Metamorphosis

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AAVV

Metamorphosis Un anno di poesia

A cura di Francesca Coppola e Roberta D’Aquino

VERSINVENA 2010


In copertina: Riflessi d’acqua (dettaglio) Dipinto su seta di Mirella Crapanzano


VERSINVENA

Metamorphosis Un anno di poesia AAVV



Metamorfosi in blue (La notte) Quali segreti e quali sogni scrive la notte in code di sirene e spruzzi di sale‌ questo mare scuro che circonda i desideri è come un utero, una membrana sottile pronta a sciogliersi, una generatrice di nutrimenti. Possiede il germe della vita, ne è custode e terra fertile.


Piccola introduzione La volontà di raccogliere una selezione delle poesie più belle contenute in Versinvena, dà vita oggi a questa antologia, il cui titolo prende spunto dalle evoluzioni che il forum ha visto, a partire dall’avvicendarsi delle penne che hanno lasciato tracce di sé, fino all’osservazione di come, quelle che hanno scelto di abbracciare il nostro progetto, sono cambiate, giorno dopo giorno, a seconda degli umori, delle stagioni e della propria crescita personale anche dovuta al confronto critico che avviene nel forum; ma anche dai tre quadri meravigliosi che Mirella ci ha concesso di usare per abbellire il nostro libro. Osservandoli è possibile intraprendere un viaggio nell’occhio dell’autrice che attraverso i colori, le forme, i simboli di un’antica lingua, riesce a sommergerci col suo favoloso entusiasmo. Riporto dunque le sue parole che, meglio delle mie, sono in grado di introdurre queste opere: “Le tre metamorfosi si riferiscono sia alle fasi del giorno, simboleggiate dai colori: blu la notte, verdemare il giorno e rosso la sera, sia alla vita nella sua complessità, nella rappresentazione delle sue molteplici e colorate forme di esistenza. Le rappresentazioni sono eventi che si manifestano attraverso lo scorrere del tempo che occupa spazi e quando questi eventi hanno raggiunto una saturazione ecco che si spingono oltre, a colonizzare ciò che convenzionalmente chiamiamo futuro, mettendo radici nell'inesistente. Ogni quadro ha al suo interno degli ideogrammi e quindi le forme si rivelano non solo attraverso il colore... Nel Blu, ad esempio ci sono segni che parlano dell'Amore, come principio generatore necessario alla metamorfosi. Dall'incontro di questo amore con l'arte, con il gioco, nasce la vita e il sogno è il carburante della creazione.” Io vado a sognare, come ho fatto nello scrivere le poche righe che accompagnano ogni opera, e vi lascio alla lettura.

Roberta


... perch’io, che nella notte abito solo anch’io, di notte, strusciando un cerino sul muro, accendo cauto una candela e riscrivo in silenzio e a lungo il pianto bianca nella mia mente –apro una vela timida nella tenebra, e il pennino che mi bagna la mente... strusciando che mi scricchiola, anch’io scrivo. da "Il seme del piangere" Giorgio Caproni



Per brevità chiamata poesia Alex Manunta

ci si innamora della pioggia per il tessuto di un ombrello visto mezzo rotto, mezzo aperto sopra una zuppa impreparata e tale che il cielo della notte ha un cuore pece in uno spazio saturo di flemma a andare quando incamminati a nuca stretta il tentativo è stato di schivare stelle ma poi... dire come è stata guerra forse è come poter essere in un campo dove ci si sente ossigenati bene così tanto da ordinare un bel respiro di disordine al cosciente


Io sono una bestia Alex Manunta

Io sono una bestia una bestemmia, una pioggia alla gola venduto a forza, di stomaco un plinto e tre peli di ferro mai piÚ allacciato a coprire una schiuma di cielo Sono una bestia un filato di pece intrecciato alle membra negli occhi, la terra è a nessuno e un nodo dove impossibile lasciarti uscire ai canali lacrimali, rotti Sono una bestia un pugno di sangue alle mani dentro, un suono minuto secondo alla morte, un prodotto la strada da macchiare con una schiena di silenzio contro a tutto Sono una bestia beata di crisi, a scosse tirare su il fondo, e avanzare gli occhi del Cristo che non disarmo, e ricordo solo, l'ultima volta che non ho pianto.


