Brigantino Austriaco "Stefano"

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il Brigantino Austriaco “Stefano”

7 gennaio 1825 Isola di San Nicola

il mare delle

Isole Tremiti testimone e custode di un drammatico naufragio

la ricostruzione storica, l’esplorazione, il ritrovamento


MA R LIN TR EM ITI Professional Scuba Activities www.marlintremiti.it info@marlintremiti.it Tel. 0882.46.37.65 - Tel. 336.82.97.45

Relazione e progetto di ricerca Adelmo Sorci Esplorazioni subacquee Laboratorio del Mare - MARLINTREMITI Ricostruzione storica e documentale Ing. Michelangelo De Meo Tel-fax 0884.53.68.75 Tel. 333.732.82.46 ingmichelangelodemeo@libero.it

La ricostruzione storica, l’esplorazione, il ritrovamento del Brigantino Austriaco “Stefano”


Indice 05

Le rotte e gli scambi commerciali nel Mare Adriatico nei primi del 1800

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Cenni di storia navale tra il XVII e il XIX secolo

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Il Brigantino nel commercio navale

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Il Brigantino Austriaco “Stefano” al comando del Cap. Giacomo Covacich

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Le ricerche storiche, i documenti del tempo, la ricostruzione degli eventi

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Il naufragio alle Isole Tremiti nel 1825

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Un eccezionale documento ritrovato: Il verbale del naufragio

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Anno 2012: iniziano le ricerche subacquee

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L’esplorazione dei fondali, le immersioni

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Il Laboratorio del Mare MARLINTREMITI

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Le rotte e gli scambi commerciali nel Mare Adriatico nei primi del 1800


Le rotte e gli scambi commerciali nel Mare Adriatico nei primi del 1800 Il Mare Adriatico ha rappresentato e rappresenta geograficamente e idealmente lo spartiacque meridionale europeo tra l’Oriente e l’Occidente, tra i due mondi che hanno scritto pagine primigenie, formative e significative nella storia di questa parte del mondo. Lungo circa 800 chilometri, largo 200 chilometri nella parte mediana e 72 chilometri nel meridione, più che Mare si potrebbe definire Canale Adriatico. Orientato pressoché verticalmente dal settentrione al meridione, il Mare Adriatico mette in diretta comunicazione l’Oltralpe centro europeo con l’Egeo, l’Asia Minore e il Nord Africa, con i posti cioè dove è nata la nostra civiltà. Via d’acqua quanto mai variata sotto l’aspetto morfologico costiero, idrografico, antropologico e culturale, storico e artistico, politico e militare, economico e produttivo, in tutte le manifestazioni che i secoli hanno sedimentato formando un conglomerato senza pari. La marineria ha svolto in questo contesto una funzione di importanza essenziale con caratteristiche salienti in fatto di ideazione, costruzione e impiego del mezzo nautico nei ruoli costieri, di cabotaggio e d’altura, nella pesca e nella nautica agonistica e da diporto acquisendo posizioni invidiabili.

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Cenni di storia navale tra il XVII e il XIX secolo


Cenni di storia navale tra il XVII e il XIX secolo Fino a tutto il 1600 non vi era una differenza netta tra nave mercantile e nave militare e anche queste ultime erano armate per difendersi. Nel 1700 i bastimenti mercantili si differenziano nettamente dalle navi da guerra. I bastimenti mercantili assumono dimensioni e forme diverse, si hanno così navi a due alberi, navi a tre alberi, brigantini, golette, tartane, clipper, ecc. La vela raggiunse il massimo sviluppo nel 1800. La velatura fu realizzata con un numero sempre maggiore di vele, tutte orientabili in modo da mantenere la rotta voluta anche con venti provenienti da direzione diversa. Nel secolo XVIII la costruzione navale adottò procedimenti di lavorazione più razionali ed economici. Fu adottato il trattamento a caldo in sabbia umida del legno da curvare, furono realizzati sistemi per lo smaltimento delle acque dalle sentine, l'opera viva fu protetta oltre che da sostanze oleose anche da una fasciatura con lastre di rame, furono realizzati sistemi di areazione degli spazi interni. Progressi notevoli si ebbero anche nel campo dell'architettura navale che portarono a carene con minore resistenza al moto. La stazza delle navi da guerra passò da 1000 (nel XVII secolo) a 2000 (nel XVIII secolo). Le navi mercantile, che nel 1600 non superavano le 250 tonnellate di portata, raggiunsero nel 1700 prima le 250 t e, poi, le 500 t (Compagnia Francese delle Indie) e le 600 t (Compagnia Inglese delle Indie Orientali).

