Almammacco2010

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Il meglio di www.mamma.am Un anno di pensieri e disegni liberi sul portale di satira senza padroni

Testi e vignette di Acquaviva Biani Alfieri Allegra Antonucci Baraldi Bertuccioli Boscarol Brandimarte Bucchi Capaccetti Cascioli Corvi Crudele Darix Disegni Eber Fabbri Falcone Fifo Flaviano Flyfra Franzaroli Gariano Gavavenezia Gianfalco Ginodicostanzo Greco Gubitosa Kanjano Katana Laurenzi LoScorpione Makkox Nazzaro Orioles Pacesco PiaFraus Pinna Portos Puliafito PV Rasori&Sommacal Ricciotti Romaniello Rossi SanPrecario Scalia skanderbeg Tabagista TheSaurus Verdoliva Vicari Vincent Vukic Zarathustra Zurum

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La nascita di www.mamma.am e il progetto editoriale di una rivista libera Quando abbiamo lanciato il portale www.mamma.am all'inizio del 2009, ci guidava il bisogno urgente di dire qualcosa. Gli inserti satirici dei grandi quotidiani cadevano come foglie d'autunno, e questo rendeva più intensa la nostra sete di spazi aperti e liberi dove poterci esprimere. E così, tra una chiacchiera online e l'altra è nato il "manifesto della nuova satira", dove abbiamo messo nero su bianco che "ci piace scrivere e disegnare, ma non sotto dettatura, e facciamo fatica a seguire regole diverse dalla nostra libera ispirazione, inseguendo criteri astratti ma potenti come la vendibilità dell'arte o le vaghe e fantomatiche leggi del mercato dietro le quali si nasconde la paura di editori e mercanti d'arte che non osano percorrere strade nuove per colpa delle loro braccine corte". Abbiamo registrato un sito in armenia (.am) perché tutte le altre "mamme" erano già occupate, e da questo miscuglio di passione creativa, tecnologie e resistenza creativa è nato il sito www.mamma.am da cui è sbocciata come un fiore nel deserto la rivista Mamma! A un anno di distanza dalla "genesi" di Mamma! il gruppo di autori e di lettori che alimenta questo sogno editoriale nato dal nulla inizia a raccogliere i frutti di questo impegno: 50 autori hanno regalato al mondo 1500 vignette e 600 articoli visualizzati da 70 mila persone. In questo almanacco troverete una selezione di materiali che abbiamo distillato e organizzato per temi fotografando un anno di satira e informazione, ma anche un anno di vita del nostro paese. Il quadro che ne esce è tragico e allegro al tempo stesso, pieno di rabbia e di speranza come questi anni veloci e caotici che stiamo vivendo. Al di là della quantità di materiali prodotti, il successo più grande è l'entusiasmo che ci hanno regalato gli eroici "abbonati della prima ora" aiutandoci a coprire le spese di stampa e spedizione con la formula del "microabbonamento": 3 numeri della rivista per 20 euri. Queste persone sono il vero motore di questo progetto, e ci danno la forza di credere che il sogno potrà realizzarsi: un bel giorno avremo abbonati sufficienti per smettere di lavorare gratis, e potremo trasformare la passione in mestiere. Se anche tu credi in una editoria senza pubblicità, in una satira senza partiti e in un giornalismo senza padroni, abbonati anche tu a Mamma! la rivista di satira che fa giornalismo a fumetti. Buona lettura e soprattutto buona vita. Ulisse Acquaviva

3 numeri 20 euro: meno del canone RAI

Abbonati con il bollettino postale! Per dare ali e carta alla nostra rivista c'e' bisogno di te. Se vuoi ricevere a casa un microabbonamento a tre numeri di Mamma! basta un bollettino postale con un versamento di 20 euro sul c/c 37845112 intestato a Carlo Gubitosa - via Giovinazzi 91 74100 Taranto, specificando nella causale di versamento “Microabbonamento Mamma!”. Abbonati con bonifico bancario! Per effettuare un Bonifico Bancario le coordinate sono queste. Codice IBAN: IT25 X076 0115 8000 0003 7845 112 - Codice SWIFT per bonifici dall'estero: BPPIITRR - Conto intestato a Carlo Gubitosa - Via Giovinazzi 91 - 74100 Taranto - Specificare come causale "Microabbonamento Mamma". (Microabbonamenti all'estero per cervelli in fuga: Europa 25 euro - Resto del mondo 30 euro) Attenzione! Per accelerare il tuo inserimento nell'indirizzario abbonati, se si sceglie di abbonarsi con bonifico bancario o bollettino di c/c postale, dopo aver fatto il versamento e' importante inviare una email a info@mamma.am con soggetto "segnalazione abbonamento" e indicando il tuo indirizzo comprensivo di CAP. Altrimenti non sapremo dove spedirti la rivista fino a quando non ci arrivano gli estratti conto. Abbonati online con Paypal! Se hai una carta di credito e vuoi effettuare una donazione online, ti basta cliccare su www.mamma.am/abbonati - Va bene anche una carta prepagata Postepay che puoi richiedere in qualunque ufficio postale.




Va bene i bombardamenti, ma menare il premier e' troppo di Ulisse Acquaviva (14 dicembre) Mi sono rotto un incisivo sbattendo il mento sul bordo della vasca da bagno con uno scivolone. La mia solidarietà con chi subisce traumi da dentista è totale e incondizionata, ma per me i denti sono tutti uguali. E allora non capisco perché sui giornali due denti del premier valgono di più di tutti i denti spaccati in silenzio nelle carceri, nelle caserme, negli scontri tra polizia e cittadini. Per uno strano meccanismo di "quotazione" delle notizie, più ci si allontana dal centro del potere, più la morte e la violenza perdono interesse. Mi sembra ingiusto che nel mio paese la violenza contro il capo d'Italia causata da un'impeto di follia debba suscitare più sdegno della violenza di gente che si dichiara sana di mente ma ha lasciato per terra 80 feriti e 3 prognosi riservate per arrestare 93 innocenti nella scuola Diaz di Genova, nè mi spiego le ragioni per cui il sangue delle migliaia di persone morte in Iraq a causa della guerra ormai non fa più notizia, mentre la rottura del setto nasale di un potente diventa una emergenza nazionale e globale. Sul sito web del Fatto Quotidiano, Gomez e Travaglio si augurano che il picchiatore di Berlusconi venga punito con "assoluta severità". Io invece mi auguro che non venga trattato più severamente di chi tira un oggetto in faccia a un signor nessuno, e che la sua posizione non venga aggravata solo perché il sangue che ha versato era sangue "nobile" e non sangue qualunque. In questo caso il copione sarebbe simile a quello già visto a Genova: se da incensurato sfasci una macchina nella trasferta della tua squadra del cuore hai fatto una ragazzata e puoi contare sulle attenuanti generiche e sulla sospensione condizionale della pena, ma se quella macchina la sfasci al G8 perché sei incazzato contro i potenti allora lo Stato accende a comando l'"assoluta severità", tira fuori dal cassetto il reato di devastazione e saccheggio, ci aggiunge l'aggravante dell'associazione a delinquere, e chiede fino a 15 anni di carcere bloccando la prescrizione che invece toccherà ai picchiatori in divisa di Bolzaneto e della Diaz. E la massima severità diventa massima ingiustizia, che colpisce in modo diverso persone che hanno commesso gli stessi atti e addirittura premia chi era dalla parte giusta anche se ha commesso atti peggiori, cioè chi non ha spaccato macchine ma teste umane, e lo ha fatto indossando una divisa che gli ha garantito prescrizione e impunità. Per questa ragione mi auguro che la legge dei tribunali sia ancora uguale per tutti, che tutti i denti rotti e i nasi spaccati siano trattati allo stesso modo, e che la legge morale ci permetta di distinguere tra chi combatte la violenza sempre, comunque e contro chiunque e chi invece difende soltanto i propri amici e la propria casta di potenti, mentre gli altri possono anche crepare senza troppi problemi. In questa vicenda ha il diritto di parlare solo chi non ha le mani sporche di sangue. Il governo stia zitto e pensi alle sue mani sporche di sangue italiano, afghano e iracheno versato da persone innocenti. La sinistra al caviale faccia un minuto di silenzio ricordando l'aggressione alla serbia e il sangue versato dalle bombe a grappolo Nato lanciate sul mercato di Nis il 7 maggio 1999 col beneplacito di Massimo D'Alema, Ma io non ho niente a che fare con loro, e quindi posso parlare senza ipocrisia: Presidente, le esprimo tutta la mia personale solidarietà. So per esperienza quanto fa male un colpo sui denti. Ora che lo sa anche lei, lo spieghi ai vertici della Polizia di Stato, e ammorbidisca un pò i manganelli. Gli incisivi di tutta Italia la ringrazieranno con gioia.



L'inferno di Brunetta di Ulisse Acquaviva (26 maggio)


L'influenza suina? Tutte cazzate, tornate a lavorare di Renato Brunetta Deiricchieppoveri (30 aprile)

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera firmata: Questa storia della febbre suina è l'ennesimo complotto degli statali per disertare la trincea della funzione pubblica. Lo sanno tutti che in Italia si rischia di più sulle autostrade, nei cantieri, nelle industrie chimiche e nei quartieri ghetto, e questi vogliono farci credere che duemila psicosomatici in Messico sono davvero una minaccia planetaria? Ma fatemi il piacere: voi fannulloni, incapaci di compiere le grandi fatiche di un ministro, siete sopravvissuti all'antrace, alla mucca pazza, all'aviaria, alla Sars e perfino a me. Quindi basta con i piagnistei, una bella supposta di glicerina e ritornate immediatamente in ufficio. Giacché ci siete, passate in libreria e comprate il mio nuovo, bellissimo volume pubblicato da Mondadori, sì avete capito bene, quella magnifica casa editrice che il mio capo si è comprato mandando Previti a pagare i giudici. Ci ho scritto dentro tante belle cose, e spero proprio che i miei insegnamenti raggiungano anche quello stronzo che gestisce questo sito criminale. Cito testualmente: "quelli che sparano cretinate arrivano sempre prima di quelli che sparano pallottole, e capita che i primi indichino i bersagli ai secondi". Basta leggere i libri di storia per rendersi conto che è tutto vero: dopo le cretinate sparate dalla Democrazia Cristiana sono arrivate le pallottole di Gladio e del terrorismo nero, dopo le cretinate sparate dal giornalista Pippo Fava sono arrivate le pallottole della Mafia che lo hanno ucciso, dopo le cretinate sparate dai servizi segreti sui palloncini pieni di sangue infetto e sui maiali kamikaze al G8 sono arrivate le pallottole che hanno ucciso Carlo Giuliani, dopo le cretinate sparate da me non sono ancora arrivate la pallottole perché le abbiamo ordinate sul Postal Market e quei fannulloni bastardi statali dei postini ci mettono sempre un casino di tempo a consegnare. Quindi la lezione è chiara: basta sparare cazzate fuori dalle istituzioni. Le cazzate sono cose serie e vanno maneggiate con competenza, lasciate che me ne occupi io che sono un professionista, e sono allenatissimo: ne sparo decine al giorno da anni, e ora le trovate perfino in libreria. Ma anche stavolta il nobel non me lo danno, quei dannati fannulloni svedesi.


Un uomo, mille risorse

Giulio e la crisi di Marco Vicari


Quel maledetto centesimo portasfiga a fontana di Trevi di S.P. (31 luglio) Oggi ho trovato il coraggio di mettere le mani in tasca: quattro euri e settanta in tutto, più quel maledetto pezzo da un centesimo che mi porto dietro da due mesi: secondo me porta sfiga, devo liberarmene. L'ho avuto in resto da quel pidocchioso del Statua di San fruttivendolo, un Precario pomeriggio di (Bozzetto di maggio che m'ero Angelo Rindone) deciso di comprare un po' di contorno per sera. Mezzo chilo di pomodorino, grammo più grammo meno, da accompagnare al solito tonno dell'hard discount. Una vera schifezza, nel complesso, ma quel tocco di rosso nel piatto mi rende euforico. Quattro euri e settantuno centesimi e un'estate davanti. Il palazzo è deserto dopo la partenza dei Morandi, gli inquilini del primo piano. Nel pomeriggio, rientrando a casa,li ho incrociati nel cortile e ho chiesto loro dove andassero in vacanza. "Ma niente di che, due settimane in campeggio tra Puglia e Calabria", mi ha risposto il Morandi infilando una tenda nel cofano. Poveracci, quasi mi fanno pena. Come quegli altri del terzo piano, i Rocchi. L'altra mattina li becco all'uscita dell'ascensore, scortati da un paio di trolley possenti: "Quest'anno ci è andata male, la crisi si sente!". Embè? Dove andate in vacanza? "Parsimonia, mio caro, parsimonia: sfumata l'America, si va in Portogallo. Vacanza low cost!". Mi viene in mente il mare mentre allineo le monete sul tavolo come fossero le fiches di un giocatore che si appresta a fare l'ultima puntata. Chiudo gli occhi e sono al casinò di Montecarlo, davanti alla roulette: punto tutto sul rosso, senza esitazione. O la va o la spacca. La roulette continua a girare da un pezzo e quando mi sveglio è già il tramonto e le monete sono ancora allineate sul tavolo. Quattro euri e settantuno centesimi, non si scappa. Decido di uscire, c'è caldo, ho bisogno d'aria, di spazi grandi, aperti. Cammino per una buona mezz'ora e alla fine raggiungo la piazza e mi siedo ai bordi della fontana illuminata. Attorno a me nessuno, silenzio. Metto le mani in tasca e cerco il centesimo, il pezzo più piccolo. Chiudo gli occhi, dando le spalle a Fontana di Trevi, e lancio la monetina. Il mio desiderio? E' sempre lo stesso ma lo formulo chiaramente per non rischiare che non si avveri: voglio un lavoro. Poi riapro gli occhi e Fontana di Trevi non c'è più. In compenso, il mio centesimo brilla come una stella cadente sulla base della fontana. Vado via col cuore alleggerito al pari della mia tasca. Quanti altri desideri posso esprimere con quattro euri e settantacentesimi.




