Guida Miscellanea

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Guagnano VILLA BALDASSARRI

Istantanee dalle Terre del Negroamaro Snapshots from the lands of Negroamaro


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In such a difficult historic period for Guagnano, for Italy and for the whole world, it is not easy to find solutions and ideas that could improve the development of our area. We are nonetheless convinced of the following three points: 

We should not lose our confidence, because this is fundamental to allow positive processes;

We should start anew from the basic values of life

Finally, we should put our own origins and a sustainable development at the basis of every good practice.

Questo momento storico difficile per Guagnano, l’Italia e per il mondo intero, certamente non è un buon viatico per ricercare soluzioni ed idee in grado di favorire lo sviluppo del nostro territorio. Ciò nonostante di tre cose siamo convinti:  Che ancora di più non bisogna perdere l’ottimismo indispensabile per favorire processi positivi;  Che bisogna ripartire certamente dai valori fondamentali della vita; 

Che, infine, ogni buona pratica deve avere quale valore fondante le proprie radici ed uno sviluppo eco-sostenibile.

Il delegato di Progetto dott. Danilo Verdoscia

Il Sindaco ing. Fernando Leone

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Introduzione PhD Alessandra Miccoli Il presente lavoro, inserito tra gli interventi attuati in oc-

Within the “Cross border network for the promotion

occasione della realizzazione delle attività previste dal progetto

of wine products –WINE NET” project for the Territorial

di Cooperazione Territoriale Europea Grecia Italia 2007-2013

Cooperation between Greece and Italy 2007-2013, this

“Cross border network for the promotion of wine products WINE NET”, intende contribuire a divulgare la conoscenza del ricco patrimonio culturale presente all’interno del territorio di Guagnano, con particolare alla cultura immateriale ed alle tradizioni, soprattutto rurali, così vive e presenti in quest’area,

work aims to promote the rich cultural heritage of the area of Guagnano, focussing on the immaterial culture and on the rural traditions that are still alive in this area in the heart of the Salento, also known as Land of Negroamaro. This label gives the idea of a place where the rural

immersa nel cuore del Salento e nota anche come Terra del Negroamaro.

landscapes become taste landscapes, acquiring cultural

Una denominazione, quest’ultima, che restituisce l’idea

meanings and giving an added value to the wide rural tra-

di un luogo in cui i paesaggi agricoli divengono paesaggi del

dition that makes the readers and the visitors aware of the

gusto, arricchendosi di significati culturali e conferendo valore

unique character of this area.

aggiunto alla diffusa tradizione rurale, già di per sé bastevole a rendere sia al lettore che al visitatore l’idea dell’unicità di questa incantevole terra. Il volume, che si presenta sotto forma di miscellanea, è strutturato in diverse sezioni che, a partire dalla presentazio-

This is a miscellaneous work made of different sections. Starting from an outline of the area, passing through the historical origins, it then concentrates on the cultural heritage and on the beauty of the art and religious sites.

ne del territorio, ne ripercorrono brevemente le origini storiche,

A rich photographic material supports the descrip-

ponendo particolare attenzione ai beni culturali, alle bellezze di

tions, linking the descriptive tests to the reality of the

luoghi di fede ed arte.

places in line with the general goals of the program of the

Una presentazione del territorio e del patrimonio arricchita da

European territorial cooperation. Actually, the general stra-

un corredo fotografico, che funge da significativo raccordo tra i

tegic goal of the project is strengthening the competitive

testi descrittivi e la realtà dei luoghi, in sintonia con gli obiettivi generali del programma di cooperazione territoriale europea: infatti, obiettivo generale strategico del progetto è quello di rafforzare la competitività e la coesione territoriale nella zona coinvolta, in sintonia con i propositi dello sviluppo sostenibile, ponendo in relazione il potenziale da entrambi i versanti dell’area transfrontaliera.

aspect and the territorial cohesion in the interested area, in line with the goals of the sustainable development by comparing the potential value of both sides of the cross border area. In particular, the project is in line with the priority of the program, that it to say, “Improvement of the quality of

Più specificamente, il progetto è in conformità con la priorità

life, protection of the environment and promotion of the

del programma: "Migliorare la qualità della vita, tutela dell'am-

social and cultural cohesion”, by an effective and integrate

biente e valorizzazione della coesione sociale e culturale". Ma

promotion of the viticulture, of its cultural traditions and the

soprattutto con l'obiettivo specifico: "Promozione del patrimonio culturale e naturale”, attraverso la promozione efficace ed integrata della viticoltura, delle tradizioni culturali ad essa connesse e lo sviluppo del turismo del vino nell’area transfrontaliera. Il confronto, poi, con realtà transfrontaliere intende creare un

development of the wine tourism in the cross border area. The comparison with the cross border areas aims to build a constructive dialogue in order to improve the wine production and the transfer of the know-how, increasing

dialogo costruttivo, finalizzato al miglioramento della produzio-

the number of the local producers and the creation of a

ne del vino e al trasferimento di know-how, portando ad un

cross border network of cooperation.

aumento di produttori locali e alla creazione di una rete tran-

Therefore, it is necessary to link the resources of

sfrontaliera di cooperazione. Imprescindibile pertanto è coniu-

the area to the culture of the area itself in order to achieve

gare le risorse del territorio alla cultura dei luoghi, affinché un

a concrete development through sustainable processes of

auspicato sviluppo possa essere perseguito attraverso percorsi di crescita sostenibili.

growth.

