Magazine M - Dicembre 2010

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Dicembre 2010

M

MAGAZINE MARE MARLINTREMITI

Isole che non finiscono mai di stupire N u m b e r

5 F i v e


Isole tutte da da


a scoprire vedere Isole Tremiti

Mare,Terra,Storia,cultura



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Magazine MARLINTREMITI In questo numero:

Foto di Adelmo Sorci ( ADphoto)

Progetto grafico MARLINTREMITI Redazione Direzione

Attività Subacquee Laboratorio del Mare

Storia e cultura

Adelmo Sorci info@marlintremiti.it adelmo.sorci@marlintremiti.it

Michele Tancredi michele.tancredi@marlintremiti.it Andrea Riina andrea.riina@marlintremiti.it

Vincenzo Ferraro vincenzo.ferraro@marlintremiti.it Rachele Di Palma rachele.dipalma@marlintremiti.it

Testi e foto di proprietà MARLINTREMITI. E’ vietata la riproduzione totale o parziale dei contenuti e delle immagine inserite nel presente Magazine M.

Magazine Reportage Storie Photo Cultura Mare Ambiente Immersioni Vita Sottomarina Attività Informazione MARLINTREMITI Attività Subacquee Ricerca Scientifica Esplorazioni Formazione professionale Eventi


Cari amici

Dicembre 2010

in questo numero il reportage sul nuovo punto d’immersione denominato: “ Punto 55 “. Un’altro stupendo regalo che la natura ha voluto donare alle Isole Tremiti e a tutti i subacquei che amano il mare e l’arcipelago.

Con questo mese si conclude il 2010 del Magazine M e i primi 5 numeri. Per noi una grande soddisfazione visto il successo riscontrato, la continua crescita di numero di lettori e per le tantissime e-mail di apprezzamento. Tantissime anche le richieste pervenute per ricevere il mensile on-line, pensate con questo numero superiamo i 50.000 invii.

Insomma una grande iniezione di entusiasmo ed energia che utilizzeremo per migliorare ancor di più il servizio e la struttura del magazine.

Magazine M

Vi ricordo che il Magazine può essere anche scaricato in formato pdf attraverso l’applicazione che ve ne consente la lettura sul computer, condiviso e inviato per e-mail.

Questo numero esce in prossimità delle festività Natalizie e per contraccambiare la vostra stima, amicizia e simpatia a tutti voi un piccolo Regalo. (all’interno del Magazine le facili indicazioni per ricevere il regalo)

Magazine MARLINTREMITI Sito internet www.marlintremiti.it

e.mail info@marlintremiti.it Phone / fax +39 0882 46 37 65 Phone / Mobile +39 336 82 97 46

MARLINTREMITI Via A. Vespucci 71040 - ISOLE TREMITI - FG

a tutti, un Buon Natale ed un felice Anno. Adelmo Sorci



Sommario 26

36 48

52 62

68

M

Isole che non finiscono mai di..... Il Faro di San Domino

Dicembre 2010

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12 26

I Pirati di Omis Al via le riprese del documentario...

36 48

Robot sbarcano alle Tremiti Photo

52

La Pineta di San Domino Magazine

MARLINTREMITI

68


Immersi nella natura senza nessun compromesso a disposizione degli ospiti:

10 camere 10 villette 15 tende prefabbricate

Il villaggio è situato nell'isola di San Domino, la piÚ grande e verde dell'arcipelago, tra Punta del Diamante, da cui si gode una vista magnifica sui Pagliai e Cala Tamariello, da cui si accede direttamente al mare e nella quale è possibile l'attracco di piccoli natanti.


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San Domino - 71040 Isole Tremiti (FG) Tel. 0882- 463405 / 463460 Fax 0882-463206 www.puntadeldiamante.it info@puntadeldiamante.it Recapito invernale tel. e fax: 0733-226107


8 Agosto 2010

Le Isole Tremiti non finiscono di stupire

Trovato un “corallo� di 2500 anni Testo e Foto di Adelmo Sorci


-38 metri


La scoperta

Tutto è iniziato i primi giorni del mese di Agosto, con il team del Laboratorio del Mare MARLINTREMITI impegnato in operazioni di esplorazione e ricerca scientifica. Queste operazioni che vengono svolte periodicamente, avevano come obiettivo la rappresentazione tridimensionale del fondale di una precisa area della Riserva Marina e nello stesso tempo la funzione di test per una strumentazione (sidescan sonar), di recente acquisizione da parte del Marlintremiti.

05-08-2010 ORE 8:00 am

Siamo sul lato sud dell’Isola di San Domino, in mare aperto. Dopo un accurata pianificazione sulle operazioni da eseguire con la presenza del Prof. Ing. David Scaradozzi dell’Università Politecnica delle Marche – , inizia la scansione del fondale. Sono previste una decina di


il Laboratorio del Mare sezioni numerate dalla 50 alla 60, già identificate e posizionate sulla mappa digitale. Durante le scansioni, mentre sui monitor compaiono le informazioni e la prima rappresentazione grafiche, tutte le informazioni vengono accuratamente memorizzate e controllate dal Prof. Ing. David Scaradozzi. Le prime tre sezioni ci confermano le già note caratteristiche del fondale, una profondità che varia dai 40 ai 54 metri, caratterizzato da sedimento fine con piccoli agglomerati rocciosi.

Tutto procede secondo i piani, i dati vengono memorizzati correttamente, le varie rappresentazioni bidimensionali e tridimensionali, che in tempo reale possono essere osservate sul grande monitor risultano precise, di facile comprensione e lettura.

Una conferma dell’affidabilità degli strumenti e del preciso settaggio eseguito dall’ingegnere Scaradozzi, esperto di robotica sottomarina. Un breve check degli strumenti e si prosegue. Inizia la quarta sezione, la numero 54.


Si procede ad una velocità di 5 nodi, quella ideale per un corretto invio e ricezione del segnale per e dal fondo. La rotta viene mantenuta perfettamente grazie anche all’utilizzo di plotter grafico aggiunto. Tutte le informazioni confermano quelle già in possesso, desunte in parte da cartografia e batimetria cartacea esistente. Ma è proprio durante questa sezione che ci si accorge di una strana anomalia nelle caratteristiche del fondo. Un’innalzamento repentino del fondale e una rapida caduta .... “Strano!!! ci si guarda incuriositi, le carte nautiche non indicano nulla... nessuna secca risulta presente in quest’area”. Subito la nostra preoccupazione va al mal funzionamento delle apparecchiature. Affidabilità, problema, errore? Ci fermiamo, controlliamo tutta la strumentazione, i dati, il gps, il sidescan sonar. Tutto sembra Ok. Decidiamo di proseguire con la sezione successiva, la numero 55 e decidiamo anche di allungarla di 400 metri.

05-08-2010 ORE 10:00 am

Iniziamo la scansione, rotta perfetta, velocità costante. I dati e le informazioni grafiche cominciano a

fluire sui monitor, tutto il team osserva con attenzione. Il fondale si presenta con caratteristiche note e a -50, -53 metri tutto come sapevamo. Proseguiamo la sezione oltre il punto definito, ed all’improvviso il fondale comincia a risalire: -50, -47, .42, -37, -33 e addirittura -28 per poi precipitare subito a -90 metri.

Le apparecchiature ci confermano le misurazioni precedenti, non c’era quindi nessun errore strumentale. Guardiamo subito le carte nautiche e le rappresentazioni cartografiche digitali. Nessuna presenta questa anomalia di fondale. Non c’erano dubbi: avevamo scoperto una nuova “secca”. Nel team, tanta sorpresa ma anche grande soddisfazione, ancora una volta l’impegno, gli sforzi tecnici ci avevano premiato. Non si vedeva l’ora di andare ad esplorare il sito in immersione che, vista la sua caratteristica morfologica e posizione di sicuro ci avrebbe potuto regalare altre sorprese. Decidiamo comunque di fare altre verifiche e controlli strumentali durati altri 2 giorni prima di organizza l’esplorazione subacquea sul nuvo sito denominato da quel momento : “Punto 55”


L’Esplorazione 08-08-2010 ORE 9:00 am

La mattina della domenica dell’otto di agosto è tutto pronto. Attrezzature, strumenti e soprattutto il “Super pedagno”, quest’ultimo fondamentale per scendere con precisione e sicurezza sul Punto 55. Si parte, prua in rotta, 10 minuti di navigazione e saremo precisamente sul punto. Tecniche di navigazione e strumenti sono ormai collaudati e siamo sicuri di non commettere nessun errore nel pedagnamento. ...50 metri all’obiettivo, 40, 30, 20, 10, ora !!! il super pedagno viene lanciato e con cura seguito nella velocissima discesa. Pochissimi secondi e ci si rende conto che ha toccato il fondo, come previsto. Se pur molto piccolo il cappello della secca, questa era stata sicuramente centrata. Inizia la vestizione, si controllano le attrezzature, si ripassa la pianificazione e si ribadi-


sce le eventuali azioni in caso di condizioni ambientali di fondo non sicure: scarsa visibilità, corrente, errore nel pedagnamento. E’ solo una immersione di approccio, tempo di fondo ridotto al minimo (10 minuti). L’immersione serve ad avere una visione d’insieme e soprattutto a verificare il corretto pedagnamento, fondamentale per le immersioni successive.

