Lussino29

Page 22

pagina 22 - Quadrimestre 29

Il Civico Museo della Civiltà istriana fiumana e dalmata Luogo della memoria e del futuro degli esuli giuliano-dalmati inaugurato a Trieste il 6 febbraio 2009 di Carmen Palazzolo Debianchi

Prima dell’inaugurazione Con la consegna al Comune di Trieste del palazzo di via Torino che diventerà il Civico Museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata, dopo un’imponente opera di restauro, si è concluso il lungo iter cominciato nel 1983 con la fondazione dell’IRCI, Istituto Regionale per la Cultura Istriana, di cui Arturo Vigini fu il lungimirante fondatore oltre che l’ideatore e promotore del Museo. Ora che il contenitore è pronto, bisogna mettervi i contenuti, e decidere quali e come organizzarli è importante quanto lo spazio predisposto per ospitarli. Ma Arturo Vigini come avrebbe fatto? L’ha esposto lui stesso nel suo lungo e dettagliato intervento al convegno, organizzato dalla Fondazione Cini a Venezia l’11 giugno 1999, su “Culture e rappresentazione di culture – Per un archivio triveneto della memoria”, integralmente riportato sul n. 6, inverno 1998 – primavera 1999 di “Tempi & Cultura”, la rivista semestrale dell’IRCI. Secondo Vigini il Museo dovrebbe – a partire dalle masserizie degli esuli, elementi “poveri”, che assieme assumono un’eloquente valenza sul piano etnografico, in grado di fotografare la vita di tutto un popolo – rappresentare la cultura e le tradizioni istriane, quarnerine e dalmate di matrice italiana, specifiche di quella terra, affermatasi con l’inconfondibile impronta di Venezia. Ciò è più che mai importante dopo l’immissione in quelle terre, dopo l’esodo, di genti con una cultura diversa per cui il giuliano-dalmata non può più trarre la propria identità dalla terra da cui proviene ma dalla memoria, espressa da quelle masserizie, che testimoniano anche la tragedia dell’esodo. Dovrà trattarsi di un’operazione scientifica, che prenda in considerazione tutti gli aspetti della civiltà istrodalmata e quindi anche le parlate, le personalità, gli eventi,… e sia aperta anche al mondo dei non esuli, e in particolare agli studiosi e ai giovani. Gli “oggetti” esposti nel Museo dovrebbero insomma essere oggetti non soltanto di memoria ma di studio e conoscenza collegando il passato al presente, il reale col virtuale, l’effettuale con la fantasia. Se si riuscirà a realizzare tutto ciò dipenderà da come si riuscirà a ordinare il materiale a disposizione e far funzionare la struttura museale. Mi sembra che le idee di Arturo Vigini siano ancora attuali. A quelli che si sono succeduti alla guida dell’IRCI, e in particolare a Silvio Delbello, spetta il merito di aver seguito il complesso iter che ha infine portato alla ristrutturazione dell’edificio che ospiterà la mostra.

Silvio Delbello

Consegna dell’edificio Alla cerimonia della consegna al Comune di Trieste dell’edificio, che si è svolta al suo interno, hanno preso parte e parola, oltre a tutti i vertici del Comune, della Provincia di Trieste e del mondo dell’esodo, l’on. Roberto Menia e numeroso pubblico, fra il quale c’era pure una rappresentanza della Comunità di Lussinpiccolo col suo Segretario responsabile, Licia Giadrossi Gloria. Il Vescovo di Trieste, mons. Eugenio Ravignani ha benedetto la struttura. A conclusione della cerimonia, l’architetto Giorgio Berni, che ha diretto i lavori di restauro, e il capo cantiere Giovanni Coslovich, hanno accompagnato autorità e pubblico a visitare gli ambienti in cui sarà allestito il museo. L’edificio è stato restaurato su progetto del maestro Livio Schiozzi, discendente da una famiglia di Montona, che ha ideato con grande sensibilità un luogo simbolico in cui sul blu della memoria spicca la pietra carsica delle nostra terre. Il tutto sta poi all’interno di un imbuto, una “foiba”, che attraversa verticalmente tutto il palazzo e si proietta verso il cielo, quasi a recuperare la nobiltà della nostra storia e i secoli di fatiche per creare e costruire le belle ed eleganti nostre città. Nell’ingresso accolgono i visitatori gli stemmi dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, fusi in bronzo dal maestro Giovanni Pacor. Un contenitore prestigioso, che è stato possibile realizzare grazie all’impegno economico dello Stato italiano, della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Comune e della Provincia di Trieste, della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste e delle Associazioni degli esuli, nonché allo sforzo congiunto di progettisti, costruttori, artisti e maestranze varie.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.