MICROECONOMIA Quarta edizione- Capitolo 1 - Problemi di analisi economica

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C A P I T O L O

P r o b l e m i d i a n a l i s i e c o n o m i c a  1

PROBLEMI DI ANALISI ECONOMICA

OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO Al termine di questo capitolo lo studente sarà in grado di: • imparare a distinguere fra microeconomia e macroeconomia; • spiegare perché l’economia può essere consi­ derata la scienza delle scelte vincolate che si occupa dell’allocazione di risorse scarse; • distinguere tra variabili endogene e variabili esogene;

• studiare l’ottimizzazione vincolata e abituarsi a ragionare in termini marginali; • conoscere l’analisi di equilibrio; • capire come la statica comparata possa esse­ re applicata tanto all’ottimizzazione vincolata quanto all’analisi di equilibrio; • distinguere tra analisi positiva e analisi normativa.

C A S O   •   La microeconomia e il riscaldamento del pianeta Terra Da qualche anno gli esperti sono d’accordo nel ritenere che il riscaldamento del pianeta sia un pro­ blema concreto e che tale problema abbia avuto origine dalle attività dell’uomo, quali per esempio spostarsi su mezzi a motore e utilizzare energia elettrica prodotta con combustibili fossili. Tali attività portano a una crescente concentrazione di gas serra (diossido di carbonio, metano ecc.) nell’atmo­ sfera, la più alta mai registrata negli ultimi 500 000 anni. Vi sono prove evidenti che il clima si stia riscaldando e che ciò sia dovuto, in parte, all’opera degli esseri umani. Nell’ottobre 2018, il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici, l’organizzazione delle Nazioni Unite che ana­ lizza i risultati scientifici legati al cambiamento climatico, ha pubblicato un rapporto redatto da 91 scienziati provenienti da 40 Paesi. Il rapporto indica che il riscaldamento generato dall’uomo è pari, nel 2017, a circa 1 grado centigrado rispetto ai livelli preindustriali. Al fine di convincere i decisori politici a mettere in atto misure per limitare il riscaldamento globale, il rapporto si è concentrato anche sui potenziali effetti distruttivi sul pianeta se le temperature continueranno ad aumentare fino ad arrivare a 1,5 o 2 gradi centigradi in più rispetto ai livelli preindustriali. Sebbene la diagnosi sia ormai chiara, la cura per questa malattia lo è di meno. Tutti i Paesi hanno centrali elettriche, indu­ strie e flotte di automobili e autocarri che sono responsabili delle emissioni dei gas serra; il numero di possibili fonti d’inquinamento, quindi, è così vasto da far inorridire chiunque. Ma grandi nazioni come gli Stati Uniti e la Cina, che hanno la più alta quota di emissioni di gas nocivi a livello mondiale,

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sono recalcitranti a sostenere l’enorme costo associato alla diminuzione delle proprie emissioni di gas a effetto serra.1 Per via di questi problemi, combattere il riscaldamento globale potrebbe sembrare una battaglia persa in partenza. Grazie in parte alla microeconomia, tuttavia, le varie nazioni del mondo possono in­ traprendere questa sfida; le idee di base di questa disciplina, infatti, vengono oggi utilizzate per ridurre le emissioni di gas a effetto serra a un costo molto più basso di quanto nessuno si fosse potuto aspetta­ re. Quanto detto è ben illustrato dal sistema del Mercato delle Emissioni adottato dall’Unione Europea. Secondo gli impegni previsti dal Protocollo di Kyoto (firmato dagli Stati membri dell’Unione Europea ma non dagli Stati Uniti), le nazioni europee devono operare una riduzione delle proprie emissioni di gas serra pari all’8% di quelle registrate nel 1990. Per raggiungere questo scopo l’Unione Europea ha adottato il sistema dei permessi di emissione negoziabili (cap-and-trade system). Questo tipo di sistemi applica l’analisi microeconomica per raggiungere un dato livello di riduzione dell’inquinamento al costo più basso possibile e funziona in questo modo: vengono imposte delle soglie limite (cap) alla quantità di gas serra, quali il diossido di carbonio (CO2), che possono essere prodotti da sorgenti specifiche (per esempio centrali elettriche o industrie); allo stesso tempo, a queste sorgenti di inquinamento (per esempio di CO2) vengono rilasciati dei permessi di emissione, che consentono di emettere un certo quantitativo di CO2 in un determinato intervallo di tempo. Le imprese sono libere di scambiare questi permessi in un libero mercato. L’idea di fondo di questo sistema è che un’impresa che riesce a ridurre con convenienza le emissioni di CO2 al di sotto del proprio limite (installando sistemi di controllo dell’inquinamento) può vendere la propria rimanenza ad altre imprese, per le quali il controllo dell’inquinamento risulta più oneroso. Il bello di questo sistema – che ha origine direttamente dal fatto che è basato sul libero mercato – è che le riduzioni delle emissioni sono raggiunte nella maniera più economica possibile. Inoltre, per un Go­ verno (o gruppi di Governi, come nel caso europeo) non è necessario sapere quali aziende riducono più agevolmente le proprie emissioni; è il libero mercato che identifica queste aziende attraverso l’acquisto e la vendita dei permessi: quelle che con bassi costi si mantengono sotto i limiti vendono i propri permessi, le altre li comprano. Inoltre, riducendo la vendita di permessi nel tempo, i Governi possono ridurre l’inqui­ namento, assicurandosi allo stesso tempo che lo scopo sia raggiunto al minor costo possibile. La microeconomia è un campo di studi con numerose applicazioni; può aiutare i Governi a fronteg­ giare problemi come il riscaldamento del pianeta, ma può anche aiutarli nell’anticipare le conseguen­ ze non previste delle decisioni che adottano. Può inoltre aiutare le aziende a comprendere il mercato in cui operano, dando loro strumenti concreti per aprirsi la strada verso nuovi profitti attraverso idonee strategie di prezzo. Allo stesso tempo, la microeconomia può aiutarci a capire come i consumi dei nu­ clei familiari siano modellati dai fondamentali (gusti, fascia di prezzo ecc.) cui vanno incontro e può far luce sul motivo per cui in un mercato competitivo i prezzi fluttuano nella maniera che si osserva. La microeconomia può anche aiutarci a comprendere fenomeni sociali come il crimine e i matrimoni (sì, gli economisti studiano anche queste cose!). Ciò che più colpisce è che quasi tutti i fenomeni studiati dipendono da tre importanti strumenti analitici: l’ottimizzazione vincolata, l’analisi dell’equilibrio e la statica comparata.

1  Questo

è il motivo per cui gli Stati Uniti non hanno firmato il Protocollo di Kyoto, che ha chiamato i Paesi industrializzati a un significativo taglio nelle emissioni di gas serra.

