Magazine M - Luglio 2010

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quando la storia si affaccia al mare

N u m b e r

Luglio 2010

M

MAGAZINE MARE MARLINTREMITI

3

T h r e e


L’ARCIPELAGO

DELLE ISOLE

TREMITI


L’ISOLA CHE

NON C’È

PIANOSA



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Magazine MARLINTREMITI

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In questo numero: Foto di Adelmo Sorci, Paolo Fossati, Pippo Cappellano

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Cari amici siamo al terzo numero del Magazine M e ad oggi tutta le redazione non può che ringraziare tutti coloro che hanno espresso il loro apprezzamento all’iniziativa. Un incentivo a migliorare tutta la struttura, per rendere il magazine sempre più interattivo, innovativo, tecnologico e multimediale allo scopo di facilitarne anche la lettura. Da questo numero infatti, viene utilizzata una nuova applicazione per la consultazione, a nostro avviso più completa, con nuove funzioni oltre a quelle che consentonono comunque di scaricare,salvare e stampare e più accattivate sotto il profilo grafico. Abbiamo inoltre migliorato la facilità di accesso e la visibilità sui motori di ricerca.

Magazine M

Ad oggi il Magazine M viene inviato a 25.000 utenti, ed entro ottobre, grazie alle nuove applicazioni ne raggiungeremo 100.000. Insomma il “mondo delle isole Tremiti” ora viaggia nel web a tutta velocità... Adelmo Sorci

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Sommario 10

10

Tremiti anno Mille

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Nel Blu delle Isole Tremiti

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L’Arte della Pesca

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La Biodiversità della Riserva Marina

52

Ore 19:00 - Sorseggiando qua e la

58

Una “Fortezza” in fondo al mare

32

40 52

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68

... una strana convivenza

M

Magazine

MARLINTREMITI

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di Rachele Di Palma Storica dell’Arte

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Responsabile Attività Culturali MARLINTREMITI


TREMITI ANNO MILLE NEL CUORE DEL

MEDIOEVO

Spesso il visitatore che per la prima volta giunge alle Isole Tremiti rimane colpito alla vista dell'Isola di San Nicola. Lo sguardo è rapito dall'imponente facciata della chiesa di Santa Maria a Mare che incombe con maestosità sul piccolo arcipelago. La storia di questa abbazia affonda le sue origini nel Medioevo, e proprio della sua fondazione parleremo in questo articolo. Dal "Chartularium Tremitense" si evince che il primo centro religioso venne costituito ad opera dei Benedettini cassinesi verso la metà del IX secolo. Dallo stesso documento sappiamo anche che, nel 1010 sulle isole era presente il monastero di S. Michele e S. Jacopo in Tremiti.


Poi nel 1026 in un atto della città di Campomarino appare con il nome: "monasterium Beate Dei genitrici et Virginis Marie et Sancti Jacobi apostoli", nome che le resterà fino ed oltre la metà del XI secolo per poi essere sostituito definitivamente con l'appellativo: "monasterum Beate Dei genitrici et Virginis Marie". Il primo "storico" delle isole Tremiti, Benedetto Cocarella nella sua opera "Cronica Istoriale di Tremiti" del 1606 sostiene che molto probabilmente il primo centro religioso sia sorto sull'isola di San Domino e che solo successivamente i monaci si siano stabiliti sull'isola di San Nicola, in quanto le sue alte coste si prestavano meglio per la difesa dagli attacchi provenienti dal mare, perché di difficile accesso. Secondo documenti analizzati dal Muratori la data di nascita dell'abbazia di Tremiti risale al 1045 anno in cui i monaci s'insediarono sull'isola di S. Nicola sotto la guida dell'abate Alberico . Sicuramente un ruolo principale per la diffusione del monachesimo benedettino nella Capitanata fu svolto dai grandi monasteri dell'aria beneventana, la cui azione è documentata con certezza a partire dal VIII secolo. E la parte da leone la faceva il monastero di Monte Cassino , creando dipendenze attraverso una fitta opera di colonizzazione. Ma da sempre sulla nascita della chiesa aleggia anche una leggenda, narra di un uomo approdò sulle coste tremitesi, allora deserte, desideroso di condurvi una vita da eremita. Un giorno dell'anno 311 ebbe la prima apparizione della Vergine che gli disse: "…Levati e prendendo 'l sarchiello và tosto à cavare in cotesto luogo, ove troverai danari non pochi sotterrati: i quali prendendo naviga in Costantinopoli : ove comprerai quelle cose che à fabbricare 'l tempio à mio modo sieno necessarie…" . Egli però, frastornato da tale visione dubitò di ciò che aveva visto, credendolo frutto di una sua fantasia. Ma fu nuovamente visitato dalla Vergine che con viso severo gli rimproverò di non aver eseguito i suoi ordini intimandolo di provvedere a ciò che precedentemente gli

aveva chiesto. Senza titubare oltre l'eremita si recò sul posto indicatogli dalla Madonna, dove rinvenne alcuni vasi pieni di monete e una corona d'oro e, come ordinatogli, s'imbarcò su un battello alla volta di Costantinopoli raggiungendola nel giro di pochi giorni, addirittura alcuni dicono in una notte, nonostante una distanza di millequattrocento miglia. Una volta giunto a destinazione trovò nel porto della città una nave carica di tutto quello che gli occorreva, materiali e manodopera. Fece ritorno alle Tremiti dove edificò il santuario. Il quale ben presto divenne luogo di pellegrinaggio da parte dei fedeli, in quanto innumerevoli divennero i miracoli da parte della Vergine Maria. L'eremita comprese l'importanza del fenomeno, si recò dal papa affinché intervenisse in qualche modo, e questi decise di dare il governo dell'isola con la chiesa ai religiosi cassinesi, questo secondo la leggenda. Storicamente invece si ipotizza che fu Paolo Diacono (pseudonimo di Paolo di Warnefrido,


Cividale del Friuli 720 - Montecassino 799) autore della "Historia Longobardorum" esiliato alle Isole Tremiti da Carlo Magno nel 776 per alto tradimento, a consigliare ai monaci cassinesi di insediarsi in questo arcipelago. Ma chi erano i Benedettini? Erano monaci appartenenti all'Ordine di San Benedetto (480-549),la cui grande opera fu il monastero di Monte Cassino . A coloro che volevano vivere l'esperienza monastica si richiedeva di entrare in una comunità religiosa evitando la solitudine anacoretica, dando grande importanza al lavoro manuale ed intellettuale. Per questo i benedettini vennero associati alla conservazione e alla divulgazione della cultura. La regola ebbe un successo tale che in poco tempo i monasteri benedettini (maschili e femminili) fiorirono in tutta l'Italia e in Europa, divenendo un mezzo importante per l'evoluzione e ricostruzione dei territori rurali. Il monaco vivendo in mezzo alla campagna era più adatto di qualsiasi altra figura ecclesiastica a mostrare ai contadini la strada giusta della salvezza. I due modelli originari di monaco, quello solitario e quello che viveva in comunità, ebbero ambedue grande importanza per lo sviluppo religioso del nostro paese. Anche le isole Tremiti, come già detto, divennero centro di un monastero benedettino, la cui presenza costituisce uno dei momenti più importanti per la storia dell'arcipelago. I monaci in principio mantennero uno stretto rapporto con l'abbazia madre di Monte Cassino, ma con lo scorrere del tempo le cose cambiarono, soprattutto perché l'abbazia di Tremiti progressivamente assunse grande potenza grazie alle continue donazioni, concessioni e privilegi fatti in suo favore, diventando padrona di molti territori sui quali sorgevano chiese, castelli e conventi, in Abruzzo Molise e Puglia. Importante al fine di comprendere al meglio chi fossero questi nuovi 'apostoli' di Dio è bene fare una breve esplorazione nella loro realtà quotidiana. La famiglia monastica era composta da figure fisse, a cui erano affidati compiti ben precisi, il capo famiglia, se così lo vogliamo definire, era