08-08-2010 ORE 9:45 am

Tutto il team in perfetta sintonia inizia la discesa Dopo un primo check a - 5 si prosegue per il secondo a -20.Tutto Ok e.. si intravede il fondo. La visibilità e buona e non c’è corrente. Ci si rende subito conto che il capello della secca è veramente piccolo (circa 40 metri di diametro) e che il pedagno era però scivolato a - 40 lungo la parete. Avevamo sbagliato di pochi metri, ma ora sapevamo come procedere per centrare il cappello. Dedichiamo qualche minuto a -35 per avere chiaro lo sviluppo della secca sia sul piano orizzontale che verticale. L'orientamento è fondamentale. La prima cosa che si evidenzia è che la secca si presenta con la parte superficiale a -28/-30 che precipita a -40/-42 e poi con un ulteriore salto a -70/90. Perfetta per vari percorsi. Si prendono appunti sulle lavagne, si eseguono i primi disegni e si verificano le quote. Gli obiettivi dell’immersione erano quelli e nulla di più. I 4 minuti rimasti li dedichiamo ad una perlustrazione circoscritta al pedagno. Affondiamo qualche metro fino ai -39 e cominciamo a seguire la parete in senso antiorario. subito veniamo attratti da una “macchia gialla” sul fondo. Ci avviciniamo e ci rendiamo conto che una bellissima Gerardia savaglia (Savalia savaglia). strano è la solo colonia su un fondale arido. Proseguiamo, la parete si presenta ricca di spaccature, spugne, giganteschi Anthias, Aragoste e Astici di grandi dimensioni. La sensazione è di un ambiente intatto che non ha mai visto presenza umana. Non ci sono neanche lenze impigliate, reti o altro. Fantastico!!! Un controllo agli strumenti, sta per terminare il nostro tempo a disposizione. Proseguiamo ancora qualche metro ed all’improvviso a -38 metri ci imbattiamo in una Gerardia savaglia incredibile,


bellissima e con una base gigantesca (12 centimetri - misurata successivamente). Tempo finito, controllo di Team e inizia la risalita.

Tornati sull’imbarcazione, stupore, analisi dell’immersione, dati, tutto si mescola in modo frenetico, in quel momento l’entusiasmo aveva preso il sopravvento. Ci fermiamo e con calma analizziamo l’immersione. Si inizia con un primo disegno del sito d’immersione, collegando tutti i dati rilevati dal Team e contemporaneamente si contattano tutte le Università e ricercatori con cui il Laboratorio del Mare collabora. “Dovevamo segnalare il ritrovamento e nello stesso tempo avere delle informazioni sulle colonie di Geradia individuate”. Poche ore e subito riceviamo informazioni dall’Università di Perugia e dall’Università di Ancona. Dalla informazioni che eravamo stati in grado di dare già si poteva parlare di un ritrovamento eccezzionale e nello stesso tempo poter stimare l’età della Geradia che poteva avere 2000 anni. Ma servivano foto, dati più precisi. Iniziano così una serie di immersioni e attività che impegneranno il team per altri 5 giorni. Immersioni che regaleranno tante altre sorprese e la conferma di un luogo straordinario per la sua complessa biodiversità. In totale verrano effettuate 15 immersioni che consentiranno di avere una documentazione fotografica e di dati precisa sia della Geradia savaglia (Savalia savaglia) di cui alla fine viene stimata un’età vicina ai 2500 anni, sia della morfologia della secca.

Una secca che si presenta come un concentrato di tutte le più belle specie bentoniche presenti alle Tremiti. Ogni versante della secca risulta così colonizzato per una parte da Gorgonie del tipo (Paramuricea clavata bicolore) di notevoli dimensioni, che si alternano a numerose colonie di Gerardia savaglia (Svalia savaglia) comunemente chiamato “Falso corallo nero”, poi da Gorgonie gialle (Eunicella cavolini) e ancora da stupende colonie di Parazoanthus (Parazoanthus axinellae) e spugne di tipo Verongia (Aplysina aerophoba e cavernicola). Nelle spaccature gronghi, murene, grandi aragoste e giganteschi astici, insomma, di sicuro l’immersione che tutti i sub vorrebbero fare.



Punto 55 L’Immersione

Una secca che da -28 metri precipita a -90 metri consente sicuramente vari percorsi subacquei. Ne abbiamo studiati diversi, alcuni anche molto impegnativi, ma sicuramente quello più entusiasmante è quello che si spinge fino a 40 metri di profondità.

E’ infatti tra i -28 e i -40 che ogni versante della secca è caratterizzato da una biocenosi propria e completamente differente dalle altre, inoltre il percorso studiato ne consente il periplo.

L’immersione richiede un brevetto di secondo livello (advanced) e una buona esperienza. Profondità: Tempo di fondo: Tempo Totale: Miscele:

40 metri 15 minuti 35 minuti Aria e Nitrox - Ean (40)

Una guida MARLIN ogni 4 sub

Discesa lungo una cima guida fino a 32 mt., che viene posizionata prima dell’immersione. La fantastica discesa nel blu, porta proprio sopra il cappello della secca che si intravede già dai -15. Arrivati vicino al fondo e dopo un controllo di gruppo si inizia il percorso in senso antiorario ad una profondità di 35 metri costeggiando la cigliata . La parete è molto interessante ricca di spaccature dove è facile osservare aragoste di grosse dimensioni. Il tempo di percorrere pochi metri e la parete si colora di straordinarie Gorgonie rosse e gialle (Paramuricea clavata) sempre più vicine e più grandi. La parete che assume un andamento verticale quì precipita a profondità notevoli. Un vero spettacolo. Tra le gorgonie musdee, gronghi e ancora aragoste. Ancora pochi metri, ci troviamo perfettamente dalla parte opposta al punto di partenza, e fra le gorgonie si incominciano a vedere spettacolari colonie di Gerardia savaglia, alcune di colore bianco altre di colore giallo intenso, è una continua emozione. Il percorso ci porta a scendere fino ai -40 ma per un motivo: degli anfratti e spaccature sono sempre occupate da gigantesche aragoste, una vicina all’altra. Pochi istanti per ammirare e si prosegue si passa in mezzo ad una spaccatura fra gorgonie e la parete si trasforma. La biocenosi cambia totalmente, ora la parete è completamente ricoperta di Gorgonie gialle (Eunicelle cavolini) e tra gli anfratti musdee di ogni dimensione. Qua e la, ancora “rami” di Gerardia savaglia e poi è il momen-


to dei Parazoanthus delle spugne Verongia e di migliaia di Anthias. Siamo al tredicesimo minuto e fino ad ora l’immersione, ha regalato la possibilità di osservare un ambiente meraviglioso. E’ il momento di dirigersi verso la cima guida del pedagno, la parete ora si spoglia quasi di tutto, come ad indicare la fine dell’immersione. Ma non è così... è qui che l’immersione e l’ambiente ci offre un ulteriore opportunità: la possibilità di osservare una colonia di Gerardia savaglia (Falso corallo nero) dalle enormi dimensioni, (alla base un diametro di 12 centimetri). Un spettacolo, che rende l’immersione veramente unica. Quindicesimo minuto pochi metri e troviamo la cima guida, pronti per iniziare la risalita.

L’immersione prevede >In acqua:

Guida Subacquea Tecnica Marlin, stazione decompressiva e/o bombole di fase (Ean 40) >In superficie: numero 1 o 2 Assistenti Tecnici di superficie, dotazioni di sicu rezza per immersioni, supporto logistico a terra. >Imbarcazione: gommone 9 mt. non vincolato da ancoraggio.


