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NewsCinema.it
Testata Giornalistica di Cinema e Serie Tv Mensile Ottobre 2015 ANNO II - N. 9 Registrazione Tribunale di Roma n.203/11 del 17 Giugno 2011 redazione@newscinema.it www.newscinema.it
Direttore Responsabile Giuseppe Rogolino
Capo Redattore/Capo Servizio Letizia Rogolino
Redattore/Responsabile Serie Tv Carlo Andriani
Hanno collaborato a questo numero: Carlo Andriani Letizia Rogolino Francesca Coppola Claudio Valeriani Alexia Altieri Rosa Maiuccaro Davide Sette
Editore ASTUS s.r.l. Tel +39 0692918588 - Fax 0692911910 Roma - Italia
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SPECTRE
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Dopo Skyfall il nuovo 007 di Sam Mendes tra nostalgia e azione di Carlo Andriani
“Il mio nome è Bond, James Bond”
American Beauty. Come tradizione vuole, anche questa volta gli elementi della serie ci sono tutti: le
24 film, 6 attori, 60 anni di cinema. Poche ma splendide location (Roma, Città del Messico, significative cifre che rappresentano alla perfezione Solden, Tangeri), le bellissime bond-girl (Monica la celebre saga nata dai romanzi di Ian Fleming, Bellucci, Lea Seydoux, Naomie Harris), i gadget di divenuta una pietra miliare del cinema di spionaggio. Q e ovviamente l’immancabile humour Una serie di film in continuo divenire che, dopo la inglese. Eppure qualcosa non convince di questo parentesi semi-seria di Pierce Brosnan, ha avuto Spectre. James Bond scopre l’esistenza di Spectre, nuova linfa con Casino Royale, lo spettacolare una misteriosa organizzazione guidata da un terribile “reboot” della saga firmato da Martin Campbell e nemico legato al suo passato; le rigide direttive di M interpretato dall’allora “nuovo” James Bond, Daniel gli impediscono di agire liberamente ma Bond, Craig. Un capitolo seguito dal debole Quantum of aiutato da Moneypenny e Q, farà di tutto per Solace, dallo spettacolare Skyfall e, ovviamente, distruggere la Spectre e proteggere allo stesso dall’ultimissimo Spectre per cui, per la prima volta tempo Madeleine Swan, la figlia di uno dei suoi più nella Craig-Saga, torna dietro la macchina da presa acerrimi nemici…Dopo lo straordinario successo di pubblico e critica di Skyfall, non era facile realizzare Sam Mendes, il regista premio Oscar nel 2000 per uno 007 all’altezza. Eppure Sam Mendes ce l’ha
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NEWSCINEMA messa tutta. Spectre è infatti non solo un omaggio Sciarra di Monica Bellucci, presente poco più alla nuova serie con Daniel Craig, ma anche ai 23 di cinque minuti nel film. Il villain della storia poi, capitoli che lo hanno preceduto. Allontanatosi dallo Franz Oberhauser, nonostante sia interpretato da stile crudo e realistico degli ultimi tre film, Mendes un attore che di villain se ne intende come sviluppa un’opera caratterizzata da quell’ironia che è Christoph Waltz, ha uno spazio troppo ridotto per stata per oltre 50 anni l’asse portante della saga. Un incutere timore al super-eroe che, senza un superobiettivo ambizioso che però risulta riuscito solo in cattivo da combattere, perde inevitabilmente parte parte. Un po’ perché Daniel Craig è un attore più del suo appeal. Ma del resto il protagonista di fisico che ironico e un po’ perché la saga iniziata con Spectre è molto più umano di quello che possiamo Casino Royale è molto lontanadai “giocattoli” pensare. Sam Mendes svela finalmente allo interpretati da Pierce Brosnan. In ogni caso spettatore il misterioso passato di James Bond Spectre parte nel migliore dei modi: la ricollegando così i tanti dettagli disseminati nell’era complicatissima scena a Città del Messico e Craig: chi ha amato Casino Royale, Quantum of l’iconica e onnipresente sequenza animata dei titoli Solace e Skyfall può finalmente tirare le somme e di testa (sviluppata sulle note di Writing’s on the wall capire qualcosa di più del celebre agente segreto di Sam Smith) sono una vera e propria gioia per gli con la licenza di uccidere; un’analisi in chiave occhi. Le scene a Roma, pur essendo caratterizzate moderna del personaggio di James Bond che rende da incredibili inseguimenti, risultano poco Spectre un film in grado di mantenere l’indiscutibile convincenti nell’umorismo a tratti grottesco e classe ed eleganza della saga di 007. nell’utilizzo forzato di personaggi come Lucia
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JAMESBOND
Daniel Craig
Nato per essere l’agente 007! di Francesca Coppola
Il mio nome è Bond. Lo conosciamo tutti, e tutti tesoro ma, allo stesso tempo, delineando un siamo in attesa dell’uscita di Spectre, il personaggio completamente diverso. Un agente ventiquattresimo capitolo dell’intera serie che vede doppio 0 giovane e agli inizi della sua carriera protagonista il celeberrimo agente 007. All’indomani lavorativa, che si mostra molto spesso vulnerabile e della premiere (avvenuta a Londra il 26 ottobre, con inesperto in confronto ai suoi predecessori, tanto da tanto di reali britannici al Royal Albert Hall), il nuovo aver meritato al noto Casino Royale del 2006 il film è il trionfo di un Daniel Craig virile ed elegante, compito di un riavvio della serie, che conta fino ad che regala scariche d’adrenalina al pubblico senza oggi quattro episodi. Nel primo, diretto da Martin chiedere nulla in cambio. La trama si fa misteriosa, Campbell, viene a presentarsi la genesi del carica di suspense e tensioni che conducono il personaggio, che mantiene i riferimenti strutturali protagonista dall’altra parte del globo fino in terra con il tipico Bond ma si confronta con i propri tratti nostra: è infatti a Roma che è stanziata SPECTRE, distintivi e viene indagato dall’attore nelle sue nuove un’organizzazione di cui è meglio non parlare. Craig possibilità espressive. E’ per questo che si può è il sesto successore della spia britannica che ha rintracciare una linea di continuità in mezzo al nuovo: raccolto l’eredità di Pierce Brosnan, facendone Craig spinge il suo personaggio al limite senza
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tuttavia mai superarlo, restando fedele ai dettami della classicità della serie. Con Quantum of Solace, per la regia di Marc Forster nel 2008, il Bond dell’attore inglese si scontra con la propria irruenza e dovrà imparare a gestire il proprio temperamento, in un’analisi introspettiva alquanto raffinata. I cliché sono quasi del tutto abbandonati a favore di una maniera più realistica e certamente più moderna di rappresentazione della figura dell’agente-spia. Premiato con due Oscar, un Golden Globe e due BAFTA, giunge il crepuscolare Skyfall nel 2012, tra le sapienti mani di Sam Mendes. In esso, prende vita un Craig/Bond potente e leggero, ormai spoglio della statica iconicità del passato. Una palinodia, una similitudine con l’epica fenice, leggendaria così come la caduta presente nel titolo del lungometraggio. Perché non c’è rinascita se prima non si è toccato il fondo. Dopo il secondo capitolo che aveva lasciato l’amaro in bocca, Skyfall si presenta come un’esplosione delle immense possibilità dell’universo seriale del cinema spionistico in questione. Ormai completamente a proprio agio nello smoking caratteristico della spia britannica, Craig conduce il personaggio a fare i conti col passato: soltanto così potrà liberarsene una volta per tutte, eliminando quella pesantezza che sembrava incombere su di lui negli episodi precedenti. Profondo, deciso, irremovibile, Bond emerge dall’oscurità per catapultarsi direttamente nel cuore dell’azione, combattendo la solita megalomania del villain di turno e non deludendo le aspettative dei più affezionati. Mendes è di nuovo alla regia delle nuove avventure di 007, ormai prossime al grande schermo. Se il terzo capitolo riconduceva la serie alle origini, tra eleganza e humour inglese, consolidando Craig nelle distinte vesti dell’agente, Spectre si sofferma con ancor più perizia sulla psicologia del protagonista, in un dibattito tra presente e passato che non ha paura di risultare un tantino contraddittorio. Una rilettura di questa grande e mitica figura cinematografica che spiazza, stupisce ma anche rincuora. C’è soltanto un’ultima cosa da dire: a novembre, assicuratevi il posto in poltrona.
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il noir italiano di stefano sollima di Carlo Andriani
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NEWSCINEMA Da sempre speriamo in quell’omologazione al Elettra Gorietti), del Pr senza scrupoli Sebastiano cinema hollywoodiano che un giorno avrebbe (Elio Germano) e del capoclan Manfredi (Adamo garantito anche alle nostre opere la qualità e la Dionisi), innescherà un effetto domino dalle perfezione dei film americani. Ebbene, quel conseguenze spietate. Stefano Sollima torna al momento apparentemente così lontano è finalmente cinema con Suburra, un film che, aggiornando arrivato perché Suburra, il nuovo film di Stefano un discorso iniziato con le bellissime serie Sollima, l’autore dell’interessante A.C.A.B. e delle tv Romanzo Criminale e Gomorra, utilizza i molti due spettacolari serie tv Romanzo Criminale e
riferimenti alla quotidianità per catapultarci nella
Gomorra, non ha nulla da invidiare al cinema e agli suburra dei nostri giorni; un mondo in cui, show a stelle e strisce. Interpretato da nonostante siano passati oltre duemila anni dalle Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio lotte di quartiere che caratterizzavano l’antica Roma, Amendola, Alessandro Borghi, Greta Scarano, il potere e la criminalità continuano ad intrecciarsi. La città eterna è infatti uno dei protagonisti Giulia Elettra Gorietti, Antonello Fassari, Adamo dell’intenso e accattivante Suburra, il film targato Dionisi e Giacomo Ferrara, Suburra racconta la Netflix che trasforma un argomento trito e ritrito storia del Water-front, un progetto di speculazione come il mondo criminale italiano in un vortice edilizia che coinvolge il politico corrotto Filippo di azione, ritmo ed emozioni. Utilizzando elementi Malgradi (Pierfrancesco Favino), il capo di una vincenti come la maestosità delle scene, famiglia criminale (Alessandro Borghi) e il più temuto l’emozionante soundtrack e l’eccellente cast, rappresentante della malavita romana (Claudio Sollima confeziona un film contraddistinto da una Amendola). Un business di milioni di euro che, violenza e una potenza visiva straordinariamente mettendo in gioco le vite dell’escort Sabrina (Giulia internazionali.
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Un risultato inedito per il cinema italiano che mostra che anche i nostri autori, con un pizzico di impegno e un ovvio margine di rischio, possono realizzare film di azione di elevatissima qualità. La grandezza di Suburra è infatti l’intensità con cui Sollima, sviluppando una serie di personaggi animati solo dal desiderio personale, racconta una città in cui non smette mai di piovere e in cui nessuno crede. Un mondo marcio, violento e senza speranze che il regista di ACAB racconta brillantemente in Suburra, uno dei migliori noir del cinema italiano. La 01 Distribution distribuirà Suburra in tutti i cinema italiani il prossimo 14 ottobre.
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INTERVISTA “un noir metropolitano che mostra il lato oscuro di roma” a cura di C.A.
Come è nato questo progetto? Stefano Sollima: Ho iniziato a lavorare a questo progetto due anni e mezzo fa. Il film non è realistico e anacronistico, ma allegorico. È un racconto su una città e sul potere, quindi è sempre attuale. Ho usato dei campi di ripresa più larghi per permettere allo spettatore di vedere il personaggio e il mondo che lo rappresenta. Il genere di riferimento è il gangster-movie. Suburra è un noir metropolitano spinto. Riccardo Tozzi: Suburra è il frutto di un lavoro iniziato nel 2004 quando, dopo aver visto le prime bozze di Romanzo Criminale, abbiamo deciso di rinnovare il cinema italiano. Il nostro cinema ha bisogno di appoggiarsi a uno sguardo internazionale per non rimanere fuori dai giochi. Suburra è sicuramente un film caro per l’Italia, un grandissimo lavoro e uno sforzo enorme per il cinema italiano. Qual’è stata la sfida di produrre un film come Suburra? Paolo Del Brocco: Abbiamo sempre prodotto film lasciando l’autore libero. Suburra è un film di denuncia ma è anche un’opera universale e internazionale. Verrà distribuito in 500 sale proprio perché crediamo che questo film sia cinematograficamente straordinario.
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Che cosa l’ha affascinata nel raccontare una storia caratterizzata solo da anti-eroi? Stefano Sollima: Il vantaggio di aver raccontato una storia caratterizzata solo da anti-eroi è stato quello di aver trovato un’umanità in questi personaggi. Come ha scelto il cast del film? Stefano Sollima: Quando dirigo un film parto sempre da due punti fondamentali, la sceneggiatura e il cast. Sono molto felice di questo cast perché sono riuscito ad avere degli attori straordinari. Come vi siete preparati a interpretare i vostri personaggi? Claudio Amendola: Il mio obiettivo è stato rendere Samurai il più normale possibile. È un personaggio immobile come una statua, fa paura perché potresti incontrarlo ovunque. È anonimo perfino nei costumi. La sfida più grande è stata proprio interpretare un personaggio apparentemente così semplice. Pierfrancesco Favino: Tutti i personaggi del film sono guidati dall’ambizione, dalla soddisfazione personale. Prima di interpretare Suburra mi sono interrogato a lungo su quello che sarei stato disposto a fare per ottenere qualcosa. Fortunatamente la risposta non è stata quella dei personaggi del film… Elio Germano: Il film racconta una degenerazione comune a tutti noi. Ci riempiamo della immagine che proiettiamo agli altri. I personaggi del film sacrificano ogni cosa per il benessere personale. Greta Scarano: Quando ho letto la sceneggiatura mi sono follemente innamorata del mio personaggio. Stefano è un regista molto esigente. È stata dura ottenere il ruolo e interpretarlo, ma sono stata anche molto seguita nella formazione del personaggio. Stefano fa di tutto per permettere all’attore di dare il meglio di sé. Giulia Elettra Gorietti: Aver preso parte a questo film è un sogno che si avvera. La sfida più grande è stata quella di tirare fuori dal personaggio una ingenuità e una purezza che comunque le appartengono. Dopotutto Sabrina vende il corpo, non l’anima. È una ragazza che fa molta tenerezza. Alessandro Borghi: A differenza di Samurai, Numero 8 è lontano dalla realtà sin dal look. È anche
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imprevedibile e determinato. Ha un sogno che vuole realizzare ed è innamorato di Greta. Ha il bisogno estremo di raggiungere il suo obiettivo. Adamo Dionisi: È stato un lavoro molto lungo ma divertente. È un personaggio spietato, freddo e risoluto. Ho dovuto tirare fuori la parte cattiva che è in tutti noi per interpretarlo. Perché ha deciso di dare uno sguardo così negativo alla nostra società? Stefano Sollima: Il titolo riporta indietro alla nascita di Roma. Questo dimostra che il mio non è un approccio negativo ma realistico perché mostro una parte della nostra città. Ma Suburra è allo stesso tempo anche un racconto universale.
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lo stagista inaspettato un divertente confronto generazionale
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di L.R.
NEWSCINEMA Vi siete emozionati con L’Amore non va in vacanza? confezionare una commedia emozionante e Avete sorriso con l’indimenticabile What Women divertente, che coinvolge nonostante le due ore di Want – Quello che le Donne Vogliono? Allora non durata. Mentre il personaggio di De Niro deve fare i potete perdere il nuovo film scritto e diretto conti con lo status di pensionato e trovare un nuovo da Nancy Meyers, Lo Stagista Inaspettato, con modo per sentirsi utile ed impiegare il suo tempo, Robert De Niro, Anne Hathaway e Rene Anne Hathaway veste i panni di una donna Russo. Una società di moda assume uno stagista decisamente fuori dagli schemi: Ben Whittaker, un settantenne pensionato che ha scoperto che in fondo la pensione non è come immaginava e decide
realizzata nel lavoro che deve riuscire a trovare un
equilibrio tra i suoi diversi ruoli di moglie, madre ed imprenditrice. Si percepisce nel suo personaggio un piacevole richiamo alla Andy Sachs de Il Diavolo
Veste Prada, quasi a consacrare questo film come così di sfruttare la prima occasione utile per rimettersi in pista. Nonostante le diffidenze iniziali, una sorta di spinoff o sequel del film di David Ben dimostrerà alla fondatrice della compagnia di Frankel. La sceneggiatura è forte e lineare e aiuta a essere una valida risorsa per l’azienda e tra i due mantenere il ritmo dinamico e fresco. Senza dubbio nascerà un’inaspettata sintonia. Come gran parte la presenza di De Niro con la sua carica di dei film della Meyers, al centro de Lo Stagista espressione è fondamentale, sia per le parti comiche Inaspettato ci sono i legami e le relazioni tra i vari che per i momenti più nostalgici e malinconici. La personaggi che compongono un cast multi- coppia De Niro-Hathaway è il motore del film in un generazionale che funziona perfettamente insieme. mix di tenerezza e complicità. I due personaggi si Affrontando il mondo del lavoro con le sue incognite sostengono a vicenda per riscattarsi e trovare la
e i suoi compromessi, il film ha un cuore e un strada giusta da percorrere per una nuova serenità e contenuto romantico e familiare che aiuta a realizzazione personale. Il tutto condito da una
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“Un cuore romantico e familiare misto ad una buona dose di ironia”
buona dose di ironia legata soprattutto alle differenze generazionali, tra le nuove tecnologie (domina incontrastata la Apple) e la diversa interazione con gli altri. De Niro diventa un dispensatore di buoni consigli e di perle di saggezza che fanno pensare che in fondo la vecchia scuola resta sempre la migliore, mentre l’epoca moderna si nasconde dietro un monitor un po’ troppo spesso. Lo Stagista Inaspettato è una commedia delicata e divertente, con spunti di riflessione ed un intenso tessuto emotivo che regala diversi momenti di commozione. Da non perdere dal 15 Ottobre al cinema.