l'Abate il quale veniva considerato il padre della comunità. Infatti San Benedetto nella sua regola scriveva: "…l'Abate deve essere amato piuttosto che temuto…" . A lui tutti facevano riferimento per qualsiasi eventualità, ma non era solo nel dover assolvere ai suoi incarichi, si affiancava alla sua figura quella del Priore e Sottopriore, costoro lo aiutavano nel controllo del monastero, il loro compito più importante era quello di controllare l'abbazia al calare della sera dopo l'ufficio della compieta assicurandosi che tutte le porte fossero chiuse e che i confratelli fossero a letto. Il monastero veniva ispezionato più volte durante la giornata, e queste funzioni venivano eseguite dal Circator, costui era investito del compito di girare entro i laboratori e nelle varie zone del cenobio per assicurarsi che nulla di poco conveniente avvenisse tra le mura della comunità di religiosi. Il Cantore invece si occupava dell'armarium cioè del locale dove si raccoglievano i libri, teneva aggiornato l'elenco degli anniversari scritto in margine al martirologio delle feste e dei martiri e santi, redigeva le partecipazioni da inviare agli altri monasteri e gli veniva anche richiesta la manutenzione dei libri, per questo nella maggior parte dei casi era anche colui che si occupava della produzione della pergamena. Il Cellerario era il responsabile della cantina, egli provvedeva al nutrimento dei fratelli, per questo doveva ripartire in maniera equa quello che mangiava e beveva la comunità. Ogni sabato redigeva il menù della settimana adattandosi a regole ben precise, perché la quantità e la qualità degli alimenti variavano a seconda della solennità liturgica. Riforniva di pane il refettorio, si preoccupava del vino dell'approvvigionamento dei legumi, che erano alla base della dieta monastica insieme ai formaggi, e del pesce, facilmente reperibile nel caso del nostro monastero un po' meno per le altre realtà monastiche. Si occupava di vegliare sul sale, anche in questo caso Tremiti era agevolata in quanto sull'isola di San Domino era facile da reperire, dato che si formavano all'interno di cavità naturali pozze piene di sale che veniva depositato li dal mare. Proprio a questo proposito il Cocorella nella sua "Cronica Istoriale di Tremiti" scrive così: '…Raccogliesi in oltre né scogli della medesima isola ,che si distendono nel mare, quantità di sale bianchissimo, à sofficienza per tutto l'anno, all'uso della mensa… Il quale nei stremi lidi de scogli, d'acqua marina, che vi rimane, generalmente spontaneamente, è colla spuma, e rugiada si condensa; è per ciò più bianco di ogni altro sale…' . Altre informazioni importanti sempre del Cocorella sono quelle riferite alla produzione agricola delle isole, importante è ricordare che i monasteri benedettini adottavano la politica dell'autarchia, quindi per loro era determinante riuscire a soddisfare da soli i bisogni della comunità senza essere troppo dipendenti dagli altri, e nel caso poi della realtà insulare tremitese ancora di più. Altre figure presenti all'interno della realtà monastica, erano il Sagrestano detto anche 'custos ecclesiale' cioè il guardiano della

San B


Benedetto

chiesa e la sua mansione era quella di vegliare su quest'ultima ed anche sui tesori, si occupava anche di pulire e alimentare le lampade, curare le decorazioni della chiesa e soprattutto di chiudere le porte del tempio. Preparava anche il pane azzimo da cui poi si ricavavano le ostie per le funzioni. Altra figura era quella dell'Economo, responsabile della biancheria da letto dei monaci, ed era anche colui che effettuava la lavanda dei piedi del sabato. Il Refettoriere si occupava di mettere sulla tavola il pane, il vino nelle coppe e di preoccuparsi dell'illuminazione del refettorio confezionando candele a base di pece e cera. L'Infermiere invece era colui che si occupava dei malati e di servire loro i pasti. E poi c'erano i Priori Rurali, che si occupavano di curare le proprietà abbaziali disseminate nei territori di sua proprietà : di priori rurali Tremiti ne doveva avere molti, date le grandi proprietà che aveva sparse lungo la costa adriatica. All'interno dei conventi tutto era compiuto in funzione della Regola dettata da S. Benedetto: lo svolgimento della giornata, la preghiera, il lavoro, la cura del corpo, anche i pasti erano serviti in base a ciò che dettava la Regola, vivendo in comunità con gli altri. Giochi di potere si intrecciavano all'interno dei cenobi, non da meno furono quelli che videro protagonisti i monaci di questo arcipelago. Il monastero tremitese mal sopportava la subordinazione all'abbazia di Monte Cassino, così alla fine del XI secolo, i rapporti con quest'ultima s'interruppero. Durante il concilio tenutosi a Melfi nel 1059 in presenza del papa Niccolò II, i religiosi di Tremiti dovettero imporsi per evitare di pagare troppi tributi all'abbazia madre e chiesero e ottennero l'indipendenza da quest'ultima. A questo punto il monastero di Tremiti si trovò a dover fronteggiare da solo molti problemi logistici, per cui vennero dominate le popolazioni dei paesi limitrofi della costa adriatica e della costa illirica del transadriatico con una serie di rapporti pacifici e più spesso redditizi. La comunità isolana aveva bisogno di una serie di sostanze che non riusciva a procurarsi in loco e che con l'influenza e la presenza religiosa gli venivano forniti dall'esterno. Si trattava di beni di prima necessità, che il territorio delle isole non ha mai prodotto in quantità necessaria per la sopravvivenza del piccolo cenobio. Il primo luogo di culto edificato sulla costa adriatica dai monaci fu nella zona di Lesina, con il lago che faceva da specchio al complesso abbaziale. Altri terreni si aggiunsero al piccolo insediamento poco discosto dal lago, e questo allargamento territoriale rappresentò un altro passo avanti per la sopravvivenza dei monaci. Vennero edificati piccoli cenobi a pochi chilometri di distanza l'uno dall'altro riuscendo anche a stabilire rapporti con le coste dalmate, vennero fondati anche monasteri nelle isole dalmate, tra cui uno a Ragusa (Dubrovnik) ed un altro sull'isola di Lacroma. Sulla costa adriatica le prime chiese che entrarono a far parte del monastero tremitese furono: i piccoli conventi di Campomarino e


