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bambini, i quali certamente a guerra finita sarebbero ritornati dalla Croazia foggiati alla maniera jugoslava e con l’odio nel cuore contro tutto ciò che sapeva d’italiano. Alla fine dell’ottobre 1918, si costituirono, sia a Lus­sinpiccolo che a Lussingrande, i Comitati Nazionali croati e, rispettivamente, italiani. Al pomeriggio del 30 cominciarono a circolare per l’isola le prime vaghe notizie sulla consegna della flotta da guerra austriaca al comitato Nazionale croato di Zagabria. Gesto politico, questo, mediante il quale l’ultimo degli Absburgo, l’Imperatore Carlo, tentava d’aggraziarsi gli slavi della Monarchia nella speranza che questi gli avrebbero salvato e trono e corona. Poiché il Comitato Nazionale slavo già gongolava all’idea di una futura annessione di Lussino alla Jugoslavia, il Comitato italiano di Lussinpiccolo anticipò i tempi e si impossessò del Municipio della città. L’avvocato Giuseppe Cosulich, presidente del Comitato di Lussinpiccolo, era in contatto telefonico con il Presidente del Comitato Nazionale di Pola, dott. Domenico Stagni, e si atteneva alle sue direttive. In quei giorni, a Lussino, erano ancora presenti soldati, in prevalenza croati, e le navi austriache destinate alla Jugoslavia. La mattina del 1° novembre, la bandiera jugoslava sventolava sulle navi da guerra, sulle sedi dei comandi militari e sulle finestre di parecchie abitazioni. Ciò nonostante, il Comitato Nazionale italiano, riunito in Municipio, dichiarò e proclamò l’isola di Lussino unita alla sua Madre Patria, l’Italia. Il tricolore sventolò infine a Lussino. Giuseppe Comici racconta poi di essersi recato a casa di Vittorio Nicolich, dove aveva saputo che alcune

primo piano della Società Concordia e issò il tricolore al posto della bandiera austriaca. Il Tricolore rimase al suo posto, nonostante i tafferugli, immediatamente sorti, ad opera di numerosi elementi facinorosi croati.

Lussinpiccolo: 4 novembre 1918. La nave Orsini attraccata al molo, circondata dai Lussignani in festa. Archivio Marilena Mancini Mattioli

Il 4 novembre 1918, verso le 13 entrò nel porto di Lussinpiccolo il cacciatorpediniere Vincenzo Giordano Orsini, al comando del capitano di fregata Domenico Ca­vagnari che, nel nome del Re d’Italia, occupò l’isola e disse: l’Italia vi ringrazia per la vostra fede. Il 5 novembre, il comandante in seconda della nave Orsini, tenente di vascello Angelo Chiari, prese possesso del Municipio di Lussingrande. In piazza sventolava uno splendido tricolore, confezionato dalle signorine Antonietta e Caterina Spagno che, per la banda verde, avevano utilizzato il panno che ricopriva il pianoforte a coda del Teatro Assirto. L’elemento slavo della popolazione non disarmò, non essendo tutti convinti dell’annessione di Lussino all’Italia, in quanto speravano nella Jugoslavia alla quale il Presidente Wilson era molto favorevole. Così angherie, soprusi e sopraffazioni continuarono per un bel pezzo. Il clero croato, che, ancora nel 1919, e specialmente a Lussingrande, faceva uso della liturgia slava, venne allontanato e Don Francesco Craglietto venne nominato Amministratore parrocchiale.

Lussinpiccolo: 8 settembre 1919. Annessione ufficiale di Lussino all’Italia. Archivio Marilena Mancini Mattioli

signorine stavano cucendo bandiere italiane, per chiederne una da portare a Lussingrande. Avendo ricevuto un rifiuto, ne trafugò una e corse verso Lussingrande. Arrivato a Valle Oscura, incontrò lo studente Raimondo Malabotta, che si stava recando a Lussinpiccolo. Questi, venuto a conoscenza del fatto, commosso, tornò sui suoi passi, accompagnò il Comici che, arrivato in paese, salì al

Lussingrande italiana.

Archivio Neera Hreglich


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