Mamma! Numero 7

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o 3:2011 Anno III. NumOer EDITORIALE AT PURO ARTIGIAN

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MERCATO


I LIBRI DI MAMMA! - ARMI D’ILLUSTRAZIONE DI MASSA

Nicola. R–esistenza precaria Come perdere con stile contro il grande capitale. C

S

Di MP

erti fumetti non possono farli i radical chic col culo parato o gli intellettuali da salotto. Ci voleva un lavoratore emigrato come Marco “MP” Pinna, che si e’ bruciato due settimane di ferie per partorire la saga di Nicola, l’antieroe in tuta blu del terzo millennio. Un mondo precario dove Nicola lotta per salvare la sua fabbrica dalla chiusura, e scopre i trucchi più loschi con cui i padroni fregano le classi medio–basse. Più spericolato di Batman, più sfigato di Fantozzi, più ribelle di Spartacus e più solo di Ulisse: Nicola è il simbolo della nostra voglia di resistere alle ingiustizie. Contro di lui un padrone senza scrupoli e una famiglia senza vergogna, incarognita dalle mode più devastanti del momento. Uno spietato “reality show” a fumetti, un micromanuale di economia finanziaria, un prontuario di autodifesa sindacale ma soprattutto lo sfogo di satira rabbiosa di un “artista–operaio”. Ottanta pagine di sopravvivenza proletaria: astenersi perditempo. www.mamma.am/nicola Per richiedere il volume: www.mamma.am/libri

The Holy Bile

Scritti e Fumetti per masochisti dissidenti

I

l libro degli autori di ScaricaBile, il “pdf satirico di cattivo gusto” che ha ridefinito su internet la soglia dell’indecenza con 32 numeri di puro genio e follia, centinaia di pagine maleducate, migliaia di lettori incoscienti. Da oggi lo spirito del magazine più scorretto d’Italia rivive nel libro “The Holy Bile”, una raccolta differenziata di scritti e fumetti inediti su qualunquismo, castità, religione e sondini terapeutici. Un concentrato purissimo di anticlericalismo, blasfemia, coprofagia, incesto, morte, pedofilia, prostituzione, sessismo, sodomia, violenza e volgarità gratuite. In breve, uno specchio perfetto dell’Italia moderna, per chi non ha paura di guardare in faccia la realta’ con le lenti deformanti della satira. Testi e disegni di Daniele Fabbri, Pietro Errante, Jonathan Grass, Tabagista, MelissaP2, Vladimir Stepanovic Bakunin, Eddie Settembrini, Blicero, G., Ste, Perrotta, Marco Tonus, Mario Gaudio, Flaviano Armentaro, Maurizio Boscarol, Mario Natangelo, Alessio Spataro, Andy Ventura. www.mamma.am/bile Per richiedere il volume: www.mamma.am/libri

LaVitamia terra la difendo e morte, rabbia e sogni di un ragazzo che amava la Sicilia. L

Di Kanjano e Gubi

a storia di Giuseppe Gatì, 22 anni, pastore per vocazione, produttore di formaggi per mestiere, attivista antimafia per passione. Il suo volto è salito agli onori delle cronache nel dicembre 2008 per la contestazione al “pregiudicato Vittorio Sgarbi”, che ha scosso la citta’ di Agrigento al grido di “Viva Caselli! Viva il pool antimafia!” Con l’aiuto degli amici e dei familiari di Giuseppe, Gubi e Kanjano hanno scoperto gli scritti, le esperienze e il grande amore per la terra di Sicilia di questo ragazzo, che ha lasciato una eredità culturale preziosa prima di morire a 22 anni per un banale incidente sul lavoro. Un racconto a fumetti che non cede alle tentazioni del sentimentalismo e della commemorazione, per restituire al lettore tutta la bellezza di una intensa storia di vita. www.mamma.am/giuseppe Per richiedere il volume: www.mamma.am/libri