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Serracapriola, a pochi chilometri di distanza l'uno dall'altro, e quest' ultimo ha rappresentato il punto di convergenza del gruppo terminale benedettino al momento dell'abbandono della stessa abbazia tremitese. Altrettanto importante nell'anno fu l'offerta delle terre alla foce del fiume Fortore, per gli sbarchi commerciali dei religiosi, parallelamente al territorio di Termoli, perché da queste due zone i frati s'imbarcavano per raggiungere le Isole Tremiti. L'imbarco a Termoli ai monaci non piaceva molto perché subivano il controllo della sede vescovile, e per questo preferivano imbarcare alla foce del Fortore, dove gli sbarchi e gli imbarchi erano meno controllati. Il loro rilievo politico, economico e religioso era poco capito dalle comunità istituzionali del tempo. Ma le mire dei monaci non si limitarono al solo Molise estendendosi anche alle coste abruzzesi, in provincia di Chieti, mentre in Puglia si aggiudicarono la chiesa di Calena con annessi quattro appezzamenti di terreno in prossimità di Peschici e del Gargano. Il territorio dauno forniva al cenobio: orzo, grano, materiali utili alla lavorazione dei filati, garantiti da zone che da sempre erano servite per la transumanza, antica pratica del trasferimento delle greggi dall'Abruzzo freddo e innevato all'alta Puglia molto più temperata e calda. Anche queste vie, conosciute da sempre col nome di Tratturi furono punteggiate da piccole costruzioni religiose che servivano come riferimento per la pratica religiosa e lo sviluppo di un credo popolare che ripagava i frati con lasciti, donazioni e spesso creava i presupposti per una maggiore stabilità economica e politica. Le zone del Molise poco più assolate e più alte, come San Martino in Pensilis, davano all'abbazia notevoli quantità di olio, fave e vini di pregiata qualità. Anche sulle colline del piccolo Cegne, torrente di una splendida vallata parallela al Biferno, la comunità di Coionisi (Guglionesi) con la chiesa intitolata a S. Chiara rappresentò un cespite inesauribile con vigneti e terreni coltivabili che assicuravano alla comunità isolana apprezzabili censi. Anche nel territorio abruzzese e in particolare sulle colture di Histonium (Vasto) la chiesa intitolata a S. Maria in Valle, forniva grandi quantitativi di olio. I lasciti più apprezzabili e molto remunerativi i monaci li ottennero dalla città di Lanciano e, più a nord, sulle alture della Maiella, con il risultato incredibile di costruzioni religiose di oltre trecento unità. Da Lanciano infatti si ricavava una notevole quantità di beni: dalle lane agli armenti e una certa quantità di materiale lavorato che serviva per la sopravvivenza invernale. Il Gargano con i suoi centri religiosi fin dall'antichità emanava un fascino notevole sulle comunità pastorali, agricole e marinare della intera costa. La sede di Monte Sant'Angelo rappresentò una nota sfida per la comunità tremitese, riuscendo ad intavolare un dialogo fattivo e di convincimento con le popolazioni limitrofe. Anche in queste zone nascono alcune piccole chiese, minuscoli agglomerati sotto il controllo dei monaci benedettini che utilizzavano il semplice " do ut des " per ricavarne utilità economiche e favore politico. Elemento importante per l'egemonia monastica fu la costruzione del santuario di Calena e l'arrivo dell'icona della Madonna, opera realizzata dal-

number three


Anno

1000


l'officina dei monaci tremitesi, dando nuova linfa al fervore religioso mariano. Anche le città di Cagnano , di Carpino, di Montenero, e quelle delle zone del lago di Varano furono fonte di donazioni a favore dei benedettini. Da queste zone la comunità religiosa riceveva legname diverso dal pino locale, il quale non risultava sempre adatto alle varie necessità che si avevano, in quanto era molto impregnato di resina, mentre più idoneo era l'utilizzo della quercia presente nelle zone di Vieste, a cui si aggiungevano le disponibilità di legnami speciali utilissimi per l'artigianato. I terreni a ridosso dei tornanti che da Vieste portavano a Pugnochiuso fornivano invece grandi quantità di limoni e arance utili agli speziali dell'abbazia che li utilizzavano per la realizzazione di prodotti liquorosi e medicamentosi. Dalle baie del Gargano i monaci ricevevano grandi quantità di frumento, orzo, lino e canapa, e anche qui le vigne a ridosso delle spiagge producevano vino di ottima qualità destinato all'uso del cenobio. Nuovo aspetto da sottolineare è l'importanza della costa Garganica che da Mattinata scendeva verso i lidi sipontini. Quello di Siponto era un antico insediamento greco scelto da i monaci per la penetrazione e gli scambi con la costa, ma importante anche per le saline presenti in loco. Ma i monaci tremitesi non godevano solo

della protezione delle coste limitrofe all'abbazia, ma anche i veneziani aiutarono la realtà del cenobio con la presenza della loro flotta, che mai occupò le isole. Tra i dogi veneziani e gli abati tremitesi c'era un tacito accordo che favoriva entrambe le parti in causa: i monaci godevano della protezione offerta loro ei veneziani potevano trafficare liberamente nell'Adriatico. Tra il 1038 e 1041 gli equilibri raggiunti tra bizantini e longobardi nelle terre pugliesi furono travolti dalle invasioni dei Normanni, che da violenti predatori sconfissero molte volte le forze locali. Questa situazione di pericolo portò molti proprietari fondiari nella condizione di dover cedere i propri beni a qualche chiesa o monastero per poterli salvare dalla furia normanna, sistema che fece accrescere ulteriormente le zone dominate dai monaci di Tremiti. Ma il carente controllo da parte dei monaci tremitesi verso i vari possedimenti negli anni, causarono il disfacimento del patrimonio immobiliare dell'abbazia, ma nonostante tutto continuavano ad affluire donazioni e privilegi. Fu soprattutto dopo l'anno 1155 che i beni del monastero subirono grandi perdite, a causa di problematiche politiche legate all'espansione di altri grandi monasteri, come quello di S. Giovanni in Piano e quello di Torremaggiore, che avendo terreni confinanti con le proprietà tremitesi divennero causa di scontri irrimedia-


bili. Tale situazione portò i monaci a cedere ai signorotti locali i terreni più lontani, in quanto difficili da controllare, tenendo per se quelli più vicini alle isole, e che fossero utili all'economia della comunità. Papa Alessandro III, nel 1172 concesse al monastero il privilegio che gli riconosceva tutte le proprietà ottenute negli anni, dalle più remote alle più recenti, e inoltre rinnovava la presenza dell'ordine monastico dei Benedettini. Tale occasione fu ottima per rimpossessarsi delle terre site in Vieste, la chiesa di S. Lorenzo fuori le mura, e quella di S. Giovanni all'interno delle mura di cinta della città, ottennero poi anche ampie concessioni dai signori di Lesina e San Nicandro. Da Roberto III di Loretello il monastero ottenne varie concessioni di antichi possessi in Campomarino e altre zone del Gargano. Ma ciò nonostante le condizioni economiche del convento decadevano al punto tale che nel 1200 furono costretti a locare i terreni a terze persone e a indebitarsi. Papa Alessandro III

Verso il 1230 le proprietà versavano in totale abbandono, i pochi padri rimasti sull'isola per fronteggiare la penuria di denaro si legarono ai pirati dalmatini esercitando il contrabbando, facendo delle isole un rifugio per i predoni, flagello delle coste adriatiche, anche per evitare di essere sempre nelle loro mire. Il colpo di grazia fu inferto al monastero da Arrigo VI, il quale durante la Crociata per la riconquista del Santo Sepolcro, venuto a conoscenza dello scempio attuato dai monaci decise di punirli saccheggiando l'abbazia e distruggendo il porto dell'isola di San Nicola. Da questo momento in poi tutti i monasteri delle coste pugliesi entrarono in crisi, a causa anche dell'inasprimento degli sgravi fiscali imposti da Federico II a scapito dei ricchi conventi.


verso il passaggio ai monaci Cistercensi

monaci in mezzo a


Nel 1233 fu Gregorio IX ad aprire un'inchiesta sulle scorrettezze dei canonici retti dall'abate Mauro, il quale si oppose all'operato dell'inchiesta e imprigionò i canonici a lui contrari. Tale situazione venne risolta nel 1234, sempre ad opera del papa Gregorio IX che diede ordine ai vescovi di Troia e Lucera di agire prontamente contro l'abate di Tremiti deponendolo e sostituendolo con l'abate Pietro. Ma le cose non sarebbero cambiate di molto, infatti altre inchieste vennero istituite contro i monaci di Tremiti, fino a quando nel 1237 per volere del pontefice furono deposti dall'abbazia i frati Benedettini per integrarci i monaci dell'ordine dei Cistercensi del monastero di Casanova di Parma. Finiva cosÏ l'egemonia politico- sociale e culturale dei Benedettini e con loro quello dell'abbazia di Santa Maria a Mare delle Isole Tremiti.