2500 anni

possono permettere di indagare sui cambiamenti

climatici che si sono verificati alle Tremiti

Gerardia savaglia (Savalia savaglia)

comunemente chiamato

“Falso corallo nero”

Il falso corallo nero è così chiamato perchè produce uno scheletro corneo di colore scuro, generalmente nerastro. Le colonie si insediano spesso su scheletri preesistenti di gorgonacei e possono svilupparsi con ramificazioni che superano abbondantemente il metro di lunghezza. La colonia somiglia ad un arbusto con la base tozza da cui si dipartono le ramificazioni. I polipi di questo esacorallo sono di colore giallo vivo e molto grandi e vistosi (2 - 3 cm di diametro), simili a quelli di Parazoanthus axinellae. E' una specie longeva ma piuttosto rara. Per questo è anche protetta da leggi internazionali. Si sviluppa nel coralligeno e su fondali rocciosi o con grossi massi, da 30 metri di profondità sino a oltre 100 metri. ?I polipi della colonia catturano il cibo prelevandolo dalla corrente che li attraversa.?E' una specie che si può incontrare in alcune aree mediterranee e atlantiche. Grazie alla loro lentissima crescita, possono arrivare a vivere 4.000 anni. Secondo Brendan Roark, della Texas A&M University e autore di diversi studi sulla Gerardia savaglia, la longevità di queste specie può aiutare a indagare con molta precisione i cambiamenti climatici che si sono verificati nella storia.


[ puoi vedere ]

alcune immagini dell’immersiuone sul Punto 55 nel web

CANALE MarlinTremiti

di >>

http://www.youtube.com/user/marlintremiti

e troverai...

Stralcio della puntata di

Lineablu Rai1

del 18 Settembre 2010 dedicata alla scoperta

Video realizzato da

Roberto Rinaldi

sul sito d’immersione


CANALE MarlinTremiti tanti video per scoprire mare, storia e cultura delle Isole Tremiti

I s o l e Tr e m i t i non finiscono mai di stupire


il Faro


dell’Isola di San Domino Nel novembre dell'anno 1987 il colonnello Gheddafi aveva rivendicato alla Libia il diritto di legittima proprietà delle Tremiti

per via della deportazione subita da un gruppo di oscuri cittadini libici che nel 1911 furono così costretti a soggiornarvi. Appena qualche giorno dopo arrivarono le bombe. Il faro dell’isola di San Domino, in prossimità di Punta del Diavolo, venne fatto saltare da due mercenari svizzeri, Jean Nater e Samuel Wampfler. E' quanto mai probabile che l'ordigno esplosivo di cui erano dotati fosse stato manomesso a loro insaputa, tanto da coinvolgerli nello scoppio in modo da non lasciare scomodi testimoni. Fatto sta che Nater rimase ucciso dall'esplosione, mentre invece Wampfler, soltanto ferito, venne arrestato e condannato. Stranamente ottenne tuttavia il "comodo" beneficio degli

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arresti domiciliari. Guarda caso, proprio vicinissimo alla frontiera con la sua Svizzera, in Valle d' Aosta. Gli riuscì quindi fin troppo facile “scomparire” misteriosamente dopo qualche mese, volatilizzandosi oltre confine. Di quell’intrigo – un altro mistero inquietante - non si scoprì più alcun particolare. Dell’intero caso non si seppe mai altro. Fin d’allora il faro è abbandonato.

L’Ultimo Guardiano del Faro

Menicu Calabrese, in quel triste mese di novembre dell’ottantasette, pur trovandosi assente al momento dell'attentato, abitava proprio lì. Fin dal 1959 faceva ancora il fanalista. Dentro la piccola casa che fiancheggia il faro aveva vissuto per molti anni con i suoi cinque figli. Anche suo padre, suo nonno e il padre di lui praticavano lo stesso mestiere. Tutti erano guardiani del vecchio faro di San Domino. Nelle ore libere curavano all’esterno un orticello coltivato a peperoni e melanzane.


i

Fari

nella storia Dalla prima torre costruita sull'isola di Pharos, in Grecia, di fronte ad Alessandria, tre secoli prima di Cristo, considerata una delle sette meraviglie del mondo e da cui i signori della notte presero il nome, al mitico colosso di Rodi, il gigantesco simulacro di un dio all'ingresso del porto dell'isola che teneva in una mano un braciere ardente, (quasi un antenato della Statua della Libertà a New York) la storia dei fari prosegue nel tempo. Si sa che fino dai tempi dei Romani grandi fuochi venivano accesi sulle sommità delle colline prospicienti i porti per indicare la via alle navi, mentre nel Medio Evo erano già semplici torri in cima alle quali veniva acceso un fuoco, spesso tenuto in vita da confraternite religiose, fino ad arrivare al 1800, il secolo della farologia, in cui la maggior parte dei fari, in Italia e nel mondo, vengono costruiti e diventano sempre più luminosi, grazie anche al fisico francese Augustin

Fresnel ( 1788-1827 ), che mise a punto un sistema di lenti, tutt'ora usato e che da lui prende il nome, che concentrando tutta la luce al centro, potenziava al massimo la fonte di luce che è stata ad olio, a gas di acetilene, fino ad arrivare alle moderne lampade alogene da 1000 Watt. Nei tempi antichi l'uso di tenere accesi dei fuochi sulle coste pericolose per indirizzare i naviganti verso un porto sicuro aveva, alle volte, dei risvolti drammatici. Dei personaggi di pochi scrupoli usavano spostare i fuochi in punti tutt'altro che sicuri, dove la costa era più rocciosa e pericolosa, facendo così naufragare le navi per poterle depredare. Non era difficile che succedesse e sopratutto nelle notti di tempesta questi corsari erano in attesa di poter mettere in atto il loro piano e avevano quasi sempre successo. Questi saccheggi andarono avanti fino all'inizio del XIX Secolo. In certi paesi nordici se ne parla ancora adesso e


queste storie fanno parte del folklore locale. Forse è stato questo il motivo che ha spinto a costruire torri in muratura, anche se il fenomeno non è cessato I fari hanno una loro personalità, sono diversi una dall'altro nel loro aspetto esteriore, sono collocati in posizioni strategiche, su dirupi rocciosi, su piccole isole semideserte, su basse coste frastagliate, ma sopratutto la loro luce è diversa. Ogni faro ha un suo segnale ben preciso, ed è in base a questo segnale che il faro viene riconosciuto dal navigante che cerca la via nella notte. Lampo, eclissi, eclissi lampo ..... così all'infinito. I fari sono monumenti antichi, molti risalgono ad epoche lontane, i più recenti sono stati costruiti nei primi anni del 1900 ed hanno quindi già più di cent'anni, ma, sopratutto, i fari non verranno più costruiti, non ce ne saranno mai dei nuovi, sono quindi il ricordo di un'epoca passata che non tornerà più.

Quante storie potrebbero raccontare i fari ! Di terribili tempeste che li squassavano alle fondamenta, di salvataggi, di naufragi e, ma c'è un altro aspetto dei fari poco conosciuto, ma altrettanto affascinante : IL MISTERO. Forse perché si trovano sempre in zone isolate e selvagge il pensiero corre a presenze misteriose che li abitano, sarà per via del vento che sibila su per le scale a chiocciola, per il rumore delle onde ai suoi piedi, o per il tamburellare della pioggia sui vetri ...........forse si tratta di vecchi guardiani finiti in mare nel tentativo di un salvataggio, o di uomini e donne morti di solitudine, lontani da tutto. Ma la storie più belle le racconta quel fascio di luce che spazza il buio della notte, quel fascio che lambisce il mare, che dice al marinaio che lì c'è un pericolo da evitare, e che da lì può arrivare al porto e alla salvezza.


Subacquea... che passione

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Isole Tremiti UNDERWATER

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Franate, secche, grotte e pareti che si spingono gi첫 nel blu profondo ricche di vita, colore e frequentate da ogni specie di vita pelagica. Sono oltre 30 i siti d'immersione.