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Guagnano - Villa Baldassarri Territorio e Posizione Il Comune di Guagnano si trova nella penisola salentina, esattamente nella parte a Nord della Provincia di Lecce, al confine conla Provincia di Brindisi, vicino anche alla Provincia di Taranto. Nel cuore, praticamente, di quella che un tempo era nota come Terra d’Otranto e che oggi è assurta agli albori delle migliori cronache turistiche con il toponimo “Salento”. Guagnano sorge lungo l’antica via consolare che congiunge Lecce a Taranto nella zona definita da De Giorgi1 “Istmo Salentino”. Il territorio comunale si estende per circa 38 km 2 ad un’altitudine media sul livello del mare pari a 44 m. Il suolo è per la maggior parte argilloso e marmoso, addossato a sabbioni tufacei. Al nucleo urbano di Guagnano è annessa la frazione di Villa Baldassarri; l’abitato principale è posizionato al centro - in senso orario a partire da nord – di un’ampia area, attorno alla quale gravitano i territori comunali di San Donaci, Cellino San Marco, Campi Salentina, Salice Salentino e San Pancrazio Salentino. L’economia, prevalentemente agricola, si lustra della produzione di vini di ottima qualità, frutto della perizia di apprezzati imprenditori, capaci di conquistare importanti fette dei mercati internazionali e divenuti volano per le neonate imprese del settore. Guagnano è collocato al centro della produzione DOC del Salice Salentino e presenta nove importanti Cantine. Il Vitigno, quasi esclusivamente coltivato è il Negroamaro, così come nei paesi immediatamente limitrofi. Per tale motivo Guagnano è il centro delle TERRE DEL NEGROAMARO, così che ogni anno, subito dopo ferragosto, ha luogo la manifestazione “PREMIO TERRE DEL NEGROAMARO”, uno degli appuntamenti più importanti dell’estate salentina. Altrettanto importante, e di qualità, è la produzione olearia, sebbene in calo rispetto al passato.

Guagnano

Guagnano: Territorio & Posizione.

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Cosimo Arcangelo De Giorgi: Lizzanello 1842/Lecce 1922 Medico—scienziato e scrittore salentino.

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Territory and location.

Guagnano is located in the peninsula of the Salento at the North of the province of Lecce, on the border of the province of Brindisi and near the province of Taranto. Basically, Guagnano is located in the heart of what was once known as Terra d’Otranto (Land of Otranto) and that is now at the top of the best tourist chronicles with the name of Salento. Guagnano is located along the ancient consular road that con1

Guagnano: Territory and location.

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nects Lecce to Taranto in the area that De Giorgi defined “Isthmus of Salento”. The municipal area is 38km2 wide with an average altitude above sea level of 44m. The soil is mostly composed by clay and marble leaning against tuff and sandy soils. To the urban core of Guagnano is annexed the hamlet of Villa Baldassarri. The main village is positioned clockwise starting from the North in the middle of a large area between the towns of San Donaci, Cellino San Marco, Campi Salentina, Salice Salentino and San Pancrazio Salentino. The economy is mainly agricultural and is valuable for the production of wines of excellent quality as a result of the expertise of appreciated entrepreneurs that are able to conquer important areas of the international markets and that became the guide for the newly born enterprises in this field. Guagnano is at the centre of the Salice Salentino DOC production and has nine major Wineries. The Negroamaro is the vine that is cultivated almost exclusively in Guagnano as well as in the surrounding towns. For this reason, Guagnano is the centre of the Terre Del Negroamaro (Lands of the Negroamaro), so every year here it takes place the Premio Terre Del Negroamaro (Lands of Negroamaro Awards) that is one of the most important events of the summer of the Salento shortly after the mid-summer holiday in August. The oil production is important and quality as well, even if it is declining compared to the past.

Cosimo Arcangelo De Giorgi: Lizzanello 1842/Lecce 1922 Doctor, scientist and writer of Salento.

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Cenni Storici Il Toponimo L’ipotesi di una genesi latina di tradizione classica del toponimo Vanianum sembra essere più pertinente ad un fondo rustico che ad un abitato, nonostante le numerose attestazioni romane nella zona. Tasselli1 sostenne nel Seicento la possibilità che il toponimo derivasse dall’appartenenza delle terre a soldati o centurioni Romani; ciò parrebbe trovare riscontro anche nell’ipotesi proposta da D. Novembre2 nel 1971, secondo il quale molti toponimi prediali di origine gentilizia, specie nell’istmo salentino, sarebbero da attribuire alla diffusione del popolamento romano rurale in forma sparsa (sulla stessa lunghezza d’onda di Rohlfs3, il quale aggiungeva che il suffisso –anum romano potrebbe trovare rispondenza anche in lingua greca – tesi quest’ultima da escludere per Guagnano). Esiste anche un’ipotesi di etimologia francese, collegata alla caratteristica redditività dei terreni che ricondurrebbe a gagner (=guadagnare) oppure a gagnage (=pascolo), nel senso di suolo guadagnato. Tale ipotesi riporta alla possibilità che si possa ascrivere ai conquistatori d’oltralpe la nascita di Guagnano (Chirizzi G.4, 2004). Si può affermare che il toponimo di sicuro risalga alle origini di Guagnano, sorto in periodo normanno-angioino e con contaminazioni da parte di popolazioni francofone peraltro edotte di lingua latina.

Lo Stemma Civico Descrizione araldica dello stemma civico: «Scudo di colore celeste su cui è riportato un albero di un leccio infilato sul dorso di un cavallo bianco senza briglie e sovrastato da una corona». Descrizione araldica del Gonfalone Drappo azzurro, orlato con frangia dorata. Al centro vi è lo stemma del Comune, sovrastato dall'iscrizione centrata "Comune di Guagnano" e circondato nella parte inferiore da due rami, uno di olivo e uno di quercia, legati da un nastro dorato. Lo stemma adottato nel Cinquecento rappresenta un cavallo privo di briglie ai piedi di un leccio (o di un pino). Il cavallo parrebbe richiamare gli allevamenti dei Messapi, mentre l’albero si rifarebbe ai boschi o alle macchie medievali. Potrebbe anche essere che l’albero simboleggi la foresta (di lecci) oritana, elemento geografico importantissimo per l’origine e la vita stessa di Guagnano.

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Luigi Tasselli: Casarano 1622/1694. Cappuccino con il nome di Padre Luigi—Teologo e scrittore.

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Domenico Novembre: Geografo copertinese.

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Gerhard Rohlfs: Berlino 1892/Tubinga 1986. Filologo, linguista e glottologo tedesco. Gino Giovanni Chirizzi: Capodistria 1944. Professore ordinario—scrittore storia locale.