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L’Arte della pesca a Tremiti

32 number three


Perfetti conoscitori dei fondali delle Tremiti pur non avendoli mai visti. Per loro la pesca... un’arte, passione per il mare, e soprattutto, un attività da svolgere lontani da occhi indiscreti. Con questa rubrica ve ne presentiamo alcuni: un pò pescatori, un pò personaggi.

Rodolfo


aragoste. Ben 30 astici nella rete in un solo colpo. Una pesca la sua, fatta utilizzando reti da posta, calate con precisione sui fondali profondi delle Tremiti senza l’ausilio di nessun strumento. Li conosce pur non avendoli mai visti ed è in grado di indicarne la morfologia con estrema accuratezza. Questa abilità, unità alla tecnica acquisita con la lunga esperienza e ad alcuni segreti che

Lo possiamo incontrare così, la mattina tra il bar ristorante “il Pirata” e la “Livornese”. Insieme a Pio Luigi, il figlio. Dalle 10 alle 12, fra una chiacchera e l’altra, con modi discreti, non invadenti, aiuta Luigi nell’attività di noleggio gommoni, magari appena tornato dalla salpata delle reti. E’ “Sgarza” o “Rodolfo” un abile pescatore che dagli anni ‘80, alle Tremiti, ha dato vita all’attività di noleggio gommoni e al noto ristorante “da Pio”. Parlare con lui è un vero piacere, e se si tocca l’argomento pesca, o pesce ... è fatta!!! Sarà un continuo snocciolare di eventi, fatti, pescate mirabolanti (vere) che non possono non coinvolgere chi ascolta. Quintali di pesce pescato che lo hanno reso famoso a Tremiti e a Termoli e un concorrente spietato per gli altri pescatori, al punto da essere soprannominato dagli altri : “u’ bandito”. L’ultima pochi giorni fa, a giugno, 38 chili tra astici e

non vale la pena nemmeno tentare di scoprire... perchè “non parlerà mai”, come tutti i pecatori, lo rendo molto conosciuto.


La rete da posta è la rete da pesca più nota, più ingegnosa e di più antico uso. È una rete passiva, rete cioè lasciata ferma in mare in attesa che il pesce nei suoi movimenti vi incappi e vi resti prigioniero. Per l'uso della rete da posta non sono indispensabili strumenti sofisticati o motori potenti. La pesca con tale attrezzo può essere fatta anche completamente a mano, solo con l'esperienza e la conoscenza delle zone di pesca del pescatore. La rete da posta deve essere formata da fili molto sottili e flessibili per ammagliare meglio il pesce che vi incappa ed inoltre questi devono essere il meno visibile possibile per evitare che il pesce si spaventi e non vi incappi. In passato erano costruite con fibre naturali principalmente canapa o cotone, con due grossi inconvenienti: il filo, per quanto sottile, per poter reggere agli strappi cui lo avrebbe sottoposto il pesce catturato nei suoi tentativi di liberarsi, era sempre troppo grosso ed inoltre, per lo stesso colore della fibra, abbastanza ben visibile al pesce; il secondo inconveniente è rappresentato dalla putrescibilità della fibra naturale che obbligava a una continua cura delle reti con frequenti asciugamenti al sole. La fibra sintetica ha eliminato ambedue questi problemi. Infatti per l'alta tenacità intrinseca nelle fibre sintetiche (nylon) si possono armare reti con fili sottilissimi ed estremamente resistenti. Le reti in fibra sintetica poi, non sono putrescibili e possono restare in pesca, bagnate, a tempo indeterminato senza subire danni. L'invenzione del monofilo, subito utilizzato per costruire questo tipo di rete, ha aggiunto un'altra caratteristica: la quasi totale trasparenza. La rete da posta è una tipica rete artigianale che può essere calata e salpata a mano. Negli ultimi tempi però, per alleviare la fatica a bordo e quindi per poter calare e salpare un maggior quantitativo di rete, è stato introdotto il bozzello (verricello) meccanico. Questo metodo di pesca, come produttività, non può competere con il ciancialo o con lo strascico a divergenti, ma comunque ha alcuna caratteristiche che lo rende ancora competitivo. Basti pensare che non è necessario carburante o, nei casi di natanti motorizza-


ti, ne è sufficiente una esigua quantità. Il pesce catturato è esclusivamente formato da individui di buona taglia ed in perfette condizioni per cui sono venduti a prezzi elevati al mercato. Inoltre non su tutti i fondali si può operare con reti a strascico (asperità del terreno o divieti) anche se vi sono buone concentrazioni di pesce pregiato. Proprio su quei fondali la rete da posta si rivela attrezzo utile per permettere buone catture non altrimenti effettuabili. Con la rete da posta si possono catturare pressoché tutte le specie economiche importanti (purtroppo anche le tartarughe) , basta variare le dimensioni delle maglie. La più nota rete da posta è il tramaglio. Questa è formata da tre pezze di rete sovrapposte, le due esterne identiche sono formate da maglie molto grandi, mentre quella intermedia ha maglie piccole. Il pesce che incontra nel suo cammino il muro di rete cerca di superarlo. Dopo aver superato abbastanza agevolmente la maglia grande della pezza esterna (il maglione) , finisce col premere sulla pezza a maglia piccole che, lasciata morbida e sovrabbondante, forma una sacca delimitata dalla maglia grande della terza pezza di rete. In questa sacca mortale, il pesce resta imprigionato senza nessuna possibilità di fuga. La rete viene lasciata per diverse ore a corrente oppure fissa; è poi salpata dal pescatore che con cura provvederà a liberare ogni singola preda dalle piccole prigioni. Questo metodo di pesca estremamente artigianale, ha bisogno di mare calmo e di una perfetta conoscenza dei fondali.


Chi è “Rodolfo” ?

E’

Staniscia Fernando, classei nel 1950.