[è un muro – vedi- che ci separa] Al_qantar

è una grata di ferro o una mano -che cambia a tenerci lontano quello strano volersi senza briciole quella minima parola che completa la parte mancante delle bocche ormai solo trasmettitori c’erano treni sempre in partenza nei nostri occhi e navi dai potenti fischi e lunghi scali fra le lenzuola brindiamo a questo non essere noi adesso che siamo solo riferimenti e ricordo come se -talmente è lontano- non fossimo mai stati veri è una dimenticata mano o un muro - vedi che ci separa dalle stazioni e non ci lascia scorgere il fuoco nell’acqua calma o prendere il vento la finestra però è la stessa, senza una luna dietro


Com’è fatta una poetessa Al_qantar

Com’è fatta una poetessa? Con tutti quegli occhi che non si vedono, quei cuori nascosti dietro le parole ed una reflex per cellula sempre in posizione… E’ sostanza rarefatta sui gradini della sera e compensa l’umano nei primitivi suoni Senza riparo lungo la bufera, quindi, una poetessa è sola! "come le pizie cumane io canto il dolore di tutti" (Alda Merini) ed io che parlo con te, quindi, sono solo anch’io… e poeta…! e noi, noi… quale sostanza ci avvinghia, dunque? Di che amore è fatto il disprezzo d’ogni libertà schiavi come siamo di noi, di te e di me che da fuori della porta ci bussiamo inuditi?


Un altare è la vita Clodiaf0904

Un altare è la vita presente a se stessa, non dilegua, e la finzione della morte si inginocchia a lei come in preghiera. Ma anche così, scorrono presto i giorni: il tempo cambia e inaspettato il freddo alla finestra avvolge i gomiti consumati. Spiare è l'arte dei dimenticati.

Sarei stata forse Clodiaf0904

sarei stata forse brava a far la madre una madre osmotica che trepida avvinghia la membrana uguale e travasa di sè l'unico rischio sarebbe anche succhiare questo il pensiero di vigliacca pace in cui riesco a dormire oppure l'avrei guardato andare a due passi, due oceani da me quel tanto che non serve alla fine comunque come tutti sarei stata un tribunale giudicato dai puri


Crisi Diotima…

Macerie invisibili, esiste quello che non vedo: come una penna lanciata è in realtà immobile. Polvere dal marciapiede, polvere nelle tasche dell'uomo, "sono polvere" mentre le vetrine luccicano. E Nilde scende dalla giostra, e lascia lì i suoi sogni.

Ciò che si ama e non si è colto (si cerca) Diotima…

...E quando il salto d'una ninfea s'infrangerà in ferite e in luce sui vetri della mia finestra... Sapevi che i tuoi occhi hanno radici? Io non sapevo d'essere un campo abbandonato qui sul mio petto fra le veglie della luna e il vento, dicono che nulla si crea nè distrugge; e quei nontiscordardime sgualciti fra le mie mani, forse, in un'altra terra.


In qualche modo sai Ecat Mel

in qualche modo - sai - si avverte quel bussare l'insistenza sul corpo dalla finestra richiama un volto sconosciuto, una scatola al buio dove pescare bocche, seni, persino rughe e passi attorno cosĂŹ si resta sulla nuca a una fissitĂ di stelle assottigliando fiati alla distanza a poco a poco, allora sapresti dove muta quel groviglio di pelle, l'azzurro districando note sulla soglia


Come all’inizio Ecat Mel

come avviene che scioglie il greto l'andare controvoglia di lĂ dall'alba l'esausto confidare della morte, le spine al passo che costeggiano i veli dell'infanzia la forma sfilacciata della pietra riflette l'acqua, in fondo come all'inizio nuda, una preghiera ignara ai sedimenti che omette la parola l'omonimia del caso quando s'incarna pozzo ai sensi, profilo di penombra nel segno che rimane acre, agli anni che si estinguono nel fuoco


Metamorfosi verdemare (Il giorno) Rimango affascinata dai colori di questa tela, gli eventi che si susseguono durante il corso della nostra esistenza, invadono e colmano uno spazio di vita fino a poco prima vuoto.. spirali di energie, antenne stilizzate di farfalle pronte a percepire le vibrazioni intorno, ciuffi di avvenimenti che ci conducono al futuro. E il giorno che prosegue, nella quiete di un verde luminoso‌