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The
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L’esigenza di coppia secondo il regista greco Yorgos Lanthimos di L.R.
Quando sembra ormai di aver visto tutto al cinema sono obbligati a scegliere un partner entro 45 giorni arrivano artisti indipendenti come il regista greco e se falliscono vengono trasformati in un animale a Yorgos Lanthimos, che dopo produzioni low
loro scelta e liberati nei boschi. Anche solo leggendo
budget realizzate ad Atene, firma il suo primo la trama si avverte la dimensione surreale e prodotto internazionale, The Lobster. Presentato in provocatoria di questo film, che si spinge oltre i limiti anteprima al Festival di Cannes dove ha vinto il Gran del non-sense, trovando la sua forza nella Premio della Giuria, questo film irriverente, sceneggiatura originale e tagliente che lo stesso divertente e assolutamente non convenzionale regista ha scritto insieme ad Efthimis Filippou. I arriva nelle sale italiane il 15 Ottobre distribuito da dialoghi brillanti ed ironici tra i personaggi Good Films. Colin Farrell, Rachel Weisz e Lèa richiamano i toni e lo stile dei film di Wes Anderson Seydoux sono protagonisti di una storia d’amore e sono immersi in un’atmosfera alla Stanley ambientata in un futuro prossimo dove essere single Kubrick. Il regista porta lo spettatore ad una è considerato un reato e tutti coloro che sono da soli riflessione sociale e personale sul tema della coppia o non hanno ancora trovato la propria metà, e sull’esigenza di dividere la propria vita con un’altra vengono costretti all’interno di un albergo più simile persona all’interno della società. “L’idea di questo ad una prigione o ad un centro di riabilitazione. Qui film è nata dalle discussioni su come le persone
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sentono la necessità di trovarsi costantemente in una relazione amorosa, sul modo in cui alcuni vedono coloro che non hanno una relazione; su cosa arrivano a fare certe persone pur di trovarsi un compagno” spiega Lanthimos che realizza un film sull’amore molto lontano dal romanticismo. Nell’originale visione di The Lobster lo humour diventa lo strumento principale per analizzare le paure e le debolezze dell’essere umano all’interno di una situazione sentimentale. Gli atti sessuali, il primo approccio con la persona a cui siamo interessati, i vari passaggi di una relazione, e i pregi e difetti che l’altro deve conoscere e accettare per portare avanti una storia solida ed importante, diventano materiale di studio e regole da seguire, come si trattasse di un addestramento emotivo. Guardando questo film si respira incredulità e si resta sorpresi di fronte ad una forma nuova di cinema che sceglie di osare e sfidare la realtà con una storia surreale e verosimile allo stesso tempo. The Lobster è un film folle che si diverte a camminare in bilico sul confine dell’assurdo, ma è soprattutto “una meditazione sulla natura dell’amore moderno” come sottolinea il produttore Ed Guiney. La parte finale tuttavia risulta più debole e sconnessa rispetto all’idea iniziale e, anche se Lanthimos sembra il precursore di una nuova poetica dell’immagine e dell’immediatezza, non è facilmente digeribile. Tuttavia porta sicuramente qualcosa di nuovo nel panorama cinematografico contemporaneo, ma lascia l’amaro in bocca.
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Jake
GYLLENHAAL CRIMSON PEAK un attore dai mille ruoli di Alexia Altieri
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Il nuovo horror gotico di Guillermo Del Toro tra fantasmi, passione ed intrighi di C.A.
Una storia di fantasmi, un maniero che custodisce un segreto ed una più che considerevole dose di
con l’inquietante e crudele Lady Lucille Sharpe e
violenza sono gli ingredienti fondamentali di Crimson Peak, il film che segna il ritorno di
metterla in guardia da un destino di sofferenza eterna. Quando siamo venuti a conoscenza del
Guillermo Del Toro al genere horror/gotico che
progetto di Crimson Peak, l’hype di vedere Del
l’ha lanciato. Archiviati i robottoni di Pacific Rim ed
Toro alle prese con un prodotto in linea con il suo
il bizzarro ma sempre funzionale Hellboy, Del Toro
spirito e la sua immaginazione a tinte dark, è salito
si cimenta in un’opera che rimanda chiaramente a
inevitabile alle stelle. Non è un mistero che l’autore
quello che è a tutti gli effetti il suo film più completo,
di Mimic si trovi a suo agio con l’horror e Crimson
Il Labirinto del Fauno. Interpretato da un cast
Peak era l’occasione perfetta per riportare in alto
stellare composto da Mia Wasikowska, Tom
un tipo di cinema che negli ultimi anni non ha fatto
Hiddleston, Jessica Chastain e Charlie
altro che perdere credibilità. Ma nonostante
Hunnam, Crimson Peak racconta la storia di Edith
l’ottima regia, la meravigliosa fotografia ed il cast
Cushing, una aspirante scrittrice che, dopo aver
stellare, Crimson Peak risente di una sceneggiatura
perso la testa per l’affascinante nobile in rovina Thomas Sharpe, si trasferisce a Crimson Peak, un luogo infestato da inquietanti presenze. Qui dovrà fare i conti con il misterioso passato di Thomas,
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con i fantasmi del maniero, disposti a tutto per
che non aggiunge nulla di nuovo al panorama cinematografico contemporaneo. L’inquietante maniero, gli interessanti personaggi sopra le righe (impeccabile come sempre Jessica Chastain nei
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panni della crudele ed a tratti ironica Lady Lucille Sharpe) e i sempre affascinanti fantasmi, resi qui con un realismo che toglie il fiato, sono elementi vincenti ma abusati dal cinema di genere che necessitano di uno script come quello di The Others per lasciare veramente il segno. Un obiettivo che Crimson Peak raggiunge attraverso la spettacolare resa visiva (ricca di una profondità incredibilmente suggestiva), l’eleganza dei costumi, le improvvise e sempre funzionali scene di violenza e le meravigliose musiche di Fernando Velazquez. Elementi vincenti che, a causa di alcune pecche di sceneggiatura, non riescono a dare vita al capolavoro del cinema di genere che tutti ci saremmo aspettati da un maestro come Guillermo del Toro.
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Mia
WASIKOWSKA “Sul set c’era sangue dappertutto” di Rosa Maiuccaro
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Intervistare Mia Wasikowska non è un’impresa facile. Timida e taciturna l’attrice di origini australiane non si può certo definire una grande conversatrice. Dice di essere pigra e le crediamo sulla parola a giudicare dal modo lento e sbrigativo con cui risponde alle nostre domande. Il contrario del fidanzato Jesse Eisenberg (con il quale fa coppia fissa dal 2013) che intontisce e spesso bacchetta i giornalisti con risposte fulminee e pungenti. Insieme a Tom Hiddleston e Jessica Chastain, Mia è la protagonista del nuovo film di Guillermo del Toro, Crimson Peak, uno dei pochi che, a quanto pare, sia riuscito ad impressionarla. Questo horror gotico con sfumature romantiche l’ha divertita, sicuramente più di Alice in Wonderland 2 che è tornata ad interpretare per motivi contrattuali… Che tipo di esperienza è stata lavorare sul set di un regista così visionario come Del Toro? Guillermo è uno dei registi più generosi con cui abbia mai lavorato. Quello di Crimson Peak è stato in assoluto il set più straordinario che io abbia mai visto. Era una casa a tre piani curata in ogni minimo dettaglio allestita a Toronto. Era curioso notare come da un momento all’altro potessero apparire streghe o sangue da vassoi o pareti! Com’è stato invece condividere quest’esperienza con due attori come Jessica Chastain e Tom Hiddleston? Avevo già lavorato con entrambi anche se per due progetti estremamente diversi tra loro. Sono due grandi attori e due ottimi partner di scena.
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Crimson Peak è un horror gotico e di conseguenza uno degli elementi chiave è quello della paura. A te cosa spaventa di più? Proprio come il film vuole sottolineare io credo che nonostante molto spesso ci facciamo condizionare dalle nostre emozioni o suggestioni ciò che dovremmo temere di più sono le persone. All’inizio del film Edith (il suo personaggio, n.d.r.) sostiene che se dovesse essere una scrittrice vorrebbe essere come Mary Shelley, faresti la stessa scelta? Credo di sì. Ho letto Frankenstein proprio durante la preparazione di questo film e non sapevo fosse scritto da una donna. Mi piace molto lo stile bohemien di Mary Shelley e ho trovato la sua scrittura molto interessante. Ho preso anche ispirazione da Giro di Vite di Henry James e da un’infarinatura del genere gotico mentre Guillermo mi ha suggerito la visione di Notorious di Alfred Hitchcock. Quali sono le difficoltà che hai riscontrato nella tua carriera sinora? Devo dire di essere stata sempre molto fortunata e di aver avuto grandi opportunità. In ogni caso non interpreterei mai un ruolo se non mi piacesse o se non ne fossi certa. Hai già interpreto alcune tra le più celebri eroine della storia della letteratura come Jane Eyre e Madame Bovary. Che cosa ti affascina degli adattamenti cinematografici? Quelli erano due classici che ho amato e così ho subito accettato l’opportunità di interpretarli. Credo che gli adattamenti tendano a sottolineare la risonanza di questi personaggi quand’anche scritti secoli fa. Non è la prima volta che interpreti una donna all’avanguardia, è un aspetto decisivo nella scelta dei ruoli? Sì, sicuramente ho ammirato il fatto che Edith fosse uno spirito libero, una ragazza ambiziosa, idealista e curiosa. Mi piaceva l’idea di una donna
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NEWSCINEMA altrettanto ingenua da farsi ingannare facilmente e così intelligente e coraggiosa da affrontare ciò che la spaventa e superare una situazione apparentemente senza vita d’uscita. Di recente molte tue colleghe si sono ribellate contro il maschilismo di Hollywood. Sei dalla loro parte? Supporto sicuramente la loro causa anche se non mi sento coinvolta in prima persona in queste dinamiche. Credo comunque che esista una disparità di trattamento tra attori ed attrici a Hollywood come dimostrano anche le poche registe donne con le quali sono riuscita a lavorare sinora. Come mai la scelta di reinterpretare Alice nel paese delle meraviglie nel sequel del film di Tim Burton? Non avevo scelta (ride, n.d.r.). Devo dire che anche se il regista è diverso, ha fatto un gran lavoro. Il cast è lo stesso ma ci sono più variazioni rispetto ai set precedenti e più interazioni tra i vari personaggi. Al di là degli obblighi contrattuali ami di più il mondo indie o quello dei blockbuster? Le grandi produzioni ti facilitano il lavoro perché hai più tempo per prepararti e i ritmi sono meno serrati. Scelgo molto più spesso di recitare in film indipendenti perché li trovo più interessanti. E a te da spettatrice cosa piace guardare? Non amo gli horror, specie quelli molto cruenti. Adoro i thriller psicologici. Nel resto del tempo libero cosa ami fare? So che ci sono degli attori che recitano in un film dopo l’altro ma io sono troppo pigra e subito dopo le riprese torno a casa mia a Sydney a riposarmi. Leggere è il mio passatempo preferito. Quanto sei cambiata dai tuoi esordi ad oggi? Credo di essere solamente un po’ più a mio agio e consapevole del mio lavoro. Recitare ti pone di fronte a delle costanti sfide e a dei risvolti inaspettati che ti fanno crescere e maturare quindi è molto difficile avere sempre il controllo su tutto. E’ un cambiamento cronico, almeno ora lo so!
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Ascanio Celestini
“I fratelli dardenne hanno trovato il mio film laconico ma sincero� di Carlo Andriani
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La parola poliedricità fa rima con Ascanio Celestini, un’artista che dal 1996 ad oggi ha firmato venti spettacoli teatrali, scritto dieci libri, registrato un disco e girato due documentari e due film. Poche frasi, affermate dallo stesso Celestini, che rispecchiano perfettamente un autore che continua a sorprendere per il suo stile unicamente originale. L’ultima delle sue fatiche è Viva La Sposa, una pellicola scritta, diretta e interpretata da Celestini che, dopo essere stata presentata alla 72° edizione della Mostra del Cinema di Venezia, esce il 22 ottobre in tutte le sale italiane. Il film, che racconta la storia di un buono a nulla e dei bizzarri incontri che la vita lo porta a fare, è interpretato anche da Alba Rohrwacher, Salvatore Striano, Francesco De Miranda, Veronica Cruciani e Mimmi Gunnarsson. Di seguito la nostra intervista ad Ascanio Celestini che ci ha svelato tante curiosità su Viva La Sposa, sul rapporto con i fratelli Dardenne e sui prossimi progetti cinematografici e televisivi. Dove ha trovato l’ispirazione per scrivere, dirigere e interpretare questo film? Le due di notte o un’ora del genere, un tizio mi chiede di offrirgli una birra, gliela porto, la apre col suo Leatherman, incide il tappo e ci fa uno scarabeo. Ho pensato che la gente che beve può chiudersi nella scatola del proprio cervello o avere la fantasia di aprirsi a qualunque mondo sconosciuto. Nel 2010 era in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia con La pecora nera. Come è cambiato il cinema italiano in questi cinque anni e come è stato tornare da regista non esordiente? Non lo so come è cambiato, non sono sicuro nemmeno che sia cambiato. Se guardiamo solo il cinema non capiamo niente dell’arte. Il cinema deve essere letteratura, la letteratura è teatro, il teatro è musica, eccetera. Tutte queste condizioni del linguaggio fanno parte del mondo. Dovremmo chiederci piuttosto come è cambiato il mondo.
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Come ha scelto il cast e che approccio ha seguito per dirigere gli attori nel film? Voglio lavorare con persone coscienti. Mi piacciono gli artisti intelligenti. Gli istintivi sono affascinanti, ma non puoi parlarci per cinque minuti di seguito. Io voglio stare insieme a persone che mi mostrano il loro punto di vista sul mondo. Così ho scelto gli attori, bambini compresi. Perché ha deciso di intitolare il film “Viva La Sposa” e che ruolo ha la Sposa nella storia? La sposa è un significante senza significato, così ci insegnavano a scuola poco dopo aver imparato a scrivere. Ci troviamo davanti a un suono, un gesto, una parola che ci pare significhi qualcosa, e invece non lo troviamo quel significato. Però ci interroghiamo come se ci fosse. La sposa è uno spazio vuoto. Lo spettatore la digerisce come vuole, può e sente. Qualcuno mi dice “la sposa è la realtà vista da chi se ne sta fuori”, qualcun altro “è l’irreale visto dal punto di vista della realtà”, qualcuno ancora si chiede “ma perché non si vede mai il marito?” Mia moglie dice “ma deve per forza significare qualcosa?” Perché ha deciso di rendere il quartiere popolare che fa da sfondo alle vicende dei personaggi un protagonista del film? Perché i luoghi sono come il tempo. Sono il contenitore reale nel quale avvengono le cose che digeriamo con la testa. Quali sono i punti di contatto e le divergenze tra lei e Nicola? La Sambuca, un quartiere e il furgone rosso del film.
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NEWSCINEMA Tra i produttori ci sono i fratelli Dardenne. Come è stato lavorare con due icone del cinema mondiale? Conoscevano il mio lavoro teatrale. In Belgio lavoro spesso. Un mio spettacolo è in scena ormai da tre anni ed è stato, curiosamente, anche premiato come miglior spettacolo belga dalla critica due anni fa. I “fratelli” mi hanno scritto una bella lettera con qualche proposta e un dubbio, “cosa significa l’inquadratura finale del bambino che si trucca”, ma hanno anche aggiunto “Ecco, un po’ laconico ma sincero” e hanno chiuso dicendo che hanno amato il film “Molto”. Ha firmato opere teatrali, scritto libri, registrato un disco e diretto due film. Dove si concentrerà maggiormente in futuro? “Non lo so” è una risposta rispettabile?
