I Siciliani, n.10-11_1983

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/I sapore del mare

I Siciliani 153

II porto di Sco!(litti l'i appane l'ome una conchiglia dentro le qu'a le le imbarcazioni stavano raccolte, quasi a proteggersi a vicenda. Eri! incredibile, pur nel tramonto, la luminosità di ogni cosa, la violenza dei colori ...

morte di sua nonna, al semplice annusare di un odore di cibo, un fumo, uno spirag lio di arrosto, un sentore di pizza, un alito estivo di fichi maturi. Cosi viaggiando, fumando, ridendo, odorando, mi ha raccontato quasi tutta la sua vita . Ordunque, in quel piccolo porto del mare d'Africa, mi propose di mangiare . Scegliemmo proprio quell'osteria dirimpetto al mare, con i tavoli sul marciapiede, il pergolato sulla testa. Dinnanzi a noi c'era sol tanto il mare, e cinque metri più in basso, la carcassa di un veliero affondato in mezzo alle alghe . Ogni tanto su vecchie biciclette passavano adagio vecchissimi marinai vesti ti di blu. Padrona era una donna grassa, rubizza, con un grembiule rosso e bianco, una faccia contenta, la risata un po' sguaiata, due bande di capelli grigi, aveva una dentatura da pescecane ma le mancava un dente in mezzo alla bocca e, parlando e ridendo, faceva sempre un flebile fischio. Subito fra questa donna e il mio amico fotografo si stabilì un'intesa quasi spirituale. Trattando del cibo da portare a tavola non si parlarono nemmeno, si guardavano soltanto,facevano piccoli ge sti, una specie di transfert come accade misteriosamente a due cani che non si conoscono e per qualche minuto si identificano odorandosi, solo che qui non si trattava di eros ma di buon mangiare. Capirono subito di essere della stessa razza, si piacquero, in un certo senso si amarono. Il fotografo guardava un tipo di pesce e la donna faceva un'impercettibile smorfia, il fotografo alzava un dito lievemente verso un altro pesce e la donna faceva

un riso come un sospiro. Fu una mangiata memorabile! . Anzitutto frutta di mare, cioè polipi minuscoli e teneri come molliche, occhi di bue arrostiti sulla brace, con olio, prezzemolo, limone e peperoncino rosso. Poi la donna ci portò gli spaghetti con la salsa delle vongole. Il fotografo mi guardò, alzando un dito, come si vede nelle statue di San Paolo dinnanzi al Filisteo. Disse: «Ecco, questi sono buoni spaghetti!» Ne arrotolò lentamente una forchettata e la intinse adagio nel sugo, poi con un pezzettino di pane ci sistemò sopra alcune grosse vogole e,con una mossa piena di garbo, se la portò alla bocca. AI primo assaggio di ogni pietanza egli è solito chiudere gli occhi per concentrarsi sul sapore, e così infatti eseguì. Concluse infatti: «Buoni, solo a Milazzo ne ho mangiato di cosi buoni. Un giorno a Milazzo conobbi una donna, una straniera, mi pare un'austriaca o una svizzera, sembrava allupata. Che notte! Sai, una di quelle donne che poi ti lasciano segni di morsi in tutto il corpo .. . Avevamo mangiato spaghetti con le vongole, le fecero un effetto strano, questo è un mangiare molto afrodisiaco. Ah, ora mi ricordo, si chiamava Magdalena, era rossa di capelli, molto pelosa, dice che le svizzere pelose sono molto sensuali! » La padrona dell'osteria ci aveva portato almeno trecento grammi di spaghetti a testa, con le vongole grosse come torli d'uova, e li mangiammo tutti, e ci bevemmo sopra almeno mezzo bicchiere ad ogni immane forchettata. L'aria si era fatta greve e immobile, quel sole sem-

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