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CRISI

kanjano & gubi

LA MIA TERRA

LA DIFENDO

anti subito. O almeno così viene fatto di dire leggendo i giornali. Naturalmente stiamo parlando dei mercati benchè nessuno sappia di preciso chi siano. Da quando è iniziato l’attacco ai debiti pubblici, anche detti sovrani per prendersi gioco di loro, i mercati sono dipinti come professori dotti e sapienti sempre pronti a intervenire per tirare le orecchie ai governi monelli che ne combinano di tutti i colori. Come scolaretti, i governi fanno le loro proposte di risanamento del debito, ma il giudizio supremo è affidato al mercato, che come tutti gli oracoli parla solo per segni. Borsa in rialzo vuol dire che va bene, borsa in ribasso che va male, ma l’interpretazione finale è lasciata agli economisti che si affrettano ad indicare ai governi le scelte che devono compiere. Così le borse, da luoghi di affari sono stati trasformati in templi educativi, dove i mercati, in spirito di abnegazione, si assumono l’ingrato compito di insegnare ai governi come si gestisce il bene comune. Niente di più falso. I mercati non sono educatori, ma predatori. Non sono mossi da sentimenti di amore altruistico, ma di avidità personale. Non intervengono per la difesa del bene comune, ma per arricchirsi personalmente. Al pari dei leopardi, che vagano per la savana in cerca di gazzelle azzoppate, da isolare e braccare, così fanno gli speculatori di borsa. Individuano i soggetti pubblici o privati più deboli e fanno di tutto per sfiduciarli. Poi, quando la loro reputazione è distrutta fanno scattare la trappola: si dichiarano disponibili a concedere prestiti , ma pretendono interessi più alti. Il tutto in un lavoro di squadra esattamente come fanno i felini. Prima intervengono gli speculatori per fare cadere il prezzo delle loro prede. Poi si fanno avanti le società di rating per decretare il loro stato di inaffidabilità. Infine arrivano le banche che si dichiarano disponibili a concedere prestiti, ma solo a tassi rialzati. Della serie: uno picchia, uno regge la vittima, uno la ricatta per chiamare l’ambulanza. E invece di essere considerati per quello che sono, aggressori e ricattatori, le forze del mercato sono presentate come soggetti di pubblica utilità perchè ripuliscono la foresta dei deboli e insegnano agli animali di grossa taglia come fare per evitare le imboscate. In effetti a questo mondo tutto è relativo e i ladri invece di punirli per la loro aggressione potremmo premiarli per il servizio che rendono mettendo in risalto i sistemi di sicurezza che non funzionano. Ma il problema non è la relatività. Il problema è da che parte stiamo. Se stiamo dalla parte dei predatori l’aggressione è operazione di pulizia degli inetti e incapaci. Se stiamo dalla parte delle vittime l’aggressione è violenza. Questo sistema la sua scelta l’ha fatta ed è la difesa degli affari privati in base ai rapporti di forza. Per questo, quando gli stati indebitati sono accerchiati dai mercati speculativi, non ci si scaglia contro questi ultimi per impedire che l’avidità privata abbia la meglio sull’interesse collettivo, ma si interviene sugli stati affinchè accettino le condizioni imposte dai mercati e l’assedio sia

Ma chi sono questi "mercati" che decidono il destino delle nazioni?

LA RESA DEI CONTI

Crisi per i deboli, profitto per i forti. L'economia predatoria messa a nudo da un allievo di Don Milani.

tolto. Così si scopre che oltre al profitto immediato, la speculazione nei confronti degli stati ha un obiettivo ben più sostanzioso: costringerli a vendere tutto ciò che possiedono e cedere ai privati la gestione di sanità, istruzione e qualsiasi altro servizio vendibile. Non a caso l’imperativo imposto agli stati è svendita e privatizzazione. Sappiamo che negli ultimi anni i governi di errori ne hanno fatti tanti, non ultimo quello di avere accresciuto i propri debiti di tredicimila miliardi di dollari per tamponare le perdite delle banche private dovute ad una gestione azzardata e incapace. Ma qualunque siano gli errori commessi, non è ammissibile che gli stati vivano sotto ricatto di banche, fondi di investimento e agenzie di rating. Così come non è ammissibile che una quota crescente di soldi pubblici finisca come interessi nelle casse di banche e fondi pensione. Non è pensabile che le banche approfittino del debito pubblico per ricevere una rendita eterna, altrimenti lo stato fa una redistribuzione alla rovescia: prende alla gente e ingrassa le banche. Bisogna ripristinare l’ordine dei valori cominciando a dire che la sovranità non appartiene ai mercati, ma al popolo. Le leggi le fanno

i parlamenti e i mercati devono rispettarle. E una buona volta dobbiamo dire che se dobbiamo fare dei sacrifici perché gli stati sono nei guai, il peso più grosso dobbiamo farlo portare ai forti. Se la famiglia è in difficoltà non si taglia il latte al neonato, ma il vino agli adulti. Fuor di metafora se lo stato è in difficoltà non si tagliano le spese sociali, ma si congela la restituzione del capitale e il pagamento degli interessi ai colossi. Diranno che così facendo il mondo crollerà. In realtà cercheremo solo di uscire dal debito pubblico con un po’di giustizia. Francesco Gesualdi Centro Nuovo Modello di Sviluppo (Si ringrazia per la pubblicazione la rivista Altreconomia)

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CRISI Il comitato politico di Mamma! appoggia la "Controfinanziaria" della societa' civile, idee buone e invisibili presentate ogni anno nell'indifferenza dei "grandi scienziati" dell'economia.

Tremonti, te lo spieghiamo noi come si tengono i conti in regola! Una manovra disperata, iniqua e senza futuro: Sbilanciamoci propone un piano che colpisce i grandi patrimoni, riduce le spese militari, cancella le grandi opere. Per rilanciare l'economia, difendere il lavoro e i piu' deboli