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Guillermo DEL TORO il maestro dell’horror gotico contemporaneo di Carlo Andriani
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NEWSCINEMA È uno dei maggiori registi del cinema mondiale. I suoi film sono quasi sempre caratterizzati da
diavolo, un horror graficamente innovativo
mostri oscuri, meccanismi a orologeria e
ambientata durante la seconda guerra mondiale. Il
affascinanti insetti. E, in meno di venti anni e con
successo del film lo porta a dirigere Blade 2, il
soli otto film, è diventato il maestro dell’horror
sequel del cult di Stephen Norrington del 1998
gotico contemporaneo. L’autore di cui stiamo
che, incassando 155 milioni di dollari in tutto il
parlando è Guillermo Del Toro, il regista
mondo, spinge Del Toro a rischiare con Hellboy, il
dell’attesissimo Crimson Peak con Mia
fumetto di Mike Mignola che ha per protagonista
Wasikowska, Tom Hiddleston e Jessica
il buffo diavolo rosso interpretato dal caratterista
Chastain; un interessante film che mettiamo da
Ron Perlman. L’incasso al box-office non è dei
parte per raccontare le origini del suo autore che,
migliori ma Del Toro, quattro anni dopo, realizza il
prima di diventare il visionario regista che tutti
fantastico sequel The Golden Army che, pur
conosciamo, fonda nei primi anni Ottanta la
ottenendo un incredibile successo di critica, mette
compagnia Necropia e il Guadalajara International
in standby la saga. Nel frattempo però il visionario
Film Festival. Il rapimento del padre in Messico è il doloroso avvenimento che, segnando la sua
regista non sta con le mani in mano e tra i due Hellboy realizza il suo miglior film, Il labirinto del
adolescenza, lo porta a trasferirsi negli Stati Uniti,
fauno; un’opera caratterizzata da splendide
dove nel 1993 debutta dietro la macchina da presa
scenografie, emozionanti musiche e meravigliose
con Cronos, il suo primo lungometraggio. L’opera
idee di regia che segna il passaggio di Del Toro da
desta subito l’attenzione dei produttori di
autore da tenere d’occhio a maestro del cinema di genere. Così la New Line Cinema lo chiama per
Hollywood che gli affidano nel 1997 la regia di Mimic, un interessante omaggio ai B-Movies dove per la prima volta Del Toro introduce i tanto amati (e qui spaventosissimi) insetti. Nel 2001 torna in Messico per dirigere uno dei suoi cult, La spina del
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costruito su una interessante ghost story
dirigere Lo Hobbit, ma per una serie infinita di ritardi e incomprensioni è nuovamente Peter Jackson a firmare la nuova trilogia ambientata
nella Terra di Mezzo. Liberatosi nel 2010 da Lo Hobbit, Del Toro si prende un momento di “relax” dirigendo Pacific Rim, un film che trae ispirazione dai colossali mostri del cinema giapponese presenti in numerosi anime e manga. L’action con Charlie Hunnam e Ron Perlman incassa oltre 411 milioni di dollari, una cifra stratosferica che permette al padre di Hellboy di concentrarsi su The Strain, la serie tv di genere horror tratta dalla saga letteraria Nocturna scritta dallo stesso Del Toro con Chuck Hogan. Lo spirito dark dello show lo porta così a dirigere Crimson Peak, un inquietante horror che segna il suo ritorno al genere che lo ha reso celebre. E non è tutto, perché Del Toro è attualmente al lavoro su una versione a tinte dark della fiaba di Pinocchio, sul sequel di Pacific Rim e sul terzo capitolo di Hellboy. Tre nuovi progetti che segneranno il passaggio di Del Toro da maestro dell’horror gotico a uno dei registi più originali, visionari e poliedrici della storia del cinema.
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PAN il prequel di peter pan di C.A.
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NEWSCINEMA ha visto il meraviglioso cartone della Walt Disney
misteriosa Isola che non c’è, un luogo di magie dove il futuro eroe della storia è però uno dei tanti
del 1953 si è sicuramente scontrato con il cult di
schiavi del temibile Barbanera (Hugh Jackman).
Steven Spielberg del 1991 o perlomeno con lo
Ci penseranno l’amico e alleato James Uncino
scult di P.J. Hogan del 2003. Due film che,
(Garrett Hedlund) e la ribelle Giglio Tigrato
nonostante il discreto successo di pubblico, non
(Rooney Mara) ad aiutarlo a sconfiggere
resero proprio onore alla storia del bambino che preferisce volare piuttosto che diventare grande.
Barbanera e a scoprire così le sue origini e il suo destino… Che Peter Pan sia un eroe difficile da
Riportare sul grande schermo per la terza volta le
portare sul grande schermo è indubbio. Perfino
vicende di Peter Pan, Capitan Uncino e Wendy
Hook di Steven Spielberg fu aspramente (e forse
non è sembrata così una buona idea alla Warner
ingiustamente) criticato a suo tempo. Ma il Pan di
Bros che ha deciso di puntare su un esperimento
Joe Wright, forte di un regista di grande talento, di
alla Maleficent per dare nuova linfa all’ormai vista e
un cast eccezionale, di un budget di 150 milioni di
rivista Isola che non c’è. Un obiettivo interessante m a r i s c h i o s o c h e h a i n P a n u n e s i t o
dollari e di ben 12 anni di distanza dall’ultima versione cinematografica, sarebbe potuto/
perfino inferiore al reboot di P. J. Hogan. Il prequel
dovuto essere sicuramente migliore del film che
di Joe Wright parte molto prima della storia creata
abbiamo visto questa mattina in anteprima alla
da J. M. Barrie mostrando il celebre Peter
Festa del Cinema di Roma. Presentato nella
Pan (Levi Miller) nelle inedite vesti di un dodicenne prigioniero di un tetro orfanotrofio. Ma le cose
sezione Alice nella Città, Pan inizia in un orfanotrofio ricco di dinamiche più vicine al Matilda
p re n d o n o i m p ro v v i s a m e n t e u n a p i e g a
sei mitica di Danny DeVito che alla grandiosa
diversa quando una nave di pirati lo porta nella
opera che tutti ci saremmo aspettati da Wright.
Tutti conosciamo la storia di Peter Pan. Chi non
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La sensazione che assale lo spettatore è quella di vedere un film sbagliato per un regista che, avendo sempre dimostrato una certa propensione per i drammi in costume (Orgoglio e pregiudizio, Espiazione, Anna Karenina), non riesce a liberarsi dalle logiche e dai meccanismi del kolossal per ragazzi. Il problema fondamentale di Pan è la sceneggiatura di Jason Fuchs che presenta personaggi abbozzati (James Uncino non presenta nessuna sfumatura del futuro temibile Capitano che tutti conosciamo), battute banali e una trama poco avvincente. Punti di debolezza che costringono Wright a concentrare l’attenzione su intense battaglie navali che, non essendo parte integrante del suo cinema, non funzionano neanche sotto il punto di vista action. Un altra debolezza di Pan è poi l’incoerenza di alcune scelte di fondo. Perché gli abitanti de L’isola che non c’è cantino i Nirvana e i Ramones rimane un mistero come lascia scettici l’idea di inserire u n a Tr i l l i s e n z a u n v o l t o e u n a v o c e o affidare alla brava Amanda Seyfried un ruolo di cui è difficile capire il senso. Il risultato finale è così un film caotico, nato col piede sbagliato e sviluppato frettolosamente che rimanda a data da destinarsi una versione cinematografica che renda finalmente onore alla meravigliosa storia di Peter Pan. La Warner Bros distribuirà Pan in tutti i cinema italiani il prossimo 12 novembre.
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Robert ZEMECKIS il successo della formula “one man show” a cura di Alexia Altieri
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Il 7 agosto 1974 centinaia di newyorkesi con il naso all'insù guardavano estasiati l'esaudirsi dell'impresa
pronto a sognare”. Quell'ardore artistico che brucia a
impossibile di Philippe Petit: il giovane funambolo
irrimediabilmente il regista durante il loro primo
francese che quella mattina ha attraversato per ben
incontro – Zemeckis ne parla in questi termini:
8 volte, camminando su un filo teso
“Appena incontrato Philippe l'ho amato
clandestinamente a 412 metri da terra, la linea d'aria
immediatamente, è un magnifico affabulatore […] Il
tra le imponenti Torri Gemelli del World Trade Center.
film funziona perchè presentiamo il suo bisogno
La poetica danza, sospesa tra terra e cielo, disobbedendo alla gravità, del giovane dallo spirito sovversivo e appassionato, è diventata un simbolo – una traversata leggendaria a cui Robert Zemeckis, maestro degli effetti speciali, non ha esitato a dedicare un film: The Walk. La pellicola racconta con estrema leggerezza e profonda ammirazione, l'impresa senza precedenti di Petit, muovendosi
fiamma alta dentro Petit ha coinvolto
innato di espressione artistica - e continua Abbiamo un sogno che dobbiamo fare uscire, è una cosa più grande di noi, spesso andando anche contro chi invece tale ardore non lo possiede”. J. Gordon Levitt si dimostra un interprete perfetto per il funambolo, il quale ha insistito per insegnargli in prima persona a camminare su una fune. “Il primo
abilmente sul sottile filo della sospensione
incontro con Philippe Petit lo ricordo molto bene –
dell'incredulità che si evolve in un tripudio vertiginoso di emozioni – Zemeckis ci racconta la
afferma l'attore – mi disse: 'Vedrai che nel giro di otto
favola di un sognatore, parabola di un artista
d'acciaio con un'asta tra le mani'. E così è stato. […]
visionario. “Voglio che il mio film, una lettera d'amore
Lui ha visto nascere le due Torri e ha letteralmente
alle Torri e alla tecnologia più avanzata, sia
tracciato un filo con una matita da una cima all'altra.
un'esperienza inedita per chi paga il biglietto ed è
Nel giocoliere e funambolo francese riconosco l'arte
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giorni ti insegnerò a camminare su una fune
del sognatore, l'atto di qualcuno che ha saputo sovrappone sapientemente diverse epoche, a ispirare il mondo con la propria storia”. L'attore, partire dall'affascinante scenario americano degli profondamente ispirato dal genio del francese, anni Cinquanta, esplorando la lontana epopea west dichiara: “La vita di ognuno di noi somiglia a quella e volando fino ad un futuro, ultra-tecnologico che è del funambolo Philippe Petit. Sospesi su un cavo stato etichettato 21 Ottobre 2015. Noi possiamo testimoniare che, anche se non sono state ancora d'acciaio, a passo leggero, corpo e mente alla inventate scarpe auto-allaccianti o skateboard ricerca di equilibrio, mentre il mondo fuori volanti, ci sentiamo ancora profondamente lentamente scompare. Ed ecco gli ultimi tre passi, connessi all'immaginario collettivo plasmato quelli decisivi, tra il vuoto e la meta. Sono i passi in dall'immortale trilogia a orologeria. Al di là della cui ci giochiamo tutto”. Un film che vale appieno il trama, Ritorno al futuro è stata la prima saga ad prezzo del biglietto e che sancisce, a detta dello essere girata back-to-back (il secondo e il terzo stessa regista, il culmine di tutti i suoi film con effetti capitolo sono stati realizzati in concomitanza) e ad visivi. Robert Zemeckis si laurea in cinema nel introdurre al cinema effetti speciali strabilianti – per 1973 e inizia la sua carriera in veste di montatore; citarne uno, l'incredibile ricostruzione scenica della stringe un prezioso sodalizio artistico con lo
Hill Valley del 2015. Successivamente, Zemeckis
sceneggiatore Bob Gale e Steven Spielberg: dalla ha dato vita ad un ambiguo cocktail di live-action e cui collaborazione nascono le pellicole 1964 – stop-motion, affiancando attori in carne ed ossa a Allarme a New York, Arrivano i Beatles e 1941 – simpatici protagonisti dei cartoni animati – Chi ha Allarme a Holywood. Il primo grande successo del incastrato Roger Rabbit (1988). Ancora una volta regista outsider è All'inseguimento della pietra verde l'ironia regna sovrana in un progetto ambizioso, (1984) – una concitata commedia brillante e geniale, che ha introdotto un altro immortale romantica che non annoia e fa conoscere al mondo personaggio, la computerizzata rossa tutta curve Danny DeVito. Umorismo e sentimento diventano animate – Jessica Rabbit. Nel 1992, con La morte fin da subito le due pietre miliari della sua ti fa bella, l'ormai comprovato maestro degli effetti filmografia. “Nulla sul serio, ma tutto per bene” è il speciali mette a punto un'altra opera visivamente motto del regista, la linea guida che lo porterà alla spettacolare seppur straniante: il tema è quello della realizzazione di capolavori senza tempo, destinati a chirurgia plastica, dell'ossessione per la giovinezza rimanere impressi nella storia del cinema, come la e la trasformazione fisica – Zemeckis agisce senza trilogia di Ritorno al futuro (1985). Un capolavoro di remore sul corpo umano, scomponendolo fantascienza e teen drama, all'avanguardia per letteralmente, dissacrandolo, trattandolo come quegli anni, dissacrante e mirabolante – un cult fosse uno dei manichini usati in Chi ha incastrato inconfondibile, ancora incredibilmente attuale, Roger Rabbit per semplificare il lavoro degli attori. imitato e citato di continuo. Il regista gioca sul Tuttavia, la sua passione per gli effetti speciali, per la territorio – perlopiù inesplorato allora – dei viaggi leggerezza, l'umorismo e al tempo stesso l'epicità, temporali e costruisce due personaggi
trovano la loro più grande espressione in quello che indimenticabili, Marty McFly (Michael J. Fox) e Doc è stato forse il suo più grande capolavoro, epopea Emmet Brown (Christopher Lloyd), lo strambo e del mito americano, vincitore di 6 premi Oscar – geniale scienziato. Ritorno al futuro è un folle Miglior film, Miglior regia, Miglior attore viaggio esistenziale alla scoperta di ciò che
protagonista, Miglior sceneggiatura non originale,
eravamo, siamo e saremo – il regista mescola e Miglior montaggio, Migliori effetti speciali. Forrest
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Gump (1994) è un piccolo gioiello di storytelling e cinematografia, modellato su un eroe atipico, istintivo e puro, la cui bellezza e attrattiva nasce proprio dall'imperfezione; un moderno Gulliver a cui dà il volto Tom Hanks – Mi chiamo Forrest Gump. Tutti quanti mi chiamano Forrest Gump. Zemeckis ripercorre circa trent'anni di storia, facendo un lavoro certosino nella ricostruzione delle ambientazioni storiche e nell'inserimento dell'attore in una serie di filmati storici, accanto alle più spiccate personalità di quegli anni (es. John Fitzgerald Kennedy e John Lennon). Forrest Gump è la suggestiva parabola di un uomo che ha cambiato la storia americana senza neanche rendersene conto, in balia degli eventi e del proprio istinto primordiale: Mamma diceva sempre: la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita. È proprio così che Forrest viveva la sua vita, ed è così che Zemeckis ci invita a vivere questo film: con la purezza di chi riesce a filtrare la brutalità del mondo che lo circonda, inspirando ed espirando prepotentemente amore. Quello tra Zemeckis e Tom Hanks è un sodalizio artistico che dà forma ad un altro intramontabile capolavoro – Cast Away (2000). Hanks è Chuck Noland, naufrago obbligato ad ingegnarsi per provvedere come può al proprio sostentamento. Se Chuck Noland sembra essere una versione rivisitata di Robinson Crusoe, la pellicola di Zemeckis pare configurarsi come matrice di creazioni più moderne e di successo – come la serie televisiva, Lost. Cast Away è stato, tra le altre cose, il più grande esempio di product placement (FedEx, Wilson – nome impresso sul pallone, unico inanimato compagno di avventura di Chuck) – ancora una volta, Zemeckis si dimostra del tutto a passo con i tempi, se non addirittura in anticipo rispetto agli stessi. Nonostante la circostanza
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NEWSCINEMA drammatica del naufragio, questo film si auto- ad indossare abiti di pixel e, allo stesso tempo, configura come fanta-comico, pregno di gag e ridonare vita al classico di Charles Dickens, seppur momenti esilaranti. Qualche anno più tardi, con senza intaccarlo. Digitale e reale si contaminano Flight (2012), il regista sembra volerci restituire continuamente, in un'incessante danza ai limiti del un'avventura analoga, riletta da un altro punto di credibile dall'inesauribile e trascinante carica vista. Anche il più recente Flight è un one man show emotiva – saturo di humour e sentimento, in bilico tra – anche se questa volta il mattatore porta i segni del classicità e avanguardia. Questa la più pregnante volto di Denzel Washington, nei panni di un definizione della lungimirante opera di Robert perdente, affetto da una dipendenza dall'alcol, Zemeckis – un artista in grado di rendere immortale diventato eroe suo malgrado grazie all'incredibile e memorabile tutto ciò a cui dà forma. manovra con la quale è riuscito ad evitare il disastro aereo. La sequenza di questo salvataggio in extremis è ancora una volta segno indelebile di una tecnica cinematografica imponente e di un'attenzione ai dettagli che fa dei film di Zemeckis dei capolavori di visionarietà e FX – talvolta, arricchiti dalla motion capture. Tale tecnica è stata più volte sperimentata dal regista, in pellicole come Polar Express (2004), La leggenda di Beowulf (2007) e in particolare A Christmas Carol (2010) – culmine del connubio tra realtà e finzione, in cui attori come Jim Carrey, Gary Oldman e Colin Firth sono chiamati
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Philippe
PETIT “Faccio teatro nel cielo!” di C.A.