Mentre avvenivano i cambiamenti dovuti alla rivoluzione industriale, la navigazione ed il trasporto marittimo subivano, a loro volta, importanti cambiamenti dovuti a tre fattori: l'evoluzione della domanda di trasporto, l'espansione del commercio su rotte lunghe e le innovazioni tecnologiche.

Nel XVIII secolo si ebbero due innovazioni che produssero notevoli cambiamenti alle costruzioni navali ed alla nave. Si tratta della costruzione in ferro e dell'impiego della macchina alternativa a vapore. E’ nel corso del XIX secolo che si registra un notevolissimo mutamento sul tipo di merci da trasportare via mare. In generale nei secoli precedenti il trasporto aveva interessato beni ad elevato valore, poco pesanti e non voluminosi, cioè merci rare, preziose o esotiche (zucchero, caffè, cacao, vino, seterie, minerali preziosi, ecc.). Nel corso del XIX secolo le merci da trasportare (molte delle quali apparse sui mercati nello stesso tempo dell'affermarsi della macchina a vapore) sono: carbone, petrolio, minerali, nitrati, fosfati, potassa, cemento, calce, piriti, legnami, semi oleosi, cotone, cereali, frutta, legumi, vino, ecc.

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Il “Brigantino” nel commercio navale Il brigantino è uno snello veliero, maneggevole e di dimensioni contenute, dotato di due alberi, quello prodiero armato con vele quadre, con una stazza lorda che va dalle 100 alle 300 tonnellate. Può avere un terzo albero a poppa, armato con vele auriche, nel qual caso prende il nome di "brigantino a palo". Se invece ne ha soltanto due, di cui quello prodiero con vele quadre e l'altro con vele auriche, prende il nome di "brigantino goletta", se ambedue gli alberi sono armati esclusivamente con vele quadre prende il nome di "brigantino velacciere", mentre nel '400 e nel primo '500 esistevano delle piccole galere, dotate di due alberi a vele latine e 12-18 remi sempolici, note come brigantini (ma anche come fregate e feluconi). Il termine è di origine italiana (derivato da brigante, nella sua espressione originaria di componente una brigata, cioè gruppo di più persone da cui il termine). Infatti nel '400 e nel '500 il brigantino a vele latine era utilizzato frequentemente come unità per la guerra di corsa e la pirateria. Il brigantino Irving Johnson. Il brigantino era impiegato principalmente come cargo o nave di scorta; ebbe grande diffusione nel Mar Mediterraneo e nell'Europa del nord. La nave scuola Greif è impiegata in Germania per l'addestramento su velieri.

Il brigantino a palo è un veliero di medie dimensioni che trovò larga diffusione tra il XVI e il XVIII secolo, ed era leggermente più grande e maneggevole del brigantino, grazie alla presenza di un altro albero e un altro sistema di vele. Presenta infatti tre alberi: quelli di trinchetto e maestra montati con vele quadre, quello di mezzana a vele auriche; presenta inoltre il bompresso. Veniva largamente utilizzato per scop

commerciali ma, grazie alla sua manovrabilità ed alle sue potenzialità, poteva facilmente essere equipaggiato in modo tale da poter scortare convogli commerciali difendendoli dai frequenti attacchi pirati. Il brigantino a palo aveva generalmente una portata media di 600-2000 tonnellate, anche se i primi modelli, compresi quelli italiani, si limitavano a 200-300 t. In seguito però, vista l'utilità di questa imbarcazione se ne aumentarono portata e stazza, tanto che intorno al 1870-1880, tutti i brigantini a palo erano dotati di una portata superiore alle 2000 tonnellate con una stazza compresa fra le 1000 e le 1400 t. Il brigantino a palo in legno (il cui uso iniziò a decadere verso il 1900) più grande in assoluto fu il Precursore, con una stazza pari a 1458 tonnellate.