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a manovra varata con decreto dal governo Berlusconi è frutto di scelte affrettate e disperate nel tentativo di dare risposte all’aggravarsi della situazione economica e finanziaria e dei mercati internazionali. Ma questo provvedimento, come i precedenti, non affronta e aggredisce in modo strutturale il problema del debito e non mette in campo misure significative per il rilancio dell’economia. Il problema principale è proprio questo: si affronta la crisi solo sul fronte dei tagli della spesa pubblica (prevalentemente la spesa sociale), mentre non vi è né un’idea, né una misura credibile capace di rilanciare l’economia, le imprese ed il lavoro in questo paese. Anzi, questa manovra, come la precedente, ha un impatto depressivo e recessivo: conprime la domanda interna, i consumi, i salari e con essi la produzione. A questi due elementi negativi – l’estemporaneità dei tagli e l’assenza di misure per il rilancio dell’economia – si aggiunge il forte carattere iniquo della manovra che si rivolge contro i lavoratori, in particolare i dipendenti pubblici, i pensionati ed in generale i cittadini: il taglio, pesantissimo, ai trasferimenti agli enti locali e alle Regioni si traduce in minori servizi ed in maggiori tributi per i cittadini. Inoltre la manovra (e non si capisce cosa abbiano a che fare queste disposizioni con una norma d’emergenza di stabilizzazione della finanza pubblica) colpisce i diritti acquisiti e cancella i diritti dei lavoratori come, di fatto, il Contratto Nazionale di Lavoro. Ancora una volta non vi sono significative misure contro l’evasione fiscale o che colpiscano le grandi ricchezze, ed in particolare i grandi patrimoni che sono così salvati dai provvedimenti del governo. Le stesse misure che sembrano andare in una giusta direzione risultano ipocritamente limitate, parziali, temporanee e sembrano essere prese proprio per evitare di varare l’imposta patrimoniale. Il “contributo di solidarietà” sui redditi Irpef più alti è una misura estemporanea e non si colloca

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Anche gli interventi sul fronte della riduzione dei costi della politica, sono parziali e ancora insufficienti. Non si affronta una delle questioni principali, cioè la riforma del sistema parlamentare, dei costi dei partiti e della commistione tra politica e pubblica amministrazione, la lotta alla corruzione. Critichiamo in questo senso le misure contenute nel decreto, relative alla privatizzazione dei servizi pubblici locali. E’ una misura che va contro lo spirito del voto referendario sull’acqua pubblica e che comporterà ancora maggiori costi per i cittadini per i servizi essenziali a livello locale. Il nostro giudizio è dunque nettamente negativo ed è per questo che ribadiamo le proposte già formulate nella nostra ultima contromanovra. Proponiamo, ora, contro il provvedimento del governo una manovra di 60miliardi, di cui 30 da destinare alla riduzione del debito e 30 da destinare al rilancio dell’economia, al lavoro e alla difesa del welfare. Da una parte – sul fronte delle entrate – è necessario colpire i grandi patrimoni con una tassa ad hoc, tassare i capitali rientrati dall’estero, ridurre del 20% le spese militari, cancellare le grandi opere. Dall’altra – sul fronte degli interventi – è necessario investire nella green economy, nelle piccole opere pubbliche, nella ricerca e nell’innovazione. Nello stesso tempo è necessario difendere i diritti dei lavoratori, dei pensionati, dei cittadini: difendere i redditi più bassi, allargare lo spettro degli ammortizzatori sociali, rafforzare la rete dei servizi sociali e della tutela dei più deboli. Fino ad oggi il governo ha sbagliato praticamente tutto: diffondere inutile ottimismo, negare la crisi, limitarsi ad interventi di facciata, aspettare inerzialmente la ripresa internazionale, non colpire i grandi patrimoni e la finanza, salvare gli evasori fiscali, non mettere in campo interventi strutturali per rilanciare l’economia, voler colpire la dignità del lavoro ed il ruolo del sindacato. E’ ora di cambiare strada. Solo costruendo una politica ispirata, da una parte, al rigore e dall’altra all’equità sociale e dall’altra, al rilancio di un’economia diversa – sostenibile e di qualità – si può dare al paese il senso di un impegno rivolto alla ricostruzione di un’idea di futuro e di speranza, di un modello di sviluppo diverso da quello che abbiamo fino ad oggi conosciuto e che ci ha portato alla drammatica crisi che stiamo vivendo. Fonte: Sbilanciamoci! www.sbilanciamoci.org

dentro un quadro di riforma in senso progressivo delle aliquote Irpef (anche a favore delle aliquote più basse), riforma necessaria per dare continuità nel tempo alle entrate fiscali e maggior gettito. Questa misura – senza interventi volti a colpire l’evasione fiscale (come la tracciabilità dei pagamenti sopra i 1000 euro, l’elenco

clienti – fornitori, ecc.) e senza la tassazione dei patrimoni – rischia di essere parziale, di salvare gli evasori e le grandi ricchezze. La stessa tassazione delle rendite al 20% Ë ancora insufficiente (sarebbe stata più equa un’imposizione al 23%) e non comprende i possessori (tra cui, in gran parte, le banche) dei titoli di stato.

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CRISI Dopo la rottamazione di Marx, la sinistra fa fuori anche Keynes

ICHINO, LA COSTITUZIONE E IL PAREGGIO DEL BILANCIO N

ei salotti della politica si è aperto il “dibbattito” (con due B come ai vecchi tempi dei cineforum) sull’inserimento nella costituzione del vincolo di pareggio del bilancio. Ma da quel poco che mi è dato di capire della grande “Economia”, uno stato col bilancio in pareggio è ben diverso da una famiglia con i conti in regola, che non spende più di quanto consuma.

Radiografia impietosa di un'idea eversiva: piegare la Cosa Pubblica agli interessi delle banche private Dopo la rottamazione di Marx, ora arriva quella di Keynes, e ci dobbiamo arrangiare con quello che passano Adam Smith e Pietro Ichino. Rimpiango i tempi in cui si chiedeva ai capetti baffuti del PDS di dire “qualcosa di sinistra”, tipo “facciamo come ha fatto l’Islanda, e dichiariamo che il debito con il sistema bancario si paga solo dopo aver garantito lo stato sociale”. Oggi dai leader del PD come Ichino il massimo che possiamo sperare è che stiano zitti.

