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Quadrimestre 50 pagina 13

Il Giorno del Ricordo 2016 A Trieste È stata una giornata piovosa, fredda, ogni tanto un colpo di vento faceva sollevare violentemente i labari sostenuti per lo più da persone traballanti per la non più giovane età ma orgogliose di appartenere a questa o quella città dell’Istria, Fiume o Dalmazia.Il piazzale antistante la Foiba di Basovizza era gremito di esuli, alpini, militari, gonfaloni e…rappresentanti politici che dopo tanti anni, sdoganati dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, hanno il coraggio di commemorare i morti di quell’immane tragedia: il Sindaco di Trieste Roberto Cosolini in testa con la Presidente della Regione Debora Serracchiani, la Presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, e i vari rappresentanti delle Associazioni degli esuli. Ho visto luccicare molti occhi al suono dell’Inno Nazionale, a dimostrazione che la Patria, anche se un po’ matrigna, è sempre nei nostri cuori. Ci sono voluti tantissimi anni perché venisse riconosciuto il dramma del nostro esodo. Quanto fa male ancora! Sono state deposte varie corone d’alloro, molto belle e anche quelle, commoventi. Il Vescovo Giampaolo Crepaldi ha celebrato la Messa e alcuni rappresentanti le Associazioni hanno ricordato i passi della nostra tragedia. Dobbiamo ringraziare, oltre il Presidente Napolitano, anche il cantautore romano Simone Cristicchi che, introdotto con passione nel mondo degli esuli da Piero Del Bello, dopo aver visitato il Magazzino 18 in Porto Vecchio a Trieste, si è talmente commosso da elaborare con grande maestria e sentimento uno spettacolo bellissimo che ha emozionato e colpito non solo chi ha vissuto quell’esodo ma tanti e tanti connazionali che della fuga dalle nostre terre natie non ne avevano mai sentito parlare. Mentre tutto ciò avveniva, io mi sono ritrovata a riandare con la memoria al tempo quando, bambina di nove anni, sono fuggita da Lussino con parte della mia famiglia. Sono ricordi miei personali che si inseriscono nella realtà storica di quell’epoca! Mio papà era già venuto a Trieste con la scusa di sistemare i suoi affari e con la promessa di ritornare a Lussino ma in realtà era venuto per trovare una sistemazione per la sua famiglia. Aveva dato disposizione alla mamma di fermarsi a Pola dove c’erano gli inglesi e poi da lì avrebbe provveduto a farci proseguire per Trieste. Ma le cose non andarono così. Partimmo da Lussino con un motoscafo condotto da un amico di famiglia: c’era mia mamma Dora, la mia sorella maggiore Mariangela, la bambinaia Domenica Dessi-mon, la figlia del capitano Nada Cosulich, l’Emilia Vlacancich con suo figlio Silvano. Mamma spaventata dalle voci che

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di Doretta Martinoli correvano riguardo le atrocità che venivano perpetrate in quei tempi, decise di proseguire per Trieste. Male ce ne incolse perché al largo di Rovigno una motovedetta titina si lanciò verso di noi e ci costrinse a raggiungere il porto. Ricordo la visita accurata che ci fecero per depredarci di tutto quello che avevamo e così accadde: portarono via i preziosi che la mamma aveva con sé, i soldi e quant’altro e imprigionarono la mamma per circa una settimana mentre noi restammo presso famiglie che ci ospitarono. Poi, non ricordo bene come ma credo, per intercessione del papà e con l’aiuto dell’altra mia sorella Tinzetta che si trovava già a Trieste, riprendemmo il mare all’alba e raggiungemmo Trieste. Noi, rispetto ad altri siamo stati fortunati, non passammo per i terribili campi profughi, ma come gli altri perdemmo tutto, tutta la vita laboriosa dei nonni, dei bisnonni, degli antenati che da non so quante generazioni avevano lavorato e vissuto in quel paradiso. Il dolore fu grandissimo e lo è ancora ma…il mare blu, le grotte, il verde dei boschi, gli odori nessuno ce li può rubare ed è per quelli che vi torniamo tutti gli anni. È il richiamo della foresta e i ricordi li tramandiamo perché niente della nostra storia vada perduto.

Foto Licia Giadrossi

06/04/16 08:56


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