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L’importanza di farsi conoscere Con noi diritti all’obiettivo

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i Piratidi Omis anno

1334

saccheggiano le Tremiti di Lanfranco Tavasci

La fonte più abbondante per questo periodo è la Accuratissima Descriptio del canonico lateranese Benedicto Cochorella manoscritta nel 1408 che ci descrive come la permanenza cisterciense sull’isola fu intensa ma breve e terminò nel sangue, nel 1334


Vademecum per le Tremiti

di Lanfranco Tavasci e Marco Squarcini

1255-1334

la Parabola Cistercense

...In poco tempo, racconta Cochorella, “i monaci Cistrciensi diventano famosi per la loro santa vita,

e parimenti molti cominciano a pensare che stiano raccogliendo tesori di oro e d’argento e altre

ricchezze. Infatti tante persone si recavano nel-

l’isola per devozione, facevano omaggio alla sta-

tua della Madonna, lasciavano le loro offerte e rientravano a casa”. In realtà la disponibilità di

risorse finanziarie è resa ben evidente dall’impegno edificatorio dei cisterciensi: integrazione delle

fortificazioni col supporto angioino, estensione del

convento, ristrutturazione del presbiterio della chiesa abbaziale che viene ricondotto allo stile

francese nel modo e dimensioni che ancora oggi

ammiriamo. Ma soprattutto, bon gré mal gré,

Tremiti deve accettare la servitù della flotta angioi-

na dell’Adriatico: ruolo – come si strenne dimostrato presto – assolutamente rischioso. Tutta questa animazione non sfugge evidentemente ai

dirimpettai pirati di Spalato, anzi di Almissa, una

cittadina di slavi cattolici premuti dell’interno dal-

mata verso il mare dai sommovimenti delle etnie

balcaniche. Per non parlare degli slavi musulmani. E da qui godiamo il racconto di Cochorella. “Crebbe per i dintorni la fama che questo tempio

fosse pieno zeppo di oro e gemme e ogni genere

di ornamenti. Sentite raccontare queste meravi-

glie, alcuni abitanti della città di Almissa (Omis), a pochi chilometri da Spalato di Dalmazia, spinti

non certo dalla pietà ma dall’avidità di ricchezza, decisero di mettersi per mare, navigare fino

all’isola e di portar via tutto quello che si poteva

arraffare. Peraltro quasi tutti gli uomini di quella città, come si diceva da tutte le parti, vivevano di


da Omis

(Almassia)

la fine dei Monaci Cistercensi

pirateria e infestavano atrocemente il mare

questo modo, accolgono con pietĂ e umanitĂ le

nel porto e pensano come fare per salire fino al

senza vita e in processione, preceduti dalla croce

Adriatico. Allestiscono una biremi, fanno vela verso gli scogli di Tremiti, entrano tranquillamente cenobio. Fingono che uno dei compagni sia morto

per il mal di mare e che gli si voglia dare sepoltura cristiana. Lo rassettano dentro a una specie di

cassa da morto, e stendono sul fondo pugnali e spade. Sistemato tutto il marchingegno, due di

loro salgono dai frati e fingendo la massima devozione, con preghiere insistentissime, chiedono che si celebrino presso di loro le esequie e che il

defunto venga accolto nella loro sepoltura. I religiosi, convinti facilmente che le cose stessero in

preghiere dei supplici; senza sospettare alcuna

frode scendono alla riva dove si trova il corpo e in fila due per due, sollevano il feretro e lo por-

tano dentro la chiesa. Dietro di loro venivano gli empi macchinatori di sacrilegio, uomini dei piĂš perfidi, col volto mesto del futuro assassino, a

capo chino e traendo dal petto i piĂš alti sospiri per

il compagno fintamente defunto. CosĂŹ, deposta la cassa al centro del santuario, i religiosi disposti attorno celebravano le esequie, quando al momento opportuno, accordandosi con delle

occhiate a un cenno convenuto precedentemen-


te, aperta la cassa il creduto morto salta fuori e d’un tratto impugnate le spade si slanciano contro i santi uomini, li assalgono e

come lupi rapaci massacrano le pecore indifese li uccidono infliggendo loro ferite mortali”. Qui l’umanista Cochorella inserisce una

appropriata citazione di Lucrezio, che sorvoliamo. “Così, trucida-

ti quasi tutti, tanto i frati quanto i loro servi, tingono del rosso sangue di monaci il pavimento di tutto il convento. Quindi si volgono alla predazione degli oggetti sacri; fatto a pezzi tutto ciò che era

destinato al culto di Dio o all’ornamento del tempio, portano via il mobilio rimanente, distruggono, trascinano, e dilagando per tutto

l’edificio avidi di preda lo spogliano e niente rimane dietro di loro

se non le mura nude. Gli oggetti che a peso non potevano portar

via facilmente, li distruggono a ferro e fuoco, guardando bene in tutto il convento eccetto che nella parte della chiesa dove si trova

l’altar maggiore. Non so perché lo risparmiarono: se perché mancava loro il tempo, o perché furono presi da un timor sacro”. Spesso – Cochorella si ferma a ragionare – i serial killer o i sac-

cheggiatori più efferati a un certo punto si arrestano: sarà un cenno di Dio? Fatto sta che la mancata profanazione dell’altare

lascia questo tempio ancora pienamente officiabile, e magari in futuro qualcuno per devozione alla Beata Vergine avrebbe potuto

restaurarlo. E pensa a se stesso, effettivamente, e ai suoi confratelli Canonici Lateranensi che, nel momento in cui scrive, hanno recuperato al primitivo splendore e devozione l’edificio sacro. Ma la storia dei corsari non finisce qui!

“Dopo aver distrutto e portato via tutto, dopo aver sfondato e

semidistrutto il monastero, rallegrandosi dalla nobile preda e dell’impresa compiuta, tornano a casa: felici al massimo, vantandosi alla grande del bottino ricco. Ma senza sapere, sventurati, quali

ritorsioni e quali flagelli il giusto Iddio avrebbe loro inviato per la nefandezza di questo delitto. Infatti la vendetta divina imperversa subito non solo contro gli autori e complici della scelleratezza, ma

contro l’intera popolazione, e contro i discendenti fino ad oggi. Dal

giorno in cui dall’isola rientrarono alle loro case mai più terreno, mai più vigna, mai più oliveto, mai più campo raggiunse la sua fertilità.

Da allora la grandine violenta distrugge i loro poderi, o la canicola estiva li brucia, o per la mancanza d’acqua si sbriciolano come

brina sciolta. Nessun frutto giunge a maturazione sugli alberi:


cadono tutti ancora acerbi; le spighe non si riempiono di semi, né germina erba

sufficiente per le pecore. Le loro donne subiscono aborti, o partoriscono figli storpi e deformi, o gobbi, o muti, o ciechi. L’indice di mortalità è diventato assai

più alto che prima”. Effetto anche, dice Cochorella, della scomunica e dell’anatema, che si trasmette sui figli e nipoti proprio come una successione eredita-

ria. E a questo legame restarono avvinti gli abitanti di Almisio per un secolo e oltre.

L’unico modo per liberarsi dai fulmini ecclesiastici era di andare a Roma a chiedere al Papa di togliere la scomunica. E così decidono: “Inviarono a Roma un sacerdote della loro parrocchia per negoziare l’assoluzione in cambio di un impegno collettivo. Il sacerdote compì il suo incarico col massimo scrupolo e

ritornò ad Almisio recando con sé la benedizione apostolica. Il peggio fu quando chiese ai parrocchiani di riavere indietro i soldi che aveva speso per ottenere la grazia.

Del tutto ingrati e indegni di tanto beneficio, non solo non gli restituirono i suoi

soldi, ma, rivoltandosi contro al loro pastore, lo percossero turpemente, lo feri-

Omiski gusari rono e lo uccisero. E così, rimasti nella sentenza di maledizione, sono corsi incontro alla propria rovina”.

Una sola, piccola chiosa: a tutt’oggi nella parrocchiale di Almissa pare si vene-

ri un crocifisso d’argento incastonato di pietre preziose, ex-voto offerto dai corsari...


Omis è una piccola città e porto della Dalmazia centrale,

situata tra Spalato e Makarska alla foce del fiume Cetina.

Oggi

Attraverso i secoli (1130 al 1450) Omis fu da sempre conside-

rata un malfamato nido di pirati e tra i più pericolosi di tutto il Mediterraneo. Le tracce della storia burrascosa di Omis sono visibili ad ogni passo della Riviera. L’antica città di

Omis, le chiese e le fortezze che la circondano rappresentano le silenziose testimonianze di pietra del potere e della fama dei famigerati pirati di Omis.

Oggi, Omis è il centro di una riviera turistica di notevole bel-

lezza, situata nel cuore dell’Adriatico è tra le localià più attive nel panorama turistico Croato.