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Historical Notes The name According to the classic tradition, the hypothesis of a Latin of origin as Vanianum applies more to a rustic village than to an urban area, despite numerous Roman claims in the area. In the 17th century Tasselli1 claimed that the name derived from the lands that belonged to the Roman soldiers or centurions. This hypothesis seems to be reflected also in that of D. Novembre2 in 1971. According to his theory, many rural names of aristocratic origins, especially in the Isthmus of Salento, could be attributed to the spread of the Roman rural settlements. This hypothesis follows the theory of Rohlf3 by which the roman suffix –anum could also be applied to the Greek language, even though this last case is not that of Guagnano. There is also a hypothesis of French etymology by which the name would derive from the French ganer (=to earn), for the productivity of the soil, or gagnage (=pasture) in the meaning of earned land. According to this hypothesis, it is likely that the French conquerors founded Guagnano (Chirizzi4 G., 2004). Overall, it can be said that the name dates back to the origins of Guagnano that was founded in the Norman- Angevin period with contaminations by Latin francophone populations.

The Civic Coat of Arm Heraldry Description of the Civic Coat of Arm “Light blue shield on which there is a holm oak tree tucked on the back of a bridles white horse and surmounted by a crown.” Heraldic description of the Banner Blue cloth, edged with golden fringe. In the middle there is the Coat of Arm of the town surmounted by the centred inscription Comune di Guagnano (Municipality of Guagnano) and surrounded at the bottom part by two branches, one of olive, one of oak, bound together by a golden ribbon. In the 16th century Coat of Arm represented a bridles white horse under a holm oak (or pine) tree. The horse might represent the Messapian livestock, while the tree might represent the medieval woods or scrubs. Moreover, the tree might also represent the local holm oak woods, a geographical element of fundamental importance for the origin and life of Guagnano.

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Luigi Tasselli: : Casarano 1622/1694. Friar, known as Father Luigi. Theologian and writer.

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Domenico Novembre: Geographer from Copertino..

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Gerhard Rohlfs: Berlin 1892/Tubinga 1986. German philologist and linguist.

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Gino Giovanni Chirizzi: Capodistria 1944. Professor and local history writer.

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La Leggenda La tradizione narra un prodigioso racconto risalente ad un fatto avvenuto nell’anno 1450, secondo cui un toro, allontanatosi dalla mandria, fu inaspettatamente ritrovato nel bosco, inginocchiato in posizione di preghiera, con un rosario mariano stretto tra i denti e con il corno destro che indicava un punto nella macchia ove fu rinvenuta l’effige della Madonna del Rosario, affrescata sulla parete di una chiesetta diroccata e sconosciuta agli abitanti del posto. La leggenda è riportata da Rosario Jurlaro1 in «Guagnano: Chiesa e Società» (1980), che dovette averla appresa dal più antico testo di Serafino Montorio2 «Lo Zodiaco di Maria» edito nel 1715 in Napoli, da Paolo Severini (di cui, probabilmente, vi era copia presso la Biblioteca Annibale De Leo in Brindisi della quale Jurlaro era direttore). Il racconto, come ogni leggenda, presenta tuttavia alcune incongruenze; in primis, nel 1450 Guagnano aveva già tre secoli di storia (stando alle fonti ufficiali). Inoltre, l’edificazione della chiesa dedicata alla Madonna del Rosario (corrispondente all’attuale chiesa Matrice) sarebbe avvenuta successivamente alla fondazione del casale, ma ciò pare improbabile. Numerosissimi i casi di leggende di fondazione ad opera mariana e divina di città e villaggi, specie nell’area salentina in cui forte era la devozione mariana, mista a reminiscenze di paganesimo che sovrapponendosi al culto ufficiale hanno spesso dato vita a racconti e tradizioni che rasentano il prodigioso. Ad esempio, si narra che la fontana della chiesa di San Domenico in Nardò (Lecce) sia stata scavata da un toro – elemento ricorrente - e che attorno ad essa abbiano avuto luogo i primi insediamenti abitativi.

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Rosario Jurlaro: archeologo salentino.

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Serafino Montorio: frate domenicano, nato a Napoli nel 1647, morto nel 1729.

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The Legend The legend tells the story of a miraculous finding. In 1450 a bull that left its herd was unexpectedly found in the woods, kneeling in prayer position, with a Rosary between its teeth. With its right horn the bull was pointing to an effigy of the Virgin of the Rosary, on the wall of a ruined Church that the local inhabitants didn’t know it existed. The legend is reported by Rosario Jurlaro1 in Guagnano: Chiesa e Società (1980) (“Guagnano: Church and Society”). It is likely that he learned the legend from a previous text by Serafino Montorio2, Lo Zodiaco di Maria (“The Zodiac of Mary”) that was published in Naples in 1715 by Paolo Severini (probably there was a copy of this text in the Annibale De Leo Library in Brindisi, where Jurlaro was director). However, as in every legend, there are inconsistencies in this story too. First of all, in 1450 Guagnano had already a three century history according to the official sources. Moreover, the construction of the church dedicated to the Virgin of the Rosary (that corresponds to the current church) would have taken place after the foundation of the town, although that seems unlikely. In the Salento area there are many legends that link the foundation of towns to the presence of the Virgin Mary, this being an area where the devotion to the Virgin is strong and live and where the reminiscences of an ancient paganism overlap the official worship, giving rise to stories and traditions on the border of the miraculous. For example, it is said that the fountain of the church of Saint Domenico in Nardò (Lecce) was excavated by a bull (that is a recurring element) and that the first settlements appeared around it.

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Rosario Jurlaro: Archaeologist from the Salento.

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Serafino Montorio:Naples 1647/1729. Dominican friar.

