Sant'Antioco Monumenti Aperti 2014

Page 1



Sant’Antioco Monumenti Aperti 24

25 Maggio 2014

COMUNE DI SANT’ANTIOCO


Gruppi di Coordinamento locale SANT’ANTIOCO

Comune di Sant’Antioco Corongiu Mario – Sindaco Marco Massa – Assessorato Alla Cultura Massimo Melis – Assessore all’Ambiente Museo Archeologico “Ferruccio Barreca” Piero Bartoloni – Direttore Museo Sara Muscuso – Curatrice Museale Cooperativa Archeotur Cooperativa Studio ‘87 Chiara Vigo Soprintendenza per i Beni Archeologici di Cagliari e Oristano Territorio Sulcis Iglesiente – Sabrina Cisci Sede di Sant’Antioco – Centro Operativo – Franco Mereu ATI IFRAS – Remigio Pireddu ATISALE spa – Salina di Sant’Antioco – Luca Masala Responsabile Servizio Cultura Antonella Serrenti Segreteria Organizzativa e Coordinamento Lia Selis Collaborazione, supporto Tecnico, Logistico e di Sicurezza Cooperativa Archeotur, Franco Crastus, Paolo Pinna, Angelo Putzolu, Ennio Bardi, Antonello Pinna, Polizia Locale. Traduzione Testi Maria Grazia Massa

4

Sant’Antioco


F

ine maggio con l’imperdibile appuntamento di Monumenti Aperti che quest’anno, dopo la 655ª Sagra dedicata a Sant’Antioco Patrono della Sardegna, ci consegna all’estate. Un’intera comunità di studenti, cittadini e visitatori, si mobilita, in questi due giorni, a tutela della bellezza e dell’indispensabilità di garantirne la trasmissione. Un immenso patrimonio archeologico, artistico, storico e culturale che dobbiamo conservare e trasmettere al futuro dei nostri figli perché, come sottolineava Jacques Le Goff scomparso alcuni mesi fa, la storia è memoria. Una memoria che gli storici si sforzano, attraverso lo studio dei documenti, di rendere oggettiva, la più veritiera possibile: ma è pur sempre memoria. Non proporre ai giovani una conoscenza della storia che risalga ai periodi essenziali e lontani del passato, significa fare di questi giovani degli orfani del passato, e privarli dei mezzi per pensare correttamente il nostro mondo e per potervi agire bene”. Noi, che abbiamo il dovere di amministrare il Bene Pubblico, non possiamo sottrarci, come ha spesso sottolineato il presidente Giorgio Napolitano, al dovere di salvaguardare una quota accresciuta e consistente di risorse (pur nella generale riduzione della spesa pubblica) per cultura e ricerca, tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico. Perché il contenimento della spesa pubblica e soprattutto della sua dinamica, e innanzitutto la riduzione della sua entità attuale, non comportano che non ci debba essere e non ci possa essere selezione. È molto arduo scegliere e dire: “questo sì e questo no”, ma questa è la politica; la responsabilità della politica sta nello scegliere, nel dire dei «no» e nel dire dei «sì». E io credo che debbano essere detti più «sì» a tutto quello che riguarda la cultura, la scienza, la ricerca, la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio. Con l’augurio che i monumenti aprano il nostro sguardo sul mondo. Marco Massa Assessorato alla Cultura, Comune di Sant’Antioco

monumentiaperti

5


Informazioni Utili Informazioni utili Sant’Antioco I monumenti saranno visitabili gratuitamente il pomeriggio del sabato 24 Maggio dalle ore 16.00 alle ore 20.00 e la domenica 25 maggio dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00. Per la visita ai siti archeologici si suggeriscono abbigliamento e scarpe comode. Le visite alle catacombe verranno sospese durante le funzioni religiose. L’ingresso alle Saline, con visita guidata, è previsto nei seguenti orari: sabato 24 maggio: alle ore 16.00 e alle ore 18.00; domenica 25 maggio: alle ore 9.30, 11.30, 16.00 e 18.00. Ogni gruppo dovrà seguire l’itinerario guidato. È facoltà dei responsabili e degli organizzatori della manifestazione limitare o sospendere, per la sicurezza dei beni o dei visitatori, in qualsiasi momento le visite ai monumenti.

6

Sant’Antioco


Acropoli A nord del Castello sabaudo, sotto il declivio, si situa l’acropoli della città punica. Le sue fortificazioni poggiavano sugli affioramenti rocciosi naturali. La zona ha avuto diverse fasi d’uso che si sono susseguite tra l’età punica e quella tardo-romana. I resti più antichi sono riferibili alle fortificazioni puniche. Si può ancora vedere un tratto delle mura che difendevano l’acropoli, costruite da blocchi di ignimbrite squadrati, con la tecnica del doppio paramento: il muro aveva i due prospetti rivestiti dai blocchi, mentre lo spazio interno era riempito da terra e pietre. Rimane in buono stato di conservazione un tratto di muro con direzione est-ovest, con i blocchi bugnati dalle dimensioni di 80 x 50 x 120 cm. L’altezza massima conservata è di 1,50 m. La tipologia delle mura, in assenza di sicuri dati di scavo, consente di datarle al IV sec. a. C. A meridione del complesso fortificato insistono i resti di una struttura di periodo romano, interpretata come luogo di culto. La base della costruzione è composta da un basamento, conservato per una lunghezza est ovest di circa 10 m., su cui si imposta un colonnato di cui rimangono nove colonne. Questo piano è stato pavimentato in due tempi successivi: il pavimento più antico è quello visibile a sud delle colonne, del tipo detto signinum, ossia in cocciopesto frammisto a tesserine bianche; in seguito questo è stato ricoperto da uno strato di cocciopesto più scuro, conservato fra le colonne e il bordo esterno dell’edificio. A Sud delle colonne si trova un grande zoccolo costituito da grandi blocchi bugnati di ignimbrite, dal quale si alza un ulteriore livello ad un’altezza di 1 m., il cui perimetro è costituito dallo stesso tipo di blocchi, mentre la pavimentazione, di cui rimangono pochi resti, è in mosaico a tesserine bianche. Il tempio aveva la fronte ad est, dal momento che ad ovest la struttura è chiusa. Verosimilmente siamo di fronte a quanto rimane di un tempio pseudoperiptero sine postico, vale a dire un tempio circondato da colonne sulle parti laterali e frontale (dove doveva trovare posto anche una gradinata di accesso), mentre quella posteriore ne era sprovvista. Per informazioni Soprintendenza Archeologica sede di Sant’Antioco via Bolzano, tel. 0781.82311 Comune di Sant’Antioco tel. 0781.8030219/220/221 www.comune.santantioco.ca.it - info@ comune.santantioco.ca.it The fortifications of the Punic acropolis rested on the natural rocky outcrops. The area was used in different ways between the Punic Era and the Late Roman Times. The oldest remains relate to the Punic fortifications. Some sections of the walls that defended the acropolis are clearly visible, made with square blocks. One of the east-west sections, about 1.5m high, is in a good state of repair. The type of walls found here allow us to date them at around the 4th century B.C. Further to the south, we can find the remains of a structure from the Roman period, probably used as a place of worship. The base on which there are nine columns was paved in two subsequent periods. The oldest floor is made of beaten earth with white tesserae, covered later with a layer of darker beaten earth, which is found between the columns and the outer edge of the building. The Temple faced east, as the west-facing side is closed.

monumentiaperti

7


Archivio

Storico Comunale L’archivio storico comuna le di Sant’Antioco, diventato separata sezione d’archivio nel gennaio 1995, conserva i fondi dell’archivio storico del Comune (1793-1969) e di alcuni archivi aggregati (Congregazione di Carità poi E.C.A., Tiro a Segno, Asilo Infantile Gen. Carlo Sanna, Conciliatura e Patronato Scolastico). La documentazione è conservata nei locali dell’ex Caserma dei Carabinieri a Cavallo, edificio restaurato nell’aprile 2000, dove è attivo il laboratorio didattico che consente alle scuole di studiare la storia locale dalle fonti documentarie. Notevole importanza riveste un volume della Comunità (Registro de entrada y salida de los dineros de esta comunidad de San Antiogo ut intus) che racconta l’attività istituzionale della Comunità dal 1793 al 1815. Oltre alle attività economiche (di tipo prevalentemente agro-pastorale) vengono descritti alcuni momenti salienti della storia moderna di Sant’Antioco. Si possono ricordare la devozione al Santo Patrono che ha dato il nome all’isola o le invasioni barbaresche, che hanno impedito per diversi secoli, lo sviluppo economico e demografico e mantenuto per lungo tempo la comunità lontana dal mare. Nel marzo 2010 l’Archivio Storico Comunale ha realizzato un lavoro di ricerca presso l’Archivio della Corona d’Aragona in Barcellona che conserva importantissime testimonianze documentarie del territorio sulcitano e dell’isola di Sant’Antioco (chiamata subito dopo la conquista aragonese del 1323 Illa de Sols). Nello specifico sono stati trovati e acquisiti in copia importantissimi documenti, appartenenti al fondo della Real Cancelleria, che confermano la festa di S. Antioco nel 1360 e che attestano la denominazione dell’isola a S. Antioco nel 1375. Per informazioni Coop Studio ’87 Largo dei Cavalieri dell’Ordine SS. Maurizio e Lazzaro, 2 Tel. 0781/828027 - Email: info@studio87.it The Historical Archive of Sant’Antioco preserves and provides access to the collections of the Municipality of Sant’Antioco as well as of some other documents belonging to other archives. The collections are preserved in a building, renovated in 2000, which used to be the Caserma dei Carabinieri a cavallo (Horse Carabinieri Station). One of the most important document in the Archive is the Book of the Community (Registro de entradas y salidas de los dineros de esta comunidad de San Antiogo ut intus) which describes the institutional life as well as the commercial activities of the town from 1793 to 1815.