Originariamente il nome brigantino era dato ad una piccola e sottile nave, detta anche procaccino, appartenente alla famiglia delle galee, a 12-14 banchi a singolo rematore e due alberi (trinchetto e di maestra), dotati l'uno di vela latina e l'altro di vela aurica o di vela latina. Il nome derivava dal fatto che tale imbarcazione si presentava come particolarmente adatta alla guerra di corsa.

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il Brigantino Austriaco “Stefano” Veliero: a due alberi Stazza: 210 tonn Armatore: Agostino Gadina di Trieste Comandante: Cap. Giacomo Covacich Affondato: 7 gennaio 1825 Isola: Isola di San Nicola Localizzazione: Punta del Fico Coordinate: 42° 07’ 06” N - 15° 30’ 17” E Profondità: da 55 metri a 75 metri Località: Arcipelago delle Isole Tremiti - Riserva Marina Provincia: Foggia Regione: Puglia Stato: Italia Cenni storici sull’ultimo viaggio Rotta: salpato il 12 dicembre 1824 da Alessandria d’Egitto e diretto a Trieste Equipaggio: 10 uomini (9 + comandante) Carico: 900 sacchi di semi di lino 100 balle di cotone macò 40 casse di merce varia e datteri




Le ricerche storiche, i documenti del tempo, la ricostruzione degli eventi Un grande lavoro svolto dall’ing. Michelangelo De Meo. Scrupoloso, attento, investigativo guidato dalla grande passione per la storia delle Isole Tremiti e per tutti quei avvenimenti, a volte drammatici, che hanno segnato il passato del piccolo Arcipelago Pugliese. Anni di ricerche, iniziate nel 2000, nei meandri dei vari Archivi di Stato Italiani. Controlli, ricostruzioni, ore a decifrare scritture e volumi lo hanno portato alla perfetta ricostruzione di un drammatico naufragio avvenuto il 7 gennaio 1825, proprio sotto l’Isola di San Nicola. Tutto perfettamente ricostruito e testimoniato da documenti ritrovati ed ufficiali.

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Il naufragio alle Isole Tremiti nel 1825 ...“al giorno di venerdì sette del corrente che allo spuntar dell’alba mi si spezzo in quattro parti la randa, e si chiuse; scoprii l’isola della Pianosa per scirocco, e l’isola di Tremiti per libeccio, e perciò convenne risalvermi rifugiarmi nel luogo di Tremiti, giacchè continuavano sempre l’oragano di vento, e i furiosi colpi di mare, a tanto che non mi rendeva più possibile prendere altra salvezza”... . . . ...”Quando disgraziatamente era arrivato sotto il capo del forte in distanza da circa una gomena(185-200m) travai un contrasto di venti che mi fecero perdere il governo del Bastimento: Manovrai però opportunamente quando più potei per sottrarmi da quella riva giacchè il tempo non mi permettea di gettare la lancia in acqua per aiuto, quando disgraziatamente mi vidi un refolo di vento che con quelle poche sproporzionate vele, fece battere il Bastimento alla direzione della terra, gettai la speranza precipitosamente, ma più non servì, poiché un colpo di mare e la corrente attraversò il legno con la prora sulle rocce di quella scoscesa montagna. In tale deplorabilissimo stato cercai di salvare la mia vita e quella dell’equipaggio, giacchè i colpi di mare che frangevano lungo la costa già montavano sopra il corpo del bastimento, il quale cominciò a fracassarsi”. Così il comandante Giacomo Covacich descrisse il tragico momento che portò il Brigantino all’affondamento.

Oggi, alcuni resti del bastimento, testimonianza del tragico evento, sono stati ritrovati tra i 55 e 70 metri di profondità dai subcaquei del Laboratorio del Mare del Marlintremiti.

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Un eccezionale documento ritrovato: Il verbale del naufragio Trascrizione dell’Ing. Michelangelo De Meo

Piazza di Tremiti Oggetto Processo Verbale di un Brigantino nominato Stefano naufragato su scogli di detta Piazza nell’entrare al Porto, proveniente D’Alessandria d’Egitto, diretto per Trieste.

Provincia di Capitanata L’anno milleo tt ocent ov enticinq ue (7/1/1825 all e o re 10:30) il giorno sette Gennaio alle ore dieci e mezzo antimeridiane.