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1.1 •  Perché studiare la microeconomia? L’economia è la scienza che si occupa dell’allocazione di risorse scarse al fine di soddisfare i bisogni infiniti degli esseri umani, ossia tutti i beni e servizi che gli individui desiderano, come per esempio cibo, abbigliamento, abitazioni e ogni altro bene che migliori la qualità della vita. Poiché ciascuno di noi pensa sempre di poter migliorare il proprio benessere, i nostri bisogni sono illimitati. Per produrre beni e servizi abbiamo però bisogno di risorse, come lavoro, capacità manageriali, capitale e materie prime. Le risorse sono scarse perché l’offerta è limitata. La scarsità delle risorse implica che noi siamo vin­ colati nelle scelte possibili circa i beni e servizi da produrre e le esigenze da soddi­ sfare. Ecco perché l’economia è spesso descritta come la scienza della scelta vincolata. Parlando in senso lato, l’economia è composta da due branche, la microeconomia e la macroeconomia. Il prefisso micro deriva dal termine greco mikros, che vuol dire “piccolo”. La microeconomia pertanto studia le scelte economiche degli individui, siano essi consumatori, lavoratori, imprese o manager, e analizza anche il comporta­ mento delle singole famiglie, delle industrie, dei mercati, dei sindacati e delle asso­ ciazioni commerciali. Il prefisso macro viene invece dal termine greco makros che vuol dire “ampio”. La macroeconomia studia l’andamento generale dell’economia di una nazione. In altre parole in un corso di macroeconomia si analizza il compor­ tamento degli aggregati economici quali reddito e occupazione, livello dei tassi di interesse e prezzi, tasso di inflazione, e la natura dei cicli economici nell’economia di una nazione. La scelta vincolata è importante tanto nella microeconomia quanto nella ma­ croeconomia. In macroeconomia per esempio noteremo come una società caratte­ rizzata da un livello di piena occupazione per incrementare la produzione di beni militari debba ridurre la produzione di beni civili. Allo stesso modo potrà far uso di un maggior quantitativo di risorse naturali esauribili, come gas naturale, carbone, petrolio, per produrre beni oggi riducendo il quantitativo di risorse disponibili per il futuro. Nello scenario microeconomico, un consumatore può decidere di dedicare più tempo al lavoro, ma in tal caso dovrà ridurre il numero di ore a disposizione da dedicare al tempo libero. Un consumatore può spendere in consumi una quota mag­ giore del reddito oggi, risparmiando una quota inferiore per il futuro. Analogamente un manager potrebbe decidere di spendere di più in pubblicità, ma questo potrebbe ridurre le disponibilità in ricerca e sviluppo. Ogni società ha la possibilità di scegliere come allocare le sue limitate risorse. Alcune scelgono una organizzazione fortemente centralizzata. Durante la Guerra Fredda, per esempio, le autorità governative avevano il controllo quasi totale dell’al­ locazione delle risorse nelle economie dell’Europa dell’Est e dell’Unione Sovietica. Altri Paesi quali per esempio il Nord America e l’Europa Occidentale storicamente si basavano più su un sistema di mercato decentralizzato per l’allocazione delle risorse. Ogni istituzione, indipendentemente dal sistema di mercato, deve rispondere alle seguenti domande: • quali beni e servizi produrre, e in quali quantità? • chi produrrà i beni e servizi, e come? • chi fruirà dei beni e servizi prodotti? L’analisi microeconomica tenta di rispondere a queste domande studiando il com­ portamento di singoli agenti economici. Rispondendo agli interrogativi circa il comportamento dei produttori e consumatori, la microeconomia ci aiuta a com­

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prendere le singole parti che congiuntamente danno luogo a un modello econo­ mico completo. L’analisi microeconomica fornisce anche le fondamenta per esaminare il ruolo del Governo nell’economia e gli effetti delle azioni governative. Gli strumenti mi­ croeconomici sono frequentemente utilizzati per risolvere questioni importanti nella società contemporanea, come per esempio inquinamento, controllo degli affitti, leggi sul salario minimo, dazi e quote d’importazione, tasse e sussidi, pro­ grammi di buoni alimentari, politiche di assistenza per la casa e la scuola, program­ mi di assistenza sanitaria, sicurezza sul posto di lavoro e regolamentazione delle imprese private.

1.2 •  Tre importanti strumenti d’analisi

VARIABILE ESOGENA  Una variabi­

le il cui valore è considerato come dato nell’analisi di un sistema eco­ nomico. VARIABILE ENDOGENA  Una varia­

bi­le il cui valore è determinato al­ l’interno del modello economico in esame.

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Per studiare i fenomeni reali in un mondo che è eccessivamente complesso, gli eco­ nomisti creano e analizzano modelli economici, o descrizioni formali, dei problemi affrontati. Un modello economico è come una mappa stradale che prende una realtà fisica complessa (terreni, strade, appartamenti, negozi, zone di parcheggio, viottoli e altri elementi) e li riduce allo stretto necessario: strade principali e autostrade. La piantina stradale è un modello astratto che serve a uno specifico compito: consente di vedere dove ci si trova e come raggiungere il luogo di destinazione. Per fornire una rappresentazione più chiara della realtà, trascura molti dettagli di valore che rendono ogni città unica e affascinante. I modelli economici si com­ portano all’incirca allo stesso modo. Per esempio, per capire come un problema di siccità in Colombia possa influenzare il prezzo del caffè in Italia, un economista può utilizzare un modello economico che trascura molti dettagli dell’industria, compresi alcuni aspetti della sua storia o la personalità di molte persone che lavorano nel cam­ po. Questi dettagli possono essere utilizzati per produrre un articolo interessante in un settimanale, ma non ci aiutano a capire le forze fondamentali che determinano il prezzo del caffè. Qualsiasi modello, che lo si utilizzi per risolvere problemi di chimica, o di fisica o di economia, deve specificare quali variabili saranno prese come date nell’analisi e quali invece devono essere determinate dal modello. Tutto questo ci porta a una importante distinzione tra variabile esogena e variabile endogena. Si dice che una variabile è esogena se il suo valore è dato in un certo modello. In altre parole il valore di una variabile esogena è determinato da alcuni processi esterni al modello esaminato. Una variabile endogena è una variabile il cui valore è determinato internamente al modello. Per cogliere la differenza, supponiamo di voler realizzare un modello per pre­ dire a che distanza cadrà una palla dopo essere stata lanciata dal punto più alto di un edificio. Si può ipotizzare che nella nostra analisi alcune variabili, come la forza di gravità o la densità dell’aria, attraverso cui deve passare la palla, siano prese come date (variabili esogene). Date le variabili esogene, il nostro modello descriverà la relazione tra la distanza percorsa dalla palla e il tempo trascorso dal momento del lancio. La distanza e il tempo previsto dal modello costituiranno le variabili endogene. Quasi tutti i modelli microeconomici si basano su tre strumenti analitici chiave; riteniamo che questo renda la microeconomia un campo di studi unico. Indipen­ dentemente dall’argomento specifico – sia il prezzo del caffè in Italia o le scelte

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delle imprese su Internet – la microeconomia utilizza sempre gli stessi tre strumenti analitici: 1. ottimizzazione vincolata; 2. analisi dell’equilibrio; 3. statica comparata. In questo libro applicheremo questi strumenti a problemi microeconomici. Questa sezione introduce questi tre strumenti e fornisce esempi per utilizzarli al meglio. Non ci si aspetti di imparare a usare questi strumenti solamente leggendo questo capitolo. L’importante è imparare piuttosto a riconoscerli quando verranno utilizzati nei capitoli successivi.

1 . 2 . 1   O t t i m i z z a z i o n e v i n c o l a t a Come abbiamo notato precedentemente, l’economia è la scienza della scelta vinco­ lata. Si utilizza l’ottimizzazione vincolata quando un individuo cerca di fare la mi­ glior scelta (scelta ottimale), tenuto conto di ogni possibile limitazione o restrizione sulle scelte. Pertanto possiamo considerare il problema dell’ottimizzazione vincolata come formato da due parti: una funzione obiettivo e un insieme di vincoli. La funzione obiettivo è la funzione che il soggetto decisore deve ottimizzare, cioè deve massimizzare o minimizzare. Per esempio un consumatore può voler acquistare al­ cuni beni con l’obiettivo di massimizzare il proprio benessere. In questo caso la fun­ zione obiettivo sarebbe la relazione che descrive il grado di soddisfazione ottenuto dal consumatore quando acquista qualsiasi particolare combinazione di beni. Allo stesso modo un produttore potrebbe voler pianificare la propria attività produttiva in modo da minimizzare i costi di produzione. In questo caso la funzione obiettivo mostra come i costi totali di produzione dipendano dalle varie possibilità produttive a disposizione dell’impresa. Gli indivi­ dui sono anche consapevoli del fatto che le scelte che è possibile effettuare sono limitate. Ciò riflette il fatto che le risorse sono scarse, o che per qualche altra ragione possono essere fatte solo alcune scelte. In un problema di ottimizzazione vincolata, i vincoli rappresentano le restrizio­ ni o i limiti imposti ai decisori.

OTTIMIZZAZIONE VINCOLATA Uno

strumento d’analisi per attuare scel­ te migliori (ottimali), prendendo in esame qualsiasi limitazione o restri­ zione nella scelta. FUNZIONE OBIETTIVO La

funzio­ ne che un decisore cerca di massi­ mizzare o minimizzare.