Nella grotta del precariato, confidiamo nella stella cometa di Ciccio Falcone (25 dicembre) Gli auguri miei più sinceri per questo Natale, per quel poco che possano valere, li voglio dedicare a persone speciali, alle migliaia di lavoratori che hanno perso il posto di lavoro a causa di questa "crisi economica" che poi mi sembra tanto un modo per riconoscere il fallimento di una intera classe imprenditoriale nazionale, sempre pronta a prendersela con il fisco italiano, a volte a ragione, e mai in grado di comprendere che per una buona impresa esistono solo due regole: risparmio e prudenza. I miei auguri di Natale vanno alle seimila famiglie di lavoratori in cassa integrazione a Taranto, vanno a tutti i lavoratori precari di questo paese che consentono ancora oggi che la Legge Biagi produca un sistema sociale iniquo e fallimentare a danno di migliaia e migliaia di famiglie condannate alla povertà con il miraggio di una stabilità che non arriverà mai più. La Legge Biagi è un fallimento, ad essa non segue nessun sistema di welfare di sostegno nè un mercato del lavoro appena sufficiente. E' finita per diventare un ennesimo sprone alla ricerca del favore politico per un posto di lavoro. Voglio fare gli auguri alle giovani coppie in cerca di una via quanto più possibile decorosa per costruirsi una famiglia. A tutti loro auguro di trovare una casa anche modesta che gli consenta di crescere dei figli in serenità. A coloro i quali oggi speculano sulle spalle di questa povera gente, a cui è stato tolto qualsiasi sogno magari con mutui impossibili da restituire, auguro che verrà un giorno in cui renderanno conto. A questi che hanno comprato case a prezzi ridicoli godendo anche di sovvenzioni su mutui altrettanto ridicoli e si permettono oggi di lucrare per cinque o sei volte sul prezzo pagato auguro di conoscere nuovamente la povertà, che poi è l'unica strada per meritarsi un futuro migliore dopo questo mondo. I miei auguri vanno ai ragazzi delle scuole e delle università che incontro ogni giorno ed a cui non ho il coraggio di spiegare che il loro sogno di diventare professionisti o solo semplicemente utili al mondo del lavoro per ciò che hanno studiato è in questo paese assolutamente impossibile. Guardate i vostri fratelli maggiori nei call center, a fare i lavori più impensabili pur di rimanere in piedi e capirete che l'auspicio che possiate trovare successo altrove non è un consiglio sbagliato. I miei auguri vanno alle migliaia di pensionati a cui la legge Dini sta falciando e falcerà l'unica fonte di reddito, nonostante la previdenza nazionale sia tornata in attivo da diversi anni. Ed in questo senso i miei auguri più grandi vanno a tutti i giovani che quella pensione non vedranno mai e che sono condannati ad un futuro di indigenza. I miei auguri vanno alle coppie separate, ai loro amori spezzati a volte a causa di una società che continua a raccontare con tutti i mezzi di promozione possibili, che una vita di menzogne, di tradimenti, incentrata sul piacere personale è sempre giustificabile. La famiglia si costruisce giorno per giorno tra mille difficoltà e non può essere che una scelta di sacrificio e come tale va pensata attentamente. I miei auguri vanno a tutte le persone di buona volontà che mandano avanti questo paese nonostante chi li rappresenta nelle sedi delle istituzioni abbia conosciuto la corruzione, l'evasione, la concussione e sia tutt'altro che un esempio per le giovani generazioni. A questi padri e madri che ogni giorno tirano avanti auguro che un giorno questo paese riprenda la coscienza dei suoi padri costituenti e ci restituisca una società più giusta e onesta. Buon Natale!




La verita' vi fara' liberi, ma solo se piace al prof di religione di Ulisse Acquaviva (3 giugno) Tutto è iniziato come un semplice sondaggio di opinione, e già questo la dice lunga sulla sfrontatezza del personaggio in questione, un prof di matematica e fisica che osa avventurarsi in un terreno di competenza esclusiva del premier. La domanda era semplice e sovversiva al tempo stesso: "se la scuola attivasse la materia alternativa, quanti la sceglierebbero"? Ma nei corridoi del liceo scientifico "Righi" di Cesena questa rilevazione ha assunto i toni del sacrilegio. O della lesa maestà? Il prof Alberto Marani, infatti, non è stato sospeso dalle sue funzioni per blasfemia, nè risulta scomunicato o sanzionato dalla Chiesa Cattolica, o indagato per vilipendio della religione di stato, bestemmie davanti agli studenti, riti satanici e messe nere in palestra con sacrifici umani di giovani studenti. Tutto questo non c'entra. E' solo una questione personale tra lui e il prof di religione. Con una letterina piccata spedita all'Ufficio Scolastico Regionale don Stefano Pasolini e altri colleghi di religione hanno sostenuto che Marani "avrebbe offeso, con quel questionario, il collega di religione", cioè lo stesso Don Pasolini. E allora vediamoli questi numeri "offensivi": tra i 70 studenti delle tre classi di Marani, se ci fosse possibilità di scegliere l'11,3 % sceglierebbe la Religione Cattolica e l'88,7% una materia alternativa (23,9% Storia delle religioni; 64,8% Diritti umani). Se fossi nei panni di don Stefanino anch'io sarei molto offeso. E' più che probabile che il meraviglioso e affascinante messaggio di Gesù Cristo non c'entri niente con questo sondaggio, e che il voto degli studenti rifletta piuttosto la noia mortale delle sue lezioni che rende preferibile ai suoi sermoni perfino la storia delle religioni. Ma benedetto prete, dobbiamo insegnarti proprio noi a leggere il Vangelo? Immagina se Gesù Cristo davanti agli sputi avesse cominciato a riempire tonnellate di papiri per denunciare le offese ricevute scrivendo al Sinedrio, ai Farisei, a Ponzio Pilato e agli altri sapienti dottori della legge: il cristianesimo sarebbe stato ucciso dalla burocrazia. E allora caro Don Stefano, goditi le offese del tuo collega come la meritata medaglia dei santi, e aggiungici anche anche la sonora pernacchia che ti facciamo dall'alto della montagna su cui Cristo ha proclamato la tua beatitudine: "Beati sarete voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli, poiché così hanno perseguitato i profeti che furono prima di voi". Se non volevi gli insulti e le persecuzioni, la prossima volta fatti furbo: non entrare in seminario, ma fai carriera nell'Opus Dei. Così sei anche sollevato dal voto di celibato, e anziché nelle scuolette di provincia ti trovano un bel posto in università. Ma se dedici di restare prete, facci un bel favore. Tieniti le offese vere o presunte che siano, accumula crediti in paradiso con rispettoso silenzio e soprattutto non scassare la minchia nè agli studenti, nè ai tuoi colleghi nè a noi. E che Dio te ne renda merito.



Quando la sinistra e' talmente radicale da finire sottoterra di Ulisse Acquaviva (8 giugno) Le due sinistre italiane (tre se contiamo anche il Partito Comunista dei Lavoratori) sono diventate lo zimbello d'Europa: come due coglioni separati all'interno della stessa mutanda hanno raccolto un magnifico 7% che però si è spaccato in due tronconi da 3.4 e 3.1 e un minipisellino rachitico da 0.5%. Complimenti! Siete riusciti a prendere meno seggi dei tirolesi del SVP, che almeno una seggiolina se la sono portata a casa. Il risultato ci fa ben sperare per il destino della sinistra europea e dei 33 europarlamentari del gruppo comunista (GUE/NGL) che potranno lavorare tranquilli dopo aver scongiurato l'incubo di avere in aula Vendola e Diliberto che si lanciano le palline di carta e i ceci con la cerbottana per farsi dispetto, disturbando la lezione anche agli altri compagni di classe. In questa tornata europea la Lega è il secondo partito più votato d'Italia, e non stupisce che in un paese di segaioli sia in crescita un movimento del cazzo. La sinistra festeggia come quel pazzo che si comprava le scarpe sempre più strette per godersi a casa il sollievo dei piedi liberi. Per queste celebrazioni trionfali è bastato che il Popolo delle Libertine prendesse "solamente" il 35% dei voti, e giù tutti a dire che si sta chiudendo un'epoca, che Berlusconi è finito, e che oggi si scrive una nuova pagina di storia. Fonti bene informate ci dicono purtroppo che si tratta più modestamente di un piccolo trafiletto in una paginetta di cronaca, e che per scrivere la storia bisognerà destinare a nuova occupazione (in gergo europeo: togliersi dai coglioni) quei notabili di partito tuttora in attività che hanno preso il 33% ottenuto dal PCI nelle europee del 1984 e lo hanno buttato nel cesso per innestare pezzi di democrazia cristiana vecchio stile sull'organismo geneticamente modificato PCI/PDS/DS/PD con la scusa che oggi si vince puntando al centro, come disse la Finocchiaro sedendosi sulla colonnina del parcheggio. Ma la speranza arriva dai giovani, e la volitiva Deborah Serracchiani del PD trionfa alla grande nella sua circoscrizione. Il suo esempio illumina la strada alle nuove generazioni di donne che vogliono buttarsi in politica: se non capite un cazzo ma siete carine tanto vale darla via a Villa Certosa che a destra il salmone delle tartine è anche più fresco. Se invece avete qualche idea da spendere buttatevi a sinistra, fate un pò di politica locale, poi infilatevi a un congresso per sputtanare via internet una dirigenza cialtrona (basta poco), cavalcate il quarto d'ora di celebrità, fate due chiacchiere con la Bignardi e Floris e vedrete che Strasburgo vi accoglierà a braccia aperte.


Altro che congressi, primarie, consultazione della base e cazzate del secolo scorso. Di Pietro mette insieme un miracoloso 8% con un cocktail di destra legalitaria, giustizialismo, grillismo, travaglismo, antiberlusconismo, presenzialismo televisivo conditi con un pizzico di inconfessabile nostalgia per i bei tempi in cui le fotografie ai vitelloni del potere si facevano con le manette addosso e non con il pisello al vento. Staremo a vedere fino a che punto potranno coesistere sotto lo stesso testo i ragazzi dei collettivi antimafia con le amicizie fin troppo destrorse di alcuni esponenti dell'Italia dei Valorosi. Intanto va reso onore al merito di aver messo insieme un dignitoso 8% alla faccia delle risse alla Bud Spencer che si consumano tra le file sinistre dei paladini del popolo. Ma stai comunque attento Tonino, che noi da bravi satiri restiamo in agguato per sputtanarti alla grande alla prima votazione europea "a cazzo" sulle delicate questioni delle migrazioni, sulla settimana lavorativa di 65 ore, sull'invasione della Nato nelle politiche di sicurezza europea o su altre coglionate fascistoidi che covano come uova di serpente nel nido di Strasburgo. Vattene pure nel gruppo liberale, ma se comincerai a fare il liberista abbiamo già pronto per te un posto accanto al tuo ex amico Sergio De Gregorio nel nostro olimpo dei cialtroni. Per il momento è tutto, a voi la linea e buona Europa a tutti.