Apologia di te f.almerighi

esente da vizi, spio gli sguardi in tralice riservati al risveglio, disobbediente doglia gioire ambiguo e sorriso, bambina dai pugni chiusi mentre ti stiri. Il ghiacciaio scioglie in lettere minuscole evade sensazioni proprie; luce in proscenio il bagno occupato, la pagina del suggeritore dice baciarti in viso, un rivederti dolce il fiore il saluto, ricominciare ogni giorno.


E il tuo respiro f.almerighi

scuote il cielo stamani fino all’orgasmo violento dei pini terrazze e viali di polline giallo, disgela l’emozione il respirare bambina, lascia le fungaie ai tronchi, baci piccoli e bene assestati


Il ritorno della polvere Francesca Coppola

il sole buca piano la finestra mi arrotonda di solitudine fra le sue dita è allora che vedo l'essere mediano non qui, non lì presente forse nel passo di un gatto credi, chi conta su di te non conosce i numeri ci sono due pagine vuote si nasce una sola volta fra le morti che ho in mente

Visioni a Lagonegro Francesca Coppola

le nubi serpeggiano più di fantasmi qui a Lagonegro bocche cucite d'amaranto e la potenza di penetrare il gioco dei veli ci sarai ancora per ridere oltre la salita? i giganti della foresta rompono l'incompletezza di una preghiera e mi prende e ti duole quella capacità di accogliere argini come patto da inumidire di storie e passioni ed io amore e tu che imbratti scuse/verità


Novantanove Ginevra67

Novantanove col resto di uno è il numero che salva il capitale, postilla da copione, il campione e la rete da cui fugge e cerca, la mano che raccoglie il seme che divora le spine e che mi taglia i polsi ma Uno trinitario e chino mi ripiega sull’abisso della lavagna che mi massacra il volto ri cer ca l’olio l’essenza, il lino, la corona, i piedi del viandante l’acqua santa, dello scempio la notte della festa che dà l’assoluzione senza colpa sul dizionario dei giorni coi nomi aggiunti a penna dopo la w questo libererà il bene dall’inferno


Resta Ginevra67

Resta, spingiamoci oltre il buio di lato agli occhi della finestre in fiore il rosso ti addolcisce, dicesti mentre le dita mi profumavano la gonna di cicale

ti ho mai parlato del vento di scirocco?

io, che ad ogni passo mi lacero e mi spezzo e già mutava il cardine delle ginocchia in cima alle mani l’abisso, ti dissi ha la forma dell’acqua in un catino di parole

appese alle giunture, le pale dimenticano a volte di postare il frutto dal succo della spina, cosĂŹ ti legai in un battito ma era Marzo

e la radice sapeva di scorrere nel vento


Sulle increspature dell’eternità Giorgia Spurio

Le tristezze hanno maschere bianche d’ombra E salgono fino al monte delle solitudini Riflettono futuri lampi in tuoni sul mare dell’ eternità e nell’etereo si sollevano i fantasmi delle orfane madri Alla luna non sarà partorita cometa ma il cielo dona la sua lacrima al mare e a velo di sposa la nebbia avvolgerà mani ai capezzoli delle montagne oltre lo specchio delle nefeli. L’Eco si sprigiona da sirene dalle conchiglie tra oceani e olimpi. Intingi il pensiero al mondo e le ali invisibili dalle nere piume si libereranno dal petrolio in sangue Oltre l’orizzonte Contro prigioni e limbi si scateneranno i figli di Zeus E oltre l’eterno la mente sorvolerà come Icaro mai caduto sulle increspature dei cieli.


Le candele nascoste nel petto Giorgia Spurio

Il gatto si leccherĂ le sue ferite di latte E le candele in processione le metterò come fiori nel vaso‌ -tu non sai quanto odio questo tuo ricordo di ceramicaDondolare su sedie rotte Tra ortiche e orchidee Rose che a maggio erano mangiate dai parassiti Formiche che in estate portavano il pesante fardello delle molliche senza fame Ho incendiato il mio cuore Ho voluto bruciare il dolore Ed ora il tuo vaso mi guarda Dal ritratto di donna Nonna, non sai quanto ti ho amato.


