Learning to live, learning to listenriflessioni sui paper degli Osservatori culturali

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Youngsters, cultural consumptions and new technologies Torino, Sept. 2010

Learning to live, learning to listen riflessioni sui paper degli Osservatori culturali I paper scritti dagli Osservatori Culturali e dai ricercatori evidenziano la necessità di ripensare i metodi usati per comprendere i consumi e le pratiche culturali delle giovani generazioni, oggi in fase di cambiamento in un ambiente a sua volta in continua trasformazione caratterizzato dalle nuove tecnologie. Mentre spetta ai ricercatori di occuparsi degli aspetti metodologici, vorremmo condividere con voi (attraverso questo blog e durante l’incontro di Torino) alcune riflessioni. 1. La “giovinezza” come età dei progetti e delle decisioni e le nuove tecnologie La giovinezza non è una categoria sociale, come quelle definite dall’occupazione o dal genere. Contrariamente a una concezione diffusa, la gioventù non è un’”identità”. È un periodo della vita, un periodo durante il quale le persone prendono decisioni e compiono scelte che modellano il loro futuro. Le nuove tecnologie influenza (e se sì, come?) tali scelte e l’atteggiamento dei giovani nei confronti del futuro? Le nuove tecnologie e il Web producono davvero delle forme alternative di pensiero che possono influenzare il modo in cui i giovani progettano la propria vita futura? La crescente possibilità di generare contenuti è fonte di frustrazione o un impulso a sviluppare le proprie potenzialità? I commenti positivi degli altri utenti sul nostro video fatto in casa e pubblicato su Youtube sono una semplice soddisfazione personale o ci spingono a impegnarci per costruire una possibile carriera? Più in generale, dopo un periodo in cui la cultura personale è stata considerata un tesoro da accumulare nella prima parte della vita e da “spendere” poi, siamo entrati in un’era in cui la cultura è sostanzialmente una risorsa condivisa e disposizione per tutte le fasi della vita? In che modo questo condiziona la produzione e il consumo culturale delle nuove generazioni? 2. Le nuove tecnologie creano un nuovo ecosistema con nuovi abitanti, nuovi “tipi” Le nuove tecnologie hanno favorito la nascita di un nuovo ambiente, in rapido cambiamento, in cui le persone, sia per imparare e adattarsi all’ambiente, sia per adattare l’ambiente a se stessi, esplorano continuamente nuovi percorsi seguendo una logica di “prova ed errore” in tutti i tipi di pratica, incluse le pratiche culturali e sociali/di social networking. In tale scenario inedito e complesso, le “categorie” standard di utenti e di comportamenti personali non funzionano più come prima per rappresentare la realtà. Sembra preferibile definire dei “tipi”, cluster di utenti che condividono logiche, pratiche e interessi simili: ad esempio i giocatori, i testuali, i lavoratori, ecc.. Questo non significa che le “variabili” tradizionali siano ininfluenti: esse condizionano la visione del


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mondo e le risorse che ciascun individuo o gruppo porta con sé nel nuovo ambiente. Ad esempio, l’età e la fase del ciclo di vita (p.es. essere un single, o una coppia con un bambino piccolo) sembrano influenzare le pratiche (abitudini, consumi) culturali anche nell’era delle nuove tecnologie. 3. Nuovi media e nuove tecnologie hanno un valore aggregativo essenziale Oltre a generare pratiche “individuali”, i nuovi media e le nuove tecnologie hanno un ruolo fondamentale nell’aggregare le persone intorno a interessi comuni; mentre la prossimità fisica era all’origine dei gruppi “tradizionali”, i gruppi virtuali sono centrati attorno a temi comuni (siano essi ideologie, idee politiche, preoccupazioni sociali e ambientali, attori preferiti, sport, divertimenti…). L’aggregazione è spesso il risultato dell’uso di media nati per altri scopi (p.es. “girando” su Youtube posso incontrare persone con interessi simili ai miei e con cui posso discutere di un video). D’altra parte attività che “emergono” nel Web possono essere la base per azioni comuni tra amici. Quali relazioni si creano tra le associazioni “reali” e i luoghi di aggregazione “virtuali”? Come reagiscono i gruppi “virtuali” a forme “concrete” di relazione? 4. Il concetto di “appartenenza” viene messo in discussione dalle nuove tecnologie (e dalle pratiche che queste generano) Le “appartenenze multiple” sono un dato di fatto; nessuno è definite da una single “identità”. Anche se è sempre stato così e la rappresentazione della società come somma di identità rigidamente definite è sempre stata semplicistica, oggi le appartenenze multiple sono incentivate ed evidenziate allo stesso tempo dai nuovi media e dalle nuove tecnologie. Questo ha a che vedere col concetto di esposizione, che si declina in due modi: (a) l’esposizione della persona a nuovi contenuti (cfr. il discorso sui “tipi” più in alto: che genere di contenuto si esplora, quali consumi e pratiche si svolgono, ecc.) e (b) l’esposizione di una persona ad altri “sé” (la presentazione di uno specifico sé agli altri, p.es. via Facebook, Linkedin, ecc.); questo riguarda anche il sistema del “cult”, in cui facciamo circolare prodotti culturali non sulla base del loro valore, reale o percepito, ma sulla base di come ci sentiamo da essi rappresentati e se li consideriamo una possibile base per le interazioni.

Come considerazione finale di questo documento e per invitarvi alla discussione: come ricercatori, sentiamo il bisogno di superare la tendenza a giudicare i nuovi comportamenti prima


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che questi siano persino completamente definiti in termini di “valore” (buono o cattivo, “educativo” o no, “culturale” o no…) e di adottare un approccio aperto, basato non sulla classificazione ma sull’ascolto. Ecco perchè abbiamo bisogno delle vostre riflessioni!


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