore imprese e a un flusso di reddito, sotto forma di salari, verso il settore famiglie. Analogamente, quando le imprese vendono beni e servizi alle famiglie, si ha un flusso di beni che va verso il settore famiglie e un flusso di denaro che va verso il settore imprese. Il modello indica che i mercati, in qualche modo, regolano i flussi tra i due settori. Le famiglie e le imprese “si incontrano” nei mercati dei prodotti e così si stabilisce quali beni produrre. Famiglie e imprese “si incontrano” anche nei mercati dei fattori e in questo modo si decide come si produrranno i beni (cioè quali fattori verranno utilizzati). Inoltre, nei mercati dei fattori si stabilisce quanto reddito percepiranno le famiglie e quindi si contribuisce a determinare anche chi otterà i beni e servizi prodotti. Si può dunque concludere che il modello del flusso circolare indica come un’economia di mercato risponda alle tre domande fondamentali, che sono una conseguenza inevitabile della scarsità. Il modello del flusso circolare riassume tutto ciò che avviene in un’economia di mercato? La risposta è sicuramente no, per almeno tre ragioni. 1. Il modello riunisce tutte le imprese in un unico settore, quindi non tiene conto delle transazioni che avvengono tra imprese: per esempio, le aziende agricole vendono la panna ai produttori di gelato, le imprese produttrici di alluminio vendono questo metallo alle aziende che fabbricano biciclette ecc.

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Per comodità, useremo indifferentemente i termini famiglia e individuo, supponendo che una famiglia composta da più persone si comporti come un singolo individuo al momento di assumere una decisione.


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MERCATI DEI FATTORI

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FIGURA 1.1 Il modello del flusso circolare Il modello del flusso circolare del reddito indica che l’attività economica ha un andamento circolare. Il cerchio interno rappresenta il flusso di beni, servizi e risorse produttive attraverso il sistema: le imprese offrono i beni e i servizi richiesti dalle famiglie, le famiglie offrono gli input richiesti dalle imprese. Il cerchio più esterno rappresenta il flusso monetario: le famiglie spendono denaro per acquistare beni e servizi, e in questo modo procurano entrate alle imprese; tali entrate tornano poi alle famiglie come compenso per le risorse produttive fornite alle imprese.

2. Il modello presuppone che tutte le attività produttive si svolgano nell’ambito del settore imprese, mentre ve ne sono alcune che hanno luogo all’interno delle famiglie. Per esempio, le famiglie producono servizi domestici, usando come input il loro stesso lavoro e una certa quantità di capitale, sotto forma di macchine come aspirapolvere e ferri da stiro. 3. Forse ancora più importante è il fatto che il modello del flusso circolare qui descritto non prende in considerazione una delle forze fondamentali dell’economia: il settore pubblico. Anche nei sistemi economici capitalistici il settore pubblico svolge un ruolo importantissimo; basti pensare che negli Stati Uniti il gettito fiscale è pari al 30% del prodotto totale, in Canada al 35%, nei Paesi Europei si avvicina alla metà. Un sistema di mercato complesso non potrebbe esistere se non ci fosse il settore pubblico. Perché? Le transazioni commerciali sono fondamentalmente costituite da scambi: voi date a un’altra persona qualcosa che possedete (come il vostro lavoro) in cambio di qualcosa che questa persona possiede. Un sistema simile non può funzionare in mancanza di un’autorità al di sopra delle parti, la quale definisca e protegga i diritti di proprietà. Altrimenti, non appena concluso lo scambio, la controparte potrebbe sottrarvi ciò che vi ha venduto. Quindi, per il buon funzionamento di un sistema di mercato, è indispensabile l’esistenza di un settore pubblico che assicuri l’ordine pubblico, emani leggi e le faccia rispettare. Abbiamo visto, dunque, che il modello del flusso circolare trascura aspetti importanti della realtà; ciò significa forse che non è un buon modello? Dal discorso fatto in precedenza emerge che, se il modello aiuta a comprendere il fenomeno che interessa, non importa se si astrae da altri elementi. Tenuto conto di ciò, si può concludere che il modello del flusso circolare è uno strumento valido: è una semplificazione del mondo reale, ma una semplificazione utile, perché fa luce sulle relazioni che interessano.