La


cittĂ di Omis Almassia


La Storia dei Pirati di Omis (Almassia)

Omiski gusari

Al culmine della loro potenza, i Pirati di Omis furono i più potenti e temibili in tutto il Mediterraneo. Nei XII° sec. e XIII° sec. Omis (Almassia) fu governata dai duchi Kacics, i capi veri dei pirati. I duchi dalla famiglia Kacic: Malduk, Toljen, Pribislav, Osor erano i padroni del mare Adriatico, così potenti che le città di Dubrovnik e Kotor furono costrette a fare accordi con loro per non essere attaccate. Nel XIII° sec. anche Venezia dovette scendere a patti con i pirati di Omis per potersi garantire la libera navigazione e commercio nel Mare Adriatico. I Pirati di Omis per più di tre secoli governano indisturbati il Mare Adriatico, fino a quando l'anno 1420 tutta la Dalmazia, ad eccezione di Omis, cadde sotto il dominio della Repubblica di Venezia, la più potente forza navale di quei tempi. Circondati dal nemico e lasciati completamente soli, i pirati di Omis si difesero per 24 anni, poi caddero anche loro nelle mani di Venezia. L’anno 1444 segna la fine della pirateria in Adriatico. i Pirati di Omis erano marinai e costruttori navali straordinari, famosi per la loro Sagittas (la Freccia), un particolare tipo di nave, costruita per l'attacco veloce e il recupero ancora più veloci in sicurezza della foce del fiume Cetina. Grazie alla sua posizione e il coraggio dei suoi abitanti, Omis era praticamente inespugnabile a tutti gli invasori. Anche i Turchi, che hanno conquistato tutto il sudorientale non sono mai riusciti a sconfiggere i Pirati di Omis.

Sagitta


Tre secoli

di scorribande, saccheggi e distruzione 1145. 1167. 1180. 1190.

1200. 1208. 1220. 1221. 1226. 1228. 1228. 1236. 1241. 1273. 1277. 1278. 1280. 1294. 1331.

Povlja, Isola di Brac - Monastero benedettino, costruito tra la fine del IX° sec. e l'inizio del X° secolo, fu devastata nel 1145 dai pirati di Omis. Duke Nikola Kacic segnò un trattato di pace con i mercanti di Kotor. Il trattato fu presto rotto. Arnir Arcivescovo di Costantinopoli viene lapidato a morte in Omis.

Kacics scrive un trattato con Dubrovnik. Questo trattato fu ben presto rotto.

Komiza, isola di Vis - I Benedettini spostato il loro monastero da Bisevo alla Chiesa di San Nicola a causa della minaccia di un attacco dei pirati diOmis Venezia sottoscrive un patto con i pirati di Omis per garantire la libera navi gazione e commercio nel Mare Adriatico.

I pirati di Omis attaccato Navi Crociate che si dirigevano verso la Palestina.

Papa Onorio III ordina una crociata contro i pirati di Omis. Pirati vincono la guerra. Duke Toljen Kacic saccheggiano i dintorni di Spalato.

Papa Onorio III iordina un'altra crociata contro i pirati di Omis. Pirati perdono la guerra, ma la pirateria continua.

Splitska, Isola di Brac - La chiesa di S. Maria fu distrutta dai pirati di Omis. Venezia e Dubrovnik firmano un'alleanza contro i pirati di Omis.

Isola di Solta - Le chiese, così come i villaggi furono gravemente danneg giati quando il Duca di Omis, Osor Kacic ei suoi pirati invasero l'isola. I pirati di Omis derubato Henry, Vescovo di Cefalonia.

Nerezisca, Isola di Brac - Quest'anno è noto in Nerezisca per l'attacco dei pirati che distrussero edifici e gli antichi archivi. Isola di Brac fu saccheggiata e catturata per la prima volta da pirati di Omis.

Sucuraj, isola di Hvar - Il Monastero dei frati eremiti di Sant'Agostino, viene bruciato dai pirati Omis. Povlja, Isola di Brac - I pirati di Omis saccheggiato di nuovo il monastero Povlja. Isola di Hvar - Chiede la protezione delle repubblica di Venezia per difen dersi dai famigerati pirati di Omis.

1334. Isole Tremiti - I Pirati di Omis saccheggiano il monastero di San Nicola 1335-1440 1444

Ancora Saccheggi e distruzione

La fine dei Pirati di Omis


nelWeb

Non è una guida; non è una storia; non è una spinta a visitare. È quello che dice il nome: una cosa da portare con sé. Contiene dei racconti, delle riflessioni, delle spiegazioni. Ma con un taglio particolare: ognuno di questi testi è collocato in un luogo preciso dell’una o dell’altra isola. Il punto è indicato, volta per volta, e si vorrebbe che lì avvenisse l’incontro con il testo e con il luogo. Come contrappunto visivo allo scorrere del testo abbiamo invitato gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Foggia, con i loro professori, ad esercitare la fantasia creativa con la materia di espressione artistica più congeniale a ciascuno. Le opere sono state presentate in una mostra che i Foggiani hanno potuto visitare; quelle riprodotte si sono trovate meglio consonanti con lo spirito del testo – che peraltro i giovani artisti conoscevano appena sotto forma di intenzione. Quanto alla annosa collaborazione tra me e Marco Squarcini, di cui era stato pronubo il compianto Aldo Chiappe, essa si toglie quest’anno il peso di manifestare graficamente ciò che appartiene a me e ciò che proviene da Marco. Tutti e due rispondiamo di tutto.

TERRE FOGGIANE

LANFRANCO TAVASCI e MARCO SQUARCINI

Vademecum per le Tremiti Edizioni Gema


inLibreria Autore: Donatella Langiano, Edoardo Agresti Editore: Polaris Edizioni Data pubblicazione: Luglio 2010 Tipo: Guida Pagine: 155 Formato: 13x21 Categorie: Guide per Viaggiare Prezzo: 19,00 €

Una guida turistico culturale che mira a far conoscere due realtà poste in ambiti regionali differenti ma fortemente legate tra loro dal collegamento marittimo che le unisce.

Termoli con il suo antico borgo marinaro, i caratteristici vicoli stretti e l’affascinante sistema della pesca al Trabucco diventa così una piacevole sosta prima di partire alla volta delle Isole Tremiti, dove leggenda storia e mito si fondono in un mare blu cobalto.

Qui, l’isola di San Nicola è testimone della sua storia, iniziata con la necropoli greco romana per continuare, in un susseguirsi cronologico di eventi, con l’insediamento dei tre diversi ordini monastici e la realizzazione dell’abbazia fortezza, monumento tra i più enigmatici della Puglia medioevale e giunta a noi in perfetto stato conservativo.

La più selvaggia isola di San Domino, invece, con i suoi sentieri ombreggiati dai pini d’Aleppo e le sue innumerevoli cale, anfratti e grotte offre al viaggiatore un totale contatto con la natura e momenti di pieno relax. Completano il testo cartine geografiche, disegni e mappe dei percorsi consigliati nonché informazioni utili per itinerari di visita a piedi, canoa e barca, per consentire così una perfetta organizzazione del proprio viaggio.

Inoltre le immagini del fotografo Edoardo Agresti ne fanno un volume piacevole anche per una rilettura successiva: esse colgono infatti l’essenza dei luoghi, permettendo al turista viaggiatore di sentirsi ancora parte del viaggio stesso.


novitĂ 2011 Alla scoperta di un Mare antico:

destinazione Isole Tremiti


del documentario dal titolo “Allascoperta di un Mare antico: destinazione Isole Tremiti”. Nato dalla produzione di Ideavideo e Marlintremtii, il documentario avrà un format per la TV e come obiettivo il far scoprire e valorizzare le Isole Tremiti e il suo paesaggio unico, sintesi di un processo storico-culturale, del lavoro dell’uomo e della natura.

Tre gli argomenti per raccontare l’unicità dell’arcipelago: la geologia , la storia e l’ambiente sottomarino. Gli argomenti si susseguiranno attraverso immagini e relative interviste a ricercatori scientifici che approfondiranno ogni singolo argomento attraverso la descrizione di alcune particolarità mai trattate fino ad oggi, grazie anche alle recenti scoperte che renderanno sempre più affascinate il filmato e unico l’arcipelago. 1. 2.

3.

Le formazione geologiche delle isole e le grotte sommerse; come si sono for mate, quan to tempo fa, il ruolo del mare, le particolarità morfologiche (per es. gli archi della Secca di Punta Secca a Caprara) La storia attraverso le testimonianze del passato e i misteri dei relitti sommersi. Un affa scinante viaggio tra archeologia e tecnologia tra ipotesi e certezze. Lo stupefacente mondo sottomarino, testimone dello scorrere degli eventi che hanno segnato l’evoluzione dell’arcipelago. Ma non solo: grazie alla recente sco perta di un corallo di 2500 anni si cercherà di ricostruire gli effetti climatici a cui le Isole Tremiti sono state sottoposte.