8

Sant’Antioco


Museo del Bisso Il bisso marino, un prezioso materiale tessile dai riflessi dorati e scintillanti, veniva lavorato per realizzare tessuti pregiati molto apprezzati dalla nobiltà secolare ed ecclesiastica. La seta di bisso è un prodotto della nacchera, o Pinna nobilis, la più grande bivalve presente nel mar Mediterraneo che può raggiungere la lunghezza di un metro e, ai giorni nostri, è una specie protetta. I suoi filamenti, chiamati bisso, servono alla Pinna nobilis ad ancorarsi al fondale fangoso e venivano usati come materiale grezzo da cui trarre la seta di bisso. La produzione della seta era laboriosa e richiedeva molte tappe di lavoro. Eppure le conoscenze di questa tradizione artigianale non sono ancora del tutto scomparse: Chiara Vigo rimane l’unico Maestro di bisso del Mediterraneo, l’unica depositaria ormai della tradizione e di una manualità che si perde indietro nel tempo. Di bisso, infatti, si parla già nella Bibbia: furono i Caldei a trasmettere il segreto al popolo ebraico e i loro vicini Fenici a diffonderlo nel Mediterraneo e soprattutto le loro donne videro che pettinando quei fili potevano renderli talmente serici e lucenti (esodo 27) da riuscire a filarli. Caldei, Fenici, Egiziani diventarono maestri in quest’arte. Re e sacerdoti usarono il bisso per vesti e paramenti sacri. I Fenici approdarono in Sardegna portando con sé anche la tecnica per tingere le fibre del bisso in vari colori. Secoli più tardi le donne di Sant’Antioco appresero da una principessa di origine caldea, chiamata Berenice, altri segreti sull’arte della tessitura del bisso e cominciarono a tramandarseli di generazione in generazione secondo una ritualità quasi sacra. Chiara Vigo, definita l’unica erede di Berenice, può infatti spiegare la tecnica della tessitura del bisso a tutti, ma solo uno sarà il suo legittimo erede, l’unico a cui svelerà tutti i suoi segreti. Per informazioni Chiara Vigo (+039) 347.3302237 Email: chiaravigo@hotmail.it - www.chiaravigo.com The production of the textiles in Sant’Antioco takes on a very distinctive form: the production of sea silk. This precious fabric is obtained from byssus, silky filaments secreted by a shellfish threatened with extinction, the Pinna Nobilis, the largest bivalve mollusc in the Mediterranean, which can grow to a length of one metre; it has been declared a protected species since 1997. This mollusc secretes byssus to attach itself to the seabed: the threads are collected in the period in which the sea bottom is softest, allowing re-planting of the shell. The filaments are then gradually de-salted to keep them from stiffening. The production of sea silk is almost a ritual, whose mysterious meaning go back to ancient times, when this fabric was used to make ceremonial dresses for illustrious people of the Mediterranean communities. At the Museum of Byssus, visitors can admire the creations of Chiara Vigo, the last master of this technique who still works the same way women in ancient Mesopotamia used to weave it. Her works include the “Leone di Tiro” (the Lion of Tyre), a tapestry dedicated to the silent labour of the women of Sardinia.

monumentiaperti

9


Catacombe di Sant’Antioco Martire Tra le prime testimonianze della cristianità in Sardegna fanno certamente parte le Catacombe di S. Antioco, sviluppatesi a partire dal III sec. Intorno alla Cripta dell’omonimo Santo, patrono dell’Isola. Con riadattamento di cinque camere ipogeiche, facenti parte della vasta area della Necropoli punica risalente al VI sec. a.C. (alcuni di questi ambienti sono ancora apprezzabili nella loro completezza e struttura originaria con la stessa visita alle Catacombe), la comunità cristiana di Sulci (nome fenicio punico dell’Isola Antiochense), creò un vero e proprio cimitero collettivo per gli aderenti alla fede professata fino alla morte dal “seguace di Cristo” Antioco. Quest’ultimo, “medico dei corpi e delle anime” originario della Mauritania (in periodo romano tutto il settentrione africano), sarebbe stato deportato, a cavallo tra il I e II sec. d.C., come schiavo, ribelle alle leggi pagane dell’Impero, nell’Isola Sulcitana; in questa terra, con la sua incessante predicazione, avrebbe fondato la prima comunità cristiana della zona. Dopo la morte del martire, fissata dalla tradizione nel 127, il suo corpo venne de deposto nel sarcofago-altare oggi all’ingresso delle Catacombe, e ivi conservato sino al 18 marzo 1615: durante tale periodo la Cripta manterrà la primitiva funzione di area culturale. Anche se in condizioni di progressivo disfacimento, le Catacombe di S. Antioco conservano tutt’oggi elementi molto importanti, tali da far risaltare il luogo a capo di tutti i complessi cimiteriali della Sardegna. Vanno a proposito ricordate le pitture murali, pregevoli seppure nella loro frammentarietà: la figura del “Buon Pastore”, rappresentazione di Gesù nel ruolo di guida e maestro; una iscrizione funeraria che suonava “IN PACE VIBAS“, oggi decifrabili nelle ultime lettere; ed ancora raffigurazioni animali e floreali, tipiche della iconografia cristiana. Tali pitture interessano sostanzialmente le tombe cosiddette ad arcosolio, le più importanti e caratteristiche sepolture di questo complesso, che prendono il nome della forma appunto ad arco. Non di minore importanza la tomba a baldacchino costruita nella camera dove la tradizione vede spirare S. Antioco. E poi le diverse sepolture sotterranee, i loculi e le sovrapposizioni in cassoni d’arenaria, che contribuirono, già in periodo paleocristiano, alla distruzione degli affreschi. The Catacombs under the Basilica of Sant’Antioco are the only catacombs in Sardinia. They were obtained by the early Christians from the underground tombs of the Punic necropolis, by excavating corridors linking the tombs to one another. The chamber tombs themselves were altered: in the walls were cut niches at times surmounted by an arcosolium, such as the one decorated with the “Good Shepherd” fresco. The catacombs were used for burials from the 4th to the 7th centuries A.D. They comprise two sectors, known as “Sant’Antioco” and “Santa Rosa” (mother of the Saint). In the first chamber of the “Sant’Antioco” sector is the altar-sarcophagus where the remains of the Saint were found.

