Lussino34

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Quadrimestre 34 - pagina 15

Parole e detti dialettali a Lussino a cura di Doretta Martinoli Abbiamo ricevuto moltissimi modi di dire arrivati da tutte le parti del mondo e ne siamo molto contenti. È difficile perciò metterli in ordine alfabetico ma… va bene lo stesso e voi continuate a mandarceli!!! Una fonte molto ricca è quella di Edda Petrani Cherubini che ringraziamo vivamente, come del resto ringraziamo tutti gli altri. Havelok.............. cappotto con mantellina Jaglà..................... erba silvestre commestibile che si usa anche nelle Verze na pofrich Iagoda................. mora di rovo Iarina................... ghiaia Iarola................... aiuola Iata....................... bonaccia Ieduà................... appena appena Ielitici.................. intestini di agnello o di capretto Iesina................... riccio di mare Ieticarse.............. tormentarse Imbato................ vento diurno primaverile ed estivo Impinciocado.... pieno di fronzoli, vistoso

In gnuadra.......... nascondere in seno Intimela.............. federa Intoiar................. unire due cavi Issar..................... alzare Joza . ................... goccia Jozo..................... poco Jusina.................. brodaglia per il maiale Kagariza.............. gabinetto, cesso Kazaboboli......... piccolo di statura Kitize................... legnetti Kofe..................... matto Koromaz............ erba alimentare finocchietto Kranzuli!............ perbacco!

Son nazudu a nazarlo son indeciso se aprirlo o tagliarlo (Lucia Quinti Della Toffola). Classico della donna lussignana: “che la piasa, che la tasa, che la staga in casa”. Colloquio a Prico fra due sordi: “Addio Toni, ti va a pescar ?” “No, no, vado a pescar !” “Ah, credevo che ti va a pescar!” (Edda Petrani Cherubini). Di poche parole: due fratelli lussignani navigano da un mese in silenzio perché “cossa parlar!”, quando, arrivati in porto, uno dice all’altro: “fondo l’ancora!” e l’altro: “Maledete le ciacole!”.

Michele Minino Non sono Lussignano. Sono nato in un’isola dove l’arte vetraria è l’industria locale: Murano. Ma a Murano non vivo più, perché da oltre cinquant’anni risiedo in Canada, presentemente a Ottawa. Non ho mai avuto il privilegio di visitare l’isola di Lussino, ma seguo con interesse le notizie contenute nel ‘Foglio’ da voi così magistralmente redatto. Come ogni volta, da tempo, ho ‘cliccato’ sull’indirizzo elettronico e il 33° “Foglio” è prontamente apparso sul mio piccolo schermo. A pagina 35, ho letto un titolo: “Figure caratteristiche a Lussino”. Istintivamente, e curiosamente, ho continuato a leggere. Al secondo paragrafo mi sono divertito nel leggere l’avventura di “...un certo Minino, pugliese, proprietario di due vacche...” affrontato da ‘el petabevuanda’. In realtà, quel signor Minino si chiamava Michele e possedeva... ‘piu’...di due vacche. Quel ‘signor Minino’ è il medesimo ‘Minino’ citato a pagina 309 della ristampa in unico volume delle due pubblicazioni sulla Nautica di Lussinpiccolo, realizzata da Giuseppe Favrini nel 2005, che qui di seguito riporto: Li capiva il pugliese Minino, quello della Val d’Argento, che sotto il suo piede spingeva la zappa a dissodare zolle dure e con le mani callose portava i sassi ad accrescere le masiere ed a liberare la terra scura che poco a poco fioriva di fave e piselli, d’un

di Luigi Gaggio

po’ d’insalata, di qualche vite, di buone patate ed altri ortaggi, che davano a lui ed alla famigliola importata di che vivere bene. Ci s’era adattato come se un po’ del suo Salento, antico e brullo, fosse volato attraverso il mare, là, in una specie di conca, che un pozzo rinverdiva, e la sua tenacia atavica. Li capiva i Lussignani, ho detto, perché non viveva di malinconie ed il suo duro lavoro era quello dei marinai, fratelli nella tenacia, nel meritato riposo e nel silenzio delle notti di stelle o di tempesta. Con questi, venuti dalla penisola, c’eravamo, una cinquantina in tutto…. Michele era lo sposo di Maria, entrambi deceduti nel ‘70, nonché padre di Mario (deceduto a La Spezia), di Chiara, (deceduta a Legnano), di Maria, residente a Toronto (Canada), di Ben residente a Oakville (Canada) e di Tosca Minino, mia sposa da 64 anni. Come già menzionato, non ho mai visitato l’isola di Lussino, ma la conosco mediante le descrizioni di Tosca, le conversazioni con i di lei fratello e sorella, e leggendo il Foglio Lussino. Conosco le ‘grotte’ le ‘brinze’, i ‘bravinzi’. Ho imparato a ‘gustare’ la fragranza dei pini, il sale del mare ed il calore del sole. Sono diventato, posso dirlo? Lussignano. Grazie per aver ricordato che le piante hanno bisogno di ‘letame’ e grazie per portare alla conoscenza dei Lussignani sparsi nel mondo tanti ignoti ricordi del passato.


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