Temi diversi, tecniche di ripresa e montaggio innovativi renderanno il documentario accattivante, con l’obiettivo di informare, emozionare e suscitare l’interesse all’approfondimento, anche grazie agli esperti intervistati.

documentario

Sono iniziate le riprese


MARLIN


i

colori del 2011

Tante soluzioni per ogni Vostro desiderio richiedi i cataloghi info@marlintremiti.it



Robot

sbarcano alla Tremiti

per l’espolarazione sottomarina

del Prof. Ing. David Scaradozzi


Robot alle Tremiti

La robotica marina trova oggi vaste applicazioni nello studio del mondo marino, in attività di monitoraggio ambientale, nella sicurezza dei traffici marittimi, nell’organizzazione tecnologica della cantieristica, nonché nell’àmbito delle riparazioni navali, della logistica portuale e dell’archeologia subacquea. Robot vengono inoltre impiegati in aree offshore per la costruzione e manutenzione di oleodotti e gasdotti, deposito di fibre ottiche, esplorazione dei fondali alla ricerca di materie prime o in attività di ecotomografia marina. Alle Isole Tremiti, la collaborazione sinergica tra Marlintremiti e l’Università Politecnica delle Marche - Dipartimento Robotico, (nata nel 2006) i Robot sottomarini vengono impiegati sia nel campo dell’archeologia subacquea sia nel campo della biologia marina. Molti i progetti di ricerca e documentazione portati a termine con importanti risultati e che hanno visto la partecipazione e collaborazione della Soprintendenza dei Beni Archeologici per la Puglia e dei Carabinieri Subacquei di Bari.

Il mare, al pari dello spazio, rappresenta la frontiera per l’espansione dell’habitat umano e per la ricerca di nuove risorse per la crescita economica. Al contempo, è necessario assicurare uno sfruttamento che sia sostenibile, cioè ecocompatibile. La ricerca nel campo della robotica sottomarina può contribuire a questo scopo.


Alcune immagini di fotomosaico digitale eseguite su alcuni siti archeologici alle Isole Tremiti Le immagini sono state ricavate da elaborazioni di centinaia di foto scattate da fotocamere applicate sul ROV

Da queste rappresentazioni bidimensionali, con programmi specifici si può passare a rappresentazioni digitali tridimensionali


I progressi nel campo dell’ingegneria hanno reso disponibili nuovi strumenti che permettono di facilitare l’esplorazione di luoghi prima inaccessibili. L’evoluzione dei mezzi a disposizione dell’uomo ha reso possibile la ricerca in un campo dove prima avveniva solo tramite sensori esterni. Uno dei più interessanti luoghi di frontiera è l’oceano sia per la presenza di materie prime non ancora sfruttate sia per l’ecosistema che lo caratterizza. In appoggio alla ricerca oceanografica e marina in genere, si è andata sempre più sviluppando una fiorente industria fornendo diversi mezzi tra i quali i ROV (Remotely Operated Vehicle). Queste unità, pilotate a distanza mediante collegamento a cavo ed in grado di operare anche a grandi profondità, devono il loro successo alla grande varietà di applicazioni e mansioni che possono ricoprire nei diversi settori (geologia, biologia, scienze ambientali, energia, archeo-

logia, ecc.) (vedi Figura 1). La parola ROV è l’acronimo di Remotely Operated Vehicle, cioè veicolo azionato a distanza. Anche se letteralmente ha un significato molto ampio, la classe racchiude tutti quei mezzi sottomarini, senza equipaggio, alimentati e pilotati via cavo (ombelicale) dalla nave di appoggio (supply vessel), muniti di motori idraulici (thrusters) ubicati in maniera da dare un'ottima manovrabilità. Il ROV è poi dotato di una serie di sistemi ottici (videocamere e macchina fotografica) e strumentali (altimetro, profondimetro, sonar panoramico, etc.) che permettono una completa conoscenza di ogni condizione circostante; possono inoltre esseri installati utensili (bracci manipolatori, pompe a pressione, frese)(vedi Figura 2). Negli ultimi decenni, le nuove imprese dedite allo sfruttamento delle risorse del mare, si sono sempre più


i ROV

Remotely Operated Vehicle

orientate verso questi particolari veicoli sottomarini che hanno elevata robustezza e spese di gestione contenute in relazione a tutte quelle situazioni in cui l’intervento dell’uomo è difficile o addirittura pericoloso. Quest’ultima è la qualità cui i ROV devono maggiormente il loro successo: la possibilità per l’uomo di intervenire e lavorare in condizioni estreme senza per altro mettere a repentaglio la propria vita. Ecco perché i ROV hanno sostituito progressivamente sommozzatori e sottomarini con equipaggio in moltissime attività di survey o supporto a lavori, specie in alti fondali, diventando strumenti indispensabili per chi abbia a che fare con il mare.


RIFERIMENTI STORICI

Il primo ROV fu prodotto con molta probabilità nel 1953 negli Stati Uniti d’America dalla Rebikoff, una compagnia che costruiva veicoli d’immersione, chiamato POODLE fu utilizzato per localizzare i relitti delle navi. La comparsa dei primi manipolatori sottomarini è avvenuta attorno gli anni ’60, questi erano enormi e richiedevano molta manutenzione al fine di garantire la tenuta.

Un esempio di questi primi manipolatori è l’OMEGA . Nel 1966 CURV, un veicolo della Marina americana, assistette al ritrovamento di un certo numero di bombe ad idrogeno che inavvertitamente furono sganciate dagli americani nell’Atlantico non lontano dalla Spagna. Il potenziale di questi veicoli sottomarini fu dimostrato nel 1973 quando il CURV3 assistette al drammatico salvataggio, di un sommergibile della classe Pisces, a 480 metri nelle acque appena fuori l’Irlanda. Gli anni dal 1973 al 1978 furono dominati da sommergibili a batterie completamente autonome, operanti in due modalità distinte: “diver lockout” e “observation”. Nella modalità “observation” questi sommergibili, guidati manualmente in superficie da un tecnico specializzato, furono utilizzati per lavori generali d’intervento e di rilevamento, cioè nello stesso modo in cui i ROV sono utilizzati oggi; nella modalità “diver lockout” furono utilizzati invece come mezzi di trascinamento allo scopo di aiutare i sommozzatori nel trasporto di materiali. In questi stessi anni si vide parallelamente un enorme sviluppo di sistemi di computer e tecnologie elettroniche e questo produsse una forte sinergia con l’industria dei ROV, tanto da provocarne, dopo il 1977, un boom di produzione e utilizzo anche nei settori civili.

OMEGA

1960


RCV 225

1977 2010

Il primo veicolo moderno a galleggiamento neutro, costruito per compiti di ispezione subacquea è stato l’RCV 225 (dove RCV sta per Remotely Controlled Vehicle), della Hydroproducts Inc. di San Diego, California.

Esso è dotato di luci e telecamere e può lavorare fino a profondità di circa 400 metri; quattro thruster provvedono alla traslazione ed alla rotazione del veicolo. Con il sostegno della Marina Americana, il TROV (della ISE), lo SCORPIO (della Ametek) e l’RCV225, furono introdotti anche nel settore commerciale e, per questo motivo, la loro struttura venne riprodotta nel modo più economico possibile. L’impiego iniziale dello SCORPIO fu come unità trova mine, mentre l’RCV225 fu disegnato con una sagomatura sul fondo del diametro di circa 53 centimetri per essere appoggiato sopra un tubo dello stesso diametro e con lo scopo di rivelarne eventuali danneggiamenti. Nel 1974 i ROV in utilizzo erano circa 20, principalmente per uso militare o scientifico; nel 1978 aumentarono a 100 e divennero oltre 2000 nel 1994 erano in commercio più di 150 modelli disponibili, prodotti da circa 60 industrie. L’unica flessione nella produzione di ROV è stata nel 1985 quando crollò il prezzo del petrolio e divennero poco remunerative ricerca e trivellazione di eventuali giacimenti petroliferi sul fondo del mare. Oggi il mercato dei ROV è ritornato ad essere in grande espansione soprattutto per la continua sinergia con le tecnologie elettroniche come la telemetria a fibre ottiche, sistemi televisivi ad alta definizione, sensoristica di precisione ed altri strumenti d’ausilio al lavoro in immersione.