10

Sant’Antioco


Basilica di

Sant’Antioco La Basilica di S. Antioco Martire, sorta sulla tomba del Santo, è uno dei monumenti più antichi dell’intera regione. Prima sede vescovile della Diocesi Sulcitana Iglesiente, fu eretta intorno al V sec., con pianta quadrifida a croce greca, presbiterio rivolto ad Est ed un probabile corpo cupolato poi rivisto ed arricchito di elementi architettonici. Nel XII sec. la chiesa di S. Antioco subì degli ampliamenti che ne mutarono la struttura fino a rendere irriconoscibile l’originaria costruzione altomedievale. Ascrivibili a questa data sono: l’inserimento delle navate laterali e l’allungamento della navata centrale, con il conseguente abbandono della croce greca; la costruzione dell’abside maggiore e della cappella a Nord; una totale copertura delle pareti con intonaci ed affreschi di scarsa rilevanza artistica, sottratti alle mura solamente nel 1966. È ammissibile che la pavimentazione bizantina, presumibilmente musiva, sia andata rovinata e poi perduta a partire da suddetto secolo. I lavori di ampliamento non terminarono nel 1100, ma si deve giungere al XVIII sec. Per vedere un ulteriore prolungamento delle navate e la creazione di una facciata in stile provinciale tardo barocco. Dopo l’intervento di ripristino del ’66, un’ultima considerevole scoperta all’interno della Basilica consiste nel ritrovamento di una fonte battesimale quadrata in pietra e di quattro sarcofagi, rinvenuti privi di qualsiasi materiale, in una campata della navata laterale: un primo studio suppose l’esistenza, in un periodo paleocristiano, di un luogo battisteriale esterno al Martyrium del V sec., caduto in disuso forse in epoca vittoriana. Per informazioni 0781-83044 www.basilicasantantioco.org Built over the tomb of the Saint, this is one of the oldest monuments in the whole of Sardinia. It was built around the 5th century and was the original bishop’s seat for the Diocese of Sulcis Iglesiente. The floorplan is in Greek cross style with the presbytery facing East and a probable domed section which was renovated and enriched with architectural features. In the 12th century, the Church of S. Antioco was enlarged leading to changes in the structure which made the original, early Middle Ages construction unrecognizable. A number of works date back to this period, including the side aisles and the lengthening of the central nave, leading to the abandonment of the Greek Cross floorplan. The main apse was built and the north-facing chapel; the walls were covered with plaster and frescoes, which were only removed in 1966. The extension work was not concluded in the 1100s but continued into the 18th century when a further extension to the naves was made with the creation of a Late Baroque facade. A square baptismal font in stone was found in a bay of the central nave after the works performed in 1966. This led to the hypothesis that a baptismal site existed outside the 5th century Martyrium in Early Christian Times, which fell into disuse at the time of the monks.

monumentiaperti

11


Fonte Romana La colonizzazione dell’isola di Sant’Antioco fu dovuta sin dall’antichità alla presenza di numerose sorgenti d’acqua che sgorgavano copiosamente nel lungomare prospiciente la laguna. I fenici quando percorrevano il Mediterraneo facevano meta nell’antica Sulky dove potevano approvvigionarsi d’acqua per proseguire il loro viaggio. I Romani con la costruzione della città di Sulci realizzarono tutte quelle opere necessarie all’urbanizzazione della città. Tra queste, di particolare importanza, la realizzazione della canalizzazione delle acque sorgive con la costruzione della fontana romana (is solus) nell’attuale Piazza Italia. Probabilmente il toponimo is solus sarebbe il plurale de su solu che indicava la sorgente. Fin dall’antichità e sino ai nostri giorni la fontana romana è stata l’unica forma di approvvigionamento idrico per la popolazione. L’Angius nel 1849 chiama la fontana Is Quattru Solus. Durante la festa di Sant’Antioco nel XVII secolo migliaia di fedeli accorrevano per rendere omaggio al Santo Patrono, le traccas che provenivano dai villaggi vicini si fermavano presso la fontana romana per abbeverare gli animali. Ancora nell’Ottocento la fontana si trovava alla periferia del paese. Le donne che abitavano nel Borgo Solci e nelle grotte si recavano quotidianamente alla fontana per riempire le brocche che poi trasportavano sulla testa con grande maestria. Nel 1891 esistevano ancora i pozzetti in muratura con una profondità di mt. 3,50 e un battente d’acqua di mt. 1,25, ma essendo le fontane a cielo aperto, l’acqua si sporcava e perciò spesso ne veniva sospeso temporaneamente l’utilizzo fino a quando non fosse stata pulita. Quattro serbatoi in pietra con volta a botte, con una luce di due metri ciascuno, comunicanti fra loro. Essi quelli centrali essendo più lunghi di quelli laterali, attraversano per venti metri il sottosuolo della piazza e costituiscono le cisterne dal cui fondo sabbioso sgorga l’acqua. A quel punto l’Amministrazione Comunale diede l’incarico all’Ing. Dionigi Scano di compiere uno studio al fine di poter conservare il monumento . Tale incarico fu espletato anche con la consulenza dell’Ing. Asproni e dell’Ing. Tronci venuti a sant’Antioco per un sopralluogo il 28 dicembre 1906 (Angelo Marongiu). I lavori furono portati a termine nel 1911 nascondendo completamente l’antico manufatto romano. Oggi la fontana romana non svolge più la funzione di un tempo. Ha subito vari interventi di manutenzione e di abbellimento ed è meta dei giovani che passano il tempo libero nella centrale Piazza Italia. The “Is Solus” Fountain, which was used by the Romans and arranged by them architecturally, was the only lasting place where the whole population used to come for their water supplies. The fountain was still used until a few years ago and originally consisted of four connecting, open-air fountains and due to this it was constantly subject to the risk of pollution. In order to protect against such problems and to satisfy the needs of a constantly-growing population, certain modifications were made which partially changed the structure of the fountain. The last and most important works under the direction of Gracco Tronci and Dionigi Scano led to the discovery of an underground tank covered by a vault which was connected to some wells. The works which were completed by the two engineers in 1911 can still be admired today.

12

Sant’Antioco


Grotta della

Natività o del Presepe

La Grotta della Natività è un ipogeo punico utilizzato come propria abitazione da Ciu Canteddu e da sua moglie. Dopo la morte di questi fu abbandonata poiché la coppia non ebbe figli. Agli inizi degli anni ‘80 la Soprintendenza ai Beni archeologici per la Provincia di Cagliari e Oristano affidò la gestione dell’ipogeo allo scultore locale Gianni Salidu perché venisse utilizzata in occasione di mostre ed eventi culturali. In questo ambiente lo scultore Gianni Salidu espose il suo primo Presepe e da allora la grotta fu denominata Grotta della Natività. La tradizione del Presepe continuò per parecchi anni e si diffuse nel resto del paese. Seguirono gli allestimenti dei presepi presso le grotte de Is Zuddas (Santadi), il Palazzo del Consiglio regionale a Cagliari in collaborazione con il Liceo artistico, l’Orto botanico di Cagliari in collaborazione con l’Università di Cagliari. Un altro fu allestito a Hallwang bei Salzurg (Svizzera), un altro in India presso la chiesa cristiana di Baratmata Asram Curu Cetra di Ariane e in diversi centri italiani. Ricordiamo, inoltre, l’allestimento postumo voluto dall’Amministrazione Comunale di Sant’Antioco e dall’Associazione Culturale “Sant’Antioco Abbraccia il Mare” presso il Chiostro San Ponziano e Arena Verona. La Grotta della Natività ha riaperto al pubblico in occasione di Monumenti aperti 2009 ed è divenuta mostra permanente. Oggi, oltre al presepe il pubblico potrà godere degli allestimenti degli ambienti che ricreano l’ambiente abitativo delle persone che l’abitarono per decenni. Per informazioni Associazione Culturale “Sant’Antioco Abbraccia il Mare” 0781/82283 (+039) 347.8526510 http://digilander.iol.it/giannisalidu The Cave of the Nativity is a Punic hypogea which takes its name from the exposition of the first Nativity scene by the sculptor Gianni Salidu. Before being entrusted in the eighties to the above mentioned sculptor, the hypogea was inhabited for many years by a childless couple. Today, the set up of the cave recreates the living environment of the people who inhabited it for decades.