Manca lunasepolta

manca d'amarti, sul ciglio di periferia, stranamente sconnessa a un mondo che mi preme, mi satura di doni, chiusi peggio, altrimenti, in un caffè piÚ buono ai portici adorni di gerani e insetti che vengono a morire tu stai distante, nei tuoi settori di un luna park abbiente, scrostato d'avarizia e pesticidi - quasi fosse pura l'aria che respiri di tanto in tanto, amore torna a marcirti dentro, quale entropia, da me disgiunta clessidra che diventa imbuto pozzo incidente, macchina da guerra vorrei prepararmi come a un'interpunzione fossi tu l'orchestra, la risposta


Giulia, quasi Giulia lunasepolta

Le notti son due passi in colonna il ricomporsi di schiaffi che strappano l'ultima sigaretta è Giulia - dove s’aggira il sangue ai marciapiedi fasci di lampioni come certi amori senza censimento La voce che assottiglia orme, un tirar dritto su di un nome non ancora tradito CosĂŹ che ai dubbi chiude la pianura somma irrigata senza tratti brevi Giulia, palmo di fumo sui passi di casa sulle tovaglie - a declamare calcestruzzi che affogano propensioni da soprano Giulia, quasi Giulia - grembo chiave di sol affissa in gola


Uno più zero Maredinotte

Nelle vesti d’amianto il caldo non si soffre. E non s’avverte neanche quando si ritira la notte e un fuoco barbaglia sul giorno nascente Nemmeno il freddo s’avverte non spine sul viso, né vento Una quiete dolente risale le vertebre e rende più assente È come –d’un tratto- svuotarsi del sangue, decomporre strutture farsi liquido amniotico tiepido ipnotico senza feto – cosa circonda? Non v’è sostanza, materica solida essenza. Non v’è nulla da scaldare, più nulla da dare Nulla ci fa coppia E restiamo a contarci i sensi a mente. Una matematica storpia che dà ancora zero alla somma di uno più zero


Intenti Maredinotte

nella notte ritornano le assenze i quaderni verdi foglie abbandonate ad autunni di neve noi eravamo intenti in metamorfosi di tempi e ci scordammo le esistenze quando mi raggiungerai oltre quel limite di acque racchiusi ancora in placente sfoceremo dinnanzi ad altari solitari tu ed io e le mani aggrappate alle anche e al troppo rumore in sollevarsi di gonne come il sipario di una prima e per il troppo amore dimenticheremo ancora che siamo conchiglie e spiagge deserte


Raccontami Nihil

Non c’è inverno che non passi per questa panchina, nella sua brina che culla la ruggine fino a slacciarne le giunture si attacca alle voci flebili gutturali come richiami di corvi al disciogliersi del sole anche la primavera passa nei tuoi racconti di viaggi - spinte circolari di parto-torno teneri come pesche senza polpa, con il solo osso a suggerirne forma e sapore quel tumore che mi cresce come il sorriso ad un’estate dai frutti che cadono liberando i semi sotto scarpe che li calpestano lievi, come mani legate al ritmo di un nero tamburo.


Silenzio Nihil

Abbassa ancora un poco il volume della notte sulle strade grigie - piovose, sull’afa che dall’alba s’espande travolgendo il giorno con un lucido disegnerò i contorni della case i casermoni popolari, le osterie ancora aperte filtrerò il chiasso del vino spanto sui banconi nasconderò come polvere sotto il tappeto le scie delle auto, il passo sordo del vento che scalcia le foglie per non disturbare lo scorrere sotterraneo di questo rosso che ci inonda come un richiamo ad essere soli, per un altro giorno.


Oscura il tempo Oceaninfiamme

Staccare le stelle dal cielo ecco cosa fare mettere il nero a nudo e spegnere la luna senza luce e senza tempo forse potrei vivere che sia notte senza notte a vegliare su di me.

Chiedo Oceaninfiamme

Chiedo spazio, spazio infinito da annerire con inchiostro da buttare Chiedo infiniti fogli, distesi e lindi da dare al fuoco, da masticar tra i denti, Ma ho solo rime che non sanno dire, quanto tempo ancora attenderò per divenire.


