Foglio Lussino 37

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Con i Sansegoti di Riri Gellussich Radoslovich

Nel mese di ottobre siamo andati in pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Czestochova in Pennsylvania. Eravamo una quarantina di persone accompagnate dal sacerdote polacco della nostra parrocchia. La costruzione del Santuario è iniziata nel 1953 ed è stata completata nel 1966, l’inaugurazione è avvenuta alla presenza del presidente L.B. Johnson e del cardinale J. Krol e di migliaia di pellegrini giunti da ogni parte degli Stati Uniti. Nel 1980, papa Giovanni Paolo II benedì la copia della miracolosa figura della Madonna situata sull’altar maggiore. Gli emigranti polacchi sono molto devoti e con le loro donazioni hanno costruito il Santuario su una collina somigliante a Jasna Gora in Polonia. Il pellegrinaggio è stato organizzato dalla signora Maria Mattessich e la maggior parte dei partecipanti erano donne di origine sansegota, ciunscota e di San Piero dei Nembi, e poi anche spagnole e italiane. Dopo aver recitato il Rosario, litanie e preghiere mattutine, si sono intonati canti religiosi in 5 lingue; è stato offerto anche il caffè con pinze fatte in casa. Oltre a visitare i santuari della zona, più volte in passato ho partecipato a gite organizzate dal Club di San­sego ad Atlantic City per giocare nei vari casinò. Arrivati in America, dapprima i sansegoti si stabilirono a Hoboken, poi pian piano si sono trasferiti nelle città di Fairview e Cliffside Park. Hanno formato la so-

Le sabbie quaternarie del Po a Sansego

cietà S. Nicolò per gli anziani che qui trascorrono i pomeriggi giocando a carte; per i più giovani la società Klapa, associazioni che si trovano nelle vicinanze delle loro chiese di S. John e di Lady of Grace. È molto piacevole stare con loro, sono allegri, ospitali, specialmente verso un estraneo… di Lussino. Mantengono le loro usanze, onorando i propri defunti in cimitero, si vestono alla moda, però nelle grandi occasioni sono fieri di indossare il loro costume. Ancora portano in omaggio al loro dottore la fiasca di vino o di acquavite, come usavano fare col nostro indimenticabile dottor Cleva. Anche se parlano il loro dialetto croato, si servono sempre dei soprannomi di famiglia per distinguersi e cantano volentieri in italiano. Durante il nostro viaggio le donne si sono messe a cantare e io, dopo aver attentamente ascoltato, rimasi sorpresa di come i genitori avessero tramandato alla prima generazione americana le nostre vecchie canzoni: Faccetta Nera, Quel mazzolin di fiori, Paesanella, Oh So­le mio, Mamma. Ne conoscevano tutte le parole, oltre a quelle moderne di questi tempi. Il cielo era nuvoloso con pioggia e vento, non abbiamo potuto visitare le cappelle esterne e il cimitero, però in allegra compagnia dei nostri vicini isolani sansegoti abbiamo potuto dimenticare l’odierna economia, malattie e situazioni di famiglia, pregando la Madonna che porti pace e salute a noi tutti.

Foto Rita Giovannini


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