monumentiaperti

13


Museo Archeologico Barreca In un nuovo allestimento curato dall’Archeologa Sara Muscuso, il Museo Archeologico Barreca di Sant’Antioco mostra un’ampia sezione di materiali rinvenuti durante le varie campagne di scavo tenutesi nella nostra isola e pertinenti ad un periodo che va dai primi insediamenti neolitici (III millennio a. C.) alle fasi tarde della romanizzazione. Il percorso inizia con un tabellone cronologico generale che riporta le successioni culturali della Sardegna antica e prosegue con un’illustrazione dei numerosi materiali litici utilizzati nel Neolitico recente (cultura di Ozieri). Le fasi successive della cultura nuragica hanno invece una presentazione minima, data la scarsità delle indagini archeologiche verificatesi in questo campo. La mostra prosegue con le testimonianze del più antico centro fenicio finora rinvenuto in Sardegna, che è da individuarsi proprio in Sulky (antica Sant’Antioco) fondata intorno alla metà dell’VIII sec. a. C. La fase punica è illustrata sia dai materiali provenienti dal tofet sia dai corredi funerari provenienti dalla grande necropoli ipogea del colle di Is Pirixeddus. Numerose vetrine ospitano un ricco campionario di oggetti ritrovati nelle tombe a camera puniche scavate nel tufo. Sulky, nel III sec. a. C., entra a far parte del dominio di Roma col nome di Sulci; questa fase è documentata da corredi funerari composti prevalentemente da ceramica d’uso comune. In conclusione, un settore dell’esposizione è dedicato al tofet, per la cui illustrazione è stato ricostruito un angolo in cui su piani artificiali di terra, sabbia e pietre sono state collocate una parte delle migliaia di urne, che contenevano le ceneri di bambini e animali, e stele raffiguranti rappresentazioni divine simboliche, antropomorfe o animali da attribuire al rito che si svolgeva in tale area. A settembre 2009, grazie all’opera del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e ai Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, è stato ricontestualizzato un prezioso e originale bronzetto nuragico l’“Arciere”, rinvenuto presso il prestigioso Museo di Cleveland, e oggi in mostra permanente presso il Museo Archeologico F. Barreca. Per informazioni Coop. Archeotur via Foscolo, 4, tel. 0781.82105 - 389.0505107 www.archeotur.it - Email: archeotur@tiscali.it Comune di Sant’Antioco, tel. 0781.8030219/220/221 www.comune.santantioco.ca.it - info@comune.santantioco.ca.it The “Ferruccio Barreca” Archaeological Museum was inaugurated in 2006 and it has an extensive collection of items and artifacts from Sant’Antioco and other localities in the Sulcis area, together with a scale reconstruction of the tophet. There are findings belonging to the Ozieri culture (III millennium BC), Phoenician material found in the tophet and funerary goods from the Punic necropolis, such as pottery utensils, gold jewellery, scarabs in green jasper and some objects imported from the Greek area. In addition to that, the visitor can enjoy the reconstruction of Phoenician and Punic warships and cargo boats. The Museum’s star exhibits, however, are the two lions sculpted in limestone, dating back to the 6th century B.C.. In Phoenician times, the lions likely acted as guardians of one of the city gateways and, with the same purpose, they were reused by the Punics for the acropolis. Amongst items dating from Roman times, there is a fine mosaic with figures of panthers of the 2nd century AD and a small marble female statue of the 1st century AD.

14

Sant’Antioco


Museo Etnografico Il Museo etnografico di Sant’Antioco, inaugurato nel luglio del 1996 è ubicato lungo Via Necropoli, distante pochi metri dal Villaggio Ipogeo. La struttura restaurata di recenti faceva parte d un antico magazzino utilizzato per la vinificazione ed è composto da un’ampia sala e da un cortile porticato dialettalmente chiamato lolla. Al suo interno sono esposti attrezzi utilizzati sino agli anni ’50 per svolgere i vari mestieri praticati nell’isola di Sant’Antioco. La prima sezione espone tutti i processi e gli utensili legati alla panificazione, dal prodotto principale grano ai prodotti ottenuti grazie alla sua macinazione: farina, semola e crusca, e ai pani coccoi, focacce ed anche i tradizionali coccois de su santu. L’esposizione prosegue con gli attrezzi utilizzati per la coltivazione della vite, per ottenere il vino intenso il Carignano ancor oggi richiestissimo dai più esperti intenditori. Di particolare interesse il settore dedicato alla storia di un’importantissima scuola di tessitura attiva sino alla fine degli anni ’30, in cui le allieve seguite dal maestro Italo Diana, apprendevano l’arte della filatura e tessitura del Bisso, introdotta nell’isola dagli antichi fenici. L’esposizione interna si conclude con la parte dedicata alla raccolta e all’intreccio delle foglie di palma nana grazie alla quale le famiglie più povere del paese, in particolare coloro che vivevano nel rione delle grotte, hanno ottenuto un sostentamento economico in mancanza di un vero e proprio mestiere. Con le foglie essiccate confezionavano scope, borse, cordami, crine per imbottiture ed altri manufatti. La parte esterna si conclude con gli attrezzi indispensabili per la vinificazione come tini, botti ed altro. Per informazioni Coop. Archeotur Via Foscolo, 4, Tel. 0781.82105 - 389.0505107 www.archeotur.it - Email: archeotur@tiscali.it Comune di Sant’Antioco tel. 0781.8030219/220/221 www.comune.santantioco.ca.it - serviziocultura@comune.santantioco.ca.it Open in 1996, the Ethnographical Museum is also called “Su Magasinu de su Binu” (the wine warehouse) because the building was originally used for processing and preserving wine. The structure consists of a large room and a colonnaded courtyard. The collections exposed inside include everyday use items as well as tools used in the past for different activities such as breadmaking, wine-making or weaving.

monumentiaperti

15


Necropoli Punica di Sulky La comunità punica che, nel V sec. a. C., abitava l’importante centro urbano di Sulky, l’odierna cittadina di Sant’Antioco, sito sulla costa occidentale della Sardegna, scelse di costruire la propria necropoli sui fianchi rocciosi dolcemente degradante verso la piana, lambita dagli stagni, sede dell’insediamento civile. I sepolcri, scavati e costruiti nel morbido tufo delle alture, sono delle camere sotterranee, spesso di dimensioni ragguardevoli, alle quali si accede percorrendo un corridoio a scalini che, aperto sul piano di campagna, scende a rampa obliqua in profondità fino a raggiungere la soglia del sepolcro, collocato in genere a circa due, tre metri dalla superficie. L’impianto necropolare sulcitano è ben noto nelle sue caratteristiche generali; analisi accurate, disponibili anche in volumi e guide di facile accesso, ne descrivono le tipologie architettoniche, le componenti dei corredi, lo svolgimento dei rituali, l’apparato scenografico e ideologico delle cerimonie funebri che vi avevano luogo; anche il suo inquadramento cronologico, sostanzialmente in relazione con lo sviluppo della città tra il V e il III sec. a. C., è un dato acquisito. Da alcuni anni la Soprintendenza Archeologica di Cagliari e la società Geoparco s.c. a r.l., società operativa dell’ATI Ifras, hanno attivato un programma di recupero nel settore occidentale di questa grande città dei morti; l’area interessata dal progetto di intervento si trova a immediato ridosso del colle del fortino sabaudo e sovrasta la fascia più bassa dell’impianto funerario, che ha restituito una serie di tombe di particolare interesse e che è stato successivamente riconvertito in spazio scenico nel corso della fase imperiale romana di vita della città. Anche in questa parte della necropoli alcune tombe puniche sono state riutilizzate anche in età paleocristiana. Per informazioni ATI IFRAS, via delle miniere snc, zona Casic, 09030 Elmas (CA) Tel. 070 2425100, www.ifras-spa.it Soprintendenza Archeologica sede di Sant’Antioco via Bolzano, tel. 0781.82311 The Punic necropolis in the site of Sulci was discovered on the hill where the Savoy Castle is located and on its north-eastern slopes. The earliest evidence of occupation dates back to about the 6th or 5th centuries B.C., when the Punics used the area for mainly multiple burials. It continued to be used well into the Republican Age (3rd to 2nd centuries B.C.) when the Romans made use of part of it for the burial of cremated remains inside containers (nearly always boxes in stone or lead). It would appear that during the 1st century B.C., the necropolis fell into disuse as no materials dating back to this period have been found inside the tombs. Some material, on the other hand has been found in the filling earth of the tombs which accumulated after they were abandoned. When the burial site was at its height, it extended over an area of about 6 hectares, which now includes the area between the parish church and the Savoy Fort been restructured and visitors can admire daily use objects on show there.

16

Sant’Antioco


Tofet La parola tofet è un termine di origine biblica che indica una località nei pressi di Gerusalemme, in cui venivano bruciati e sepolti i bambini e che oggi, convenzionalmente, indica le aree sacre di età fenicia e punica, nelle quali sono state recuperate urne contenenti ossa bruciate di bambini e animali. Il tofet di Sulci, utilizzato a partire dall’VIII sec. a. C. e sino al I sec. a. C., si presenta come un’area all’aperto, ubicata all’estrema periferia settentrionale dell’abitato, che si appoggia ad una roccia trachitica denominata Sa Guardia de is Pingiadas (la guardia delle pentole) a causa della gran quantità di urne cinerarie, oltre 3000, rinvenute nel corso dei secoli e fino ad ora recuperate. Ai piedi di tale roccia, verso sud, un recinto quadrangolare di età punica ne include uno più piccolo, di età fenicia, che indica il punto in cui sono state ritrovate le urne più antiche. Un recinto molto più grande, rettangolare, costituito da blocchi di trachite bugnati delimita l’intero tofet: si tratta di un fortilizio di età punica edificato a difesa dell’area, nel IV sec. a.C.. Le urne conservano ossa bruciate di bambini, talvolta di piccoli animali e qualche oggetto votivo; solitamente deposte tra le cavità naturali della roccia, sono spesso accompagnate da stele di pietra (ad oggi se ne contano circa 1.700, conservate nei Musei di Cagliari e di Sant’Antioco) recanti immagini umane, simboliche e più raramente zoomorfe. Per informazioni Coop. Archeotur via Foscolo, 4, tel. 0781.82105 - 389.0505107 www.archeotur.it - Email: archeotur@tiscali.it Comune di Sant’Antioco tel. 0781.8030219/220/221 www.comune.santantioco.ca.it - info@ comune.santantioco.ca.it The Tophet of Sulky, which was used from the 8th to the 1st centuries B.C. is an open area, located at the extreme northern edge of the built-up area and rests upon a trachyte rock known as “Sa guardia de is pingiadas” (The Guard of the Pots) due to the enormous quantity of cinerary urns (more than 3,000) found here over the centuries. At the foot of this rock, towards the south, a rectangular enclosure from the Punic Era includes a smaller one from the Phoenician period, which indicates the point where the oldest urns were found. A much bigger, rectangular enclosure made of ashlared blocks of trachyte marks off the entire tophet. It is a fortress from the Punic Era built to defend the area in the 4th century B.C.. The urns hold the burnt remains of children, sometimes of small animals and a few votive objects and were usually laid in the natural crevices of the rock. They are often accompanied by stone stelae with human, symbolic and, more rarely, animal-like images: about 1,700 have been found to date and are kept in the Archaeological Museums in Cagliari and Sant’Antioco.