In arte "Rodolfo" per la sua spiccata somiglianza in gioventù con il famoso attore degli anni '30, Rodolfo Valentino. Giovanissimo, a soli 13 anni, parte per la città, prima Roma, poi Milano, in cerca di esperienze lavorative. Comincia come muratore, ma in pochi anni diventa subito capomastro. A 25 anni ritorna nel Molise ed apre la sua prima impresa di costruzioni a Termoli (CB), la Staniscia Edile. In 15 anni di impresa edile costruisce decine di palazzine nella cittadina costiera, tra cui il quartiere di Difesa Grande e il complesso Santa Monica a Campomarino. "Rodolfo" a 40 anni poteva sentirsi già realizzato, da umile ragazzo di provincia a costruttore, i suoi obiettivi si erano già realizzati, ma la sua svolta di vita doveva ancora arrivare, ed il lavoro da imprenditore gli stava stretto. Nel frattempo si sposa con la giovane maestra tremitese Ersilia, e dopo qualche anno nascono i suoi 2 figli: Pio Luigi e Maria Caterina. Comincia ad appassionarsi al mare e alle Isole Tremiti, sua patria adottiva, e a metà degli anni '80 decide di abbandonare la sua carriera di costruttore e si mette in pensione anticipata per potersi godere meglio i figli e dedicarsi alla sua nuova passione: la nautica. Non avrebbe mai pensato che da un suo hobby sarebbe nato un lavoro ancora più impegnativo…nasce per scherzo l'idea di aprire un noleggio di gommoni alle Tremiti, attività fino ad allora sottovalutata. Tra l'incredulità generale, in pochi anni mette su una flotta di svariate decine di gommoni, ma per lui ciò che conta non sono gli affari, la sua passione rimane sempre il mare.


Acquista un peschereccio e comincia a dedicarsi a tempo pieno alla pesca con le reti. Sviluppa tecniche con le reti mai utilizzate sulle isole ed in poco tempo i risultati cominciano a farsi vedere. Effettua battute di pesca memorabili, quintali e quintali di pesci e crostacei si riversano come per miracolo nelle sue reti. C'è poco da fare, "Rodolfo" è un for-

tunato, a detta di tutti, ma secondo lui la tecnica è tutto. Comincia a crearsi il problema di dove portare il frutto delle sue battute di pesca, e nel 2001 apre un ristorante: Da Pio. A tutt'oggi il ristorante Da Pio è tra i più conosciuti dell'arcipelago tremitese e Rodolfo continua a pescare grosse quantità di pesce e crostacei che vanno a finire sui tavoli del suo ristorante.

Ristorante


Riaperto nel 2001 sulla stessa struttura in cui sorgeva uno dei più antichi ristoranti delle Isole Tremiti: "L'aragosta" di Tullio e Peppina Gestito interamente a livello familiare, è situato lungo via Aldo Moro, strada principale dell'isola. Lo si riconosce da lontano dalla gigantesca Bouganville in cui è immerso. Il ristorante ospita 55 persone al coperto e circa 25 sul terrazzino, per il quale necessità obbligatoriamente la prenotazione. La cucina è curata dalla signora Ersilia, figlia di Pio Tullio, tremitese da generazioni, che con la sua maestria tra i fornelli vi farà ritrovare quegli antichi sapori tramandati da madre in figlia, per rendere indimenticabile la vostra permanenza sulle isole.

Specialità Spaghetti al sugo di aragosta Scorfano al forno con patate Aragoste e dentici Scialatielli ai frutti di mare

Oltre ad offerte speciali per gruppi e comitive, Il ristorante "Da Pio" offre inoltre un servizio di navetta gratuito per il pranzo al ristorante per gruppi o comitive, in partenza tutti i giorni dalla banchina di San Domino.

da Pio

Ristorante "Da Pio" Via Aldo Moro 12, San Domino Isole Tremiti (FG) tel: 0882-463269 cell: 3392334905


di Vincenzo Ferraro

Biologo marino

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del Laboratorio del Mare MARLINTREMITI

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La Biodiversità della Riserva Marina Con il termine "biodiversità" si intende il numero di specie vegetali e animali presenti in un determinato luogo, regione o ecosistema. E' la diversità biologica di tutti gli esseri viventi, la diversità fra le diverse specie, fra i diversi individui di una stessa specie. La diversità degli esseri viventi è insieme fondamento e risultato dell'Evoluzione. La perdita di biodiversità impoverisce e rende precaria la biosfera. Come l'acqua, l'aria e il suolo, la biodiversità è un bene comune e indivisibile: proteggerlo ed averne cura significa garantire il futuro del Pianeta e aderire a un'idea di pace universale che includa tutte le specie viventi e gli ecosistemi di cui esse sono parte. Molte attività umane causano il deterioramento degli habitat e quin-


di un impoverimento della biodiversità. La scomparsa di piante e animali crea ambienti "alterati ed innaturali" che appaiono biologicamente omogenei, cioè dominati solo da alcune specie resistenti. Gli ambienti "inalterati e naturali" presentano invece un elevato grado di eterogeneità biologica o biodiversità, perché in essi vivono numerose specie animali e vegetali in stretto equilibrio tra loro. E' quindi necessario capire l'importanza della biodiversità come ricchezza, per raggiungere la consapevolezza che solo attraverso un nuovo modo di rapportarsi alle altre specie è possibile creare uno sviluppo ecosostenibile senza intaccare irreversibilmente quello che resta del capitale naturale.

Pur avendo un'estensione modesta il Mar Mediterraneo può essere considerato un vero e proprio generatore di Biodiversità. Basti pensare ai continui scambi con l'oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra, ed il Mar Rosso tramite il Canale di Suez. Particolare è l'ittiofauna dal Mar Adriatico, in quanto esso è il bacino dove si trovano le acque più fredde e meno salate di tutto il Mar Mediterraneo. Intuibile è quindi la peculiarità di tali popolazioni. Il maggior contributo è sicuramente offerto dalla ricchezza di sostanze organiche provenienti dai numerosi fiumi che si riversano nell'Adriatico. Queste sostanze offrono infatti un habitat ideale e tanto nutrimento per le specie bentoniche filtratrici come spugne, policheti, idrozoi, madrepore, antozoi, tunicati e molluschi bivalvi, che rivestono completamente di colori i fondali marini delle Isole Tremiti. Pareti rocciose giallo canarino colonizzate in ogni singolo centimetro quadrato da madrepore di polipi coloniali come


Alghe Acetabularia acetabulum - ombrellino di mare Codium bursa - alga palla verde Halimeda tuna - fico d'india di mare Peyssonnelia rubra - rosa di mare Dictyota dicotoma - alga a nastro bifido Padina pavonica - coda di pavone

Spugne Crambe crambe - spugna dello spondilo Axinella cannabina - spugna canna Axinella verrucosa Chondrosia reniformis - rognone di mare Spirastrella cunctatrix - spugna rossa Spongia officinalis - spugna da bagno

Policheti Spirografo spallanzani - spirografo Protula tubularia -ciuffo bianco

Celenterati Alicia mirabilis - attinia alice Anemonea sulcata - capelli di venere Astroides calycularis - madrepora arancione Parazoanthus axinella - margherita di mare Cerianthus membranaceus - cerianto Aiptasia mutabilis - anemone bruno

Echinodermi Sphaerechinus granularis - riccio di prateria Centrostephanus longispinus - riccio Diadema Paracentrotus lividus - riccio femmina Holothuria sanctori - cetriolo di mare Marthasterias glacialis - martasteria Chaetaster longipes - stella lunga

Molluschi Seppia officinalis - seppia Octopus vulgaris - polpo Luria lurida - ciprea Pinna nobilis - nacchera Cratena peregrina - cratena Flabellina affinis - flabellina lilla Janulus cristatus - ianulo Discodoris atromaculata - vacchetta di mare