Non siete fascisti: siete stronzi e anche un po' imbroglioni di Ulisse Acquaviva (9 giugno) Non lasciatevi ingannare dal ghigno satanico di La Russa col pizzetto durante le parate militari. Non sta godendo per la virile fierezza dell'acciaio, non ama l'esercito del suo paese, nè i ragazzi che si fanno il culo rischiando la vita nel giro per il mondo per una finta pace che fa comodo a chi vende guerra. Sorride soltanto perché ha preso per il culo il suo elettorato e può farsi i cazzi suoi mentre squillano le trombe di rappresentanza. Appena scendono dai tappeti rossi, questi finti fascistelli da televendita si tuffano nella prima osteria per abbuffarsi di bucatini all'amatriciana, e poco importa se il mondo attorno a loro crolla, basta che gli affari vadano bene lasciando le tasche e la panza sempre piena. Sono fascisti da operetta, quaquaraquà del militarismo, pallide ombre che pensano di essere D'Annunzio solo perché si fanno crescere il pizzetto, ma a differenza di D'Annunzio che comunque un pò di guerra vera l'ha fatta questi pagliacci da parata militare stanno col culo fermo a Roma, e a rischiare la pelle ci mandano gli altri. Per averne la prova basta fare i conti: Angelo Garro e sua moglie Anna (genitori di un alpino morto in caserma in circostanze misteriose) ci raccontano che il 7 e l'8 aprile scorso le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno finanziato il business militare approvando il "Programma pluriennale relativo all'acquisizione del sistema d'arma Joint Strike Fighter JSF". L'obiettivo: produrre e acquisire 131 cacciabombardieri d'attacco, una "grande opera volante" da 13 miliardi di euro, che verranno pagati in comode rate dal 2009 al 2026. Angelo e Anna spiegano anche che a Cameri (Novara) sta per aprirsi una megaofficina europea per la riparazione di aerei da guerra italiani e olandesi: altri 605,5 milioni di euro a cui va aggiunto il miliardo già investito per la fase di sviluppo. Va bene, facciamo soldi costruendo bombardieri inutili, ma poi ci rimane qualche soldino per i marmittoni? La risposta è no: per i soldati vivi e le famiglie di quelli morti non sono rimaste neppure le briciole della grande torta apparecchiata dal ministero della Difesa a esclusivo beneficio delle industrie belliche delle "Halliburton de noantri" e delle coop rosse che quando si tratta di appalti e forniture militari diventano magicamente daltoniche. L'8 maggio 2009 il teatrino di Montecitorio è stato invaso dal "Comitato di Genitori di Militari caduti in tempo di pace", ricevuto dalla Presidenza della Camera dei Deputati, ma non dal presidente che era impegnato altrove in cose ben più importanti. Se non ci fosse da ridere ci sarebbe da piangere: i portaborse di Montecitorio raccontano ai familiari dei caduti che in un paese dove ci sono soldi per costruire 131 bombardieri, i risarcimenti per le famiglie dei militari caduti in servizio sono fermi da trent'anni e fermi devono restare per la "mancanza di copertura finanziaria". Che grandiosa presa per il culo! Peccato che siamo nel tempio delle istituzioni e non al bagaglino. A questo punto immaginatevi la scena che nessun giornale o TG avrà mai il coraggio di mostrare: una mamma di 73 anni colta da infarto e ricoverata otto giorni al Gemelli. Dopo venti anni di lotte contro i governi di ogni colore per ottenere un riconoscimento dopo la morte di suo figlio il suo cuore non ha retto il colpo di fronte all'ennesimo insulto delle istituzioni. Il governo ha obbligato questo ragazzo a entrare in caserma da vivo per il servizio militare di leva, e poi se ne frega se da quella caserma è uscito in una bara anziché camminare sulle proprie gambe. Certo, un governo deve pensare anche a cose più importanti: i risarcimenti dei terremotati, le spese per le scuole, per la sanità, per i servizi... ma allora perché buttate nel cesso tonnellate di euro per costruire 131 cacciabombardieri che possono trasportare anche testate nucleari? Se stiamo progettando di invadere Marte, basta avvisare, altrimenti diteci a che servono questi aerei. E così l'unico risultato del finto militarismo di maniera di Ignazio La Russa è un'emorragia di soldi pubblici nelle tasche degli armieri. A difendere i militari morti di naia e le loro famiglie uccise dall'amarezza non ci sono i seguaci di Fini, nè i Naziskin, nè Forza Nuova, nè le curve laziali, nè tutto i variegato popolo di destra dipinto come amico degli sbirri, dei soldati e di chiunque indossi una divisa. Siamo rimasti solo noi con la nostra scalcagnata satira anarcoide. E' degno di un paese evoluto lasciare le battaglie di civiltà a delle schegge impazzite come noi, che di armi e militari ce ne importa poco e niente? "Noi cittadini qualunque - scrivono quelli del comitato - e genitori di un militare caduto per lo Stato, riteniamo che tali trattamenti verso i nostri figli morti, siano azioni di crudele indifferenza e di grave inciviltà nazionale". Ma a noi che cazzo ce ne frega? Basta avere dei bombardieri nuovi per far giocare Ignazio Benito Maria Larussa e i suoi amici delle industrie belliche.



Verso l'uscita programmata e cosciente dalla democrazia di Riccardo Orioles (10 dicembre) La crisi, da finanziaria, è diventata industriale; e tocca il massimo adesso. Gli elementi mafiosi, da truppa di complemento, diventano componente essenziale del sistema. Nell'economia, tornare a prima di Keynes; nella società, tornare a prima di Falcone. Questi sarebbero gli obiettivi di lor signori. Ma la partita, a dispetto di tutto, è ancora aperta Le cose quando precipitano succedono tutte in una volta. Che, in bene o male, il sistema stia andando a una decisione è evidente. Dal nostro punto di vista - dell'antimafia sociale - gli eventi più importanti sono due: la crisi industriale e l'integrazione ufficiale di pezzi di mafia nel sistema. La crisi industriale (la produzione dei beni, l'occupazione, ecc.) è ormai al suo culmine, e comincia a prendere connotati diversi dalla crisi finanziaria. Quest'ultima, dal punto di vista delle banche, è data oramai per "superata"; ma non lo è affatto, e tende anzi a diventare stabile, per i consumatori e i produttori. Il sistema industriale che ne risulta, innestandosi sugli outsourcing degli ultimi dieci anni e sulle delocalizzazioni degli ultimi cinque, è completamente diverso da quello di prima della crisi: adesso è puro Ottocento. Le fabbriche occupate (con i padroni che cominciano ad attaccare le occupazioni con squadre armate) diventano sempre più un elemento "normale", ancorché censurato, del panorama (qui in Sicilia, a Termini, gli operai hanno occupato il comune e eletto un loro "sindaco"). Rompere il silenzio dei media sulla crisi industriale è ora un obiettivo essenziale dell'informazione dal basso. In questo senso vanno appoggiate iniziative come quelle di CrisiTv (http://crisitv.wordpress.com). L'altro elemento catastrofico, l'integrazione ormai aperta di pezzi di mafia nel sistema, è ormai evidentissimo in una serie di fatti: la candidatura alla regione Campania, e la difesa a oltranza su tutti i fronti, di un camorrista accertato; la restituzione alla mafia, mediante un giro di compravendite, dei beni sequestrati; il tentativo di abolire il concetto stesso di concorso esterno in associazione mafiosa (fondamentale per colpire imprenditori e politici del Sistema); il tentativo insomma aperto e dichiarato di tornare a prima di Falcone. Non è un'offensiva qualunque di una qualunque destra più o meno rinnovata; è la resa dei conti, l'uscita programmata e cosciente dalla democrazia.




Tabelline per chi sa contare i morti solo fino a sei di Ulisse Acquaviva (18 settembre) Guardate le tabelle del sito Icasualties.org: finora sono morti in Afghanistan 1400 soldati, e ogni anno ne muoiono di piu'. Siamo a settembre e sono morti gia' piu' soldati che in tutto il 2008. Che dite, ci fermiamo oppure continuiamo fino all'ultimo carrarmatino? Tanto e' facile giocare a Risiko con la vita degli altri... Un momento: e le vittime civili? Beh, di quelle si e' davvero perso il conto, ma Wikipedia stima che siano tra 8 e 12 mila persone, facciamo 10mila per fare i conti piu' agevolmente. E a questo punto visto che in parlamento c'e' chi fa retorica su sei soldati uccisi, noi rilanciamo e proviamo a fare satira su queste migliaia di cadaveri, che noi ricordiamo sempre un pezzettino alla volta man mano che si producono e mai tutti assieme senno' ci spaventiamo troppo. Il domandone: cosa avremmo potuto fare di piu' utile con diecimila corpi privi di vita? Beh, ad esempio anziche' farli saltare in aria si sarebbe potuta realizzare una immensa banca di organi per i trapianti. Oppure anche a cose fatte i corpi gia' spappolati si sarebbero potuti recuperare per produrre farine proteiche da destinare al terzo mondo, con un peso netto alimentare di 20 kg a persona abbiamo 200 tonnellate di cibo, mica bruscolini. Un'altra ipotesi e' quella di chiudere questa gente in campi di concentramento (sempre meglio che morire ammazzati) e fargli fare 10 ore di cyclette al giorno con un ciotolino di riso per produrre energia elettrica rinnovabile e ridurre di conseguenza le tensioni internazionali per il petrolio. Ovviamente, siccome siamo democratici ed espressione di una superiore civilta' padana con profonde radici cristiane, tutto questo sarebbe avvenuto su base strettamente volontaria. Immaginate un annuncio diffuso in tutto l'Afghanistan nel 2001: "dateci 10mila uomini in buona salute oppure beccatevi otto anni di bombardamenti". Scommettiamo che i volontari li avrebbero trovati immediatamente, anche a costo di estrarli a sorte? Come dite? Sono cazzate orribili e di cattivo gusto che nessuno dovrebbe avere il coraggio di pensare? Benissimo! Siete sulla buona strada! Rifletteteci ancora un pochino e vedrete che potrete dire lo stesso dell'operazione "Enduring Freedom", che di "duraturo" per ora ha solo i morti ammazzati. Ancora un piccolo sforzo e sarete fuori dal tunnel delle guerre sante, e potrete gridare assieme a noi che ogni occupazione militare e' una cazzata orribile e di cattivo gusto senza vergognarvi di fronte ai corvacci che vi invitano al lutto dopo aver cavato gli occhi dei soldati.




Per una corretta indignazione di tabagista (30 giugno) Oggi ho visto la foto di Neda, la ragazza iraniana uccisa. E' un grande giorno per me e la mia sensibilità. Non vedo l' ora di mostrare in pubblico la mia indignazione civile, per l' occasione ho rispolverato una delle mie espressioni più corrucciate. Grazie alla mia politicamente corretta 'coloreria italiana' la mia tshirt arancione pro-Tibet è diventata la mia t- shirt verde pro-Iran. Il regime vacilla dopo le foto di una ragazza sedicenne. E Zappadu non c' entra nulla. Guardavo gli occhi della ragazza, sembrava quasi mi seguisse con lo sguardo, come quei quadri. Ne ho fatto un poster, l' ho messo in camera. Dopo qualche ora mi metteva ansia, io uscivo, poi tornavo e il poster era lì a fissarmi. Le ho appeso un burka in fronte con un chiodo, come un novello Ponzio Pilato. Ora la mia Neda, non mi guarda più con sguardo severo. Se ne sta lì con la sua stigmate in fronte. Ha capito che io non posso farci niente. Credo mi abbia perdonato. Non penso più a niente, l' unica cosa che mi chiedo è: Come sarebbe stata la rivoluzione bolscevica del '17 con Twitter? Ieri c'è stata una festa nel mio palazzo. Tutti i simboli che mi sono venuti in mente hanno deciso di fare baldoria a pochi metri da camera mia. C' erano la bambina-nuda-vietnamita-piangente che corre, il giovane davanti al carro armato in Piazza Tienamen, Anna Frank, un bimbo scheletrico dello Zaire circondato da mosche, (retro copertina di una cassetta che ci fecero vedere alle elementari), la ragazza afgana con occhi antipaticamente vitrei, Un bimbo palestinese che tira una pietra contro carro armato israeliano e due torri gemelle siamesi separate da chirurgo di Al Qaeda. Facevano un baccano terribile, così sono salito. La porta era aperta. Tutti questi simboli erano fusi in un' esperienza orgiastica, avevano dato vita ad una Guernica di corpi, volti e morti intrecciate. La new entry Iraniana Neda ha faticato a farsi accettare dagli altri simboli. Tutti i vari simboli della repressione poliziesca, tutte le vittime delle guerre e delle dittature stavano lì a contendersi il primato di celebrità. Quante volte negli anni '70 è stata proiettata in assemblee studentesche la foto della bambina vietnamita devastata dal napalm? Quante visualizzazioni ha avuto Neda su Youtube? Il dramma del Darfur ha invitato molti altri drammi passati e presenti a cena. C' erano il dramma della Birmania, del Tibet, dell' Iraq, dell' Afganistan, della Somalia, della Ex Iugoslavia, Hiroshima, Corea del Nord, Cambogia,Vietnam e altri migliaia. Molti drammi hanno avuto successo cedendo i diritti televisivi a tv generaliste e satellitari, ma altre tragedie non sono mai riuscite a vendersi bene. Finito di consultarsi con gli altri, il dramma del Darfur ha deciso di organizzare delle audizioni per trovare un volto, una foto simbolo del genocidio e della crisi umanitaria. Le strade Sudanesi sono state invase da aspiranti 'simboli', code chilometriche. Fotografi ed esperti di immagine e comunicazione hanno

sottoposto a duri provini milioni di sudanesi. Per cosa mi indignerò tra un mese? Devo scegliere la guerra, la carestia che fa per me. La mia personalità è più adatta alle battaglie anti-razzismo, alla prevenzione dell' AIDS, alla fame nel mondo? Mi batterò contro il terrorismo fondamentalista? Mi dedicherò alla difesa dei valori delle democrazie occidentali oppure giustificherò Hamas? Devo assolutamente trovare una tragedia che si abbini al colore delle mie scarpe.