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Capitolo 1

Il modello del flusso circolare è lo schema in base al quale è stato organizzato questo libro. Nella Parte 1 ci occuperemo del settore famiglie. Vedremo come le famiglie prendono le loro decisioni, sia riguardo al consumo di beni e servizi sia riguardo alla vendita di input alle imprese. Nella Parte 2 osserveremo le imprese, sia come venditrici di beni e servizi sia come utilizzatrici di risorse produttive. Nelle Parti 3 e 4 parleremo dei mercati, le istituzioni che mettono in contatto famiglie e imprese. Esamineremo diversi tipi di mercato, cercando di capirne il funzionamento e valutando i risultati prodotti. Infine, nella Parte 5 estenderemo l’analisi ad alcune situazioni particolari nelle quali i mercati non riescono a funzionare correttamente.

1.3.3

Il modello della domanda e dell’offerta

Dalla discussione sul modello del flusso circolare non è emerso molto sul modo in cui vengono coordinate le attività delle famiglie e delle imprese. Dato che gli individui decidono ognuno per proprio conto quali beni e servizi comprare o vendere, che cosa impedisce alle aziende di produrre sciarpe gialle quando invece le famiglie vorrebbero camicie verdi? Che cosa garantisce che il numero di operai impiegati dalle imprese coinciderà con il numero di persone che vogliono svolgere quel tipo di lavoro? Come si deduce da quanto detto in precedenza a proposito delle economie pianificate, non è così scontato che le varie attività economiche risultino adeguatamente coordinate. In un sistema di mercato il coordinamento si raggiunge in modo decentrato mediante i prezzi. In che modo? Prendiamo in considerazione uno dei beni più tipici e rappresentativi, il pane. Supponiamo che il prezzo attuale del pane sia di 1,25 euro alla pagnotta; ipotizziamo inoltre che a questo prezzo i fornai producano più pane di quanto le famiglie ne vogliano consumare. In un sistema di mercato i fornai comprendono che stanno producendo troppo pane, perché lo vedono accumularsi nei loro negozi e magazzini. In effetti, c’è sovrabbondanza di pane; come conseguenza il prezzo del pane scende, supponiamo a 1,10 euro alla pagnotta. Questo calo di prezzo ha due effetti: innanzi tutto, dal momento che il pane è meno costoso, le famiglie sono disposte a comprarne più di prima; in secondo luogo, visto che il prezzo è sceso, ai fornai conviene diminuire la produzione di pane. Per entrambe le ragioni, l’eccedenza di pane si riduce. Con il tempo il prezzo diminuisce ulteriormente, fino al punto in cui la quantità di pane che la gente desidera acquistare coincide con la quantità di pane che i fornai sono disposti a produrre. Il prezzo del pane ha coordinato le attività dei produttori e dei consumatori. Più in generale, in un sistema di mercato, se si sta producendo una quantità eccessiva di un bene il suo prezzo diminuisce, se invece se ne sta producendo una quantità insufficiente il suo prezzo aumenta. Il prezzo rimane stabile solo quando si raggiunge un equilibrio fra la quantità prodotta e la quantità che i consumatori desiderano acquistare. Il modello che illustra come i prezzi guidano il comportamento sia dei produttori sia dei consumatori è chiamato modello della domanda e dell’offerta. Lo esamineremo ora più in dettaglio, servendoci anche di grafici; considereremo dapprima il lato della domanda, poi il lato dell’offerta e infine li metteremo insieme.

La domanda Quali fattori influiscono sulle decisioni delle famiglie rispetto al consumo di un certo bene? Continuando con l’esempio del pane, la metodologia consigliata per la costruzione di modelli suggerisce di stilare un elenco, quanto più possibile sintetico, di fattori che influiscono sulla quantità di pane che i consumatori desiderano acquistare in un determinato periodo di tempo.


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L’economia di mercato

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Il prezzo È verosimile che a prezzi più elevati corrisponda una minima quantità domandata. Se il pane diventa più costoso, le famiglie preferiranno consumare altri beni al suo posto, magari polenta o patate. Il concetto che prezzo e quantità domandata sono legati da una relazione inversa è noto come legge della domanda. Il reddito Le variazioni del reddito influiscono sui consumi delle famiglie. Tuttavia

non è facile prevedere gli effetti di queste variazioni sul consumo di un determinato bene. Da un lato, se i redditi aumentano i consumatori potrebbero utilizzare parte del loro reddito aggiuntivo per comprare più pane. Dall’altro, potrebbe darsi che, in seguito all’aumento dei redditi, le famiglie consumino meno pane e magari preferiscano comprare biscotti. Se in seguito a un incremento di reddito (a parità di altre condizioni) la domanda aumenta, si è di fronte a un bene normale; se invece la domanda diminuisce, si è di fronte a un bene inferiore. Supponiamo che il prezzo dei cracker aumenti; se i consumatori possono sostituire i cracker con il pane, tale variazione del prezzo dei cracker farà aumentare la quantità di pane che la gente desidera acquistare. Ora ipotizziamo che il prezzo del burro aumenti; se molte persone consumano pane e burro insieme, questa variazione di prezzo farà diminuire la quantità di pane acquistata. Beni come il pane e i cracker vengono chiamati succedanei (o sostituti), beni come il pane e il burro complementari.

