Antifascismo

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In Veneto si verificano episodi di lotta nei maggiori centri industriali come Schio, Valdagno, Bassano e Porto Marghera. Le donne in particolare sono in prima linea a Valdagno: qui nel lanificio Marzotto, che occupa 4.000 operaie, lo sciopero è compatto. In Toscana a Firenze scendono in sciopero gli operai della Galileo, della Pignone, della Cipriani e della Ginori. In tutto 20.000 operai in lotta, sostenuti dai GAP che sabotano le linee tranviarie e incendiano la sede dei sindacati fascisti, nella quale erano già state preparate le schede degli operai da inviare in Germania. Scioperi anche in altre città della Toscana, come a Empoli, Abbadia San Salvatore e soprattutto a Prato, dove vengono deportati per rappresaglia circa 400 lavoratori, in massima parte annientati a Ebensee, sottocampo di Mauthausen.

STORIA: L'ECCIDIO DI BORGA – 11 giugno 1944

Il contesto La contrada Borga è situata nel territorio del comune di Recoaro Terme , in frazione di Fongara a 750 m s.l.m., lungo il ripido versante del monte Piasèa. Oggi si incontra questo nucleo abitato salendo alla località sciistica di Recoaro Mille, provenendo da S.Quirico, frazione a metà strada tra Valdagno e Recoaro. Nel 1944 Borga era un insieme di costruzioni addossate l'una all'altra, con le abitazioni alternate a stalle e fienili. Le stalle però erano quasi vuote perché il bestiame alla fine di maggio era stato mandato in alpeggio nelle varie malghe che sono distribuite sui monti sopra Recoaro, dalla Lessinia al Pasubio. A Borga in quel tempo vi erano 80 abitanti, distribuiti in 12 famiglie, con due soli cognomi ricorrenti, Borga e Cailotto, tutte unite da vincoli di parentela. La popolazione di quella contrada era costituita da molti bambini e ragazzi (24 sotto i 16 anni) e da pochissimi anziani, solo 2 sopra i 50 anni, perché decimati dall'emigrazione e dai vuoti lasciati dalla prima guerra mondiale. Anche con la Seconda Guerra Mondiale i giovani erano partiti per il fronte, chi in Russia per non fare più ritorno, chi in Africa per ritornare come mutilato e chi per finire prigioniero dei tedeschi o degli inglesi. Quattro non erano partiti perché riformati o rivedibili, ma ugualmente li attendeva un destino tragico. Nei primi mesi del 1944 la guerra cominciava ad avvicinarsi materialmente a Borga: aumentava la presenza di partigiani nei boschi circostanti, soprattutto di passaggio, perché a Borga, come a Fongara, i ribelli non avevano basi, perché la popolazione di quella zona era diffidente nei loro riguardi, anche se c'era chi, come il malgaro di Pizzegoro dava loro volontariamente burro ed formaggio. Forse questa diffidenza era data anche dal fatto che il Parroco di Fongara, don Severino Giacomello, era stato arrestato il 25 gennaio 1944 con l'accusa di aver dato ospitalità ai partigiani e ai renitenti. Era stato incastrato da due fascisti di Valdagno, che si sono travestiti da poveracci e si erano presentati in canonica. Incarcerato, fu processato presso il Tribunale Speciale di Parma dal quale venne prosciolto, ma ritornò alla sua parrocchia solo il 23 aprile , tre mesi dopo.

