Comunicazione e Nuove Tecnologie

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1. Nel modulo si parla delle 4 leggi dei media di McLuhan. Scegliere un “artefatto tecnologico” a scelta tra fax, cellulare, macchina fotografica digitale, instant messaging, posta elettronica e rispondere in maniera ragionata alle domande delle 4 leggi (attingendo se necessario a fonti). [max. 2 pagine] L’avvento di nuovi media può modificare abitudini consolidate da tempo, sia nel singolo individuo, che nella collettività. Tuttavia, è possibile che vecchi strumenti tecnologici conservino intatto il loro fascino e la loro utilità. Da tempo immemore l’uomo ha sentito il bisogno di conservare nel tempo immagini che si riferiscono a situazioni, eventi, persone, da lui ritenuti importanti per la sua vita: i dipinti rupestri paleolitici ne sono la testimonianza più antica. I graffiti sulla roccia, e poi raffigurazioni più precise e particolareggiate come gli affreschi nelle tombe egizie, o le pitture sui vasi greci, “fotografavano” personaggi, reali o leggendari, e contesti di tale rilevanza da spingere a lasciarne ai posteri un’immagine indelebile. Prima dell’avvento della fotografia, i ritratti dei grandi personaggi o i quadri raffiguranti scene di vita quotidiana o di straordinarie imprese cavalleresche, erano l’unica fonte visiva degli avvenimenti storici. Abbiamo tutti impressi nella memoria il ritratto di Giuseppe Verdi fatto da Giovanni Boldini, custodito nella Galleria Nazionale d’Arte a Roma, o le varie rappresentazioni su tela delle battaglie risorgimentali che hanno reso più ricchi i nostri libri di storia. La fotografia, con la sua caratteristica di cogliere l’attimo, la singolarità di un evento, l’espressione di un volto, cambiò completamente il corso della storia e determinò anche movimenti artistici e culturali. Il grande compositore Claude Debussy, trasse spunto dalla visione successiva di varie fotografie per immaginare una successione di eventi sonori slegati melodicamente, di agglomerati sonori composti da accordi che non necessitavano di un concatenamento scontato con determinate soluzioni. I pittori impressionisti valutarono che, se la fotografia poteva catturare un preciso momento, allora il pittore, considerato il tempo necessario per portare a termine la sua opera, doveva riassumere in essa i vari effetti che la luce, mutevole nel tempo, produceva sulle cose, sui paesaggi, sui corpi, sui volti. Le macchine fotografiche a pellicola o capaci di sviluppo istantaneo hanno segnato la storia della mia infanzia e adolescenza: le feste di compleanno, le foto di gruppo a scuola, le prime gite scolastiche. Bellissime emozioni che si ripetono ogniqualvolta, mettendo ordine in un cassetto, capitano tra le mani le vecchie foto. E ricordo quanta delusione, quando una foto non veniva bene, era troppo sfocata, o bruciata perché scattata di fronte al sole, e magari non c’era più la possibilità di scattarne un’altra! La fotografia è un’invenzione straordinaria che è intervenuta in modo molto efficace in vari campi: è utilissima in campo scientifico; le fotografie aeree della terra permettono una migliore rappresentazione su carta del nostro pianeta; le foto scattate dai satelliti nello spazio ci restituiscono immagini ravvicinate di corpi celesti; una foto si fa veicolo di messaggi pubblicitari o di informazione sui giornali o in Internet; è fondamentale nell’archiviazione segnaletica dei criminali. Potremmo continuare a lungo ad elencare le varie applicazioni di questa straordinaria invenzione! Lo sviluppo tecnologico ci ha portato la macchina fotografica digitale. Il suo utilizzo intuitivo e la prontezza del risultato finale, la rendono diffusissima. Analizziamo questo artefatto teconologico secondo le leggi di McLuhan. Accrescimento La macchina digitale, data la varietà di prezzi e di prodotti presenti sul mercato, è molto diffusa, sia tra le giovani generazioni, che tra persone di età più avanzata. Ci sono macchine digitali di così piccole dimensioni, che si possono portare con sé ovunque, con una buona scheda di memoria si possono scattare centinaia di foto. Visualizzandole subito, si possono cancellare quelle malriuscite