Il prezzo dei beni collegati

Anche le preferenze dei consumatori per un certo bene influiscono sulla quantità che ne viene domandata. Presumibilmente le persone con problemi di linea acquistano meno pane rispetto alle persone magre. I gusti

Abbiamo appena terminato la costruzione di un modello verbale, dal quale si desume che sono molti gli elementi in grado di influire sulla domanda. Per costruire la versione grafica del modello è utile concentrarsi sulla relazione fra la quantità domandata di un bene e il suo prezzo. Supponiamo dunque di mantenere costanti il reddito, il prezzo dei beni collegati e i gusti dei consumatori; possiamo immaginare di modificare il prezzo del pane e vedere come cambia la quantità domandata, nell’ipotesi in cui gli altri fattori rilevanti non subiscano variazioni. Una scheda di domanda (o curva di domanda) indica la relazione tra il prezzo di mercato di un bene e la quantità domandata di quel bene durante un certo periodo di tempo, a parità di altre condizioni (gli economisti usano spesso l’espressione latina ceteris paribus, invece dell’equivalente “a parità di altre condizioni”). In applicazioni particolari è necessario specificare il periodo di tempo considerato, perché in genere vengono domandate quantità diverse di un bene in un giorno, in un mese, in un anno ecc. Un’ipotetica scheda di domanda relativa al pane è rappresentata graficamente dalla curva D nella Figura 1.2. Sull’asse orizzontale è indicata la quantità di pane in milioni di pagnotte, mentre sull’asse verticale è riportato il prezzo alla pagnotta. Ipotizzando un prezzo di 1,30 euro alla pagnotta, vediamo che le famiglie sono disposte a consumare 2 milioni di pagnotte; a un prezzo inferiore, per esempio 0,80 euro, sono invece disposte a consumare 5 milioni di pagnotte. La pendenza negativa della curva di domanda riflette quanto è logico aspettarsi, vale a dire che quando il prezzo è maggiore la quantità domandata è minore e viceversa. Come sottolineato in precedenza, la curva di domanda è stata tracciata ipotizzando che tutti gli altri fattori in grado d’influire sulla quantità domandata non subiscano variazioni. Ma che cosa succede se qualcuno di questi fattori varia? Poniamo che il prezzo dei cracker aumenti e che, come conseguenza, i consumatori vogliano

Scheda di domanda La relazione tra il prezzo di mercato di un bene e la quantità che ne viene domandata durante un certo periodo di tempo, a parità di altre condizioni (come, per esempio, il reddito, i gusti dei consumatori e il prezzo di altri beni). Ceteris paribus Espressione latina equivalente a “a parità di altre condizioni”. Molto spesso in economia, per poter studiare meglio il comportamento di alcune variabili, si ipotizza che tutte le altre rimangano fisse.


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Prezzo alla pagnotta (euro)

Capitolo 1

FIGURA 1.2 Una curva di domanda La curva D indica la quantità di pane che i consumatori sono disposti ad acquistare in corrispondenza di ciascun prezzo, a parità di altre condizioni. Essa è quindi la curva di domanda del pane.

1,30 1,20 1,10 1,00 0,90 0,80 0,70 D 0 2

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Milioni di pagnotte all’anno

Prezzo alla pagnotta (euro)

acquistare più pane. Nella Figura 1.3 abbiamo riportato dalla Figura 1.2 la curva D (precedente all’aumento). Ora, a causa dell’aumento di prezzo dei cracker, in corrispondenza di qualunque prezzo del pane, i consumatori desiderano acquistarne una quantità maggiore rispetto a prima. Quindi un incremento del prezzo dei cracker fa spostare verso destra ciascun punto della curva D. L’insieme dei nuovi punti è la curva D; poiché D indica la quantità che i consumatori vogliono acquistare in corrispondenza di ciascun prezzo, ceteris paribus, essa è per definizione la nuova curva di domanda. Più in generale, la variazione di qualsivoglia fattore che influisce sulla domanda di un bene (fatta eccezione per il suo prezzo) determina uno spostamento della curva di domanda. Una variazione del prezzo del bene, invece, determina uno spostamento lungo la curva di domanda, e quindi provoca una variazione della quantità domandata.

