Autoproduzioni v2 def

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Grissini Torinesi Stirati Scritto da Administrator | Venerdì 29 Aprile 2011 22:52 - Ultimo aggiornamento Domenica 05 Giugno 2011 20:37 Ingredienti: - 500 g di farina 00 - 250-280 g acqua - 15 g lievito di birra - 8 g sale (un cucchiaino colmo) - 50 g olio di oliva - 1 cucchiaio raso di malto d'orzo - Farina di semola di grano duro - Olio per spennellare 1

Fare un impasto non troppo morbido, formare un rettangolo di circa 30 x10 e appoggiarlo su uno strato di farina di semola di grano duro, pennellare tutta la superficie con olio di oliva e cospargere con altra semola. Coprire a campana e lascar lievitare per 50 60 minuti. Dal lato corto tagliare dei bastoncini di circa un dito, afferrarli al centro e assottigliarli delicatamente. Disporli su una teglia un po' distanziati e regolali con le dita per uniformare lo spessore Mettere in forno a 200° per 18 20 minuti circa a piacere si possono aggiungere all'impasto semi di sesamo, di papavero, peperoncino, ecc … Buon lavoro.

Il pane fatto in casa Scritto da Administrator | Venerdì 29 Aprile 2011 23:03 - Ultimo aggiornamento Domenica 18 Dicembre 2011 22:48 Si vis pacem, para panem! - 1 kg. di farina semintegrale biologica; oppure semolato di grano duro, quello per fare la pasta; o metà e metà; o anche con grano tenero; insomma, come piace - 1 pugnetto di sale - mezzo cubetto di lievito - 1 cucchiaino di zucchero - acqua q.b. Sciogliere il lievito in un bicchiere d'acqua tiepida, con un po' di zucchero. Versare il bicchiere nella farina mescolata al sale (non fare venire a contatto il lievito direttamente con il sale), che avrai posto in un recipiente piuttosto grande (pentola dai bordi alti). Lavorare fino a ottenere un impasto omogeneo, aggiungendo altra acqua tiepida. Coprire l'impasto con un asciugamano da cucina pulito, poi porre la pentola sotto un piumone da letto, dopo averla avvolta in una copertina di lana. Lasciare lievitare: d'estate basta un'ora, d'inverno due; più lo si lascia, meglio è (fino a 3 ore). Dividi l'impasto in due e modellalo a forma di pagnotta, aiutandoti con le mani infarinate. Adagia le due pagnotte sulla placca del forno ricoperta di carta da forno. Inforna dopo


che il forno ha raggiunto la temperatura massima (250). Cuoci per circa 40 minuti o 4550 se ti piace ben cotto. Gli ultimi 5-10 minuti abbassa la temperatura a 200° c. Prima di infornare puoi cospargere la superficie del pane con semi di sesamo o altro, oppure metterli nell'impasto.

RICETTA CON LA PASTA MADRE (pane molto più digeribile) 2

Per ottenere 1 chilo e 200 di pane: - 40 gr. di pasta madre - 500 ml. acqua - 700 gr. Farina. PRIMO IMPASTO: 40 gr. Madre, un terzo di acqua, un terzo di farina. Lasciar lievitare da 6 a 12 ore. SECONDO IMPASTO: due terzi di acqua, due terzi di farina, 15 gr. di sale. Lasciar lievitare 1-2 ore Fare una grossa pagnotta e lasciarla riposare per un'altra ora. 1 ora di forno circa a 250 gradi (gli ultimi 10 minuti abbassare a 200) P.S. IL PANE PIU' BUONO E' QUELLO PREPARATO IN COMPAGNIA

Come fare il formaggio in casa Scritto da Administrator | Venerdì 29 Aprile 2011 23:05 - Ultimo aggiornamento Domenica 18 Dicembre 2011 22:47 Occorrente: - Una grossa pentola con coperchio e con fondo poco spesso - Una o più fascelle oppure scolapiatti o scolini - Un termometro per il latte - Un setaccio o colino a trama stretta - Una frusta - Un recipiente abbastanza largo con coperchio (per salamoia e stufatura) - Un cesto di vimini (per la stagionatura) Ingredienti: - 5 lt di latte intero fresco - caglio liquido (nei consorzi agrari o in alcune farmacie)


- 320 gr di sale (più sale a piacere per la caseificazione) - olio di semi - aceto bianco - 1/2 vasetto di yogurt - 3 cucchiai di siero di latte fermentato (dopo la prima caseificazione, conservare il siero per un giorno a 20 gradi, poi si può congelare, dividendolo in piccole porzioni) 3

Procedimento: Mettiamo 5 litri di latte in una grossa pentola, aggiungiamo 1/2 vasetto di yogurt bianco intero, sale a seconda del gusto (almeno 5 cucchiaini) e, se ne di-sponiamo, 2 o 3 cucchiai di siero di latte maturato. Mescoliamo bene e lasciamo riposare per un' ora (yogurt e siero di latte sono opzionali, servono solo ad arricchire il gusto). Mettiamo il latte sul fuoco dolce e portiamolo a 35-37 gradi a seconda del tipo di caglio, verificando con il termometro. Una volta raggiunta la temperatura, spegniamo il fuoco ed aggiungiamo il ca-glio liquido (la quantità, pochi ml, è scritta sulla confezione) utilizzando una siringa. Mescoliamo decisamente e con forza il latte in modo da mescolarci perfetta-mente il caglio, poi mettiamo il coperchio sulla pentola e lasciamo riposare il tutto per circa un' ora in modo che si formi la cagliata (il latte prende la consistenza di un budino) Rompiamo la cagliata: passiamo un frusta obliquamente prima in una direzione poi in un'altra, in modo da tagliare la cagliata in piccoli cubetti; per un formaggio stagionato dovremo ottenere cubetti come chicchi di riso, cubetti più grandi per un formaggio più fresco. Con questa operazione separiamo il siero dai coaguli di latte Rimettiamo la pentola sul fuoco e portiamo il latte ad una temperatura di 45° movendo ogni tanto la pentola e controllando sempre la temperatura col termometro. Con questa operazione vedremo la cagliata separarsi dal siero. Utilizzando un setaccio o un colino a trama molto fine versiamo la cagliata in una fascella o in uno scola piatti, avendo cura di conservare il siero, utile sia per fare la ricotta, sia per farlo maturare per la prossima caseificazione. Premiamo piano piano la cagliata per renderla compatta e per fare uscire il siero. Abbiamo a questo punto ottenuto un formaggio tipo "primo sale".


facciamo lo yogurt!!! Scritto da Sergio | Lunedì 02 Maggio 2011 18:07 - Ultimo aggiornamento Domenica 18 Dicembre 2011 22:47 Esistono molti modi per produrre un ottimo yogurt casalingo, io pro-pongo questo che ho trovato sul sito e-bio.it e che ho trovato ottimo COSA VI SERVE per preparare lo yogurt in casa senza usare la yogurtiera? 4

Una pentola d'acciaio pulita con una capacità almeno tripla rispetto al latte che andrete ad impiegare. Un litro di latte biologico, a lunga conservazione o fresco, intero o parzial-mente scremato. Il mio consiglio è però che sia a lunga conservazione, intero e assolutamente biologico. Il latte può essere di sola mucca ma se disponete per caso anche di latte di pecora o di capra non esitate ad utilizzarlo, anche mescolato al latte di mucca! Se avete necessità di produrre più di un litro di yogurt potete utilizzare naturalmente quanto latte volete. Barattoli di vetro con tappo a vite (per una capacità totale pari al latte impiegato) assolutamente ben puliti e asciutti, possibilmente di piccole dimensioni, se volete mono porzionare lo yogurt, oppure da 250 ml: vanno bene per esem-pio quelli del miele o della marmellata (conservateli dopo aver finito il miele o la marmellata) o se li avete quelli 4 Stagioni Bromioli da 150 ml. Consiglio di usare più contenitori per la conservazione in frigo per evitare di aprire un barattolo che non verrà consumato in giornata. Meglio usare più contenitori piccoli. Un vasetto di yogurt bianco, possibilmente biologico e intero (per uno/due litri di latte è sufficiente un vasetto da 125 ml). Acquistate uno yogurt con la data di produzione vicinissima a quella dell'acquisto. Più lo yogurt sarà giovane, più facilmente riuscirete a cominciare la vostra produzione casalinga. Inoltre, ovviamente, se c'è un tipo di yogurt che preferite, per sapore, acidità e densità, utilizzate quello. Io ho utilizzato, per via del retaggio culturale, un famoso yogurt greco molto denso, che si trova facilmente nella grande distribuzione. Un mestolo e un cucchiaio d'acciaio. Una scatola di legno o cartone con coperchio Un termometro per alimenti (che vi verrà utile anche per fare il formaggio primo sale) Un vecchio pullover di lana che non usate più. nota: La scatola di legno e il pullover di lana non vi serviranno se avrete la fortuna di disporre del luogo adatto dove far riposare lo yogurt durante la fermentazione. In cucina spesso ci sono luoghi adatti a questo. Il cassettone di un mobile vicino al calorifero o accanto al frigorifero sarà luogo protetto e sufficientemente tiepido. Personalmente ho la fortuna di disporre di un mobiletto attaccato al lato del frigorifero i cui ripiani superiori


sono costantemente caldi (oltre i 40 gradi) Io uso riporre lì i vasetti in fermentazione, chiudendo il ripiano con delle scatole di sale. COME SI PROCEDE:

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Innanzitutto lasciate il vasetto di yogurt e il cartone del latte fuori dal frigorifero per qualche ora: evitate di procedere finchè entrambi non avranno la medesi-ma temperatura dell'ambiente circostante. E' assolutamente necessario com-prendere i meccanismi vitali che producono lo yogurt. Se i batteri subiscono uno choc termico, moriranno e non potranno più lavorare per voi. Quindi state sempre attenti alla temperatura che è la chiave di riuscita di tutto, credetemi. Quando il latte e lo yogurt avranno la medesima temperatura, versate il latte nella pentola e aprite il vasetto dello yogurt, lasciandolo riposare ancora nei pressi (30 cm) della pentola. Accendete il fuoco sotto la pentola a forza media. Il latte dovrà giungere gradatamente all'ebollizione. Mi raccomando non abbandonate la pentola sul fuoco per non piangere poi sul latte versato. A seconda della quantità del latte utilizzato ci vorranno tempi diversi perchè si giunga all'ebollizione. In ogni caso l'ebollizione sarà spettacolare, come al solito, visto che in questa fase il latte aumenta il suo volume di oltre il 100%, per questo vi ho indicato di utilizzare una pentola con capacità tripla rispetto alla quantità di latte utilizzato. Mettete a questo punto il fuoco al minimo e lasciate sobbollire per dieci minuti. In questa fase, oltre ad eliminare eventuali batteri indesiderati che modificherebbero il processo di fermentazione, la temperatura farà perdere al latte, per evaporazione, una porzione dell'acqua in esso contenuto, aiutando così ad ottenere un prodotto finale di particolare consistenza. Spento il fuoco, potete abbandonare la pentola per una mezz'ora circa, in atte-sa che si raffreddi fino ad una temperatura compresa tra i 40°C e 45°C. Nella fase di ebollizione si sarà formata sulla superficie del latte, una pellicola di proteine e grassi che sarà meglio eliminare dal processo di fermentazione. Raccoglietela delicatamente col cucchiaio di acciaio e asportatela. Potete mangiarla, è dolce e gustosa. Mi raccomando non leccate il cucchiaio che utilizzate in questa procedura perchè i batteri che avete in bocca contaminerebbero il latte pregiudicando il lavoro del Lactobacillus bulgaricus e dello Strepto-coccus thermophilus. Per sapere se il latte ha raggiunto la temperatura adatta a procedere avete due possibilità, provare la temperatura con un termometro da cucina (difficile che ne abbiate uno e non usate assolutamente quello per misurare la febbre che esploderebbe a contatto col latte, contaminandolo col mercurio) oppure immergendo nel latte il vostro dito mignolo ben lavato e asciugato. Se dopo tre secondi d'immersione proverete ancora la sensazione di tepore senza avvertire bruciore, allora la temperatura è perfetta e potete procedere con l'inoculazione dello yogurt del vasetto. Se invece proverete una sensazione di bruciore, an-che seppur sopportabile, allora il latte è ancora troppo caldo e dovrete aspetta-re uno o due minuti e riprovare a immergere il dito. Se invece avrete atteso troppo e il latte dovesse risultare freddo, accendete di nuovo il fuoco per uno-due minuti al fine di riportare la temperatura a 40-45°C.


Se la temperatura sarà quella adatta, prendete il vasetto dello yogurt e mettetegli dentro uno o due cucchiai di latte tiepido, rimescolate per fluidificare lo yogurt. Potete aggiungere altro latte fino a riempire il vasetto. Rimescolate an-cora e versate lo yogurt nella pentola. Rimestate per bene il latte prendendone mestolate e riversandole nella pentola. E' necessario che lo yogurt che avete versato si distribuisca omogeneamente nel latte. Infine, sempre col mestolo, riempite i barattoli di vetro fino a 1/2 cm dall'orlo e chiudeteli coi coperchi. Non è necessario stringere forte le capsule. 6

Consiglio sull'acidità: se preferite uno yogurt più acido potrete scegliere una temperatura di inoculazione più verso i 45°C che verso i 40°C, prolungare la fermentazione oltre le 6 ore e attendere tre o quattro giorni prima di consumarlo. Più lunga (senza esagerare) sarà la fermentazione (cioè la permanenza iniziale fuori dal frigo) e più acido risulterà lo yogurt. Riponeteli rapidamente nella scatola, avvolgeteli nel pullover e chiudete il coperchio, riponendo la scatola in un luogo buio e tranquillo. Se non usate la scatola ma disponete di un luogo adatto, riponete lì i barattoli, se riuscite metteteli uno sopra all'altro (non più di uno sopra all'altro) in modo da sfruttare il tepore vicendevolmente. Consiglio sui tempi: io faccio questa operazione alla sera, prima di andare a dormire e al mattino lo yogurt è pronto (p.s. non dormo mai più di 6 ore). Oppure alla domenica subito dopo pranzo: prima di cena lo yogurt è pronto. Lo yogurt pronto andrà messo subito in frigo per interrompere la fermentazione che lo renderebbe troppo acido. Concludendo: Non più tardi di sei ore dopo aver versato il latte nei barattoli, avrete ottenuto uno yogurt denso come un budino, la superficie apparirà lucida come una lastra di marmo tirata a cera. La consistenza sarà simile a quella del mascarpone, se girerete il barattolo a testa in giù (senza agitarlo) lo yogurt non cadrà. Il cucchiaino infilato dentro resterà in piedi come una vanga conficcata nella neve. Avrete ottenuto il miglior yogurt della Terra e lo avrete fatto con le vostre mani. Il sapore delicatamente dolce (il glucosio e il galattosio generati dallo Streptococcus thermophilus) con un retrogusto impercettibile di acidità (l'acido lattico generato dal Lactobacillus bulgaricus) si gioverà della miglior simbiosi di una lingua di miele grezzo biologico che vi adagerete delicatamente sopra, come viene servito in Grecia. Godete di questo dono della natura a colazione, tutte le mattine ma soprattutto quando alla sera vi prenderà quella irresistibile voglia di dolce, invece di azzannare una fetta di torta, concedetevi un altro barattolino di questa meraviglia: i vostri sogni saranno d'oro. Note sulla conservazione: Lo yogurt casalingo si conserva per almeno una settimana. Se per caso qualche barattolino vi dovesse avanzare per un tempo maggiore potrete utilizzarlo tranquillamente (salvo presenza di muffe o di pellicole colorate) per la preparazione della torta allo yogurt .