La distanza Pedro Navarra

Lo stomaco è un gomitolo stasera, se sera è l'esser ombra di campane l'imbrunire oltre campi d'abbandono sÏ si chiede come specchio all'orizzonte doppia linea eco al centro del presente -Madre e figlioemigranti contrapposti sangue e mente tra due poli la distanza di una sfera


Rossamaro Pedro Navarra

Le altalene sulla spiaggia segnano sorrisi tra le poche nubi nella darsena bruciata dei momenti aria di ricordi in cambio di granelli nelle scarpe a rimandare un po' di vero Graffi di conchiglie e linee a dire c'eri nelle labbra scure di vino e sesso


Le vocali della tua voce _RA_

Era sul davanzale l’ho intravista Quella polvere d’Africa che ti somiglia Un caldo e lento sgretolarsi d’addii … Uno per me che non t’ho cercata al mare Un altro ai sogni che mai hai dato valenza Altri poi tutt’in fila all’orizzonte che m’annega. Però uno prezioso l’ho appena incorniciato Ha il sapore che lenisce il sonno Un tenue vibrafono ne restituisce il suono: Non lo chiamerò amore perché è solo un lampo Prima o poi si cristallizzerà in una morte qualunque … Oggi ne scrivo e domani lo poserò nella terra. Ho dinanzi la sequela dei morsi dati e ricevuti Tutti listati dai colori di stagione Ogni fruscio mi riporta al punto di partenza: E le strade piene di forre grigie e catrammate S’incrociano e si perdono nella foschia: Ad un bivio dovrò pur raggomitolarmi sfinito … Quel che non capisco subendole Sono queste pause assordanti e ventose Che mi scompigliano pelle e capelli puntualmente E quell’attenuato sibilo che ha le vocali della tua voce Che continua a sfigurare il mio amato silenzio A cui affido voluttuosamente le mie ombre: Rendendolo assassino d’istanti irripetibili …


Ancora una canzone d’autunno _RA_ E mi dico sospenditi -tra un asse astrale e la parte oscura della luna – Come fanno le ombre dietro i cancelli … Qui dove i lacerti sorridono taglienti O lì dove io vorrei ritornare In un silenzio pendulo - Ho la certezza solo dei lampi Fonemi che urlano luce Ma a quale tempesta riconoscerò L’impronta di madre? … Poi però continuo nelle insignificanze Lo sento dal tramestio tra le foglie Appena morte Che sia l’autunno l’inganno? Sin da quelle pagini francesi Dell’imberbe melanconia mia M’assorda quel singulto A forma di violino … ... Mi dici distaccati - altre sono le stagioni che s’assiepano – Non è che lirica scritta da poètes allé Lemmi la cui oscurità ha ormai Conchiuso l’ellisse e assaporano di finitudine … Mentre m’inumidisco alla pioggia Del tuo logico raggiare Non so perché continuo a concepire Parole dal monotono languore Che mi enucleano di qua e di là Ferendomi Come nei giorni antichi …


Metamorfosi in rosso (La sera) Vedi?! Il rosso della sera ha preso il posto della luce, gli animali notturni fanno capolino insieme alle paure. Una civetta, la chiocciola con la sua lunga bava traccia percorsi misteriosi, l’aquila già urla il volo del ritorno. Gli eventi, a questo punto hanno quasi saturato il nostro spazio e uno squillo di tromba evade verso la notte. Cammino sul filo di un futuro che non so.


E sarai dove da spina nasce rosa Rebby

stammi di sopra e lo capirai Su di un letto pietoso di manti e lenzuola Su un macero di istanti che si spolverano del pensare E sarai il Tu che camminerà le trame di nuove coperte e davanzali al sole che nessuna nube oserà ombreggiare E saranno vie di infinite strade che allargheranno la riga bianca ai margini di quell’immenso dove il tutto e' nulla e dove da spina nasce rosa


Nel bisbiglio della notte Rebby

Sento frinire l’assurdo ripetersi pensieri d’Africa In questo buio a lucciole fioche mi vesto d’arpeggio a rosa Stendo le pieghe a violarmi il fiato e libero ciocche e mani vendendole a crome

Ora Nel bisbiglio della notte


Felino SalvoD.