monumentiaperti

17


Tomba di

Giganti Tra le Tombe di Giganti la più evidente, perché l’unica ad aver avuto uno scavo razionale, è quella di su Niu de su crobu, situata in loc. sa Corona de su crabì, a circa 1 km dal nuraghe Gruttiacqua e a poche decine di metri dalla strada bianca di circonvallazione del pianoro di Serra di is porcus. La sepoltura, che occupa un lieve rialzo di roccia trachitica, è formata da un corridoio funerario rettangolare absidato, lungo poco più di m 10 e largo in media m 1,20. Un piccolo portello di m 0,60 x 0,70 orientato ad ESE, costituito da un sistema trilitico con architrave molto robusto lavorato in forma di parallelepipedo, mette in comunicazione la camera sepolcrale con l’area delimitata da una esedra costituita da massi, più o meno lavorati, in posizione ortostatica. In questa area si svolgevano le cerimonie funerarie ed i riti terapeutici-sacrali dell’incubazione. La tomba di Giganti, così chiamata dalla fantasia popolare, è un monumento funerario con funzione di sepoltura plurima e luogo di culto. Come tomba si affianca nel primo periodo alle domus de janas per poi diventare durante la piena età nuragica l’unica forma di sepolcro monumentale. La forma planimetrica, nella massima espressione formale, è modellata sullo schema della protome taurina, con il muso rappresentato dall’abside, le corna dall’esedra e la testa dalla camera rettangolare; la protome taurina rimanda al dio-toro che incarna il principio maschile in una società divenuta patriarcale. Indizio del passaggio dalla società matriarcale alla società patriarcale nel culto funerario è l’abbandono dell’utilizzo degli ipogei artificiali, dove la figura centrale e fondamentale è la Gran Madre. Una Dea Madre genitrice che partorisce il toro, suo maschio e suo paredro, il quale durante l’età prenuragica è solo una figura complementare anche se necessaria. La Dea Madre prenuragica, quasi sempre rappresentata con numerose mammelle, potente nutrice, non ha bisogno di enfatizzare il suo essere sessuale perché ha già insito l’idea di antro genitale: le domus de janas sono uteri dove il defunto ritorna per poi rinascere, similmente al toro. Le pareti dipinte di rosso, oppure lo stesso defunto trattato con ocra rossa, rappresentano la rinascita, il sangue che sempre accompagna il parto. Con il definitivo passaggio ad una società patriarcale prevale la figura del dio-toro; la simbologia dell’utero abbandona la cavità per adagiarsi al suolo. L’anticella, più o meno allungata, che precedeva la camera della domus, si ritrova nella tomba di Giganti, dapprima come prolungamento naturale delle pareti della camera stessa con portello d’accesso, simbolo vulvare, per poi aprirsi ad assumere l’aspetto di corna taurine, delimitando uno spazio sacro per il culto funerario.

Bibliografia: G. Pinna “Sant’Antioco Ricerca e storia dell’identità” - Zonza Editori - dicembre 2007, pp. 37-41-43

Per informazioni

Soprintendenza Archeologica sede di Sant’Antioco Via Bolzano, tel 0781/82311 Comune di Sant’Antioco tel. 0781/8030 219/220/221 www.comune.santantioco.ca.it serviziocultura@comune.santantioco.ca.it The Giant’s Tombs are funerary monuments intended for multiple burials and worship. In Sant’Antioco, the most important is the giants’ tomb called “Su Niu de su Crobu” (the nest of the crow), located close to the Gruttiacqua Nuraghe, which is the only nuragic building excavated by the archaeologists. The planimetry of the tomb is shaped in a bull-like scheme. The apse represents the nose, the horns are symbolised by the exedra while the rectangular room corresponds to the head. Such a bull-like scheme refers to the Bull God who embodies the “male” in a society shifted from a matriarchal to a patriarchal society.

18

Sant’Antioco


Torre Canai Nella parte meridionale dell’isola di Sant’Antioco in località Turri, sorge una torre di avvistamento che venne realizzata sotto il governo del conte Lorenzo Bogino. Egli infatti riordinò l’amministrazione delle torri litoranee erette sotto la dominazione spagnola del re Filippo II. Già parecchio tempo prima i cittadini di Iglesias, interessati a coltivare terre nell’isola di Sant’Antioco, avevano rivolto una supplica al re di Sardegna, nella quale offrivano il proprio aiuto per la costruzione di torri nell’isola. Carlo Emanuele III, per questo, diede ordine al viceré Cacherano di Bricherasio di predisporre la costruzione delle due torri già progettate nell’isola. Nel 1757 fu costruita la torre progettata dall’ingegnere militare Vallin; essa sorge sul capo su moru, promontorio meridionale dell’isola di Sant’Antioco, oggi chiamato Turri. In questo tratto di mare erano solite ancorarsi le flottiglie turche, fino ai primi decenni dell’Ottocento. La Torre svolse un’importante opera di avvistamento e comunicazione di notizie ai reparti militari preposti alla difesa dell’isola di Sant’Antioco durante il tentativo di invasione francese del 1793 ed in occasione delle ultime due incursioni tunisine del 1812 e del 1815 nell’isola. La torre di Canai restò attiva fino al 1815. Il tempi recenti la torre è stata utilizzata come residenza turistica da un privato che, a tal fine, l’ha rimaneggiata in modo discutibile. Solo dal 1994 è stata finalmente restituita alla fruizione collettiva dall’associazione Italia Nostra che, dopo averla ottenuta in concessione, ha effettuato un intervento di restauro in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali di Cagliari e con il Ministero dell’Ambiente. Al suo interno è visitabile una mostra fotografica e cartografica sugli aspetti culturali e naturalistici dell’isola di Sant’Antioco con una sezione dedicata alle vicende storiche della Torre. Dalla Piazza d’Armi si può inoltre apprezzare un incomparabile panorama del golfo di Palmas. Per informazioni Graziano Bullegas 0781.800111 Torre Canai 09017 Sant’Antioco (CA) e-mail santantioco@italianostra.org www.torrecanai.altervista.or In the 16th century, when the coasts of Sardinia were still be harried by pirate raids, Phillip II, King of Spain, decided to strengthen the defence system with a series of new towers. The island of Sant’Antioco, however, had to await the advent of the Savoy monarchs, during whose reign the Canai tower was constructed. Canai was one of the few towers equipped with artillery, but in the following century, when the raids ceased, the usefulness of these towers came to an end: in 1867 Vittorio Emanuele II decommissioned them and handed them over to the State Demesne. Since 1994 the Canai tower is managed by Italia Nostra (National Heritage Association) which has restored this interesting monument in collaboration with the Cagliari Architectural Heritage Agency and has opened it to visitors.