VINCOLI  Le

restrizioni o limiti im­ posti al decisore in un problema di ottimizzazione vincolata.

Esempi di ottimizzazione vincolata

Consideriamo due esempi per chiarire la differenza tra una funzione obiettivo e un vincolo. Provate a individuare in ogni esempio la funzione obiettivo e il vincolo. (Non provate a risolvere i problemi. Presenteremo le tecniche risolutive nei prossimi capitoli. Per ora è importante capire quali siano esempi di problemi di ottimizza­ zione vincolata.) Per convenzione gli economisti risolvono il problema di ottimizzazione vinco­ lata, come quello affrontato dal pastore (si veda l’Esercizio svolto 1.1), nel modo seguente: max LW L ,W

Sotto il vincolo 2L + 2W ≤ F

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6  C a p i t o l o 1 Esercizio svolto 1.1  Ottimizzazione vincolata: il recinto del pastore

Supponiamo che un pastore stia decidendo di realizzare un recinto rettangolare per le sue pecore. Dispone di F metri di steccato e non può permettersi di acquistarne altro. Può inve­ ce scegliere le dimensioni del recinto che avrà una lunghezza di L metri e un’ampiezza di W metri. Vorrebbe scegliere L e W in modo da massimizzare l’area del recinto, assicurandosi però anche che la quantità totale di recinto utilizzato non ecceda gli F metri. Problema

(a) Qual è in questo problema la funzione obiettivo? (b) Qual è il vincolo? (c) Quali, tra le variabili presenti nel modello (L, W e F), sono variabili esogene? Quali endogene? Fornite una bre­ ve spiegazione.

Soluzione

(a) La funzione obiettivo è la relazione che il pastore sta cer­ cando di massimizzare – in questo caso l’area LW. (b) In altre parole il pastore sceglierà L e W in modo da mas­ simizzare la funzione obiettivo LW. Il vincolo descriverà le restrizioni imposte al pastore. Abbiamo assunto che il pastore abbia solo F metri disponibili per realizzare un re­ cinto rettangolare. Il vincolo 2L + 2W ci impone che il perimetro non ecceda la quantità di recinto disponibile, F. Pertanto il vincolo può essere scritto come: 2L + 2W ≤ F. (c) Il pastore può disporre solo di F metri di steccato. Il peri­ metro F pertanto è una variabile esogena perché nel mo­ dello è una quantità nota. L e W sono variabili endogene perché i loro valori possono essere scelti dal pastore (sono determinati all’interno del modello).

La prima riga rappresenta la funzione obiettivo, l’area LW, e dice se deve essere massimizzata o minimizzata. (Se la funzione obiettivo dovesse essere minimizzata “max” diventerebbe “min”.) Le variabili sotto la scritta “max” rappresentano l’insieme delle variabili endoge­ ne controllate dall’agente (soggetto che prende le decisioni); in questo esempio si tratta di L e W, dal momento che il pastore può scegliere la lunghezza e l’ampiezza del recinto. La seconda riga rappresenta il vincolo sul perimetro. Ci dice che il pastore può scegliere L e W fintanto che (“sottoposto” al vincolo che) il perimetro non ecceda F. Considerate congiuntamente, le due relazioni del problema ci dicono che il pastore sceglierà L e W per massimizzare l’area, ma queste scelte sono vincolate alla quan­ tità di steccato disponibile. Ora passiamo a illustrare il problema dell’ottimizzazione vincolata con un pro­ blema noto in economia, la scelta del consumatore. (La scelta del consumatore sarà analizzata in dettaglio nei Capitoli 3, 4 e 5.) Valutazione marginale e ottimizzazione vincolata

L’analisi dell’ottimizzazione vincolata può rivelare che le risposte più ovvie alle do­ mande dell’economia possono essere sbagliate. Illustreremo questo punto mostran­ do come i problemi dell’ottimizzazione vincolata possono essere risolti utilizzando la valutazione marginale. Immaginiamo di essere responsabili dei prodotti di una piccola azienda pro­ duttrice di birra, che produce una microfiltrata a fermentazione di alta qualità. Abbiamo un budget di un milione di euro da spendere in pubblicità per il pros­ simo anno e occorre allocarlo tra spot su TV locali e radio. Sebbene la pubblicità in radio sia meno costosa, quella in TV raggiunge un pubblico più vasto; inoltre, ha anche un effetto più persuasivo e così, in media, stimola maggiormente nuove vendite. Per capire come varia il ritorno di vendite di una determinata quantità di soldi spesi in pubblicità in radio o in TV, abbiamo condotto uno studio. I risultati, riassun­ ti nella Tabella 1.1, stimano le nuove vendite di birra in funzione dell’investimento pubblicitario fatto in TV e in radio. Per esempio, spendendo un milione di euro in pubblicità televisiva vengono generate nuove vendite per un totale di 25 000 etto­ litri per anno. Diversamente, spendendo il milione tutto in pubblicità radiofonica, si

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TABELLA 1.1    Nuove vendite di birra risultanti dagli investimenti pubblicitari in TV e in radio Nuove vendite generate (in ettolitri per anno) Investimento € 0 € 100 000 € 200 000 € 300 000 € 400 000 € 500 000 € 600 000 € 700 000 € 800 000 € 900 000 €1 000 000

TV 0 4750 9000 12 750 16 000 18 750 21 000 22 750 24 000 24 750 25 000

Radio 0 950 1800 2550 3200 3750 4200 4550 4800 4950 5000

avrebbe un incremento di 5000 ettolitri per anno. Ovviamente, è possibile suddivi­ dere gli investimenti tra i due mezzi di comunicazione, e la Tabella 1.1 ci fornisce una stima anche in questo caso. Infatti, spendendo €400 000 in TV e €600 000 in radio, otterremmo 16 000 nuovi ettolitri dalla TV e 4200 dalla radio, per un totale di 20 200 ettolitri l’anno. A questo punto sorge spontaneo chiedersi, in virtù della Tabella 1.1, come inve­ stire il nostro budget per massimizzare le nuove vendite di birra. Questo è un classico problema di ottimizzazione vincolata: si vuole investire in pubblicità televisiva e radiofonica in maniera tale che si massimizzi un obiettivo (il ritorno in nuove vendite), con la condizione che l’investimento totale speso in TV e in radio non superi il milione di euro del budget. Usando una notazione simile a quella introdotta nei paragrafi precedenti, se B(T, R) rappresenta la quantità di nuo­ ve vendite di birra quando vengono spesi T euro in pubblicità televisiva e R euro in pubblicità radiofonica, il problema di ottimizzazione vincolata è max B(T , R ) T ,R

Sotto il vincolo T + R = 1000000 Una rapida lettura della Tabella 1.1 ci potrebbe suggerire una “ovvia” idea per ri­ spondere al problema: investire tutto il budget in spot televisivi e niente in radio. Dopo tutto, come suggerito dai risultati del nostro studio, la pubblicità televisiva genera molte più nuove vendite di quella fatta in radio (un investimento in TV, infatti, è cinque volte più produttivo nelle vendite di uno fatto in radio). Questa soluzione, tuttavia, non è corretta e la ragione per cui non lo è illustra la potenza e l’importanza dell’analisi dell’ottimizzazione vincolata. Supponiamo, quindi, di spendere l’intero budget in spot TV; in questo caso, ci si aspetta un ritorno di nuove vendite pari a 25 000 ettolitri. Consideriamo ora cosa potrebbe accadere se spendessimo €900 000 in pubblicità televisiva ed €100 000 in radio; dalla tabella notiamo che si otterrebbero nuove vendite pari a 24 750 ettolitri