Il paragone corretto è quello con una famiglia dove il padre viene licenziato, la famiglia non può più pagare le rate del mutuo e le banche “pareggiano il bilancio” sbattendo quella famiglia fuori di casa. Questo perchè il debito degli stati Sovrani è stato contratto con una Società per Azioni chiamata Banca Centrale Europea, e quindi noi che non siamo banchieri non dovremmo avere fretta per restituire questo debito, spingendo invece sull’acceleratore per far uscire dalla soglia di povertà quel 10% di famiglie italiane che c’è precipitato a detta dell’Istat. Se volessimo andare davvero al cuore dei problemi, la questione del debito ci porterebbe ad affrontare la questione della sovranità, domandandoci perchè i popoli degli stati sovrani non stampano da soli la loro moneta ma se la fanno “prestare” da banche private. Dovremmo chiederci anche se oggi è più importante affermare il diritto delle banche di riavere i loro soldi o il diritto del popolo sovrano di decidere in libertà. Potremmo chiederci se a casa nostra, dove la lega ci vorrebbe “padroni”, è più importante avere i conti in regola onorando gli impegni presi con società bancarie private, oppure se l’obiettivo primario (peraltro già previsto dalla costituzione) è quello di tutelare la salute, l’istruzione, il diritto al lavoro dignitoso, l’uguaglianza tra il cittadino X e il cittadino Sergio Marchionne contro tutti i meccanismi predatori che nascono dalle disuguaglianze economiche. Tutto questo vale a maggior ragione se a indebitarmi d’ufficio non è stata una mia iniziativa di cittadino, ma governi eterodiretti che a conti fatti hanno favorito più le banche dei cittadini con le loro fallimentari politiche di “aggiustamenti strutturali” già sperimentate in America Latina con conseguenze tanto catastrofiche quanto epocali. Uno si illude che questi siano normali ragionamenti di buon senso perfettamente compatibili con politiche di sinistra. Poi però leggendo su Internet ho scoperto che il “compagno” Pietro Ichino, insigne economista, ha detto sul suo sito che “un vincolo di pareggio del bilancio pubblico è

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il presupposto di una fiducia diffusa” mentre “la vecchia soluzione keynesiana è una cura rozza e socialmente iniqua contro l’anelasticità dei salari nominali verso il basso nella congiuntura negativa”, da contrastare con “l’elasticità prodotta da un allargamento degli spazi dell’autonomia collettiva al livello aziendale” che sia “gestita da un sindacato capace di adattare gli standard di trattamento alle esigenze contingenti”. Come a prevenire eventuali obiezioni, Ichino spiega che nel caso in cui questa “maggiore fluidità del mercato del lavoro” dovesse produrre “un aumento della distanza tra i redditi più alti e quelli più bassi” (chi lo avrebbe mai detto?) in caso di emergenza sarà “lo strumento fiscale a operare il riequilibrio necessario”. Provo a tradurre: è giusto che si metta al centro dell’economia e della politica l’indebitamento con le banche private, lo stato sociale non serve più a nulla, lo statuto dei lavoratori serve ancora meno, e andrebbe rimpiazzato con accordi “flessibili” gestiti a livello aziendale in perfetto Marchionne–style, il sindacato deve saper piegare gli standard collettivi dei lavoratori alle esigenze contingenti dell’azienda. Quando si tratta dei paperoni, invece, tassare i più ricchi con lo “strumento fiscale” per riequilibrare il prevedibile aumento del divario nei salari è solo una soluzione estrema da prendere in considerazione solo in un secondo tempo, nell’eventualità in cui tutto questo non dovesse funzionare.

Chiudo con un appello a Pietro Ichino: caro Pietro, se hai il coraggio delle tue idee, merce ormai rarissima nel tuo partito, apri il tuo sito ai commenti, cosÏ di queste cose ne discutiamo con comodo da te nei salotti buoni della sinistra. Nell’era delle reti non c’è più spazio per le vecchie supercazzole prematurate sparate a senso unico e senza diritto di replica dai dotti scienziati della sinistra, e la gravità delle tue affermazioni richiede un contraddittorio. Carlo Gubitosa

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INVESCION Al Magdi Ikitammuort’: Comunicato di guerra

omunicato di guerra. Il vostro corrispondente libico Al Magdi Ikitammuort, per la Tv Al’ Fess, è asserragliato nel quartiere Scampia, mentre orde di clan si contendono il territorio. Con grave e grande disappunto sono qui a chiedervi la resa incondizionata: dovete abbandonare le discariche occupate manu militari, rilasciare tutte le zoccole prigioniere di guerra, restituire la droga rubata negli uffici delle milizie dell’amore. Voi popolo italiano ingrato vi abbiamo conquistati e trattati con rispetto abolendo l’INPS e installando macchinette poker anche nelle chiese. Voi ricambiate con l’odio e l’invidia, state facendo sbarcare gommoni su gommoni di cittadini calabresi e sardi sulle nostre coste. Infedeli armati di suppressata e salame piccante cercano di attaccare le nostre stazioni di comunicazioni. Con disappunto mi affaccio da Scampia e vedo colonne di fumo alzarsi all’orizzonte. Non distinguo se è Pianura o Misurata, se brucia Castel Volturno o Tripoli. Questa è una guerra fratricida. Noi siamo uguali a voi, gente e’mmerd’ senza dignità e non manteniamo mai le promesse fatte. Perché allora ci colpite con il capocollo nella sugna? Noi come voi ammazziamo gli immigrati, noi come voi diciamo “è tuttapposto” mentre si muore ogni giorno. Noi come voi rubiamo e poi diamo tutta