Crostacei Maja squinado - granseola Stenopus spinosus - gambero meccanico Dromia personata - granchio facchino Scyllarides latus - magnosa Scyllarus arctus - magnosella Palinurus elephas - aragosta Homarus gammarus - astice Galathea strigosa - galatea

Tunicati Halocynthia papillosa - patata di mare Clavellina lepadiformis - clavellina cristallo

Pesci bentonici Epinephelus marginatus - cernia bruna Sciaena umbra - corvina Conger conger - grongo Muraena helena - murena Scorpaena porcus - scorfano nero Scorpaena scrofa - scorfano rosso

Pesci pelagici Seriola dumerili - ricciola Sphyraena barracuda - barracuda Diplodus puntazzo - sarago pizzuto Diplodus vulgaris - sarago fasciato Dentex dentex - dentice Sarda sarda - palamito


Parazoanthus axinella, e da spugne dall'arancione intenso e acceso come Axinella cannabina, che si protendono spavalde dalle pareti rocciose, quasi a sfidare quel blu verso l'esterno per accaparrarsi piÚ nutrimento possibile in balia delle correnti marine, e che regalano ai subacquei immersioni davvero indimenticabili, come quelle della Secca della Vedova (notturna d'autore), Cala Sorrentino, Cala dei Turchi, Secca del Ferraio e Cala caffè. Tanta vita bentonica, ma anche tanto pesce di tana, come gronghi, murene e musdee in ogni anfratto, scorfani di grossa taglia che si mimetizzano perfettamente sul fondo, alla base di massi accatastati, o a guardia delle numerose grotte sommerse presenti lungo tutto l'arcipelago. E poi molluschi come polpi e seppie, nudibranchi colorati che pascolano tra le alghe palla verde e tra le spugne incrostanti, crostacei come aragoste, astici, galatee, magnose, gamberi meccanici, granchi facchino, misidiacei, paguri, murici, che si nascondono tra le rocce, e poi ancora numerose specie ittiche, dai comuni tordi pavone, alle donzelle, ai labridi, alle castagnole brune e rosse, alle boghe e alle menole, che sembrano quasi giocare con i subacquei, e ancora banchi di salpe, di pagelli e di saraghi, che offrono scenari davvero suggestivi. Foreste di gorgonie screziate, dal giallo al rossovioletto, in quella che viene considerata una delle dieci immersioni piÚ belle del Mediterraneo, Secca di Punta Secca, a nord di Capraia. Ma qui è anche il regno dei grandi pelagici, come dentici, barracuda, palamiti, ricciole, che si incontrano spesso in agguato nel blu.


L'11 gennaio 2010 si è aperto ufficialmente l'Anno Internazionale per la Biodiversità promosso dalle Nazioni Unite. L'obiettivo dell'iniziativa è di riaffermare i valori della Convenzione Internazionale della diversità biologica e del Countdown 2010 (l'impegno preso nel 2002 da alcune nazioni, tra cui l'Italia, di ridurre significativamente la perdita di biodiversità entro il 2010), e aumentare la consapevolezza dei governi e del grande pubblico dell'importanza della diversità biologica per la vita sulla Terra.

A tal proposito il Laboratorio del Mare del MarlinTremiti si stà già mobilitando per la stagione estiva 2010: da un lato per educare e sensibilizzare i cittadini, i turisti ed i subacquei, attraverso un programma di iniziative, incontri ed eventi, ad una maggiore consapevolezza riguardo all'importanza della biodiversità e della tutela Ambientale; dall'altro per iniziare un'intensa attività di monitoraggio degli organismi marini presso i fondali dell'AMP delle Isole Tremiti, coinvolgendo i subacquei ricreativi con attività pratiche di "visual census". Questa ricerca, denominata "Conservazione della Biodiversità nell'AMP delle Isole Tremiti", ha infine lo scopo di stimare il grado di diversità biologica degli ambienti marini lungo le coste dell'Arcipelago, con l'obiettivo di trovare metodi ecocompatibili sempre più attuali per una migliore gestione e tutela dell'Area Marina Protetta e delle sue risorse biologiche.



è Buio... nella scelta della località per la Tua vacanza?


Volta pagina... vieni alle Isole Tremiti



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Photo


a San Domino

ORE 19:00

SORSEGGIANDO QUA E LA.

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Ormai da qualche anno anche qui alle Isole Tremiti è diventato appuntamento fisso l'aperitivo, ore 19 tutti in piazza Pertini o meglio conosciuta come la Piazzetta della Meridiana, qui troviamo diversi locali ognuno di essi con offerte al pubblico differenti ed interessanti allo stesso tempo. C'è il bar la "Stella Marina" della signora Tullia, un'istituzione qui, offre cornetti caldi al mattino ottimo caffè, il tutto accompagnato dall'ultima edizione del vostro quotidiano preferito, essendo anche edicola. E all'ora dell'aperitivo delizia i clienti con drink alla frutta alcolici e non, bruschette di ogni tipo, e prodotti tipici della puglia, lampascioni sott'olio, peperoni e tante altre specialità


che riempiono gli occhi e il palato di colori e sapori. Poi a seguire troviamo l'enoteca "Era Ora", qui la scelta è ampia già dalla colazione: cornetti farciti al momento, ciambelle e torte (di produzione propria) e poi immancabile la macedonia di frutta con yogurt e miele, qui anche i palati più difficili riescono a trovare ristoro. Per l'aperitivo il menù offre grande scelta, dalla carta dei vini alle birre artigianali che si sposano con le bruschette al pomodoro con capperi e origano delle Tremiti che Angelo, il titolare, offre a tutti i suoi avventori. Altrettanto sfiziose sono poi le bruschette con alici e le battilarde con salumi e formaggi tipici. Oltre troviamo il "Diomede" (bar- tabacchi-discoteca), anche questo aperto fin dal mattino, meta degli amanti dell'aperitivo, nella corte interna troverete un ricco buffet, rustici, olive, mozzarelline fritte , verdure pastellate e tanto altro, e per la scelta dei drink avrete solo l'imbarazzo della scelta. Ancora più avanti c'è il video-bar "Luna Matana", anche qui dalle 19 in poi è possibile accomodarsi e saggiare vini e prosecchi di diverse cantine, e da stuzzicare, bruschette e focacce tutte rigorosamente di produzione propria. Poi per coloro che preferiscono tirare tardi in spiaggia invece, possono fermarsi a bere qualcosa alla "Capannina" da Domenico e Fernanda, a 500 mt. dal porto salendo verso il paese (prendendo la strada con i tornanti). Stile spartano, ma non per questo meno accogliente, inoltre offre una vista stupenda sulle altre isole circostanti e permette di godersi il tutto comodamente sdraiati sull'amaca. Ottimo panorama per chi preferisce sorseggiare un drink godendo delle bellezze paesaggistiche del luogo lo offre anche il bar "Belvedere", che affaccia sulla piazzetta omonima, rimarrete affascinati alla vista dell'isola di San Nicola al tramonto. Per chi invece preferisce un luogo un po' più tranquillo e lontano dal centro (neanche 300 mt.) potete ritrovarvi per l'aperitivo alla discoteca- ristorante e pizzeria "A' furmicola", qui potrete rilassarvi sorseggiando la vostra bevanda ascoltando musica dal vivo in compagnia di Demis, e spizzicando dal buffet quello che preferite: spiedini di frutta, prosciutto e fichi, ed altre piccole bontà.

Allora, come rimaniamo d'accordo? Ore 19 in piazza e poi decidiamo….