51 Photo credit: AP
NEWSCINEMA La star del film è Joseph Gordon Levitt, ma l’artista che ha camminato veramente su un cavo di acciaio sospeso tra le torri gemelle è Philippe Petit, il funambolo da cui Robert Zemeckis ha preso l’ispirazione per dirigere The Walk, il suo nuovo attesissimo film. Ospite della Festa del Cinema di Roma, Petit ha raccontato alla stampa italiana tante curiosità sul suo rapporto con le Torri Gemelle, su dove gli piacerebbe tentare una nuova straordinaria impresa e sulla rappresentazione più o meno fedele di The Walk. Che cosa ha pensato quando ha saputo della tragedia delle Torri Gemelle? Non amo rispondere a questa domanda. Non sono solo crollati due grattacieli ma sono morte migliaia di persone. È molto difficile parlarne. In quale posto le piacerebbe tentare una impresa come quella del film? Ho un’ enorme scatola rossa sotto il letto con la scritta progetti. Quando la apro trovo nomi di cattedrali, montagne e tanti luoghi meravigliosi. Mi piacerebbe molto stendere la mia fune sull’Isola di Pasqua. Camminare sulla fune può essere considerato uno sport? Non credo. Lo sport si fa per divertimento e competizione ma non è arte. Non sono nato nel circo, quindi ho imparato da solo a camminare sulla corda. Quello che faccio è una sorta di teatro nel cielo. Quale è il legame tra l’artista e la solitudine? Qualunque artista si appassioni alla sua arte deve provare la solitudine. Lo scultore ad esempio può realizzare quello che fa da solo. Credo ci sia qualcosa di nobile nella solitudine. Molte volte mi sento solo anche quando sono circondato da amici. È importante essere soli per un artista. Che cosa pensa di Joseph Gordon Levitt? Non appena ho saputo che il protagonista sarebbe stato Joseph, ho subito convinto Robert Zemeckis a farlo venire da me per istruirlo. Avevamo solo otto giorni e, con i miei insegnamenti, è riuscito a percorrere dieci metri sulla fune. Il lavoro non era fisico ma mentale perché Joseph doveva capire l’eleganza e la
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NEWSCINEMA ribellione del mio modo di camminare. Robert non riusciva a credere ai suoi occhi. La maggior parte delle riprese le ha fatte proprio Joseph. Ha mai provato paura? Quando mi fanno questa domanda mi viene spontaneo rispondere “di cosa?”. Io sono addestrato per camminare sulla fune. Sono sempre molto concentrato. Prima di fare il primo passo so già che farò l’ultimo. Che cosa l’ha spinta a camminare più volte avanti e indietro su quella corda? È uno dei momenti che amo di più del film. Non so come spiegarlo. La prima traversata non è stata soddisfacente perché era più una prova per testare il cavo. Mi sentivo un re e il cavo era il mio trono. Inoltre la bellezza delle torri e del paesaggio mi invitavano a camminare. Che cosa rappresenta la fune? In Francia lo chiamiamo “il filo” perché rappresenta un po’ il filo della vita. Con me ho sempre una cordicella per guardare due palazzi o due montagne e immaginare un filo tra di loro. Quando si collegano due posti, si collegano anche le persone. Che cosa pensa del 3D di The Walk? Solitamente odio il 3D. Ma devo dire che vedere The Walk in un cinema Imax è una esperienza straordinaria. Il film di Zemeckis riesce infatti a portare il pubblico sul cavo con me. The Walk rappresenta in modo fedele la sua vita? Ci sono delle cose che sono state aggiunte rispetto alla storia originale. Ad esempio ho pestato veramente un chiodo, ma non mi è mai uscito del sangue durante l’impresa. Come non è vero che sono inciampato, perché senno non sarei qui a rispondere alle vostre domande, e che ho danneggiato in parte gli edifici. Sono piccole cose che mi hanno infastidito ma amo questo film.
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ritorno al futuro 54
Photo Credit: Universal Pictures Home Ent.
NEWSCINEMA
Il cult di Robert Zemeckis ha spento trenta candeline di Davide Sette
Esattamente trent’anni fa, a metà degli anni ’80, uscì inizialmente pensato su di una storia che mettesse nelle sale cinematografiche una pellicola destinata a al centro i rapporti famigliari e affettivi piuttosto che i cambiare radicalmente il mondo del cinema di viaggi nel tempo, subisce una grande influenza da intrattenimento e a diventare un punto di riferimento parte delle pellicole fantascientifiche di George Pal per le generazioni a venire, grazie al suo e da fenomeni televisivi come The Twilight Zone, inconfondibile humour e ai suoi personaggi serie TV seminale che nel corso degli anni ha caratteristici. Stiamo parlando del Ritorno al Futuro dettato le nuove tendenze per il mondo del fumetto, di Robert Zemeckis. Poiché molto spesso le
dei cartoni animati, del piccolo e del grande
grandi idee nascono da eventi invece banali e schermo. Dalla serie, citata a più riprese da Marty inaspettati, è utile ricordare il momento in cui le McFly durante il viaggio temporale del 1955, il film avventure di Marty McFly e del dottor Emmett di Zemeckis riprende la grande varietà di tematiche Brown presero forma nella mente del loro
e ambientazioni. Lo stesso Stephen King definì The
sceneggiatore. Bob Gale racconta infatti che, Twilight Zone come un prodotto incredibile proprio sfogliando per caso un vecchio annuario scolastico per il suo essere “inclassificabile”, e Ritorno al appartenente al padre, si chiese come sarebbe Futuro ne riprende questa caratteristica, portando lo stato essere amico dei suoi genitori durante il spettatore attraverso periodi storici e culturali periodo adolescenziale. Il primo capitolo del 1985, diametralmente diversi tra loro, dal selvaggio west al
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futuro ipertecnologico, passando per gli anni dei tumulti giovanili e del rock ’n’ roll. Ritorno al Futuro
ragazzi che cerca di andare oltre il mero intrattenimento, soffermandosi sulle meccaniche
si basa su di una concezione di tempo “fluido” che viaggia su diverse timeline parallele, dove ogni
politiche e sociali del tempo. E’ per questo che la
cambiamento genera una diretta conseguenza,
continente americano, delle mutazioni in atto e degli
portando a scompensi e paradossi. Un esempio ne è il celebre “paradosso del nonno”, descritto per la
sconvolgimenti sociali alle porte. Emblematica è la scelta, non affatto scontata dato il periodo, di un
prima volta dallo scrittore francese René Barjavel,
sindaco di colore, simbolo della rottura col passato,
che nel primo film mette a rischio la stessa
l’avanguardia e la modernità in contrapposizione
esistenza del protagonista Marty, il quale finisce per ostacolare inavvertitamente il primo incontro dei
con lo stantio e il conservatore dell’antagonista
cittadina di Hill Valley diventa allegoria dell’intero
suoi genitori. Attingendo a piene mani dal calderone
Wilson. Ma il film costituisce anche una acuta osservazione sulla scienza che evolve, sulle fonti di
di film di genere degli anni ’40 e ’50, Ritorno al
energia che cambiano e si rinnovano. In questa
Futuro fugge da qualsiasi attendibilità scientifica,
ottica Doc è allegoria di un nuovo sapere, una
tracciando un futuro quanto mai irrealistico e caricaturale. L’opera di Zemeckis è infatti radicata nella contemporaneità, indugia satiricamente sui
mente aperta in grado di valicare i confini fino ad allora stabiliti. Se infatti nel primo film la macchina del tempo, in accordo con la fantascienza
meccanismi sociali di un’ America culturalmente
precedente, da Asimov ad Heinlein, può essere
ingabbiata e sui vizi e le debolezze delle persone che la popolano. Bersaglio primario è ad esempio
alimentata solo attraverso barre di plutonio, per far fronte al “costo” di energia necessario alla
una politica fatta di figuranti e accattoni, identici
violazione del normale flusso entropico, dal
nelle loro promesse da marinaio e nei loro slogan
secondo film la DeLorean è alimentata attraverso
svuotati di senso, indipendentemente da
materiali biodegradabili come le bucce di banana, a testimonianza dell’inarrestabile progresso
qualsivoglia fazione o ideologia. Nel solco di una tradizione inaugurata già da Joe Dante nel 1984, con il suo Gremlins, Zemeckis costruisce un film per
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scientifico. Nonostante lo scenario prevalentemente fantasioso e volutamente esagerato è comunque
NEWSCINEMA curioso osservare come alcune delle innovazioni famigliare, quello di Johnny Depp. Pare infatti che il immaginate dagli autori del film siano state divo americano fece domanda proprio per la parte di effettivamente realizzate nel corso degli anni. Basti protagonista. Evidentemente però la sua pensare ai dispositivi indossabili, antenati dei performance non convinse la esigente giuria. Poche moderni Google Glass e Oculus Rift, alle
pellicole resistono alla prova del tempo divenendo
videochiamate e persino allo scanner di impronte simbolo di un intero momento storico e valicando i digitali. Inoltre, il film di Zemeckis ha predetto un confini del grande schermo per trasformarsi in veri e particolare fenomeno cinematografico che proprio in propri fenomeni sociali e culturali. Ritorno al Futuro questi ultimi anni è da molti additato come una vera è, ad oggi, una delle saghe più iconiche e conosciute e propria piaga, quella dei sequel infiniti. della storia del cinema, anello di congiunzione tra Emblematico è il manifesto de “Lo squalo 19”. diverse generazioni per il suo essere in grado di Come per tutti i cult divenuti col passare degli anni coinvolgere i piccoli di oggi e quelli di ieri ma anche incredibili fenomeni di massa, anche Ritorno al gli adolescenti e gli adulti, attraverso una trama in Futuro porta con sé uno sterminato bagaglio di grado sia di far riflettere che divertire, grazie a citazioni e leggende metropolitane circa la sua personaggi in cui è impossibile non riconoscersi realizzazione. Tra le più interessanti, per esempio, almeno un po’. Il film di Zemeckis entra di merito tra c’è quella che vuole come modello originario della i monumenti della cultura pop dell’ultimo secolo. A macchina del tempo, al posto della mitica DeLorean, testimonianza della grande eco ottenuta dalla un frigorifero, in linea con il Tardis di Doctor Who, o pellicola lo stesso Michael J. Fox cita un aneddoto quella per cui l’attore Crispin Glover, dopo aver secondo cui, durante una escursione in una perso la voce sul set a causa del troppo stress, fu sperduta giungla in quel di Bhutan, a est costretto a recitare solo col labiale per autodoppiarsi dell’Himalaya, persino un gruppo di austeri monaci in una fase successiva. Lo sceneggiatore Bob Gale buddisti riconobbe subito l’attore e non riuscì a dichiarò inoltre che, riprendendo in mano la lista contenere l’eccitazione. “E’ proprio lui, è Marty degli attori partecipanti ai casting, trovò un nome McFly”.
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Ritorno alla vita come sfondare nella musica in Afghanistan? di C.A.
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NEWSCINEMA La strada più veloce per sfondare nel mondo della il violento Bombay Brian. I tre, uniti dalla missione di musica contemporanea è sicuramente quella di portare Saleema (Leem Lubany), una giovane partecipare ad un talent-show, ma non tutti hanno la ragazza pashtun, al talent-show Afghan Star, possibilità di fare una scelta come questa. Questo è il sfideranno il credo afghano che proibisce alle donne punto di arrivo di Rock the Kasbah, la nuova delirante di cantare. Quando Rock the Kasbah inizia, lo commedia diretta da Barry Levinson ed interpretata spettatore ha l’impressione di trovarsi davanti a una da Bill Murray, Kate Hudson, Bruce Willis e Zooey delle bizzarre commedie dei Fratelli Farrelly. Deschanel che racconta la storia di Richie Lanz, un Il prologo, caratterizzato da situazioni degne del bizzarro manager di musica rock che, per sbarcare il miglior cinema dell’assurdo, dall’ironia pungente di lunario, è costretto a seguire artisti di sicuro Bill Murray e da una location quanto mai insolita per insuccesso. Ronnie è la sua rockstar di punta, ambientare una commedia “musicale”, è infatti il un’artista un po’ goffa che, nonostante le mancate punto di forza di un’opera che avrebbe potuto promesse del suo mentore, sogna ancora di risollevare lo storico regista di Rain Man da oltre dieci diventare una stella della musica contemporanea. I anni di flop e prodotti mediocri. Ma purtroppo così due, su suggerimento di un ufficiale ubriaco, non è stato, perché dopo i primi irresistibili trenta decidono di andare in Afghanistan per trovare minuti, Levinson perde la bussola realizzando un film il successo, ma giunti a Kabul trovano una situazione di cui è difficile capire la storia, il senso e perfino il ben più drammatica del previsto. Ronnie decide così genere. Iniziamo col dire che in Rock the Kasbah la di abbandonare l’impresa lasciando Richie con una musica, a dispetto di quanto si possa intuire dal serie di debiti da pagare e alcuni bizzarri personaggi titolo, non ha un ruolo preciso ma si limita ad essere il da tenere sotto controllo tra cui la cortigiana Merci e motivo scatenante che muove i personaggi. Il tema
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centrale passa così dalla ricerca del successo in Afghanistan e l’annessa e pungente critica allo showbiz americano, alla storia di Saleema, una ragazza che per motivi religiosi e culturali non può seguire una passione. Inoltre Levinson, intrecciando più volte la commedia e il dramma senza cambiare mai il registro del film, rende Rock the Kasbah un prodotto difficile da inserire in un genere cinematografico preciso. Punti di debolezza che, uniti a dei dialoghi non particolarmente brillanti e ad un finale tronco, si scontrano con spunti interessanti ma poco sviluppati come le incomprensioni che possono derivare da una lingua/cultura totalmente diversa dalla nostra o l’eccessiva facilità con cui in certi paesi si preme il grilletto; ma l’eccessiva confusione di una trama in continuo divenire e l’incertezza di un progetto privo di una direzione precisa rendono Rock the Kasbah un film incompleto che convince solo in parte. La Eagle Pictures distribuirà Rock the Kasbah in tutti i cinema italiani il prossimo 5 novembre.
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FREEHELD
“UN FILM PER CAMBIARE LA MENTALITà DI MOLTI” di L.R.
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NEWSCINEMA
“Dopo il coming out mi sento libera di essere me stessa e sono più ispirata creativamente” Ellen Page
Il 5 Novembre arriva nelle sale italiane Freeheld: Quando ho visto il documentario ho pianto molto” ha Amore, Giustizia, Uguaglianza, il film di Peter Sollett dichiarato Ellen Page ospite della Festa del Cinema con Ellen Page e Julianne Moore protagoniste di di Roma insieme al regista, noto per Nick & Norah – una storia di amore, uguaglianza e giustizia. Nato Tutto Accadde in una Notte del 2008. “La recente come un cortometraggio documentario vincitore di sentenza della Corte Suprema americana ha segnato un Premio Oscar diretto da Cynthia Wade, Freeheld un passo importante, ma c’è ancora molto da fare è diventato un film veicolo di un importante perché in molti Stati ancora gli LGBT non sono messaggio sociale e morale, raccontando la storia di accettati nell’ambito del lavoro e altro, ma il Laurel Hester e Stacie Andree, una coppia gay cambiamento può avvenire e deve passare attraverso innamorata e molto unita, che in seguito ad una
malattia terminale di una delle due, si deve scontrare con la legge e il tema dell’uguaglianza dei diritti civili, spesso al centro di polemiche e disordini. “Ho passato molto tempo con Stacie ed è stato molto importante per me provare a comprendere la sua esperienza e quello che hanno dovuto attraversare.