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Cenni Storici sull’ Abitato di Guagnano

26 dicembre 1914

Le origini di Guagnano possono essere ricondotte al periodo messapico. Poco distante da Masseria San Gaetano – tra Guagnano e Cellino San Marco – venne alla luce la presenza di un villaggio abitato da Messapi e Japigi, attestata anche da effigi funerarie. Gli ornamenti messapici e le suppellettili di vario genere attestano un’intensa attività agricola dedita alla coltivazione di ulivi, vite, frutti, legumi e frumento. La nascita vera e propria di Guagnano risale al secolo XIII, agli albori dell’età dei Comuni. Se ne trova testimonianza attraverso i registri della Cancelleria Angioina del 1278. Guagnano sarebbe sorto in seguito ai trasferimenti effettuati dalle rovine dei villaggi di Monticello e di Pucciano, di Acquarolo e Materano del Feudo di Salice Salentino. Infatti in origine il Feudo di Guagnano era compreso nel distretto della Grande Foresta di Oria. Rosario Jurlaro sostenne che il limite della foresta fosse, anticamente, sul sagrato dell’attuale Chiesa matrice, alle spalle della precedente chiesetta. Guagnano faceva parte della diocesi di Oria, perciò subì influssi culturali di matrice greca, dato che nelle parrocchie delle diocesi era diffuso il rito greco di liturgia bizantina. Nel Dizionario Corografico a cura di Amati si legge che lo spazio

di Guagnano era occupato da vigneti, ulivi e alberi da frutto e non mancavano i pascoli. Arditi1 riferì di un massiccio disboscamento dell’area – inizialmente ricoperta da un fitto bosco, noto come Bosco di Monticello – probabilmente a causa della soppressione delle corporazioni religiose attuata dal primo governo post-unitario e del conseguente incameramento dei beni immobiliari, che furono redistribuiti tra i coloni poveri. Dal punto di vista dell’andamento demografico, Guagnano presenta nel 1447 soli 37 fuochi, si contano 308 fuochi nel 1773 (stando ai dati riportati nel secondo Catasto Onciario). Data importante per il paese è quella del 20 maggio 1798, quando fu consacrata l’attuale Chiesa Matrice; i lavori ebbero inizio nel 1750 e durarono più di 40 anni. Oltre alla Chiesa Matrice, Guagnano ebbe anche le Carceri Civili, proprio in piazza, nelle vicinanze della Chiesa Matrice. Risale al 1840 l’istituzione del cimitero, con inaugurazione avvenuta in data 14 febbraio e prima sepoltura a sette giorni di distanza. Il piccolo fabbricato in origine era sicuramente una piccola chiesetta rupestre. Il Cimitero è sorto successivamente intorno alla chiesetta rupestre verso il 1800, così come testimoniano le prime ed importanti cappelle gentilizie ritrovate proprio in prossimità dell’ingresso principale. La Chiesetta è stata in seguito decorata così come oggi appare. I restauri sono avvenuti nell’estate del 2010 a cura della dott.ssa Sabrina Leo. Nel corso dei lavori di restauro sono state rinvenute le Sacre Reliquie di San Vincenzo e San Gaudenzio Martiri, al centro dell’altare e protette da un quadrotto di marmo. L’antico dipinto in rame raffigurante il “transito di San Giuseppe” è stato restaurato dal Laboratorio del Museo Castromediano di Lecce, sicuramente è dei primi anni dell’800, ed è stato dipinto da un artista locale che si è ispirato ad una famosa opera di Corrado Giaquinta.

Cimitero di Guagnano

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Giacomo Arditi: (Presicce, 21 marzo 1815 – luglio 1891) è stato uno storico, economista e scrittore.

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Historical notes on the town of Guagnano

The origins of Guagnano date back to the Messapian period. Close to the manor farm of San Gaetano, between Guagnano and Cellino San Marco, it was found a village inhabited by Messapian and Iapygian populations. Funerary effigies attested this as well. Messapian ornaments and tools of various kinds prove an intense agricultural activity dedicated to the cultivation of olive trees, vines, fruits, vegetables and wheat. The real birth of Guagnano dates back to the 13 th century, at the dawn of the age of the Municipalities, according to the records of the Angevin Chancery of 1278, when ruined villages from the area of Salice Salentino moved (Monticello, Pucciano, Acquarolo and Materano). Actually, at the beginning the area of Guagnano was included in the Great Forest of Oria. According to Rosario Jurlaro, the old border of the forest was just at the church porch of the current church, behind the old one. Guagnano was part of the Diocese of Oria, so it underwent Greek cultural influences because in the area of Oria the Greek Byzantine liturgy was common. In the General Dictionary by Amati it reads that the area of Guagnano was covered with vineyards, olive and fruit trees and 1

pastures. Arditi reported a massive deforestation of the area initially covered by a dense forest known as Wood of Monticello, probably due to the suppression of the religious corporations by the first post-unity Government and the consequent acquisition of the estates that were re-distributed among the poor settlers. As far as the demographic trends are concerned, in 1447 there were only 37 familiar units in Guagnano that became 308 in 1773 (according to the records of the second Onciario Register). An important date for the town is May 20 th 1798, when the current church was consecrated. The works began in 1750 and lasted more than 40 years. Besides the Church, in Guagnano there were the Civilian Prisons too that were located in the square near the Church. The cemetery was established in 1840, inaugurated on February 14 th, while the first burial took place seven days later. The structure was at first a small rural church. The cemetery came later around the small church towards the 19 th century, as shown by the very first and important aristocratic chapels located near the entrance. Later on the small church was decorated in the style that we can still see today. Restoration works took place during summer 2010 by dr. Sabrina Leo. During the restoration works the holy relics of the martyrs Saint Vincent and Saint Gaudentius were found in the middle of the altar protected by a squared marble. The ancient copper painting depicting the “Transit of Saint Joseph� was restored in the Laboratory of the Castromediano Museum of Lecce and it dates back to the beginning of the 19 th century. It was painted by a local artist inspired by a famous work of Corrado Giaquinta. 1

Giacomo Arditi: (Presicce, 21 march 1815 – July 1891) Historian, Economist and writer.