STATO DELL’ARTE

La convertibilità è una delle caratteristiche fondamentali richieste all’industria dei ROV. Questi devono poter operare in diversi ambienti con morfologie diverse e devono poter garantire diverse modalità d’impiego. Il fatto che una singola unità può, con poche modifiche, variare completamente l’assetto porta a una difficile classificazione dei modelli. Per esempio, la Slingsby Engineering produsse un veicolo (il TROJAN) con funzione d’intervento e di supporto alle trivellazioni; una sua versione modificata però, conosciuta come CHALLENGER, era utilizzata per l’ispezione di piattaforme e per la loro ordinaria manutenzione. Una minimale classificazione può essere portata nella suddivisione dei modelli in due principali classi [3]: ROV a basso costo (LCROVs) e ROV di dimensioni e peso medio-grandi LCROV

I veicoli appartenenti alla prima classe, quella degli LCROV (Low Cost Remotely Operated Vehicle), essendo piccoli sono individuabili per il fatto di non avere bisogno di raffinati sistemi di lancio e di recupero. In alcuni casi una o due persone sono sufficienti a provvedere al posizionamento in mare del veicolo. Nella figura 5 è riportato il PHANTOM S2 costruito dalla Deep Ocean Engineering di San Leandro, California di proprietà del Dipartimento di Ingegneria Informatica, Gestionale e dell’Automazione presso l’Università Politecnica delle Marche. Il Phantom è stato potenziato dal gruppo di ricerca di cui l’Ing. David Scaradozzi fa parte e ne è pilota ROV al fine di renderlo autonomo nelle ispezioni e nella raccolta dati. Le dimensioni di un LCROV si aggirano attorno al metro e mezzo di lunghezza e al mezzo metro di larghezza; il peso non supera mai i 100 Kg; la massima profondità raggiungibile dipende dalla lunghezza del cavo a disposizione: il modello usato ha 75 metri di cavo ombelicale. Questa classe di ROV è principalmente utilizzata per l’osservazione in immersione a scopo d’ispezione e pertanto essi sono forniti di strumentazione per il rilevamento visivo tipo tele-

camere subacquee, macchine fotografiche, ecc. (nel Phantom S2 è montata una telecamera subacquea modello CV730-PDC prodotta dalla COSTAR; attraverso essa è possibile trasmettere immagini su una console predisposta all’osservazione e alla guida del veicolo o su un Personal Computer).

Ultimamente questi veicoli vengono utilizzati anche in archeologia, geologia, biologia o in tutta quella scienza che studia in modo particolare l’ambiente marino al fine di monitorarne lo stato d’inquinamento. In quest’ultimo caso, infatti, dotandoli di strumenti adatti a prelevare campioni di acqua o campioni di sabbia dei fondali, è possibile fare valutazioni di impatto ambientale vicino a condotte sottomarine o vicino a estuari di fiumi. Il vantaggio di avere inoltre dimensioni contenute, permette ai LCROV di penetrare in posti il cui accesso sarebbe altrimenti impossibile o comunque complicato. Di questa categoria inoltre fanno parte anche i MiniROV tipo il Pro4 della VideoRay, azienda leader in questo campo (Figura 5b). Una situazione di questo tipo è rappresentata dall’ispezione interna di condotti in centrali idroelettriche, in impianti di depurazione dell’acqua, in centrali nucleari, ecc. al fine di rilevare e prevenire guasti alle strutture.

Rov medio-grandi

Nella seconda classe troviamo i ROV di dimensioni e peso medio-grandi, utilizzati principalmente per lavori di supporto a trivellazioni petrolifere, supporto a costruzioni subacquee, pulizia piattaforme, movimentazione di materiale sui fondali, ecc. Tra questi si può citare il RECON IV della Perry Oceanographics (figura 6a) e il DOLPHIN 3K, costruito in Giappone dalla Mitsui Engineering and Ship Building Co. (figura 6b). Questa classe di ROV di solito è equipaggiata da una o più telecamere e da uno o più manipolatori. Hanno un peso piuttosto elevato (3500 Kg per quel che riguarda il DOLPHIN


Il Pilota di ROV (Remotely Operated Vehicle) è un tecnico specializzato nella guida di robot sottomarini teleguidati.

Lavora nel campo dei lavori sottomarini che possono spaziare in settori anche molto diversi fra loro: dagli impianti di estrazione e trasporto petrolifero (oleodotti), alla posa di cavi sottomarini, alla ricerca archeologica o scientifica e nella ricerca e recupero di relitti, conseguenti a incidenti aerei o navali, a volte anche per il recupero di scatole nere o di salme.

Oltre alla guida, il pilota ROV attende anche alla manutenzione e alla riparazione del ROV per eventuali problemi di natura elettronica, oleodinamica o meccanica. Infine il Pilota ROV fornisce continua consulenza ai produttori per la miglioria dei sistemi ROV impiegati e per la sperimentazione di nuovi apparati.


3K) e possono raggiungere profondità anche molto elevate (oltre i 6000m). La presenza del cavo di collegamento tra il veicolo e la nave d’appoggio comporta problemi di controllo non indifferenti. D’altra parte questo consente al mezzo sottomarino di ricevere e trasmettere informazioni, nonché di essere alimentato dalla nave senza doversi trasportare fonti di energia; ciò lo rende capace di rimanere in immersione per un tempo teoricamente infinito, senza dover perdere tempo a riemergere per rifornirsi di carburante.

Rov di grandi dimensioni

NOAA Ocean Explorer: R.M.S. Titanic Expedition

il sistema di controllo remoto del ROV nella spedizione della NOAA sul Titanic


CUSTODIE CONSUMER CUSTODIE FOTO MICROCAMERE ACCESSORI

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UNA CUSTODIA PER SEMPRE

CUSTODIE PROSUMER


All’inizio degli anni Ottanta, precisamente nel 1981 e nel 1982, si sono svolte nelle acque delle Isole Tremiti alcune campagne di scavo sul relitto romano delle Tre Senghe, volute dalla Soprintendenza archeologica della Puglia, dopo un sopralluogo effettuato nel settembre del 1980.


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^ particolare del fasciame del relitto delle Tre Senge < anfore superficiali ormai concrezionate - portate in superficie


a Caccia di

Tesori


Leggende

Sappi che la storia tramanda veri ritrovamenti di tesori. Sotto la guida di letture romanzesche...

...giunse una volta a Tremiti un vascello con a bordo una principessa morta durante il viaggio e si dice venisse seppellita con tutti i diamanti che indossava a cavalco della roccia della Punta nord-est di San Domino, pertanto detta Punta del Diamante e del quale fatto esiste una vestigia evidente: tale ritenuto un grave sopramasso a contorno precisamente delineato, visibile dal mare. Qualcuno pure non dubitando dell'arrivo del vascello a Tremiti, ritiene che il luogo di seppellimento della principessa debbasi localizzare unicamente alla Punta della Stracciona di Caprara, il che però è messo in dubbio dalla denominazione stessa di Stracciona che non si addicerebbe per una principessa che indossa diamanti.

Tale avello, se pur vero, rimane ancora inesplorato, ma non difficile da esplorarsi essendo esattamente localizzato.



La pineta di San Domino

La pineta a pino d'Aleppo (Pinus halepensis) è una formazione arborea che si rinviene solo sull'isola di S. Domino, dove occupa gran parte della superficie dell'isola. Si tratta certamente di una vegetazione autoctona già indicata nell'antica carta delle Tremiti di Blaeu Bortier del 1724.


Le Isole Tremiti, come tutti gli ambienti insulari, rivestono particolare interesse sotto il profilo della flora e della vegetazione per le peculiari caratteristiche ambientali che si vengono a determinare. In esse si riscontra una elevata biodiversità floristica e una diversificazione della vegetazione assai notevole se rapportata alle relativamente modeste dimensioni dell'Arcipelago. Uno degli aspetti più rilevanti è rappresentato dalla presenza su S. Domino di una folta pineta autoctona di pino d'Aleppo (Pinus halepensis), spesso con esemplari prostrati e contorti dai venti marini, resa a tratti impenetrabile da un folto e rigoglioso sottobosco di essenze mediterranee sempreverdi. In una ristretta area in cui le condizioni pedoclimatiche lo consentono, la pineta evolve verso un bosco misto con il leccio (Quercus ilex) specie più esigente, accompagnata da una componente floristica caratteristica di ambiente di lecceta, con presenza di pungitopo (Ruscus aculeatus), robbia selvatica (Rubia peregrina), alaterno (Rhamnus alaternus), mirto (Myrtus communis), lentisco (Pistacia lentiscus), caprifoglio (Lonicera implexa) ecc.