la colpa ai vicini di casa. Noi come voi abbiamo una religione a cui obbedire nei giorni di festa comandata, poi simm’ e Tripoli paisà. Ma noi a differenza di voi nun scassamm’ o’cazz’. E quindi guerra sia, se non vi arrendete faremo deserto dalla 167 fino a Casal di Principe. Manderemo i nostri cammelli a scoparsi le vostre bufale, pianteremo palme di datteri dove ora ci sono i vostri campi di pomodori. La mozzarella viene dichiarata fuori legge seduta stante. Tutti gli onesti che abbiamo imprigionato per voi traditori italiani, saranno rimessi immediatamente in libertà e così mineremo le fondamenta della vostra misera nazione. Tutti quelli senza raccomandazione, santi in paradiso, lavoratori onesti, precari, figli di nessuno riceveranno armi dai figli del deserto e noi ci metteremo comodi sulle terrazze delle Vele di Scampia a goderci lo spettacolo della vostra guerra civile. Al Magdi Ikitammuort’ (Sergio Nazzaro)

OBAMA SALVACI TU! P

regiatissimi “Iunaited Steits Ova Mmerica”, i vostri figli illegittimi chiedono di essere ufficialmente riconosciuti. Questa vostra colonia italica vi suggerisce di costituire un Commonwealth statunitense composto da tutti gli Stati satelliti degli “Steits”. Sarebbe un atto di gratitudine per tutte quelle persone che hanno dovuto subire la volontà di emeriti gaglioffi mentalmente flaccidi da voi posti al governo o comunque da voi sovvenzionati e appoggiati. In questo Commonwealth gli Stati membri dovranno essere amministrati direttamente dalle vostre leggi e dai vostri politici per l’incapacità conclamata dei nostri. Con le vostre leggi, i vostri esimi evasori fiscali pagano marcendo in carcere il danno sociale che arrecano a tutta la società (vedasi Al Capone per fare un esempio classico). Con le nostre leggi, invece, si tutela il falso in bilancio nonché la fraudolenta, l’infedele e l’omessa dichiarazione, dove sono previste delle soglie oltre le quali sei un cattivo evasore e al di sotto delle quali sei un evasore modello. E se sei cattivo rischi addirittura sei anni di reclusione (mamma miaaa che pauraaa!!!), ma in Italia tosto subentra la Santa Prescrizione. Non considerateci solo strategicamente una portaerei nel mediterraneo da dove eseguire i vostri raid democratici, noi siamo vostri

sudditi da una settantina di anni e chiediamo di essere rispettati e liberati dai “clown premier” di cui parlate nei vostri cable, pdf riavere la nostra dignità. E se gli “Steits” non saranno cosi’ magnanimi da istituire un Commonwealth statunitense chiederemo alla Germania di costituire il Quarto Reich, tanto a noi non frega niente di

Segnalazioni gratuite di siti amici. Nessuna pubblicità a pagamento è presente nella rivista

chi ci governa. Noi siamo italiani, quelli del “Franza o Spagna basta che se magna!” Pier Katana

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Maurizio Boscarol

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INTERVISTE

Massimo Bucchi, l’arte di montare e smontare immagini

" La satira era anche uno strumento di convinzione, oggi e' per lo piu' uno strumento di disperazione. Certo che si attacca lo stesso, pero' per paradosso, C'e' piu' tendenza a ragionare su dei concetti condivisi"

M

G: Come nasce il Bucchi che abbiamo imparato a conoscere? Qual è stato il tuo percorso professionale? B: Sono entrato in Repubblica, a suo tempo, come grafico, settore del quale sono stato anche responsabile per ben otto anni. Ho imparato lavorando. Dietro il mio mestiere di vignettista c’è quello di montare e smontare delle immagini già esistenti, mestiere complicato che, se non si padroneggia completamente, è difficile si possa utilizzare efficacemente per trasportare le proprie riflessioni satiriche su carta. È un fatto di proporzioni e di linguaggio. Direi anche che la grafica condiziona il risultato. La pubblicità mi ha insegnato come usare i simboli. Ho avuto la possibilità di usare questo strumento anche per scopi completamente diversi, ma il meccanismo è sempre lo stesso: di suggestione, ma comunque legato a delle precise regole di comunicazione. G: Meccanismo che vale anche per chi fa satira scritta e disegnata. Ma sembra quasi che tu voglia dare alla grafica un peso differente... B: Certo. In periodi storici diversi, negli anni ‘20 e negli anni ‘30, per esempio, ognuno faceva a suo modo uso di queste cose qui: il collage, la fotografia... se non si fa adesso, nei media normali (lasciando perdere la televisione, che se non c’è movimento lì non appare niente) è perché questo tipo di procedimento presuppone precise competenze specifiche. Io ho fatto questo lavoro studiando altre cose, pensando di fare un altro mestiere... G: Com’è cambiato, nei tempi, il modo di fare satira? A cosa serve la satira oggi e a cosa serviva ieri? B: La satira era prima per me anche uno strumento di convinzione, oggi è per lo più uno strumento di disperazione. Certo che si attacca lo stesso, però, per paradosso, c’è più tendenza a ragionare su dei concetti condivisi. Prima, invece, si era mossi più da contrapposizioni ideologiche e si arrivava a vedere nella satira persino uno strumento di lotta. Attualmente, non essendoci più contrapposizioni dominanti come era fino alla fine della guerra fredda, quando c’erano due diverse concezioni del mondo, è diventato tutto molto