Vincevamo il nero della notte con un sasso ricoperto dalla carta se poi te ne pentivi non c'era tempo per abbassare il braccio Sanguinava il nero della notte perchĂŠ anche d'estate basta un lancio per abbattere due astri o nessuno perchĂŠ anche la luna mezza o piena non realizza certi sogni decadenti come stelle. Perdevamo il nero della notte ma forse non ero abbastanza felino d'arrivare a mordermi i gomiti.


Come falena SalvoD.

Non bastava uno schianto degli eventi se poi annullavamo il vento contrapponendo varie identitĂ la mia, la tua che un nulla giĂ poteva inaridire e non ci stavi a vederti soffrire e non ci stavo a farmi rubare l'etĂ cristallizzata come falena in cuore d'ambra.


Mutazioni Skorpio

Quand'eravamo costretti nelle pieghe, fendeva il silenzio di frontiera le dangling conversations, il rumore che sempre ci copre come i girasoli dalle corone di rame han le teste reclinate prima d'intendere il giorno, ovunque le ragazze col grembiule un poco corto donne si risvegliano al mattino, il passaggio sfugge ai piÚ nelle sere affollate, bevute e frante coi bicchieri ubriachi del selciato, nei piccoli segreti spenti in mozziconi, nelle lacrime che rigano impenetrabili portiere. Ma allora che il cielo chiudesse alla notte l'ultimo rubinetto di luce è stato, per me solo, uno sparo vederti bambina.


Undici novembre Skorpio

Sarai tu la luce dello shrapnel che s'infrange sull'elmetto e divora ogni paura mai tradita in questa voce, sollevati nudo, brother in arms che m'accompagni oltre il fucsia dell'orrore, sibilare dietro le mie spalle Fiandre annegate di silenzio e papaveri, il massacro farà i giorni fertili dai solchi di sassi e Maxim. Frater che ti levi cosÏ poco sopra alle spighe, adesso che le gambe con le mani raccogli, hai pianto con me la coda d’agosto, bagnato il collo dell'ultima conquista, questa distesa crudele, forse ragazza irraggiungibile, forse sterile novilunio che ancora spiegarsi non sa come con gli occhi già chiusi tu veda i figli giocare nel verde del giardino, fuori dal sagrato, ventre vostro, nelle orecchie rintocco di campane a morto. Tenente, il sangue tuo dentro alle mie vene.


E’ una nuvola d'ombra Stefano_t

è una nuvola d'ombra che mi attanaglia al cielo sulla sponda dell'infinito e il cuore sobbalza alla voce il frammento si perde un'amara risacca mi sfianca accadde un sera... ricordi? ho nascosto nel vento le nostre illusioni ora pendono morte impiccate alla forca del tempo.


La differenza Stefano_t

Forse che un tuono, l'onda sinusoidale del suono, attraverserà goccia su goccia il ciclone, per cantare versi nell'occhio sereno? O un racconto scaverà le radici, che ingravidino la terra del loro futuro? No vi dico, ma una brezza leggera, senza capo né coda, sulla soglia dell'ora che veleremo il volto per la disseminazione. Poi la pioggia, i sassi, lo sbattere rabbioso e la terra berrà l'indole scura feconda, capiente, residuo o resto, un'ombra, forse un ventre... Un seme marcescente diaspora sema semente dissolvenze nome disperso né retro né verso nella notte del sesso della morte del senso.


Bulimia Stef2

Ti tengo la mano mentre il tuo veleno risale il greto fino al Golgota occhi che appassiscono nel sale rubino e dita che scavano a svilire il corpo e assetare radici e ti rinfranchi di quel vuoto caduco che sgrava le carni ma non allenta memoria appoggiati anima sei nuda dietro quelle vesti di vetro e organza


La mia principessa Stef2

Un ombra senza contorni in quella gerla che si sfarina sotto il como' -copertina avvizzitail sole ci gioca fra movenze di polvere Sento un trepidare di carne di voci stese su queste mura come parati ammuffiti e si confondono istanti di mezze lune a bagnomaria sotto i nasi e di arcobaleni rovesciati sopra il mento Erano lapilli infuocati sulla carne quei guaiti quella notte e io impotente come Satana sferzato da un Giglio che reinventavo la cera attorno al lucignolo Poi il tuo sguardo quelle anime madide confuse da impertinenti ciuffi e il tuo ultimo bacio una lingua rasposa sul dorso della mia mano