Il trionfo del "media in italy" di Ginodicostanzo (16 aprile) Due rumeni hanno stuprato ripetutamente un branco di pitbull randagi rei di aver sbranato un bambino rom dalle note impronte digitali in fuga dall’appartamento nel quale era penetrato a scopo di furto prima di essere fotografato da Fabrizio Corona che non ha fatto in tempo a ricattarlo perché investito sulle strisce pedonali da un marocchino ubriaco evaso dal Centro di Permanenza Temporanea di Lampedusa dove aveva udito un deputato di Forza Italia in visita di cortesia raccontare del presidente Berlusconi che durante un comizio rideva seriamente dei desaparecidos argentini e faceva le corna a degli ambulanti senegalesi che occupavano abusivamente i marciapiedi mentre lui condannava il bullismo nelle scuole e rilanciava i consumi dileggiato da un gruppo di studenti di sinistra facinorosi e violenti tenuti a bada dalle forze dell’ordine che caricavano civilmente per proteggere un altro gruppo di studenti di destra timorati di Ratzinger che oggi ha pregato affinché i deboli e gli oppressi di tutto il mondo non si uniscano e soprattutto non usino il profilattico che è in voga tra le prostitute nigeriane ed ucraine che inquinano le nostre strade quasi come l’immondizia a Napoli dove un clinicamente deceduto sul lavoro viene nutrito col sondino su richiesta del padre che non è un assassino come l’Englaro che ieri è stato aggredito in casa sua da rapinatori albanesi mentre una ronda padana che passava di lì faceva finta di nulla liberandosi in tutta fretta dei giubbotti verdi catarifrangenti e gettandoli dietro un cespuglio dove è stata rinvenuta una pensionata settantenne distesa sul prato con le mutande abbassate sperando nell’arrivo dei suddetti stupratori rumeni prima di essere raggiunta dal figlio che l’ha uccisa in preda ad una crisi depressiva per aver scoperto che il processo per l’omicidio di Meredith era ancora lontano dalla conclusione e che quello per il caso di Cogne invece era finito mentre i riflettori erano ancora accesi sulla sfilata d'alta moda di Milano dove presenziava Carla Bruni con i tacchi perché Sarkozy il tappo era a Parigi a manifestare solidarietà ad Israele minacciata dall’espansionismo palestinese che non si ferma nemmeno di fronte al miglior sorriso di Obama che cerca il dialogo perché è bello è buono è bravo e quasi nero anche se non è come Veltroni che s’è dimesso lasciandoci Franceschini per compiere la sua atroce vendetta e la Finocchiaro perché era già lì. I soldati italiani continuano a portare la pace. Il tempo peggiorerà nel fine settimana. La parmigiana di melanzane è buona. Bobo Vieri ha cambiato fidanzata. L’Inter vince ma non convince. E ora i consigli per gli acquisti.


Trans-azioni pericolose di un giornalista a basso "badgett"

di Sergio Nazzaro (4 novembre) L’occasione di una vita. In giro di notte per le strade della capitale. Un pezzo sui trans, le puttane, su tutto ciò che si può comprare, su ciò che è a pagamento. Non vado a Montecitorio, mi spediscono sulla Cristoforo Colombo. Sono giornalista, e questo è il mio lavoro. Un minimo badget (senza bozzi) per approfondire il tema. Questa era la premessa. Poi la galera. O meglio una stanza. Anzi no, una cella del cazzo nella capitale. Che dico, una camera. Di insicurezza. Un attimo prima mordevo del buon silicone made in terra Do Brasil. Dopo ero in una volante. Ho subito dichiarato che accettavo di bere, mangiare e che non mi sentivo affatto bene. Mi sono appellato ad Amnesty, mi hanno ricordato che non mi chiamo Piero. Cosa era successo? Presto detto. Nelle strade sicure e pulite della capitale avevo perso tre ore tra decine di trans e puttane a cercare il prezzo più basso nel supermercato del sesso notturno su strada. Imperiale. Il sesso non la strada. Gli imperatori sono andati via da un pezzo. Si sa il bagget (senza bozzo) è basso per le missioni informative. E quindi mi sono messo a contrattare come un napoletano disperato che insegue il mito del mercato arabo. Una sorta di suk assatanato. Ho strappato il prezzo più migliore sul vicolo. Io scrivo, io giornalista, famm’ o’scont’. Sicuro di me. Appena pagato. Il mio stipendio. Cioè, ci somiglia. Mi butto nella storia. Una storia liscia, profumata. Indago, anche se è un vicolo cieco. Poi mi riprendo. Mi chiede i soldi. Non capisco perché un trans irregolare sia più petulante di un italiano quando chiedete il giusto dovuto pagamento. A me non riesce mai. Tutti prendono i loro soldi, meno io, il giornalista su strada. Non mi piango addosso. Tanto prima o poi farà il presidente e allora si che mi divertirò, o farò il martire, che anche non è male. Prendo i soldi del mio stipendio. Non bastano neanche per una scopata. Troppo poco. Ma io pago poco perché vengo pagato poco dal giornalismo italiano. Cazzo, situazione di merda. Arriva la volante mentre ci prendiamo a morsi. Vuole più denari. Gli dico di vendersi le mutande famose che ha nell’armadio su ebay, vanno meglio dei video. Niet. Gli sbirri mi saltano addosso. Mi ammanettano. Cazzo non ho pagato un trans irregolare. Io cittadino italiano e giornalista. Mi danno anche dello schiavismo, perché non ho pagato i contributi per la prestazione e forse avrò anche l’INPS e la Finanza addosso, insieme all’agenzia delle entrate. Sono un giornalista, in camera di insicurezza. Leggo i muri. Ha scritto qualcosa un certo Stefano: “non preoccupatevi per me, fate attenzione voi che state lì fuori”.





Figlio, scappa all'estero: qui mi sono gia' mangiato tutto io di Pier Luigi Celli Magnifico rettore megamanager gran cav. uff. lup. mann. (2 dicembre) Figlio mio, scrivendoti una lettera pubblica non potevo sbilanciarmi, e quindi mi sono limitato a dire due cazzate genericamente meritocratiche approfittandone per vendicarmi dell'Alitalia, una delle poche aziende italiane che non mi ha preso come manager. Ma ora siamo tra noi, e con questa lettera privata posso parlarti chiaramente. Il tuo problema e' quello di vivere in una gerontocrazia dove io e quelli della mia generazione ci siamo mangiati tutto riempiendoci le tasche e mandando a puttane il paese. Qui per giovani uomini come te non c'e' piu' spazio. Solo due specie sono adatte alla sopravvivenza in questa giungla. Una siamo noi, i predatori dominanti, vecchi baroni incastonati nelle leve di comando a tutti i livelli con tre quattro stipendi e altrettante pensioni, avvinghiati alle poltrone con le unghie e con i denti. L'altra sono le nostre prede, carne da macello a cui succhiamo come vampiri lavoro, sudore, soldi e speranze: giovani rampanti di 20 anni usciti da lauree talmente brevi da essere istantanee, ragazzi nati precari che si possono comprare con un pezzo di pane e non hanno mai conosciuto il mondo in cui c'era lo statuto dei lavoratori, il lavoro fisso, la possibilita' di progettare il futuro. Vogliono solo sgomitare, e sanno lavorare gratis pur di non essere tra quelli che saranno licenziati il mese venturo. Tutto questo non e' nato per caso. Ho dovuto fare cosi' per garantirti un futuro. Sono nel consiglio di amministrazione di Lottomatica, e ogni mese mi arrivano per la tua paghetta i soldi dei poveracci disperati che sognano una botta di culo alla lotteria, con il CdA della Hera stiamo trasformando l'acqua in una merce e il tuo esodo all'estero lo pagheremo gonfiando le bollette, dirigo la Luiss sfruttando il prestigio di questo marchio universitario per sfornare cloni di Tremonti e spiegare che l'unica economia possibile e' quella che fai quando la tua azienda e' al governo, lasciando alle anime belle le cazzate su Adam Smith, Keynes e Marx. Sono stato ai vertici dell'ENI dall'85 al '93 e all'Enel dal '96 al '98, e mi sono occupato di energia per lasciare in eredita' a te tanti bei soldini, e agli italiani un paese cancerogeno che dopo un quarto di secolo e' ancora fermo agli inceneritori e alle centrali nucleari. Ho intinto il pane perfino nella privatizzazione della telefonia, quell'ex servizio pubblico che oggi fa tanti profitti privati. Per pagare il tuo Iphone di ultima generazione mi sono buttato a pesce prima su Omnitel e poi su Wind, prendendo per il culo tutto il popolo italano con prezzi gonfiatissimi e piani tariffari da esaurimento nervoso, escogitati da ragionieri psicotici per truffare il prossimo. E tutto questo, bada bene, con una laurea in sociologia, senza che nessuno abbia mai certificato una mia competenza in materia idrica, telefonica, economica o energetica. Oggi Wikipedia mi definisce come "narratore e saggista", e hanno ragione: a me piace scrivere, sono uomo di lettere e d'arte, e forse la cosa migliore che ho fatto e' stata difendere Luttazzi quando mangiava merda finta in televisione e io ero il direttore della Rai. Ma in questa italia meschina e corrotta ho

dovuto corrompermi anch'io per non sprofondare. Per difendere te e il tuo futuro all'estero mi sono occupato per anni di cose che odiavo, accumulando soldi e cariche prestigiose solo per garantirti un futuro e salvarti da gente come me. Ma ora tutto e' compiuto. Tu potrai vivere all'estero tranquillo e io restero' in Italia a godermi la tua fuga da questo buco nero devastato dalla mia generazione di razziatori, che ha spolpato il paese dall'interno come un tumore. Per chi sara' rimasto fuori dai giochi e non avra' vie di fuga o patrimoni familiari provero' una solidale e umanissima compassione, che mi fara' sentire piu' buono e anche un po' di sinistra. Ma noi saremo salvi. Tu pero' scappa all'estero, che qui c'e' poco da scherzare. Per chi non vuol essere preda e non sa essere predatore sono in arrivo tempi davvero bui. Con cordiale affetto. Tuo padre.


Waiting for Gaza di Alberto Puliafito (8 maggio) Questa doveva essere essere la prima puntata di un diario di viaggio palestinese che si è svolto fra il 25 aprile e il 3 maggio. Un diario di viaggio decisamente non turistico: i suoi protagonisti sono i membri di una delegazione umanitaria italiana che fa capo aRe.Co.Sol. e a Crocevia e che ha come obiettivo l'avviamento di una serie di progetti denominati "Gaza. Ricostruire la speranza". E' un diario di viaggio che sarà sempre attuale, anche se l'attualità va così veloce, in Palestina, che non si riesce a starle dietro nemmeno col pensiero. Sarà sempre attuale perché lo sono la memoria, il ricordo, la testimonianza. Avremo modo di considerare come tutti i popoli oppressi, o che subiscono un evento fortemente traumatico nella loro storia (unashoah, una nakba), siano accomunati dalla necessità, dall'ossessione della testimonianza e della memoria. Avrei scritto di questo e delle situazioni che la delegazione ha incontrato, più o meno cronologicamente. Tuttavia, poco prima che cominciassi a scrivere le prime righe di questo diario, accadeva un fatto che dirottava, per forza di cose, la direzione e la cronologia dello scritto. E' il 7 maggio 2009; è ora di cena, in Italia. La Palestina è lontana, e il Tg2, come già gli altri telegiornali, dedica ampio spazio alla visita del Papa Benedetto XVI in Terrasanta. Il pontefice sarà accompagnato da misure di sicurezza straordinarie, sebbene non vi siano minacce specifiche. Pochi giorni fa, il responsabile delle Relazioni esterne dell'Aida Camp di Betlemme (uno dei tre campi profughi della cittadina dl West Bank) ha raccontato al sottoscritto e alla delegazione umanitaria italiana in visita l'accoglienza che è stata preparata per il Papa. Secondo l'idea (il sogno?) dei palestinesi, il Papa avrebbe dovuto accomodarsi su una piattaforma accanto al Muro della Separazione. Perché? Perché tutto il mondo potesse vederlo, il Muro, in tutta la sua portata mediatica. Soprattutto con il Papa accanto. Non è difficile da capire: immaginatevi per un istante una bella ripresa in mondovisione con il Papa di bianco vestito, che pronuncia qualche scontata parola di pace, accanto al muro che divide i profughi dalle loro terre. E di lato, a sinistra del Papa, la porta del Campo di Aida, con un'enorme chiave su quello che dovrebbe essere lo stipite superiore. La chiave del ritorno, il simbolo dell'altro sogno - quello vero - dei profughi: tornare alle loro terre. Il progetto di questa messa in scena mediatica, pur nella sua semplicità, unito al doppio regalo che verrà fatto al Pontefice da parte dei profughi (una chiave, appunto, e una roccia del lago Tiberiade con su incisa la mappa della Palestina), dimostra che i Palestinesi ne capiscono, di comunicazione. A volerla vedere dal punto di vista di un copy non esisterebbe miglior immagine iconografica di quella appena descritta, per raccontare con due inquadrature la contenzione che subisce un campo profughi. Ma il periodo ipotetico è d'obbligo. Perché anche gli Israeliani ne capiscono, di comunicazione. E la sanno usare. E riescono a usarla molto meglio, perché sono più potenti. Da tempo l'autorità israeliana aveva comunicato la propria contrarietà al piano di accoglienza di Benedetto XVI proposto dai profughi dell'Aida Camp. Questi ultimi avevano comunque continuato i lavori di costruzione della piattaforma a ridosso del Muro. Poi l'epilogo. Il Tg2 dà l'annuncio: di comune accordo è stato stabilito che il Pontefice si accomoderà accanto alla scuola dell'Aida Camp, in un campetto sportivo, verosimilmente. Col Muro a pochi metri, ma non visibi E così, il sogno di comunicazione mediatica dei profughi di Aida, crolla sotto i colpi della potenza di fuoco dell'autorità israeliana che può non solo impedire che l'accoglienza si svolga come desiderato dagli ospiti, ma anche trasformare mediaticamente una decisione unilaterale in un comune accordo.