FIGURA 1.3 Lo spostamento della curva di domanda Se il prezzo dei cracker aumenta, verrà acquistata una quantità maggiore di pane. Ciò corrisponde a uno spostamento verso destra della curva di domanda del pane.

1,30 1,20 1,10 1,00 0,90

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0,80 0,70 D 0 2

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Milioni di pagnotte all’anno


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L’economia di mercato

Gli economisti hanno sviluppato alcuni termini che contribuiscono a chiarire questa distinzione. Una variazione della domanda si riferisce a uno spostamento dell’intera scheda di domanda, come nella Figura 1.3. Una variazione della quantità domandata si riferisce a un movimento lungo una data curva di domanda, come accade nella Figura 1.2 quando il prezzo del pane aumenta da 0,80 euro a 1,30 euro.

L’offerta Consideriamo ora l’altro settore coinvolto nel flusso circolare, quello delle imprese. Quali fattori determinano la quantità di un bene che le imprese offrono sul mercato durante un certo periodo di tempo? Normalmente è ragionevole supporre che più alto è il prezzo del pane, maggiore sarà la quantità che le aziende sono disposte a offrirne. Se i prezzi aumentano, è conveniente per le imprese accrescerne la produzione.

Il prezzo

I panettieri devono usare risorse per produrre il pane: lavoro, farina, impastatrici ecc. Se il prezzo degli input aumenta, in corrispondenza di ciascun prezzo sarà conveniente produrre una quantità minore di pane.

Il prezzo degli input

Il sistema di produzione Con questo termine s’intende soprattutto la tecnologia utilizzata. Se viene introdotta qualche innovazione tecnologica nel processo di produzione del pane, l’offerta di pane aumenterà.

Prezzo alla pagnotta (euro)

Come abbiamo già fatto per costruire la curva di domanda, concentriamoci sulla relazione tra quantità offerta e prezzo del bene, ipotizzando che gli altri fattori non subiscano variazioni. La scheda di offerta (o curva di offerta) indica la relazione tra il prezzo di mercato e la quantità di un bene che i produttori sono disposti a offrire durante un certo periodo di tempo, ceteris paribus. Nella Figura 1.4 la scheda di offerta del pane è rappresentata dalla curva S (dall’inglese supply). La pendenza positiva di tale curva conferma l’ipotesi che più alto è il prezzo di mercato, maggiore è la quantità offerta, ceteris paribus. Quando un qualunque fattore che influisce sull’offerta (fatta eccezione per il prezzo del bene considerato) varia, la curva di offerta si sposta. Poniamo che il prezzo della farina aumenti: a causa

S

1,30 1,20 1,10 1,00 0,90 0,80 0,70 0 2

3

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8

Milioni di pagnotte all’anno

Scheda di offerta La relazione tra il prezzo di mercato e la quantità di un bene che i produttori sono disposti a offrire durante un certo periodo di tempo, ceteris paribus.

FIGURA 1.4 Una curva di offerta S è la curva di offerta del pane; essa indica la quantità di pane che i produttori sono disposti a offrire in corrispondenza di ciascun prezzo.


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Prezzo alla pagnotta (euro)

Capitolo 1

S’ 1,30 S 1,20

FIGURA 1.5 Lo spostamento della curva di offerta Se aumenta il prezzo della farina, che viene usata come input per fare il pane, i produttori saranno disposti a offrire una quantità minore di pane in corrispondenza di ciascun prezzo. Ciò significa che la curva di offerta si sposterà verso sinistra, da S a S’.

1,10 1,00 0,90 0,80 0,70 0 2

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Milioni di pagnotte all’anno

di questo aumento, diminuisce la quantità di pane che i produttori sono disposti a offrire in corrispondenza di ciascun prezzo. Di conseguenza la curva di offerta si sposta verso sinistra; come si vede nella Figura 1.5, la nuova curva di offerta è S. Una variazione del prezzo del bene, invece, determina uno spostamento lungo la curva di offerta. Analogamente alla terminologia introdotta per le curve di domanda, una variazione dell’offerta si riferisce a uno spostamento dell’intera curva di offerta, mentre una variazione della quantità offerta si riferisce a uno spostamento lungo una data curva di offerta.