Ovviamente utilizzerete d'ora in poi il vostro yogurt casalingo per preparare la vostra scorta settimanale (anche se, secondo me, è preferibile ogni tanto prendere un nuovo vasetto di yogurt). Se doveste invece assentarvi per qualche giorno da casa, interrompendo il rito settimanale della preparazione del vostro yogurt, potrete riporre nel congelato-re un barattolino per preservare una copia del vostro prodotto. I batteri riprenderanno vita una volta scongelati e potrete procedere come al solito.

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Lo yogurt può essere utilizzato (ma non mangiato) per preparare altro yogurt fresco anche dopo 15 giorni, a meno che non si sia ammuffito. Non scoraggiatevi se qualche volta il risultato non sarà all'altezza delle vostre aspettative: nessuno è perfetto e le magie come quella della preparazione del-lo yogurt sono soggette alle variabili condizioni ambientali o alla stessa com-posizione del latte che non è mai identica. Pensate che d'inverno le mucche non possono mangiare erba fresca ma si alimentano di fieno o di mangimi ve-getali essiccati, quindi il latte ha consistenza, profumo e sapore diverso a se-conda delle stagioni. N.B. per un ottimo yogurt, abbiamo utilizzato i prodotti di LECCOLATTE, società cooperativa che raccoglie e trasforma il latte delle stalle della Valsassina

Un GAS che risparmia il gas Scritto da Sergio | Lunedì 09 Maggio 2011 22:36 - Ultimo aggiornamento Domenica 18 Dicembre 2011 22:46 Siamo un GAS, ma forse sprechiamo troppo gas, forse.... e voi direte: magari sprecassimo solo il gas, avete mai provato a far spegnere la luce ai figli o a far chiudere i rubinetti per evitare che l'acqua scorra inutilmente? Ma per non affrontare troppi problemi alla volta, cominciamo a parlarne di uno: vi vogliamo suggerire un modo di cottura della pasta che per qualcuno di voi potrà essere una grossa sorpresa. A parte l'abitudine di mettere il coperchio alla pentola per portare l'acqua alla bollitura, quando finalmente vediamo un bel movimento di bolle (magari evitando di lasciarne consumare metà perchè nel frattempo ci è venuto in mente di telefonare all'amica che era tanta tanto che non sentivamo), per prima cosa mettiamo il sale, poi la pasta. Quindi puntiamo il timer e al momento opportuno spegniamo il gas, scoliamo la pasta, condiamo il tutto e serviamo caldo in tavola. Eppure, e qui sta la sorpresa, risparmiare gas si può!!!!!!


Il metodo è stra sperimentato: dopo aver gettato la pasta e aver dato una rime-stata, aspettiamo che l'acqua riprenda il bollore, quindi spegniamo il gas e rimettiamo il coperchio alla pentola. Ripuntiamo il nostro timer e poi.... tutto come prima. So già l'obiezione che farete: chissà che pastone!!!! Eppure, ve lo garantisco, non solo non ci sarà nessun pastone, ma l'acqua di cottura resterà assolutamente limpida, perchè non ci sarà perdita di amido. Fidatevi, fate una prova, e poi fate pure sapere le vostre considerazioni.

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Sembra poco, ma 5 minuti di gas in meno ogni giorno, moltiplicato per i giorni dell'anno, moltiplicato per il numero di persone che conosciamo, fanno un notevole risparmio di consumo di gas, ma soprattutto una notevole riduzione di CO2 immessa nell'ambiente Fate sapere, dai!!!!

Dalla panna, come fare il burro e il latticello in casa Scritto da Max Maipiuragnatele | Martedì 31 Maggio 2011 22:34 - Ultimo aggiornamento Domenica 18 Dicembre 2011 22:49 Dalla panna, come fare il burro e il latticello in casa …Cercando cercando mi dà una dritta la mia amica Sara su una ricetta per burro e latticello (di non facile reperibilità il Abbiamo nel corto ottimo burro ci sono alcune preparazioni per cui vale la pe-na prepararlo, per esempio la crema di burro o anche per avere il latticello da usare in certe preparazioni tipo i muffins, o tipo questo pancarrè, buonissimo con lo yogurt, ma col latticello autoprodotto ci assicurano è tutta un'altra cosa ... e poi si vuol mettere la soddisfazione? Ci sono due metodi per farlo, lo sbattitore, ma basta una frusta qualsiasi per montare la panna, oppure potete usa-re il metodo della bottiglia che trovate di seguito ricavato dal blog di Dario Bressanini dove, metodo a parte, si possono trovare tante notizie scientifiche e non solo sulla produzione. Preparazione nr. 1 Serve una buona panna fresca, possibilmente quella della vostra centrale del latte, delle ciotole, uno sbattitore e dei panni pulitissimi. Si versa la panna nella ciotola e si inizia a sbattere come se si dovesse fare la panna montata Quando si vede che la panna sta montando, continuiamo... si deve proseguire ad oltranza, perchè ad un certo punto i grassi, inizieranno a separarsi dai liquidi (il latticello), attendiamo il momento in cui tutti i grassi saranno imprigionati alle fruste!


Nel frattempo avremo preparato il nostro panno pulito e ben lavato, e lo posizioneremo su di una vaschetta... poggiamo qui il nostro burro e iniziamo a strizzare, eliminando il più possibile il latticello. Dopodichè passiamo il panetto di burro sotto acqua corrente fresca, in questo modo non resteranno tracce di proteine che ne diminuiranno la conservabilità. Raccoglieremo poi il liquido rimasto nello sbattitore insieme a quello strizzato nella ciotola. E avremo in pochissimo tempo dell'ottimo burro e latticello! 9

NUOVE INFORMAZIONI DA DARIO BRESSANINI SULLA CONSERVAZIONE DEL BURRO: Il Chimico dice: “Ti ricordo che il latticello che produciamo in questa maniera NON è identico a quello spesso citato nelle ricette straniere, perchè in quel caso è fermentato mentre nel nostro non lo è. Riguardo alla conservazione in freezer, io per sicurezza non ce lo terrei per più di una settimana o poco più perchè il prodotto non è stato sterilizzato e non siamo sicuri di come sia stato contaminato durante la lavorazione (e il freezer non distrugge i batteri). Probabilmente potrebbe durare anche più a lungo ma non sapendo come è stato trattato non mi azzarderei a dare consigli di validità generale”. Preparazione nr. 2 50 ml di panna fresca una bottiglia di plastica vuota da 500 ml una biglia di vetro un volontario E' molto facile produrre il burro in casa, divertente, e didatticamente utile specialmente se avete dei bambini. Prendete una confezione di panna fresca (non panna da cucina!). E' opportuno che la panna sia fredda. La temperatura ottimale dovrebbe essere tra i 7 °C e i 13 °C, ma per questo esperimento casalingo va benone della panna raffreddata in frigorifero. Attenzione alla panna che acquistate: per facilitare la produzione di panna montata alcuni produttori aggiungono uno stabilizzante dell'emulsione, solitamente la carragenina (E407). Siccome vogliamo produrre il burro e non la panna montata, scegliete un prodotto senza stabilizzanti. Il modo più semplice per separare il burro è usare una frusta, come per montare la panna, ma continuando ad oltranza sino a quando il grasso si separa. Se però volete fare tutto a mano, e magari far partecipare i vostri figli o nipoti all'esperimento, versate la panna, solitamente in confezioni da 250 ml, in una bottiglietta di plastica vuota da 500 ml. Per rendere più efficace la "zangolatura" potete introdurre nella bottiglia una biglia di vetro. Chiudete bene il tappo e cominciate ad agitare. La biglia andando a sbattere contro la superficie della panna aiuterà a rompere i globuli di grasso, che rilasceranno il grasso


che comincerà a separarsi. Dopo qualche minuto di vigoro-sa agitazione non sentirete più il rumore della biglia che sbatte, e vedrete la consistenza della vostra panna liquida cambiare e diventare quasi solida. Ancora pochi colpi e la panna montata che avete ora nella bottiglietta si tra-sformerà in burro, separando la parte liquida. Continuate a sbattere sino a quando il grasso sarà ben separato. Aprite la bottiglia, versate il liquido contenuto (il latticello) e introducete nella bottiglia una quantità equivalente di acqua ghiacciata. Sbattete ancora per un po' per lavare il burro. Potete ripetere questo passaggio più volte, sino a quando il liquido sarà abbastanza limpido. Badate però che più lavate il burro e meno sapore avrà. 10 Ora potete tagliare la bottiglietta e togliere il burro. Mettetelo in una ciotola e lavoratelo con una forchetta, per schiacciare fuori le sacche di latticello eventualmente ancora presente all'interno. Infine appoggiatelo su di un telo molto fine, o un fazzoletto, e strizzatelo. Avete preparato il vostro primo panetto di burro. Assaggiatelo: poiché, a differenza di quello commerciale, non ha subito il processo di fermentazione batterica, non sarà molto saporito. Potete però utilizzarlo per qualche preparazione di pasticceria dove non volete che prevalga l'aroma del burro, ricordando però che il contenuto di acqua è superiore a quello del burro commerciale. Se volete conservarlo per più di qualche giorno tenetelo in freezer. In frigo non dura a lungo poiché contiene troppa acqua, che favorisce l'ossidazione e l'irrancidimento Forse non tutti sanno che … il burro è un'emulsione di minuscole goccioline d'acqua disperse in un grasso. Queste goccioline vengono tenute in sospensione dalle sostanze emulsionanti naturalmente presenti nel latte, che cercano di impedire che acqua e grassi si separino. Queste goccioline d'acqua contengono principalmente proteine, prevalentemente caseina, e lattosio, lo zucchero del latte. In base al Reg. UE 2991/94 il burro deve contenere almeno l'80% di grassi e al massimo il 16% di acqua. Il burro in vendita in Italia tipicamente ha l'82% di grassi. Potremmo dire che il burro è il grasso del latte concentrato poiché servono circa 23-25 litri di latte per fare un Kg di burro. In realtà il burro è un'emulsione un po' complicata poiché, come vedremo, nella fase grassa liquida sono disciolti oltre alle gocce d'acqua anche cristalli di grasso, globuli di grasso e anche bollicine d'aria. Storia e curiosità La preparazione del burro è probabilmente uno dei metodi più antichi di con-servare i grassi del latte inventati dall'uomo. Si hanno notizie di burrificazione, per usi alimentari, cosmetici, cerimoniali e medici, in Asia anche 2000 anni prima dell'era Cristiana. Visto che capre e pecore sono state addomesticate molto prima delle vacche, è probabile che il primo burro fosse prodotto originariamente con quel tipo di latte. Del burro parla Plinio il Vecchio, nella sua "naturalis historia", citandolo come "alimento raffinato dei popoli barbari", e il suo consumo distingue i ricchi dai poveri in quelle popo-


lazioni. Curiosamente, anche nell'Italia del primo novecento uno dei mercati importanti del burro fu il sud d'Italia. Il burro, prodotto al nord, veniva consumato al sud dalle famiglie benestanti che desideravano distinguersi dai meno abbienti, consumatori di olio d'oliva prodotto in quelle zone.

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Nel medioevo la chiesa proibì, durante i periodi di digiuno e in Quaresima, di consumare burro e altri alimenti di origine animale. Nei paesi del sud Europa questo non era un grosso problema, perché comunque utilizzavano l'olio. Nel nord Europa invece il burro era di uso comune in cucina. Durante la quaresima i commercianti dal sud Europa vendevano olio al nord. Olio, a quanto pare, di bassa qualità. Nel tardo medioevo divenne possibile comperare dalla chiesa delle lettere di indulgenza, per ottenere delle dispense e poter quindi consumare il burro anche durante i periodi proibiti. Una delle torri della cattedrale di Rouen è chiamata "la torre del burro" perché fu costruita con i soldi ricavati dalla vendita di tali dispense durante la quaresima. In un discorso ai nobili tedeschi del 1520, Martin Lutero, padre spirituale della riforma protestante, si scaglia contro questo mercimonio, incitando i nobili a ri-formare la chiesa, e prende il burro come esempio: I digiuni dovrebbero essere una questione di libertà, e tutte le questioni riguar-danti il cibo lasciate libere, come recitano i Vangeli (Matteo 15:11). Perché a Roma loro stessi ridono dei digiuni, e costringono noi stranieri a mangiare olio con cui loro non si ingrasserebbero gli stivali, e poi ci vendono la libertà di mangiare il burro e tutto il resto. Tuttavia il santo Apostolo ci dice che in tutte queste cose abbiamo già la libertà, attraverso il Vangelo (1 Cor. 10:25 succ.). Loro ci hanno costretto con il loro diritto canonico e rubato i nostri diritti, così che dobbiamo ricomprarceli con del denaro. Hanno così terrificato le nostre coscienze che non è facile predicare di queste libertà perché il popolo le con-sidera una grande offesa, pensando che sia un peccato più grave mangiare burro piuttosto che mentire, bestemmiare o vivere in modo impuro. In ogni caso, quello che l'uomo ha decretato, è sempre la parola di un uomo. Anche nella legge della chiesa, non ne viene fuori nulla di buono. Chimica I grassi del burro sono per circa il 98% dei trigliceridi, con piccolo percentuali di digliceridi e monogliceridi. Chimicamente significa che una molecola di glicerina (o glicerolo) ha legati tre acidi grassi. Questi possono essere monoinsaturi, con un doppio legame C=C, poliinsaturi, con più di un doppio legame, o saturi, senza doppi legami. Nel latte, e quindi nel burro, si possono trovare fino a 500 grassi diversi. I com-ponenti principali sono l'acido palmitico e quello oleico che insieme rappresentano circa il 50% dei grassi. La percentuale di grassi saturi (rispetto ai grassi totali) è del 70%. Questo è un valore medio perche' la composizione del burro varia moltissimo con la stagione e con il tipo di alimentazione delle vacche.