Prima che l’informe Versolibero

Nuotavo, ne son certa ben prima che l’acqua defluisse su greve litosfera d’universo non so dirvi io chi fossi forse colore trasparente ai bordi o la profondità che sfugge all’occhio se non osserva con un altro Occhio non chiedetemi quell’Occhio di chi fosse. Ero l’idea primaria che mia madre colse nel suo giardino in sogno tra pollini di vento. Prima del cielo e del mare e prima ancora dell’alba del sangue e dello sperma prima del filo d’erba prima che tutto avesse un nome io c’ero da qualche parte prima che l’informe si plasmasse che il fuoco fosse antidoto del gelo prima del moto che divenne mondo


lei prima di guardare già mi vide prima del tempo già mi diede un nome e fu l’eterno dove adesso dorme sento il respiro e a lei le braccia tendo

Potrei vestirmi di condizionali Versolibero

Potrei vestirmi di condizionali, spettinare i perché dalle risposte un po’ ritrose, di un filo sospese con l’ala ad una spina, se avessi confidenza con la rosa che se ne sta sul bordo del taschino, come l’occhio di un Dio che si riposa su di una nuvola, facendo capolino, mentre la forma già si disfa al vento e disegna leggere le Sue impronte nascoste dal crepuscolo che scende sopra la tela lieve del tramonto


L'allegro Pierrot Vondur

Vestito d'aria e rumori insani raschio la sera, calda, di solitudine, mi abbaia lontana, verso una finestra sconosciuta, che di pudica fantasia racconta, dolcemente sporca da profumi intimi, gli ultimi detrattori di una favola vissuta perfetta, quasi spicciola, nelle umide giunture che accarezza l'estate, con movenze opposte invento un profilo d'amare, spogliandola in fiore, e sulla punta un brivido che affanna il silenzio, rapido pensiero d'abbandonare per poi pulire


Dal tramonto all'alba Vondur

Si spengono i riflettori sull'edizione straordinaria Le immagini che scorrono da giorni hanno una fine in quella doppia elica Una traccia rossastra vicino a un muretto, è la chiave che tutti cercano Quegli uomini bianchi come astronauti sono gli eroi del nuovo millennio Una macabra caccia al tesoro per scovare l'arma del delitto, sulla giostra di luci e finti clamori Voci, ipotesi, affermazioni, ruotano attorno a un paese che della tragedia assume il proprio nome Due occhi rubati al cielo, e un sorriso che non lascia scampo, rimbalzano nel mondo in ogni angolo Una ragazza in vita riservata la morte l'ha resa acclamata nell'ultimo respiro una mattina d'estate L'eco del trillio si insinua nella quiete buongiorno è il centotredici alzate il sipario.