monumentiaperti

19


Villaggio

Ipogeo Unica nel suo genere, l’area è costituita da una parte dell’antica necropoli punica di Sulky e raggruppa numerose tombe ipogee scavate nel tufo tra il VI ed il III secolo a. C., riutilizzate da famiglie molto povere dalla seconda metà del XVIII sec. come abitazioni. In seguito al ritrovamento delle spoglie di Sant’Antioco sotto la Basilica a lui dedicata, avvenuto nel 1615, il Vescovo tentò di porre fine al lungo abbandono dell’isola dovuto alle continue incursioni dei pirati barbareschi. Così, richiamati dalle concessioni di terreni promesse dalla chiesa, furono numerose le famiglie che iniziarono una nuova vita nell’isola, seguiti da tantissime altre che pur non ottenendo niente in cambio del loro coraggioso ritorno si adattarono a questa vita fatta di miseria, povertà ed emarginazione. Nei primi decenni sicuramente si tentò un adattamento provvisorio che si trasformò poi in stabile. Nella zona conosciuta sino al 1998 con il nome di Sa arroga de is gruttas. Numerosissime le famiglie che vissero nel rione sino agli inizi degli anni ’70. Dediti da sempre alla raccolta di tutto ciò che la natura offre spontaneamente si recavano in campagna a raccogliere funghi, cardi, carciofini selvatici, legna, e in laguna per la raccolta di bocconi, arselle ed quant’altro barattando questi prodotti in cambio di beni di prima necessità. I gruttaius, questo l’appellativo che li distingueva dagli altri abitanti di S. Antioco, si occupavano nel mese di maggio della raccolta delle foglie di palma nana che, fatte essiccare durante l’estate, venivano poi intrecciate abilmente. Da questa umile pianta potevano confezionare scope, borse, cordami, crine per le imbottiture ed ancor oggi sono numerosi gli anziani che si occupano della produzione di questi manufatti intrecciati. Per informazioni Coop. Archeotur via Foscolo, 4, tel. 0781.82105 - 389.0505107 www.archeotur.it - Email: archeotur@tiscali.it Comune di Sant’Antioco tel. 0781.8030219/220/221 www.comune.santantioco.ca.it - info@ comune.santantioco.ca.it On the hill overlooking the town and its surrounds stretches the Punic necropolis, consisting of underground tombs dating back to about 500 B.C. These tombs consisted of one or more chambers and could be accessed by a stairway. They contained the bodies of entire families while the wall niches contained funerary goods, consisting of pottery used in daily life, gold jewellery amulets in glass paste and scarabs seals. Abandoned in the 1st century B.C., the tombs were re-used by the Christians in the 4th century A.D. as catacombs and were subsequently again occupied starting from the 17th century. They were in fact re-constructed and used as dwellings by the poorer townspeople and they continued to be used up to the 1970s. Known as “Sa arruga de is gruttasa” (the street of the caves), the zone gave the name of “gruttaiusu” (cave-dwellers) to its inhabitants. Today the hypogeum village has been restructured and visitors can admire daily use objects on show there.

20

Sant’Antioco


Cronicario L’area archeologica emersa, a partire dal 1983, nel cuore del tessuto urbano moderno di Sant’Antioco conserva un prezioso spaccato dell’insediamento umano nell’antica Sulky. Gli scavi allora condotti rivelarono infatti una potente stratigrafia che conservava in successione, a partire dal basso, le testimonianze di un insediamento di capanne del Neolitico, la sovrapposizione dell’abitato fenicio e, alla sommità, la ristrutturazione urbana della città nella prima età imperiale romana: uno spaccato di storia che si distende dal 3.000 al I sec. d. C. I ruderi immediatamente visibili appartengono a quest’ultima fase: due strade, che si incrociano in senso ortogonale, individuano un insieme di case di abitazione e di edifici di rappresentanza pubblica che si dispongono, con sistemazione a gradoni, ai lati del tracciato viario. Al di sotto dell’impianto del quartiere di età romana, le indagini hanno rivelato i ruderi consistenti dell’abitato fenicio, di età molto antica, risalente all’VIII sec. a. C.; la stessa viabilità romana riprende un tracciato stradale più antico, in uso in età fenicia. Il nucleo meglio conservato di questo insediamento, che è certamente all’origine dell’abitato fenicio di Sulky, si trova nel settore III, dove sono tuttora visibili una serie di ambienti delimitati da muri con pietre irregolari e con pavimenti in terra battuta mescolata a scaglie di tufo, forniti di siloi, di pozzi e di cisterne. I nuovi scavi hanno finora individuato alcuni interessanti ambienti di età romana che conservavano ancora anfore sistemate presso le pareti e tracce forti della presenza di un luogo di culto, forse di Iside, che fa sospettare l’esistenza, negli strati inferiori fenici, ancora da indagare, di un luogo sacro precedente, verosimilmente dedicato ad Astarte. Coop. Archeotur via Foscolo, 4, tel. 0781.82105 - 389.0505107 www.archeotur.it - E-mail: archeotur@tiscali.it Comune di Sant’Antioco, tel. 0781.8030219/220/221 www.comune.santantioco.ca.it - info@ comune.santantioco.ca.it This archaeological site was excavated from 1983 onwards and is located in the very heart of the modern town of Sant’Antioco, close to the town nursery school and old people’s home. It provides an excellent snapshot of Man’s settlement in the ancient town of Sulky. The excavation work has revealed a significant number of successive layers, starting from the bottom, with the evidence of a Neolithic settlement of huts. On top of this, you can see the main built-up area from Phoenician times and at the top, the town’s urban redevelopment from the early part of the Roman Imperial times, providing a view of its history from 3,000 B.C. to the 1st cent. B.C. The remains that are immediately visible belong to this last phase: two roads crossing each other show the location of a group of residential houses and public buildings which run along the sides of the road organized in tiers. Beneath the structure of the district dating back to Roman Times, the excavations have revealed significant remains from the Phoenician settlement, which is much older and dates back to the 8th cent. B.C.. The Roman roads re-trace an older road system in use during Phoencian Times.

monumentiaperti

21


Villaggio Nuragico

Grutti ’e acqua

Presso Grutti ‘e Acqua, imponente complesso nuragico abbarbicato su un’altura che domina l’ampia e fertile pianura, sono visibili crolli di capanne dell’antico villaggio, mentre poco a valle si trova l’antica vena sorgiva, racchiusa in un tempio a pozzo dove in particolari occasioni venivano celebrati i riti sacri. Il villaggio è immerso in una lussureggiante vegetazione dove sono presenti tutte le specie appartenenti alla macchia mediterranea. Poco distante, verso la località denominata Su niu ‘e su crobu è possibile ammirare una delle varie tombe dei giganti presenti nell’isola di Sant’Antioco. Questa conserva ancora integro lo sviluppo planimetrico, riproducente il classico impianto a protome taurina, tipico della cultura nuragica. Per informazioni Soprintendenza Archeologica sede di Sant’Antioco via Bolzano, tel. 0781.82311 Comune di Sant’Antioco tel. 0781.8030219/220/221 www.comune.santantioco.ca.it - info@ comune.santantioco.ca.it The Gruttiacqua complex covers a vast area and includes several monuments providing evidence of human settlement over several centuries. The hills are 137 and 113 metres high and are joined by a wide valley with a number of conspicuous rocky outcrops. The hills have the remains of several nuraghi which document the various phases of the Nuragic civilization. You can visit a variety of monuments in the nuragic zone including a sacred well, tanks, stone circles, a nuragic village, an apsidal hut, giants’ tombs and enjoy the splendid view westwards towards Cala di Mezzaluna and Calasapone, southwards towards Africa and northwards towards the Plain of Cannai and the nuraghi in the interior of the island.

22

Sant’Antioco


Villaggio Nuragico

Corongiu Murvonis Il Villaggio Corungiu Murvonis è un complesso nuragico, posto in posizione strategica, sopra uno sperone roccioso da cui spazia una vista ampia e panoramica. Da qui vediamo il settore a nord fino a Calasetta e a sud fino a Capo Sperone. A ovest tutta la costa di Calasapone sullo sconfinato orizzonte del mare di Sardegna che guarda verso la Spagna. L’ampio complesso era formato sicuramente da un mastio centrale e da altre torri addossate ad esso. Inoltre era difeso da un ampio bastione murario, di cui si vedono i ruderi e da altre torri e cortine, mentre intorno era presente un villaggio. Nella parte ovest del complesso è presente un laghetto alimentato presumibilmente da acqua sorgiva. La natura del paesaggio circostante incontaminato e la ricca vegetazione di macchia mediterranea sono l’abitat per falchi e in antichità dei mufloni (murvonis) di cui oggi è rimasto solo il toponimo. Per informazioni Soprintendenza Archeologica sede di Sant’Antioco via Bolzano, tel. 0781.82311 Comune di Sant’Antioco tel. 0781.8030219/220/221 www.comune.santantioco.ca.it - info@ comune.santantioco.ca.it The Corongiu Murvonis nuraghe is located on top of a rocky spur which provides the structure with an excellent strategic position since it combines two control functions: over the area and over the landing places towards the West. It has a round area in the centre with additional buildings surrounding it. It could be a central tower or a hut built during a later period, considering the size of the stones used. The external perimeter of the tower is complete although it only has one row. The internal perimeter wall of the tower is visible along the sides facing North and around to the South-East. Along the other sides there are only a few rocks in their original position. It is clear that at these points the cella is completely covered with earth and fallen material. Alongside the rocky ridge on which the northern tower is located, you can see an ellipsoid enclosure which surrounds two natural cavities about 2 metres deep. The investigative work carried out around the area where the nuraghe is positioned, has provided a number of pieces of pottery dating back to the Nuragic Age, the Roman Imperial Age and the Late Roman Age.