Il Colore Il colore del burro può andare dal bianco al giallo, e dipende principalmente dall'alimentazione delle vacche. Più caroteni le vacche assumono con l'alimentazione, più il burro risulterà colorato. E' chiaro quindi che il burro prodotto d'inverno avrà un colore diverso del burro prodotto d'estate. Può anche essere colorato artificialmente con dei caroteni. Il burro, come il latte, è una fonte importante di Vitamina A, ancora una volta con variazioni tra estate e inverno. 12

Dal latte alla crema Il burro si prepara dalla crema di latte, detta anche panna. Tradizionalmente la crema veniva separata dal latte per affioramento, lasciando cioè alla panna, più grassa del latte e quindi meno densa, il tempo necessario per affiorare. Nelle latterie si raccoglieva il latte da vari allevamenti, e poteva passare del tempo prima che la panna venisse separata. Durante questo intervallo alcuni batteri entravano in azione, convertendo il lattosio in acido lattico, inacidendo la panna e creando anche alcune molecole aromatiche che ancora oggi associamo con l'aroma del burro. Oggigiorno, quasi ovunque, la crema viene separata per centrifugazione, pro-cesso molto più veloce, efficace, e che, se il latte di partenza è di alta qualità, permette di ottenere burro di qualità altrettanto elevata. Per ridurre la proliferazione di microorganismi, anche patogeni, il latte, dalla mungitura sino alla separazione della crema, dovrebbe essere mantenuto a temperature molto basse. La crema risultante non dovrebbe essere troppo acida, né essere rancida od ossidata. La panna ottenuta per centrifugazione è più ricca di grassi, grazie alla maggiore efficienza del processo e, grazie alla rapidità di separazione, non è inacidita. Viene chiamata crema dolce e contiene circa il 36%-44% di grassi. La pastorizzazione Dopo la separazione la crema viene di solito pastorizzata, riscaldata cioè per un certo periodo di tempo sufficiente a distruggere gli eventuali batteri patogeni e ridurre in generale il numero di microorganismi. Questi, se lasciati moltiplicare, possono produrre sostanze che introdurrebbero difetti organolettici nel prodotto finale. La pastorizzazione ha anche lo scopo di disattivare gli enzimi naturalmente presenti come la lipasi, che porterebbero all'irrancidimento dei grassi, di eliminare parzialmente degli odori indesiderati e di liquefare i globuli di grasso. Più è alta la temperatura di pastorizzazione meno il tempo necessario per uccidere i batteri. La pastorizzazione viene effettuata a varie combinazioni di temperatura/tempo: ad esempio a 85 °C per 15 secondi. Il trattamento UHT sterilizza la panna a 135 °C per almeno un secondo. Questo permette una lunga vita del latte o della panna sugli scaffali di vendita, ma purtroppo ne altera anche il sapore.


E' ormai molto raro trovare del burro preparato a partire da panna non pasto-rizzata, a causa delle norme igieniche imposte nella produzione moderna. Tuttavia, lavorando in particolari condizioni e prestando molta attenzione al processo produttivo, è possibile produrre burro senza pastorizzare la crema. L'aroma e il gusto di questo prodotto sono diversi da quello pastorizzato, ma ormai è divenuto una rarità sul mercato, in Italia, visto che il basso consumo di burro crudo non giustifica il prezzo maggiore. Se però fate un giro in qualche malga di montagna dove ancora si produce il burro crudo, provate ad assag-giarlo. Non essendo stato pastorizzato ha ovviamente una durata inferiore al burro a cui siamo abituati. 13

La fermentazione Dalla panna, come fare il burro e il latticello in casa Negli USA e in Gran Bretagna solitamente il burro è preparato dalla crema dolce. Viene salato successivamente sia per compensare la mancanza di sa-pore che per aiutare la conservazione. Ecco perché in molte ricette americane di pasticceria si specifica "unsalted butter" (burro non salato). In gran parte dell'Europa continentale invece, Francia e Italia comprese, per tradizione siamo abituati ad un burro più acido e più aromatico, prodotto dalla crema fermentata. Il burro ha un gusto più intenso perché i batteri Lactococcus lactis subsp. cremoris durante la fermentazione producono, oltre all'acido lattico, anche molecole dal caratteristico aroma "burroso". La salatura non è necessaria perché la maggiore acidità aiuta la conservazione. Questo burro si avvicina maggiormente al burro "preindustriale", dove la fermentazione batterica era naturale. Poiché la crema è stata pastorizzata uccidendo i microorganismi utili alla fermentazione, è necessario introdurre una coltura di batteri appositi per permettere la formazione delle molecole che forniscono l'aroma. Detto in parole povere, il burro a cui siamo abituati è un poco rancido e acido. Questi batteri possono essere ad esempio il Lactococcus lactic ssp. diacetilactis che produce una molecola che normalmente associamo all'aroma del burro fresco: il diacetile (2,3 butandione). Il Lactococcus lactis subsp. lactis invece viene aggiunto per produrre l'acido lattico che acidificherà la crema. Dosando in questo modo i batteri, i tempi e le temperature, è possibile preparare il burro della migliore qualità. La maturazione Dopo la separazione e la fermentazione, la crema viene raffreddata tra i 7 e i 15 °C per permettere la cristallizzazione di parte del grasso. La velocità con cui avviene il raffreddamento è molto importante ai fini della consistenza finale del burro. Se il raffreddamento è molto veloce, si formeranno moltissimi cristalli di piccole dimensioni. Se invece ilo raffreddamento è lento si formeranno meno cristalli ma più grossi. I cristalli legano il grasso liquido sulla loro superficie, quindi se sono presenti molti cristalli piccoli, avranno una maggiore superficie disponibile per "legare" il grasso liquido, e quindi il burro risulterà più duro.


Dalla crema al burro

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La panna è un'emulsione di olio in acqua. Il grasso è sotto forma di globuli: "palline" di diametro di qualche millesimo di millimetro. Ogni globulo è circondato da una membrana di proteine, fosfolipidi, trigliceridi e colesterolo. La membrana ha il duplice scopo di mantenere il grasso in soluzione, attraverso le proprietà emulsionanti dei fosfolipidi, e di proteggere la degradazione dei grassi dagli enzimi. L'agitazione meccanica rompe la superficie di questi globuli, liberando i grassi all'interno. Siccome i grassi non amano molto stare in acqua, si aggregano via via ad altre molecole di grasso, che si separa dalla fase acquosa: si dice che l'emulsione viene invertita perché si passa da una emulsione di olio in acqua (spesso indicata con o/w: oil/water) ad una emulsione di acqua in olio (w/o). La zangolatura non è altro che una violenta battitura meccanica, che ha lo scopo di rompere la membrana dei globuli di grasso liberandone il contenuto. La temperatura di zangolatura può variare da 7 °C a 13 °C. É importante che la temperatura non sia troppo alta perché la presenza di cristalli di grasso aiuta la rottura della membrana dei globuli. I cristalli sbattono contro i globuli danneggiando la membrana e liberando il grasso liquido. Se la temperatura è troppo elevata, o se rimane troppo grasso liquido, il burro avrà una consistenza molle e trasuderà goccioline di grasso liquido. La parte acquosa liquida, il latticello, viene separata e il burro lavorato per rag-giungere la consistenza desiderata. In alcuni metodi di lavorazione la coltura batterica viene inoculata a questo punto, invece che nella crema, per risparmiare sui costi.

La conservazione degli alimenti Scritto da Max Maipiuragnatele | Domenica 05 Giugno 2011 22:58 - Ultimo aggiornamento Domenica 18 Dicembre 2011 22:45 Metodi per conservare i cibi in modo naturale Riportiamo dal sito di Veridiana Amorosi, le tecniche più ecologiche per mantenere i cibi freschi sono quelli che usavano i nostri nonni prima dell'arrivo del frigorifero e del freezer. Un tempo infatti, per fermare la proliferazione dei microrganismi responsabili del processo di deterioramento in seguito alle alte temperature, si usavano soprattutto casse piene di ghiaccio in cui venivano sistematici i cibi facilmente deperibili. Un altro sistema era quello dell'essicazione, che si adatta agli insaccati o ai formaggi ad esempio, oppure la conserva-zione con il sale, l'olio, l'aceto e addirittura lo zucchero! E allora, perché non riprendere in considerazione questi metodi naturali, evitando anche la presenza di conservanti artificiali, e risparmiare così un po' di energia senza il rischio di alterare i sapori dei nostri cibi?


La conservazione degli alimenti Scritto da Max Maipiuragnatele | Domenica 05 Giugno 2011 22:58 - Ultimo aggiornamento Domenica 18 Dicembre 2011 22:45 Seccare i cibi per conservarli più a lungo

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Tra i più antichi metodi di conservazione, l'essiccazione consiste nella sottrazione quasi totale dell'acqua dall'alimento, che si ottiene lasciando il prodotto sotto il sole oppure utilizzando appositi essiccatoi, che prevedono il passaggio di aria calda grazie al quale si assorbe l'umidità dei cibi. L'essiccamento viene usato per conservare la frutta (fichi, prugne), gli ortaggi (pomodori, peperoncini, ecc), le olive, i funghi e anche la carne di maiale precedentemente ben salata. Ad esempio, ancora oggi in alcune parti d'Italia, le salsicce vengono prima essiccate, poi conservate nel grano, nella semola o nel fieno, così da prolungarne la freschezza. Se cercate un modo per realizzare un contorno sfizioso o un antipasto originale, che sfrutti l'energia solare, senza bisogno di installare parabole, pannelli o strani marchingegni, ecco la ricetta che fa per voi: pomodori essiccati al sole! Scegliete dei pomodori da sugo che siano maturi, polposi e allo stesso tempo sodi. I migliori sono i San Marzano, ma poiché non si trovano dappertutto potete optare per un'altra qualità, purché presenti le stesse caratteristiche. Ovviamente consigliamo prodotti non trattati chimicamente, che potete acquistare da un rivenditore biologico o da un coltivatore diretto di fiducia. Per le quantità, considerate che il pomodoro così utilizzato frutta davvero poco e per realizzare un etto di pomodori secchi ne servirà un chilo fresco. Suggeriamo quindi di comprarne circa tre chilogrammi. Scelti con attenzione, i pomodori vanno poi lavati accuratamente. Per essere sicuri del buon lavaggio, aggiungete un po' di bicarbonato di sodio nell'ultimo risciacquo (in modo che la presenza di batteri sia effettivamente scongiurata!). Una volta lavati, tagliateli per la lunghezza e metteteli al sole, disposti sull'apposita struttura in rete che avrete realizzato. Successivamente salateli uno per uno con una quantità di sale leggermente superiore a quella che usereste per condire una normale insalata. La funzione del sale (oltre a quella del sole) è fondamentale, perché accelera l'essiccamento. Dopo circa sei ore di esposizione, i pomodori inizieranno a formare una sottile pellicina bianca (segno che il processo di essicazione sta avvenendo con successo!); a questo punto armatevi di forchetta e grattate uno ad uno tutti i pomodori togliendo questo sottile strato. In questo modo l'acqua formatasi all'interno uscirà lasciando il pomodoro asciutto. Da non dimenticare! I pomodori devono restare al sole per circa sei-sette ore ogni giorno; naturalmente dovete avere cura di esporli nelle ore più calde e nei periodi dell'anno in cui il calore estivo è particolarmente forte (si consiglia tra la fine di luglio e la metà di agosto). La sera invece è bene riporli in casa, all'asciutto.


Ripetete questa procedura (esposizione dei pomodori al sole e ritiro in casa per la notte) per cinque/sei giorni, variabili a seconda delle condizioni meteo. Se al mattino, prima di esporre i pomodori, vedete un cielo nuvoloso, lasciateli in casa ben coperti, al riparo dall'umidità, e aspettate il primo giorno di sole per rimetterli fuori. Saranno finalmente pronti quando la loro polpa sarà ben asciutta, rigida e aggrinzita. Come conservarli

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Prendete un barattolo alto e ponete sul fondo uno strato dei pomodori appena fatti, ricopriteli con capperi, acciughe e origano, poi di nuovo realizzate un'altra fila di pomodori, avendo cura di pressare bene il tutto in modo che gli strati siano ben compatti e che ci sia poca aria tra l'uno e l'altro. Ripetete l'operazione fino a raggiungere quasi l'orlo del barattolo. Successivamente versate olio abbondante fino a coprire l'ultimo strato di condimento. Una volta essiccati, ben conditi e ricoperti completamente d'olio nel barattolo, i pomodori secchi si conserveranno nella vostra dispensa per un anno intero. La struttura in rete La rete su cui andrete a riporre i pomodori secchi è molto semplice da realizza-re e potete farla tranquillamente in casa. Dovete costruire due grandi cornici in legno e applicare su entrambe una retina ben resistente (tipo quelle usate per le zanzariere). Sulla prima riporrete i pomodori, l'altra la userete per coprirli. Nel momento in cui girerete i pomodori, per farli essiccare su entrambi i lati, basterà capovolgere la struttura. Il tutto verrà poggiato su un ripiano o un tavolo. La retina proteggerà i pomodori dagli insetti e allo stesso tempo consentirà all'acqua di scolare durante l'essiccamento. Il conservante naturale per eccellenza, in grado di uccidere o rendere inattivi i batteri, è il sale (o la salamoia) che riesce a sostituire in modo efficiente le sostanze chimiche oggi usate per lo stesso scopo, come l'anidride solforosa, l'acido salicilico, l'acido ascorbico, i nitriti e tante altre sostanze. Accanto al sale ci sono una serie di altri conservanti del tutto naturali per poter preservare dal deterioramento i cibi più diversi; ad esempio un metodo ancora molto diffuso è la conservazione di verdure sott'olio e sotto aceto, marmellate e composti sotto alcool o sotto lo zucchero. L'olio di oliva protegge gli alimenti dal contatto con l'aria ed impedisce quindi lo sviluppo dei microrganismi aerobi. La conservazione sott'olio è antichissima e diffusissima per la preparazione di carciofini, zucchine, funghi, piselli, fave, asparagi, peperoni, ma anche alcuni tipi di insaccati, posti in vasi e ricoperti di olio d'oliva o anche grasso di maiale fuso (strutto). L'azione conservativa dell' aceto è data dal suo potere acidificante, che abbassa notevolmente il ph del cibo ostacolando lo sviluppo di microrganismi. Questa tecnica è usata soprattutto per la conservazione di ortaggi già sottoposti a trattamento termico, come i sottaceti. Anche lo zucchero contribuisce, come il sale, al processo di disidratazione, che rende inattivi i microrganismi. Il saccarosio, per riuscire ad impedire il proliferarsi di batteri, deve essere presente anche nell'alimento, in concentrazioni pari al 50-60%. Con questo metodo si possono conservare ciliegie, amarene, frutti di bosco (che contengono meno


acqua di altri tipi di frutta) ma anche composte e topping a base di frutta. Siamo alla frutta, anzi al dolce, perché questa volta abbiamo deciso di proporvi la realizzazione di un goloso composto, un topping ai frutti rossi fatto in casa facile da preparare e rispettoso dell'ambiente, per condire e arricchire torte, gelati, creme e budini. Per farlo bastano pochi ingredienti: amarene, ciliegie oppure lamponi ai quali aggiungerete solo dello zucchero di canna. Una ricetta sana, originale ed eco-logica al 100%.