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Dal punto di vista socio-economico l’unica fonte di ricchezza per le famiglie era costituita dall’economia agricola, con l’importante coltivazione di ulivi e vigne. In passato, tuttavia, nel feudo di Guagnano si coltivava anche il tabacco, fonte di reddito per gli agricoltori, ma anche per numerose donne impegnate nella lavorazione come tabacchine presso le due fabbriche attive nel paese. Dopo le due Guerre Mondiali, fu a partire dal 1950 che l’economia mostrò le prime avvisaglie di ripresa, specie con il rilancio della viticoltura: si consideri che circa la metà delle terre in agro di Guagnano erano coltivate a vigneti e ciò consentiva di trovare occupazione a due terzi dei braccianti agricoli locali. L’anno si apriva con il rito della “potatura” e, attraversando le diverse fasi della tradizione contadina, poi culminava nella vendemmia, operazione di raccolta delle uve che si protraeva coprendo un arco temporale lungo anche due mesi. Imprenditori provenienti dal Nord Italia investirono nell’acquisto delle uve oppure nella costruzione di stabilimenti vitivinicoli. Così il negro amaro, che alla fine del secolo scorso era servito per “tagliare” le uve francesi, divenne uva da taglio dei nobili vini del nord. Purtroppo non riuscendo a coprire attraverso l’agricoltura tutte le esigenze lavorative, si assistette negli anni successivi alla guerra al fenomeno dell’emigrazione. La storia di Guagnano, pertanto, è storia di civiltà agraria: quasi tutti gli agrari di Guagnano hanno posseduto uno stabilimento di proprietà per la pigiatura delle uve ed un frantoio per la molitura del-

le olive. Numerosi di questi stabilimenti, così come i palmenti, sono stati ora adibiti ad altri usi o demoliti: rimangono attualmente solo alcune testimonianze architettoniche che non rendono piena giustizia al glorioso passato vitivinicolo del paese. A tal proposito, va ricordata l’esperienza della Cooperativa Vitivinicola La Guagnanese, cui seguì la nascita della prima cantina sociale vinicola di Guagnano: Enotria (25 giugno 1960), attualmente operativa a pieno regime. Ulteriori testimonianze della locale eccellenza vitivinicola, perimetrabile nell’area del Salice Salentino DOC, sono rese dalle aziende Giacomo Candido, Augusto Cantele, Moròs, Feudi di Guagnano, Lucio Leuci, Cosimo Taurino, Cantine della Corte e Tenuta Marano. L’interesse è comune ed è rivolto verso le produzioni di qualità, quelle in grado di affrontare la domanda di un mercato globale sempre più esigente ed in continua evoluzione. Da qui il passo a vetrina delle eccellenze oltre che a territorio eccellente è davvero breve: lo testimonia la passione con cui anno dopo anno aumenta l’attenzione nei confronti della valorizzazione delle risorse locali, produttive e culturali. Esempio di una accorta politica di marketing territoriale a sostegno delle aziende del settore è il “Premio Terre del Negroamaro”, che con le le numerose rassegne a tema, le collaborazioni inter-istituzionali attivate negli anni, i progetti di cooperazione e sviluppo, fanno di Guagnano un punto nevralgico della tradizione vitivinicola salentina e pugliese.

A fine Ottocento, Cosimo De Giorgi, così descrisse Guagnano: «A sei chilometri da Campi Salentino si incontra e si traversa Guagnano, che resta a mano dritta della strada provinciale. Questo paesino ha delle vie regolari e dritte; la più larga delle quali mette sulla piazza comunale, dove pure è la Chiesa parrocchiale moderna. È piuttosto pulito, ed ha delle case bianche e imbiancate all’esterno dalle quali porgon fuori certe lunghe grondaie coniche di terra cotta verniciata, che sembrano dei falconieri puntati sulla via contro il povero viaggiatore, eppure è abitato da gente agricola di ottima pasta, sobria e laboriosa. Le non lontane paludi e l’indole nomadi dei contadini guagnanesi, che vanno a lavorare nelle pianure paludose dell’Arneo, ci spiegano la brutta cera che talvolta si vede sulla loro faccia, e la non piccola quantità di chinina che annualmente esce dal tempio di Galeno. Guagnano però non trovasi nella zona della malaria e delle paludi; e ciò lo deve soprattutto all’estesa coltivazione di ulivi e di frutteti che torno lo circonda».

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From a socio-economic perspective, the only source of wealth for the families was represented by the agricultural economy with big importance given to olives trees and vineyards. However, in the past in the area of Guagnano there was also a tobacco production that was a source of income for the farmers and for many women working in the tobacco’s factories. After the World Wars and starting from 1950, the economy started to give signs of recovery, especially with the re-launch of the viniculture: at that time, half of the land in the area of Guagnano was covered with vineyards that became a source of occupation for two thirds of the local farmers. The year would open with the “pruning” ritual and, passing through the phases of the rural tradition, it culminated in the harvest, that is to say, harvesting the grapes, a work that could cover up to two months. Entrepreneurs coming from the North of Italy invested in the purchase of the grapes or in the building of wine establishments. Therefore, the Negroamaro became the grape for the noble wines of the North alongside with the French grapes. Unfortunately, agriculture could not cover all the occupation needs of the area, so in the after war it started the phenomenon of migration. The history of Guagnano, therefore, is the history of an agrarian civilization. Almost all the farmers of Guagnano had their own establishment for

pressing the grapes and a mill for pressing the olives. Many of these establishments, as well as the mills, have now disappeared or converted to different usages. Currently there are only a few left that can really show the glorious agricultural past of the town. In this regard, it is worth mentioning the experience of the Wine Cooperative La Guagnanese, followed by the birth of the very first social Winery of Guagnano, Enotria (25th June 1960) that is currently still active. There are other examples of the best local wine production within the area of the Salice Salentino DOC, like the products by Giacomo Candido, Augusto Cantele, Moròs, Feudi di Guagnano, Lucio Leuci, Cosimo Taurino, Cantine della Corte and Tenuta Marano. The common interest is towards a quality production that could cope with an increasing demand in the evolving global market. Therefore, this shows how excellent is the area, supported by the passion and constant attention to the valorisation of the local products and of the cultural resources. The Premio Terre del Negroamaro (“Lands of Negroamaro Award”) is an example of an accurate policy of territorial marketing in support of the firms in this field. Together with this event, there are also many thematic expositions, inter-institutional cooperation and development projects that make Guagnano the focal point of the the wine-making tradition of the Salento and Puglia.