Horizon – dipinto su seta


Considerazioni Quando un’anima incontra un’altra anima non chiude il cerchio, anzi l’anello emana calore e funge da faro per richiamare altre anime. Versinvena è come una fede nuziale, quando firmi l’iscrizione è come se giurassi amore eterno alla scrittura. Così nasce il desiderio dei desideri: creare un gruppo solido e appassionato e che la contaminazione facesse il resto. Ad un anno dalla sua nascita, io e Roberta ringraziamo chi ha baciato questo rito e lo ha rispettato e coccolato. I passaggi di mano non sono stati numerosi, ma la lucentezza si è avvertita nell’aura di chi ci ha sfiorato. A cominciare dagli ultimi acquisti, Alex Manunta è un autore che ho sempre seguito e ammirato per l’originalità, per il suo voler dire e mettersi in gioco con versi densi e colmi di immagini. Le cui poesie a volte sono dure e crude, ma realmente percepibili in ogni sensazione, anche quella di contare il numero di ferite scavate nel suo percorso. Sebastiano Patanè - Al qantar è stato prezioso e comune amico di scambi poetici, chi non ha avvertito dentro la bellezza dei suoi versi? chi non ha, almeno una volta, cercato di seguirlo nelle traiettorie nuove, pirotecnica di generosità e cuore. Lui ha un modo così viscerale di orchestrare i ritmi del sentire, che è davvero un onore, oltre che un piacere averlo fra le nostre pagine. Come non citare Clodia –Fiorella D’Errico e la sua disponibilità nel mettersi in gioco, quella voglia irresistibile di comprendere ogni passo, sguardo analitico pronto a indagare non solo il suo cammino ma anche quello altrui, quando intreccia -il comune o no- stato d’animo. Le scalate filosofiche sono il suo forte, Chiara Catanese alias Diotima ha un punto di vista particolare, nei risvolti malinconici e altamente suggestivi; sa allacciare la parola, senza agghindarla troppo e le sue trame toccano nel profondo. Donna dai mille interessi, artista a 360°, ha occhi quasi onirici nelle sue esternazioni, labirinti a volte contorti e quasi senza via d’uscita, ma gli smeraldi brillano fra le crepe. Mirella Crapanzano o Ecat Mel è un vulcano in eruzione, enciclopedia vivente e dai molteplici colori, sa affascinarti di versi in un’esplosione continua di vita. Le sue poche pubblicazioni hanno lasciato il segno, Flavio Almerighi riesce ad essere incisivo nella sua essenzialità, poesie ben curate e dal tema sentito, così come le poche perle distribuite da Skorpio, Mattia, di cui possiamo saggiare la corposità dei versi. Uno stile in continua evoluzione, Ginevra67- Giusy Di Fato ha potenza e talento nelle sue esternazioni, a volte così eteree da lasciare di stucco o cosi turbolente da avvolgerti nel ritmo. La sua assenza ha lacerato un po’ i disegni di questa geometria: Leda Moncalieri, la nostra lunasepolta, quando manca si avverte ed ha come effetto quello di riportarti a leggere le sue meraviglie, socchiudendo gli occhi quasi lo vedi il pifferaio magico condurti nei paesaggi dell’eleganza, nei tramonti della saggezza, la mano calda dei ricordi, la voce pura dei risvegli. Sciolto, si è sciolto, almeno quel poco che basta a sollevare un attimo la crosta e sbirciare chissà cosa, Nihil - Leonardo Sultato, è stato insostituibile presenza di occhiate all’esterno, negli spostamenti di tendenze e voci fuori onda. Quelle rare volte che ha lasciato a parte lo spirito scientifico abbiamo contemplato sortite potenti e senza eguali.


L’amico più intimo di Pedro Navarra è la fluidità della parola, che ad arte interseca con giri nostalgici di realtà e pelle. È vita vissuta quella che leggi e le battaglie sono pienamente percepibili. Lui spesso si sente ruota diversa del carro, quella voce al di fuori del pollaio, non capendo che nelle discrepanze si nasconde la completezza, che nessuno è uguale a nessuno e che ognuno apporta, come può, il personale contributo. Rosario (_RA_) spero adesso avrai capito che la tua presenza è un valore aggiunto, perché è bello il confronto generazionale, senza cercare per forza un significato, plasmarsi di contraddizioni e discernimenti è alla base di qualsiasi discorso. Un grazie sentito a Salvo, Versolibero Rosanna e Stef2 (Stefano Sivo) che hanno pienamente centrato lo spirito del forum, riuscendo ad assorbire le note positive, in un arricchimento costante da qualsivoglia spunto; la riflessione è un gran bel dono, perché chi comprende che c’è sempre da imparare, ha di certo la strada spianata per metà. Un inchino a voi dunque, per il tangibile apporto e l’umiltà con la quale accettate e dispensate consigli. Nella continua gestazione del forum e ognuno nel proprio piccolo ha regalato uno spicchio di umanità e quindi ricordo le scie di autori che hanno arricchito le stanze di sfumature, dalla passione di Oceanoinfiamme alle scalate liriche di Giorgia Spurio, dall’entusiasmo di Rebby all’occhio critico ed esperto di Stefano Toschi. Versinvena compie il primo anno e Roberta dobbiamo spegnere insieme questa candelina, mano nella mano, perché senza te non esistono vene di versi. Grazie.

Francesca



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