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Procedete così: acquistate un chilo di amarene, possibilmente da coltivazione biologica (o se preferite ciliegie o lamponi), lavatele bene con l'aggiunta di un po' di bicarbonato di sodio, risciacquatele con acqua corrente e snocciolatele. A questo punto unite alla frutta 700 grammi di zucchero di canna e miscelate il tutto in modo da formare un composto omogeneo. Mettetelo in un barattolo di vetro grande, copritelo completamente con lo zucchero fino a formare un tappo e chiudete bene con il coperchio ermetico. Una volta chiuso, mettete il barattolo in un punto ben assolato della vostra casa (meglio sul balcone o nel giardino) e lasciatelo così (anche di notte) per circa un mese; se scegliete i lamponi basteranno appena quindici giorni. Trascorso questo periodo di tempo nel barattolo troverete una succosa salsa per rendere i vostri dessert ancora più golosi e sfiziosi. In alcuni casi a questo metodo è abbinato un trattamento termico impiegato spesso per la confezione di marmellate e gelatine. Conserva e semiconserva La conserva invece, quella che si prepara in casa, è un prodotto (verdure, marmellate, mousse e salse) confezionato in un recipiente ermeticamente chiuso (come lattine o barattoli di vetro, ad esempio i Bormioli) e sottoposto a sterilizzazione. Questa consiste nell'immergere il barattolo riempito e ben chiuso in una pentola di acqua bollente (o metà acqua e metà aceto) e lasciarlo bollire per qualche minuto. Il processo di bollitura serve per distruggere e tenere lontani i microrganismi. Così trattati i prodotti possono essere conservati, a temperatura ambiente, per mesi e mesi; in alcuni casi anche per alcuni anni. Con il metodo della semiconserva il cibo viene messo in un contenitore impermeabile all'acqua e all'aria, coperto di olio o di aceto oppure trattato con il sale. Un esempio? Le alici sotto sale di cui abbiamo parlato qualche tempo fa. Si ripone il prodotto (alici, carne di maiale o capperi ad esempio) in un contenitore posizionandolo a strati ed alternando strati di sale a strati di cibo; si pressa bene il tutto e si copre il barattolo con un tappo sul quale viene poggiato un peso. In questo modo si riesce ad espellere l'acqua in modo naturale e proteggere così i cibi dal processo di deterioramento.


Come far crescere un albero di agrumi da una bottiglia di plastica Domenica 18 Dicembre 2011 22:06 Max Maipiuragnatele | Come far crescere un albero di agrumi da una bottiglia di plastica

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Coltivare sul balcone sta diventando una passione contagiosa che sta conquistando sempre più persone amanti del verde. Farlo riutilizzando oggetti destinati alla spazzatura rende ancora più eco-friendly i vostri progetti di orti urbani. E allora, torniamo a rivolgerci a tutti i lettori, e sono tanti, che amano il giardinaggio ma non hanno lo spazio sufficiente per coltivare un proprio orto, ma tanta fantasia, creatività e pollice verde. Sicuramente vi sarete sbizzarriti con le numerose versioni dei giardini verticali e pensili e i mini orti da appartamento che vi abbiamo suggerito, forse vi sarete cimentati nella serra fai-da-te costruita con i rifiuti e nel portaoggetti da bagno trasformato in giardino verticale. Oggi passeremo a un progetto ancora più ambizioso: far crescere un albero da frutto da una bottiglia di plastica. Vi consigliamo gli agrumi perché più resistenti e meno esigenti di altre specie. Basterà tanto sole e un po' di pazienza. Prima di iniziare con le istruzioni, una nota. Arance, pompelmi, limoni o mandarini sono frutti facili da trovare, ricchi di semi (quindi niente clementine per i mandarini) e in questa stagione costano veramente poco, ma dovete sapere che la maggior parte degli alberi da frutto che crescono in ambienti chiusi non fruttificano. Per gli agrumi in particolare, i motivi possono essere che non ricevono luce a sufficienza o non hanno abbastanza spazio. Quindi, se avete un terrazzino, anche piccolo, vi consigliamo di mettere la pianta all'aria aperta specialmente in estate. E, quando si sarà formato un fusto sufficientemente robusto, potrete passare al travaso della piantina in un vaso più capiente e resistente. Ricordiamo che il periodo migliore, secondo il calendario delle semine, per piantare gli agrumi è fine febbraio, inizi di marzo. COSA VI SERVIRA' - Qualsiasi tipo di agrume. Arancia, limone, mandarino, lime, pompelmo. - Una bottiglia di plastica. Possibilmente resistente. - Terriccio. Esiste in commercio quello specifico per gli agrumi, ma anche la torba andrà benissimo. - Carta assorbente. - Borsa di plastica. - Nastro adesivo (facoltativo). - Coltello (per tagliare la parte alta della bottiglia).


1) SI MANGIA Mangiate il frutto che avete scelto e recuperate i semi. Dovete sapere che i semi dell'arancia e di molti altri agrumi hanno una sottile pellicola impermeabile che li avvolge, proteggendoli da agenti esterni. Togliendo lo strato protettivo permetterete al seme di bagnarsi e germinare più facilmente e in tempi ridotti, probabilmente una settimana. Lasciando l'involucro, comunque il seme germinerà ma, in tempi decisamente più lunghi. 2) SCELTA DEI SEMI MIGLIORI 19

Mettete i semi nella bottiglia di plastica con un po' d'acqua. Lasciateli in ammollo per 24 ore. Finita l'attesa eliminate i semi che continuano a galleggiare. Sono vuoti e non c'è alcuna possibilità che germoglino. Prendete i semi sul fondo e passate allo step successivo. 3) GERMINAZIONE Per far germinare i semi metteteli su un tovagliolo di carta assorbente bagnato. Avvolgeteli e riponeteli in una busta di plastica. Mettete la busta in un posto caldo e apponetevi un'etichetta di riconoscimento, specialmente se pensate di fare la stessa cosa con altre specie. Ricordatevi di controllare i semi ogni 2, 3 giorni. Quando vedrete spuntare una radice prendete il seme e passate allo step successivo. Per darvi dei tempi di riferimento posso dirvi che se la germinazione non avviene entro tre settimane, è il caso di buttare e semi e ritentare. 4) LA SERRA Procuratevi una bottiglia di plastica trasparente e privatela delle etichette. Tagliatela a 1/3 o metà e riempite il fondo con il terriccio. Non comprimete troppo altrimenti le radici faranno fatica a svilupparsi. Piantate i semi, 3 per bottiglia, e metteteli in un posto esposto alla luce del sole. Aspettate che inizino a crescere e, una volta individuato il più forte dei tre, togliete gli altri due e passate a bagnare e coprire il tutto con la parte alta della bottiglia che avete tagliato in precedenza. Se preferite potete fissarla con del nastro adesivo in modo che non cada. Adesso avete una serra a tutti gli effetti. Controllate che il terriccio sia sempre umido e, se dovesse inaridirsi troppo frequentemente, chiudete la bottiglia con il tappo ricordandovi di toglierlo una volta al giorno per permettere alla neopiantina di respirare. 5) L'ALBERO Quando parlavamo di pazienza, ci riferivamo all'ultimo step. Ci vorranno infatti alcuni anni prima che la pianta faccia i frutti ma possiamo assicurarvi che nel frattempo il profumo ri-lasciato e il verde delle foglie vi appagheranno di ogni attesa. Serena Bianchi


Come preparare da soli il seitan ...istantaneamente Scritto da Max Maipiuragnatele | Domenica 18 Dicembre 2011 22:16 Dopo l'autoproduzione dello yogurt di soia, del latte vegetale, del tofu, delle conserve di verdure, della marmellata, della salsa di pomodoro ecco anche quella del seitan ma veloce!

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Valori nutrizionali del seitan? Proteine 18%, grassi 1,5%, carboidrati 5,5%...Se volete farvelo da voi potete partire dalla pura farina di frumento (visto che il seitan altro non è che il glutine di frumento cioè la parte proteica della farina) ma io ho l'impressione di sprecare tantissimo tra acqua, farina e tempo...quindi quando mi è capitato di trovare del glutine in un piccolo pacchetto con scritto "istant-seitan" al modico costo di poco più di 2 euro, mi sono detta "perché non provare?!" e....ho scoperto che non solo è velocissimo da preparare , molto semplice ed economico ma soprattutto è buonissimo e davvero versatile! Se infatti volete fare da voi il seitan a partire dalla farine come vi ho detto dovete mettere in programma qualche ora ed una discreta quantità d'acqua invece usando già glutine separato potete prepararvi da voi dell'ottimo seitan velocemente e in maniera molto pratica! Io ho preparato l'arrosto di seitan con le patate, le scaloppine al limone, gli involtini , la pizzaiola e dulcis in fundo la cotoletta alla milanese VEGAN naturalmente! Io non seguo la ricetta alla lettera, perché mi sono accorta che per avere un seitan un po' più gustoso è meglio aggiungere al glutine che si trova sotto forma di "polvere" simile alla farina di ceci, metà acqua e metà shoyu, amalgamare bene il tutto, quindi distendere il seitan (per farne delle fettine) o fare un'unica pallottola (per farne arrosto) e cuocerlo/e per 30 minuti in una pentola con acqua bollente, shoyu ed un pezzetto di alga kombu. Il SEITAN così ottenuto si conserva per diversi giorni nella sua acqua di cottura. Inoltre nel tempo ho compreso che se aggiungete aromi, erbe, (rosmarino, ti-mo, ginepro, salvia, pepe nero, agli, prezzemolo, cipolla) pane grattugiato, le-gumi frullati (lenticchie, fave, fagioli ) potete variare sapore e consistenza rendendo il vostro seitan più saporito e gustoso! La mia classica ricettina per le scaloppine al limone? Innanzitutto preparatevi delle sottili fettine di seitan quindi a freddo mettete in una padella dell'olio di semi di girasole, 3 spicchi d'aglio schiacciato, un po' di scorza di limone grattugiata, il succo di mezzo limone, della farina00 così da dare una consistenza alla "salsa" abbastanza densa ma non troppo. Dopo aver mixato per bene il tutto senza che si formino grumi, accendete il fuoco e pian piano aggiungete del brodo vegetale caldo (in modo da non fermare la cottura) e dello shoyu. Quando la consistenza dell'intingolo è abbastanza omogenea si aggiungono le fettine di seitan (mi raccomando fatele molto fini più sono fini meglio è!) e si fa cuocere per una decina di minuti a fiamma moderata fino a che non si raggiunga una consistenza molto densa quindi si spegne il fuoco e si aggiunge del prezzemolo, meglio se fresco buon appetito! Vi assicuro sono da leccarsi i baffi!


Il sidro di mele Scritto da Max Maipiuragnatele Lunedì 09 Gennaio 2012 23:19 Girovagando qua e là tra libri e web ho trovato la spiegazione dettagliata di ogni tipo di processo possibile per far da sé in casa propria e con poca spesa il sidro di mele...così dopo i crauti, la pasta madre, il latte vegetale, lo yogurt, il tofu ed il seitan perché mai non provare anche il sidro?!?

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Dopo essermi appassionata alla sua storia, dato che le origini di questa bevanda sono molto antiche - era infatti conosciuta in Normandia fin dal medioevo - non potevo non sperimentare la sua preparazione casalinga. Come ci ricorda sottocoperta.net, inoltre, bere sidro, nella cultura dei paesi di tradizione celtica era ed è ancora oggi un rito collettivo e segno di unione tra la gente: nelle zone dove si coltivano le mele da sidro, come nel Sussex, il primo gennaio e per molti giorni di seguito, si festeggiano i meli: i contadini danno qualche soldo ai bambini che danzano intorno agli alberi cantando a squarciagola formule rimate in cui esprimono l'augurio di un raccolto abbondante. Cristina Coleschi docente di chimica e tecnologie agroalimentari all'Istituto Tecnico Agrario di Firenze ci descrive il sidro come una bevanda leggermente acidula e frizzante con un contenuto alcolico modesto e molto versatile in quanto se servito freddo, può diventare un aperitivo ed uno "spumantino" da dessert mentre se consumato in versione "brulé", scaldato con arancia tagliata a fette, chiodi di garofano e stecche di cannella risulta aromatico e dolcissimo; sul n°11 di rivistadiagraria.org suggerisce di prepararlo a partire da prodotti facilmente reperibili in casa o al supermercato...quali? semplice: 2 Kg di mele mature 1/2 panetto di lievito di birra necessarie per la fermentazione alcolica che tra-sformerà lo zucchero della frutta in alcool ed anidride carbonica 0,5 g di acido ascorbico, per gli amici vitamina C, che si può acquistare nei negozi di prodotti enologici o in farmacia oppure aggiungendo il succo di un limone 250 g di zucchero di canna grezzo Una fiaschetta da 3 litri Basta frullare le mele pulite dai piccioli e dai semi con circa 1/4 litro di acqua e 250 g di zucchero quindi aggiungere il succo del limone ed il lievito precedentemente sciolto in poca acqua tiepida e quindi con un imbuto inserire la purea di frutta nella fiaschetta tappandola con un tappo colmatore (in pratica un tappo che permettere l'uscita del' anidride carbonica impedendo nel contempo l'ingresso di ossigeno); un imbuto rovesciato viene suggerito come ottimo surrogato, ma io mi sono affidata all'ottimo ingegno di noie-la-luna.it e, come suggerito, ho bucato il tappo della fiaschetta, inserito una cannuccia di plastica morbida quindi sigillato con del nastro isolante ed infilato l'altro lato della cannuccia in un bicchiere d'acqua. Ho tenuto quindi la fiaschetta in un ambiente con temperatura di circa 20°C (per non rallentare il metabolismo dei lieviti e non bloccare la


fermentazione). La parte solida della purea tenderà durante la fermentazione a salire spinta dall' anidride carbonica quindi una volta al giorno basta scuotere la fiaschetta rimestandone così il contenuto; dopo due settimane il sidro è pronto basta filtrarlo ed imbottigliarlo.

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Per un sidro particolarmente frizzantino, in pratica come piace a me, viene suggerito di aggiungere nelle bottiglie due cucchiaini colmi di zucchero e tap-parle con il tappo per benino quindi conservare le bottiglie in luogo fresco aprendole dopo circa tre settimane dall'imbottigliamento. Il mio sidro sta delicatamente fermentando nel mio ripostiglio, tra un mesetto saprò dirvi come è venuto nel frattempo però posso consigliarvi l'ottimo sugge-rimento di http://www.fotolog.com/ilpentacolo/ di preparare il vostro sidro in lu-na piena, facendolo quindi maturare con la luna calante perché il lievito che si trova disciolto è già molto attivo e l'influsso della luna deve sempre calare per non dargli una forte energia ulteriore...buona sperimentazione a chi deciderà di cimentarsi in questa nuova autoproduzione. Kia - Carmela Giambrone

Dossier: Kefir Scritto da Max Maipiuragnatele | Martedì 10 Gennaio 2012 22:14 Niente di meno che latte fermentato simile allo yogurt, il Kefir è una bevanda rinfrescante e salutare, ricca di fermenti lattici e probiotici vivi e benefici, dal gusto fresco, leggermente acido ma dal sapore particolarmente piacevole. Scoperto e subito apprezzato dall'uomo già migliaia di anni fa, originario del Caucaso, e tutt'oggi molto usato in Russia, il Kefir viene preparato in modo tradizionale utilizzando latte fresco (di pecora, capra o vacca) e i fermenti o granuli di Kefir formati da un polisaccaride chiamato kefiran che ospita colonie di batteri e lieviti, ma può essere preparato anche con altri liquidi con contenuto di zuccheri come il latte di soia o il latte riso e persino solo con l'acqua zuccherata. Questa bevanda è considerata un alimento miracoloso per il nostro organismo, perché contiene, oltre ai fermenti (che garantiscono il corretto funzionamento dell'intestino aiutandoci a prevenire allergie e ad assorbire le vitamine indispensabili per la nostra salute), minerali quali il calcio, il magnesio, il fosforo e lo zinco, ma anche amminoacidi come il triptofano il quale ha effetti terapeutici sul sistema nervoso (molto utile per le per le persone che hanno disturbi di iperattività o disturbi del sonno). Il Kefir è inoltre ricco di Vitamine del gruppo B e Vitamina K che regolano il sistema renale e che fungono da antiossidanti. Essendo povero di lattosio, poi, il Kefir può essere ingerito anche da coloro che ne sono intolleranti. Consumare regolarmente Kefir dunque, ci garantisce un buon funzionamento dell'intestino e dell'apparato digerente, ci aiuta a rinforzare le difese immunitarie in quanto stimola la produzione di anticorpi, a riequilibrare la flora intestinale e ad eliminare il colesterolo cattivo nel sangue, e per finire a mantenerci calmi e sempre giovani. Considera-


to un elisir di lunga vita è particolarmente indicato per chi ha bisogno di energia o per chi si sta riprendendo da un trattamento di antibiotici, agli anziani, e soprattutto alle donne in gravidanza grazie al suo contenuto di acido folico fondamentale per lo sviluppo del feto. Ma come si prepara e soprattutto come si conserva il Kefir? Di seguito le due ricette per quello di latte e quello di acqua Ingredienti 23