Gli antefatti Nei mesi di aprile e maggio 1944 in quella zona erano successi alcuni fatti di una certa rilevanza. Proprio a Pizzegoro, poco sopra la Borga, il 18 aprile, i partigiani avevano portato a termine il loro primo attacco a soldati tedeschi. Una pattuglia di nove uomini aveva teso un'imboscata a tre tedeschi che, presi alla sprovvista si erano arresi. Poco dopo la pattuglia li aveva giustiziati, occultandone i cadaveri. Nella guerra partigiana non si facevano prigionieri, anche perché non c'erano prigioni. Il 26 aprile due partigiani uccisero un soldato tedesco in contrada Storti, poco lontano da Recoaro. I tedeschi affiancati da reparti italiani, reagirono e il giorno successivo incendiarono le contrade Storti, Cornale e Pace. Quasi tutte le 92 case furono distrutte lasciando senza tetto 517 abitanti. Forse intimoriti dall'ampiezza di questa rappresaglia, i partigiani sospesero nel mese di maggio le loro azioni nella zona di Recoaro. Ma questa tregua non dichiarata fu rotta proprio la sera del 9 giugno, due giorni prima dell'eccidio di Borga, quando sulla strada da Recoaro a Valdagno la pattuglia partigiana comandata dal padovano Luigi Pierobon “Dante” assaltò un convoglio che trasportava 8 compagni catturati dai fascisti. L'azione riuscì in pieno. I prigionieri furono tutti liberati e sul terreno rimasero i corpi di un tedesco e di un milite fascista. Queste azioni fecero salire la tensione nella zona di Recoaro, specie tra i tedeschi, che avevano in corso un'importante operazione strategica. Infatti, alla fine di aprile del 1944, in previsione dell'inevitabile arretramento del fronte sulla Linea Gotica, il Feldmaresciallo Albert Kesselring aveva deciso di spostare il Quartier generale Sud-Ovest e il Comando del gruppo di armate C, in pratica tutto il comando tedesco del sud Europa, da Frascati a Recoaro. Qui agli inizi di maggio cominciarono i lavori di scavo dei bunker alle Fonti Centrali e la requisizione degli alberghi. La zona di Recoaro e tutta la Valle dell'Agno, da appartata e anonima retrovia, assumeva di colpo una primaria importanza strategica e per le truppe tedesche si poneva la necessità di difendere la nuova sede dei loro Comandi supremi contro ogni pericolo. La crudeltà dell'eccidio di Borga è forse attribuibile anche al bisogno di lanciare messaggi terribili e terrificanti contro tutti coloro che attentassero alla sicurezza dei tedeschi in quella zona.

I fatti La mattina dell'11 giugno 1944 - era domenica - quattro soldati tedeschi di stanza a Valdagno, approfittando della libera uscita, avevano programmato un'escursione sui monti sopra Recoaro Terme. Il gruppo era formato da un sottufficiale, due graduati e un militare che facevano parte del “Reparto cacciatori del mare Brandeburgo”, la formazione segreta degli incursori tedeschi che aveva sede a Valdagno, perché utilizzava la locale piscina coperta per esercitarsi nelle immersioni. Questo reparto era composto da militari senza scrupoli e in particolare da SS degradate per i loro comportamenti, alcune condannate addirittura a morte, a cui era concessa una specie di prova d'appello: per riabilitarsi dovevano partecipare a missioni particolarmente pericolose, come quella di combattere con gli incursori della marina. Due di questi quattro tedeschi erano appunto delle SS degradate. Essi si spostarono da Valdagno a Recoaro probabilmente in treno. Da qui a piedi salirono per il sentiero a fianco del Monte Spitz fino alla piana di Pizzegoro, che oggi corrisponde alla cosiddetta “busa” di Recoaro Mille. Da qui cominciarono la discesa direttamente verso Valdagno. Passarono quindi per Fongara che attraversarono cantando. La gente che ritornava dalla messa li vide scendere verso la contrada Borga. Erano passate le 11. Gli abitanti di Borga si stavano riunendo nelle loro case per il pranzo. Alcuni giovani renitenti erano usciti dai loro nascondigli posti vicino alla contrada, poiché tutto attorno sembrava tranquillo. Il caso volle anche che proprio allora fosse appena arrivato in contrada un gruppo di 10/12 partigiani alla ricerca di cibo. L'arrivo dei quattro tedeschi


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