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La posta del mal di fegato

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Risponde Pia Fraus - postadelfegato@mamma.am

assimo Bucchi è un vignettista, un grafico, un intellettuale, un Nostradamus moderno. Le sue opere d’arte preludono la notizia accarezzandola con raffinati giochi di parole. Ho avuto il piacere di incontrarlo durante un’importante conferenza, a Potenza, dove lui era invitato anche per averne illustrato il manifesto. Come spesso accade tra colleghi, una stretta di mano si è trasformata in una chiacchierata piacevole e in una riflessione importante sulla satira, chiacchierata dove un affermato artista invita il nuovo movimento satirico a confrontarsi con un lavoro che ha avuto nel tempo un percorso pieno di riconoscimenti ufficiali e soddisfazioni personali. G: La satira può prendere diverse forme. Tu hai avuto il merito, in Italia, di aprirla a un settore con caratteristiche particolari, quello della grafica. Perché? B: Perché, per competenze professionali, era ed è il mio ambiente naturale. Poi è anche una questione di impostazione e mentalità. Attenzione però, il processo di elaborazione grafica è solo apparentemente più facile, ma è in realtà complesso, sicuramente molto più faticoso di quel che sembra. C’è la possibilità di uniformare le immagini, anche con una fotocopia, oppure con la fotografia – che però è un processo molto più lungo, più lento – modificandole e utilizzandole poi per costruire una vignetta, mantenendo però sempre una coerenza con il contenitore cartaceo che le ospita.

DERUBRICATE

più complicato e difficile. Anche i giornali principali per i quali sto lavorando non hanno una linea precisa, c’è una trasversalità nel pensiero del cittadino comune che gli fa vedere le mie vignette, oggi, differentemente rispetto a chi le vedeva trent’anni fa. G: E cosa pensi dei nuovi gruppi satirici? B: Non sono mai stato favorevole alle aggregazioni satiriche. Tango, per esempio, funzionava da solo in piccola parte. Il suo clamore mediatico era dovuto al fatto che si attaccava il partito comunista dentro il giornale del partito comunista. Con Satyricon (n.d.r.: inserto satirico della Repubblica fondato nel 1978 da Giorgio Forattini), si fece di più: Scalfari, dando prova di un narcisismo sfrenato, disse a un certo momento... “loro attaccano il partito comunista? Voi attaccate me!” Non ho mai partecipato a questi movimenti, né mi è mai interessato partecipare. A me piacerebbe più una cosa tipo Le Canard Enchaîné (n.d.r.: letteralmente “l’anatra incatenata” – settimanale satirico francese fondato nel 1915 da Maurice Maréchal), cioè un giornale strutturato secondo le tradizionali suddivisioni di un giornale, con l’articolo accanto alla vignetta. Il giornale satirico deve avere in sé anche la notizia.

Cari amici vicini e lontani (qualunque sia la vostra posizione su Google maps), la nostra piccola posta del fegato, come era prevedibile in tempi di crisi e bisi, è stata presa d’assalto da rivoltosi e ribelli, da cimici e manganelli, da una ressa inconcludente di lamentele, querimonie e lagnanze. Fegati ingrossati, edematosi, una passabile isteria collettiva si è impadronita del nostro paese. Direi una calma isteria collettiva. Non ho mai visto indignati più soporiferi di noi. Poi qualcuno mi ha fatto notare e dunque prender nota scritta che i sintomi più comunemente associati alle malattie del fegato comprendono: una colorazione giallognola della cute e delle sclere oculari, perdita di appetito, stanchezza, malessere e importante perdita di peso; nausea, vomito, diarrea, vene varicose, ipoglicemia, febbricola, dolori muscolari e perdita di desiderio sessuale. Ora, a parte le vene varicose e l’ipoglicemia che associo a mia zia e a mia cugina entrambe residenti in Canada, tutti gli altri sintomi sono effettivamente legati agli indignati italiani. E dunque posso capire che andare in piazza con un po’ di febbretta, scacazzando di qua e di là, giallastri e magri... insomma non avremmo fatto una buona impressione sulle tv di mezzo mondo (l’altro mezzo se ne impippa, direbbe il poeta, del nostro spread e del nostro stato di glicemia). Il Circo Massimo che ospitò ben due milioni di muscolosi ed abbronzati lavoratori in difesa dell’art. 18 non più di 9 anni fa (era il 2002) non avrebbe potuto permettersi un’adunata di qualche centinaio di zombi italiani giallo–viola, con tre bandierine dipietriste, due striscioni con chiazze verdastre di origine incerta, fischietti che non avrebbero fischiato perché nessun partecipante avrebbe avuto abbastanza fiato e i soliti Travaglio e Santoro, più verdastri di come appaiono generalmente in video, ma eccezionalmente in 3D per dimostrare che la libertà di stampa esiste solo per chi porta gli occhialini. Così, con un po’ di commozione dovuta ad empatia epatica, ho rivisto le mie posizioni risentite verso gli indignati italiani, rallegrandomi, in cuor mio, di aver evitato questa brutta figura internazionale. Grazie ai nostri parlamentari, l’Italia non sembra proprio aver perso desiderio sessuale: dal Piemonte alla Puglia, si tromba che è una meraviglia. Così riusciamo a confondere le acque e nessuno pensarà che siamo malatissimi di fegato.

