Lussino33

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Giovanni Leva, medico da Lussingrande di Sara Santini

Il santino commemora le doti morali e spirituali del medico Giovanni Leva di Lussingrande, nato il 27 luglio 1857 e morto precocemente il 28 aprile 1892 poco più che trentenne. Appartenente alla prestigiosa famiglia Leva, era figlio di Enrica (Enrichetta) Antoncich (16 luglio 1840-19 settembre 1927) e di Antonio (16 febbraio 1822-1914). Il padre Antonio era capitano di lungo corso, iscritto all’Albo d’oro del Lloyd e decorato dal governo britannico per un salvataggio in mare. Con il suo brigantino Cobolen nella Manica era scampato a una terribile burrasca, ricordata in un quadro. Il nonno paterno era Giovanni Antonio Leva “capitano mercantile reputato nelle piazze di commercio”, nato il 4 giugno 1785 a Lussingrande e morto nel 1869, convolato a nozze sempre a Lussingrande il 3 agosto 1815 con Teodosia Bonicelli. Giovanni Antonio a sua volta risulta essere uno dei figli di Antonio “coraggioso ed intrepido militare” e di Margherita Sopranich, mentre tra i suoi fratelli si ricordano il mio avo Pietro Benedetto, “capitano mercantile reputatissimo” marito di Elena Fedrigo, e Giacomo, perito nel naufragio del brigantino Prudente. Fratello di quest’ultimo Antonio era un altro Giacomo, padre di Pietro Giacomo Leva, noto per aver portato dall’Egitto la prima giraffa in Europa e per essere stato

il primo capitano della marina mercantile austriaca a doppiare Capo Horn nel 1834 con il brigantino Ferdinando Re d’Ungheria (n.d.r. quando nel 1851 venne istituito l’Ufficio del Capitanato del Porto e di Sanità, in quella che era stata la casa di Bernardo Capponi, Pietro Leva venne nominato primo Capitano di Porto di Lussinpiccolo). Fratelli del medico Giovanni invece sembrano essere Luigi († 1934), esperto comandante di piroscafi della linea Trieste-Zara, e Antonio († 1933), professore di lettere a Trieste. Unico della famiglia Leva a dedicarsi alla professione medica, Giovanni diventa medico condotto a Lussingrande. Muore ancor giovane di polmonite, contratta per essere andato a Lussinpiccolo a visitare un suo paziente, guidando il calesse in una notte di maltempo. Purtroppo non si hanno altre notizie riguardanti la sua vita. Non è noto dove egli abbia svolto gli studi, escludendo Padova dato che il suo nome non figura tra gli studenti di medicina di quell’Università. Giovanni è ricordato anche come disegnatore di talento: di sua mano resta un disegno datato 1874 che raffigura un contadino nel costume popolare del tempo, oltre a una copia dello stemma di famiglia, con alcune varianti. Il santino presenta su un lato la sacra raffigurazione del transito di S. Giuseppe, protettore degli agonizzanti, rappresentato con il suo simbolo, il giglio, mentre in punto di morte viene assistito da Gesù, da Maria e dagli Angeli Santi. Sull’altro lato spicca una bella immagine del giovane Giovanni ritratto a mezzo busto, commemorato e invocato nella breve orazione, testimonianza del profondo compianto per l’immatura morte. FONTI

- Archivio privato; - Lussino nel passato: lettere e documenti, a cura di Neera Hreglich Mercanti, Carlina Piperata Rebecchi, Italo Scoppini, Sotto gli auspici del Comitato promotore della mostra Lussino nel passato, Trieste 1983, S. l., s. n., 1987; - Antonio Enrico LEVA, Note sulla famiglia Leva del ramo adriatico, “Rivista dalmatica”, 59, 3 (1988), pp. 203- 224, in particolare p. 223; - Goran IVANIŠEVIĆ, Velo Selo - Veli Lošinj : crtice iz prošlosti, Veli Lošinj, Župni ured, 1997, p. 82; - Studenti istriani e fiumani all’Università di Padova dal 1601 al 1974, a cura di Luciana Sitran Rea e Giuliano Piccoli, Treviso, Antilia, 2004 (Contributi alla storia dell’Università di Padova, 38).


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