Lussino33

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Quadrimestre 33 - pagina 59

Un’ultima annotazione: il caso bizzarro mi ha portato ad essere in condominio, in Ravenna, con il Comandante Piero Straulino, mancato da una decina d’anni e fratello di Agostino Straulino, e con il Comandante Antonio Petrani, anch’Egli, purtroppo, recentemente deceduto e la cui vedova, la Signora Edda Cherubini Petrani, ha redatto un elenco di parole “in uso ai suoi tempi” a Lussino, elenco pubblicato sul numero di dicembre 2009 della rivista, a pagina 43. Il Comandante Petrani, quando mi raccontava l’abbandono forzato della sua Lussin, con tutta la famiglia, negli anni orribilmente bui del dopoguerra, mi diceva con le lacrime agli occhi, che al padre fu intimato di lasciare la casa di proprietà, gli arredi, il denaro, tutto, salvo portare con sé solo una valigia: suo padre se ne andò con la sua famiglia portando con sé la valigia piena di terra di Lussin! Episodio emblematico che mi fa rimpiangere la Dalmazia, suolo italico, senza alcun timore di retorica.

Muro romano a Ossero

Ossero era un’importante città romana e di essa rimangono ancora ben visibili i resti della muraglia che difendeva la città e che in seguito venne distrutta. Al suo posto ne venne costruita un’altra più bassa che ancora oggi possiamo apprezzare. Mi fa molto piacere che vengano ricordate le leggende di Ossero, che risalgono a tanti secoli fa e che forse contengono qualcosa di veramente accaduto.

Le mie scuse a Rita Gladulich di Licia Giadrossi-Gloria Sono veramente desolata per la notizia che ho pubblicato sul Foglio 32; ovviamente ho subito corretto la versione del Foglio in internet sul sito www.lussinpiccolo-italia. net, togliendo il tuo nome della lista delle persone che ci hanno lasciato. Non mi era mai accaduto! Ti ho già fatto di persona le mie scuse, quando ti ho incontrato, viva e in buona salute, a Peschiera, ma sento il dovere di rinnovartele pubblicamente. Ti auguro ogni bene e per lo meno altri cent’anni di vita felice!

Lettere Ancora sulla leggenda dell’Angelo d’Oro di Ninni Ballanzin Tramite il Foglio desidero ringraziare Sergio de Colombis per aver scritto sulla leggenda dell’angelo d’oro, che io ricordo mi veniva raccontata dal mio bisnonno e da mio nonno. Oltre a quella dell’angelo d’oro, che ancora dovrebbe trovarsi in qualche cavità del Monte Ossero, mi narravano pure la leggenda della gallina d’oro e dei suoi 12 pulcini, che si dice sia nascosta nei sotterranei di una delle 40 chiese che in tempi remoti esistevano a Ossero. Quando avevo 8 anni, con mio zio Giovanni “Nino” Salata e il cugino Mario Ottulich, ci siamo recati sul Monte Ossero, attrezzati di lunghe corde e di due ceri per esplorare la foiba. Zio Nino si è calato giù credendo di poter trovare qualcosa di interessante ma, dopo 20 minuti, è risalito in superficie perché i ceri si spegnevano per mancanza di ossigeno.

I Faresich

di Renato Faresi Sull’ultimo numero di “Lussino”, a pag. 2 nella prima colonna dell’articolo in oggetto compare il nome di un patron “Faresich” che negli anni 1774-94 portava legname da fuoco a Venezia. Ora, si dà il caso che mio nonno Matteo Faresich (morto nel 1932, io avevo poco più di un anno e non me lo ricordo) facesse ancora lo stesso mestiere portando legna da fuoco a Lussino col suo trabaccolo. Posso aggiungere che mio nonno, originario di Neresine, si era trasferito a Lussinpiccolo nei primi anni del 1900 per far studiare all’Istituto Nautico i suoi due figli maschi Giovanni (mio padre) e Marcello. Durante la prima guerra mondiale, gli Austriaci avevano requisito il suo trabaccolo per adibirlo a deposito galleggiante di armi e munizioni, e l’avevano ormeggiato davanti alla Nautica. Mio nonno, che gli passava vicino tutti i giorni (abitava a Prico), si era accorto che il trabaccolo, con quel carico così pesante, aveva cominciato a far acqua e stava pian pianino andando a fondo, fino a che una mattina lo trovarono adagiato sul fondo del mare, con l’acqua che gli copriva la coperta. Mio nonno, che non aveva allertato gli Austriaci apposta, riuscì a farsi pagare il trabaccolo per nuovo!


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