Noi Gaetano Ros Comandante la piazza di Tremiti prodirettore di Salute e Stefano Rolli Tenente de Dazi Indiretti o provisorio, deputato di salute ci siamo accorti, che un Brigantino colpito da forti venti di Levante grosso mare, e con poche vele facea tutti gli sforzi possibili per prendere questo porto; ma disgraziatamente dopo una mezz’ora vidimo che il detto Brigantino diede nei scogli di quest’Isola di San Nicola, e propriamente sotto la Batteria chiamata il fico, ove dopo pochi istanti vedemmo detto Legno ridursi in pezzi e galleggiare sulle acque quanto entro si conteneva. Osservammo nel tempo stesso, che tre uomini dell’Equipaggio si erano miracolosamente salvati su detti scogli, e molt’altri che nuotavano tra i frammenti del Bastimento, ed in qualche distanza dai scogli, che pel forte mare non poteano giammai prenderli. Era chiaro in conseguenza che quest’uomini andavano a perire senza essere soccorsi.

Stimammo dunque all’istante far varrare il Gozzo della Dogana, e non trovandosi alla marina i due marinari di dogana addetti a tale gozzo vi facemmo montare in esso i tre marinari della Barca di Corrispondenza Francesco de *****, Gio: **** d’autilio, e Fedele Porco, non che il quarto marinaro di una Barchetta di Rodi, che qui trovatasi a far fascine per conto del guarda Magazzino de viveri chiamato Giuseppe Esposito, i quali animati di ogni buona volontà; con grande travaglio ed a rischio della propria vita si portarono col detto Gozzo nel luogo del naufraggio, e salvarono dalle acque cinque altri individui d’equipaggio del detto Brigantino e ritornarono in porto. In questo stato di cose pensammo d’assicurare la salute pubblica e quindi facemmo all’istante raddoppiare la guardia dei veterani alla marina, nonche quella della forza doganale. Nel tempo stesso con tutte le regole contumacciali facemmo introdurre in un magazzino della Marina tanto li tre marinari dell’Equipaggio, che si erano salvati su i scogli, che gl’altri cinque salvati dai marinari della corrispondenza, ed i marinari stessi della corrispondenza, che posimo tutti nel detto magazzino in contumaccia custoditi al di fuori dalle guardie si de veterani, che di dogana e da due fanti sanitari nominati da noi all’oggetto, cioè Antonio Lanaro, marinaro del gozzo doganale, e Giovanni Nobiliare marinaro che qui vive da venti anni travagliando per sussistere. Intanto si 17


diedero a succennati individui salvati dal naufraggio quelli aiuti si poterono al momento per ristorarli, e rivestirli. Contemporaneamente furono dati gl’ordini onde fosse chiusa la porta di S. Nicola, che conduce alla campagna onde impedire che alcuno degli individui della guarnigione si fosse avvicinato ai scogli vicino al luogo del naufragio, e prendere qualche oggetto naufragato. Fra i detti otto individui ricoperati dal naufraggio seppimo che vi era il capitano del Bastimento chiamato Giacomo Covacich, cui dopo essersi ristorato, e rinvenuto in sensi domandammo del suo nome, cognome, patria, provenienza, e carico **: Infine di tutto ciò che poteva formare il di lui costituto per nostro regolamento. Il capitano suddetto ci rispose quanto segue. Signori io mi chiamo Giacomo Covacich di Trieste Capitano Comandante il Brigantino Austriaco nominato Stefano di tonnellate 210 proveniente d’alessandria d’Egitto diretto per Trieste con persone dieci d’equipaggio io compreso. Partii d’Alessandria il giorno 12 dicembre 1824 con carico di novecento ardeb semi di lino, cento balle di cotone macò, quaranta casa**e dattili, ed una cassa merci e dopo aver naufragato con tempi, e venti parte burrascosi, e parte bonazze calme, giunti il giorno cinque corrente Gennaio(5/1/1825) tra l’Isola Curzola e Lizza mi sopraggiunse improvvisamente un oragano di vento greco, mi obbligò ricuperare i velacci e prendere i Bassi terzaroli alle gabbie,