L’equilibrio

Equilibrio Una situazione che perdura perché nessuno ha motivo di modificare il suo comportamento. Nel modello della domanda e dell’offerta, l’equilibrio è rappresentato dall’uguaglianza di quantità offerta e quantità domandata, in corrispondenza di un determinato prezzo.

Le curve di domanda e di offerta consentono di rispondere a una serie di interrogativi del tipo: se il pane costasse 2 euro alla pagnotta, quanti milioni di pagnotte offrirebbero i produttori? Nessuna delle due curve, da sola, ci dice quale sarà effettivamente il prezzo di mercato né la quantità prodotta. Tuttavia, insieme, le due curve consentono di determinare il prezzo e la quantità. Nella Figura 1.6 sovrapponiamo la curva di domanda D della Figura 1.2 alla curva di offerta S della Figura 1.4. Vogliamo determinare il prezzo e il volume di produzione in corrispondenza dei quali c’è equilibrio, vale a dire una situazione che rimarrà invariata perché nessuno avrà motivo di modificare il suo comportamento. Supponiamo che il prezzo sia 1,30 euro alla pagnotta; in corrispondenza di questo prezzo i produttori sono disposti a offrire 8 milioni di pagnotte all’anno, ma i consumatori desiderano acquistarne solo 2 milioni. Questo prezzo non può rimanere stabile perché i fornai producono più pane di quanto i consumatori siano disposti ad acquistarne; l’eccesso di offerta tende a far abbassare il prezzo, come indicano le frecce. Un prezzo pari a 0,80 euro alla pagnotta riuscirà a coordinare le decisioni dei produttori e degli acquirenti? In corrispondenza di tale prezzo, la quantità di pane domandata (5 milioni di pagnotte) è superiore alla quantità offerta (3 milioni di pagnotte). Quindi al prezzo di 0,80 euro alla pagnotta non viene prodotto abbastanza pane per accontentare tutti i consumatori; dato l’eccesso di domanda, è prevedibile che il prezzo del pane aumenti. Secondo lo stesso ragionamento, si arriva a concludere che qualsiasi prezzo in corrispondenza del quale la quantità offerta e la quantità domandata non coincidono non può essere il prezzo di equilibrio. Nella Figura 1.6 la quantità domandata è pari alla


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Prezzo alla pagnotta (euro)

L’economia di mercato

S

1,30 1,20 1,10 1,00 0,90 0,80 0,70

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FIGURA 1.6 La determinazione del prezzo mediante il modello della domanda e dell’offerta In corrispondenza di qualunque prezzo superiore a 0,90 euro, le aziende sono disposte a produrre una quantità maggiore rispetto a quella che i consumatori desiderano acquistare, per cui il prezzo tende a diminuire. In corrispondenza di qualunque prezzo inferiore a 0,90 euro, i consumatori desiderano acquistare una quantità maggiore rispetto a quella che le aziende sono disposte a produrre e di conseguenza il prezzo aumenta. Si raggiunge l’equilibrio quando il prezzo è 0,90 euro, perché in corrispondenza di tale prezzo la quantità domandata è uguale alla quantità offerta.

D

0 2

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Milioni di pagnotte all’anno

Prezzo alla pagnotta (euro)

quantità offerta quando il prezzo del pane è 0,90 euro; il volume di produzione corrispondente a tale prezzo è 4 milioni di pagnotte. A condizione che nessun altro elemento del sistema cambi, questa combinazione prezzo-quantità prodotta rimarrà invariata anno dopo anno; siamo quindi di fronte a una situazione di equilibrio. La Figura 1.6 dimostra come il prezzo coordini le attività dei produttori e delle famiglie. Supponiamo ora che qualche altro elemento cambi: per esempio, che aumenti il prezzo della farina. Nella Figura 1.7 sono riportate le curve D e S della Figura 1.6 e sono indicati il prezzo e la quantità di equilibrio iniziali. Ora, come conseguenza dell’aumento del prezzo della farina, la curva di offerta si sposta verso sinistra, supponiamo da S a S. Data la nuova curva di offerta, il prezzo di equilibrio non è più 0,90 euro. L’equilibrio è ora rappresentato dall’intersezione tra D e S, cioè dal punto in corrispondenza del quale il prezzo è 1,10 euro e la quantità prodotta 3 milioni di pagnotte.