50g di granuli di Kefir di latte (due cucchiai circa); 1/2 lt di latte a piacere a temperatura ambiente; Preparazione Mettete i granuli di Kefir in un contenitore di vetro con coperchio; Versate il lat-te (il contenitore non deve essere eccessivamente pieno); Chiudete il recipiente. Riponete il recipiente in un luogo a temperatura ambiente (in estate meglio riporre il contenitore in frigorifero). Aspettate 48 ore finché il latte non si è cagliato (durante le 48 ore mescolate ogni tanto). Il Kefir non deve cagliare eccessivamente ma rimanere abbastanza liquido per evitare che diventi troppo acido; filtrate il Kefir in maniera da separare i granuli dal latte fermentato. Il vostro benefico Kefir sarà pronto quando avrà una consistenza densa ed i granuli saranno aumentati di volume. Il kefir si mantiene in frigo per circa 1 settimana. A differenza del Kefir di latte, il Kefir d'acqua ha un sapore frizzante, dissetante e leggermente alcolico. Ingredienti - 1/2 litro di acqua - 4-6 cucchiai di zucchero - 2-cucchiai di granuli di Kefir - 1/2 limone; - 1 fico secco oppure 2 cucchiai di uva sultanina o frutta varia a scelta; -1 cucchiaio di semi a scelta di cumino, anice o finocchio oppure un po' di menta; Preparazione Mettete i granuli nel contenitore e versate l'acqua. Aggiungete lo zucchero e mescolate molto bene. Spremete il mezzo limone ed aggiungete anche la buc-cia grattugiata. Aggiungete la frutta, i semi e/o le foglie di menta. Tappate il re-cipiente assicurandosi e lasciate in fermentazione a temperatura ambiente per 48 ore. Filtrate la soluzione di Kefir in altro recipiente e una volta lasciato raf-freddare ancora un po' il vostro miracoloso Kefir, di acqua sarà pronto. Conservate in frigo e consumate entro una settimana. Per la


preparazione del Kefir di acqua, avete la possibilità di variare gli ingredienti, magari potreste aggiungere tisane o diversi tipi di dolcificanti come il miele o lo sciroppo d'acero. Al posto dell'acqua potreste usare del succo di frutta o invece del limone il succo di uva. Gloria Mastrantonio

Come fare il gelato senza gelatiera 24

Scritto da Max Maipiuragnatele | Sabato 14 Gennaio 2012 22:36 - Ultimo aggiornamento Sabato 14 Gennaio 2012 22:46 Se anche voi come me lo amate in tutte le stagioni ma non possedete una gelatiera e non avete alcuna voglia di acquistare un altro attrezzo che fagocita elettricità a gogo da riporre nella vostra cucina vi svelerò alcuni dei metodi facili facili per far da voi del buon gelato senza necessariamente esser dotati di gelatiere hi-tech di alcun tipo. La prima idea è facilmente realizzabile con un frullatore, della frutta surgelata (o surgelata precedentemente) panna e zucchero. Cosa dovete fare? Semplice, frullate il tutto, servire e gustare! Un'altra idea per poter realizzare da voi il vostro gelato, come ci suggerisce il sito networx.com è quella di combinare 1 tazza di latte con del dolcificante come zucchero o malto, riporre la miscela in un contenitore per alimenti e mettere il tutto in freezer: ogni mezz'ora tirare fuori il contenitore, girare e riporre di nuovo in freezer andando avanti così fino a quando il gelato non avrà raggiunto la consistenza adatta! Questo "gelato" potremmo dire inoltre che è leggero dato l'assenza di panna e, quindi, perché non arricchirlo una volta servito nella coppetta con scagliate di cioccolato o una cascata di frutta fresca!? Un'altra idea, questa volta invece suggerita dal blog ecodelleco.blogspot.com, ci permette di usare il potere di conduzione dei metalli e come? Facile! basta partire da un recipiente di un materiale metallico buon conduttore di calore o in questo caso di freddo come l'acciaio inox, per esempio, ed abbastanza capiente da contenere tutto il nostro fantastico gelato ma non troppo grande da non stare nel nostro freezer. Quindi mettiamo il contenitore prescelto in freezer e non pensiamoci più per una notte! Il giorno successivo basta munirsi degli ingredienti essenziali per il nostro gelato handmade - latte e panna (vegetale nel mio caso dato che sono vegan!) - zucchero di canna o malto (che io preferisco decisamente allo zucchero bianco e se non vi chiedete perché leggete l'articolo sullo zucchero bianco!) -fecola di patate o amido di mais - ed il nostro ingrediente extra che so' cioccolato se lo vogliamo al cioccolato, scorzette d'arancia se lo vogliamo con un gusto delicato d'arancia, baccelli di vaniglia se lo vogliamo alla vaniglia e così via potremmo andare avanti all'infinito ma per il nostro esempio poniamo che sia cioccolato fondente ovviamente!


Prendiamo una frusta da cucina, quelle che si usano per montare a neve gli albumi, e dopo aver versato in una ciotola il composto latte+panna (in propor-zioni 1:1 quindi 100gr di latte+100gr di panna) che avremo precedentemente scaldato ed in cui avremo sciolto il nostro dolcificante nelle proporzioni 2:1 os-sia 2 parti di latte panna ed 1 di dolcificante (quindi nel nostro caso 200gr latte panna+100gr dolcificante) aggiungiamo 2 cucchiai di fecola di patate o di amido di mais ed il nostro ingrediente extra, quindi dicevamo cioccolato fon-dente a scagliate, anch'esso in quantità pari al dolcificante (quindi nel nostro caso 100gr). Ora amalgamiamo il tutto per bene con la frusta e poniamo sul fuoco in un pentolino. 25 Faremo scaldare girando sempre per benino il tutto e non appena vedremo che inizia a bollire, e quindi ad addensarsi, spegneremo il fuoco e verseremo il composto dopo averlo fatto leggermente raffreddare nella nostra ciotolona presa direttamente dal freezer quindi rimesteremo per bene con la frusta per qualche minuto e porremo il tutto in freezer per un'ora circa Non ci rimarrà quindi che togliere dal freezer, rimestare con la frusta e riporre nuovamente in freezer, andando avanti così per altre 2 o 3 volte. Infine dopo aver rimestato per l'ultima volta porremo il nostro gelato in un contenitore da freezer (magari riutilizzato da un vecchio gelato acquistato) e porremo in freezer per una notte prima di poterlo consumare! Provare per credere! e voilà il gelato fatto in casa è pronto! Infine un' ultimo metodo casalingo è certamente il metodo davvero artigianale per realizzare da soli una granita o un sorbetto partite dal succo del vostro ingrediente extra preferito, quindi dal gusto che volete abbia la vostra leccornia per esempio caffè, succo di mela, succo di limone o di frutta aggiungete dolcificante al vostro composto e secondo il vostro gusto quindi riponete in una ciotola di metallo in freezer per mezz'ora e togliete dal freezer, mescolate per bene il composto semi-surgelato e riponete, in genere a seconda ovviamente della quantità che avete deciso di realizzare in un paio di volte di togli dal frezeer / metti nel frezeer / rimescola, il processo dovrebbe portare ad avere il sorbetto pronto, se così non fosse però continuate fino a quando la consistenza non vi soddisfa a pieno! Infine se proprio non potete fare a meno del gelato anche d'inverno il mio consiglio è quello di tener sempre in freezer una bella ciotola di acciaio inox perché non si sa' mai quando prende la voglia! buona scorpacciata! Kia - Carmela Giambrone


Come costruire la compostiera da balcone fai-da-te Giovedì 19 Gennaio 2012 23:31

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Volete costruire con le vostre mani una compostiera per trasformare i rifiuti organici vegetali in utilissimo e profumatissimo compost (fertilizzante utile per le vostre piante in vaso)? Aspettate prima di rispondere "mi piacerebbe ma non posso...ho solo un balcone!" perché avete esattamente tutto ciò che serve! La compostiera di cui voglio parlarvi - e che io stessa mi sono costruita- è quella che amichevolmente definisco "Compostiera Autosufficiente da Balcone": "autosufficiente" perché una volta riempita bisogna solo attendere un paio di mesi - o tre dipende dal periodo dell'anno- ed il compost è bello che pronto e "da balcone" perché è la compostiera perfetta per ogni possessore di balcone, terrazza, terrazzino o anche piccola ringhiera visto che è pulita, poco ingombrante e limitata proprio come le esigenze di chi ha dei vasi e non un appezzamento di terra! Inoltre ha un fantastico pregio: costa poco ed è facilissima da fare! La costruzione è davvero facile potete trovare il tutorial passo a passo pubblicato sul canale di YouTube Miss Kia), la "compostiera auto-sufficiente da balcone" di cui vi sto parlando è la stessa che abbiamo costruito con Paola Maugeri per "la sua Vita a Impatto Zero", la stessa che ho presentato presso "fà la cosa giusta" a Milano e all'evento "Eco-ntamination Lab" di Milano...insomma non la volete anche voi? Con questa compostiera prenderete il compost tutto in una volta sola questo perché avendo dei vasi lo utilizzerete per il rinvaso, per il rabbocco o per la fertilizzazione ma in ogni caso lo userete 1 o 2 volte l'anno! Sul web ci sono decine di guide scaricabili o consultabili, io sono partita da lì ma poi...beh, poi l'ho fatta molto più semplice perché a mio parere la COMPOSTIERA se ben organizzata non ha bisogno di complicati bio-filtri o altri optional, l'importante è innanzitutto chiuderla sempre bene, ricordando che nulla deve uscire né entrare e seguire scrupolosamente 3 regole (che tra poco vi dirò!) fondamentali. Quello che dovete procurarvi è un bidone abbastanza capiente (di quelli per la biancheria sporca, per l'immondizia o per le foglie secche da giardino l'importante è che abbia un coperchio e che una volta chiuso sia perfettamente sigillato!), io l'ho preso da 80 It (ma siamo in 2 una vegan ed uno vegetariano!) ma voi regolatevi in base ai vostri consumi, poi procuratevi dell'argilla espansa in palline, della rete in plastica a maglie fini, della zanzariera in tessuto (non in alluminio!), del fil di ferro ricoperto, un sottovaso, delle mollette da bucato in plastica ed un trapano. Quindi prendete il bidone e foratelo per bene (anche sul fondo ma non il coperchio!) , non a caso ma in maniera regolare per permettere una buona ventilazione. A questo punto dovete foderare internamente tutta la mostra futura compostiera, prima con la zanzariera e poi con la rete di plastica a maglie fini, aiutatevi fissando qua e là con il fil di ferro rivestito, infine dovrete solo preparare il fondo: mettete un disco di retina a misura sul fondo, fissatelo, riempire con le palline di argilla espansa per circa 10 cm e quindi ponete al di sopra un altro disco di retina, fissate anche questo ed a questo punto ci siete...dovete solo porre un soffice letto di torba alto circa 10 cm e procurarvi un po' di lombrichi (se non sapete dove trovare della


buona terra con dei lombrichi potete acquistarli nei negozi dove vendono esche vive) e il gioco è fatto!

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Mettete il sottovaso sotto la compostiera ponendo però tra il sottovaso stesso ed il bidone dei rialzi (ecco a cosa vi servivano le mollette di plastica!) in modo tale che il bidone resti rialzato e che ci sia spazio tra esso e il sottovaso, questo servirà per permettere al perco-lato di defluire facilmente fino al sottovaso che di tanto in tanto dovrete provvedere a svuotare. Una precisazione: i lombrichi sono assolutamente necessari ed insieme ad essi durante il compostaggio si formeranno muffe e funghi (bianche, verdi...)...non preoccupatevi, và tutto bene, fà tutto parte del processo! ...ma ricordatevi, senza lombrichi il compostaggio descritto non avviene!... Prima di iniziare a utilizzare la vostra compostiera, come vi dicevo prima ci sono 3 regole fondamentali molto importanti che non dovete mai dimenticare: 1) non buttate nulla che sia stato condito o che sia unto, non buttate nulla di origine animale nemmeno i croccantini dei vostri amici pelosi altrimenti sarà un immondo disastro! 2) mettete la vostra compostiera in una zona al riparo da sole cocente o gelo magari in un angolo del vostro balcone, questo perché gli amici lombrichi Co. sono molto delicati e non sopportano sbalzi di temperatura troppo bruschi o peggio sbalzi di umidità o ristagni! 3) dosate bene la parte "umida vegetale" con la parte "secca" tipo foglie, paglia o giornali (quotidiani e NON i PATINATI!) in questo modo: 1 strato di scarti di verdure, 1 strato di secco, 1 strato di verdure, 1 strato di secco, e alla fine vi consiglio di mettere sempre un fine strato di torba che servirà per evitare il formarsi di cattivi odori e moscerini! A questo punto quindi sapete tutto, potete iniziare a riempire il vostro bidone ed una volta pieno dovete avere pazienza per circa 2 o 3 mesi in base al periodo (in primaveraestate fà prima che in autunno-inverno) ed il vostro compost sarà pronto quando aprendo e mescolando non riconoscerete più alcun resto vegetale vedendo invece solo terra e sentirete un buon profumo di sottobosco, in caso contrario dovrete solo richiudere ed aspettare ancora. La parola d'ordine è: non avere fretta! Buon compostaggio a tutti! KIA - Carmela Giambrone


Le vie dell'autoproduzione sono infinite... Mercoledì 15 Febbraio 2012 23:36 Oggi siamo praticamente abituati a comprare tutto già fatto, dal cibo ai vestiti, ai prodotti per la pulizia e l'igiene, per non parlare di tutti gli utensili e gli oggetti di uso quotidiano. Compriamo tutto già fatto perché è senza dubbio più comodo, dato che la produzione industriale ci permette di avere accesso costante e immediato a tutto quello di cui abbiamo bisogno. 28