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Brevi Cenni Storici di Villa Baldassarri

Le origini di Villa Baldassarri richiamano quelle analoghe a numerosi casali rurali sorti dopo la scomparsa dei monaci Basiliani nel XII secolo e la nascita di piccoli agglomerati urbani caratterizzati dalla presenza di una chiesa e una piazza da cui si istituiva un ente giuridico indipendente, caratterizzato dalla presenza di un certo numero di famiglie (dette fuochi). La storia della genesi di Villa Baldassarri si arricchisce di elementi originali poiché ai monaci basiliani subentrarono i nobili feudatari della famiglia Baldassarro, discendenti di quel Marcantonio proprietario di un immenso latifondo che si estendeva tra San Donaci, Squinzano, Campi Salentina e Guagnano. In ciascuna quota di eredità, i Baldassarro fecero edificare una masseria: Li Marini, Monte Calabrese, Pucciano, Li Carritelli, l’Antoglietta, la Madonna dell’Arco, lo Sciglio, li Tinelli, la Cornula, li Bari, San Gaetano e Villa dei Baldassarri.

È del 1650 la notizia dell’edificazione della cappella di Santa Maria del Carmelo al centro del villaggio dei Baldassarro. Le prime scritture pubbliche in cui è presente la borgata di Villa Baldassarri sono quelle riportate nei Catasti Onciari istituiti dai Borboni a metà del XVIII secolo; nel 1748, infatti, risulta che nel Catasto di Guagnano siano registrati sia gli abitanti che le loro case nella «Villa delli Baldassarri».

Numerosi i documenti conservati presso l’archivio storico di Lecce che attestano la presenza dei signori Baldassarro di Lecce nel feudo precedentemente appartenuto ai basiliani; la presenza dei feudatari fu particolarmente importante per il territorio, poiché agevolò i contadini a rimanere nel latifondo del casato.

Successivamente, per le difficili condizioni ambientali, il piccolo centro venne quasi completamente abbandonato, per poi ripopolarsi ai primi del XX secolo grazie a progressive opere di bonifica.

Nel 1795 Villa Baldassarri viene annoverata per la prima volta ente giuridico riconosciuto nel Catasto Onciario di Campi Salentina, ove figurano numerosi contribuenti di fuochi di Villa Baldassarri. Infatti nella statistica del Regno di Napoli del 1795 si riconosce l'esistenza di questo nuovo centro abitato, feudo di Sant’Andrea dell'Isola in Brindisi, precisando che “fa di popolazione 250” unità.

Frazione di Guagnano dal 1811, oggi conta quasi mille abitanti.

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Brief History of Villa Baldassarri The origins of Villa Baldassarri are similar to those of the many rural settlements that appeared after the the disappearance of the Basilian monks in the 12th century when small urban areas started to appear around a church and a square. From there, an independent legal entity established, characterized by the presence of a certain number of familiar units. The history of the genesis of Villa Baldassarri is rich of original elements because after the Basilian Monks there came the noble lords of the Baldassarro family that were the descendants of Marcantonio, the owner of a huge estate between San Donaci, Squinzano, Campi Salentina and Guagnano. In each share of the inheritance, the members of the Baldassarro family built manor farms such

as Li Marini, Monte Calabrese, Pucciano, Li Carritelli, Antoglietta, Madonna dell’Arco, Sciglio, Li Tinelli, Cornula, Bari, San Gaetano and Villa Baldassarri. There are many documents in the Historical Archive of Lecce that attest the presence of the Baldassarro lords of Lecce in the estate that first belonged to the Basilians. The presence of the Baldassarro lords was particularly important for the area because it helped the farmers remaining in the estate of the family. The chapel of Saint Mary of the Carmel was built in 1650 at the centre of the village of the Baldassarro lords. The first public documents that state the existence the village of Villa Baldassarri are recorded in the “Onciari Cadastres” that were established by the Bourbons in the mid-18th century. Actually, in 1748

the inhabitants and their houses in Villa Baldassarri were recorded in the Cadastre of Guagnano. In 1795 Villa Baldassarri was mentioned for the first time as a recognized legal entity in the “Onciario Cadastre” of Campi Salentina, with several familiar units. Actually, in the statistics of the Realm of Naples of 1795 is attested the existence of this new town of 250 units in the territory of Sant’Andrea dell’Isola in Brindisi. Afterwards, due to the difficult environmental conditions, the village was almost completely abandoned, but then it repopulated again at the beginning of the 20th century when the reclamation works started. It has been the hamlet of Guagnano since 1811 and today it has about one thousand inhabitants.

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Architettura e Monumenti Attualmente le dimensioni dell’abitato di Guagnano sono molto più ampie che in passato. L’impianto urbanistico di Guagnano ha assunto nel corso dei secoli un assetto decisamente differente rispetto a quello del XVII secolo e comunque del periodo antecedente al 1798, che segna la data di ricostruzione della Chiesa principale con il nuovo orientamento della facciata rivolto verso Oriente. Nonostante quanto si possa pensare rispetto alle ipotesi secondo cui la facciata sarebbe rivolta ad Oriente in segno di sfida nei confronti dell’Islam, in realtà tale orientamento è frutto di esigenze logistiche, dal momento che la crescita demografica dell’abitato rese necessario l’ampliamento del luogo di culto e, nel nuovo impianto, l’unica accortezza che si volle usare fu quella di conservare la posizione dell’altare dedicato alla Madonna del Rosario, tanto importante per la comunità guagnanese delle origini da dare addirittura luogo alla leggenda di fondazione della stessa città. Il rapporto tra la chiesa e l’abitato attualmente risulta alterato, specie in considerazione del fatto che l’orientamento verso Est della piazza fu motivo di disorganizzazione della rete viaria, precedentemente convergente verso l’antico ingresso della chiesa. La vecchia chiesa era al centro del paese, con strade che scorrevano su due lati e facciata su una piazza. Alle spalle c’era un’altra piazza più piccola, proprio dietro l’altare principale che su tale piazza aveva una finestra a balcone come affaccio, tutto intorno un turbinio di vicoli e viuzze convergenti verso il cuore pulsante del paese, luogo di soddisfacimento dei bisogni spirituali e conviviali per i cittadini.