S’

S

1,30 1,20

Nuovo punto di equilibrio

1,10 1,00 Vecchio punto di equilibrio

0,90 0,80 0,70

D

0 2

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Milioni di pagnotte all’anno

FIGURA 1.7 L’effetto di una variazione dell’offerta sul prezzo e sulla quantità Quando il prezzo della farina aumenta, la curva di offerta si sposta da S a S’ e il prezzo di equilibrio non è più 0,90 euro. Il nuovo prezzo di equilibrio, in corrispondenza del quale la curva di domanda interseca la nuova curva di offerta, è 1,10 euro.


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Capitolo 1

Notate che, com’era prevedibile, l’aumento del prezzo della farina fa sì che il prezzo di equilibrio aumenti e il volume di produzione diminuisca. Più in generale, il nostro modello consente di prevedere che la variazione di uno qualunque dei fattori che determinano la domanda o l’offerta darà origine a una nuova combinazione prezzo-quantità di equilibrio.

Esercizio 1.2

LA SOLUZIONE È DISPONIBILE SUL SITO WEB

Supponete che in un determinato momento il mercato del pane sia esattamente rappresentato dalla Figura 1.6; a un certo punto si verifica un consistente aumento del prezzo del burro. Usate il modello della domanda e dell’offerta per determinare che cosa accadrà, come conseguenza dell’aumento, al prezzo del pane e alla quantità che ne viene consumata.

1.3.4

La funzione dei prezzi e l’efficienza allocativa

Il nostro semplice modello della domanda e dell’offerta illustra chiaramente le diverse funzioni, tra loro collegate, che i prezzi svolgono in un’economia di mercato. 1. I prezzi trasmettono informazioni. Non è necessario che le famiglie sappiano come si produce il pane, né che le imprese siano informate su come le famiglie lo utilizzano; i prezzi sono segnali che contengono tutte le informazioni necessarie per coordinare le decisioni di famiglie e imprese. Se, per esempio, la farina diventa più costosa, non serve l’ordine di un’autorità centrale per far sì che le famiglie consumino meno pane. Come risulta dalla Figura 1.7, il prezzo del pane aumenta, indicando che questo bene è ora più costoso, e ciò induce le famiglie a ridurne il consumo. Indicando che cosa è relativamente scarso, e che cosa relativamente abbondante, i prezzi sono in grado di guidare in maniera efficace la produzione e il consumo. 2. I prezzi razionano le risorse scarse. Se il pane venisse distribuito gratuitamente, ne verrebbe richiesta una quantità enorme. Poiché le risorse necessarie per produrre il pane sono scarse, la quantità di pane effettivamente prodotta deve essere razionata tra i potenziali consumatori. È impossibile che tutti ottengano tutto il pane che vorrebbero; questo bene deve essere razionato in qualche modo. Tale compito viene assolto in maniera molto semplice dal sistema dei prezzi: chiunque sia disposto a pagare il prezzo di equilibrio ottiene il bene, chi non è disposto a pagarlo non lo ottiene. A questo proposito è interessante riflettere sul seguente titolo, apparso nel 1990: “I legislatori sovietici sono favorevoli all’economia di mercato, ma non vogliono aumentare il prezzo del pane” (Keller 1990, A18). Si può comprendere la riluttanza delle autorità sovietiche ad aumentare il prezzo del pane, che era rimasto invariato per 30 anni; tuttavia, voler aprire l’economia al mercato senza lasciare che i prezzi razionino i beni è come voler fare il bagno senza toccare l’acqua. Entrambi gli atteggiamenti tradiscono una basilare incomprensione di come funzionano le cose. 3. I prezzi determinano i redditi. Come già detto, qualunque società deve stabilire in qualche modo a chi deve andare quanto viene prodotto. In un sistema di mercato, il reddito monetario delle famiglie dipende dai prezzi delle risorse che queste offrono sul mercato. Come risulta dalla Figura 1.8, tali prezzi vengono determinati dalla domanda e dall’offerta dei vari input.


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Salario dei panettieri

L’economia di mercato

S

W1 D

0

L1

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FIGURA 1.8 La domanda e l’offerta di una risorsa Il modello della domanda e dell’offerta si può applicare anche alle risorse produttive, per esempio al lavoro. L’intersezione tra la curva di domanda e la curva di offerta dei panettieri determina il tasso salariale percepito da questi lavoratori e il numero di panettieri impiegati.