Eppure, comprare tutto già fatto ha delle conseguenze non trascurabili: non solo pesa sul portafogli, ma spesso ricade negativamente sul pianeta e sulla nostra salute. Intanto, significa comprare prodotti confezionati e quindi produrre un'enorme quantità di rifiuti e imballaggi. In secondo luogo, vuol dire avere molto meno controllo su come quel cibo, quei detersivi o quei cosmetici sono stati prodotti: in tanti casi non sapremo da dove vengono, o che cosa c'è dentro, quali sostanze chimiche tossiche finiranno nel nostro stomaco o assorbiremo attraverso la pelle. Sostanze chimiche che nel frattempo avranno inquinato anche l'aria e le falde acquifere. E magari quei prodotti avranno percorso centinaia o migliaia di chilometri per arrivare a noi, sprecando petrolio e producendo grandi quantità di CO2. Se vogliamo tenere sotto controllo tutti questi effetti collaterali, una possibile soluzione è l'autoproduzione: in ogni campo della vita quotidiana, ci sono un bel po' di cose che possiamo autoprodurci e smettere di comprare, c'è solo l'imbarazzo della scelta. lo ho cominciato dal cibo, sia perché è forse la cosa più semplice e immediata quando si è abituati a cucinare, sia perché cambiare il nostro atto di consumo più essenziale (quello di mangiare) è fondamentale se non vogliamo avvelenarci né distruggere l'ambiente. 1) Il cibo Una delle prime cose che noi abbiamo cominciato a farci in casa è stato il pane: spesso quello che si trova in panetteria (fatto con farine convenzionali) è caro e di scarsa qualità, e magari dopo poche ore è già diventato "di carta". Facendolo in casa, possiamo scegliere noi gli ingredienti da utilizzare, possiamo personalizzarlo in tanti modi (aggiungendo noci, olive o semi di diverso tipo) e possiamo lasciarlo lievitare a lungo con la pasta madre, in modo che non risulti pesante e indigesto. Il nostro pane biologico fatto in casa (con farine miste di tipo "O", manitoba e integrale macinata a pietra) ci costa circa 1,20€ al chilo, contro i 3,50-4€ al chilo di quello convenzionale, e i 6-7€ al chilo di quello biologico che si trova in panetteria. Noi lo facciamo mediamente una volta ogni due settimane e lo congeliamo a fette, in modo da avere sempre la quantità necessaria senza sprechi. Il pane naturalmente è solo un esempio: ci sono molti cibi che possiamo autoprodurci, come yogurt, pasta e biscotti, ma anche marmellate e conserve di pomodori o verdure sott'olio. E se vogliamo, possiamo andare ancora oltre e spingerci fino all'autoproduzione della materia prima con cui preparare tanti dei nostri cibi: in altre parole, possiamo coltivare l'orto. Non dobbiamo necessariamente abitare in campagna e avere un grande


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giardino, possiamo anche coltivare un piccolo orto sul balcone: la scorsa estate, sul mio balcone assolato ed esposto a sud, pomodori e basilico hanno fatto un'ottima riuscita e ho ancora in congelatore dieci vasetti di pesto fatto in casa con il mio basilico: tutto un altro mangiare. Ora l'orto è a riposo (ci sono solo salvia e rosmarino, che resistono al freddo invernale), ma tra un paio di mesi si ricomincia e quest'anno ho intenzione di sperimentare cose nuove: insalata, un po' di erbe aromatiche e magari le fragole. L'orto casalingo è una spesa all'inizio, però è un bel modo di mettere le mani nelle cose e riprendere contatto con i cicli naturali; e se funziona, si può ragionevolmente pensare di rientrare nei costi e prodursi frutta e verdura di stagione senza l'utilizzo di pesticidi e diserbanti che inquinano l'ambiente e sono dannosi per la salute. 2) I detersivi Quando parliamo di sostanze chimiche nocive, il discorso non si limita solo a quelle che possiamo ingerire per bocca, ma anche a quelle che possiamo inalare o assorbire attraverso la pelle: grazie all'enorme quantità di detersivi industriali che facciamo entrare nelle nostre case, ogni giorno siamo esposti a centinaia di sostanze chimiche fortemente tossiche e inquinanti. Ma nonostante la pubblicità voglia farci credere che queste sostanze sono indispensabili, in realtà bastano pochi ingredienti semplici e naturali come acqua, bicarbonato, aceto, acido citrico, alcol e oli essenziali per comporre semplici ed efficaci detersivi fai-da-te. Da oltre un anno, mi sono liberata con successo dei vari Glassex e Lysoform: in alcuni casi (come la lavastoviglie e il bucato) utilizzo detersivi ecologici, ma per esempio ho scoperto la grande versatilità dell'acido citrico, ottimo come ammorbidente e per eliminare il calcare. Una miscela di 3 cucchiai di acido citrico e 3 cucchiai di bicarbonato sciolti in un litro d'acqua è un ottimo anticalcare, mentre per ottenere uno spruzzino universale per vetri e superfici, basta sciogliere 100 ml di alcol in 400 ml d'acqua e aggiungere 4-5 gocce di olio essenziale di melaleuca (noto anche come tea tree off, con funzioni antibatteriche). Per le superfici in acciaio (come il lavandino) o per la doccia e il frigorifero, la vecchia e collaudata miscela di acqua e aceto continua a essere una soluzione ottimale. 3) Igiene personale e cosmetici Lo stesso discorso vale per il settore estremamente lucroso dei cosmetici e dei prodotti per l'igiene personale: anche qui, una gran quantità di additivi chimici, come ftalati e parabeni, minacciano l'ambiente e la nostra salute. I parabeni sono dei conservanti sintetici particolarmente utilizzati nei prodotti che contengono acqua (come creme per il viso, shampoo e deodoranti) e di recente alcuni studi ne hanno dimostrato il potere cancerogeno. Gli ftalati sono invece utilizzati per ammorbidire la plastica (per esempio nel caso del PVC che compone molte pellicole per alimenti) nonché come solventi o "fragranze" in cosmetici, prodotti per l'igiene personale e pannolini, e fanno parte della categoria dei cosiddetti "disturbatori endocrini" (sostanze di sintesi che vengono assorbite dall'organismo attraverso l'epidermide, provocando danni a lungo termine). Come tali, gli ftalati sono stati messi in relazione con alcuni tipi di cancro, diabete, autismo, obesità, disturbi cardiaci, problemi di fertilità, deficit di attenzione e iperattività nei bam-bini,


pubertà anticipata, disturbi nello sviluppo dei genitali e riduzione del numero di spermatozoi. Per difenderci dagli attacchi di queste sostanze, come nel caso dei detersivi, possiamo ri-correre a ingredienti di origine naturale che spesso sono di uso comune e quotidiano, co-me olio, limone, sale e miele (che del resto, sono componenti base anche di tanti prodotti industriali): non c'è bisogno di andare a sintetizzare pericolose e complesse sostanze chimiche, l'unica cosa a cui bisogna fare attenzione è se siamo allergici a qualcuno di questi ingredienti (gli oli essenziali, per esempio, possono essere allergizzanti), per cui bisogna scegliere con cura quelli compatibili con la nostra pelle. 30 La cosmetica fai-da-te è un mondo pieno di possibilità da scoprire: si va dal semplice sapone alle creme per il viso, agli scrub e alle creme per il corpo. Quando per esempio la nostra pelle è aggredita dal freddo invernale, possiamo prepararci una crema idratante per il viso a base di latte e olio d'oliva o di mandorle dolci; per la pelle secca e squamosa del corpo, possiamo invece prepararci uno scrub al sale con 300 g di sale grosso, 50 g di avocado (oppure olio di sesamo o di jojoba), 25 g di cacao in polvere non zuccherato, tre gocce di olio essenziale di vaniglia e miele per addolcire. Questi sono solo alcuni esempi di quello che possiamo autoprodurci in casa: ci sono molte altre strade in cui io non mi sono ancora avventurata, come l'autoproduzione di ve-stiti, maglioni, sciarpe, giocattoli e tanto altro. Le vie dell'autoproduzione sono pratica-mente infinite: basta avere fantasia e voglia di esplorarle. Caterina D'Amico www.consumovirtuoso.it

Come coltivare i funghi in casa Scritto da Max Maipiuragnatele Venerdì 23 Marzo 2012 13:47 Se non avete mai pensato che oltre alle insalatine da taglio, le fragole, i pomodorini e forse qualche altra verdurina in casa potevate coltivare freschi anche i funghi è forse perché non avevate mai scovato le tante idee per la coltivazione fai da te nate, è proprio il caso di dirlo...come funghi! il Kit di "Back To The Roots" per far crescere in casa vostra meravigliosi funghi freschi come in un bosco è la prima carinissima idea in fatto di funghi home-made! Sono comodissimi e davvero facili da usare, infatti basta bagnarli due volte al giorno ed esporli al sole per avere in pochi giorni (una decina circa) i vostri fantastici Pleurotus o Shiitake freschi e questo è ripetibile per più volte! Ma forse la cosa più carina di tutto è poter raccontare la storia dei creatori di questo "kit". Tutto nasce infatti dall'idea dei due neolaureati di Berkeley Nikhil Arora e Alex Velez. "Tutto è iniziato da un "fatto casuale", un'idea buttata lì dal nostro professore di eti-


ca finanziaria nel febbraio 2009, nell'ultimo semestre del nostro ultimo anno all' UC Berkeley major business - e cioè che i funghi potevano essere coltivati in fondi di caffè." Quel seme d'idea stava nascendo in maniera indipendente sia nel cervello di Arora che di Velez che ,allora, non sapevano nemmeno l'uno dell'altro ma "....Sapevamo che se fossimo riusciti a trasformare i rifiuti in qualcosa di valore il tutto avrebbe avuto un impatto enorme" racconta Arora.

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Infatti dopo aver unito le forze i due ragazzi hanno sperimentato l'uso dei fondi di caffè come substrato per la crescita di diverse specie di funghi alla ricerca delle più adatte e grazie ai consigli del famoso micologo Paul Stamets e "test su campo" fatti sottoponendo i loro prodotti allo degli chef di uno dei ristoranti più prestigiosi della West Coast hanno deciso di avviare la loro attività. Qui potete sentirli raccontare la loro storia: Questo sistema è perfetto per chi ha poco spazio e anche magari poco tempo, oppure si trova semplicemente alle prime armi. Un'altra idea ve la possono da-re le ragazze di "Fungutopia", direttamente da Berlino dal DMY design festival nello spazio del MakerLab alcune ragazze hanno creato "Fungutopia" un pro-getto di "design of a social and ecological utopia based on urban mushroom cultivation" un po' installazione, un po' workshop, un po' prototipo ed po' comunità-progetto. "Fungutopia non è altro che un' installazione che mostra le varie possibilità che i funghi hanno per aiutare a rendere il mondo un posto migliore: I funghi infatti sono open-source medicine, cibo, fertilizzanti e recuperano il suolo. Essi possono essere coltivati semplicemente, anche al coperto e sono perfetti per la coltivazione urbana..." Fungutopia è un progetto di Laura Popplow in collaborazione con Tine Tillmann e Kyra Porada. grow.fungutopia.org è il laboratorio creativo della community sul web che riunisce le persone che si interessano di funghi-cultura urbana e che vogliono condividere le loro esperienze! Andate a leggere un'intervista a Laura Popplow! Un altro esempio dal quale partire per coltivare i vostri funghi è partire pensando che il fungo ha bisogno di un substrato sul quale crescere, sia esso segatura, mais, legno o più semplicemente carta come quella igienica! Infatti se siete come me e cioè volete avere il "brivido" della sperimentazione "perché altrimenti che gusto c'è!?" e volete fare proprio tutto da voi e partire dalle basi potreste partire proprio dalla carta igienica appunto! Sì avete capito bene perché c'è chi ha sperimentato, ottenendo anche ottimi risultati, la coltivazione di Oyster a partire da un rotolo di carta igienica...che ,non dimentichiamoci, non é altro che cellulosa! Il concetto è molto facile: i funghi ,per crescere, hanno genericamente bisogno di un substrato, luce ed umidità adatta e per crearla noi ci serviamo di un ambiente ad hoc in cui farli crescere che può essere rappresentato da una piccola scatola di plastica o plexiglas, ma anche un vecchio acquario o addirittura una scatola trasparente porta abiti e di un tee pee kit, una scatola per contenere il rotolo, un piatto, uno spruzzino, un rotolo di carta igienica non sbiancata, non disegnata e non profumata, una pentola, pinze da cucina. Cosa dovrete fare: bollite dell'acqua nella pentola, togliete il cartone reggi roto-lo dal rotolo di carta ed immergete il rotolo nell'acqua tolta dal fuoco quindi toglietelo e mettetelo


a scolare e raffreddare molto delicatamente per non romperlo. Quando sarà tiepido mettetelo nel sacchetto di plastica contenuto nel kit e mettete al centro del rotolo i grani che contengono le spore quindi chiudete il sacchetto con gli appositi elastici e ponete il sacchetto sul piatto infine mettete il tutto nella scatola di plastica e ponetela al buio. L'ambiente sarà buio e umido ed entro 3 settimane vedrete la crescita del micelio. A questo punto dovrete porlo per 48 ore in frigo (per accelerarne lo sviluppo) e quindi passato il tempo in frigo togliere il sacchetto riponendo il rotolo a temperatura ambiente, aprendo il sacchetto, e ponendolo in ambiente illuminato e aerato ricordandovi di tener sempre ben inumidito il rotolo con lo spruzzino pieno di acqua. 32

Quindi dopo circa 7-10 gg i vostri funghi saranno pronti ed una volta eseguita la raccolta (a mano e senza coltelli) basterà richiudere il sacchetto attendere la ricomparsa del micelio e ripartire da capo con l'operazione. Il ciclo preparativo può sembrare molto lungo ma una volta capito il meccanismo ed avviata la coltivazione vi ritroverete affascinati dalla sua coltivazione così semplice e fruttuosa! Provare per credere! Kia - Carmela Giambrone Greenme.it

La cucina puo' essere sostenibile? Scritto da Max Maipiuragnatele | Martedì 27 Marzo 2012 13:42 - Ultimo aggiornamento Martedì 27 Marzo 2012 13:54 La cucina da sempre "centro delle attività domestiche" oggi è riconosciuta essere la principale fonte di inquinamento della casa per il consumo di acqua ed energia, la produzione di rifiuti e l'uso di detersivi. Ma cucinare in modo sostenibile è possibile? Intervenendo sui piccoli gesti quotidiani e seguendo alcune linee guida si riduce il nostro impatto sull'ambiente ed è più salutare perché ci offre la possibilità di mangiare in modo più sano e gustoso. Ecco alcuni semplici e preziosi consigli. 1) Ridurre i rifiuti e gli sprechi alimentari: Prima di tutto occorre fare la spesa in modo intelligente e mirato: - usare sacchetti biodegradabili (mais o carta) o apposite borse shopping bag riutilizzabili (ormai finalmente davvero obbligatorio qui in Italia) - acquistare alimenti biologici (per produrli sono sati usati metodi naturali che rispettano la natura), a Km zero, a filiera corta, non lavorati, senza imballaggi e possibilmente di stagione (per fare tutto questo in un colpo solo: iscriversi ai GAS) - comprare ricariche per i dispenser o detersivi alla spina


- ricordarsi che comprare cibi pronti è più costoso e l'impatto ambientale dei lo-ro processi produttivi non è trascurabile; sono prodotti confezionati e quindi imballati, i loro processi produttivi non sono noti e nemmeno gli ingredienti utilizzati per realizzarli. - usare la fantasia e cercare di utilizzare anche gli avanzi del giorno prima - non acquistare acqua minerale in bottiglia, produrla da soli con le caraffe filtranti

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inoltre è importantissimo fare correttamente la raccolta differenziata: è divertente provare a produrre compost con la frazione umida dei rifiuti, per chi ama il giardinaggio sarà molto utile utilizzare il terreno fertile che ne nascerà. 2) Ridurre le emissioni Ai fornelli: per ridurre i tempi di cottura si può: - utilizzare la pentola a pressione, - utilizzare i coperchi sulle pentole - utilizzare acqua fredda da portare ad ebollizione sui fornelli anziché farla uscire già calda dai rubinetti permette di risparmiare acqua ed energia Elettrodomestici e lampadine: - cercare di ridurre l'uso del forno a microonde ed evitare le piastre a induzione (consumano moltissimo) - utilizzare elettrodomestici in classe A - dotarsi di fornetti di piccole dimensioni che consumano la metà... - usare lavatrice e lavastoviglie a pieno carico - posizionare il frigorifero lontano da finestre e fonti di calore e mai alla luce di-retta del sole - sperimentare la cucina con lavastoviglie - illuminare la stanza ed il piano di lavoro utilizzando lampade a basso consumo o neon - provare a sostituire i prodotti animali con ingredienti vegetali (l'allevamento industriale crea deforestazione, emissioni di CO2, metano e inquinamento ambientale) Autoprodurre Permette di ridurre i costi alimentari e al tempo stesso avere maggiori sicurezze per la nostra salute. Oggi come un tempo, sempre più persone sperimenta-no l'autoproduzione di pane, yogurt, pasta biscotti, marmellate e conserve di pomodori o verdure sott'olio. Ma anche di prodotti cosmetici e detersivi.