Architecture and Monuments The current sizes of the town of Guagnano are much bigger than in the past. The urban plan of Guagnano took very different structures over the centuries, different from that of the 17 th century and from that of the period prior to 1798, that marks the date or reconstruction of the main church with the new orientation of the façade to the East. Although it may seem that the façade is facing the East as a sign of protection towards Islam, in actual facts this is due to some logistic needs. The demographic growth required the enlargement of the church and in doing so it was necessary to maintain the altar dedicated to the Virgin of the Rosary in its original place, for the key importance that it has for the inhabitants of Guagnano since the origins of Guagnano itself are linked to the finding of the altar. The relationship between church and town is currently altered, especially considering that the orientation towards East of the square caused a certain disorganization in the urban roads network, that was convergent towards the old entrance of the church. The old church was in the middle of the town and the roads where on the two sides, while the façade was on the square. Behind the church there was a smaller church, just behind the main altar that had a balcony window on the square, around a maze of alleys and narrow streets that converged towards the heart of the town, where the social and spiritual needs of the citizens were met.

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I Luoghi del Culto e della Fede «Fra i tanti graziosi villaggi ridenti in mezzo a feconde pianure e inargentati oliveti che gaiamente ravvivano e ricamano il Meridionale, il Cielo provvido e sapiente, fino da tempi remotissimi, amò prediligere con sorriso singolare un lembo fra i più oscuri del Salento, per formarne un tabernacolo di benedizione. […] Lungi dal frastuono mondano, beati nel silenzio d’una pace profonda, nell’innocenza campestre, accompagnati dal trilli degli uccelletti, qui convenivano devoti fedeli, rustici pastori, stanchi agricoltori, ingenue contadinelle, piangenti, benedicenti, imploranti amore, pace, luce, bene per i persecutori, per i carnefici, per i nemici, per tutti. Quanta beatitudine in tanta solitudine!» 1

Places of Worship and Faith “Among the many charming villages in the fertile plains and silvered olive groves that happily enliven and decorate the South, the provident and wise Skies, since the beginning, loved to choose, with a singular smile, one of the darkest spots of the Salento to make it a tabernacle of blessing. Far from the worldly noise, blessed in the silence of a deep peace, in rural innocence, accompanied by the singing of the birds, here there came the faithful devotes, rustic farmers, tired farmers, naïve weeping peasants, blessing, asking for love, peace, light and good for the persecutors, the executioners, the enemies and everyone. How much bliss in so much loneliness!”

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(Bacci D., Guagnano Salentino. Storia, religione, leggenda, Premiata Tipografia Giuseppe Guido, Lecce, 1924.)

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Chiesa S. Maria Assunta

La chiesa principale di Guagnano si trova nella piazza centrale del paese ed è dedicata alla Santissima Maria del Rosario. La facciata principale è rivolta ad oriente ed ingloba una chiesetta più antica, probabilmente eretta sul luogo del ritrovamento di un’immagine della Vergine del Rosario il cui altare poté così essere conservato. L’edificio presenta pianta longitudinale (quaranta per diciannove metri), con navata mediana, due navate laterali minori e transetto. La sua costruzione terminò nel 1798, dopo oltre 40 anni di lavori. L’arcivescovo di Brindisi, Annibale De Leo1, dedicò la chiesa alla Vergine e consacrò l’altar maggiore ponendovi nella mensa le reliquie dei martiri Urbano, Donato, Crescenzio (20 maggio 1798). L’epigrafe, posta a perpetua memoria dell’evento, è mutila delle due righe in cui erano il nome e i titoli di Ferdinando IV, re di Napoli; tale intervento di cancellazione si ritiene sia avvenuto nel 1799 ad opera dei rivoluzionari della repubblica partenopea oppure nel 1860, in occasioe della caduta dei Borboni e della con1

seguente fine del Regno delle Due Sicilie. La consacrazione della nuova chiesa, costruita ex novo grazie al contributo economico volontario elargito dai cittadini, ebbe luogo quando il campanile non era ancora completato: infatti, in tale occasione, l’arcivescovo esortò il popolo a contribuire per il completamento dei lavori che si erano protratti per quasi mezzo secolo, forse a partire dal terremoto del 20 febbraio 1743. Si ritiene che a seguito dell’evento naturale, la precedente chiesa, del XIV o XV secolo, dovette subire gravi danni e pertanto si optò per la costruzione di un edificio più grande, in grado di ospitare gli oltre mille abitanti di Guagnano così da risultare funzionale ai bisogni di un centro urbano in continua espansione demografica. Al 1752 il cantiere era già aperto ed erano già compiute le pareti perimetrali; nel 1755 si giunse alla definizione della facciata e nel 1766 fu completato l’arco trionfale del presbiterio.

Annibale de Leo:(San Vito dei Normanni, 16 giugno 1739 – Brindisi, 13 febbraio 1814) arcivescovo cattolico ed erudito italiano.

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Church Of S. Maria Assunta

The main church of Guagnano is located in the central square of the town and is dedicated to the Virgin of the Rosary. The main façade faces the East and encompasses an older and smaller church that was probably built where a painting of the Virgin of the Rosary was found and whose altar could be preserved. The building has a longitudinal plan (40x19m), with a central nave, two minor aisles and transept. It was completed in 1798 after 40 years of work.

The consecration of the new church, built from scratch thanks to the voluntary contribution given by the citizens, took place when the Bell Tower was not completed yet. Actually, in that occasion, the archbishop urged the citizens to contribute to the completion of the work that had been carried out for nearly half a century, perhaps since the earthquake of the 20th February 1743.

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It is believed that after the earthquake the previous church of the 15th or 16th century underwent heavy damage. Thus, a new and bigger church was built, capable of accommodating all the inhabitants of Guagnano that became more than one thousand at that time, so that it could meet the needs of an expanding urban centre.

The archbishop of Brindisi, Annibale De Leo dedicated the church to the Virgin and consecrated the main altar adding the holy relics of the martyrs Urbano, Donato, Crescenzio (20th May 1798).

The epigraph, that perpetuates the memory of the event, is now missing two lines that contained the name and the titles of Ferdinand IV, King of Naples. This deletion probably happened in 1799 by hand of the revolutionaries of the Neapolitan Republic or in 1860 when the Bourbons were defeated and the Kingdom of the Two Sicilies was over.