Salvate Pippo Baudo: vogliono far fuori anche lui!

di Ulisse Acquaviva (9 settembre) Qualcuno ha gia' annunciato la sua morte vandalizzando Wikipedia: "Pippo Baudo, morto a Roma l'8 settembre 2009 per arresto cardiaco". Questo chiaro segnale di un piano per eliminare il nostro Pippo Nazionale e' stato lanciato da un indirizzo internet della capitale (87.19.97.64), il che scagiona immediatamente tutti i redattori di Mamma! che sono tutti impossibilitati per censo e reddito a vivere in una citta' cara come Roma. Visto che il complottismo fa audience, anche noi saltiamo su questo carrozzone, ma con un tocco originale di novita'. Per distinguerci dai tizi delle scie chimiche e da quelli che non credono all'uomo sulla luna, noi sosteniamo la teoria dell'antipippismo basandoci su dati di fatto oggettivi e inequivocabili. Primo indizio: a parte Maurizio Costanzo, che in quanto fratello di loggia del Premier e' tenuto a stretti vincoli di segretezza, Pippo e' l'unico a poterci rivelare i retroscena dell'impero televisivo berlusconiano, quando negli anni '80 un rampante palazzinaro si faceva scrivere le leggi televisive su misura, scippava i vip alla rai a colpi di milioni arrivati da chissa' dove, e gettava le fondamenta del suo triplice impero televisivo, pubblicitario e politico. Secondo indizio: dopo aver alzato il telefono per metterci in contatto con Pippo Baudo, il presentatore non ha risposto a nessuna delle nostre domande, e quindi delle due l'una: o Pippo sta nascondendo qualcosa oppure quando alziamo la cornetta sarebbe meglio comporre anche il numero. Sia come sia, il dubbio rimane: perche' gli ex dipendenti del premier iniziano a cadere come foglie morte? Perche' Pippo Baudo non risponde alle nostre domande e non ci dice nulla sulla nascita di Canale 5? Perche' i giornalisti veri non fanno luce su questi misteri? Quanto costano i diritti delle memorie di Pippo Baudo, e chi ne ha comprato l'opzione? Perche' nelle redazioni dei grandi quotidiani hanno gia' sguinzagliato centinaia di stagisti per portarsi avanti col lavoro e preparare in anticipo i "coccodrilli" di Pippo? Per fare luce su questo mistero tutto italiano, mamma.am mette a disposizione una hotline dove potete lasciare tutte le vostre segnalazioni. Se avete avvistato Pippo Baudo nei paraggi di casa vostra, se sapete qualcosa sui piani per toglierlo di mezzo o se volete rompere questo omertoso muro di silenzio, chiamateci allo 06916504836 (no, non e' a Roma...) e lasciate un messaggio in segreteria. L'anonimato e' garantito.




Accordo nucleare/Tav italo francese:sulla Torino-Lione le zecche Godzilla di Marco Vicari (26 febbraio)



Non chiamatelo suicidio: Mubraka e' morta di razzismo di Ulisse Acquaviva (7 maggio) Quarantanove anni, di cui trenta trascorsi in Italia. Se fosse nata a Savona o Cosenza, Mubraka Mamouni sarebbe stata una semplice disoccupata, ma se sei nata in Tunisia e resti senza lavoro non ci servi piu', e decretiamo la tua deportazione forzata nel tempo libero rimasto tra una commemorazione sionista dell'Olocausto e un festeggiamento repubblichino del 25 aprile, cosi' tanto per riempirci la bocca di diritti e liberta'. Tanto come te ne troviamo a migliaia, disposte a trascorrere tre quinti della vita nel nostro cazzo di paese a ingoiare odio e pregiudizio, per nutrire quella piccola speranza di una vita migliore che riempie i cantieri edili, le case degli anziani, i ristoranti, i bordelli e i campi di pomodori di un paese grasso e ingrato che tratta i suoi schiavi a Roma peggio di come facevano i senatori imperiali duemila anni fa. La Croce Rossa e' "profondamente addolorata" dalla morte di un corpo, ma resta fredda e indifferente di fronte a tutte le violenze quotidiane e le morti dell'anima che si consumano nel "Centro di indentificazione ed espulsione" di Ponte Galeria e in tutti lager di stato dove la croce benedice i carnefici ed e' rossa di sangue altrui anziche' di vergogna propria. Che cosa farebbe in quei luoghi il titolare di quella croce? Sarebbe il volto buono del potere o rovescerebbe i tavoli come ha fatto nel tempio? Prenderebbe trenta denari per gestire la sofferenza altrui o griderebbe per sputtanare gli ipocriti e i farisei perfino nelle sinagoghe e nei luoghi piu' sacri? E il pensiero va a tutti quelli che muoiono di burocrazia, galera e razzismo, disprezzati dai benpensanti, derisi e schifati dalle puttanelle e dai palestrati che festeggiano il papi bianco vestito di nero e sfruttati dai criminali veri che restano a piede libero. E li' a sinistra, non fate finta di niente, che ce l'ho anche con voi. Vero Livia Turco? Vero Presidente? Poteva essere mia madre, aveva quasi cinquant'anni, un marito e un figlio, l'abbiamo catturata mentre era in coda alla Questura per mendicare un pietoso pezzo di carta e l'abbiamo fatta disperare senza pieta' fino ad impiccarsi. E ora ditemi che siamo una civilta' superiore, maledetti criminali assassini.


Se questa e' la capitale morale, figuriamoci il resto... di Ricciotti Ricciotti (21 novembre) Milano, si diceva una volta, è la capitale morale d'Italia, trattandosi della metropoli più ricca, più progredita, più moderna della penisola. Nella capitale morale d'Italia capita che nello stesso giorno, dentro il Palazzo del municipio si festeggi la XX Giornata mondiale dell'infanzia, e che fuori del Palazzo si mandino gli agenti del municipio a buttar fuori dalle loro baracche (e dalle scuole frequentate da 40 bambini del gruppo) circa 300 persone colpevoli diciamo noi - d'essere rom, oppure dicono in Comune, ma è la stessa cosa - di essere ospiti abusivi della città. Nella capitale morale d'Italia si assegna una onorificenza di Palazzo a un reparto di vigili del municipio deputato alla cosiddetta sicurezza sui mezzi di trasporto: è il gruppo che ha messo le grate a un bus del municipio per chiuderci dentro persone prese per strada e colpevoli - diciamo noi d'essere straniere e soprattutto di pelle scura, oppure - dicono in Comune, ma è la stessa cosa - di non avere i documenti a posto. Nella capitale morale d'Italia si assegna un'altra onorificenza di Palazzo a una signora che ha il grande merito - diciamo noi - d'essere la figlia, quindi l'erede, dell'uomo più potente e più ricco della città e del paese, grosso modo il padrone morale dell'Italia, oppure - dicono in Comune, ma è la stessa cosa - la massima dirigente della maggiore azienda della città e del paese. Nella capitale morale d'Italia diciamo noi - si portano alle estreme conseguenze i lati meno nobili della civiltà (cioè la inciviltà) dei tempi nostri, oppure - dicono in Comune, ma è la stessa cosa - Milano è la metropoli più ricca d'Italia. Oggi Milano non è - questo lo diciamo noi - né progredita né moderna: è la metropoli amministrata con più cinismo, la città più conformista del paese. Insomma, questo sì, Milano è la capitale morale di un paese immorale, quindi è la più immorale delle città.


Dopo i cani anche i negri: Min. Sacconi, com'e' umano lei! (21 agosto) "Lasciami da un parente, lasciami da un amico, lasciami in una pensione, lasciami in un canile ma non lasciarmi per strada". L'appello accorato di un cagnolino ha fatto il giro d'Italia con il patrocinio di Sacconi e il plauso della cinofila Brambilla, ma i ministri sono rimasti di sasso quando un usciere ha dimenticato in ufficio il libro di scienze del figlio e gli onorevoli hanno scoperto che oltre ai cani il regno animale comprende pitoni, amebe, cavallette, ornitorinchi, terroni, negri e zingari. Comincia cosi' un frenetico giro di telefonate, con i ministri disperati che non riuscivano a trovare nessuno capace di interpretare il pensiero degli stranieri come si e' fatto con quello dei cani. Dopo aver setacciato invano quasi tutto l'alfabeto, i ministroni sono arrivati alla U di Ulisse Acquaviva, che per spirito patriottico ha messo a disposizione le menti geniali di Mamma.am per realizzare una campagna integrativa secca ed efficace contro l'abbandono degli uomini gettati dai loro padroni in autostrada, in mezzo al mare, o in qualche campo di concentramento libico dove pososno ricevere le umanissime mazzate nei denti che la pietosa Italia non puo' somministrare per legge. Il messaggio e' molto chiaro: pur di non tornare a casa, gli animali da compagnia che rallegrano i cantieri e i nostri campi di pomodori sono pronti a tutto. "Dammi in pasto al caporalato, fammi cambiare quintali di pannoloni, fammi prostituire, mettimi in bilico su impalcature precarie, fammi menare dalle ronde, fammi lavorare in nero ma non mettermi in un lager e non espellermi. Abbandonare uno straniero e' legale, ma danneggia la nostra economia". E tu caro lettore, abbeverati a questa preziosa comunicazione sociale e fai la tua scelta di campo: sei di razza umana o disumana? P.S. Su www.mamma.am/ministerosalute trovi il materiale della campagna, da stampare, attacchinare, esporre al piu' presto nel tuo sito e/o blog, su facebook o sull'auto del vicino leghista.