monumentiaperti

23


Antico laboratorio delle Arti e dei Saperi Sant'Antioco

L’Antico Laboratorio espone le opere dei coniugi Gianni e Pinella, frutto della passione per le arti e l’impegno per la trasmissione degli antichi saperi. Le opere dello scultore isolano di fama internazionale Gianni Salidu, sono realizzate sia col legno (olivastro e ginepro) che con la pietra (granito, onice, ecc.). Le sue sculture alcune di notevole altezza (oltre i 2,50 metri) sono posizionate in diverse piazze del centro abitato di Sant’Antioco e in varie parti d’Italia e d’Europa. Di particolare effetto La Sirena, collocata a 12 metri di profondità all’interno di una grotta nell’Isola della Vacca. Qui, l’ultima domenica di luglio, si celebra l’anniversario con un corteo di barche. In omaggio alla Sirena, viene depositata una corona di alloro. Il Maestro Gianni Salidu è, altresì, noto in tutto il mondo per i suoi originali Presepi. Pinella Bullegas apprende l’arte della tessitura dalla nonna e, in particolare dalla zia Tullia, dalla quale eredita le conoscenze della lavorazione e composizione dei disegni. Dal nonno Bullegas eredita il laboratorio, originariamente Su magazinu de su binu (Il magazzino del vino). Ha lavorato per il Cavaliere Badas e L’Architetto Tavolara, che hanno contribuito a promuovere l’arte tessile e i manufatti di Pinella presso le fiere regionali e nazionali. Da più di quarant’anni il Laboratorio delle Arti del Maestro Salidu e di Pinella è a disposizione di quanti vogliano ammirare la pregiata lavorazione del tappeto a pibbionis (acini) e le sculture create dalle loro sapienti abili mani. In questa edizione, l’Antico Laboratorio delle Arti e dei Saperi, sarà arricchito dalle opere di quatto pittori locali: Bruno Piga, Antonello Calabrò, Gianni Mannai e Pino Piras. Per informazioni: Pinella Bullegas - Via Dante, 33 - 09017 Sant’Antioco (CI) 0781/82283 - (+039)3478526510 Email: giannisalidu@libero.it The Old Laboratory of Arts and Knowledge displays the work of husband and wife Gianni e Pinella, the result of passion for the arts and commitment to the transmission of ancient knowledge. The works of Gianni, an internationally renowned sculptor, are made of wood (oleaster and juniper) or stone (granite, onyx etc). Some of the sculptures are very tall (over 2.5 meters) and located in different places of the town of Sant’Antioco as well as in various parts of Italy and Europe. A particularly valuable sculpture is “La Sirena”, the mermaid, located 12 metres deep, in a sea cave in the Island of “La Vacca”. Here, every year, the last Sunday of July, the anniversary is celebrated with a parade of boats and a wreath of laurel is deposited in homage to “La Sirena”. Gianni’s wife, Pinella, learned the art of weaving from her grandmother and aunt and she inherited the laboratory, originally called Su magasinu de su binu (The stock of wine), from her grandfather. For over forty years and up to the present day, the Old Laboratory of Arts and Knowledge of Gianni Salidu and Pinella Bullegas is open to all those who wish to admire the fine workmanship of the “pibbionis” (grapes) carpet as well as the sculptures created by their gifted hands. This year, the Old Laboratory of Arts and Knowledge houses the works of three local artists: Bruno Piga, Antonello Calabrò and Gianni Mannai. .

24

Sant’Antioco


Saline di Sant’Antioco La Salina di Sant’Antioco si estende su una fascia pericostiera lunga circa 20 Km, per una profondità massima di circa 3 km. Realizzata nei primi anni ‘60 mediante opere di regimazione e collegamento di lagune costiere esistenti, entrò in produzione nel finire dello stesso decennio. La superficie utile coperta dalle acque, variabile stagionalmente, è di circa 1500 ettari, suddivisa, in evaporante (1300 ettari) e salante (200 ettari). La funzione produttiva assolta dalle zone evaporanti consiste principalmente nel portare le acque di mare a saturazione rispetto al cloruro di sodio, provvedendo all’aumento dalla densità caratteristica dell’acqua di mare, di 3,5° Baumè (Bè), a quella di saturazione, che si raggiunge ad una densità di 25,7° Bè alla temperatura di 15°C. L’intero percorso viene compiuto dall’acqua in 40-60 giorni in funzione delle condizioni meteorologiche. La restante parte di sperficie coperta dalle acque costituisce la zona salante, nella quale si ha la precipitazione del cloruro di sodio. Questa zona viene continuamente alimentata durante la campagna salifera con l’acqua satura preparata nella zona evaporante, che qui raggiunge densità prossime ai 30° Bè. Il movimento delle acque a ciclo continuo viene realizzato sfruttando per la maggior parte della superficie il dislivello naturale del terreno; ove ciò non è possibile provvedono 6 stazioni idrovore di sollevamento dislocate in diverse zone della Salina. Il periodo più favorevole alla produzione va da maggio a settembre: le operazioni di pompaggio hanno inizio quando le evaporazioni prendono il netto sopravvento sulle piogge. Durante il restante periodo dell’anno l’attività produttiva è tesa alla conservazione delle caratteristiche delle acque presenti nelle diverse zone evaporanti. Le caratteristiche di questi importantissimi siti, costituiscono uno straordinario habitat soprattutto per la sosta e lo svernamento dei limicoli, di spatole, gru, aironi bianchi maggiori e di piccoli gruppi di oche, per i nidificanti abituali quali il cavaliere d’Italia, l’avoceta, il fratino, il fraticello, la sterna zampenere, la pernice di mare, il gabbiano roseo ed il gabbiano corallino, anatre di varie specie oltre al famoso fenicottero rosa che, ormai costantemente al di sopra del migliaio di individui, rappresenta proprio nella salina una delle più importanti popolazioni europee di questa specie. ATISALE spa – Salina di Sant’Antioco Loc. Is Cortiois – tel 0781689780 – fax 0781689450 santioco@atisale.com - www.atisale.it The Saltern of Sant’Antioco covers a coastal strip about 20 km long, and 3 km wide. It was built in the early sixties through water drainage works and connection of existing coastal lagoons. It went into production at the end of the same decade. The surface area covered by water is about 1500 acres divided according to its productive functions (1300 evaporation zone – 200 salting zone). The artificial ponds are designed to produce salts from sea water. The seawater is fed into large ponds and water is drawn out through natural evaporation which allows the salt to be subsequently harvested. The ponds also provide a productive resting and feeding ground for many species of waterbirds, which include endangered species. In fact, these sites constitute a unique habitat primarily for the staging and wintering waterbirds, (spoonbills, sandhill cranes, egrets, small groups of geese) but also for the nesting birds (avocets, Kentish, little terns, Pratincole, sea gull, ducks of various species). In addition to the above mentioned species, the well known pink flamingo is also worth mentioning. These wading birds live in large colonies which are visible from the lagoon of Sant’Antioco.