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annui per la TV e 950 per la radio. Così, secondo questo nuovo piano, il milione di euro di budget darebbe luogo a un incremento di vendite pari a 25 700 ettolitri l’anno, ovvero 700 in più rispetto alla nostra precedente idea. Ma si può fare anche meglio: se spendessimo €800 000 per la TV ed €200 000 per la radio, avremmo un incremento totale di vendite pari a 25 800 ettolitri annui. Sebbene la Tabella 1.1 sembri implicare che la pubblicità radiofonica abbia un rendimento minore di quel­ la televisiva, appare sensato, alla luce del nostro obiettivo, suddividere il nostro budget tra TV e radio. Questo esempio illustra un tema che ricorre spesso in microeconomia: la solu­ zione di un qualsiasi problema di ottimizzazione vincolata dipende da un impatto marginale delle variabili decisionali sul valore della funzione obiettivo. L’impatto marginale del denaro speso in pubblicità televisiva consiste in quanto crescono le vendite di birra per ogni ulteriore euro speso in questo tipo di spot; l’impatto mar­ ginale della pubblicità radiofonica, invece, consiste in quanto crescono le vendite di birra per ogni ulteriore euro speso in questo altro tipo di spot. Si vuole investire in pubblicità radiofonica poiché, una volta investiti €800 000 in TV, l’impatto mar­ ginale di ulteriori €100 000 in TV è minore dell’impatto marginale che si avrebbe investendo in pubblicità radiofonica. Il motivo è semplice. Il tasso a cui variano le vendite di birra investendo ulteriori €100 000 è dato da (24 750 − 24 000)/100 000, ovvero 0,0075 ettolitri per ogni ulteriore euro speso. Il tasso di variazione delle vendite che si avrebbe investendo altri €100 000 in radio, invece, è dato da (24 000 + 950 − 24 000)/100 000, ovvero 0,0095 ettolitri per ogni euro aggiuntivo speso in radio. Quindi, l’impatto marginale della pubblicità radiofonica è maggiore di quel­ lo della pubblicità televisiva. Alla luce di quanto detto, ci sembra lecito investire €100 000 del nostro budget in spot radiofonici, piuttosto che in TV (a dire il vero, abbiamo già visto che è possibile andare oltre e investire tutti i €200 000 restanti in spot radiofonici). Nella situazione che abbiamo appena analizzato, la valutazione marginale ci ha condotti a una conclusione non così ovvia, a volte difficile da comprendere e che ci può addirittura lasciare scettici. Non bisogna preoccuparsi, in genere gli studenti reagiscono in questo modo la prima volta che hanno a che fare con la valutazione marginale nei corsi di microeconomia. Tuttavia, che lo si sia capito o meno, noi abbiamo sempre usato e continueremo a usare la valutazione margina­ le nella nostra vita di ogni giorno. Per esempio, sebbene la pizza possa essere il nostro cibo preferito e lo si preferisca sempre a verdure come carote e broccoli, probabilmente non spenderemmo mai tutto il nostro budget settimanale per il cibo in pizza, principalmente perché, dopo aver mangiato dal lunedì al sabato sempre pizza, il piacere aggiuntivo di spendere altri soldi per prendere un’altra pizza è senz’altro minore di quello che si avrebbe impiegando gli stessi soldi per mangiare qualcos’altro di buono. Anche se si può stentare a crederlo, questa è una valutazione marginale applicata a un problema di ottimizzazione vincolata. L’aggettivo marginale in microeconomia indica come una variabile dipendente cambi come risultato di un incremento unitario di una variabile indipendente. I ter­ mini variabile dipendente e variabile indipendente possono risultare nuovi; per capirne il significato si pensi a un legame tra due variabili, come per esempio la quantità prodotta (che in economia viene detta output), e il costo totale di realiz­ zazione della stessa. Ci si aspetta che quanto più un’azienda produca un oggetto, tanto più il suo costo aumenti. In questo esempio, si può classificare il costo totale dell’oggetto come la variabile dipendente, poiché il suo valore dipende dal volume della produzione, che invece rappresenta una variabile indipendente. Il costo marginale fornisce una misura dell’impatto incrementale dell’ultima uni­ tà di una variabile indipendente (l’output) sulla variabile dipendente (il costo tota­

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P r o b l e m i d i a n a l i s i e c o n o m i c a  9 Esercizio svolto 1.2  Ottimizzazione vincolata: scelta del consumatore

Supponiamo che un consumatore acquisti solo due tipi di beni, cibo e vestiario. Il consumatore deve scegliere quante unità di ciascun bene acquistare ogni mese. Sia F la quantità di cibo acquistata al mese e C il numero di vestiti, avendo come obiettivo la massimizzazione del proprio benessere. Supponiamo che il livello di soddisfazione del consumatore quando acquista F unità di cibo e C vestiti sia pari al pro­ dotto FC. Ogni mese può però acquistare solo una quantità limitata di ciascun bene perché ha un vincolo di bilancio da rispettare. Per avere i beni occorre moneta e il consumatore ha un reddito limitato. Per semplicità ipotizziamo che il con­ sumatore abbia un reddito fisso mensile pari a I e non possa spendere più di tanto nel mese. Ciascun bene ha un prezzo, e precisamente assumiamo che sia PF il prezzo del cibo e PC il prezzo dei vestiti. Problema

(a) Qual è la funzione obiettivo per questo problema? (b) Qual è il vincolo? (c) Quali variabili (PC, C, PF; F e I) sono esogene? Quali sono le variabili endogene? Fornite una breve spiegazione. (d) Rappresentate un caso di ottimizzazione vincolata. Soluzione

(a) La funzione obiettivo è la relazione che il consumato­ re cerca di massimizzare. In questo esempio sceglierà la quantità di cibo e vestiario che massimizza il suo benes­

sere, rappresentata da FC. La funzione obiettivo pertanto è FC. (b) Il vincolo rappresenta la quantità di cibo e di vestiti che possono essere scelti in funzione del reddito. Se il consu­ matore acquista F unità di cibo al prezzo unitario PF, la spesa per il cibo sarà data da (PF)(F). Analogamente, com­ prando C vestiti al prezzo unitario PC, la spesa in vestiario sarà data da (PC)(C). Conseguentemente, la spesa totale sarà data da (PF)(F) + (PC)(C). Poiché la spesa totale non può superare l’entrata mensile, il vincolo è (PF)(F) + (PC)(C) ≤ I. (c) Le variabili esogene sono quelle che per il consumatore sono già date al momento in cui effettua le sue scelte d’acquisto. Visto che la sua entrata mensile è fissa, I è una variabile esogena. Il prezzo del cibo PF e quello del vestiario PC sono variabili esogene, poiché il consumatore non può controllare questi prezzi. Le uniche scelte del consumatore riguardano le quantità di beni da acquistare, quindi F e C sono variabili endogene. (d) La formalizzazione del problema dell’ottimizzazione vin­ colata è la seguente: max FC F ,C

Sotto il vincolo ( PF )( F ) + ( PC )(C ) ≤ I La prima linea mostra che il consumatore vuole massimizzare il prodotto FC, scegliendo F e C; la seconda mostra il vincolo: la spesa totale non può superare l’entrata.

le). Per esempio, se per aumentare la produzione di una unità occorre affrontare un costo di €5, il costo marginale sarà proprio €5. Equivalentemente, il costo marginale può essere visto come il tasso di variazione della variabile dipendente (il costo totale) al variare della variabile indipendente (l’output). Se il costo marginale è €5, il costo totale aumenta di €5 quando si produce una nuova unità di output. Faremo ricorso alle misurazioni marginali per tutto il resto del libro; per esem­ pio, le useremo nei Capitoli 4 e 5 per trovare la soluzione al problema della scelta del consumatore descritto nell’Esercizio svolto 1.2.

1 . 2 . 2   A n a l i s i d e l l ’ e q u i l i b r i o Un secondo importante strumento della microeconomia è l’analisi dell’equilibrio, un concetto che può trovarsi in varie branche della scienza. L’equilibrio di un si­ stema è uno stato o una condizione che permane indefinitamente finché un fattore esogeno al sistema rimane costante, ovvero fintanto che un agente esterno non spo­ sta il sistema dall’equilibrio. Per illustrare l’equilibrio, consideriamo un sistema fisico composto da una palla in una buca, come mostrato nella Figura 1.1; qui la forza di gravità spinge giù la palla, verso il fondo della buca. Una palla, ferma inizialmente al punto A, non rimarrà in quella posizione una volta lasciata libera, ma farà su e giù fino a quando non si fermerà nel punto B. Dunque, la palla non è in equilibrio quan­ do viene rilasciata nel punto A, poiché la palla non vi rimane; sarebbe in equilibrio se fosse lasciata nel punto B. Il sistema rimane in equilibrio quando la palla si trova

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EQUILIBRIO Uno

stato o una con­ dizione che permane indefinita­ mente finché un fattore esogeno al sistema rimane costante.