L'emergenza nazionale della coglioneria bipartisan

di Ulisse Acquaviva (28 agosto) Tutto comincia nel 2004, quando la Lega Nord infila una cazzata dietro l'altra, e Mauro Biani inizia a taroccare i manifesti elettorali delle europee. Immigrati, tortura, legittima difesa, questi i tre punti del delirio leghista dell'epoca. Flashback: in quei mesi il carroccione fa un parto trigemino e sforna la legge Bossi-Fini, (versione 2.0 della Turco-Napolitano), impedisce l'introduzione del reato di tortura (che la lega voleva punibile "solo in caso di violenza ripetuta" mandando a puttane tutto l'iter legislativo) e modifica il codice penale trasformando la legittima difesa in una licenza di uccidere sparando a vista su chiunque ti entri in casa, senza obbligo di proporzionalità tra la minaccia e la difesa. Immigrati, tortura, legittima difesa: nel linguaggio della satira bastano poche parole per evidenziare quanto siano stronze certe idee, e questo progetto politico viene preso per il culo con lo slogan "Immigrati clandestini: torturali, è legittima difesa". Ma quella che nel 2004 è una paradossale e palese presa per il culo, nel delirio xenofobo del 2009 può sembrare una ottima idea, e quindisu Facebook appare qualche buontempone leghista che prende quel manifesto e lo usa per fondare un gruppo di interesse. E qui scatta la funzione della satira come termometro del paese, che misura la grande coglioneria necessaria per inneggiare a qualcosa che ti prende per il culo. Su quel gruppo appaiono adesioni illustri, Repubblica.it segnala quelle di Umberto Bossi e suo figlio Renzo, di Enzo Erminio Boso, già parlamentare leghista, e di Roberto Cota, capogruppo alla Camera. Non si sa se questi tizi sono coglioni perché aderiscono a qualsiasi gruppo gli venga proposto o perché hanno pensato veramente che quel manifesto fosse una grande iniziativa di orgoglio padano, in entrambi i casi il patentino di testedicazzo 2.0 è garantito, e a posteriori serve a poco prendersela con il manifesto solo perché era finto e non era stato fatto dalla Lega. (Un pò secondo me ci hanno rosicato per non averci pensato prima loro). Una volta stanati gli stronzi, va tirata la catena del Water (Veltroni) e a conferma che la coglioneria bipartisan è peggio del razzismo di parte, l'uomo che da vice capo del governo non ha detto un cazzo sull'istituzione dei lager di stato nel marzo 1998, nell'agosto 2009 si riscopre improvvisamente cittadino del mondo e si lancia in una accorata battaglia di valori contro un manifesto falso, segnalato da una "amica di Brescia" del Water perfettamente in linea con il quoziente medio di intelligenza dei vertici PD. E qui scatta anche una puntina di orgoglio, perché non è da tutti raggirare con una brillante manipolazione mediatica nientemeno che l'ex responsabile dell'ufficio stampa e propaganda di uno dei più grandi partiti comunisti d'Europa, a dimostrazione che quando noi di Mamma! ci mettiamo d'impegno sappiamo produrre una contropropaganda degna dei migliori servizi segreti. Ovviamente i culidipietra che infestano le redazioni guardando il mondo dallo schermo del computer si sono buttati a


pesce sulla vicenda, e da corriere.it a repubblica.it tutta la stampa perbenista si è lanciata nella caccia al manifesto razzista soffiando sul fuoco della polemica con una foga immeritata, che andrebbe messa da parte per le prossime morti bianche di migranti assunti in nero, o per il prossimo barcone affondato nel silenzio dei media. In tutto questo, se davvero un gruppo di coglioni razzisti ha usato quel manifesto falso per esprimere i propri valori, la cosa non ci scandalizza più di tanto. Se i trogloditi fanno i trogloditi è nella natura delle cose. Fa più incazzare che si stracci le vesti per una immagine online un sedicente uomo di sinistra che ha appoggiato la nascita dei lager di stato quando era vicepresidente del Consiglio. Il manifesto satirico taroccato di Mauro Biani è stata una cartina di tornasole che ha fatto emergere la prevedibile bestialità dei leghisti UGA-UGA, ma soprattutto la grande ipocrisia perbenista del nostro Water, e questo secondo me è il vero dato politico che tocca da vicino tutti quelli che in buona fede hanno appoggiato la ricostituzione della DC sotto la sigla PD spaventati dallo spauracchio leghista e berlusconiano. Il problema dei trogloditi moderni è che dall'altra parte non c'è nessuna "civiltà evoluta" a contrastarli, e che la sinistra si è affidata a gente che se ne fotte dei migranti morti senza lanciare SOS su internet, torturati e uccisi in Libia o nei lager italiani strapieni, ed è pronta a indignarsi a comando quando riceve un messaggio bufala di una "amica di Brescia", caduta in questa trappola mediatica. Una bomba satirica a orologeria che il buon Mauro Biani aveva allestito cinque anni fa senza nemmeno rendersene conto, un messaggio paradossale che ieri ha sintetizzato magistralmente tre mega cazzate "made in Carroccio" e oggi ha fatto emergere il peggio del paese in una colossale presa per il culo nazionale. Mai come oggi la satira è stata un termometro sociale, che in questo caso ha rivelato quanto sia profonda, pervasiva e pericolosala coglioneria bipartisan che parte dai circoli della lega per salire fino alle più alte cariche dello stato passando per i leader dell'opposizione virtuale che ormai riescono ad opporsi solo alla realtà virtuale di Facebook, e anche così riescono perfino a sbagliare bersaglio. Lettori! Amici! Compagni! Ricordatevi che l'intelligenza è rivoluzionaria: mangiate tanto fosforo e preparatevi al peggio... la coglioneria 2.0 è più contagiosa e letale dell'influenza porcina.


Se continuate cosi', scendo a insegnare in giardino di Neda Capaccetti (6 maggio) Signori Ministri Maroni e Gelmini, stamattina, leggendo il giornale ho provato rabbia e sconforto. Sono un’anziana insegnante in pensione da un anno, dopo quarant’anni di insegnamento nelle difficili periferie di Roma. Noi, i bambini e i ragazzi li andavamo a prendere a casa, per strada, ragazzi italiani, stranieri, rom; abbiamo sempre appassionatamente creduto che tutti dovessero sedersi sui banchi di scuola, infanzie serene e infanzie difficili, vicine a parlarsi, raccontarsi, giocare, apprendere, diventare tutti più umani. Gentili Ministri, non esistono bambini “regolari” e bambini “irregolari”, mi spaventa essere parte di una comunità che può pensare questo. Lasciate che i bambini vadano a scuola, andiamoli a cercare i più sfortunati, i ragazzi che vivono nei quartieri degradati, i ragazzi rom, quelli che sono arrivati su un gommone o a piedi attraverso le montagne. Accogliamoli con amore, delicatezza, curiamoli nel corpo e nell’anima. E poi tutti in classe a parlare di poesia, di storia, di scienza, di filosofia, per cercare il senso della vita e il bene di tutti. Ho davanti tanti visi di ragazzi “regolari” italiani recuperati alla vita e alla gioia dalla scuola. Insieme a loro vedo gli occhi duri e diffidenti dell’”irregolare” Gramos, ragazzino solo, arrivato dall’Albania con una nave di disperati, aveva l’aspetto di un bambino braccato che odiava il mondo. A un certo punto della seconda media i suoi occhi si alzarono e ci sorrisero, nei suoi disegni ricomparvero i colori. Adesso è “regolare”, bravo idraulico, lavora a Rovigo e telefona ancora ai suoi insegnanti perché la scuola gli ha ridato la vita. Ed ancora l’”irregolare” Milagros, arrivata dalle Ande agli Appennini, a piedi attraverso le Alpi, per ritrovare la madre. Senza documenti, accampata nel 1993 con altri parenti nella bidonville peruviana a Corviale; la scuola non la mollò un giorno, non ci interessava il luogo, il giorno della sua nascita, la sua nazionalità, avevamo una bambina davanti e l’obiettivo era la sua vita. Adesso è felice, “regolare” e lavora a Bologna, ha comprato una casa. E potrei continuare. Ve li aspettavate Ministro Maroni, Ministro Gelmini e Ministro Brunetta questi insegnanti? Stiamo facendo il nostro dovere o ci considerate irregolari? Sappiate che la gran parte di noi, in servizio e in pensione, siamo pronti a far lezione nei cortili, per strada, nelle nostre case ai bambini “irregolari”, siamo pronti a commettere il reato di non considerare reato l’irregolarità di chi viene fuggendo miserie e guerre che spesso noi “ricchi” abbiamo provocato. Forse dovreste ascoltarci perché non c’è scuola senza l’obiettivo dell’educazione dei sentimenti, dello sviluppo integrale della persona e tutto questo non può avvenire senza il rispetto dei diritti naturali di ogni essere umano. Prof.ssa Neda Capaccetti P.S. Cara sinistra tutta, a quando una riflessione seria sulla scuola e sul suo compito primario di riuscire a includere, motivandoli, tutti i ragazzi che vivono nel nostro territorio?




Nuove rivelazioni di La Russa: l'Unicef e' piena di pedofili di Ulisse Acquaviva (18 maggio) [In esclusiva per i lettori di Mamma! pubblichiamo degli estratti del taccuino di Ignazio La Russa, pieno di lucidi sillogismi sulle agenzie Onu meditati a lungo durante interminabili ore di dibattiti governativi.] PENSIERINI SULLE AGENZIE ONU 1) L'Unhcr vuole aiutare i rifugiati che scappano dalle guerre. In Italia i rifugiati diventano immigrati clandestini irregolari. L'Unhcr e' una associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento di immigrati clandestini irregolari che violano le nostre magnifiche leggi sull'immigrazione. 2) L'Unicef aiuta i bambini dei paesi poveri a studiare e ad essere in buona salute. I bambini dei paesi poveri in buona salute vengono sfruttati per il turismo sessuale. L'Unicef e' una organizzazione criminale di pedofili pederasti che favorisce lo sfruttamento della prostituzione infantile. 3) I ricchioni sono malati che andrebbero curati e rieducati in appositi istituti. L'Organizzazione Mondiale della Sanita' ha negato questa evidenza dichiarando che l'orientamento lesbico e omosessuale non e' una malattia. L'OMS e' una organizzazione corrotta di pervertiti maniaci e peccatori che promuovono la devianza sessuale e legittima la sodomia contronatura. 4) La FAO combatte la fame nel mondo promuovendo lo sviluppo dell'agricoltura. Spesso i contadini non hanno un alto livello di istruzione. La FAO e' un organismo oscurantista e repressivo che vuole aumentare il numero di analfabeti nel mondo spargendo semi di ignoranza. 5) L'Unesco riconosce ad alcune aree protette lo status di "patrimonio culturale dell'Umanita'", e in quelle aree non si puo' costruire. Questo fa aumentare i prezzi dei terreni edificabili. L'Unesco e' un organismo che promuove la speculazione edilizia ed e' riconducibile alla bolla speculativa del mercato immobiliare che ci ha trascinato nella crisi economica. 6) Il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) vuole raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio entro il 2015. Gli obiettivi di sviluppo del millennio comprendono lo sviluppo di un sistema finanziario e commerciale aperto e basato su regole chiare. L'UNDP e' un organismo comunista che costituisce una minaccia alle tradizioni del capitalismo. 7) L'organizzazione internazionale del lavoro (ILO) combatte il lavoro minorile. A mia moglie piacciono i tappeti pakistani tessuti dai bambini. L'Ilo e' un organismo ateo che favorisce i divorzi, semina discordia nelle famiglie, fa impennare i prezzi dei tappeti e istiga al litigio i coniugi. [Ultimissime: dal ministero della Difesa ci informano che il pensierino numero 1 e' l'unico ufficialmente attribuibile al ministro, e pertanto ogni altro ragionamento sulle agenzie Onu e' da considerare una illazione non autorizzata che non rispecchia necessariamente l'opinione di Ignazio La Russa. Sara'...]