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la parità di diritti. Spero che il film possa mostrare l’impatto della discriminazione sulla vita delle persone. Così si potrebbe cambiare la mentalità di molti” ha aggiunto l’attrice che poco tempo ha fatto coming out. “Anche io non mi sentivo libera di essere me stessa, basandomi sull’idea che gli attori gay non potessero lavorare a Hollywood, ma questa idea è
NEWSCINEMA cambiata…mi sentivo svantaggiata e non libera di attrice ha dichiarato: “Amo il gay pride perchè anche esprimermi, ma dal coming out mi sento felice e più le persone che non possono esprimersi nella loro ispirata creativamente. E’ una cosa che ha avuto un vita si divertono, festeggiano…viviamo in un mondo grande impatto nella mia vita sia come essere dove prevalgono gli eterosessuali e in quelle umano che come attrice” ha sottolineato, occasioni siamo un po’ noi i protagonisti. Certo, poi continuando: “Sono proprio le persone come Laurel per ogni forma di attivismo si deve decidere come e Stacy che hanno un impatto su di te e ti ispirano, portare avanti una battaglia”. Infine sul lavoro al hanno fatto qualcosa di importante in un periodo in fianco di Julianne Moore per il film ha raccontato: cui era importantissimo farlo. Ti ispirano a far la cosa “E’ stato molto speciale lavorare con lei, non ci siamo giusta ed essere più visibile per la comunità LGBT e mai conosciute prima del film ma c’è stata subito per i giovani”. Senza dubbio al centro di Freeheld è una grande intesa, è molto generosa e molto infatti la lotta contro i pregiudizi e la dimostrazione presente e sono felicissima di averla nella mia vita. che non esiste un amore diverso ma solo l’amore. Lei ha già fatto personaggi gay e crede molto “Ho incontrato persone che mi hanno detto di aver nell’uguaglianza. E’ una persona di grande cuore, è trovato molto utile avere una persona giovane con stata presa dalla storia di Stacie e Laurel come me e grande visibilità che ha fatto coming out e ha parlato voleva far parte di questo progetto”. La Moore della possibilità di non essere se stessi e vivere con reduce dal premio Oscar come miglior attrice per il senso della vergogna. Mi sento grata per aver Still Alice, è tornata qui nei panni di una donna forte avuto questa possibilità che mi ha permesso di che deve fare i conti con una grave malattia, e aiutare giovani e adulti LGBT”. E, riflettendo sulle insieme ad Ellen Page rende il cast del film il punto diverse forme di manifestazioni che ruotano intorno di forza che coinvolge il pubblico in una storia a questo mondo, come il gay pride, la giovane drammatica emotivamente intensa e da non perdere al cinema.
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DARK PLACES nei luoghi oscuri del ricordo di Davide Sette
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NEWSCINEMA
CHARLIZETHERON
Dopo il bellissimo Mad Max: Fury Road, l’attrice
grammi, con diverse linee temporali che si
Charlize Theron torna a fianco dell’inglese
intersecano, riesce a mantenere viva l’attenzione e
Nicholas Hoult in un film diretto da Gilles Paquet-
a coinvolgere lo spettatore per tutta la durata del film. Purtroppo però una trama poco originale e
Brenner. Dark Places narra la storia di Libby Day,
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una ragazzina riuscita a scappare da una strage che ha coinvolto la sua famiglia. Interrogata dagli
una regia fin troppo televisiva non permettono a
inquirenti, la piccola conferma la pista seguita dalla
performance degli attori protagonisti. Charlize
polizia accusando Ben, il proprio fratello maggiore,
Theron, attraverso un’ interpretazione intensa,
dell’omicidio della madre e delle due sorelline. A venticinque anni da quella notte, Libby, in evidenti
attraverso il suo viso candido e allo stesso tempo segnato dai tragici eventi del suo passato, regala
difficoltà economiche, incontra un membro del
un personaggio ben costruito, anche se troppo
“Kill Club”, un gruppo di persone ossessionate dai casi di cronaca nera, che le propone di riprendere
spesso sopra le righe ed inutilmente grottesco. Il
in mano la vicenda e scoprire come sono andate
Tutti i personaggi, specialmente quelli
veramente le cose. La pellicola è ispirata
rappresentati nel periodo adolescenziale, sono
all’omonimo romanzo di Gillian Flynn, autrice del successo mondiale di Gone Girl, da cui è stato
assolutamente quadrati e bidimensionali, stereotipati e per questo poco credibili. La vicenda
tratto il recente film di David Fincher con Ben
di Ben, il satanismo, lo stupro, è raccontata in
Affleck e Rosamund Pike. La narrazione alla 21
maniera piatta e poco interessante, svilendo
Dark Places di decollare, nonostante la
problema di Dark Places è forse proprio questo.
argomenti così seri e duri a semplici riempitivi per una sceneggiatura che fatica a trovare la propria strada. A poco quindi serve l’impegno dell’ottima Christina Hendricks, del sempre più bravo Corey Stoll o dei due attori protagonisti. Il film di PaquetBrenner non ha la stessa forza visiva e narrativa del Gone Girl di Fincher, né tantomeno le brillanti idee che lo caratterizzavano nella regia e nella scrittura. Nonostante ciò, Dark Places riesce a catturare grazie ad una buona dose di tensione e ad un ritmo serrato, mai blando o soporifero. Con le sue riprese in soggettiva, che in alcune fasi lo avvicinano molto ad un film horror, la pellicola di Paquet-Brenner riesce ad inquietare e a tenere sulle spine, grazie anche alla intensa e riuscita climax finale. Gli evidenti difetti però, a partire da una certa superficialità e piattezza di fondo, impediscono a Dark Places di ergersi al di sopra del mero intrattenimento cinematografico e di spiccare in un mercato, quello dei drama famigliari, già abbastanza saturo. Il film con Charlize Theron rimane comunque una buona alternativa per chi cerca un prodotto senza troppo pretese, in grado di intrigare grazie alla sua atmosfera cupa e claustrofobica e a delle interpretazioni tutto sommato apprezzabili e coinvolgenti.
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Johnny
DEPP un volto da biopic a cura di A.A.
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Johnny Depp va ad aggiungere alla sua galleria di
interpretazioni di Joe Pistone in Donnie Brasco
volti e maschere squisitamente grottesche e
(Mike Newell, 1997), dramma psicologico di un
clownesque, quella semicalva, con i denti marci e gli
agente FBI penetrato nella mafia newyorkese
occhi chiarissimi e spietati di Jimmy “Whitey”
talmente a fondo da permettere a quest'ultima di
Bulger, efferato gangster della Boston anni Settanta
insinuarsi dentro di lui; George Jung, braccio destro
e Ottanta. Bulger è stato per alcuni anni la seconda
di Pablo Escobar in Blow (Ted Demme, 2001) e
persona più ricercata dagli Stati Uniti – secondo solo
John Dillinger in Nemico Pubblico (Michael Mann,
a Osama Bin Laden. “Ho trovato il malvagio in me
2009), criminale romantico, cavalleresco, degli anni
molto tempo fa e l'ho accettato, siamo vecchi amici
della Grande Depressione americana, che l'attore
ormai. Un personaggio va sempre affrontato come
considera un eroe populista, una sorta di Robin
se fosse un essere umano perchè nessuno credo
Hood. Nonostante le più celebri trasformazioni di
che si svegli la mattina dicendo, oggi sarò cattivo.
Johnny Depp siano quelle sopra le righe, che lo
Certo, c'era la violenza, ma faceva parte del suo
vedono dare anima e corpo a personaggi atipici,
lavoro; era come un linguaggio da usare per fare
outsider, dalle smorfie schizofreniche e le movenze
affari”. In questi termini, l'attore, descrive la sua
slapstick, l'attore ha sempre dimostrato di essere
ultima interpretazione in Black Mass (Scott Cooper, 2015), tratto dal libro Black Mass – The Irish Mob, The FBI and A Devil's Deal, scritto dai due giornalisti d'inchiesta del Boston Globe, Dick Lehr e Gerard O'Neill. Del resto, Depp sembra essere da sempre particolarmente attratto dal vestire i panni di gangster realmente esistiti – lo ricordiamo nelle
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dotato di una mirabile dote empatica, complice una minuziosa preparazione. Per i biopic, Depp ha sempre voluto incontrare i protagonisti reali della storia, che poi avrebbe fatto rivivere sul grande schermo. Per Donnie Brasco, l'attore parla a lungo con il vero Joe Pistone, ne acquisisce gestualità ed espressioni, trasponendone sul grande schermo una rappresentazione così accurata che il vero Pistone
NEWSCINEMA ha dichiarato di aver rivisto sé stesso. Depp ci mostra prigione da cui il gangster è evaso. Tuttavia, l'attore la metamorfosi psicologica del personaggio, si affida soprattutto al suo istinto per dipingere al attraverso un continuo rimescolarsi delle sue due meglio il quadro di questa personalità forte, senza identità, quella reale e quella fittizia, combinando il perdere di vista nemmeno una delle mille “mutismo attonito di Joe e la freddezza di Donnie”. sfaccettature che l'hanno resa tale. Come è solito Anche per l'interpretazione di George Jung, Johnny fare, Depp chiede di incontrare anche il vero Whitey si reca da lui in prigione e scava tra le sfumature Bulger, ma quest'ultimo declina l'invito: “Ha rifiutato della sua personalità per capirlo a fondo e farlo di vedermi, non credo sia un grande ammiratore del proprio: ed il risultato è nuovamente un successo – libro da cui è tratto il film”. Black Mass rientra alla visione del film, il vero Jung commenta:
“Era perfettamente nella categoria dei gangster movie,
me. È diventato me... la sua voce, le sue azioni, il suo poiché tutto lo spazio emotivo e narrativo appartiene modo di fare, tutto. Totalmente. È quasi spaventoso”. al cattivo – appunto, Jimmy Bulger. Cooper John Dillinger è sicuramente il personaggio più riassume in 120 minuti più di vent'anni di storia complesso dei tre; con lui, Depp sente una sorta di americana, seppur la narrazione sia totalmente connessione emotiva: “Questo personaggio aveva in dislocata geograficamente – frutto della qualche modo colpito la mia immaginazione per il suo carattere e per l fatto di vivere in un tempo in cui gli uomini erano davvero uomini. […] lui è stato nel bene e nel male esattamente quello che era, senza
testimonianza a posteriori dei “pentiti”. Il racconto si apre sul faccione di uno dei malviventi della Winter Hill Gang – confederazione criminale di Boston, composta prevalentemente da malfattori di origine
irlandese, a cui Bulger era a capo – che buca lo compromessi”. Per calarsi al meglio nella parte, schermo e ci trasmette una vaga soggezione. I volti Johnny ha frequentato i covi in cui Dillinger era solito dei criminali sono fortemente espressivi e tipicizzati:
recarsi, ha maneggiato le sue armi, ha visitato la il regista ci restituisce in pillole, attraverso i primissimi
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piani di quelle facce segnate da un'algida ed imperiosa freddezza, un quadro altisonante, claustrofobico, a tratti cruento, a tratti bramoso di una tacita e rispettosa compassione. “Per me era importante che il pubblico sentisse il film attraverso i personaggi, che lo vivesse attraversi di loro come se ne facesse parte, e ho pensato che più avessi avvicinato la macchina da presa, più l'effetto sarebbe stato soffocante. Claustrofobico. Ti fa sentire come se fossi lì con loro, ma al contempo restituisce anche l'impressione di una sorveglianza continua”. Cooper ci prende per mano, ci invita a condannare le azioni spietate e sanguinarie di Jimmy, e ad assolverlo nei panni di padre ferito, figlio devoto, fratello amorevole. Depp, irriconoscibile nei panni del bolso killer con lo sguardo di ghiaccio, ci restituisce tutti i tic di un uomo malvagio e devastato – la cui unica reazione al dolore è il causarne altrettanto ad altri. L'attore ne parla in questi termini: “A prescindere da quanto possa essere considerato malvagio, c'è un qualcosa di poetico in questo personaggio, che veniva da quella generazione di migranti irlandesi molto orgogliosi e che aveva rapporti molto stretti con i familiari. Era molto leale nei confronti delle persone con cui era cresciuto e magari la mattina aiutava una vecchietta e la sera uccideva una persona”. Black Mass è la storia di un'alleanza: quella tra Bulger e il suo amico d'infanzia John Connolly (Joel Edgerton). Quest'ultimo, diametralmente opposto al primo (seppur solo in apparenza): un agente FBI che, nonostante orologio d'oro al polso, completi costosi e fare da signore, latita di carisma e rimane unicamente una pedina del gioco di Bulger, dall'inizio alla fine del film. “I miei idoli sono John Barrymore, Marlon Brando, John Garfield, attori che si sono sempre trasformati nei film. Ho voluto sempre essere più un caratterista che un ragazzino da appendere sui poster come hanno cercato di fare con me in passato. Un attore ha un grado di responsabilità verso il pubblico e deve dargli qualcosa di inatteso e di diverso per non annoiarlo”. Black Mass non diventerà un cult – ma sicuramente, è innegabile che Depp possa venir considerato tutt'oggi un ottimo interprete trasformista, parodistico o realistico che sia il suo ruolo.
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BRAD &
ANGELINA
coppia in crisi solo sul grande schermo? di Francesca Coppola
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Una delle coppie più invidiate di Hollywood, una di quelle da copertina patinata, che si
quando approdano in una tranquilla cittadina di mare in quel di Francia, cominciano
impone come icona di bellezza, stabilità e
inevitabilmente un percorso di riavvicinamento
successo. Di chi stiamo parlando? L’indizio
che li porterà non soltanto a riavvicinarsi, ma
viene dal mare, e dal nuovo lungometraggio
anche a condividere la loro storia con alcuni
intitolato By the Sea, che debutterà nelle sale
abitanti del posto. L’intesa tra i due protagonisti
cinematografiche il prossimo mese. Se tutto
si preannuncia come sempre perfetta. Brad
ciò non ha ancora acceso una lampadina nella vostra testa, c’è una parola che certamente
Pitt e Angelina Jolie sono ormai simbolo del
darà la risposta definitiva: Brangelina, l’unione di due nomi e due spiriti artistici, un po’ come
di un accordo professionale che trascende i limiti della vita privata, proiettandoli all’interno
va oggi di moda nel web in cui si è soliti
di una finzione che tuttavia conserva quella
fondere gli appellativi di personalità incarnano
scintilla di realtà nel modo tutto loro di
la coppia perfetta. By the Sea è la storia di un
interagire. Sono due facce della stessa
matrimonio in bilico alla metà degli anni
medaglia, il buono, il giusto, il sereno, e al contempo il rovescio di tutto ciò, ed è per
Settanta, di una relazione che non è più quella
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buon esito di un patto matrimoniale, così come
di una volta, ma che nonostante questo, continua a lottare contro l’impietoso influsso
questo che la loro nuova collaborazione
del tempo. Lei, un’ex ballerina, lui, uno scrittore
unanimità che li vede armonici ed in perfetta
americano. Un amore agli sgoccioli, che non vive più l’incanto di una volta e sembra
sintonia. Storia vecchia? Forse, ma quel che li fa apparire bellissimi ed emblematici è una
implorare entrambi di lasciarlo andare; eppure,
storia lunga un bel po’. E per comprendere a
promette più che bene: un nuovo lavoro in
fondo il legame particolare che unisce Brad e Angelina, bisogna fare un salto indietro nel tempo di ben dieci anni, quando i due si sono conosciuti sul set di Mr. & Mrs. Smith. A quel tempo Brad, dopo essersi costruito una solida immagine artistica, era all’apice della sua carriera e sentimentalmente impegnato con Jennifer Aniston. Questo, fino a quando la Jolie non ammetterà pubblicamente di essersi innamorata dell’uomo più sexy del mondo sul set della sopramenzionata pellicola un anno e mezzo dopo il divorzio dalla prima compagna. La complicità tra i due durante le riprese era innegabile. “Erano fantastici insieme, fin da subito, dalla prima scena, che li vede impegnati in una seduta di terapia di coppia… Dal primo giorno, senza bisogno di provare. È qualcosa che non si può fingere. Erano magnetici sullo schermo”. Parole di Doug Liman, regista dell’action comedy sui coniugi Smith. C’è da dire che la chimica è uno dei requisiti innegabili del mestiere d’attore, senza tuttavia rivelare necessariamente implicazioni sessuali e/o sentimentali. Tra le due star non è andata esattamente così: la scintilla è scoppiata, lenta ma travolgente, in barba a tutti quei commenti calunniosi provenienti da svariati tabloid. Si sa che le malelingue sono ovunque, palesemente rintracciabili o nascoste nell’ombra, ma pur sempre presenti. Ma i Brangelina hanno scelto di andare avanti, e di farlo con la classica eleganza che è loro tipica, ignorando le frecciatine e credendo fermamente in un amore sbocciato tra una pausa e una lunga sessione di shooting. Qualcuno ancora sospetta e accusa la Jolie di essere stata una rovinafamiglie e quant’altro: nessuna reazione tuttavia, da parte della coppia, se non un’indifferente riaffermazione della propria affinità, ancora viva e scoppiettante dopo un decennio. Meglio dunque, continuare ad ammirare entrambi come coniugi e come artisti: quale sia il loro segreto, non è dato saperlo. Possiamo soltanto dare spazio all’immaginazione.