Panettieri impiegati all’anno

In questo senso, il mercato permette di realizzare scambi a prezzi tali che riflettano la scarsità dei beni. In altri termini, se un consumatore ha una preferenza “forte” per un bene, i prezzi di mercato gli consentono di acquistarlo, ma a un prezzo che è sempre relativo a quello di altri beni e che riflette la disponibilità di quel bene nel sistema economico. Possiamo allora definire il concetto di efficienza allocativa. Efficienza allocativa significa che tutti i soggetti economici che intervengono nel mercato realizzano il massimo vantaggio possibile dallo scambio. Per comprendere questo concetto ragioniamo al contrario: non vi è efficienza allocativa se, dato un equilibrio di mercato, è ipotizzabile che un consumatore o un produttore possa effettuare ulteriori transazioni per ottenere un maggiore vantaggio; per esempio, un individuo acquista una pagnotta a un certo prezzo da un panettiere, ma può effettuare un’altra transazione a un prezzo diverso. Ciò significa che altri panettieri sono disposti a vendere a un prezzo diverso o che quell’individuo è disposto ad acquistare a un prezzo diverso; in ogni caso, l’esistenza di questa possibilità nega che vi sia efficienza allocativa nel mercato: solo quando tutte queste possibilità di “ulteriori contrattazioni” sono eliminate si ha l’efficienza allocativa.

Abbiamo esaurito il nostro compito? Ora che avete visto come un modello della domanda e dell’offerta aiuti ad affrontare i problemi derivanti dalla scarsità, forse vi chiederete se rimane altro da fare. La risposta è “parecchio”, per varie ragioni. Prima di tutto non abbiamo detto molto su come si formino le curve di domanda e di offerta. Sappiamo che la domanda di beni e l’offerta di risorse sono il risultato delle decisioni delle famiglie; ma in che modo le famiglie effettuano le loro scelte? Analogamente, in che modo le imprese prendono le loro decisioni riguardo agli input da utilizzare e al volume di produzione? Da che cosa dipende l’andamento delle curve di domanda e di offerta? È inevitabile che le curve di domanda siano decrescenti e quelle di offerta crescenti? In secondo luogo, come qualunque altro modello, quello della domanda e dell’offerta non spiega tutti gli aspetti del mondo reale. Dobbiamo quindi specificare sotto quali particolari condizioni la domanda e l’offerta si comportano come indicato nelle Figure 1.6 e 1.8. Inoltre, per i mercati il cui funzionamento non è adeguatamente descritto dal modello della domanda e dell’offerta, dobbiamo costruire modelli alternativi che illustrino l’allocazione delle risorse. Siamo dunque partiti bene, ma resta ancora molto da fare.

Efficienza allocativa Significa che tutti i soggetti economici che intervengono nel mercato realizzano il massimo vantaggio possibile dallo scambio.


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Capitolo 1

Riepilogo 1.1 • Tutti gli esseri umani si trovano inevitabilmente a fare i conti con la scarsità, a causa della quale ogni società deve decidere che cosa produrre, come produrlo e a chi destinare il prodotto. L’economia studia come gli individui e le comunità affrontano il problema della scarsità. In particolare, la microeconomia si occupa delle modalità secondo le quali le singole famiglie e imprese prendono le loro decisioni e dei risultati che queste decisioni complessivamente producono a livello di collettività.

1.2 • Il mondo reale è troppo complicato perché lo si possa studiare in tutti i suoi dettagli; per questo gli economisti si servono di modelli, vale a dire di rappresentazioni del fenomeno che fanno astrazione dai dettagli non essenziali della realtà. Nessun modello può essere “vero”, nel senso di riprodurre ogni aspetto della realtà; un buon modello deve essere verosimile e consentire di fare previsioni esatte. • I modelli vengono utilizzati nell’analisi positiva, cioè per mettere in evidenza relazioni di causa-effetto. I modelli si occupano anche di questioni normative, relative a giudizi di valore.

1.3 • Il mercato è definito come l’insieme di tutti gli acquirenti e di tutti i venditori che sono in grado di inte-