Saviano, lascia stare Pecorella: e' vittima del comunismo! di Ulisse Acquaviva (3 agosto) In questi giorni si e' fatto un gran parlare di due ragazzi rompiscatole che si sono beccati una denuncia per violazione della privacy dopo aver tentato insistentemente di fare delle domande per strada all'illustre avvocato Gaetano Pecorella, minacciato con una telecamera puntata ad altezza d'uomo. La sinistra al caviale, ben contenta che le domande le faccia qualcun altro al posto suo, ha colto la palla al balzo per attaccare Pecorella, fregandosene dei due tizi denunciati, evidentemente degli emissari sacrificabili. Il tutto con la benedizione dello scrittore Roberto Saviano, che ha usato parole durissime contro l'avvocato Gaetano, tirando in ballo l'"Onore" di chi lotta contro la Camorra, la memoria di don Peppe Diana e altri bei principi. Ma che onore c'e' a infierire su un povero anziano che soffre una seria disabilita' mentale legata ai traumi e alle torture psicologiche subite da ragazzo, quando i comunisti lo hanno trasformato irreversibilmente? Tutti bravi ad attaccare Pecorella, ma nessuno si ferma a considerare che esperienza puo' essere stata per lui la militanza all'interno di "Potere Operaio": entri per conoscere qualche ragazza carina e farti un po' di amici, e ti ritrovi invischiato in un ambiente dove quelle di sinistra non te la danno comunque, sei costretto ad ascoltare comizi infiniti senza poter mai dire nulla di diverso dal pensiero dominante, e se solo provi ad allontanarti o a saltare qualche riunione vengono i Katanga a casa a gonfiarti di botte. E' cosi' che Pecorella si e' trovato invischiato nel tunnel devastante del comunismo italiano, saltando dalla padella nella brace per liberarsi di una organizzazione passando ad un gruppo ancora piu' radicale, violento e potente: dopo l'esperienza con Potere Operaio e con il servizio giuridico di "Soccorso Rosso Militante", si e' trasferito nella sinistra radicale di Democrazia Proletaria (ma li' se le trombava tutte Capanna), poi e' entrato nel Partito Socialista Italiano (ma li' se le trombava tutte Craxi), e poi e' approdato su Forza Italia, dove finalmente puo' trombarsene qualcuna anche lui perche' Papi non ce la fa piu' a stare dietro a tutte per sopraggiunti limiti d'eta e pressanti impegni istituzionali. Quest'uomo plagiato da organizzazioni violente, comuniste, criminali o comunque corrotte, e' una vittima del sistema che lo ha costretto a reggere per interi decenni altissime pressioni psicologiche, passando da un gruppo di potere all'altro per liberarsi dalle sue catene ideologiche, nella speranza che una volta raggiunto il potere assoluto avrebbe potuto farsi i cazzi suoi. E una volta che c'e' riuscito, dovremmo applaudire a due rompiscatole con una telecamera che vanno a molestare questo povero anziano di 71 anni che ha trovato un po' di pace in Parlamento? Noi diciamo no. Chi ha avuto un nonno pazzo in casa, con la mente sconvolta dalla guerra o da altre esperienze devastanti, sa benissimo quanta pazienza e umanita' ci vuole verso i disabili mentali, e la spietatezza di Saviano e del PD non ci appartiene. Vorremmo crocifiggere Pecorella solo per due parole di troppo dette su un prete morto che lui deve attaccare d'ufficio perche' lo ha ucciso un suo assistito? Dopo aver represso i suoi istinti sessuali e plagiato la sua mente con il comunismo nelle sue varie evoluzioni storiche da Potere Operaio a Forza Italia, vogliamo anche negargli il diritto di fare il suo mestiere, il diritto di difendere i suoi assistiti fino a negare l'evidenza e mentendo spudoratamente come fa ogni bravo avvocato? Eh no signori, questo e' troppo. Lasciate in pace questo povero vecchio di 71 anni, ormai irrimediabilmente devastato nella psiche dal comunismo e dalla sua infruttuosa ricerca della gnocca che lo ha portato negli ambienti piu' corrotti. E quando parliamo del legame tra comunismo e degrado mentale, chiediamo agli ex compagni di non stupirsi e non scandalizzarsi per questo abbinamento. E' un dato di fatto che gli ambienti di sinistra hanno prodotto alcune tra le deviazioni psicosociali piu' aberranti della storia repubblicana, tra cui quelle di Gad Lerner (ex Lotta Continua), Paolo Liguori (ex Lotta Continua), Paolo Mieli (ex Potere Operaio), Giuliano Ferrara (ex PCI), Sandro Bondi (ex PCI), Franco Frattini (ex collaboratore del "Manifesto"), Gianni Riotta (ex collaboratore del "Manifesto"), Carlo Rossella (ex PCI). L'elenco potrebbe continuare con tanti altri "ex" del PCI e della sinistra, extraparlamentare e non, che "da grandi", abbandonate le loro velleita' rivoluzionarie, si sono trasformati nei mostri generati dal dogmatismo e dall'intolleranza, che hanno partorito una generazione di ex rivoluzionari trasformati nei piu' feroci cani da guardia del potere. E allora caro Saviano, non infierire su Pecorella: e' solo un vecchio mentalmente instabile devastato dal comunismo. Prendiamocela invece con gli inciucisti che hanno messo un pazzo alla guida del tram, e con i baroni del PD che oggi si stracciano le vesti e scoprono la malattia psichica di Pecorella come se scendessero dalle nuvole, mentre fino a ieri lo applaudivano e lo nominavano emerito presidente della Commissione Giustizia sapendo tutte le cose che sai anche tu.


L'evoluzione della sinistra e l'algebra delle sigle di Ulisse Acquaviva (3 giugno)

Risultato:

Fermiamoci un attimo e ragioniamo. Con un occhio sempre al centro, il PD si rivolge anche all'elettorato di sinistra, ma molti storcono il naso. E allora per avere un grande partito di opposizione che esprima una coalizione convincente, allargata e con vocazione maggioritaria possiamo aggiungere come condimento alla base di partenza PD un pò di sana sinistra rossa emiliana partigiana doc, quella che fa ancora sorridere di nostalgia ripensando a Berlinguer.

PARTITO DI OPPOSIZIONE = PD + PC

Risultato:

Così va già meglio, ma per essere vincenti nell'era della comunicazione elettronica non possiamo permetterci inutili ripetizioni. i messaggi, le sigle e gli slogan devono essere incisivi, secchi ed efficaci. E quindi togliamo la "P" da entrambe le componenti, perché si ripete due volte e ci dice una ovvietà: è chiaro che stiamo parlando di partiti e non di circoli ricreativi. Il risultato limpido e cristallino di questi aggiustamenti è il seguente:

PARTITO DI OPPOSIZIONE = PD + PCI

PARTITO DI OPPOSIZIONE = DC

Ma in una coalizione così composita è necessario che tutte le voci e le sensibilità siano rappresentate equamente, e quindi non è possibile avere un pezzo di opposizione con tre lettere e un'altro che ne ha solo 2. Quindi proviamo a togliere una delle lettere. La più ovvia è la I di "italiano": si sa che stiamo parlando di politica italiana, e in questi tempi di migrazioni e unione europea è meglio evitare le insidie del nazionalismo aprendo gli occhi al mondo.

Si è così realizzato il sogno della generazione che ci ha preceduto:mandare la DC all'opposizione. Ma per trasformare il sogno in realtà le chiacchiere marxiste sono state del tutto inutili: ci voleva l'efficiente volontà di un imprenditore capace di cose concrete. E adesso buona Italia a tutti e godiamoci questo trionfo della democrazia.


Esclusivo: i verbali delle perquisizioni alla sinistra pugliese di Skanderbeg (1 agosto) In data odierna il verbalizzante appuntato Michele T., unitamente al maresciallo Nicola A. e all’appuntato Enzo B., riceveva mandato dal pubblico ministero Desire'e Digeronimo di acquisire i bilanci dei partiti politici di sinistra costituenti la maggioranza di governo della Regione Puglia, nonche' ogni altra documentazione utile ad accertare la natura dei finanziamenti ai suddetti partiti. All’uopo ci recavamo prima presso la sede regionale del Partito Democratico. Giunti in via Re David, udivamo urla concitate provenire da un piano nonche' oggetti di cancelleria scaraventati fuori da una finestra. Introdottici nella sede del PD prendevamo atto che erano in corso violenti litigi per l’attribuzione di incarichi ed in particolare di quello di segretario regionale, tuttavia il nostro compito si limitava ad acquietare gli astanti non riscontrandosi azioni perseguibili d’ufficio e non essendo il traffico di poltrone una fattispecie di reato. Dopo aver acquisito i bilanci, venivamo richiamati sottovoce da un vicino, il quale lamentava che dall’appartamento adibito a sede del PD provenivano urla e rumori ad ogni ora del giorno e della notte e che tale situazione risultava ormai esasperante. Invitavamo il suddetto a rivolgersi ai Carabinieri di quartiere per quanto di competenza. A quel punto ci recavamo presso la sede del Partito della Rifondazione Comunista, ma giunti sul posto ci veniva rappresentato che dopo la scissione di Sinistra e Liberta' i bilanci li avevano presi gli esponenti del movimento presieduto da Nichi Vendola e che gli stessi avevano anche acquisito due matite, una stampante ed un quadro che sarebbero risultati spettanti al PRC. Ci recavamo, pertanto, nella sede di Sinistra e Liberta', ma la segretaria riferiva che il partito era di recente costituzione e che avrebbe potuto produrre soltanto un bilancio preventivo dell’anno in corso. I bilanci oggetto dell’indagine avremmo dovuto acquisirli dal PRC. Decidevamo di ritornare dal PRC e da una piu' attenta verifica risultava che effettivamente i bilanci da noi richiesti si trovavano in sede ma soltanto in forma parziale, ossia soltanto le pagine dispari. Le pagine pari dei bilanci 2OO5, 2OO6, 2OO7 e 2OO8 erano nella disponibilita' del Partito dei Comunisti Italiani. Il segretario regionale ci chiedeva, inoltre, se avessimo recuperato da Sinistra e Liberta' almeno le due matite. Presso la sede regionale del PDCI era necessario forzare la serratura d’ingresso in quanto nessuno aveva risposto al campanello. In una stanza buia potevamo attenzionare un funzionario di partito in forte crisi depressiva che tra le lacrime ci metteva a parte dell’amarezza dilagante nel partito, privo di adeguata visibilita' e preso per i fondelli ogni volta che occorre designare assessori. Dopo aver accompagnato da un medico il suddetto funzionario, ci mettevamo alla ricerca delle pagine pari dei bilanci. Mancavano le pagine pari del bilancio 2OO7 perche' - ci aveva riferito il funzionario - le aveva prese in prestito il tesoriere di Sinistra Democratica. All’indirizzo in cui si presumeva trovarsi la sede di SD il capocondomino ci informava che il partito non esisteva piu' in quanto confluito in Sinistra e Liberta'. Tornavamo, pertanto, nella direzione di SL, ma il responsabile asseriva di non essersi neanche accorto dell’adesione di SD a SL e che comunque nessuno aveva certamente prodotto le pagine pari del bilancio 2OO7 da noi ricercate. Riferivamo telefonicamente tale imprevisto al pm Desire'e Digeronimo, la quale ne prendeva atto e ci rammentava di acquisire i bilanci dell’ultimo partito comunista rimasto. Conclusa la telefonata, sorgeva una discussione tra lo scrivente e l’appuntato Enzo B.: lo scrivente verbalizzante asseriva che il partito comunista rimasto fosse il Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando; l’appuntato Enzo B. sosteneva trattarsi dei Comunisti-Sinistra Popolare recentemente costituito da Marco Rizzo. Essendo recentemente costituito, pero', il partito C-SP non figurava neanche nelle Pagine Bianche e cosi' preferivamo attenzionare il PCL, dove ci veniva comunicato che i bilanci sono un’espressione del capitalismo che loro pertanto rinnegavano. Tornati in Procura dal magistrato competente, scoprivamo, pero', che il pm non si riferiva ne' al PCL ne' ai C-SP, bensi' al Partito Marxista Leninista Italiano. Essendosi fatta notte, decidevamo di aggiornare le indagini all’indomani, previa consultazione del Televideo allo scopo di verificare eventuali ed ulteriori nascite, scissioni, fusioni, ecc. nei partiti comunisti italiani. Bari, 3O luglio 2OO9


Lasciamo 'sti due euri per la causa e non pensiamoci piu'

di Alessandro Verdoliva (22 ottobre)















Il lessico del terzo millennio per l'uomo moderno e la donna rampante di The Saurus (9 settembre) Alto tradimento: diserzione cult condotta da Renzo Arbore. Boffetto: colpo di grazia, assestato delicatamente, alla libertà di stampa. Bond-i: titoli tossici pubblicati da Mondadori. CaraBinetti: gendarmi dall’etica conservatrice. Cassa del Mezzogiorno: bara di soldato meridionale. Castelli in aria: sogni di attentati contro sottosegretari leghisti. CondòMo: provvedimento legislativo per metterlo in culo ai cittadini onesti senza correre rischi. Costo della vita: mazzetta pagata ai Taliban dai militari italiani. D’Alemanno. Mutazione genetica dell’arco costituzionale: a dire cose di sinistra sono rimasti solo gli ex fascisti. D’orina Bianchi: capogruppo che piscia fuori dal vaso. Eiaculatoria: predicozzo sul sesso da parte di chi non lo pratica. Escort: vecchio modello di auto blu deputato al trasporto delle zoccole. Fini vita: legge che regola l’agonia di un premier. FlatuLenza: metodo di pesca in acque inquinate. Funerali di stato: onorificenza che accomuna Mike Bongiorno e i morti in guerra. Game over: brutta fine di attentatore libico. Il fatto: Travaglio in overdose da esposizione mediatica. Influenza suina: il potere decisionale nelle mani di Calderoli. Laidità dello Stato: classe politica che di giorno è bigotta ma la sera va a mignotte. Lodo Alfano: lo loderei anch’io, se mi salvasse il culo! Messa in sicurezza: funerale celebrato dai superstiti messinesi. mOtorino: medico precario che, per arrotondare, consegna le pizze a domicilio. Omofobia: disprezzo verso i membri del proprio stesso partito (vedi alla voce Binetti). Papello: pontefice di basso profilo. Partito del Sud: metodo alternativo al rapimento dei figli per richiamare ai patti il Premier. Porta a porta: metodo con cui i giornalisti televisivi si vendono al potente di turno. preCairo: giornalista freelance che, per sbarcare il lunario, collabora con riviste impresentabili. Primarie: esperte dottoresse chiamate al capezzale di un partito moribondo. Primus Milan pares: adattamento ad personam del principio "primus inter pares". Rientro dei Capitali: resa per invenduto di volumi marxisti. SalmOdiare: pontificare fastidiosamente a cadavere caldo. Scud fiscale: missile terra-terra che vola all’altezza dell’uccello padulo. Scudo fiscale: manufatto che para il culo ai soliti furbi. SISMI: terremoti che in periodo elettorale vengono coperti dal segreto di stato. Sodoma: il nuovo libro di SaviAno. Stabat water: leggere sul cesso libri di successo. Telecamera ardente: esibizionismo delle masse ai funerali dei vip. Tempo indeterminato: l’eterna attesa dei compensi da parte di un freelance. Trapassato remoto: morto nel terzo mondo, di cui non frega niente a nessuno. Travaglio: gestazione lunga e faticosa di un giornale. WikiPDia: enciclopedia dove ognuno spara liberamente le sue cazzate.