G: Forse solo Mamma!, la rivista satirica di Biani e Gubitosa, si avvicina oggi a questo tipo di concezione satirica... B: Sì, però deve essere più organico, più ampio. G: Quasi impossibile in assenza di un gruppo editoriale disposto a investire senza interferire. B: Infatti, è difficile creare un progetto slegato da qualsiasi condizionamento. Inevitabile che si formino dei legami, anche solo di tipo personale. Si tratta invece di avere un punto di riferimento su cui crescere e su cui far crescere. Poi, certe evoluzioni le conosco molto poco, e possibile che io possa essere contraddetto e queste cose siano già successe... o stanno succedendo. Intervista di Giulio Laurenzi

SENSI vietati The Saurus

Statuto Albertino: gruppo ska ospite a Radio Deejay. Spedizione dei mille: coda interminabile all’ufficio postale. Spielberg: fortezza austriaca in stile hollywoodiano. Spigolatrice di Sapri: nota pescivendola campana. Due Sicilie: effetti sulla vista di ubriacatura da Marsala.

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Una vignetta per l’Europa LA SATIRA E LA CARICATURA POLITICA

patrimonio della cultura europea

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a satira politica scritta, disegnata o filmata (come le numerose trasmissioni satiriche televisive o diffuse su internet) può essere considerata come un patrimonio della cultura politica e democratica europea, ereditato da una lunga tradizione. Nasce in grecia, con il poema di Omero “Margite”, e diventa un genere letterario grazie ai poeti comici ateniesi: Aristofane, Frinico, Eupoli e altri, che nel quinto secolo avanti Cristo hanno pubblicato commedie che fustigavano la corruzione e i corruttori. La popolarità di questo genere è stata tale da generare i primi disegni “satirici”, che illustravano le commedie sulle ceramiche greche. Lo stesso Aristotele propose lo

studio della satira nel secondo libro della sua “Poetica”, riassumendo il concetto nella frase “l’uomo è l’unico animale a ridere”. Nel 21mo secolo, come è sempre stato dall’antichità in poi, la satira rappresenta e rimane il pungolo della sfera politica nelle sue varie espressioni: scritta, teatrale, sotto forma di graffiti e a partire dalla fine del settecento anche con vignette e riviste specializzate. Damien Glez lo riassume bene: “la caricatura è una specie di cavallo di Troia contro la tentazione autocratica. In ultima analisi i ‘ragazzacci’ della satira hanno una funzione pubblica”. Come giusta quadratura del cerchio, il Parlamento Greco ha fatto proprio questo concetto organizzando nel 2008 una grande esposizione di disegni satirici intitolata “Cartoons from the 27 Countries of the European Union”

(Vignette dai 27 paesi dell’Unione Europea). Di fatto le riviste satiriche e le vignette sulle prime pagine dei giornali (anche i più seri come Le Monde o Il Frankfurter Allgemein Zeitung) esistono in tutti i stati membri dell’UE e dimostrano il vigore della democrazia nei paesi membri dell’UE. Ci auguriamo che i “ragazzacci della satira” possano contribuire a stimolare anche il dibattito democratico europeo, ed è proprio questo l’obiettivo che ha spinto la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea a organizzare questo concorso di vignette.

Frago

Filippo Lo Iacono, in arte Frag o, vive e disegna a Catania. Ha pubblicato per l’Ora di Palermo, il Giornale di Sicilia, Cuore, Comix, Zapa ta, Parcondicio, Emme, l’Unione Sarda, Gaggett a Ufficiale, Smemoranda, Frigi daire, Mamma! E molte altre testate di satir a politica.

Mario Natangelo

Disegna una volta l’anno per Smemoranda, una volta al mes e per la storica rivista di fumetti Linus e ogni giorno per Il Fatto Quotidiano, progetto al quale partecipa fin dalla nascita. Ha esordito nel 2007 con Emme – inserto satirico de L’Unità – con il quale ha colla borato fino alla chiusura.

Thierry Vissol Rappresentanza in Italia della Commissione Europea

Presidente della Giuria del Concorso

i Finalisti in concorso

Damien Glez

Vignettista francese residente a Ouagadougou (Burkina Faso ) dove dirige il settimanale satirico Le Journal du jeudi. Talvolta si firma con lo pseudonimo Rox. E’ autore della striscia Divin e comedy e i suoi disegni sono pubblicati anche in Italia, Stati Uniti e Fran cia.

Domenico Rosa

Dal 1986 lavora come illustrator e presso Il Sole 24 Ore, E’ giorn alista professionista e scrive, per lo stesso giornale, di illustrazione, grafica e fumetto. Le sue illustrazioni hann o vinto per due volte il premio Stendhal.

11* n.7

Lele&fante (Enrico Biondi)

52enne, romano, ancora con una sola moglie ma con due splendidi figli, per diletto ha imbrattato le pagi ne Di “Parcondicio”, “Emme”, “Pap arazzin”, “ScaricaBile”, “Your Virus”, “Mam ma!”, “Bellavoro”, “Il Metro” e altri.