monumentiaperti

25


Nuraghe S’ega marteddu L’isola di Sant’Antioco possiede un altissimo numero di nuraghi, sebbene nessuno di essi sia stato oggetto di specifiche indagini archeologiche, si possono osservare alcune peculiarità del territorio. In particolare, la dislocazione delle torri manifesta la principale funzione e vocazione delle strutture, che possiamo suddividire in due macro-categorie. Nella maggior parte dei casi, è evidente la necessità di difesa di aree a forte vocazione agricola e pastorale, sovente però si riconoscono, in zone di facile approdo, chiare posizioni strategiche volte al controllo delle coste. Vi sono inoltre situazioni maggiormente articolate in cui tali vocazioni territoriali coincidono. Un caso interessante è costituito dalla densità dei nuraghi posti a protezione della piana di Canai. Il dato dimostra l’importanza economica della grande distesa, quale principale e fertile bacino agricolo dell’isola. I resti archeologici rivelano una fitta rete difensiva che circonda la piana e ne controlla le vie d’accesso, specie i piccoli corsi d’acqua, tra cui il principale è il rio Triga. Alla foce del Rio Maladroxia, il terminale ultimo di tale sistema è costituito dal nuraghe S’ega Marteddu che sovrasta la baia a nord-ovest. Il nuraghe composto da un mastio e da un bastione costituito da tre torri laterali ad addizione concentrica, conservatesi solo in parte. Esse sono orientate a Nord, a Sud-Ovest e a Sud-Est. La torre principale si conserva quasi del tutto integra, interrompe il suo perimetro esterno solo nel lato Sud e Sud-Est, in prossimità di un eventuale ingresso non visibile. I paramenti murari sono stati realizzati sovrapponendo filari piuttosto regolari di massi squadrati e parallelepipedi, in aggetto verso l’alto. Nel lato sud si addossa al mastio un tratto murario avente percorso curvilineo, realizzato con l’utilizzo di massi sub-parallelepipedi disposti in filari orizzontali. Probabilmente, data la struttura rimanente, esisteva un cortile collocato in posizione frontale rispetto all’ingresso. I massi che compongono i suoi filari sono poliedrici, taluni rifiniti, altri appena sbozzati, al naturale. Formano cerchi concentrici di studiata eleganza, con una progressiva diminuzione del volume man mano che si procede nell’alzato. The island of Sant’Antioco has a very high number of nuraghi, the location of which reveals the structures main function, i.e. defending the rural and pastoral areas as well as controlling the coasts. It is worth noticing that in the plain of Canai, which used to be the most fertile area of the island, the number of nuraghi is particularly high. The archaeological ruins reveal an extended network that surrounded the area and controlled the access routes. The end of this system of protection is the nuraghe S’Ega Marteddu which overlooks the bay to the north- west. The nuraghe is composed of a dungeon and a bastion with three towers of which only a part is preserved. They are oriented to the north, south-west and south-east. The main tower is preserved almost intact. Given the remaining structure, it is likely that there was a courtyard located in front of the entrance. The rocks that made up its rows are multi-faceted, some of which are well refined. They form concentric circles of studied elegance, with a gradual decrease in volume as proceeding in the upper part.

26

Sant’Antioco


Forte Sabaudo Sulla collina che sovrasta la basilica di Sant’Antioco si trova il forte sabaudo “Su Pisu”. Fu costruito tra il 1813 e il 1815 per dare riparo ai soldati ed alla popolazione di Sant’Antioco in caso di assedio da parte dei pirati saraceni. A seguito della tragica incursione del 22 luglio 1812 la popolazione di Sant’Antioco aveva chiesto con forza al Governo Sabaudo di prendere provvedimenti per difesa della comunità. La Regina Maria Teresa concesse un finanziamento di 700 scudi per la costruzione del forte. Dopo lunghe peripezie il forte fu finalmente terminato nell’estate del 1815. Nuovo comandante fu nominato il sottotenente d’artiglieria Efisio Melis Alagna che aveva ai suoi ordini gli artiglieri di Sardegna. Domenica 15 ottobre 1815, al tramonto, comparve davanti alle coste dell’isola di S.Antioco una flotta di circa 15 navi che mise in allarme la popolazione; il comandante vide che le navi battevano bandiera inglese. Efisio Melis Alagna non si accorse che le navi erano giunte da Tunisi. Il 16 ottobre 1815, verso le sette del mattino mille corsari, a bordo delle loro scialuppe, presero d’assalto le spiagge di “Su Pruini (attuale is pruinis)” e “Sa Punta De S’aliga”, quindi si diressero verso il centro abitato. Gli abitanti di S.Antioco, in preda al panico, abbandonarono le case e si rifugiarono nelle campagne. Il comandante e 16 soldati si rifugiarono nel forte con una piccola parte della popolazione e tra di essi perfino Angelina, sorella di Efisio. Il comandante tunisino giunto col suo esercito ai piedi del forte né ordinò l’assalto. Gli assalti continuarono per circa sette ore, ma il baluardo difensivo sembrava inespugnabile. Gran parte dei tunisini concentrarono i loro attacchi nella parte nord-occidentale del forte, attirando sugli spalti settentrionali tutta la guarnigione. Un gruppo di invasori, approfittando dell’allentamento della guardia nella parte orientale, riuscì a scalare le mura salendo sopra un’abitazione adagiata al forte e che maldestramente era stata lasciata in piedi durante l’edificazione. I tunisini, penetrati nel forte presero di sorpresa i difensori. La lotta, però, risultò ben presto impari, tanto che, i soldati scampati al combattimento ed i civili presenti nel forte si arresero. Il comandante Melis e 10 suoi uomini rimasero uccisi nello scontro. Sei soldati si arresero nelle mani degli assalitori. La sorella di Efiso Melis Alagna e altre donne furono catturate e condotte prigioniere a Tunisi. Furono 133 le persone catturate a Sant’Antioco. Il comandante della guarnigione, Efisio Melis Alagna, fu sepolto nella chiesa di Sant’Antioco e, a ricordo del sacrificio, onorato con un’iscrizione commemorativa. The Fort of sa Guardia de su Pisu was built by the Savoys on the highest point of the town, on the remains of a Phoenician temple. Its purpose was defensive, but it was used only during the last Barbary raid in 1815, when about a thousand pirates landed on the beach of Is Pruinis and, opening fire, made their way to the Fort. After a day’s siege, the pirates captured the Fort despite the valiant defence put up by the garrison: many died in the fight and 133 persons were taken as prisoners to Tunisia, while the town, the Basilica and the Fort itself were sacked. European retaliation against the Barbary countries led in 1830 to the signing of a treaty which brought pirate raids to an end. As a consequence, the Fort was abandoned and gradually fell into disrepair. It was subsequently restored in 1933 and 1999. Today visitors can admire some original artillery pieces, together with some Savoy military uniforms.

monumentiaperti

27


Eventi collaterali Sabato 24 maggio “L’AQUILONE DELLA FANTASIA” Realizzazione all’aria aperta, negli spazi dell’Arena Fenicia, di uno dei giochi più coinvolgenti per genitori e figli, la costruzione di un aquilone. La soddisfazione e la magia sono maggiori se l’aquilone è stato costruito insieme. A cura della Cooperativa sociale Le Api.

Domenica 25 maggio “IN BICICLETTA SULLA VIA DEL SALE” Passeggiata in bicicletta organizzata da A.S.D.C.T. “I Due Leoni Isola di Sant’Antioco”. Ritrovo alle ore 8.00 nella piazza Umberto con partenza alle ore 9.00. Itinerario: Piazza Umberto - Via Garibaldi - Lungomare Silvio Olla - Ponte - Ingresso strada per la Salina. Rientro con partenza dalla Salina alle ore 12.30, arrivo previsto al Porticciolo Turistico alle ore 13.00 passando dal Lungomare Silvio Olla.

in bicicletta sulla via del sale tutti in sella alla scoperta della Salina

monumentiaperti

Comune di S.Antioco Ass.to allo Sport

Sant'Antioco

25 Maggio 2014 Ritrovo ore 8:00 - Piazza Umberto Partenza ore 9:00 - arrivo alla Salina, visita guidata in occasione di Monumenti Aperti Ore 10:30 - tour in bicicletta fra i bacini Rientro in paese ore 13:00

I Due Leoni Isola di Sant'Antioco idueleonisantantioco@tiscali.it - Tel. 0781840907 - Cell. 3478803875 -

28

Sant’Antioco


Partecipano alla Manifestazione SANT’ANTIOCO La visita guidata e le schede dei monumenti sono curate da: Istituto Comprensivo Sant’Antioco/Calasetta - Plessi di Sant’Antioco I.P.I.A. Liceo Scientifico e Socio-Psico-Pedagogico “E. Lussu” Collaborano i volontari delle Associazioni: Italia Nostra A.S.D. La Bussola Associazione Nazionale Carabinieri in pensione ATI IFRAS ATISALE S.p.A. Gruppo Guida Catacombe S. Antioco Martire Gruppo “Il Libro Ritrovato” Comitato “Festeggiamenti S.Pietro Apostolo” Cooperativa Dimensione Umana Cooperativa “La Locomotiva” Cooperativa Studio ‘87 Cooperativa Archeotur Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna Pro Loco Assosulcis Associazione Culturale Sant’Antioco Abbraccia il mare Associazione Culturale “Il Gabbiano” Associazione Nazionale Marinai d’Italia Associazione Culturale “Le Api” Gruppo Folk Isola di Sant’Antioco Avas Auser AGESCI Gruppo Scout Banda Musicale “G.Verdi” Banda Musicale “Santa Cecilia” Compagnia Barracellare Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna Angelo Balia Paolo Basciu

monumentiaperti

29


Note

30

Sant’Antioco




Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.