ed ammarati i trevi per non sottoventarmi, alle ore cinque pomeridiane un trato ***** di vento mi spezzò il pennone di Maestra, e nello stesso memento mi svolò il parochetto per l’aria e mi spezzò la vela di trinchetto del terzarolo al *******; mi ricuperai alla meglio possibile, ed alle ore otto pomeridiane mi vidi cauto fuori dell’Isola di *** con la sola trinchettina e randa bassa; alla notte tenendo la prora verso maestro tramontana, i colpi di mare consecutivamente mi passavano da un lato all’altro, fratanto feci capezzare alla meglio il pennone di maestra, e posto a riva feci fare la gabbia con tutti gli terzaroli, ed i terzaroli al trinchetto nuovamente fiorito, onde tenermi per non derivare maggiormente. L’oragano di vento continuò sempre più con maggior veemenza, nonché il mare ad imbarcarsi da tutte le parti, e passar da una parte a l’altra fino al giorno susseguente. Continuai a tenere quella prora mettendo talvolta anche per tramontana, facendo 5/4 di deriva con due miglia e mezzo all’ora. Fatto giorno giovedì sei del corrente con aria tutta Borrascosa scoprì l’Isola S. Andrea, che da circa venti miglia mi restava per greco tramontana; feci poggio alla Randa con tenere la prora per scirocco levante; alle ore dieci antimeridiane un colpo furioso di vento, e mare mi incapellò sino a mezzi trevi, mi spezzo in due parte nuovamente il pennone di Maestra e mi svolò via tutto il trinchetto. Mi ricuperai quanto meglio potei, e poi

per tener più la prora ai colpi di mare fui obbligato, fare da bassa randa e stare con queste e la trinchettina. Frattanto posi il pennone con la gabbia per maestro, con tutti li tre terzaroli, e cosi corsi tutto il giorno onde potermi, saggiare sotto il monte S. Angelo, ma alle ore 11 della notte scoprii fra la densità dell’aria il monte S. Angelo, che mi restava per ostro e scirocco alla distanza di circa miglia 20. Vedendo che mi si rendeva impossibile colla prora e la deriva montare il detto capo di Sant’Angelo fui obbligato di far poggio alla randa, e mettermi colla prora per maestro fino al giorno di venerdì sette del corrente che allo spuntar dell’Alba mi si spezzo in quattro parti la randa, e si chiuse; scoprii l’isola della Pianosa per scirocco, e l’isola di Tremiti per libeccio, e perciò convenne risalvermi rifugiarmi nel luogo di Tremiti, giacchè continuavano sempre l’oragano di vento, e i furiosi colpi di mare, a tanto che non mi rendeva più possibile prendere altra salvezza, avendo ancora osservato che nell’intervallo della scorsa notte, che il Bastimento si era aperto e l’acqua arrivava a crescere da circa a tre palpate all’ora. Quindi poggiai verso la detta isola con la sola Gabbia *** per Maestro, ed uno straccio di parocchetto basso, la trinchettina e fiocco; Nell’avvicinarmi alla detta isola il vento fresco mi stringea più al maestro, alle ore 10 antimeridiane mi inbarcai dalla parte di mezzo giorno, mi conveniva sangiare la terra onde non sot19


toventarmi senza vele alchè era ridotto, e così prendere un sorgitare ove vidi essere due Bastimenti ancorati, che in seguito inter** abbandonati pel temporale. Quando disgraziatamente era arrivato sotto il capo del forte in distanza da circa una gomena(185-200m) travai un contrasto di venti che mi fecero perdere il governo del Bastimento: Manovrai però opportunamente quando più potei per sottrarmi da quella riva giacchè il tempo non mi permettea di gettare la lancia in acqua per aiuto, quando disgraziatamente mi vidi un refolo di vento che con quelle poche sproporzionate vele, fece battere il Bastimento alla direzione della terra, gettai la speranza precipitosamente, ma più non servì, poiché un colpo di mare e la corrente attraversò il legno con la prora sulle rocce di quella scoscesa montagna. In tale deplorabilissimo stato cercai di salvare la mia vita e quella dell’equipaggio, giacchè i colpi di mare che frangevano lungo la costa già montavano sopra il corpo del bastimento, il quale cominciò a fracassarsi. Io ed alcuni miei marinari riuscimmo a gettarci ignudi su di uno scoglio, ma dopo pochi istanti ci cadde sopra l’alborata e successivamente un colpo di mare ci gettò dispersi nell’onde; dopo qualche intervallo di minuti parte di noi ci trovammo immersi alla discrezione dei colpi di mare, fra la terra ed i frammenti di legnami e manovre del povero bastimento, di cui non si conosceva più la figura. In questo