Nel caso del pane si osserva che producendo in casa un chilo di pane utilizzando farina biologica non si spende più di 1,50 EUR/kg (compresa l'energia utilizzata per la cottura) paragonando tale dato al costo dei panettieri (circa 3,50-4,00 EUR/kg) il risparmio annuale è notevole. Alcune ricette molto valide: Detersivi per vetri e superfici: 1/3 di acqua distillata, 1/3 di alcool, 1/3 di ammoniaca 34

Detersivi per acciaio e ceramica: aceto bianco diluito con 2 parti d'acqua Anticalcare: Miscela di 3 cucchiai di acido citrico e 3 cucchiai di bicarbonato sciolti in un litro d'acqua Ortaggi aromi e insalate: possiamo anche coltivare un piccolo orto sul balcone se esposto a sud si possono coltivare pomodori e basilico, insalata, erbe aromatiche, fragole. Vinia Bosio Greenme.it

Come preparare il latte di riso in casa Scritto da Max Maipiuragnatele Sabato 16 Giugno 2012 15:31 Latte di riso fatto in casa. Il latte di riso rappresenta, insieme al latte di soia, di mandorle ed agli altri latti vegetali, una delle possibilità di sostituzione del latte vaccino, nel caso di intolleranze ad esso o nell'eventualità in cui si preferisca orientarsi verso una dieta priva di derivati animali. Il latte di riso può essere preparato in casa ad un costo davvero contenuto e decisamente inferiore rispetto a quello venduto nei supermercati e nei negozi di prodotti naturali, solitamente contenuto in brick di tetrapak. [scritto da M. Al-bè per GreenMe]. per la preparazione del vostro latte di riso vi occorreranno (dosi per 1 litro): - 50 gr di riso bianco del tipo Ribe - Zucchero di canna, malto di riso o altro dolcificante naturale a piacere - Frullatore ad immersione - 1 pizzico di sale fino - 1 litro d'acqua


- 1 bottiglia di vetro - Colino ed imbuto Cominciate con l'occuparvi di portare ad ebollizione l'acqua in cui verserete il riso, che dovrà continuare a cuocere almeno dai cinque ai dieci minuti oltre il tempo di cottura segnalato sulla confezione, indicativamente fino al momento in cui i chicchi inizieranno a spappolarsi e risulteranno quindi molto morbidi. A questo punto potrete iniziare ad agire utilizzando il vostro frullatore ad immersione. 35

A seconda dei tempi di cottura e del tipo di riso utilizzato potrebbe essere necessario aggiungere dell'altra acqua, portata ad ebollizione a parte, per ottenere un latte più liquido. Frullate finché acqua di cottura e riso non si saranno ben amalgamati. Si tratta di un'operazione che dovrebbe richiedere pochissimi minuti tenendo il frullatore regolato a potenza medio-alta. A questo punto lasciate raffreddare il vostro latte di riso per almeno una mezz’ora e, se vi accorgete della presenza di residui, frullate di nuovo. Solo quando sarà a temperatura ambiente vi consiglio di addolcirlo addizionandolo con un cucchiaino o più di zucchero di canna, di malto di riso o di mais. A seconda dei vostri gusti e dell'utilizzo che farete del latte potrete decidere di regolarne il sapore. Tenete presente, ad esempio, se esso vi servirà come be-vanda da bere a colazione o a merenda o come base per la preparazione di creme, torte o biscotti, con l'eventuale aggiunta di altri ingredienti dolci, Potrete anche decidere di non dolcificare per nulla il latte di riso, nel caso vo-gliate impiegarlo per preparazioni salate, come la besciamella. Nel caso di preparazioni salate, vi consiglio di sostituire al riso bianco il riso integrale, che darà al vostro latte un sapore molto meno dolce già in partenza. Dopo aver regolato il gusto del vostro latte, potrete passare al suo imbottiglia-mento. Vi consiglio di posare un colino sopra l'imbuto che utilizzerete, in modo da filtrare eventuali piccoli residui. In generale, se avrete frullato il vostro riso nella maniera corretta, non ne dovrebbe rimanere alcun rimasuglio, ma se dovesse rimanere, non buttatelo ed utilizzatelo per la preparazione di minestre e creme di verdure o per preparare il ripieno di frittelle dolci.


Non ci credete... una spugna da una zucchina! Scritto da Max Maipiuragnatele Sabato 16 Giugno 2012 15:52 -

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Fare la doccia con una zucchina? E' tutta questione di Luffa! Quanto siete davvero intenzionati a sapere e a cambiare i vostri consumi e le vostre abitudini? Beh, qualcosa di davvero semplice è smettere di utilizzare le spugne animali questo non solo perché crudele e una di quelle cose che influisce sul depauperamento della biodiversità, ma soprattutto perché dimostrazione piena della mancanza di rispetto che noi uomini abbiamo per la natura che ci porta a uccidere e sfruttare non solo nel momento di necessità ma anche per cose assolutamente superflue. Il rispetto per tutti gli esseri viventi può passare anche attraverso la scelta di sostenibilità e autoproduzione di una cosa così poco considerata come una spugna. Sapete che generalmente le spugne animali, per intenderci quelle "belle morbide perfette per i bebè" non sono altro che piccoli organismi viventi che crescevano e svolgevano le loro attività in piena armonia con il resto del loro ecosistema? [scritto da Kia - Carmela Giambrone Greenme]

Una trappola ecologica antizanzara Scritto da Max Maipiuragnatele | Lunedì 18 Giugno 2012 22:19 - Ultimo aggiornamento Martedì 26 Giugno 2012 11:43 Grazie alla nostra amica Sandra, per una facile ed ecologica trappola antizanzare per l'estate. Tutto molto semplice prendete una bottiglia di pet, tagliatela in due e infilate la parte superiore rovesciata in quella inferiore, quindi riempite con acqua tiepida zucchero di canna e in utimo e a freddo un grammo di lievito, quindi coprite con un telo nero. Il lievito produce biossido ed ecco una volta scoperto il risultato efficace, anche se non proprio bello a vedersi dopo qualche giorno...

Come coltivare le patate in un bidone della spazzatura Martedì 26 Giugno 2012 11:28 | Interessante articolo di Kia su Greenme.it che riportiamo... "Tempo di crisi, di tagli alle spese ma anche di orti e allora perché non crescere da noi delle belle patate tutto l'anno...in un bidone con terriccio o segatura? Qual' è il vantaggio? semplice, massimizzerà il numero di patate che riuscirete ad ottenere, saranno facilissime da gestire oltre al fatto che non vi occuperanno molto spazio. Altri vantaggi di coltivare le patate in un bidone sono che sarà ancora più facile controllare l'attacco di funghi e parassiti che le attaccheranno e non in ultimo il fatto che non sarà necessaria alcuna sarchiatura, dovrete solo aggiungere di tanto in tanto della terra senza fare alcuna fatica in più!


Recuperate il vostro contenitore di circa una cinquantina di litri, foratelo sul fondo in modo da creare un drenaggio perfetto e procedete a riempirlo per 1/4 di buon terriccio e compost vegetale. Quel che vi resta da fare è farvi regalare da amici contadini (o rivolgetevi al consorzio agrario più vicino) delle patate da seme, ma potete anche acquistarle in comuni vivai (non utilizzate le patate che comunemente acquistate al supermercato perché sono generalmente trattate con sostanze che impediscono loro di germogliare ed anche se vedete dei germogli probabilmente non si svilupperanno correttamente).

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Quindi una volta trovate le vostre patate, tagliatele a metà per la larghezza e ponetele nel-la terra con le gemme verso l'alto (se non hanno ancora gemme ponetele alla luce per 3-4 giorni e le vedrete spuntare velocemente). Tenete ben umido il terreno, ma evitate qualunque tipo di ristagno. Come dicevo, quindi, ora non dovete fare altro che, a mano a mano, che la pianta cresce, aggiungere pian pianino del terriccio in modo da tener coperte le radici (ossia le patate stesse). Dopo circa 3 mesi o non appena le piante smettono di crescere e le foglie da verde virano a giallo, potete iniziare a raccogliere le vostre fantastiche patate. Un'alternativa alla coltura delle patate in terra è quella in segatura, esattamente nello stesso modo di cui sopra, tranne che per una piccola differenza: ponete sì sul fondo del terriccio (una decina di centimetri) ma subito dopo della segatura e continuate così aggiungendo segatura durante tutta la crescita della pianta. Qui la facilità raddoppia in quanto per raccogliere i vostri frutti sarà sufficiente rivoltare il vostro bidone ottenendo tutte le patate in esso cresciute in un lampo e non dimenticate di conservare qualcuna delle vostre patate così da poterle ripiantare il prossimo anno!

Come preparare in casa il latte di soia Scritto da Max Maipiuragnatele Martedì 26 Giugno 2012 13:44 Il latte di soia comunemente in commercio ha un costo piuttosto elevato, potrebbe contenere addensanti e conservanti ben poco naturali, soprattutto nell'eventualità in cui non si tratti di latte vegetale di origine biologica, oppure presentare un gusto poco gradito. Preparare il latte di soia in casa significa risparmiare ed arginare la produzione dei rifiuti, abolendo i contenitori in Tetra Pak. [di Marta Albè per greenme.it]. Significa anche essere sicuri di ciò che si sta preparando e che si berrà, fattore che non rappresenta altro che uno dei principali vantaggi dell'autoproduzione casalinga. Tra i diversi tipi di latte vegetale, il latte di soia risulta essere quello a più elevato contenuto proteico (contiene 3 grammi di proteine ogni 100 millilitri, quasi al pari con il latte vaccino intero, che ne contiene 3,3 grammi), essendo derivato dalla soia, che con gli altri legumi (come fagioli, lenticchie e ceci) rappresenta una delle maggiori fonti di proteine vegetali a nostra disposizione. Il latte di soia è inoltre ricco di vitamina E e di acidi grassi poli-insaturi benefici per l'organismo. Per ottenere 600 ml di latte di soia vi occorreranno:


1 litro d'acqua per la cottura 2 litri d'acqua per l'ammollo 100 grammi di soia gialla secca biologica Zucchero di canna o altro dolcificante naturale Frullatore ad immersione Imbuto e colino 38

La soia necessita di essere messa in ammollo in almeno un litro d'acqua per 24 ore prima dell'utilizzo, in modo che possa rilasciare gli antinutrienti in essa contenuti: i fitati. L'acqua dell'ammollo dovrà essere sostituita almeno una volta. L'ideale sarebbe compiere tale operazione dopo 12 ore. Essa non può es-sere utilizzata per la cottura, ma in ogni caso non deve essere gettata, poiché sarebbe uno spreco. Potrete travasarla in una bottiglia o in un altro contenitore ed utilizzarla per innaffiare le piante. Quando sarà trascorso il tempo necessario per l'ammollo, portate ad ebollizione un litro d'acqua in una pentola abbastanza capiente e versatevi la soia, che dovrà essere lasciata sobbollire per 15 minuti. A questo punto spegnete la fiamma e con il frullatore ad immersione a potenza minima, per evitare schizzi, frullate la soia con l'acqua per alcuni minuti. Lasciate intiepidire il tutto e preparatevi a filtrare. L'ideale sarebbe avere a disposizione il bicchiere alto che di solito accompagna i frullatori ad immersione ed un colino della misura adatta. Durante il passaggio del latte attraverso il colino vi accorgerete che sarà presente della polpa di soia. Man mano che procedete con le operazioni di filtraggio, schiacciate bene la polpa di soia con un cucchiaio o cucchiaino contro le maglie del colino per lasciare filtrare bene il latte e riponetela in un piatto o in un contenitore a parte. La polpa di soia avanzata dal procedimento di prepara-zione del latte viene chiamata "okara". Si tratta di un alimento ad elevato con-tenuto proteico che può essere utilizzato ad esempio per la preparazione di crocchette o di farciture per torte salate. Il latte di soia ottenuto può essere mantenuto al naturale oppure dolcificato con zucchero di canna o malto, se lo si desidera, anche in vista della preparazione di ricette dolci. Da esso si possono effettuare ulteriori lavorazioni per ottenere il tofu o la ricotta di soia. Il latte di soia autoprodotto e non dolcificato può essere utilizzato per la preparazione di besciamella o panna da cucina casalinga. Dovrà essere conservato all'interno di una bottiglia di vetro, nella quale verrà travasato con l'aiuto di un imbuto, e riposto in frigorifero. Lo si può conservare senza problemi per circa tre giorni. Si possono ottenere delle varianti aromatizzate aggiungendo cacao in polvere, cannella o una stecca di vaniglia da lasciare riposare nel latte mentre si raffredderà, prima di trasferirlo in bottiglia con l'aiuto di un imbuto. [Marta Albè per greenme.it]


preparazione casalinga dello yogurt di soia Scritto da Max Maipiuragnatele Lunedì 02 Luglio 2012 10:10

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Per la serie le autoproduzioni proponiamo questo interessante articolo di M. Albè su come preparare lo yogurt di soia in casa per il link all' articolo completo ... Per la preparazione casalinga dello yogurt di soia è necessario avere a disposizione uno starter di partenza, che per la prima volta dovrà consistere in un barattolino acquistato di yogurt di soia al naturale che contenga dei fermenti vivi . Lo yogurt di soia di partenza, nel caso di un barattolino da 125 ml, dovrà essere mescolato con un litro di latte di soia acquistato (scegliendolo preferibilmente di provenienza biologica) o preparato in casa. Con ognuno dei tre seguenti procedimenti si otterrà circa un litro di yogurt di soia. Sia il latte che lo yogurt dovranno essere a temperatura ambiente. Per favorire la fermentazione, il latte potrà essere riscaldato fino ad una temperatura di 40°C prima di essere trasferito insieme allo yogurt in una ciotola. Entrambi gli ingredienti dovranno essere amalgamati con l'aiuto di una frusta. A questo punto, a seconda degli strumenti a vostra disposizione, potrete decidere di: 1) Utilizzare una yogurtiera Il vantaggio di utilizzare una yogurtiera consiste nel fatto che la temperatura durante tutto il processo di fermentazione per la formazione dello yogurt rimane costante. L'impiego di una yogurtiera garantisce una riuscita dello yogurt sempre assicurata. Lo svantaggio riguarda il consumo di energia elettrica. In ogni caso, il costo di una yogurtiera è contenuto e varia dai 15 ai 25 euro. Chi la possiede già per la preparazione dello yogurt tradizionale, la potrà utilizzare benissimo anche per lo yogurt di soia. Le istruzioni da seguire a seconda del macchinario a vostra disposizione saranno le medesime utilizzate per lo yogurt di latte vaccino, dopo aver suddiviso lo yogurt a cui avrete aggiunto il latte di soia negli appositi vasetti di vetro. 2) Utilizzare una pentola capiente Se non avete a disposizione una yogurtiera, potete ovviare al problema sostituendola con una pentola capiente da riempire di acqua bollente. All'interno di essa posizionerete dei barattoli di vetro che avrete precedentemente sterilizzato e che avrete ben chiuso dopo avervi distribuito il composto di yogurt e latte di soia. Dovrete lasciare riposare lo yogurt all'interno della pentola, chiusa con il pro-prio coperchio ed avvolta con una sciarpa o un maglione di lana per almeno 12 ore prima che sia pronto. 3) Utilizzare il forno Il metodo della pentola è efficace soprattutto nella stagione estiva, quando la temperatura al suo interno non raggiungerà mai un elevato livello di raffreddamento. Nel caso tale metodo non vi dia buoni risultati durante l'inverno, potete optare per l'impiego del forno. Trasferite il composto di latte di soia e yogurt di partenza in un preparazione casalinga dello yogurt di soia in recipiente di vetro o ceramica adatto per essere infornato e preferibilmente munito di coperchio. Riscaldate il vostro forno ad una temperatura di


40-45°C. Dunque spegnetelo lasciando accesa solamente la lampadina ed inseritevi il recipiente, che lascerete riposare all'interno del forno per tutta la notte. Al mattino troverete il vostro yogurt pronto da gustare. Trasferitelo dunque in barattoli di vetro da conservare in frigorifero.

