Lussino29

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La casa di cura Simonitsch di Lussingrande di Puppe Foramitti a cura di Doretta Martinoli

La mia carissima amica Puppe Foramitti Breisach mi ha mandato, su richiesta della nostra redazione, alcuni appunti che riguardano la Casa di Cura Simonitsch di Lussingrande. Il dottor Simonitsch, suo nonno, ne fu fondatore. La Puppe e tutti i suoi discendenti (sono in 38!), pur essendo di nazionalità austriaca, si sentono e sono lussignani a tutti gli effetti. Lo dimostrano tornando a Lussino tutti gli anni e mantenendo vive le amicizie fatte a scuola durante l’infanzia e l’adolescenza o tramite gli stretti legami che i genitori di Puppe avevano con tante famiglie e in particolare con la mia. Parlano ancora, dopo sessanta e più anni, il nostro dialetto che non si è contaminato ed è rimasto più puro di quello che parliamo noi. La Puppe è una persona molto speciale, come lo sono tutta la sua famiglia e la sua storia, ma di questo scriveremo un’altra volta, se lei ce lo permetterà! I suoi appunti cominciano così: «Dorettina mia! Volevo dirti che “godo” il vostro giornale pieno d’informazioni, ricco di foto, tematico, spiritoso e forse anche politico! Così ho pensato che forse poteva interessare di come la mia famiglia ebbe l’idea di istituire una casa di

Nonno Joseph Simonitsch

cura proprio a Lussingrande, prendendo poi anche la residenza e, più tardi, addirittura la cittadinanza italiana. Mio nonno Joseph Simonitsch era nato a Pettau (ora Ptuj – Slovenia) il primo maggio 1869. Si laureò in medicina a Graz. A Rohitsch Samerbrun (Rogaska Slatina) d’inverno faceva il medico e lì curò l’Arciduca Carlo Stefano che vi si recava per sanare i suoi polmoni, deboli come quelli di tutti gli Asburgo! Su consiglio del nonno, l’Arciduca si recò a Lussingrande per un periodo di convalescenza che si trasformò quasi in residenza definitiva dato che lì le sue bronchiti scomparvero e vi si costruì una bellissima villa. Con lui si stabilì anche il suo corpo diplomatico e alcuni aristocratici austriaci e ungheresi come i Conti Welsersheim, de Wüste, de Rudy. Il nonno allora, spinto dall’Arciduca, comperò una casa, la ingrandì e fondò la “Casa di cura Simonitsch” nel 1903. Poi, dal 1919, prese con tutta la famiglia la residenza e la cittadinanza italiana. La Casa di cura costava 70 corone la settimana; aveva 25 stanze più altre 7 nella dependance, villa Sterneck. Sul prospetto c’era scritto che si accettavano solo malati ai polmoni, non malati di nervi o infettivi. Nonno riceveva nel suo studio giornal-

Nonna Marianne Hummer Simonitsch


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