Sisma all'italiana di Michele Trombetta (9 aprile)


Affolleranno San Giovanni Rotondo? Ma la Chiesa si oppone: non comprano le statuette di Padre Pio di flyfra (9 aprile) Sono momenti drammatici per la popolazione Abruzzese. Il terremoto ha spazzato via case, Prefetture e ospedali. Il Premier ormai va tutti i giorni a L'Aquila, come se fosse una ulteriore punizione divina per gli abitanti. "Gli sfollati sono 29.000 di cui 19 mila circa sono ospitati nelle tendopoli allestite all'Aquila e in una ventina di comuni colpiti. Diecimila, invece, sono gli aquilani che si sono trasferiti sulla costa abruzzese. Al momento, ha spiegato il presidente, sono 170 gli alberghi che sono stati occupati per dare alloggio alla popolazione". Ma se scendiamo giù di non oltre 200 chilometri scopriamo una cittadina di 26.000 abitanti, in cima al gargano, che da sola possiede 200 tra strutture alberghiere e ricettive di altro tipo: SAN GIOVANNI ROTONDO. La città di Padre Pio, il simbolo dell'accoglienza, potrebbe da sola risolvere il problema degli sfollati anche per periodi più lunghi di poche settimane. Da un lato si utilizzerebbero la maggiorparte degli alberghi che durante l'anno rimangono vuoti, dall'altro non s'intralcerebbe la preparazione estiva delle strutture turistiche sulla costa adriatica. Leggo su alcuni siti che San Giovanni Rotondo può accogliere fino a 5 milioni di turisti l'anno, quindi ne può accogliere 14.000 al giorno. Certo non saranno tutti fedeli gli sfollati, ma un albergo è sempre meglio di una tenda, e considerati i prezzi dei 200 alberghi forse si risparmierebbe anche. Un problema è che se gli sfollati vanno da Padre Pio, forse non ci sarà posto per i pellegrini durante l'estate. Sono sicuro che un accordo si potrà trovare, casomai affiancando ai crocifissi delle scuole pubbliche anche le statuette del frate.


Ancora nelle tende di Alberto Puliafito (24 ottobre) Il 23 di ottobre 2009 all'Aquila almeno 4mila aquilani sono ancora ospiti delle tendopoli: sono passati 197 giorni dall'evento sismico. Quelli che i media hanno definito "irriducibili" non sono di persone che hanno deciso di rimanere lì per capriccio, né di facinorosi: sono persone che per esigenze di vario genere hanno bisogno di rimanere all'Aquila (lavoro, figli, genitori, parenti, impossibilità al pendolarismo per vari motivi, necessità mediche...) e devono rifiutare collocazioni a decine e decine di chilometri di distanza, in alberghi, dopo sei mesi di vita in tenda. Se fossero state ascoltate le richieste di chi da tempo sottolineava come le scelte - tutte dall'alto - di questa gestione post-sisma contenessero gravi errori di valutazione, oggi forse non ci si troverebbe in questa situazione. Il piano di gestione postsisma, che, per la prima volta nella storia della gestione dei terremoti e dell'emergenza ha visto la scelta di saltare a pié pari la fase dei moduli rimovibili mostra ora almeno una parte delle sue gravi criticità. Le altre - consumo permanente del territorio, disgregazione sociale in new town - mostreranno i loro effetti nei prossimi anni. Nel video, alcuni protagonisti di questa storia disdicevole e piena di buchi neri. Anche nell'informazione.



Le cose che ho imparato dalla TV poco prima di morire di Ulisse Acquaviva (16 ottobre) E' notte e scrivo da solo al buio piangendo per il degrado del mio Paese, dopo aver ceduto alla tentazione di guardare Annozero. Pensavo che la TV didattica fosse morta con Alberto Manzi, ma oggiguardando la Rai ho imparato tante cose. Ho imparato che la par condicio e' quel limbo televisivo dove ogni discorso di banale buon senso va interrotto da dieci cazzate urlate a squarciagola dagli amici del capo che fanno sembrare un avanzatissimo ragionamento progressista perfino le ovvieta' di Bersani. Ho imparato che pubblicare foto d'annata con le tette della Lario sulla copertina di Libero per sputtanare quella mina vagante divorzista era una legittima operazione giornalistica perche' "le foto erano vere". Ho appena inviato a Belpietro una foto delle ragadi anali che mi perseguitano da anni, piu' vere del vero e senza ritocchi. Domattina saro' alle cinque davanti all'edicola per vederle in prima pagina. Ho imparato che hai voglia a sguinzagliare in Parlamento la Bindi, Livia Turco e Paola Binetti, l'opposizione piu' feroce l'hanno fatta da Santoro una zoccola, una spiona e una infiltrata, tutte estranee al PD: Patrizia D'Addario, Stefania Ariosto e Veronica Lario (quest'ultima impersonata dalla Guerritore senno' sarebbe caduto il Governo). Ho imparato che ci si puo' dichiarare direttori liberi e indipendenti di un giornale super partes anche quando la Fiat ti tiene per la palla sinistra e Mediobanca per quella destra mentre ti vanti di poter "porre condizioni agli azionisti" come il canarino in gabbia che si vanta di poter stare sul trespolo che piu' gli piace. Ho imparato che in televisione la verita' e la memoria sono nemiche, e se fai passare acqua sotto i ponti e ti chiami Ferruccio De Bortoli puoi vantarti di aver fatto opposizione alla guerra in Iraq anche dopo aver pubblicato sul tuo giornale i depliant del Pentagono dove spiegavi che le bombe a grappolo di nuova generazione comportano "meno pericoli per i civili", invitando il lettore a festeggiare per la riduzione del numero dei morti e dei mutilati "accidentali". Ma mentre imparavo tutto questo e spedivo per email l'autoscatto delle ragadi, dalla cucina e' arrivato uno strano odore: il tempo di alzarmi e ho visto mia moglie consumata dalle fiamme che urlava "BASTA CAZZATE NON CE LA FACCIO PIUUUU !!!!" e poi il silenzio. Qui a Voghera non succede mai niente, e la mia povera Amelia lavorava in casa, con la Tv come unica compagnia. E ora chi ci parla coi giornalisti? Adesso sono qui che guardo la mia povera moglie abbrutita dal piccolo schermo fino a diventare cenere, e davanti a me compaiono come fantasmi sghignazzanti le visioni di Sgarbi, Capezzone, Bondi, Belpietro, Feltri, Castelli e altri telepicchiatori che mi hanno distrutto prima la mente e poi la famiglia. Tra loro cerco disperatamente il volto di Antonio Russo, ma non lo trovo: mi mancano davvero le sue cronache da cane sciolto quando si mischiava con le popolazioni piu' sfigate della terra. Ma erano altri anni, quando si poteva ancora ascoltare la radio perche' non avevamo paura delle immagini create dalla nostra mente, e passavamo le serate ascoltando la filodiffusione in veranda, tenendoci per mano e guardando con fiducia l'orizzonte. Ora l'orizzonte e' sparito, se lo sono preso i cantieri per la TAV, mia moglie se l'e' presa la Rai facendola impazzire con i suoi ospiti di destra nei programmi di sinistra, e io ho preso la pistola dal cassetto. Per farmi bello dicevo sempre di volerla usare per difendermi dagli zingari e dai marocchini, ma ora so con certezza che l'avevo comprata per me. Una parte di me l'ha sempre saputo. Per farla finita sto aspettando che arrivi la troupe di Vespa a prendere le misure di casa mia per fare un modellino da sfoggiare in prima serata commentando la tragedia. Aspetto con pazienza, la pistola premuta sulla gola, la mano salda, il dito sul grilletto fermo e leggero. Non voglio fare cose affrettate: e' da maleducati farsi trovare in casa con un cadavere gia' freddo addosso. L'unico rimpianto e' non poter vedere la copertina con le ragadi.





Siamo incazzati viola

di Pia Fraus (6 dicembre) La signora, distinta, con scarpe comode da corteo, dice all'amica: «Ma quello chi è?» L'amica sbircia nel capannello che blocca, al centro della strada, un pezzetto di corteo dice: «Ah, si... mi sembra quello che fa i disegni ad Annozero». E proseguono, convintissime che il No B Day andasse fatto per il bene del paese. Ricordarsi il nome d Vauro era, probabilmente, come cercare di ricordarsi il nome del cognato della barista. Queste due signore ci parlano di una "normalità" lontana dalle tribune del politicamente corretto, ma assai determinata. Un modo civile - nel senso di cittadinescho - di vivere la politica. Una comoda scarpa da corteo tirata in testa al Presidente del Consiglio e alla sua opposizione parlamentare. Tra via merulana e la piazza di San Giovanni un giovanotto con il suo altoparlante arringa la folla che dal corteo si allenta sulla piazza. Recita il monologo che ha reso celebre "Qunito potere" di Sidney Lumet, quello in cui il grande Peter Fitch chiede disperato ai telespettatori di alzarsi dalla sedia, affacciarsi alla finestra e urlare: "sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più". Gli spettatori dell'instant show annuiscono, sorridono e poi ripartono al grido di "Berlusconi fatti processare". Un mare di ragazze e ragazzi, di sciarpe viola vendute, nel caso, a 5 euro, un buon profumo di "canne". «Meno male ci son tanti giovani», fa un signore toscano sulla sessantina con moglie lievemente catatonica di fianco «anche se...». Anche se? «Anche se, che vuole che si faccia, non si sarà mai uniti». E perché? «Perché? perché è la sinistra così. O che ci vole fare?» Toh, guarda chi si vede. Fausto. «Grande, bella manifestazione». «Bellissima - dice una mia amica - e devo essere sincera: io non ero d'accordo». «Neanche io, ma questa manifestazione ci dice che le nostre categorie interpretative non funzionano, che passano sopra ad una realtà che c'è sotto, che non la intercettano ma la sovrastano». Orpo!!! Mi rendo conto che la mancanza del Pd non si sente. Nei cortei incazzati degli anni Settanta qualcuno gridava: "Il Pci non è qui lecca il culo alla Dc”. ll Pci non c'è più, la Dc nemmeno. Come dite? Dobbiamo provare con Pd e Udc perché suona uguale? «... poi ci metto un po' di vino rosso, alla fiamma, e spengo», dice lui col cappellino violaceo in testa, una specie di basco e bandiera Idv in mano. «Buona risponde lei - e come la chiami 'sta ricetta?» «Mah, in onore della manifestazione direi Maiale in salsa viola!»


La pace e' dei morti, ma io sono vivo di Aldo Vincent (10 maggio) Le Signore Pinelli e Calabresi MERITANO TUTTO IL NOSTRO RISPETTO. A prescindere da come la pensiate, da come l’abbiate vissuta, dal come la stiate vivendo, se pensate che la politica le abbia travolte, o il tempo inesorabile le abbia ammorbidite. E quindi, nel rispetto che merita il loro gesto PRIVATO di stringersi la mano, io dico no. Dico che a me non hanno tirato il marito dalla finestra e non mi hanno ucciso il padre per strada. Non lo hanno nemmeno ucciso col colpo di grazia alla nuca come il migliore dei giornalisti per poi vivere libero e tranquillo per aver fatto la spia denunciando i compagni. A me non hanno sparato nelle gambe per intimidirmi, e non mi hanno tenuto prigioniero. Non sono vissuto in un ambiente che marchiava d’infamia mio padre servitore dello Stato, non ho parenti ammazzati da una bomba in un treno, in una stazione, in una banca. Non ho conosciuto “compagni che sbagliano”, non ho frequentato redazioni complottiste né tipografie infette, non ho stampato manifesti ne’ volantini con proclami e proposte politiche, non ho fratelli “caduti” giù dal muro o “suicidati” in prigione, non mi ha pestato a sangue la polizia, non ho “collaborato” con essa, insomma, tutta questa faccenda io l’ho vissuta andando ogni mattina al lavoro, con qualche paura, con la vista di qualche drappello che significava che là più avanti qualcosa era accaduto, e poi via, in fretta per non arrivare tardi, tanto poi la sera, avresti conosciuto la LORO versione dal telegiornale! Eppure io, io che non conto un kazzo e che questa tragedia non l’ho vissuta nel sangue ma sulla pelle sì, io dico che quest’aria del “Volemose bbene” “Scurdammoce ‘o passato” e tarallucci e vino, non mi piace e non l’accetto. Sono passati trent’anni dal rapimento Moro: io chiedo che vengano rese pubbliche le carte, che si discutano i fatti, che si rivelino le vecchie complicità su cui si sono accumulati in questi anni migliaia di sospetti. Io chiedo chiarezza. La pace è dei morti, ed io sono ancora vivo!













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