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MR. HOLMES
ian mckellen in una versione inedita dell’ investigatore inglese di L.R.
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NEWSCINEMA E’ stato presentato fuori concorso alla 65° edizione Chicago come sceneggiatore e Demoni e dei e del Festival Internazionale del Cinema di Berlino Mr. Dreamgirls come regista, Mr. Holmes è un Holmes. Diretto da Bill Condon ed interpretato da interessante spaccato di un lato inedito del celebre Ian McKellen, Laura Linney, Milo Parker e investigatore inglese, la sua anzianità. Perché Hiroyuki Sanada, Mr. Holmes vede il grande Ian dopotutto quando vediamo un eroe assistiamo McKellen portare sul grande schermo uno Sherlock sempre ai suoi momenti di gloria e non ci chiediamo Holmes alle prese con le difficoltà dei suoi 93 anni e i ricordi di un caso particolarmente arduo della sua
mai quale potrà essere la sua esistenza una volta appeso il mantello. Qui poi, al posto del mantello, ci
sarebbero addirittura il cappello e la pipa, almeno carriera di investigatore. Sussex 1947. Sherlock Holmes ha 93 anni e si è ritirato dalla attività di secondo le opere cinematografiche ispirate al investigatore privato per trascorrere l’anzianità in una celebre personaggio di Arthur Conan Doyle fattoria gestita dalla dolce ed a tratti impacciata Mrs. dall’alba dei tempi. Ma come ironicamente sostiene il Mr. Holmes di Ian McKellen questo Sherlock Munro. Mentre scrive i suoi diari, si occupa delle api e lotta contro l’inevitabile deterioramento della sua preferisce di gran lunga i sigari. E non ha neanche
mente Holmes riflette sulla sua vita. Una vita bisogno dello storico assistente Watson, felicemente sposato e totalmente eliminato da questa nuova caratterizzata da incredibili eventi, viaggi in giro per il versione della storia. Una storia tratta dal best-seller mondo ed alcuni dei casi di investigazione più difficili di Londra. Dimenticate completamente la saga pop A slight trick of the mind di Mitch Cullin e sviluppata creata da Guy Ritchie con protagonista Robert ad hoc sulla grande interpretazione di Ian McKellen. Un attore che dopo due personaggi iconici ed Downey Jr. perché Mr. Holmes è tutto fuorché un indimenticabili come Gandalf e Magneto è riuscito film di azione. Diretto da Bill Condon, che tutti ancora una volta a regalare al grande pubblico una ricordiamo per gli ultimi due scialbi Twilight, ma che versione umana e proprio per questo decisamente in realtà ha nella filmografia capolavori del calibro di
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più amabile dell’investigatore degli investigatori. Ma la grande interpretazione di Ian McKellen non è sufficiente a fare di Mr. Holmes un film riuscito. Perché la regia di Condon, perennemente indecisa tra il politically correct di stampo disneyano ed il film drammatico che affronta tematiche importanti, indebolisce Mr. Holmes rendendolo un’opera non catalogabile in nessun genere preciso e poco appetibile anche dal punto di vista mondiale. Ed è un gran peccato perché il gioco tra mito e realtà funziona bene e strappa più volte un sorriso di fronte alle espressioni di disapprovazione di Holmes mentre vede il personaggio da fumetto ispirato alle sue gesta. Gesta che nelle mani del banale e poco coinvolgente Bill Condon hanno l’unico pregio di essere compiute da un protagonista del calibro di Ian McKellen. L’unico attore su questa Terra in grado di trasformare Sherlock Holmes in un vecchietto scorbutico e tremendamente simpatico.
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BELLI DI PAPÀ
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NEWSCINEMA
Diego Abatantuono alle prese con tre figli “bamboccioni” di C.A.
Il 29 ottobre uscirà in tutti i cinema italiani la essere stato il padre perfetto che ha nuova divertente commedia della Colorado sempre creduto di essere…Interpretato Film: Belli di Papà.
prevalentemente da attori quasi esordienti
Diretta da Guido Chiesa e interpretata da e caratterizzato da una storia vista e rivista, Diego Abatantuono, Andrea Pisani, Belli di Papà poteva essere un clamoroso Matilde Gioli, Francesco Di Raimondo, buco nell’acqua. Eppure così non è stato. Marco Zingaro, Barbara Tabita, Antonio La regia a fuoco di Guido Chiesa e il cast Catania e Francesco Facchinetti, Belli di eccellente sono infatti i punti vincenti di Belli di papà, una delle commedie più papà racconta la storia di Vincenzo, un graziose che ci ha regalato il cinema imprenditore di successo che ha un solo italiano negli ultimi tempi. Le nuove grande cruccio, i suoi tre figli. Matteo, generazioni, da sempre etichettate come Chiara e Andrea vivono infatti una vita “pigre”, sono infatti il centro del film di piena di vizi che porta Vincenzo a fingere la Chiesa che diverte, invitando alla bancarotta fraudolenta per costringerli a riflessione. Dopotutto, i giovani di oggi non fare una cosa che non hanno mai fatto sono poi così male come vengono descritti p r i m a : l a v o r a re . M a a n c h e i t re dai media o dai politici; e, a dimostrazione ragazzi daranno a loro volta una lezione a di questo, ci sono tre quasi esordienti che, Vincenzo che gli farà di capire di non
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NEWSCINEMA
dividendo la scena con un grande del cinema così impossibile. Il film di Chiesa è così, italiano come Diego Abatantuono, aprono uno nonostante il tono da classica commedia italiana, spiraglio di luce anche sulle nuove generazioni di un omaggio alle nuove generazioni e un invito a attori che, se messe alla prova, possono regalare guardare i ragazzi di oggi senza le lenti di quel grandi performances. Belli di Papà inoltre, patetico moralismo che li ha sempre descritti avendo nel cast molti Youtubers, è anche un come “bamboccioni”. Un risultato eccellente che, incentivo per tanti giovani artisti a mostrare il loro confermando il talento di Diego Abatantuono e la talento perché, come ha detto lo stesso Pisani dimestichezza con più generi cinematografici di durante la conferenza stampa, il salto dalla Guido Chiesa, riesce nella difficile impresa di propria cameretta al grande schermo non è più riportare in alto il genere più amato dagli italiani.
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io che amo solo te
laura chiatti e riccardo scamarcio si sposano di Letizia Rogolino
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NEWSCINEMA Dopo il primo incontro tra i banchi della IV F nella serie Compagni di Scuola, il primo innamoramento
modo per tornare vicini e ritrovare quell’amore che era sempre stato lì, discreto e tenero. Sullo sfondo
nel film Ho Voglia di Te e Manuale D’Amore 3,
di una Polignano a Mare bianca e arroccata in uno
Laura Chiatti e Riccardo Scamarcio convolano a
degli angoli più magici della Puglia, Ponti racconta
nozze in Io Che Amo solo Te, il film diretto da
due storie parallele che si incontrano e scontrano,
Marco Ponti al cinema dal 22 Ottobre, ispirato all’omonimo romanzo di Luca Bianchini. Damiano è il figlio di un importante imprenditore di Polignano a Mare e, dopo essersi goduto la sua condizione privilegiata per divertirsi con le ragazze e godersi la vita senza pensieri, decide di mettere la testa a posto e chiedere a Chiara di sposarlo. Tutto il paese è in fermento per l’organizzazione del matrimonio, ma la vera storia d’amore è in realtà quella dei loro genitori. Infatti il padre di Damiano, don Mimì ha vissuto una grande passione con Ninella, la madre di Chiara, ma per conflitti familiari i due non hanno mai potuto vivere questo sentimento alla luce del sole. L’unione dei loro rispettivi figli diventa così un
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costruendo una commedia leggera che alterna momenti divertenti a parentesi più mature. Si avverte la solita complicità tra la Chiatti e Scamarcio, legati da un’alchimia di vecchi amici che si divertono a passare del tempo insieme. La sceneggiatura vive di una costante ironia, ma non aggiunge molto al film che tuttavia risulta poco originale e scontato, fucina di una serie di luoghi comuni che dopo una mezz’ora stancano e annoiano lo spettatore. Una delle note positive è la coppia Michele Placido – Maria Pia Calzone che regalano un’ottima interpretazione romantica e nostalgica, che riempie il vuoto contenutistico ed emotivo del film.
PATRICELECONTE
Intervista al regista di Tutti Pazzi in Casa Mia: “Le commedie francesi sono più universali” di L.R.
Il regista francese Patrice Leconte ama misurarsi con diversi generi cinematografici da molti anni. Infatti della sua ricca filmografia possiamo ricordare Il Mo Migliore Amico, il drammatico Una Promessa o il bizzarro film d’animazione La Bottega dei Suicidi. Il 29 Ottobre Leconte torna sul grande schermo con la commedia Tutti Pazzi in Casa Mia, ispirata all’omonima piece teatrale che ha riscosso un grande successo a Parigi per un’intera stagione e, per l’occasione è stato ospite a Roma dove ci ha raccontato della sua passione per il cinema, dei tratti fondamentali della sua professione e della realizzazione di questo ultimo film. Lei aveva un padre cinefilo anche se lavorava in tutt’altro settore, cosa si ricorda di questo? Io sono un provinciale e rivendico queste origini. Non sono nato e cresciuto a Parigi. Mio padre amava molto il cinema e spesso mi ci portava per film di ogni tipo, da quelli più popolari a quelli più d’essai. Però la cosa che mi ha definitivamente scoccare la scintilla e mi ha fatto venire la voglia di fare cinema è stato un festival di cortometraggi vicino casa, perchè mi sono reso conto che il mio sogno di fare film era una cosa possibile. Spesso erano film semplici e così pensavo: ‘posso provare a farli anche io’. Mio
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padre aveva anche una cinepresa per fare filmini di famiglia e me la prestava. Non era un mezzo per girare Il Gattopardo o 8 e mezzo ma potevo esprimere la mia vena artistica e ho imparato molto. Sono rimasto sorpreso dai giovani che vogliono fare subito un lungometraggio come primo film. Cosa raccontavano i suoi cortometraggi? Esistono ancora? Erano soprattutto commedie perchè mi piaceva far divertire la gente, ma sono andati persi e distrutti e ne sono molto contento. E’ un po’ come sfogliare un libro di vecchie fotografie e quando vedete le foto da adolescenti è un periodo ingrato e vorreste strappare quelle pagine…per i corti è la stessa cosa. Ha citato due film italiani come Il Gattopardo e 8 e Mezzo. Cosa ne pensa del cinema italiano? Cito più volentieri film italiani quando sono in Italia, ma per me il cinema italiano ha avuto una grande importanza con Visconti, Antonioni, Fellini, Ermanno Olmi, Zurlini, Scola…molti dei loro film sono stati molto importanti per me perchè rappresentavao l’eleganza della messa in scena, l’immaginario e la fantasia, avevano bravi attori etc… per parlare del presente La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino lo ritengo un capolavoro assoluto. Come nascono i suoi film? All’inizio ho fatto delle commedie però sentivo che volevo esprimere altro, e dopo 5-6 commedie ho cominciato a fare film molto diversi tra loro. Per l’ispirazione non so quando nasce in me l’idea di un film. A volte può nascere da un sogno, da altri film, o dagli amici che mi prestano un libro… Spesso si dice che i grandi cineasti non facciano altro che scavare lo stesso solco per tutta la vita, forse io non sono così ma non mi importa. Mi sono sempre dato la libertà di cambiare generi. Per Tutti pazzi in casa Mia qual è stata la molla per portare avanti il progetto? Questo film è basato su una piece teatrale recitata a Parigi per un’intera stagione con molto successo. Un giorno un produttore mi ha consigliato di andarla a vedere e mi sembrava un’occasione per parlare delle nostre vite turbinose, troppo rapide per noi e l’occasione di tornare alla commedia pura e ritrovare Christian Clavier che amo molto, ma con cui non avevo mai lavorato mai da solo. La piece non aveva questo ritmo
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NEWSCINEMA sostenuto. Ogni volta che faccio un film mi pongo la domanda di come farò la regia. Faccio io stesso le inquadrature dei miei film e questo l’ho fatto come fosse un reportage con la macchina in spalla e un montaggio molto veloce. Nella piece era Fabrice Luchini il protagonista, ma non ha accettato di fare il film e penso che sia andata meglio così perchè il personaggio del film è un grande egoista, ma Clavier lo rende comunque empatico e simpatico, mentre con Luchini non si sentiva questa stessa empatia con il personaggio. Le commedie spesso hanno una forte connotazione nazionale, ma stranamente alcune delle commedie francesi hanno successo sia in Italia e in Spagna…forse per gli argomenti più universali. Come lavora con gli attori? Facendo io le inquadrature ho una certa intitmità con gli attori rispetto ad altri registi. Ammiro molto i registi che improvvisano ma io non ci riesco. Ci può spiegare il finale di questo film e perchè le figure femminili dei suoi film sono sempre molto piacevoli esteticamente ma sembrano una specie di Maga Circe? Il finale è molto diverso dalla piece teatrale, lo abbiamo inventato completamente e mi sembrava importante che arrivasse la bambina per porgere a Clavier uno specchio e mostrargli il suo egoismo e mostruosità. Grazie a questo il personaggio ci risulta simpatico e c’è una piccola sorpresa finale. Per i personaggi femminili nella piece erano più caricaturali e meno interessanti e ho corretto un po’ il tiro. Che consigli si sente di dare ai nuovi aspiranti registi? Oggi fare un cortometraggio è facile…basta una piccola telecamera, un software di montaggio sul pc e con questi strumenti non si gira Titanic ma si può cominciare a capire cosa vuol dire fare cinema. E poi farsi la domanda ogni mattina: “Perchè voglio fare cinema?” Se trovate una risposta personale e pertinente a questa domanda bisogna continuare. Wim Wenders come Presidente della Giuria a Cannes ha risposto: per rendere il mondo migliore. A me è sembrato molto presuntuoso, ma era in realtà una risposta fantastica e io ho sbagliato perchè voleva dire che facendo film cercava di rendere il mondo migliore anche se in piccola parte.
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ALASKA
una storia d’amore passionale e tormentata di L.R.
Alla Festa del Cinema di Roma è stato presentato più la stessa. I due si innamorano ma non riescono a Alaska, il nuovo film di Claudio Cupellini, regista di vivere il loro amore serenamente. Si ritrovano a lottare Una Vita Tranquilla e alcuni episodi di Gomorra – La contro un destino tiranno che li mette di fronte a Serie. Elio Germano e l’attrice francese Astrid scelte difficile e drammi personali che minano Bergès Frisbey sono i protagonisti di una storia profondamente il loro rapporto. Seguendo la struttura d’amore intensa e coinvolgente iniziata per caso sui narrativa e lo stile del cinema francese più tradizionale, i personaggi di Cupellini si rincorrono e si tetti di Parigi, per poi spostarsi nel grigio paesaggio scontrano per ritrovare alla fine un’intesa all’interno di milanese verso una graduale distruzione. Nadine è una storia drammatica e struggente che si una ragazza francese di vent’anni che deve dare un alleggerisce soltanto nel finale con una piccola dose senso alla sua vita e, dopo aver fatto un provino inizia di ironia. Alaska ha un buon ritmo e Germano insieme la sua carriera come modella. L’incontro imprevisto alla collega Frisbey tiene la scena con grande con Fausto, cameriere di un albergo di lusso, mette carisma ed espressività, coinvolgendo lo spettatore in discussione i suoi piani e scuote bruscamente la nel dolore e nell’ inadeguatezza di una coppia legata sua esistenza che, da quel momento in poi non sarà
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NEWSCINEMA
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da un forte sentimento, ma incapace di stare insieme. Alla base del disordine e della negatività
racconta una storia d’amore toccando contemporaneamente temi importanti come la
che irrompono nella vita dei due protagonisti c’è
precarietà nel mondo del lavoro attuale e
l’egoismo di Fausto, un ragazzo di origini umili
l’incertezza del futuro che può essere meno
che vuole riscattarsi assumendo potere e
difficile da affrontare in due. Tuttavia il film risente
raggiungendo una buona posizione all’interno della società. Questa sua corsa alla bella vita però
di troppa carne al fuoco, poichè la sceneggiatura è troppo carica di drammi superflui e situazioni
gli fa accantonare l’amore, l’etica e la sua identità
paradossali non necessarie. L’attenzione tende a
facendo del male a tutte le persone che lo
disperdersi impoverendo l’effetto emotivo della
circondano. Cupellini riesce a portare sullo
storia, più efficace se ci si concentrasse sui tratti
schermo un buon film, forte ed emozionante, che
fondamentali.
NEWSCINEMA
Game Therapy, il film sul mondo dei
videogiochi con Federico Clapis di C.A.