Pungitopo

Mirto

Per quanto concerne la scogliera è rilevante la presenza di una tipica vegetazione fortemente influenzata dalla salsedine. Elemento tipico di questo ambiente è l'endemico limonio delle Tremiti (Limonium diomedeum), una specie tipica delle scogliere calcaree delle fasce di vegetazione soggette all'influenza delle mareggiate. Ma il vero gioiello della flora di queste isole è il ben noto fiordaliso delle Tremiti (Centaurea diomedea), un endemismo originatosi per isolamento geografico, poichè profonde trasformazioni ambientali avvenute nel Quaternario e legate alla nascita delle isole, hanno portato alla frammentazione dell'areale di una specie ancestrale, facendo sì che i popolamenti isolati evolvessero indipendentemente fra loro. Ancora degni di nota sono anche altri endemiti come la stellina di Stalio (Asperula staliana subsp. diomedea) delle Tremiti,

caprifoglio

Lentisco


recentemente individuata, e l'alisso di Leuca (Aurinia leucadea=Alyssum leucadeum), specie nota anche per le coste del Salento e delle isole dalmate. I prati alofili occupano gran parte dell'estensione di Pianosa e del Cretaccio, caratterizzati dalla presenza di una vegetazione adattata ai substrati marnoso-arenacei con elevata concentrazione salina e soggetta a periodiche sommersioni durante le mareggiate. Fra le specie più caratteristiche si rinvengono: il centauro maggiore (Centaurium erythraea), la salicornia glauca (Arthrocnemum glaucum), l'atriplice alimo (Atriplex halimus). Vaste aree delle isole, con la cessazione quasi completa delle attività agricole, sono oggi interessate dalla ricostituzione della vegetazione spontanea con formazione di praterie erbacee che evolvono verso la formazione di pseudosteppe, habitat semi-naturali di grande valore ambientale poichè caratterizzati da elevata biodiversità. Fiordaliso delle Tremiti



Gli studi Botanici alle Tremiti

Le isole Tremiti sono state oggetto di importanti studi di tipo floristico e vegetazionale. Una pietra miliare è rappresentata da un lavoro di GASPARRINI (1837) che riporta un primo elenco di 171 specie presenti sulle isole, e individua la presenza della Centaurea diomedea. TERRACCIANO (1890) dà un ulteriore contributo alla conoscenza floristica delle isole, giungendo ad enumerare 221 specie complessivamente, pubblicando i risultati delle raccolte effettuate da TELLINI (1890) che compì sulle isole anche delle ricerche geologiche. Un ulteriore impulso alle ricerche floristiche delle isole è stato fornito dal CORTESI (1909) ma il contributo più importante alla conoscenza della flora delle isole lo si deve all'opera del BEGUINOT (1909-1910) con la pubblicazione di due importanti studi frutto di ben sette anni di ricerche. Lo studio più completo della vegetazione delle Tremiti è quello effettuato da DE MARCO, VERI e CANEVA (1984), ancor oggi importante punto di riferimento per la conoscenza vegetazionale.


4 Appuntamenti per 14 partecipanti (max per crociera)

Coordinati da esperti, sarete proiettati nell’affascinante mondo dell’esplorazione sottomarina.

Tante immersioni

inoltre possibilità d’imparare nuove tecniche d’immersione, di monitoraggio ambientale, di rilievo batimetrico e topografico, di fotografia e ripresa, e vivrete così, in prima persona, l’esperienza della “Crociera Spedizione”. Saranno utilizzate attrezzature speciali: rov, sidescan sonar, propulsori subacquei, macchine fotografiche di ultima generazione e fotocamere 3D.

Il pacchetto MarlinAvventura comprende: Soggiorno

- Servizio Marlin - Soggiorno sul Caicco Esat – in formula All Inclusive - Assistenza durante il periodo di crociera

Attività Subacquee

- Assistenza professionale MARLINTREMITI - Immersioni Illimitate e immersioni speciali - Miscele Nitrox – bombole di fase - Utilizzo di attrezzature speciali - Cintura e piombi - Deposito, Trasporto e risciacquo attrezzatura

Gadget per partecipante

- n.2 T-Shiert Marlin Avventura - n.1 Zainetto Marlin Avventura

insomma

un vero tuffo nell’Avventura

a bordo con Voi Adelmo Sorci >

Responsabile del MARLINTREMITI Responsabile dei progetti di ricerca ed esplorazione del Laboratorio del Mare Istruttore Tecnico subacqueo Fotografo freelance Manfred Bortoli > Responsabile della IDEAVIDEO Cineoperatore specializzato in riprese subacquee. Cameraman subacqueo della trasmissione PianetaMare – Rete 4 Mediaset

Massimo Boyer > Biologo marino

Dottore di ricerca in scienza del mare, fotografo subacqueo dal 1982. Collabora con l’Università Politecnica delle Marche a progetti di ricerca è autore di testi divulgativi e collabora con varie riviste del settore tecnicosubacqueo. Francesca Scoccia > Naturalista Dottore di ricerca in biologia ed ecologia presso l’Univ degli Studi Perugia. David Scaradozzi > Ingegnere Ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria Informatica, Gestionale e dell'Automazione (DIIGA) - Università Politecnica delle Marche. Dal 2001 è pilota di ROV small class.

MarlinAvventura puro Divertimento

per iscrizioni ed informazioni info@marlintremiti.it



Durante tutto l'anno sono state numerose le occasioni in cui ci avete dimostrato amicizia, stima e simpatia. Noi del MARLINTREMITI vogliamo ringraziare tutti Voi per il Vostro suopporto e per i successi che ci avete consentito di raggiungere. Ora, siamo vicini alle festivitĂ natalizie, e anche noi vogliamo farvi un regalo

2 0 11

per te...

Una splendida immersione alle Isole Tremiti da effettuarsi entro il mese di Ottobre 2011

Con i migliori Auguri di Buon Natale e Felice Anno


ONEDIVE

AS27961MT il codice del regalo è:

Specifiche del Regalo di Natale MARLINTREMITI

Per poter usufruire del regalo (Una immersione gratuita) ti basterà inviare una e-mail in risposta (entro il 10/01/2011) a quella ricevuta con questo Magazine e indicando : Nome, Cognome, città e il codice del regalo e presentare la risposta di conferma (stampata) al responsabile del ricevimento MARLINTREMITI presso la sede alle Tremiti. Nota: Sul documento stampato dovrà comparire la data di ricezione e l'indirizzo e-mail del mittente e del destinatario. Il destinatario e la relativa persona fisica associata (inserito nell'archivio MARLIN) è per MARLINREMITI il titolare regalo (Una immersione gratuita). L'immersione potrà essere effettuata nel periodo: dal 10 Aprile al 10 Ottobre 2011 Il Regalo (Una immersione gratuita) non può essere convertito in denaro.


TremitiMa


areFestival

18-25 Settembre 2011


Esisteva un ponte che collegava le isole delle Tremiti ? Nei prossimi numeri scopriremo la risposta


e tanto altro

Escursioni,eventi

Tra le escursioni:

L'Abbazia fortezza di San Nicola Percorso storico-culturale sull'Isola di San Nicola per scoprire la storia , gli eventi che si sono susseguiti da 2000 anni ad oggi. Un percorso che consentirà di entrare nelle mura, nei torrioni e nell'Abbazia di Santa Maria e riviverne il glorioso passato.

durata escursione 2:00 h

Tra le escursioni:

Snorkeling & Sea watching

Lo snorkeling è uno sport semplice, divertente ed economico; non ci sono limiti di età e può essere praticato quasi ovunque. Per ammirare le meraviglie del mondo sommerso si nuota a pelo d'acqua ed occorrono: pinne, maschera ed occhi pieni di curiosità.

Nell'Area Marina Protetta delle Isole Tremiti sono innumerevoli i tratti di mare e le cale, dove è possibile ed entusiasmante praticare lo snorkeling.

Con al fianco i Biologi Marini del MARLINTREMITI sarete Guidati in tranquille e rilassanti esplorazioni tra le rocce del sottocosta dell'Arcipelago, scoprirete e conoscerete tutte le straordinarie meraviglie del mondo marino.

durata escursione 2:00 h

Per conoscere le Isole Tremiti

Il Programma Multimediale

presso la sede del MARLINTREMITI


Il Mondo delle Isole Tremiti in un

Magazine

Via A. Vespucci 71040 ISOLE TREMITI (FG) tel. (+39) 0882.46.37.65 tel. (+39) 336.82.97.46 info@marlintremiti.it www.marlintremiti.it


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