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10  C a p i t o l o 1

A

B Forza di gravità

FIGURA 1.1    L’equilibrio di una palla in una buca Il sistema fisico è in equilibrio quando la palla è a riposo nella posizione B, al fondo della buca; la palla può rimanere indefinitamente in quella posizione. Il sistema non è in equilibrio quando la palla si trova nel punto A, poiché la forza di gravità la spingerebbe verso il basso.

Prezzo per etto (in euro)

nella posizione B finché un fattore esogeno non varia, per esempio fino a quando qualcuno non spinge la palla, facendola muovere da B. È possibile che si sia già incontrata la definizione di equilibrio in un mercato competitivo nel corso di un precedente corso introduttivo di economia; nel Ca­ pitolo 2 forniremo una trattazione più dettagliata dei mercati, dell’offerta e della domanda, tuttavia per il momento limitiamoci a vedere come l’analisi dell’offerta e della domanda possono illustrare il concetto di equilibrio in un mercato. Con­ sideriamo il mercato mondiale del caffè e supponiamo che le curve di offerta e domanda siano quelle mostrate nella Figura 1.2. La curva di domanda ci dice la quantità di caffè (Quantity, Q) che verrebbe comprata a ogni dato prezzo in questo

Eccesso di offerta

Offerta (S)

2,50 2,00 1,50 Eccesso di domanda

Q1

Domanda (D)

Q3 Q5 Q2 Q4 Quantità

FIGURA 1.2    L’equilibrio nel mercato del caffè Il prezzo di equilibrio per il caffè è di €2,00 l’etto; a questo prezzo il mercato si trova in equilibrio (la quantità offerta e quella richiesta sono uguali a Q3 etti). Il mercato non sarebbe in equilibrio a un prezzo superiore a €2,00, poiché verrebbe a crearsi un eccesso di offerta, così come non sarebbe in equilibrio se il prezzo fosse più basso, poiché verrebbe a crearsi un eccesso di domanda.

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P r o b l e m i d i a n a l i s i e c o n o m i c a  11

mercato. Si pensi a una curva di domanda come a delle risposte a un insieme di domande del tipo “cosa accadrebbe se…?”. Per esempio, cosa accadrebbe alla quan­ tità di caffè richiesta se il prezzo fosse €2,50 all’etto? La curva di domanda della Figura 1.2 ci dice che, se il prezzo fosse quello indicato, verrebbero acquistati Q2 etti. Al contrario, se il prezzo fosse €1,50 per etto, la curva di domanda ci dice che la quantità di caffè acquistata sarebbe pari a Q4 etti. La pendenza negativa (o verso il basso) della curva ci mostra che prezzi più alti tendono a far ridurre il consumo di caffè e quindi la domanda. La curva di offerta, invece, ci mostra la quantità di caffè che nel mercato sarebbe disponibile per la vendita a un dato prezzo. Analogamente al caso precedente, si può pensare a una curva di offerta come a delle risposte a un insieme di domande del tipo “cosa accadrebbe se…?”. Per esempio, cosa accadrebbe alla quantità di caffè offerta se questo fosse venduto a €1,50 per etto? La curva di offerta della Figura 1.2 ci mostra che in questo caso la quantità offerta sarebbe pari a Q1 etti; diversamente, se il prezzo per etto fosse pari a €2,50, la curva ci indica che sarebbero offerti Q5 etti di caffè. La pendenza positiva (o verso l’alto) della curva di offerta ci fa capire che l’aumento dei prezzi tende a stimolare la produzione. A questo punto, è lecito chiedersi in che modo il concetto di equilibrio si col­ leghi a questa digressione sull’offerta e sulla domanda. In un mercato competitivo, l’equilibrio è raggiunto a un prezzo in cui la quantità offerta in vendita eguaglia la quantità richiesta dai consumatori. Il mercato del caffè mostrato nella Figura 1.2 sarà in equilibrio quando il prezzo raggiungerà i €2,00 per etto; a questo prezzo i produttori offriranno Q3 etti e i consumatori acquisteranno proprio questa quantità (in termini grafici, come illustrato dalla Figura 1.2, si ha l’equilibrio quando la curva di domanda e quella di offerta si intersecano). Tutti i consumatori che sono disposti a pagare €2,00 per etto possono acquistare il caffè, e così pure tutti i produttori disposti a vendere a quel prezzo possono trovare compratori. Il prezzo del caffè può rimanere fisso a €2,00 per un tempo indefinito, visto che non c’è alcuna pressione che lo spinga verso l’alto o verso il basso; in altre parole, siamo in una situazione di equilibrio. Per capire perché uno stato di un sistema rappresenti un equilibrio, è utile ve­ dere perché gli altri stati non lo siano. Se la palla della Figura 1.1 fosse lasciata libera in una posizione diversa dal fondo della buca, la forza di gravità la muoverebbe fino al basso. Cosa accade in un mercato competitivo al realizzarsi di un prezzo non di equilibrio? Per esempio, per quale motivo il mercato del caffè non sarebbe in equi­ librio a un prezzo di €2,50 per etto? A questo prezzo, sarebbero richiesti solo Q2 etti di prodotto, mentre ne sarebbero disponibili per la vendita Q5. In questo modo, nel mercato si avrebbe un eccesso di offerta di caffè. Alcuni venditori non trove­ rebbero compratori per il loro caffè. Per trovare acquirenti i produttori, per quanto contrariati, dovranno essere disposti a vendere il loro prodotto a un prezzo minore a €2,50 per etto. Il prezzo di mercato dovrà scendere fino a €2,00 per etto, in modo da eliminare l’eccesso di offerta. Allo stesso modo, ci si potrebbe chiedere perché un prezzo al di sotto dei €2,00 per etto, per esempio 1,50, non sia di equilibrio. A tale prezzo, la quantità richiesta sarebbe Q4 etti, mentre ne sarebbero disponibili per la vendita solo Q1. Si verrebbe a creare in questo mercato un eccesso di domanda; così alcuni acqui­ renti potrebbero non riuscire a vedere soddisfatta la propria richiesta di caffè e, per quanto contrariati, dovranno essere disposti a pagare un prezzo maggiore di €1,50 per etto. Il prezzo di mercato dovrà salire fino €2,00 per etto, per elimi­ nare l’eccesso di domanda e la conseguente pressione verso l’alto sul prezzo di mercato.

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1 . 2 . 3   S t a t i c a c o m pa r a t a STATICA COMPARATA Un

tipo di analisi utilizzata per esaminare come un cambiamento in qualche variabile esogena influisca sul valo­ re assunto da alcune variabili en­ dogene di un sistema economico.