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e scattarne di nuove in alternativa a quelle cestinate. La macchina digitale è la protensione della nostra vista. Caricando le immagini sul nostro computer, possiamo condividerle in Internet con amici e parenti lontani, inviarle con una mail o archiviarle in un album fotografico nel profilo di un social network. Con apposti software, possiamo modificarle, ritoccarle, ingrandirle, ricolorarle, applicarvi dei filtri per renderle più sfumate, più luminose, dar loro l’effetto di una pittura ad olio.. Obsolescenza Dire che la macchina fotografica digitale abbia reso completamente obsolete le vecchi macchine a pellicola analogiche non è del tutto esatto. Certo, se ci rechiamo in un laboratorio fotografico o in un ipermercato e andiamo alla ricerca di un rullino da 36 foto a colori, o, peggio ancora, bianco e nero, non riusciremo facilmente a reperire quanto desideriamo. Ma gli appassionati di fotografia non hanno messo da parte le vecchie macchine. Le foto analogiche conservano intatto il loro fascino: ingrandite non si sgranano e soprattutto, per poterle vedere, saranno certamente stampate. La scarsa nitidezza, talvolta, assume un valore quasi poetico, che, pur se voluto, non è sempre realizzabile con una macchina digitale. Sono, invece, cadute in obsolescenza le vecchie diapositive, sostituite dalla videoproiezione di immagini, che, con programmi come il Power Point, possono contenere didascalie, essere accompagnate da effetti sonori e musicali. Si è modificato anche il modo di archiviare le fotografie: non sono più necessari album e contenitori: tantissime foto possono essere conservate in un supporto digitale, risparmiando anche tanta carta. Ricupero La macchina digitale ha dalla sua parte la velocità dello scambio delle immagini. Non è necessario attendere i tempi e i costi di sviluppo di una pellicola. La “camera oscura” è sostituita dalla connessione al computer e la visualizzazione immediata delle immagini sul monitor, oppure dalla stampa diretta con stampanti capaci di ospitare la scheda di memoria della macchina fotografica. La quantità di megapixel ci assicura un’alta definizione, quindi una rappresentazione fedele dell’immagine reale. Capovolgimento Oggi si scattano più foto, ma se ne stampano molte meno. Non conserviamo documenti fotografici tangibili, da vedere sfogliando un album. La macchina digitale, come ho detto sopra, è accessibile a tutti. I miei alunni sanno scattare bellissime foto utili per il sito della scuola (che io stessa ho creato e curo), per le loro ricerche, ma ne fanno a volte un uso improprio della loro macchina fotografica digitale. Un allievo della scuola in cui insegno, con una macchina molto piccola e silenziosissima, ha scattato delle fotografie durante una lezione a scuola. Le ha caricate su Facebook e ha taggato i suoi compagni. Iscritta a Facebook anch’io, pur non essendo “sua amica”, tramite le tag, ho potuto vedere le foto e i commenti che le accompagnavano. E’ ben chiaro che per motivi di privacy, non è consentito scattare foto a scuola, specialmente se in essa ci sono minori o anche un docente ignaro di essere ritratto. Le tag mi hanno permesso dunque di mettere sull’avviso il mio collega e di “smascherare” il responsabile della pubblicazione delle foto ed invitarlo a toglierle dal social network. Questo fatto ci deve far pensare su quanto siamo esposti, come insegnanti, al pericolo di essere fotografati (ma anche registrati) senza che ne accorgiamo, o che i nostri alunni possano fotografare i loro compagni e pubblicare le immagini in Internet. Mafalda Baccaro – I5

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