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25, tra cui ovviamente molte figure di spicco. Non si sa se furono incarcerati, processati, deportati, perché lo storico non lo scrive, né i discendenti, da me consultati, lo sanno. Annoveriamo tra questi il dott. Fulvio Cleva, il farmacista Emanuele Colombis, l’avvocato Antonio Cosulich, Omero Cosulich, l’ing. Alberto Ivancich, il dott. Giovanni Ivancich, gli avvocati Alfonso e Antonio Tarabocchia, l’ing. Giovanni Cattarinich. Quest’ultimo è l’unico personaggio del quale sono riuscita a reperire notizie, grazie al nipote l’ing. Vittorio Cattarini. Giovanni, discendente dalla famiglia dei più antichi costruttori navali di Lussino, aveva frequentato il Politecnico a Vienna, fu per sei anni Ispettore delle imperiali-regie ferrovie austro-ungariche, e poi imprenditore edile a Trieste. Nutrendo sentimenti irredentisti, allo scoppio della guerra, si sarebbe voluto arruolare nell’esercito italiano, ma sapeva di non essere idoneo per un difetto a una caviglia, a causa di una poliomielite contratta in forma leggera da bambino. Desideroso di adoprarsi per la causa italiana, convinse uno stuolo di lavandaie a mettere contemporaneamente ad asciugare le lenzuola sul tetto delle case, dal rione triestino di Barcola fino a Servola. Gli aerei italiani avrebbero così potuto seguire quella linea bianca di lenzuola distese al sole fino ai cantieri navali, che si trovavano in prossimità di Servola, per bombardarli. Il suo piano fu, però, scoperto e, processato per alto tradimento, venne condannato a morte, per non aver onorato il giuramento di fedeltà pronunciato quando era stato funzionario governativo. La sentenza avrebbe dovuto essere eseguita a metà novembre 1918, ma la fine della guerra gli salvò la vita. Dal libretto di Giuseppe Comici ve­ niamo a co­no­scenza dei nomi degli irredentisti di Lussinpiccolo e Lussingrande, che operarono, fin dai primi giorni di guerra, in barba alla po­lizia austriaca che vigilava attentamente. Tra questi ci sono ovviamente i nomi già menzionati dal Voltolina, ma anche altri che, avendo avuto più fortuna, non sono stati scoperti dai gendarmi austriaci.

Lussinpiccolo: Ottavio Martinolich Fulvio Cleva Giuseppe Domenico Cattarinich Pino Tarabocchia-Beras Marchetto Leone Martinolich Emanuele Colombis Giuseppe Cosulich Mario Martinolich Giovanni Sabino Vidulich Nicolò Martinolich Omero Cosulich Antonio G. Tarabocchia Carlo Piccini Egidio Cosulich Giuseppe Tromba Fausto Ponchiè Vittorio Nicolich Rodolfo Dronigi Ernesto Strukel Celestino Martinolich Lussingrande: Giovanni Comici Don Vincenzo Scarpa Giuliano Botterini Francesco Stefani Giovanni R. Malabotta Giobbe Di Drusco Giuseppe Martinolich Andrea Depicolzuane Gaetano Stefani Giuseppe Comici Quest’ultimo, l’autore del libretto, all’epoca era studente del Nautico e il suo compito era di prendere in consegna dal dott. Fulvio Cleva di Lussinpiccolo i giornali del Regno – merce di contrabbando e pericolosa per la caccia spietata che vi dava la polizia austriaca alla stampa italiana – e di portarli a Lussingrande, dove venivano letti dai sunnominati signori. Nello scritto di Comici, si legge che, quando l’Italia entrò in guerra, i controlli e i sospetti dei gendarmi austriaci si inasprirono, mentre i Lussignani divennero meno prudenti, credendo ottimisticamente che l’Italia avrebbe vinto la guerra in un batter d’occhio. I capoccia slavi, messisi da parte allo scoppio del conflitto con la Serbia, erano ringalluzziti dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia e con il tacito e compiacente consenso delle autorità militari, incoraggiavano la popolazione borghese a mandare i bambini in Croazia, dove si prometteva loro un cibo più abbondante e più sano. Lo scopo politico era chiaro: si voleva snazionalizzare i


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