Il terzo strumento analitico, la statica comparata, viene utilizzato per esaminare come un cambiamento in una variabile esogena possa influire sul livello di una variabile endogena di un modello economico (si veda a tal proposito la discussione sulle variabili esogene ed endogene fatta nel Paragrafo 1.2). I metodi di analisi della statica comparata possono essere applicati ai problemi di ottimizzazione vincolata o di analisi dell’equilibrio. La statica comparata consente di effettuare un’analisi del prima e del dopo, comparando due istantanee di un modello economico. La prima istantanea, dato un insieme di valori iniziali delle variabili esogene, ci dà i livelli delle variabili endogene, mentre la seconda istantanea ci dice come una variabile endogena che ci interessa sia cambiata, in risposta a una sollecitazione esogena, ov­ vero a un cambiamento nel livello di una variabile esogena. Consideriamo un esempio per capire come la statica comparata possa essere applicata a un modello di equilibrio. Nella primavera del 1997 ingenti piogge han­ no bagnato l’America Centrale, gli scioperi hanno messo in ginocchio la Colombia, mentre il Brasile è stato colpito da un’ondata di freddo. Tutte queste sollecitazioni esogene hanno influenzato il mercato mondiale del caffè, portando il prezzo ai massimi da vent’anni nel Coffee, Sugar & Cocoa Exchange di New York. Il prezzo del caffè è salito da circa un dollaro alla libbra di inizio anno a più di $3 per libbra di maggio. Possiamo utilizzare la statica comparata per illustrare cosa sia accaduto nel mer­ cato del caffè. Le forti piogge, gli scioperi e il gelo hanno portato a un decremento (uno spostamento verso sinistra) nella curva di offerta mondiale per il caffè. Prima di questi eventi, la curva di offerta era S1 e quella di domanda D1, come mostrato nella Figura 1.3. La prima istantanea del mercato fotografa una situazione in cui era in equilibrio sia il prezzo del caffè (una variabile endogena) a $1 per libbra, quanto la sua quantità scambiata Q1 (anche questa una variabile endogena). La sollecitazione esogena ha spostato la curva di offerta verso sinistra, fino a S2; tuttavia, visto che la domanda di caffè non è stata influenzata dalle piogge, dagli scioperi e dal gelo, è

Prezzo per libbra

S2

S1

$3,00

$1,00

D1 Q2

Q1

Quantità (in libbre)

FIGURA 1.3    Statica comparata del mercato del caffè Le forti piogge nell’America Centrale, gli scioperi in Colombia e il gelo in Brasile hanno causato uno spostamento verso sinistra nella curva di offerta mondiale per il caffè, da S1 a S2 (caduta dell’offerta). Il prezzo di equilibrio del caffè è salito da $1 a $3 per libbra. La quantità di equilibrio è dunque passata da Q1 a Q2 libbre.

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ragionevole supporre che il posizionamento della curva di domanda non sia variato. La seconda istantanea del mercato indica un prezzo di equilibrio di circa $3 per lib­ bra, con una quantità di equilibrio pari a Q2 libbre. L’analisi della statica comparata mostra che la sollecitazione esogena ha prodotto un incremento del prezzo da $1 a $3 e un abbassamento della quantità scambiata da Q1 a Q2. Nelle pagine finanziarie di un qualsiasi giornale possiamo trovare quasi ogni gior­ no esempi di statica comparata. I casi più tipici sono quelli degli eventi esogeni che influenzano il prezzo delle merci agricole (quali il grano, la soia, il frumento, il caffè e il cotone), il bestiame e i metalli (come rame, oro e argento). Non è strano vedere titoli come “Il prezzo del caffè s’impenna dopo le notizie degli scioperi in Colom­ bia”, “Il prezzo del grano aumenta con l’incremento della domanda dall’estero”, “Il prezzo della soia balza a causa della paura di siccità” e “Il prezzo dell’argento spicca il volo ai primi segnali di riduzione di offerta”. Quando vi capita di vedere titoli di questo tipo, provate a pensare in termini di statica comparata. I due esercizi seguenti illustrano come l’analisi della statica comparata può es­ sere utilizzata congiuntamente a un modello di equilibrio di mercato e di ottimiz­ zazione vincolata.

A

p p l i c a z i o n e 1.1

I biglietti più difficili del mondo dello sport I Masters, che si tengono ogni anno ad Augusta, in ­Georgia, sono senza dubbio il torneo di golf più prestigio­ so del mondo e rappresentano uno dei quattro tornei più importanti per i professionisti. Ma i biglietti dei Masters, meglio noti come Masters badge, funzionano come l’ab­ bonamento a una squadra di football: chi l’ha avuto in passato, continua a poterlo rinnovare; e sono tanto pre­ stigiosi che chi li ha avuti in passato continua a richie­ derli. Così i biglietti per i Masters non sono in vendita al grande pubblico dal 1972. Perfino la lista d’attesa è stata chiusa, perché interminabile. Per questo il biglietto per i Masters ha la fama di essere “il biglietto più difficile del mondo dello sport”. Secondo un broker, i Masters badge sono “tra i biglietti più ambiti per la partecipazione a un evento, sportivo o meno”.2 Chi vuole un Masters badge deve ricorrere a un bro­ ker come Stubhub o a un sito di aste online come eBay. Anche se il prezzo base di un Masters badge è nell’or­ dine delle centinaia di dollari, chi lo ottiene da Internet o da un broker paga un cifra nell’ordine delle migliaia. In realtà, il prezzo dei Masters badge viene deciso dal mercato. Nel 2009 si è verificato un evento che non accadeva da anni: il prezzo dei Masters badge è sceso. Il 10 di apri­ le del 2009, secondo Stubhub, il prezzo dei biglietti per

il secondo round del torneo è passato da $1073 del 2008 a $612 del 2009, con una diminuzione del 43%.3 La maggiore differenza tra il 2008 e il 2009 era co­ stituita dal fatto che nella primavera del 2009 gli Stati Uniti si trovavano nel mezzo di una forte recessione, che incideva sulla domanda di molti beni considerati di lus­ so dai consumatori. Sembra dunque verosimile che mol­ ti abbiano pensato che una trasferta per assistere a un torneo di golf fosse un lusso del quale potevano fare a meno. La Figura 1.4 rappresenta la statica comparata dell’impatto della recessione sul mercato dei Masters badge. In un dato anno, l’offerta di Masters badge è fissa, quindi la curva dell’offerta S è verticale, a in­ dicare che l’offerta di badge disponibili non varia al variare del prezzo. La curva della domanda di un anno standard è D1. Il prezzo standard (in un anno come per esempio il 2007 o il 2008) di un biglietto per i Ma­ sters sarebbe, per esempio, $1100, che si trova all’in­ tersezione di S1 e D1. Ma la recessione del 2009 ha provocato uno spostamento della curva di domanda verso sinistra, da D1 a D2, che indica che al variare del prezzo dei Masters badge la quantità che i consuma­ tori erano disposti ad acquistare nel 2009 era inferiore a quella del 2008. Il risultato di questo cambiamento

2

How to get Masters tickets, http://golf.about.com/od/majorchampionships/a/masters_tickets.htm.   Friday Masters Badge on Stubhub, http://online.wsj.com/article/SB123932360425607253.

3

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Prezzo per badge (dollari)

nel mercato dei Masters badge è un calo del prezzo da $1100 a $600. Seguendo un ragionamento simile a quanto detto fi­ nora, non si dovrebbe rimanere sorpresi nel vedere che i prezzi dei biglietti sono aumentati nel decennio suc­

cessivo al 2009. Infatti, la crescita economica ha con­ tribuito a uno spostamento verso destra della domanda di biglietti. A titolo di esempio, il prezzo del biglietto più basso nella giornata di venerdì nel torneo del 2018 era superiore a $2200.

S

$1100 $600

D2

D1

Quantità (numero di Masters badge)

FIGURA 1.4    Statica comparata del mercato dei Masters badge In un anno standard, l’equilibrio di mercato si verifica nel punto di intersezione tra D1 e S1 e il prezzo di equilibrio dei Masters badge è $1100. La recessione del 2009 ha provocato uno spostamento verso sinistra della curva di domanda, da D1 a D2, e il prezzo di equilibrio dei Masters badge è sceso a $600.