Nel 1993 Rocki Morton e Annabel Janke youtubers più amati degli ultimi anni, Favij e portarono sul grande schermo uno dei giochi più Federico Clapis. Sono proprio i due giovani famosi di sempre, Super Mario Bros. Un film “talenti” della rete i protagonisti di Game Therapy, il mediocre che segnò l’inizio di una nuova bizzarro film di Ryan Travis che abbiamo visto era cinematografica. Un’era composta da questa mattina in anteprima alla decima edizione capolavori come Matrix, divertenti opere pop come della Festa del Cinema di Roma. La trama, per Resident Evil, semi-riusciti film action come Tomb restare in tema, è più semplice di quella di Raider e cult come Alone in the Dark. Partendo dal un videogame: Francesco è un ragazzo che si presupposto che trarre un film da un videogioco è rifugia nel mondo virtuale per scappare dai bulli difficile e che neanche gli americani con i loro della scuola, dal divorzio dei genitori e budget e cast stellari non sempre riescono a dall’indifferenza delle ragazze; Giovanni è uno fare qualcosa di decente, realizzare un’opera di studente che preferisce giocare alla playstation questo genere in Italia è pressoché impossibile. piuttosto che prendere anche la più semplice delle Eppure, qualcuno ci ha provato. E non stiamo decisioni. I due, dopo tante “battaglie” in parlando del premio Oscar Gabriele Salvatores e rete, elaborano un metodo futuristico per entrare del suo più che discreto Nirvana, ma di due dei nel mondo dei videogiochi e vivere in prima
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persona le avventure dei loro eroi. Ma le pallottole, i che ha nella sceneggiatura di Adam Lawson, cattivi e i rischi sono reali come le conseguenze che Giacomo Berdini e Marco Cohen il suo problema i due saranno costretti ad affrontare…Se più grande. La regia di Ryan Travis è infatti coerente rappresentare in un film italiano la storia di due con lo stile pop della storia, ma battute “come stai ragazzi che riescono a entrare nel mondo dei paccando” o le situazioni hot tra Clapis e la versione videogiochi è bizzarro e poco funzionale, affidarla a italiana di Lara Croft, sono elementi talmente un interprete in erba come Federico Clapis è una indigesti da risultare fuori luogo in qualsiasi altro film follia vera e propria. Il divo di Youtube interpreta e con qualsiasi altro regista e interprete. Il risultato è infatti prima di Michael Fassbender e Mark così un film indubbiamente trash. Wahlberg eroi del calibro di Altair di Assassin’s Come ben sappiamo, anche il trash ha un suo Creed e Nathan Drake di Uncharted. Ebbene si, valore. La Troma ci ha costruito un impero su scult non stiamo scherzando. Eppure, il problema più come The Toxic Avenger o Tromeo and Juliet. Ma grande di Game Therapy non è la mancanza di gli autori di Game Therapy devono comunque avere physique du role di Clapis ma la totale assenza di la consapevolezza di non aver realizzato un film, ma ironia di tutta l’operazione, messa in moto per un’opera che ha l’unico pregio di suscitare tante sfruttare il successo dei due youtubers e attirare risate involontarie. La Lucky Red distribuirà Game così le masse di teenager in sala. L’umorismo trito e Therapy in tutti i cinema italiani il prossimo 22 ritrito, i personaggi abbozzati e le dinamiche forzate ottobre. sono infatti alcune delle tante debolezze di un film
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SERIE TV
ASH VS EVIL DEAD
BRUCE CAMPBELL TORNA NEI PANNI DI ASH IN TV di C.A.
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Photo Credit: Starz
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Il 31 ottobre tornerà su Starz uno degli eroi più
gioco “bambini”. Per quanto riguarda le sue abilità
simbolici del cinema horror, Ash Williams.
nell’uccidere
Ebbene sì, lo storico protagonista de La Casa
sull’importanza di inviare “vecchi ragazzi” in
affronterà ancora una volta le forze oscure del
battaglia perché sanno già quello che dovranno
male in Ash vs. Evil Dead, l’attesa serie tv nata
affrontare e hanno già vissuto una vita lunga”.
dalla saga creata da Sam Raimi nel lontano
Dopo la parentesi “seria” dell’ottimo remake di
1981. Interpretata da Bruce Campbell, Jill Marie
Fede Alvarez, il franchise torna così all’umorismo
Jones, Dana DeLorenzo, Lucy Lawless e Ray
macabro della prima indimenticabile trilogia:
Santiago, Ash vs. Evil Dead racconta le nuove
“Questa serie è una combinazione di horror e
avventure del mitico Ash (Bruce Campbell) dopo
comedy - ha continuato Campbell - abbiamo
la battaglia contro i demoni del Medioevo che
subito ricordato a Starz che questi film non sono
abbiamo visto nel cult del 1992 L’Armata delle
solo horror ma anche un po’ strani. Non sono
Tenebre. Ma tornare a combattere contro famelici
sciocchi ma hanno una sfumatura comica”.
zombie a distanza di più di venti anni dall’ultima
Quindi la linea di fondo è che chi ama i film horror
epica battaglia può essere dura: “Ovviamente
rimarrà soddisfatto così come chi ama le
non abbiamo ignorato l’età del protagonista - ha
commedie. Ma nonostante con Ash lo humour
rivelato Bruce Campbell a Entertainment Weekly
non manchi mai, i protagonisti dello show sono
- anche sul set chiamavo i co-protagonisti per
ancora una volta i demoni, che assumono vesti
gli zombie ho letto un saggio
inedite rispetto alla saga originale: “Ci saranno nuovi demoni. Dopotutto avevamo ben dieci episodi per sviluppare nuovi mostri. Alcuni di questi sono oggetti inanimati. Sam ama mescolare diversi tipi di orrore, da quello raccapricciante e scioccante a quello disgustoso”. Un altro dubbio da sciogliere riguarda i viaggi nel tempo vista la propensione di Ash a saltare con una certa facilità in epoche lontane secoli e secoli dai giorni nostri: “Ci sono già stati salti temporali nella saga quindi non fate i sorpresi se ne vedrete ancora - ha ironizzato Campbell - ma ne parleremo meglio se ci daranno l’ok per la seconda stagione”. La pluralità di episodi e i numerosi impegni in prodotti cinematografici e televisivi hanno portato poi Sam Raimi a dirigere solo la puntata pilota della serie e a lasciare la regia dello show ad altri brillanti registi: “Voglio essere onesto, non è stato facile lavorare con altri registi. Con Sam abbiamo girato un pilot incredibile. Quando se ne è andato è stata dura fare lo show. Ma tante persone hanno contribuito a rendere grande questa serie e sto cercando in tutti i modi di non paragonare altri registi a Sam”. Riusciranno Bruce Campbell e Sam Raimi a riportare in auge una delle saghe horror più importanti della storia del cinema? La risposta è il 31 ottobre su Starz, quando finalmente rivedremo Ash Williams impugnare la sua iconica e leggendaria motosega.
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fargo 2
la seconda stagione della serie tv dei fratelli coen di C.A.
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Abbiamo visto in occasione della decima edizione della Festa del Cinema di Roma i primi due episodi
Sioux Falls. Dopo lo straordinario successo della prima stagione (tre Emmy e due Golden Globe),
della seconda stagione della premiata serie tv
torna su Sky Atlantic HD una delle serie più amate
prodotta dai fratelli Coen: Fargo. Interpretata da
degli ultimi anni, Fargo. Tratta dall’omonimo film
Patrick Wilson, Kirsten Dunst, Ted Danson,
del 1996 dei fratelli Coen e ambientata trenta anni
Jesse Plemons e Jean Smart, Fargo ci porta
prima le vicende di Lorne Malvo (Billy Bob
indietro negli anni ’70 a Luverne, una piccola
Thornton), Lester Nygaard (Martin Freeman) e
cittadina del Minnesota. Patrick Wilson interpreta
Molly Solverson (Allison Tolman), la seconda serie
Lou Solverson, un agente di polizia che giunge in città per indagare con lo sceriffo Hank Larsson
di Fargo ripresenta gli stessi indiscutibili punti di forza che ne hanno consacrato il successo l’anno
(Ted Danson) su una terribile strage causata da un
scorso. Anche questa volta la ricostruzione storica
membro del clan mafioso dei Gerhardt. Nel
dal sapore vintage, il cast stellare e l’immancabile
frattempo Ed (Jesse Plemons) e Peggy Blomquist
humour nero funzionano alla perfezione
(Kirsten Dunst), una coppia come tante, rimangono casualmente coinvolti nell’incidente. I crimini,
catapultando lo spettatore nel surreale mondo di Fargo; un mondo in cui la violenza e l’ironia si
iniziati per caso, daranno vita a un vortice infinito di terribili uccisioni che renderanno la tranquilla
mescolano dando vita a una miscela perfetta di puro intrattenimento. Inoltre, il cast e la storia
Luverne l’inaspettato scenario dell’incidente di
rinnovati, dando nuova linfa alla serie, permettono
anche a chi non ha visto la scorsa stagione di seguire senza nessun problema questi accattivanti nuovi episodi. E non è tutto, perché questa brillante formula televisiva, essendo stata già sperimentata in show come American Horror Story e True Detective, ha anche il pregio di consentire agli autori di introdurre di stagione in stagione grandi star del panorama hollywoodiano. Ma se la bella e brava Kirsten Dunst non fa rimpiangereAllison Tolman, i deboli Patrick Wilson e Ted Danson non reggono il confronto con grandi attori come Billy Bob Thornton e Martin Freeman di cui si sente indiscutibilmente la mancanza. Fortunatamente però il grande ritmo, l’incredibile ironia e la violenza estrema sono gli stessi della scorsa stagione; quindi chi ha amato la serie precedente, si sintonizzi il prossimo 22 dicembre alle ore 21.10 su Sky Atlantic HD per vedere la spettacolare seconda stagione di Fargo.
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la nuova serie tv abc prodotta da steven spielberg di A.A.
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“Ci piace giocare con i nostri figli. Ma cosa succede
Invasion. Inizialmente, l'ambizioso progetto di The
quando qualcuno inizia a giocare con loro? Qualcuno
Whispers era stato intitolato The Visitors, e l'autore
che non conosciamo. Che non possiamo vedere. E
Soo Hugh ha probabilmente scelto in un secondo
non riusciamo a sentire”. Questa, la sinistra
momento di dare rilievo ai sussurri, alle tacite e letali
premessa che aleggia attorno a The Whispers – la
sfide “giocose” che dominano la serie. Tuttavia, il
nuova serie televisiva firmata dal network americano ABC, che ibrida i generi drama, fantascienza e
rimando alla dimensione aliena è abbastanza
thriller, e promette di farci trasalire…e anche
intuibile. A Washington D.C. sta avendo luogo uno strano fenomeno: diversi bambini hanno iniziato a
mangiare qualche unghia! La serie è in onda su Fox
parlare, contemporaneamente, con Drill, un amico
dall’ 8 settembre e vanta l'altisonante nome di
immaginario le cui azioni sono molto reali, che
Steven Spielberg tra i produttori esecutivi – non è
manipola i bambini e li persuade a fare giochi molto
un caso che la trama paia essere contaminata da
pericolosi, che mettono in pericolo la vita dei loro genitori. È proprio così che si apre la serie. La
alcuni suoi cult, come E.T. e Poltergeist. L'ingarbugliato intreccio al cardiopalma s'ispira a Zero Hour, romanzo breve di Ray Bradbury, il cui tema centrale è la violazione dell'innocenza– la storia è parte di una raccolta del 1951, The Illustrated Men, che narra la vicenda di un ex galeotto con dei tatuaggi in grado di animarsi e predire tragici avvenimenti futuri: una di queste, si basa proprio su dei bambini ossessionati da un gioco chiamato
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puntata pilota ci fornisce già tutti gli ingredienti principali: una bimba di nome Harper che gioca con il proprio amico immaginario, l'invito di Drill a compiere un gioco mortale, che prevede che la sua mamma si posizioni sulle travi manomesse della casetta sull'albero, un incidente quasi fatale. “Ho vinto, ho vinto! Mamma, adesso puoi svegliarti … Mamma?” Un elemento imprescindibile delle fiction
americane ambientate nel cuore del potere politico a stelle e strisce – quale è Washington D.C. - è la presenza dell'FBI. Claire Bennigan (Lily Rabe di American Horror Story) è l'agente specializzata in comportamento infantile, che prende in mano il caso. In concomitanza, prende piede un altro fenomeno paranormale, che vede coinvolto un agente del Dipartimento della Difesa (nonché amante di Claire), Wes Lawrence (Barry Sloane di Revenge), il quale, nel bel mezzo del deserto del Sahara scopre un bizzarro fenomeno geologico – che sembra coinvolgere proprio una navicella aliena. Il fatto che i due misteri possano essere in qualche modo connessi tra loro non sorprenderebbe – tuttavia, l'accostamento di fattori quali, bambini, segnali udibili solo a loro, loschi figuri visibili solo a loro e minaccia aliena, preannunciano inevitabilmente che la soluzione dell'equazione assomigli molto all'epilogo di Segnali dal futuro (Alex Proyas). Nonostante sia appena nata, la serie ha già riscosso più di una critica: in particolare, in molti hanno sollevato il timore che The Whispers finisca per rivelarsi la solita fanfiction americana, con così tanti personaggi e intrighi da mutare rapidamente da un
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interessante spunto narrativo ad una confusionaria matassa, abbellita dagli effetti speciali e dai tanti volti familiari ai telefilm addicted, che compongono il cast. Oltre a Lily Rabe e Barry Sloane, nel cast figurano anche Milo Ventimiglia (Heroes, Una mamma per amica) – nei panni di un misterioso clochard che insegue discretamente le giovanissime vittime dell'amico (poco) immaginario Drill, e Kristen Connolly (House of Cards). Un altro plus della serie è senz'altro la presenza di Zack Estrin (Prison Break, Tru Calling, Streghe, … ) nel team degli sceneggiatori. Tuttavia, la ABC non ha ancora deciso se rinnovare o cancellare la serie TV, sulla cui – tra le altre cose – grava anche la possibile perdita di due protagonisti, Lily Rabe e Milo Ventimiglia, la prima contrariata dallo spostamento del set da Los Angeles a Vancouver, ed il secondo tentato dalla possibilità di diventare protagonista di Shooter – nuovo potenziale show americano di USA Network. Senz'altro The Whispers merita una visione – in particolare da parte dei cultori del genere fantahorror. Per i divoratori di comedy e teen-drama, invece, la visione è consigliata con la presenza di un amico, non immaginario – pena, incubi perenni e allucinazioni sonore.