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Gli yogurt di soia autoprodotti si conservano in frigorifero fino ad una settimana. E' importante che ogni volta ne teniate da parte un barattolino in modo da poter ripetere il procedimento per preparare un altro litro di yogurt. Se ve ne dimenticherete, vi basterà acquistarne un vasetto nuovo per la prossima volta. Lo yogurt di soia casalingo può essere dolcificato a piacere ed arricchito con frutta fresca o secca, cereali o scaglie di cioccolato, per un'ottima e gustosa colazione. La consistenza dello yogurt preparato con i tre metodi indicati potrà variare a seconda delle marche di latte e di yogurt utilizzate. Con il tempo potrete individuare le vostre preferite. Marta Albè Seytan DIY Martedì 31 Luglio 2012 21:44 Il seitan "fai da te". Un interessante e bello articolo di Roberta Ragni per Greenme.it, corredato anche di ottime foto passo, passo; garantiamo che dopo aver visto come preparare velocemente questo alimento nutriente, ricco di proteine, facilmente digeribile e di ottimo sapore usando del glutine già separato, impareremo a farlo da zero (o meglio, da farina e acqua), realizzando la migliore alternativa alla carne che abbiate mai mangiato. La preparazione consiste principalmente in tre passaggi: la preparazione dell'impasto, il suo "lavaggio" e la cottura in brodo, che potrete insaporire non solo con gli ingredienti più "classici", ovvero cipolla, sedano, carota (più salsa di soia e alga kombu, che sono facolta-tivi), ma anche con aglio tritato, zenzero, rosmarino, salvia, pepe e quant'altro sia di vostro gradimento. Ingredienti: 1 chilo di farina manitoba (per ottenere un panetto di circa 400-500 grammi) Brodo vegetale (io ho usato cipolla, carota, sedano, gomasio) Salsa di soia (circa 6 cucchiai) 5 cm di alga kombu Acqua Preparazione


Fase 1. Impasto: impastate la farina e l'acqua, lavorando l'impasto energeticamente e per circa 15 minuti, fino a ottenere un composto simile a quello per la pizza, liscio, compatto ed elastico. Potete usare la farina che più preferite, io ho usato la Manitoba, che è molto ricca di glutine. Ora l'impasto va fatto riposare per circa 1 ora.

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Fase 2. Lavaggio: trascorso il tempo di riposo, arriva la fase più divertente, ma anche la più "faticosa". L'impasto va messo in un contenitore, come una bacinella o una ciotola, dove verrà lavato con acqua a temperatura ambiente (anche qui, c'è chi usa acqua fredda e calda alternata). Strizzate e sciacquate l'impasto, cambiando l'acqua più volte fino a quando non assumerà una consistenza simile a una spugna. All'inizio l'acqua sarà bianca come latte, poi diventerà sempre piu trasparente, solo allora avrete finito. Attenzione il liquido è ricco di amido: usatela per innaffiare le vostre piante (o per sperimentare nuove ricette). Avvolgete poi il panetto ben scolato in un tovagliolo bianco pulito (la stoffa che usate non deve contenere tracce di saponi, altrimenti usata una garza), legato accuratamente alle estremità con spago da cucina (io ho usato dei nastrini). Fase 3. Cottura: nel frattempo, portate a ebollizione il brodo vegetale in una pentola il seitan, che dovrà cuocere a fuoco moderato per circa 45 minuti, curandovi di girarlo a metà cottura. Una volta pronto, il seitan va fatto raffreddare, deve essere conservato insieme all'acqua di cottura in frigorifero dura circa 1 settimana, con l'accorgimento di riutilizzare il brodo vegetale di cottura.

Detersivi fai da te, realizzati con prodotti di uso comune Scritto da Max Maipiuragnatele | Domenica 07 Ottobre 2012 10:56 [tratto da libro "Vivere in 5 con 5 euro al giorno" di Stefania Rossini] ...Noi donne ci preoccupiamo che la casa sia sempre perfettamente in ordine e lucida, ma spesso non ci curiamo del prodotto che stiamo utilizzando. Vuoi il profumo accattivante, vuoi il colore alla moda, vuoi la pubblicità che ci ha detto che senza quel prodotto non potremmo vivere, acquistiamo spesso senza tenere conto della cosa più importante, ovvero: «Cosa contiene quel flacone, fatto di plastica?». Sostanzialmente, derivati chimici del petrolio, che inquinano molto l'ambiente e sono nocivi per chi li utilizza: soprattutto per i nostri bambini che an-dando carponi toccano ovunque, e mettendosi spesso le mani in bocca finiscono per ingerire anche quei detersivi, in minima parte certo, ma quotidiana-mente! Questa premessa non è per fare del terrorismo ma solo per aprire le coscienze. Chiunque di voi può prendere un qualsiasi prodotto e leggerne l'etichetta... se riesce a capirci qualcosa!


Il mio obiettivo è fornire delle ricette per detergenti molto pratici, rea-lizzati con materie prime economiche e a basso impatto ambientale. Gli ingredienti che non dovrebbero mai mancare in casa per le pulizie domestiche sono: - aceto di vino bianco (disinfettante, sgrassante, anticalcare); - bicarbonato di sodio; - limone (antibatterico, disinfettante e sgrassante); - cenere di legna (non cenere di pellet). 42

Detergente multiuso all'aceto - 100 ml di acqua; - 300 ml di aceto di vino bianco. Unire gli ingredienti in uno spruzzino e agitare bene. Questo detergente, ottimo per vetri e pavimenti, è adatto a tutte le superfici lavabili ma va utilizzato con un occhio di riguardo su marmo e legno. Detergente multiuso al bicarbonato di sodio Chi (come me!) non ama l'odore dell'aceto, può utilizzare 3-4 cucchiai di bicarbonato di sodio in uno spruzzino riempito di acqua. Agitare molto bene ogni qual volta lo si utilizza, in modo che il bicarbonato non si depositi alla base del contenitore otturando la cannetta che serve per fare uscire l'acqua. Lavavetri - 150 ml di alcool denaturato; - 150 ml di aceto di vino bianco; - 200 ml di acqua. Unire il tutto in uno spruzzino e agitare bene. Anticalcare Spesso ci si ritrova a fare i conti con brutte macchie di calcare sul piatto doc-cia, sulla vasca da bagno, sulle rubinetterie e sui sanitari. In questi casi, spruzzare dell'aceto puro, magari tiepido, su tutta la superficie; abbondare un poco con la quantità e lasciare agire qualche minuto. Un altro ottimo anticalcare, particolarmente adatto per la pulizia della vasca da bagno, è dato dall'unione dell'aceto bianco tiepido con del sale fino. Strofinare con un panno e lasciare agire, quindi risciacquare. Detersivo per i piatti (a mano e in lavastoviglie) - 3 limoni interi; - 400 ml di acqua;


- 200 ml di sale; - 100 ml di aceto bianco. Tagliare i limoni e toglierne i semi; mettere tutti gli ingredienti in un frullatore e sminuzzarli in modo che il composto sia il più fine possibile: la presenza di grumi rischierebbe di rovinare il filtro della lavastoviglie. Ottenuto un composto omogeneo, fare bollire il tutto per 10 minuti. Per la lava-stoviglie utilizzarne 2 cucchiai da cucina, per il lavaggio a mano mettere la quantità che si ritiene necessaria direttamente sulla spugnetta. Questo prodotto è ottimo anche per la pulizia del lavello e del box doccia. 43

Detergente per pentole incrostate Riempire la pentola con una soluzione di acqua e aceto, in parti più o meno uguali, e bicarbonato di sodio. Attenzione: l'aceto e il bicarbonato insieme fanno reazione, quindi si gonfierà tutto. Lentamente la situazione tornerà alla normalità. A questo punto accendere il fuoco e fare bollire la soluzione. Quindi spegnere, lasciare intiepidire e, se è il caso, strofinare. Disinfettante per le spugnette (lavapiatti o multiuso) Impregnare la spugnetta di aceto e metterla nel forno a microonde, su di un piatto, per circa 2 minuti. Attenzione: quando si toglie il piatto dal forno, la spugna scotta! Pulire il tagliere Cospargere con del bicarbonato di sodio e spruzzare dell'aceto. Lasciare agire qualche minuto e procedere con il lavaggio abituale. Detersivo per il frigorifero Sarà sufficiente utilizzare una spugna imbevuta di aceto tiepido o di una soluzione di 2 cucchiaini di bicarbonato di sodio sciolti in una ciotola di acqua tiepida. Entrambi i sistemi sono molto efficaci: eliminano gli odori e puliscono a fondo. Per ridurre gli odori nel frigorifero e nella scarpiera Posizionare una ciotolina piena di bicarbonato di sodio all'interno del frigo o della scarpiera. Detergente per rame e ottone Strofinare i metalli con sale grosso inumidito con aceto bianco, sciacquare e asciugare. Detersivo in scaglie per lavatrice Grattugiare un panetto di sapone di Marsiglia (o di sapone autoprodotto) con la grattugia per le carote. Con le mani, rompere i pezzi più grandi: per i lavaggi a basse temperature, altrimenti, si rischia che a ciclo finito rimangano fastidiosi residui di sapone sui capi.


Detersivo liquido per lavatrice - 1/2 litro di acqua; - 150 g di sapone di Marsiglia; - 2 cucchiai di bicarbonato di sodio. Sciogliere il sapone di Marsiglia e il bicarbonato di sodio in acqua calda. Lasciare raffreddare e versare in un contenitore riciclato di detersivo per bucato. 44

Ammorbidente per la lavatrice Un semplice bicchiere di aceto nella vaschetta dell'ammorbidente, sebbene non sia profumato, renderà i capi più morbidi, eliminando i residui di sapone. Detergente per pavimenti Aggiungere all'acqua del secchio 2 bicchieri di aceto di vino bianco. Per profumare l'interno delle scarpe In un sacchetto (recuperato dalle bomboniere o fatto in casa, magari con stoffe di abiti ormai dimessi), mettere del sale grosso con erbe aromatiche: lavanda, rosmarino o quelle che si riescono a reperire con più facilità. Si può utilizzare anche qualche goccia di olio essenziale, a proprio gradimento. A proposito degli oli essenziali è importante verificare che siano biologici e non di sintesi, o che riportino la dicitura «solo naturale». Per gli odori che arrivano dagli scarichi Si può utilizzare il bicarbonato di sodio precedentemente posizionato in frigorifero per ridurre gli odori: invece di gettarlo, mescolarne due cucchiai in un bicchiere di acqua. Miscelare bene e versare quindi nello scarico. Pulizia dei tappeti Cospargere uniformemente tutto il tappeto con del bicarbonato di sodio. La-sciare agire tutta la notte, quindi passare accuratamente con un aspirapolvere potente. In alternativa si può passare il tappeto con un panno di cotone imbevuto di aceto tiepido, nel senso del pelo. Risciacquare lo straccio ogni volta che è sporco. Con questo metodo si ravviveranno anche i colori. Attenzione: provare prima su un angolo per accertarsi che i colori non si rovinino. La lisciva Infine, un detergente straordinario, che ho lasciato di proposito per ultimo: la lisciva di cenere di legna (non di pellet, mi raccomando)!


La cenere, per chi come me non ha la stufa a legna o il caminetto, potrà esse-re recuperata chiedendo ad amici o alle pizzerie della vostra zona: ve ne regaleranno certamente un po' senza fare problemi, considerando che la si butta sempre via!

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Per la preparazione si procede in questo modo: setacciare la cenere con un colino a maglie molto fini, in modo da eliminare ogni residuo. In un grosso pentolone, versare poi acqua e cenere, in una soluzione di 5 a 1 (ad esempio, 5 bicchieri di acqua, 1 bicchiere di cenere). Mescolare bene e mettere sul fornello, portando il composto a ebollizione. Lasciare sobbollire per due ore, girando il tutto in modo che la cenere non si attacchi al fondo della pentola. Trascorse le due ore, spegnere il gas, coprire con un coperchio e lasciare riposare per tutta la notte o per un giorno intero: gestitevi a seconda del tempo che avete a disposizione. Questa operazione serve per fare depositare per bene la cenere sul fondo della pentola. Terminata questa fase di riposo del composto, usando dei guanti di gomma per le pulizie, prendere un secchio e mettervi all'interno un colino a maglie fini (magari lo stesso che avrete utilizzato per setacciare la cenere), ricoperto con uno straccio grande o un pezzo di lenzuolo scartato (l'ideale sarebbe di lino ma anche il cotone va benissimo). A questo punto, versare il contenuto della pentola, in modo da filtrare bene il tutto: nello straccio dovrà rimanere solo cenere. Strizzare quindi lo straccio molto bene e lasciare riposare il composto nuovamente per tutta la notte (o tutto il giorno). Terminato il tempo di assestamento della cenere, procedere nuovamente con l'operazione descritta, per più giorni, sino a che il liquido ottenuto sarà il più possibile pulito dalla cenere. Questo detergente, la lisciva, potrà essere utilizzato puro (non diluito!) in uno spruzzatore per lavare ogni superficie, dalla cucina al bagno e ai pavimenti, eccetto i vetri, il legno e il marmo. La cenere rimasta potrà essere riutilizzata come lavapiatti o per pulire il lavello e i fornelli : è ottima! L'unica controindicazione è che potrebbe otturare gli scarichi, quindi, nel caso, buttatela via!



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