Esercizio svolto 1.3  Statica comparata con equilibrio di mercato per il mercato del grano

Supponiamo che in Italia la quantità di grano richiesta Q d di­ penda da due fattori: il prezzo P del grano e il livello di reddi­ to I della nazione. Si assuma che la curva di domanda di grano sia inclinata verso il basso, di modo che ne venga richiesto di più man mano che il prezzo scende. Si assuma anche che la curva di domanda si sposti verso destra se il reddito aumenta (cioè un reddito più alto aumenta la richiesta di grano). La dipendenza della quantità di grano richiesta dal prezzo e dal reddito è rappresentata dalla funzione di domanda Q d(P,I). Supponiamo che la quantità di grano disponibile per la vendita, Q s, dipenda pure da due fattori: il prezzo del grano e la quantità di pioggia che cade durante il periodo di crescita, r. La curva di offerta pende verso l’alto, in maniera tale che al crescere del prezzo del grano venga offerto più grano. As­ sumiamo che la curva di offerta si sposti verso destra (viene prodotto più grano) se piove di più. La relazione che illustra quale sia la quantità di grano offerto a un qualsiasi prezzo e a una qualsiasi quantità di pioggia è data dalla funzione di offerta Q s(P,r). In equilibrio, il prezzo del grano si sistemerà in maniera tale che domanda e offerta si incontrino (Q d = Q s). Indichia­ mo con Q* e con P* rispettivamente la quantità e il prezzo del grano scambiati in equilibrio. Possiamo ritenere che il merca­

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to del grano rappresenti solo una piccola parte dell’economia italiana, quindi le entrate della nazione non sono considere­ volmente influenzate da quanto avviene in questo mercato. Problema

(a) Si supponga che il reddito cresca da I1 a I2. Si mostri in un grafico correttamente etichettato come il cambiamento di queste variabili esogene influenzi ciascuna delle varia­ bili endogene. (b) Si supponga che il reddito rimanga fisso a I1, ma che la quantità delle piogge passi da r1 a r2. Illustrate, in un gra­ fico simile al precedente, come il cambiamento di queste variabili esogene influenzi ciascuna delle variabili endo­ gene. Soluzione

(a) Come mostrato nella Figura 1.5, il cambiamento di reddi­ to sposta la curva di domanda verso destra (incremento della domanda), da D1 a D2. La posizione della curva di offerta, S1, è invariata poiché Q s non dipende da I. Il prez­ zo di equilibrio, quindi, sale da P1* a P2*. Dunque il cambia­ mento nel reddito porta a un cambiamento del prezzo di

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Prezzo del grano

P r o b l e m i d i a n a l i s i e c o n o m i c a  15

S1: offerta di grano D1: domanda di grano quando il reddito è I1 D2: domanda di grano quando il reddito è I2 S1 P2* P1*

D1 Q*

D2 Q*

1

2

Quantità di grano

FIGURA 1.5    Statica comparata: incremento del reddito nazionale Quando il reddito sale da I1 a I2, la curva di domanda si sposta da D1 a D2 (la domanda aumenta). Il prezzo di equilibrio salirà da P1* a P2*, così come la quantità di equilibrio, che salirà da Q1* a Q2*.

D1, non viene interessato, poiché Qd non dipende da r. Il prezzo di equilibrio, quindi, scende da P1* a P2*. Dunque una variazione nelle precipitazioni porta a un cambiamento nel prezzo di equilibrio. Le quantità scambiate in equilibrio salgono da Q1* a Q2*, quindi la variazione nelle piogge porta anche a una variazione nelle quantità scambiate.

equilibrio. Anche la quantità di equilibrio cresce, da Q1* a Q2*, quindi la variazione del reddito porta anche a una variazione nelle quantità scambiate. (b) Come mostrato nella Figura 1.6, un aumento nelle piogge sposta la curva di offerta verso destra (aumento dell’offer­ ta), da S1 a S2. Il posizionamento della curva di domanda,

S1: offerta quando le precipitazioni sono r1

Prezzo del grano

S2: offerta quando le precipitazioni sono r2

S1 S2 P1* P2* D1, Domanda di grano Q* 1

Q* 2

Quantità di grano

FIGURA 1.6    Statica comparata: incremento delle precipitazioni Quando le precipitazioni aumentano da r1 a r2, la curva di offerta si sposta da S1 a S2 (l’offerta aumenta). Il prezzo di equilibrio diminuirà da P1* a P2*, mentre la quantità di equilibrio salirà da Q1*a Q2*.

La statica comparata è utilizzata per rispondere a molte domande che occupano un ruo­ lo centrale in microeconomia. Nel seguito, questo strumento verrà utilizzato per capire alcuni concetti economici di base, quali per esempio le curve di domanda e di offerta.

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Esercizio svolto 1.4  Statica comparata con ottimizzazione vincolata

Nel problema del pastore (Esercizio svolto 1.1) visto in prece­ denza, la variabile esogena è il perimetro F della recinzione, mentre quelle endogene sono la lunghezza L e la larghezza W del recinto. Si può già aver risolto un problema di questo tipo: l’area è massima quando il pastore realizza un recinto quadrato (non è necessario dimostrare come si arriva a questo risultato in questo esercizio, basta solo prenderlo per buono). Problema

Se al pastore viene dato un pezzo aggiuntivo di recinzione pari a ΔF (dove Δ, la lettera greca delta maiuscola, sta per “variazione di”), cosa accadrà alle dimensioni del recinto? In

A

altre parole, in che modo la variabile esogena ΔF influirà sulla variazione delle variabili endogene ΔL e ΔW? Soluzione

Poiché la configurazione ottimale per il recinto è rappre­ sentata da un quadrato, sappiamo che la lunghezza e la lar­ ghezza del recinto saranno pari a un quarto del perimetro, quindi L = F/4 e W = F/4. Per le variazioni, otteniamo dun­ que ΔL = ΔF/4 e ΔW = ΔF/4. Questo risultato di statica comparata ci dice, per esempio, che se al pastore vengono dati 4 metri aggiuntivi di recinzione, la lunghezza e la lar­ ghezza del recinto aumenteranno entrambe di un metro.

p p l i c a z i o n e 1.2

Le gelate scaldano i prezzi dei prodotti ortofrutticoli Negli ultimi anni in Italia si sono spesso avuti allarmi relativi alle impennate nei prezzi dei prodotti ortofrut­ ticoli. Quando le temperature scendono sotto lo zero i prezzi decollano. Se l’inverno è caratterizzato da alcu­ ne gelate, seguono generalmente notizie allarmanti sui prezzi di frutta e verdura diffuse da giornali e telegior­ nali con il solito balletto di cifre fra associazioni degli agricoltori, associazioni dei commercianti e associazioni dei consumatori. Le prime evidenziano solitamente che in seguito al freddo i rincari sono contenuti per quanto riguarda i prezzi alla produzione ma arrivano a valori anche molto alti per i prezzi al consumo. Per esempio la Confederazione italiana degli agricoltori stimava, a inizio 2008, nel 2-5% l’aumento dei prezzi al produttore contro un 20-30% dell’aumento dei prezzi al dettaglio. Le associazioni dei commercianti non sono ovviamente pronte ad accettare queste stime, soprattutto la diffe­ renza fra aumento dei prezzi al dettaglio e dei prezzi alla produzione. Le associazioni dei consumatori parlano di speculazioni lungo la filiera distributiva e chiamano in causa il Governo o, ultimamente, la nuova figura del Garante dei prezzi. Si può usare la statica comparata per inquadrare il problema. La statica comparata è lo studio degli effetti di variazioni nelle variabili esogene (per esempio la tem­

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peratura) sui valori di equilibrio delle variabili endogene (prezzo di mercato e domanda dei prodotti ortofruttico­ li). Quando si modifica una variabile esogena, cambia la posizione delle curve di domanda o di offerta. In termini grafici, la variazione di una variabile esogena sposta la curva di domanda e/o di offerta, determinando un nuo­ vo equilibrio di mercato (una nuova coppia di prezzo e quantità domandata e offerta). In questo caso è poco probabile che le gelate in­ fluenzino in qualche modo la posizione della curva di domanda. In altri termini, tenendo fissi i prezzi, non ci aspettiamo grossi effetti sulla quantità domandata di verdure in seguito alle gelate. Invece è assai probabi­ le che una gelata influenzi la posizione della curva di offerta. A parità di prezzo, infatti, una minor quantità di verdure è disponibile sul mercato: la curva di offerta si sposta allora a sinistra. Il nuovo equilibrio di mercato corrisponderà a una quantità scambiata inferiore con un prezzo superiore (come nella Figura 1.3). Chiaramente quanta parte di questo aumento di prezzo abbia natura speculativa e quanto invece sia di­ rettamente imputabile al minor raccolto è questione em­ pirica di non facile soluzione. A cura di Giam Pietro Cipriani