Il mondo delle Isole Tremiti in un

Magazine

PubblicitĂ

per informazioni info@marlintremiti.it

Responsabile pubblicitĂ Rachele Di Palma rachele.dipalma@marlintremiti.it


Il Tesoro delle Tremiti Franate, secche, grotte e pareti che si spingono gi첫 nel blu profondo ricche di vita, colore e frequentate da ogni specie di vita pelagica. Sono oltre 30 i siti d'immersione.

Subacquea...


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two


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Una “Fortezza Volante” in fond


do al mare

- 52 metri



L’Immersione

:

Aereo

della

II° Guerra Mondiale

B-24

Il sito d’immersione è sul lato sud-ovest dell’Isola di San Domino e più precisamente nelle vicinanze delle Secca del Pigno ad una profondità compresa tra i 49 e 54 metri. Un’immersione impegnativa, riservata ai subacquei con esperienza e brevetto specifico molto affascinate e straordinaria se eseguita in notturna.

Discesa lungo una cima guida fino a 52 mt., che viene posizionata prima dell'immersione. La fantastica discesa nel blu, porta proprio sopra i resti del relitto dell'aereo, attualmente avvolto i una rete a strascico. L'immersione regala forti emozioni e oltre a poter osservare alcune parti dell'aereo come: ala, serbatoio e componenti con ancora numeri di matricola, consente di osservare, aragoste, gronghi di notevoli dimensioni e solitamente un enorme astice: "il carro armato" che proprio li si nasconde. Tutt'intorno sul fondale di sabbia e sedimento numerose le "Pennatule", splendidi celenterati.

L'immersione prevede >In acqua: Guida Subacquea Tecnica Marlin, stazione decompressiva e/o bombole di fase (Ean 40) >In superficie: numero 1 o 2 Assistenti Tecnici di superficie, dotazioni di sicurezza per immersioni, supporto logistico a terra. >Imbarcazione utilizzata: gommone 9 mt. non vincolato da ancoraggio. >Tempo di fondo: 12 minuti >Tempo totale d’immersione: 35 minuti

L’Aereo

di Adelmo Sorci Responsabile del MARLINTREMITI


Uno dei tanti relitti che il mare delle Tremiti custodisce, una delle tante aree di interesse storico ed archeologico inserite nella riserva Marina, una stupenda immersione. Impegnativa, è vero, sicuramente accessibile ai subacquei di esperienza e con brevvetto specifico, ma straordinariamente affascinante. Tutto è particolare ed entusiasmante, sin da quando si lancia il pedagno, o meglio il “super padagno”, costruito appositamente

Subacquei fotografati dall’alto mentre esplorano una parte del relitto dell’aereo a -52 dal MARLINTREMITI per le immersioni profonde ed in mare aperto. Tutto viene pianificato nei minimi particolari al punto che ai più, sembra tutto facile. Centrare una piccola aerea a -52 metri non è cosa facilissima, anche se il Gps ci consente margini di errore veramente bassi. “Attenzione siamo nelle vicinaze, difronte a noi, mancano 60 metri, 50 metri, 40..., 30, 20 metri... ora” Via.. Il piombo di zavorra comincia la sua rapida discesa verso il fondo trascinadosi velocemente la sagola armata con attenzione in una vasca di plastica. Pochi secondi e le boe di segnalazione


sono trascinate in mare. La zavorra ha raggiunto il fondo e l’obbiettivo. Ci avviciniamo con il gommone alle boe di segnalazione, verifichiamo la presenza o no di corrente e si da l’Ok per la preparazione e la vestizione. La Pianificazione già elaborata a terra e discussa con il team è chiara, 12 minuti di fondo, di cui 3 per arrivare a -52, tre controlli di ceck a -20, -40, -50 in fase di discesa. Poi controllo scorta aria al 6° minuto. Al 12° minuto stacco dal fondo ed inizio della fase decmpressiva. Un deep stop a -30, poi cambio gas a -25, altro deep stop a -18 e sosta decmpressiva a -4,5 per 6 minuti. Totale tempo d’immersione 35 minuti. Per molti pochi, ma cosi intensi da rendere ogni istante un concentrato di emozioni, da quando si inizia la discesa verso il blu a quando si risale sul gommone. Tutte le fasi danno soddisfazione e ci appagano dell’impegno e dello sforzo, persino chi fa assistenza in gommone ne risulta entusista per aver fatto parte del team. Sul fondo in 9 minuti si ha la possibilità di esplorare tutta l’area su cui insistono i resti dell’aereo, completamente avvolto da una grande rete a strascico. E’ evidente che l’aereo involontariamente ingabbiato in altro luogo è stato poi abbandonato dai pescatori con tutta la rete, ormai irrecuperabile nei pressi dell’isola di San Domino. Purtoppo un danno per i pescatori e un danno per le strutture dell’aereo, compromesse dal trascinamento e sollevamento. Nonostante ciò molti elementi sono facilmente individuabili: le ali, i serbatoi, il carrello, una parte della fusoliera, cavi elettrici, siste-

Sul fondo, aragoste e pennatule


mi idraulici (con ancora all’interno olio). Con specifiche immersioni il team esplrativo MARLINTREMITI è riuscito ad individuare numeri di matricola di alcuni componenti e attualemte sono attive delle ricerche di archio per poter risalire al modello e all’eqipaggio. Tra i resti del relitto dell’aereo si nascondono murene, gronghi, musdee, e nella parte più profonda si è stabilizzato un gigantesco astice “ il carro armato”, quasi a guardia del relitto. Tutto intorno e soprattutto ai piedi della secca fanno capolino grandi aragoste e sul fondo sedimentoso decine di splendide “Pennatule”.

L’Aereo in Notturna 64 number three

Decisamente spettacolare l’immersione in notturna. Purtroppo per pochi, visto le caratteristiche ancora più impegantive e tecniche dell’immersione, ma veramente unica. Il relitto è come se prendesse vita, il buio e l’intensità della luce


delle lampade esalta ogni piccolo particolare, tutto sembra più chiaro, tantè che molti particolari al vaglio e attualmente in fase di studio sono stati individuati proprio con immersioni notturne.

Alcune immagini scattate in immersione notturna In primo piano il serbatoio inserito nell’ala

Il relitto dell’Aereo è stato individuato dal MARLINTREMITI nel giugno del 2008. Attualmente in collaborazione con esperti si stà procedendo ad esaminare campioni e numeri di matricola individuati su alcuni componenti. L’obbiettivo è identificare l’aereo e l’equipaggio.


KeyforEvolution



Anche alle Tremiti... di Andrea Riina

Biologo marino

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del Laboratorio del Mare MARLINTREMITI

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...una strana convivenza La selezione naturale ha prodotto un'infinita varietà di organismi viventi, ciascuno dotato di particolari adattamenti, consentendo così ad ogni specie di utilizzare al meglio la propria nicchia ecologica. Nell'ambito delle relazioni interspecifiche esistono alcune singolari associazioni di specie che si evolvono insieme, stabilendo un legame intimo e duraturo che comporta un elevato grado di specializzazione da parte dei contraenti. Queste particolari relazioni ecologiche, nelle quali partners diversi concorrono a formare un'unità funzionale di natura permanente o comunque prolungata nel tempo, si dicono simbiosi (dal greco symbiòsis, composto da syn = con, e biòo = vivere).