Rita Petruccioli

Romana, illustratrice e diplomata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Specializzata in Illustrazio ne all’ENSAD di Parigi, lavora da anni come illustratrice freelance dividendo si tra advertising, editoria, char acter design e web.

n.7*12


Una vignetta per l’Europa

Una vignetta per l’Europa

Sergio Staino

LoScorpione

Giuseppe Angelo Fiori vive a Roma, dove collabora con l’Uni tà. Ha esposto i suoi lavori al Festival del Gior nalismo di Perugia e al Museo della Satira di Forte dei Marmi.

Nel 1979 pubblica la prima stris cia di Bobo, suo alter ego, dei figli e della moglie ai quali fa raccontare i turbamenti di una generazio ne e della sinistra politica. Lo fa dalle pagi ne dell’Unità alla quale resta fedele ancora oggi e per la quale ha fondato e diretto Tango ed Emme.

Betty Greco

Benedetta Greco è un’illustratric e freelance leccese. Ha pubblica to su numerose riviste online e carta cee e collaborato con “L’Unità”, “Liberazione”, “Mamma!” I suoi lavori sono stati esposti in più occasioni, anch e nel Museo della Satira di Forte dei Marm i.

Pierfrancesco Uva

Appassionato di fotografia, regia , grafica e illustrazione. Dopo una lunga serie di collaborazioni editoriali, dal febbraio 2011 è il vignettis ta ufficiale dello storico quotidiano l’Ava nti! edito dal 1896.

Tom Janssen

Vignettista olandese, lavora per il quotidiano “Trouw” e per l’ass ociazione “Netherland Press Association”. I suoi disegni sono distribuiti a livello internazionale dal “Cartoonists and Writers Syndicate” (CWS) di New York e pubblicati anche da Internatio nal Herald Tribune, Time e Pres seurop.

Mauro Biani

Oltre ad essere direttore edito riale di Mamma!, Mauro Bian i è vignettista, illustratore, scultore, educatore professionale con ragazzi dive rsamente abili. Nel 2007 ha vinto il XXXV° Premio di Satira Politica di Forte dei Marm i, aggiudicandosi il Premio Pino Zac per la satira sul web.

Yiannis Ioannou

Disegnatore del quotidiano grec o To Ethnos, le sue vignette sono spesso riprese anche da altre testate e da Presseurop.

Andrea Righi

58 anni, nato a Modena, dise gna da sempre per le più svar iate testate, da Famiglia Cristiana al Guerin Spor tivo.

13* n.7

PV

Pietro Vanessi si occupa di pub blicità, comunicazione e satir a. Nelle sue vignette si spazia dalla filosofia Zen alla critica sociale, dalla cronaca quotidiana alla vita di coppia, dalla morte e la malattia alle scorribande erot ico/sentimentali di organi sessuali umanizzati in vena di confidenze.

n.7*14


Una vignetta per l’Europa

Fifo

Fabio Pecorari, perditempo di professione, vignettista per nece ssità. Sue vignette sono apparse o appa iono tuttora su quotidiani, perio dici e un po’ sparse qua e là per il web . Crede nella politica quale paro dia della satira.

Silvia Longhi

Ha collaborato con giornali loca li di Ciampino quali Il Foglietto , Ciampino magazine, Comune Informa. Realizza illustrazioni per libri di fiabe e vignette per mensili e periodici.

NON E’ LA FORTUNA CHE BATTE

IL TUMORE DELLA PROSTATA Franco Portinari

Lavora come illustratore freel ance per le più importanti agen zie di pubblicità e per i quotidiani, principalmen te per il Corriere della Sera. Ama dipingere, esegue principalmente ritratti figurativi di grande formato. Dal 2000 si dedica alla caricatura ed al disegno satirico firmandosi “Portos”.

Luca D’Ambrosio

E’ un creativo italiano ma sopr attutto un appassionato cono scitore di popular music. Critico freelance per diversi magazine, E’ l’ideatore del sito e della rivista online Musiclet ter.it in cui pubblica anche le sue vignette.

E’ LA MASTURBAZIONE

NON CI CREDI? CHIEDILO AL TUO MEDICO. BASTA TRATTARSI BENE PER NON CORRERE RISCHI. Autorevoli studi scientifici dimostrano che con una sana e regolare attivita’ di autoerotismo i rischi di cancro alla prostata possono essere ridotti. Cio’ nonostante, molti uomini si affidano alla fortuna, sperando che a loro non capiti. Non aspettare i cinquant’anni per scegliere la prevenzione: la salute e’ nelle tue mani. Letteralmente.

Cecigian

La satira di Gianlorenzo Ingrami e Cecilia Alessandrini (Cecigian ) nasce da un lato come valvola di sfog o per lo sdegno che ogni giorn o provano verso le ingiustizie del mondo, dall’altro come tentativo di capi re meglio la realtà. Pubblicano i loro lavo ri su L’Unità e Frigidaire.

15* n.7

Ministero della Salute a pagamento

Ministero delle pari opportunità tra uomini, femmine e ricchioni

(c) 2011 www.mamma.am Se questo manifesto ti ha turbato o scandalizzato, consulta la versione soft: visita il link http://www.salute.gov.it/resources/usabile/documenti_nuovo_portale/campagne/manifestoTumoreProstata.pdf


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