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La Londra vittoriana è la protagonista del nuovo capitolo del videogioco di Claudio Valeriani
E' uscito il 23 Ottobre per PlayStation 4 e Xbox One nella saga da Brotherhood) per curare Assassin's Creed: Syndicate, il nono capitolo della maggiormente il resto del gioco; il risultato di famosa saga della Ubisoft, diventata ormai un quest'anno è sicuramente più convincente appuntamento stagionale per i fan del Credo. Il nonostante presenti qualche piccolo problema che gioco è il primo della serie ad esser completamente sicuramente verrà corretto con successive patch e affidato agli studi Ubisoft Quebec che avevano già non tale da influenzare negativamente l'esperienza lavorato ai titoli di Brotherhood e Revelations. Per di gioco. Il ruolo chiave di ogni capitolo di gli inesperti della serie AC è un gioco di avventura Assassin's Creed lo ricopre (ancora più del che, mischiando azione e fasi stealth, ha creato un personaggio giocabile) l'ambientazione, da sempre vero e proprio movimento di appassionati sin dal punto di forza della saga: questa è la volta della primo capitolo. Gli appassionati sicuramente non Londra vittoriana del 1868, un periodo di piena hanno dimenticato l'enorme gaffe fatta dalla Ubisoft rivoluzione industriale; uno scenario sicuramente lo scorso anno con Unity, per il quale ci sono voluti meno affascinante rispetto alla Parigi rivoluzionaria oltre 10 Gb di patch correttive per sistemare quasi del precedente capitolo ma che gli esperti della tutti i problemi grafici presenti, ma la casa di Ubisoft sono riusciti a ricostruire dettagliatamente (è produzione per non rischiare ha deciso questa volta impossibile dimenticare città come Firenze, Venezia di fare un piccolo passo indietro, mantenendo lo e Roma dei primi capitoli), aiutati sicuramente dai stesso motore grafico del precedente capitolo ed numerosi documenti storici presenti dell'epoca. La eliminando la modalità multiplayer online (presente grande novità di Syndicate è la scelta del
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protagonista. Dopo la storia d'amore di Elise e Arnò in Unity nel quale però Elise ha un ruolo di personaggio non giocabile, la Ubisoft punta tutto su due protagonisti entrambi giocabili: Jacob e Evie Frye, fratello e sorella (gemelli). Figli dell'affiliato alla confraternita degli assassini Ethan Frye, i due giungono assieme a Londra, che ufficialmente viene governata dalla regina Vittoria ma che in realtà è completamente nelle mani di Crawford Starrick, un templare che la controlla con il pugno di ferro tramite la gang criminale dei Blighters. L'obiettivo dei due fratelli è far cadere la tirannia del templare. Jacob predilige la forza bruta e fonda la gang dei Rooks con la quale cerca di sottrarre il controllo dei vari quartieri di Londra al rivale. Evie invece si discosta completamente a livello caratteriale dal fratello: preferisce l'infiltrazione e l'operare nell'ombra, è appassionata di miti e delle leggende custodite dalla confraternita degli assassini riguardanti i frutti dell'Eden e si impegna a indagare a Londra. Escluse alcune missioni in cui il giocatore è obbligato a utilizzare uno dei due fratelli per motivi di trama, per il resto del tempo la scelta tra i due personaggi può essere fatta tramite un tasto del menù. Entrambi i personaggi sono potenziabili tramite un sistema a livello, spendendo vari punti abilità guadagnabili tramite il completamento di missioni e le uccisioni. Per quanto i due personaggi per background abbiano due diversi stili di combattimento, sono soltanto tre le abilità che differenziano i due e per la maggior parte del tempo di gioco il giocatore può farli crescere nello stesso modo. L'equipaggiamento invece è modificabile tramite materiali acquisibili dai vari scrigni in giro per la mappa o come ricompensa delle missioni (un sistema sicuramente interessante che però poteva esser approfondito maggiormente); a differenza dei precedenti capitoli non c’è la possibilità a metà gioco di darsi allo shopping sfrenato. Inoltre è consigliabile sviluppare con la trama principale le missioni secondarie, le quali sono numerose, variegate e legate soprattutto ai personaggi secondari (come in ogni capitolo della saga non mancano infatti i numerosi personaggi storici rivisitati nell'ambito della lotta tra templari e assassini), in modo da non rischiare di ritrovarsi in difficoltà nelle successive missioni. Due sono le grosse introduzioni per quanto riguarda il gameplay: la lanciacorda e le carrozze. La prima permette al giocatore di scalare un edificio in pochissimi istanti o di spostarsi da un palazzo all'altro; una modifica dovuta soprattutto al periodo storico, le strade si sono allargate per il passaggio delle
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carrozze, gli edifici sono più distanti e non è più possibile vedere gli assassini saltare da un palazzo
Purtroppo però è dai tempi di Ezio Auditore che non ci si lega particolarmente a nessun protagonista: la
all'altro con il solo uso delle proprie gambe. Le
storia principale e il carattere dei protagonisti
carrozze sono utilizzabili come mezzo di trasporto
potevano sicuramente esser approfonditi di più, ma
per raggiungere i vari luoghi di Londra con un
la cadenza annuale con cui esce ogni titolo e il
sistema molto simile a quello di GTA. Gli appassionati di parkour non devono però
cambio continuo di epoca e personaggi (ricordiamo che ad Ezio furono dedicati ben tre capitoli) rende
spaventarsi perché la caratteristica principale che
impossibile fare meglio. Il titolo tiene comunque
contraddistingue la saga dall'esordio rimane
impegnato il giocatore con una varietà di missioni
comunque forte; l'Ubisoft mantiene l'innovazione
principali e secondarie, tra cui la conquista dei vari
del parkour inserita per la prima volta in Unity. L'unione di questi tre elementi conferma Syndicate
quartieri di Londra, modalità già assaporata in Brotherhood e ritrovata con piacere con un sistema
così il capitolo con il miglior sistema di movimento.
migliorato e approfondito; sono diminuiti invece i
Per quanto riguarda la credibilità del gioco, l'IA dei
collezionabili presenti all'interno del gioco rispetto a
nemici è scarsa e certe situazioni rimangono
titoli precedenti come Blackflag, che garantiscono
inverosimili. Per quanto i due personaggi abbiano diversi modi di agire, il giocatore può comunque
comunque una trentina di ore di gioco circa. A questo punto viene spontaneo chiedersi quale sarà
decidere di portare avanti qualsiasi missione a suon
la prossima epoca scelta dall'Ubisoft per il
di scazzottate; basta avere un’ottima prontezza di
successivo capitolo; certamente la casa di
riflessi e spingere la giusta combinazione di tasti.
produzione non ci farà attendere troppo per
Assassin's Creed: Syndicate si conferma così un
scoprirlo, anche se forse alla serie servirebbe un piccolo periodo di pausa per tornare con un capitolo
buon titolo che, non presentando enormi sfide, diverte il giocatore. L'Ubisoft preferisce non rischiare creando un buon prodotto (non perfetto) e
davvero innovativo rispetto agli ultimi usciti.
buttandosi alle spalle le grosse polemiche ricevute
possono gustarsi la Londra Vittoriana dei fratelli Frye
con Unity. La perfetta ricostruzione dei quartieri della
e seguire le news riguardanti la trasposizione cinematografica della saga di Assassin's Creed, la
Londra vittoriana offre al giocatore scorci straordinari della città, grazie anche all’ottima rappresentazione della luce e del tempo atmosferico.
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Nell'attesa però gli amanti della Lama Celata
cui uscita nelle sale è prevista per il 21 dicembre 2016.
FUORISCENA una nuova visione del cinema
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Bats on the Road, l’illustrazione ispirata a Paura e Delirio a Las Vegas La rubrica FuoriScena fa un viaggio on the road, in
personaggio di Johnny Depp a bordo della sua
occasione dell’uscita del libro Il Mito del Viaggio nel
automobile, in preda all’effetto allucinatorio di un
Cinema Americano Contemporaneo di Letizia
pesante cocktail di sostanze stupefacenti. Tratto dal
Rogolino, in cui si analizzano le origini e l’evoluzione
romanzo Paura e Disgusto a Las Vegas di Hunter S.
del road movie, ricordando alcuni dei film dell’ultimo decennio cinematografico americano, appartenenti
Thompson, questo film denuncia la distruzione del
a tale genere.
outsiders, ovvero degli emarginati dalla società, che
Giovanni Manna e Laura Manaresi rendono omaggio al tema del viaggio, che da anni invade il
cercano qualcosa in cui credere, ma vengono risucchiati in un delirio psichedelico, sullo sfondo di
grande schermo, abbracciando diversi generi di
un America degli anni ’70 imbottita di droga e
film, dal thriller alla commedia, dal film drammatico
allucinogeni, al punto di perdere la concezione di
all’horror, poichè “l’uomo ha sempre avvertito una
spazio e tempo. La china acquerellata dell’artista
voglia incontenibile di sapere e conoscere il mondo e, in particolare, il cinema ha raccontato e racconta,
dona una nuova visione ad una scena amata e contestata da molti, mostrando l’inedito assalto
ancora oggi, viaggi avvincenti che si svolgono sulle
delle piccole creature nere e minacciose, alla vettura
strade perse nell’immensità del territorio americano, fatto di infinite highway che fanno da sfondo ad incontri, confronti ed emozioni”, come afferma l’autrice. Questa nuova straordinaria illustrazione di Manna parla da sola. Per i cinefili e non solo, è difficile dimenticare la mitica scena di Paura e Delirio a Las Vegas, film del 1999 diretto da Terry Gilliam, in cui pipistrelli immaginari assaltano il
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sogno americano e i due protagonisti sono degli
rossa fiammante con a bordo l’eccentrico giornalista Roul Duke e lo stravagante avvocato Dr. Gonzo. Stupisce la cura dei dettagli e il suggestivo effetto delle sequenze ben coordinate tra loro, che trasmettono l’incredibile effetto del susseguirsi dell’azione. Lo spettatore percepisce il movimento, anche se le immagini sono in realtà catturate dalla carta da disegno.
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NEWSGAMES Le uscite di Ottobre 2015
Playstation, XBox, Nintendo e Wii a cura di Claudio Valeriani
Ottobre è un mese cospicuo per l'industria dei videogiochi. Le uscite, numerose e di vario genere, spaziano dagli RPG e i party-game, fino al nuovo titolo della Ubisoft Assassin's Creed: Syndicate, a cui abbiamo dedicato un ricco speciale. Nel frattempo date una occhiata alle uscite games di ottobre:
Photo credit:
1 Ottobre: Nba Live 16 (PS4, Xbox One): Dopo due anni di lavorazione esce il nuovo capitolo sportivo sviluppato da EA Sports dedicato al mondo del basket. Riuscirà la serie a uscire dalla crisi o attirerà solo i veri appassionati? 2 Ottobre: Samurai Warriors 4 – II (PS3, PS4, PS Vita, PC): Per gli amanti della saga, ecco una versione migliorata dell'ultimo episodio. Animal Crossing – Happy Home Designer (3Ds): Ambientato nell’universo tanto amato dagli appassionati della saga della Nintendo, il gioco è un simulatore dedicato interamente alla creazione della propria dimora. Il giocatore quindi modificherà e gestirà la propria casa dando libero sfogo alla fantasia e ricercando il celebre feng shui. Lost Horizon 2 (Pc)
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3 Ottobre: Disney Infinity 3.0: Star Wars – Rise against The Empire (PS3, PS4, WiiU, Xbox 360, Xbox One): Il nuovo Play Set per Disney Infinity 3.0 dedicato al mondo di Star Wars rende possibile rivivere gli episodi IV, V e VI della trilogia originale. Ritroveremo quindi il cavaliere jedi Luke Skywalker e la principessa Leila ma anche i tanto amati Ian Solo e il suo fido compagno peloso Chewbacca, alleati contro il malvagio Darth Vader e l'Impero. 6 Ottobre: Metal Gear Online – Tactical Team Operations (PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One, PC): E’ finalmente disponibile la componente online di Metal Gear V: The Phantom Pain. Dengeki Bunko: Fighting Climax (PS3, PS Vita): È il classico picchiaduro 2D caratterizzato però da un sistema di combattimento complesso. Il gioco celebra il ventesimo anniversario dell'omonima serie, raccogliendo i migliori personaggi. Elite: Dangerous (PS4, Xbox One, PC): È un gioco di simulazione spaziale multiplayer Super Meat Boy (Wii, Xbox 360, PC, PS Vita, PS4): Questo è un tostissimo platform caratterizzato da oltre 100 livelli che rende possibile giocare anche in modalità da più giocatori. Il protagonista della storia è un cubo di carne animato che cerca di salvare la propria ragazza da un cattivo. I bizzarri protagonisti e gli insoliti scenari rendono il gioco molto simile a Super Mario. Transformers: Devastation (PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One, PC): Sviluppato da Platinum Games e distribuito da Activision, questo è un action game dedicato ai Transformers e a tutti gli appassionati della Prima Generazione dei robot senzienti. Farming Simulator 16 (PC, PS Vita) 7 Ottobre: Uncharted: The Nathan Drake Collection (PS4): In attesa dell'uscita del quarto e ultimo capitolo della saga, la Sony riunisce i tre capolavori precedenti in un unico disco in versione rimasterizzata. Chi non conosce le avventure di Nathan Drake può viverle così sulla console di nuova generazione. Inoltre il gioco dà l'accesso alla beta al multiplayer di Uncharted 4. 8 Ottobre: Whispering Willows (WiiU) 9 Ottobre: Tony Hawk's Pro Skater 5 (PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One): Activision pubblica il nuovo capitolo della serie sportiva basata sugli skateboard. I numerosi problemi grafici rendono però il gioco deludente rispetto ai primi capitoli della serie. Sid Meier's Civilization: Beyond Earth – Rising Tide (PC): Questa è l’espansione per gli amanti di Civilization: Beyond Earth che aggiunge l'ambiente acquatico al gameplay. 13 Ottobre: Rock Band 4 (PS4, Xbox One): Date libero sfogo al vostro lato rock con il quarto capitolo della serie Rock Band sviluppato da Harmonix per le console di next gen.
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The Witcher 3: Wild Hunt – Hearts of Stone (PS4, Xbox One, PC): CD Project RED fa uscire la prima espansione maggiore per The Witcher 3: Wild Hunt che aggiunge oltre 10 ore di gameplay al già corposo gioco base. Geralt dovrà affrontare una missione affidatagli da Man of Glass per le terre selvagge di No Man's Land. 15 Ottobre: The Talos Principle: Deluxe Edition (PS4): Esce per PlayStation 4 l'adventure game originariamente distribuito per PC comprendente anche la prima espansione Road to Gehenna. Dragon Age: Inquisition – Edizione Gioco dell'Anno (PS4, Xbox One, PC): Questa versione comprende anche tutti i Dlc e le espansioni uscite dopo il lancio del gioco. 16 Ottobre: Tales of Zestiria (PS3, PS4, PC) Disgaea 5: Alliance of Vengeance (PS4) Dragon Quest Heroes: L'Albero del Mondo e le Radici del Male (PS3, PS4): Uscito in esclusiva PlayStation, lo spin-off sviluppato da Omega Force e ambientato nell'universo della famosissima saga Dragon Quest, è un action game in terza persona che porta nel comparto grafico la firma del character design Akira Toriyama, famoso fumettista giapponese conosciuto soprattutto per il manga d'arti marziali Dragon Ball. WRC 5 (PS3, PS4, PS Vita, Xbox 360, Xbox One, PC): Sviluppato da Kylotonn Games, è l’ultimo capitolo della serie World Rally Championship dedicata al campionato di rally. Dragon Ball Z: Extreme Butoden (3DS): Prodotto dalla Bandai Namco, è il nuovo picchiaduro della intramontabile serie creata da Akira Toriyama per la console portatile della Nintendo. Dungeon Travelers 2 (PS Vita) Wasteland 2: Director's Cut (PS4, Xbox One, PC) Back To The Future: The Game – 30th Anniversary Edition (PS4, Xbox 360, Xbox One): Per il 30th anniversario della serie cinematografica esce una nuova edizione delle avventure sviluppate da Telltale Games uscite per la prima volta nel 2010. 20 Ottobre: Rebel Galaxy (Pc) Life is Strange – Episode 5: Polarized (PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One, PC) Sword Coast Legends (PC) Knights of Pen and Paper II (PC) Tales from the Borderlands – Episode 5: The Vault of the Traveler (PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One, PC ) 22 Ottobre: Just Dance 2016 (PS3, PS4, Wii, WiiU, Xbox360, Xbox One): Siete pronti per tornare a danzare sulle note delle ultime hit? La Ubisoft non tradisce lo spirito della saga facendo uscire la nuova edizione del suo party game. 23 Ottobre: Assassin's Creed: Syndicate (PS4, Xbox One, PC – dal 19 novembre): La Londra vittoriana è la protagonista del nuovo capitolo della serie sviluppata dalla Ubisoft. Guild Wars 2: Heart of Thorns (PC) : Esce finalmente la prima espansione del MMO Guild Wars 2 con delle nuove mappe, un nuovo level-system e una nuova professione. In
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previsione dell'uscita della nuova espansione, l'ArenaNet ha deciso di inserire il gioco tra i free to play (ovviamente con limitazioni rispetto a coloro che lo hanno acquistato). Warhammer: End Times – Vermintide (PS4, Xbox One, Pc): Questo gioco è uno sparatutto ambientato nel mondo fantasy Warhammer di Games Workshop. Guitar Hero Live (PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One, Wii U): Torna il famoso rhythm game dell'Activision con nuovi pezzi e vecchie glorie. The Legend of Zelda: Tri Force Heroes (3DS): Nell’ultimo capitolo della serie The Legend of Zelda di casa Nintendo a Link non basterà sdoppiarsi per superare gli ostacoli e gli enigmi ma dovrà arrivare a triplicarsi. E’ disponibile la modalità a tre giocatori dove ciascuno utilizzerà un Link per raggiungere i punti più alti. Let's Sing 2016 (PS4, Xbox One, Wii): Questo mese dopo aver ballato e suonato, non poteva mancare il party game dedicato al canto. Sfida i tuoi amici a colpi di hit internazionali per splendide serate all’insegna del divertimento. 27 Ottobre: Halo 5: Guardians (Xbox One): L'esclusivo sparatutto Xbox torna con un nuovo capitolo sulla console di nuova generazione. Divinity: Original Sin Enhanced Edition (PS4, Xbox One, PC) Darksider II: Deathinitive Edition (Ps4, Xbox One, PC): Questa è la versione rimasterizzata dell'action game per le console di next-gen. 29 Ottobre: Adventure Time: Finn e Jake detective (PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One, 3DS, Wii U, PC): In questa avventura in 3D per i più piccoli, Finn e Jake decidono di diventare detective per seguire le orme dei genitori adottivi di Finn. 30 Ottobre: Shovel Knight (3DS, Wii U, PS3, PS4, PS Vita, Xbox One, PC) Project Zero: Maiden of Black Water (Wii U) Minecraft: Story Mode – Ep.1 (PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One, Wii U, PC): Questa è una raccolta di avventure ambientate nel mondo di Minecraft. WWE 2K16 (PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One): Ecco l'edizione 2016 del picchiaduro sportivo sul wrestling pubblicato da 2KGames.
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www.newscinema.it
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