stato, che ci vedevamo tutti perduti vidimo una lancia ben corredata da uomini, e di remi che per ordine dei superiori era venuta in nostro soccorso e salvò con effetto cinque uomini del mio equipaggio; io e altri due marinari ci salvammo sopra quei scogli, e due altri uomini non più si veddero perché naufragati. Ecco il nome dei sette uomini salvati, ed in appesso quello degl’uomini morti Nostromo – Antonio Zagai di Rovigno Dispenziere – Antonio Derensin di Valosca Timoniere – Martino Morella di Lussino Marinaro – Marco Gerbas di Lussino Marinaro – Vincenzo Mavirch di Lovrana Cameratto – Giovanni Carli di Ragusa Ragazzo – Francesco Rizzo di Genova morti naufragati Marinaro - Antonio Vidosich di Lovrana Marinaro – Andrea Mascardin di Muschenis Questo è quanto posso dirvi sul momento nello stato di debolezza di sensi in cui mi trovo, e solo vi prego per ora eligermi per capo ricupero di tutto ciò che con primo scampo di tempo potrò co’ miei marinari, e con quest’altri della corrispondenza, che sono meco in contumaccia, salvare di mercanzie e di attrezzi del bastimento per conto e ragione


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di chi spettar potesse. Interrogato il Capitano Giacomo Covacich se in Alessandria si godea buona salute, e se vi era sospetto di peste; Il medesimo ci ha risposto sulla sua parola di onore che colà si godeva ottima salute, e non vi era alcun sospetto. Interrogato lo stesso Capitano se tutti gl’individui del Suo equipaggio godeano perfetta salute, ci ha risposto, che tutti erano in ottimo stato di salute. Interrogato inoltre il medesimo se nel suo viaggio da Alessandria fin qui, aveva avuto contatto con altri Legni e se avea toccato altri porti ci ha risposto che non ha toccato alcun legno, ne alcun porto. Interrogato infine a chi apparteneva il Bastimento ed il carico che portava, ci ha risposto che il Bastimento Appartenea ad Agostino Gadina di Trieste, ed il carico al medesimo, e ad altri interessati. Dopo ciò, considerando che il Naufragio è stato a piccola distanza dal luogo ove ora trovansi i Naufraganti e che questi possono da loro stessi col medesimo Gozzo doganale travagliare al ricupero di ciò che possono, senza che niuno altro dell’Isola vi abbia ingerenza, abbiamo autorizzato il Capitano Covacich ad agire da Capo ricupero delle robbe naufragate, come egli ha chiesto, e trasportarle nel magazzino ove esso trovasi in contumaccia, cò suoi marinari, e quelli della Barca di Corrispondenza; Il tutto però da eseguirsi alla nostra presenza, e delle guardie da noi destinate alla loro custodia; riserbandoci di redigere in fine, e formarne un verbale da rimettersi a chi si conviene, nel quale verranno specificate le robbe ricuperate. Inoltre io Gaetano Ros, qual comandante la piazza Funz.te di Commis.o di Guerra vedendomi nella necessità di provvedere alla sussistenza tanto degl’otto individui salvati dal Naufragio, che dei quattro individui Marinari che hanno agito per la salvezza di quel*** trovansi ora in contumaccia

senza potersi procacciare la sussistenza, non che di uno dei tanti sanitari, cioè Giovanni Robiliard, che non ha alcun soldo pel vivere; ho stimato necessario ordinare al guarda magazzino dei viveri di questa piazza Sig.re Bartolomeo Alberti di somministrare a tutti costoro al N° di tredici una razione di viveri di Campagna giornalmente per ciascuno da dimani in poi, onde esserne rivaluto dell’importo da chi sarà deciso dalle Autorità Superiori. Finalmente noi quali deputati di salute raccomandiamo al Sig.e Intendente della Provincia tanto i tre marinari della Barca della Corrispondenza, che l’altro marinaro di Rodi, onde farli ottenere da chi crede una rimunerazione si per aver travagliato di tutto cuore col pericolo manifesto della loro vita pel la salvezza dei cinque marinari dell’Equipaggio del Brigantino Naufragato, come perche in tutto il tempo che resteranno in contumaccia non hanno che la sola razione de viveri si è loro assegnata, ed hanno perduto il soldo che godevano dal padrone della Barca della Corrispondenza, i quali sarà obbligato prendere altri marinari per lo ***** della medesima. Fatto, letto, e chiuso in Tremiti oggi sopradetto giorno mese, ed anno. Giacomo Covacich Gaetano Ros Stefano Rolli X Croce di Nost.mo Ant. Zacai per non saper scrivere Martino Vincenzo Mavrich Marco Ant. Derensin Franc. Rizzo X Croce di Giovanni Carli per non saper scrivere