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1.3 •  Analisi positiva e normativa L’analisi microeconomica può essere utilizzata per rispondere a problemi sia di tipo positivo, sia di tipo normativo. L’analisi positiva cerca di spiegare come funziona un sistema economico o di predire come cambierà nel tempo. L’analisi positiva risponde a domande esplicative del tipo “Che cosa è successo?” o “Che cosa sta accadendo?” e può anche porre domande predittive come “Che cosa accadrà se alcune variabili esogene cambieranno?”. L’analisi normativa, invece, risponde a domande prescrittive, quali “Che cosa va fatto?”. Gli studi normativi, in genere, si occupano di problemi legati al benessere sociale, esaminando cosa possa andare verso o contro il bene comune, e questo spesso implica dei giudizi di valore. Per esempio, i legislatori possono considerare di aumentare i salari minimi, in modo che possano beneficiarne i lavoratori meno preparati e meno esperti. Abbiamo già visto esempi di questioni di analisi positiva in questo capitolo; nel problema del pastore (Esercizio svolto 1.1), per esempio, una delle domande è “Quali devono essere le dimensioni del recinto affinché sia massima la sua area?”, un’altra è “Come cambierà l’area del recinto se il pastore ha a disposizione un ul­ teriore metro di recinzione?”. Nel problema della scelta del consumatore (Esercizio svolto 1.2), l’analisi positiva ci direbbe come gli acquisti di ogni bene da parte del consumatore siano dipendenti dai prezzi di ogni bene e dal livello del suo reddito. L’analisi positiva può aiutare il dirigente di un’azienda a raggiungere un qualsiasi livello di servizio al minor costo possibile. Infine, l’analisi positiva ci fa capire perché il prezzo di un bene come il caffè sia in equilibrio e perché invece altri prezzi non lo siano; spiega anche perché le piogge forti, gli scioperi e il gelo facciano aumentare il prezzo di alcuni beni. Tutti questi esempi suggeriscono quanto sia importante per i consumatori e per i manager di aziende utilizzare i principi della microeconomia con finalità pre­ dittive. L’analisi positiva, inoltre, è utile nello studio delle politiche pubbliche: ai legislatori, per esempio, potrebbe interessare conoscere l’effetto di nuove tasse sul mercato, dei sussidi governativi per le aziende o di dazi e/o quote sulle importazio­ ni. Potrebbero anche voler sapere in che modo queste misure toccherebbero consu­ matori e aziende, così come l’entità dell’impatto sulle finanze pubbliche. L’analisi normativa studia il modo in cui raggiungere un obiettivo che la gente può considerare importante. Supponiamo che i legislatori vogliano realizzare delle politiche per la casa che favoriscano le famiglie con basso reddito: potrebbero chie­ dere se sia meglio raggiungere questo scopo fornendo a queste famiglie dei buoni acquisto che possano essere utilizzati nel mercato delle case, oppure implementan­ do dei controlli sugli affitti per evitare che i padroni di casa chiedano più di quanto preveda la legge. Alternativamente, un Governo potrebbe avere lo scopo di ridurre l’inquinamento e potrebbe chiedersi se a tal fine sia meglio introdurre delle tasse sulle emissioni oppure controllare rigidamente che le emissioni di industrie e auto­ mobili rispettino i limiti. Questi esempi mostrano quanto sia importante effettuare l’analisi positiva prima di quella normativa. Un Governo potrebbe volere una risposta alla domanda “È necessario implementare un programma di controllo degli affitti o un programma di buoni-casa?”. Per comprendere appieno le due opzioni, i legislatori dovranno precedentemente effet­ tuare un’analisi positiva in modo da capire cosa accadrebbe se venissero imposti con­ trolli sugli affitti e per rendersi conto delle conseguenze dei buoni acquisto. L’analisi positiva ci spiegherebbe chi è interessato dalle due politiche e in che modo. La microeconomia può aiutare i Governi a capire e confrontare gli impatti di politiche differenti su consumatori e produttori e, pertanto, può anche chiarire le dispute e portare a politiche pubbliche più illuminate.

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ANALISI POSITIVA  Un’analisi

che cerca di spiegare come funziona un sistema economico o di predire come cambierà nel tempo. ANALISI NORMATIVA Un’analisi

che, in genere, si concentra su pro­ blemi legati al benessere sociale, esaminando ciò che può andare verso o contro il bene comune.

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18  C a p i t o l o 1

R

iepilogo

• L’economia studia l’allocazione di risorse scarse per soddisfare gli illimitati bisogni dell’uomo. È spesso de­ scritta come la scienza della scelta vincolata. • La microeconomia esamina il comportamento econo­ mico delle singole unità decisionali, come consumatori o aziende o gruppi di agenti economici, come nuclei fami­ liari o industrie. • Le analisi economiche vengono spesso condotte realiz­ zando e analizzando modelli di un particolare problema. Dato che il mondo reale è intrinsecamente complesso, un modello economico rappresenta solo un’astrazione sem­ plificata della realtà. • Nell’analizzare qualsiasi modello è necessario comprende­ re quali variabili sono date (variabili esogene) e quali sono da determinare all’interno del modello (variabili endogene). • Tre essenziali strumenti dell’analisi microeconomica sono: 1. l’ottimizzazione vincolata, che viene utilizzata da chi deve prendere decisioni per massimizzare o minimiz­ zare una funzione obiettivo soggetta a vincoli;

D

• In microeconomia, il termine marginale misura di quan­ to una variabile cambi come risultato dell’aggiunta di un’ulteriore unità a una variabile indipendente. • La microeconomia fornisce strumenti che possiamo usare per esaminare questioni positive e normative. L’ana­ li­si positiva cerca di spiegare come funziona un sistema economico e di predire come cambieranno le variabili endogene al variare di quelle esogene. L’analisi normativa, invece, considera questioni prescrittive, quali le risposte a domande del tipo “Che cosa va fatto?”. Lo studio norma­ tivo introduce nell’analisi giudizi di valore.

omande di ripasso

1.  Qual è la differenza tra microeconomia e macroeco­ nomia? 2.  Perché l’economia spesso è descritta come la scienza delle scelte vincolate? 3.  In che modo il problema dell’ottimizzazione vincolata aiuta gli agenti economici a fare le proprie scelte? Che ruolo rivestono la funzione obiettivo e i vincoli in un modello di ottimizzazione vincolata? 4.  Supponiamo che il mercato del frumento sia un mercato competitivo, con una curva di offerta con pendenza positi­ va, una curva di domanda con pendenza negativa e un prez­ zo d’equilibrio di €30 al quintale. Perché un prezzo più alto (per esempio €35 al quintale) non costituirebbe un prezzo d’equilibrio? Perché un prezzo più basso (per esempio €25 al quintale) non costituirebbe un prezzo d’equilibrio?

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2. l’analisi dell’equilibrio, usata per descrivere una condi­ zione o uno stato che può continuare indefinitamente o almeno fino a quando non ci sia un cambiamento in una variabile esogena; 3. la statica comparata, usata per esaminare l’effetto che un cambiamento di qualche variabile esogena ha sui livelli di alcune variabili endogene di un modello eco­ nomico, inclusi l’equilibrio e l’ottimizzazione vinco­ lata.

5.  Qual è la differenza tra una variabile esogena e una variabile endogena in un modello economico? Potrebbe essere utile costruire un modello che contenga solo va­ riabili esogene (e non variabili endogene)? 6.  Perché gli economisti ricorrono ad analisi di statica comparata? Che ruolo rivestono le variabili esogene ed endogene nell’analisi di statica comparata? 7.  Qual è la differenza tra analisi positiva e analisi nor­ mativa? Quale tra le seguenti domande riguarda l’analisi positiva e quale l’analisi normativa? a)  Quale effetto avranno le società di vendita all’asta tramite Internet (si pensi a eBay) sui profitti dei commercianti locali di automobili? b)  Il Governo dovrebbe imporre una tassa speciale sul­ la merce venduta su Internet?

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