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I 70 anni di sacerdozio di Mons. Mario Cosulich a Lussinpiccolo di Licia Giadrossi-Gloria

Foto Licia Giadrossi

Il 29 settembre Mons. Mario Cosulich ha festeggiato i suoi 70 anni di sacerdozio a Lussinpiccolo. Il Duomo era pieno di fedeli, tra cui la famiglia Ballarin, che desideravano rendere omaggio al sacerdote che da una vita fa la spola tra Trieste e Lussinpiccolo, accompagnato negli ultimi anni dal fratello Angelo. Mons. Mario Cosulich è nato a Lussinpiccolo il 28 agosto 1920 da madre delle Bocche di Cattaro, Rosa Serović e da padre lussignano, un connubio veramente straordinario di longevità dato che i fratelli sono 4 e tutti… giovanissimi: Mario (1920) Giovanni (1924), Antonio (1927), Angelo (1931). Era una cerimonia solenne a lui dedicata cui ha partecipato il vescovo di Veglia, Sua Eccellenza Walter Zupan, e concelebrata con Don Ivan Brnić e Don Mate Polonijo. Una messe di chierichetti faceva da cornice al rito al termine del quale il coro Vittorio Craglietto ha intonato i canti della tradizione lussignana in croato e in italiano.

Foto Marinela Jerolimić

Ricordando la professoressa Maria Rade di Marì Rode Verso la fine dell’estate di quest’anno ho trascorso una decina di giorni a Lussinpiccolo con mia sorella Lauretta, così abbiamo avuto il tempo per ricordare gli anni passati nel nostro piccolo, grande paese: piccolo, perché non offriva che pochi svaghi ai giovani, ma grande perché i passatempi sapevamo crearceli da sole, con la nostra semplicità, aiutate da una natura e da un clima che favoriva soprattutto una vita sana all’aperto. Dieci giorni d’incontro… quante “ciacole”! Abbiamo composto un mosaico di avvenimenti, di persone, dove l’intaglio delle tessere portava i più vari colori.

A un certo punto Lauretta mi ha nominato una persona a lei tanto cara: la Marucci Rade, che era cugina del nostro Monsignor Mario Cosulich. Abitava a Lussino in via Roma con la mamma, la buona signora Ita, morta ancora giovane, il papà Giulio, direttore di macchina della Marina Mercantile e la nonna, una signora vera lussignana da “ponte di comando” che non permetteva che la Marucci, per giocare, si unisse alla “mularia” dello “stuange”. Noi, allora, abitavamo vicino a questa famiglia, vicino… tanto che, quando il nipote Mario, ora Monsignore, andava a trovarla, entrando, si sentiva raccomandare: “presto, vien dentro, sera la porta, che la


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