Anno 2012: iniziano le ricerche subacquee Grazie alla collaborazione tra il Laboratorio del Mare Marlintremiti e l’Ing. Michelangelo De Meo nel 2012 si è sviluppato il progetto di esplorazione e ricerca del Brigantino Austriaco “Stefano”. Le prime operazioni tecniche con scansioni e prospezione dei fondali, hanno consentito di individuare l’area oggetto dell’inabissamento e alcuni reperti adagiati tra i 52 e 65 metri di profondità. Le successive immersioni hanno consentito di individuare sul fondo, due aree ben distinte, su cui sono state individuati diversi reperti lignei e in una, più profonda a 75 metri, alcuni contenitori (sacchl) ben conservati anche se ricoperti dal sedimento e fango del fondale. Nei mesi di aprile e maggio (2013) proseguiranno le operazioni di documentazione e la catalagozione dei reperti.

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Alcune immagini di fotomosaico digitale del fondale che interessa alcuni reperti del Brigantino Austriaco “Stefano” elaborate dal dipartimento DII dell’Università Politecnica delle Marche. Le immagini finali sono state ricavate attraverso centinaia di foto scattate da fotocamere applicate sul ROV (Remotely Operated Vehicle). Da queste rappresentazioni bidimensionali, con programmi specifici si può passare a rappresentazioni digitali tridimensionali.

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I relitti e l’archeologia subacquea L’archeologia subacquea, uno dei più recenti e promettenti settori della moderna ricerca archeologica, consente l’acquisizione di moltissimi dati sui commerci, che nel mondo antico si effettuavano principalmente per via marittima, durante la buona stagione, nonostante le difficoltà della navigazione (tempeste, pirateria, naufragi).

Alcune immagini

I relitti di navi affondate costituiscono un documento storico particolarmente importante per la ricostruzione dei commerci antichi. Ricostruire la composizione del carico di una nave, definirne la provenienza, seguirne l’itinerario, stabilirne la possibile destinazione, fissarne la cronologia consente infatti di ricostruire le antiche rotte commerciali e di valutare i flussi di merci tra luoghi di produzione e mercati.

di reperti lignei, attualmente in fase di analisi e di studio, che potrebbero appartenere al Brigantino Austriaco “Stefano”.

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Nel 2013 proseguiranno le immersioni e le ricerche sullo specchio di mare che nel 1825, è stato teatro del naufragio, alla ricerca di altri reperti e delle ancore.

Nella foto un grande ancora del bastimento



Tecnologia, esplorazione e ricerca


Il Laboratorio Subacqueo Marlintremiti nasce dalla convinzione che subacquei ricreativi grazie all'evoluzione della tecnica dell'immersione sportiva e delle relative attrezzature possono aiutare e/o affiancare Enti di ricerca, di studio e di controllo sulla segnalazione e la valorizzazione di aree archeologiche subacquee. Alle Isole Tremiti, la collaborazione sinergica tra MARLINTREMITI e Università Politecnica delle Marche - Dipartimento Robotico, (nata nel 2006) ha consentito l’utilizzo dei Robot sottomarini sia nel campo dell’archeologia subacquea che nel campo della biologia marina. Molti i progetti di ricerca e documentazione portati a termine con importanti risultati e che hanno visto la partecipazione e collaborazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici per la Puglia e dei Carabinieri Subacquei di Bari.

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Isole Tremiti 12 sono le aree di interesse storico archeologico che regalano alle Tremiti un grande primato.



... altre preziose testimonianze di antiche navigazioni custodite gelosamente dal mare delle Tremiti


Conoscere e far conoscere il nostro patrimonio storico è il primo passo per poterlo proteggere

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