Adesso analizzeremo due specie così diverse tra loro ma così indispensabili l'una all'altra, un vero esempio di civile convivenza offertoci dalla natura. La Murena (Muraena helena), ha il corpo tipicamente anguilliforme , robusto, e lievemente compresso sui fianchi particolarmente nella parte posteriore sino alla coda. La testa, dal profilo convesso, è breve e termina in un muso corto di forma piramidale con mascella superiore più lunga. La colorazione varia dal marrone al bruno più o meno scuro talvolta tendente al rossiccio o al verdastro con variegature irregolari gialle o color crema accompagnate da macchie nere di minori dimensioni circondate da aloni chiari, la pelle liscia e priva di scaglie è ricoper-


ta di muco. Sia l'apertura delle branchie, che i bordi delle bocca sono nero violacei. Le dimensioni possono superare i 130 cm e può pesare fino a 14 Kg. È un animale dal temperamento fiero e resiste abbastanza bene a periodi relativamente lunghi fuori dall'acqua. Considerato da molti un predatore molto vorace, tende agguati alle prede, invece di inseguirle come fanno altre specie simili, per questo motivo si nasconde in grotte o cavita' dalle quali sferra attacchi a sorpresa alle prede. È un efficiente cacciatore notturno, si nutre di seppie, polpi e cefalopodi oltre che di crostacei e piccoli pesci che cattura, sfruttando la flessibilità e la forza del suo corpo, tale prerogativa la utilizza anche per spostarsi velocemente nell'acqua grazie a dei rapidi serpeggiamenti. Predilige gli ambienti rocciosi, ma non disdegna relitti o anfratti artificiali come i frangiflutti. La bocca, perennemente aperta per consentire la respirazione, è dotata di denti aguzzi che rendono difficile la fuga del malcapitato, ha mascelle sottili ma potenti; grande rapidità di azione, gola estensibile, denti lunghi e acuminati che ne fanno un predatore temibile capace di attaccare animali di notevoli dimensioni, che digerisce con calma nel suo grande stomaco. Durante il giorno vive solitamente all'interno di cavità rocciose e rappresenta un incontro abbastanza comune e piacevole per i subacquei, ed anche se è un animale un po' diffidente, le probabilità di essere morsicati sono comunque minime a meno che la murena non venga avvicinata troppo e quindi infastidita o si senta minacciata. Il suo morso è considerato velenoso e può essere estremamente doloroso a causa dei denti molto acuminati, in grado di produrre lacerazioni dei tessuti; può inoltre rappresentare un pericolo, poichè nel caso si venga morsi, è molto probabile contrarre un'infezione che non è comunque legata alla tossina presente nel suo sangue, la quale può causare comunque gravi forme di avvelenamento, bensì ai residui di origine animale presenti nella bocca che costituiscono un terreno di coltura per microorganismi che possono sovrainfettare le ferite. Non di rado, nel blu dell'arcipelago delle Tremiti, è possibile assistere ad un incontro che, ad una prima osservazione può sembrare inspiegabile. Di fatti la murena convive con i gamberetti pulitori (Lysmata seticaudata), uno dei crostacei mediterranei più interessanti sia per bellezza che per la particolarità dei suoi comportamenti nei confronti degli altri organismi marini.


Muraena helena e Lysmata seticaudata infatti, stringono tra loro, rapporti di simbiosi mutualistica, dove entrambi traggono vantaggio, la murena ha la bocca costantemente ripulita da residui organici, il gamberetto pulitore in cambio non viene insidiato o mangiato ed allo stesso tempo si nutre di quei residui. Dal punto di vista biologico la lysmata seticaudata è elegante gambero di colore rosso più o meno cceso con delle strisce biancastre longitudinali, piccolo crostaceo decapode della famiglia degli Hyppolitidi, come tale è provvisto di 5 paia prin-

cipali di arti, di cui 4 utilizzati per la deambulazione e uno trasformato in chele, utili per afferrare, tagliare o, come nel suo caso, per ripulire. Predilige vivere fra i rizomi della Posidonia, all'interno di piccoli anfratti o anche nei porticcioli, dove il cibo è abbondante. Lo si può rinvenire ad una profondità variabile tra i 2 ed i 50 metri. In natura è attivo prevalentemente durante le ore notturne, evitando, così, un gran numero di predatori ed è in genere estremamente sospettoso. È provvisto di esoscheletro che ricopre tutto il corpo. Le zampe sono articolate e mobilissime, molto efficienti. La corazza esterna durante l'accrescimento deve essere cambiata periodicamen-

te, processo noto in tutti gli artropodi come muta. Gamberi e gamberetti vivono in ogni ambiente marino, sono rappresentati da moltissime specie nonostante ciò molto spesso passano inosservati al subacqueo, perché o sono molto piccoli (vedi misidiacei), o hanno colorazioni criptiche, o trasparenti, o perché vivono in associazione stretta con altre specie animali, sulle quali si mimetizzano perfettamente. In generale, è più facile osservare un numero elevato di gamberi durante l'immersione notturna, come alla Secca della Vedova, o alla grotta di Cala Sorrentino, poichè di notte molti dei loro predatori più temibili dormono, il momento è quindi più favorevole per cercare il cibo e accoppiarsi. Anthias, Chromis, Murene, Blennidi (di ridotte dimensioni), e piccoli esemplari di Apogon, sono i pesci che apprezzano una dote fondamentale del Lysmata: il suo ruolo di pulitore. Come accade per diverse specie marine tropicali anche alle Tremiti ci si può imbattere in situazioni apparentemente inspiegabili come questa, ma a ben vedere, ci accorgiamo che si tratta di simbiosi mutualistica: entrambi traggono vantaggio da questa loro "S.p.a.". Con l'abile uso dei suoi "minuscoli attrezzi" il Lysmata è in grado di garantire una corretta igiene orale a Muraena helena, cibandosi dei più piccoli residui di cibo o eventuali parassiti del pesce in questione. Questa sua dote gli garantisce una sorta di immunità, quasi ci fosse un tacito accordo di collaborazione tra pesce e decapode.


San Nicola

Isole Tremiti


Tra le escursioni:

L'Abbazia fortezza di San Nicola Percorso storico-culturale sull'Isola di San Nicola per scoprire la storia , gli eventi che si sono susseguiti da 2000 anni ad oggi. Un percorso che consentirà di entrare nelle mura, nei torrioni e nell'Abbazia di Santa Maria e riviverne il glorioso passato.

durata escursione 2:00 h

Tra le escursioni:

Snorkeling & Sea watching Lo snorkeling è uno sport semplice, divertente ed economico; non ci sono limiti di età e può essere praticato quasi ovunque. Per ammirare le meraviglie del mondo sommerso si nuota a pelo d'acqua ed occorrono: pinne, maschera ed occhi pieni di curiosità.

Nell'Area Marina Protetta delle Isole Tremiti sono innumerevoli i tratti di mare e le cale, dove è possibile ed entusiasmante praticare lo snorkeling. Con al fianco i Biologi Marini del MARLINTREMITI sarete Guidati in tranquille e rilassanti esplorazioni tra le rocce del sottocosta dell'Arcipelago, scoprirete e conoscerete tutte le straordinarie meraviglie del mondo marino.

durata escursione 2:00 h

Per conoscere le Isole Tremiti

Il Programma Multimediale

presso la sede del MARLINTREMITI


Eventi Isole Tremiti

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Il Mondo delle Isole Tremiti in un

Magazine

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