ragire fra loro per definire il prezzo di un determinato prodotto e che a quel prezzo si scambiano una quantità di quel prodotto. • Il modello del flusso circolare indica i legami che intercorrono tra il settore delle famiglie e quello delle imprese. Le famiglie forniscono risorse produttive alle imprese e le imprese forniscono beni e servizi alle famiglie. • In un’economia di mercato, i prezzi delle risorse e dei prodotti coordinano le attività delle imprese e delle famiglie. Inoltre, i prezzi hanno la funzione di razionare le risorse scarse e di determinare i redditi. • Un modello fondamentale della determinazione dei prezzi è quello della domanda e dell’offerta. La curva di domanda indica come la quantità domandata vari in relazione al prezzo, ceteris paribus. La curva di offerta indica come la quantità offerta vari in relazione al prezzo, ceteris paribus. L’intersezione tra le due curve determina il prezzo di mercato e la quantità scambiata. • Il prezzo e la quantità di equilibrio di ciascun bene (e di ciascuna risorsa) vengono determinati dall’intersezione tra la sua curva di domanda e la sua curva di offerta. • Si ha efficienza allocativa quando tutti i soggetti economici che intervengono nel mercato realizzano il massimo vantaggio possibile dallo scambio (cioè non esistono possibilità di “ulteriori contrattazioni” profittevoli fra i soggetti economici).

Domande e spunti di discussione 1.1

1.2

Commentate le seguenti affermazioni. a. Una società può, in qualsiasi momento, aumentare la produzione di auto, se decide di farlo; quindi non ci sarà mai un’effettiva scarsità di automobili. b. Le autorità pubbliche possono raccogliere tutto il denaro che vogliono mediante l’imposizione fiscale; quindi per loro la scarsità non è un problema. c. I cittadini svedesi sono fortunati perché per loro l’assistenza sanitaria è gratuita, mentre i cittadini statunitensi devono pagarla. Spiegate qual è il costo-opportunità delle seguenti situazioni. a. Iscriversi a un corso universitario di economia. b. Mantenere l’aria pulita. c. Fare la fila per riuscire ad assistere a un concerto gratuito.

1.3 Supponete che il governo introduca il seguente tipo di servizio civile obbligatorio: tutti gli studenti universitari dovranno interrompere gli studi per un anno e dedicarsi a servizi di pubblica utilità; durante questo periodo avranno vitto e alloggio gratuiti, ma non riceveranno alcun compenso. Come calcolereste il costo di questo programma? 1.4 L’economista Kenneth Arrow (premio Nobel per l’economia nel 1972) “si laureò al City College nel 1940 e, poiché le opportunità di lavoro per i giovani laureati all’epoca erano scarse, decise di dedicarsi alla ricerca universitaria nel campo della statistica” (Tregarthen 1992, 82). Il comportamento di Arrow è coerente con il modello sulla durata dell’istruzione rappresentato nella Figura W1.1? (Per risolvere l’esercizio si legga l’Approfondimento “Un modello sulla du-

web site


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L’economia di mercato

rata dell’istruzione” pubblicato su www.ateneonline. it/katz5e.) 1.5 In preparazione al Giubileo del 2000, nella città di Roma aumentarono le attività di ristrutturazione degli immobili. La richiesta dei muratori passò da 100 euro al giorno a 140 euro. Utilizzate un modello della domanda e dell’offerta per rappresentare questa situazione.

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questa droga diventasse un “bene scarso” (Treaster 1991, A1). Disegnate una serie di curve di domanda e di offerta, in grado di conciliare queste affermazioni. 1.8 Supponete che l’equazione corrispondente alla curva di domanda di tagli di capelli in una determinata città sia: D = 80 – 2P + 5I

1.6 All’aereoporto di Milano Malpensa gli aerei partono e arrivano frequentemente in ritardo. Secondo molti osservatori, il problema è dovuto alla congestione delle piste di decollo e atterraggio durante le ore di punta. Spiegate come questo problema potrebbe essere risolto attraverso il mercato.

dove D è la quantità domandata mensilmente, P è il prezzo di un taglio di capelli e I è il reddito di un consumatore (in decine di migliaia di euro). L’equazione corrispondente alla curva di offerta è: S = 4P

1.7 Da un articolo sul mercato della marijuana emerge che: (a) nel 1991 la marijuana costava 800 dollari l’oncia, mentre alcuni anni prima il suo prezzo era di soli 30 dollari l’oncia; (b) nel 1991 fumare marijuana non era ormai più di moda, perché le preoccupazioni salutistiche avevano avuto la meglio sul desiderio di trasgressione; (c) l’implacabile lotta contro i trafficanti di marijuana aveva fatto sì che

dove S è la quantità offerta mensilmente. a. Secondo questo modello, i tagli di capelli sono un bene normale o inferiore? b. Supponendo che I = 3, determinate il prezzo e la quantità di equilibrio. c. A causa di una recessione, I diventa pari a 2; che cosa succede nel mercato del taglio di capelli?

Soluzioni alle domande e altri materiali sul sito www.ateneonline.it/katz5e


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