In 1752 the yard was already open and the perimeter walls were already completed. In 1755 the façade was completed and so was the triumphal arch of the presbytery in 1766.

1 Annibale de Leo (San Vito dei Normanni, Brindisi, June 16, 1739 – February 13, 1814) was an Italian scholar and Catholic Archbishop.

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La copertura a volta risale agli ultimi anni del XIX secolo, determinando poi la necessità di costruire archi rampanti al primo piano delle fiancate per tenere in piedi l’edificio e collocare tiranti in ferro che tenessero unite pareti forse troppo esili per resistere alle spinte dell’ampia volta. Nel 1898 furono attuati i primi interventi di restauro; nel 1923 ne furono avviati ulteriori, conclusi il 5 ottobre 1924 con celebrazione ufficiale di consacrazione. Del 1981 il restauro degli stucchi del XVIII secolo nelle parti mancanti e rovinate, per opera del decoratore Raffaele Murra1. Ad un’osservazione attenta all’interno dell’impianto settecentesco risultano ben evidenti persistenze della vecchia cappella; nel progetto di ampliamento fu posta particolare attenzione affinché l’antico muro sopra il quale era affrescata l’immagine della Vergine rimanesse a lato vicino l’altare maggiore. L’altare delle Anime del Purgatorio, stando alla leggenda, fu costruito davanti all’immagine scoperta da un bovaro che nel cercare un bue perso dalla mandria, avrebbe trovato l’animale genuflesso di fronte all’affresco; ciò avrebbe condizionato l’orientamento della nuova chiesa, ponendo la facciata verso oriente,

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al posto della precedente zona absidale. Il dipinto mariano si presenta oggi mutilo su tutti e quattro i lati; si può presumere che la Vergine vi fosse riprodotta a figura intera. L’attuale collocazione, al centro di una tela in cui sono dipinti i misteri del Rosario, non è da considerarsi quella originaria. L’opera, una pittura parietale a intonaco asciutto sul tipo della tempera a calce, riprende lo schema della Madonna in trono con Bambino e due angeli. Dal punto di vista cronologico sembra ascrivibile all’ultimo periodo del XIV secolo o al primo del XV e sembra riconducibile a una serie di opere che testimoniano il persistere in Terra d’Otranto di un carattere bizantino che si protrae anche oltre il medioevo. L’affresco costituisce uno dei numerosi esempi riconducibili al clima che in Puglia, particolarmente in Salento, garantisce un proseguimento, anche in pieno Rinascimento, della cosiddetta “maniera greca”. Da notare, all’interno della chiesa, l’organo e gli altari settecenteschi sotto il titolo del Crocefisso. Al periodo rinascimentale risale il battistero, già oggetto di intervento di restauro.

Raffaele Murra, pittore ed artista tra i primi e maggiori esponenti della scuola leccese contemporanea.

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The vault dates back to the end of the 19th century. After building the vault, it was necessary to build buttresses on the first floor of the sides to maintain the building and to place iron rods to hold the walls together because those walls looked too thin to withstand the pressure of the wide vault. The first restoration work began in 1898. New works started in 1923, concluded with the official celebration of consecration of the 5th October 1924. The restoration of the missing and ruined stuccos of the 18 th century was carried out by the painter Raffaele Murra1. Looking carefully, although the the new addition of the 18th century, it is still possible to notice the remaining parts of the old chapel. This was intended in the enlargement plan in order to maintain the position of the original wall with the effigy of the Virgin close to the main altar. According to the legend, the altar of the Souls in Purgatory was built in front of an image found out by a shepherd that was looking for a bull that he lost. For the legend, the shepherd found his bull kneeling in prayer position in front of the fresco. Therefore, this conditioned the orientation of the façade that is facing East instead of the previous apsis area. There are parts missing on the painting of the Virgin on the four sides. Thus, it is likely that the Virgin was reproduced in full length. The picture is currently placed in the middle of a canvas on which there are the paintings of the Mysteries of the Rosary, though this was not its original collocation. It is a wall painting in dry plaster similar to lime tempera and it follows the pattern of the Virgin sat in throne with the Child and two angels. The painting could date back to the 14th or to the beginning of the 15th century and it is part of a series of works that witness how the byzantine style in the Land of Otranto persisted during and after the Middle Ages. The fresco is one of the examples of what is known as the “Greek mannerâ€? that had a considerable presence and following in Puglia, and especially in the Salento, during the Renaissance. Worth noting are the organ and the 18th century altars of the Crucifix inside the church. The baptistery, already subject of restoration works, dates back to the Renaissance.

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Raffaele Murra, artist, painter and one of the most important representatives of the contemporary local art.

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Chiesa S. Maria del Carmelo

La Chiesa risale ai primi del 1600 e fu edificata come cappella intitolata a Santa Maria del Monte Carmelo in una antica contrada denominata Badia Baldassarre, all’interno della foresta di Oria. Difatti le origini di Villa Baldassarri sono legate all'antica grancia basiliana di San Giovanni Monicantonio, in cui era il casale di San Giovanni nell’area che sarebbe stata di pertinenza delle masserie Antoglietta e Carritelli. Ad inizio 1600 parte dei terreni di San Giovanni era proprietà della nobile famiglia dei Baldassarre che, con la costruzione di casali e masserie, vi determinò il confluire di coloni e contadini. Uno dei primi documenti riguarda proprio la cappella intitolata a Santa Maria del Carmelo fondata in quel secolo; essa era attiva nel 1612 poichè Lucrezio Baldassarre, stabilendo un censo sopra la sua proprietà, vi fa esplicito riferimento. In un altro atto del 1637, concernente una donazione di una masseria denominata “li Baldassarri”, si specifica che la chiesetta è “cum immagine Sanctae Mariae Montis Carmeli”.

Santa Maria del Carmelo fu elevata a chiesa parrocchiale vicariale con decreto del 12 giugno 1767. La chiesa in origine aveva tre altari: quello maggiore su cui era l'immagine (un olio su tela) della Madonna del Carmelo, un secondo intitolato a Sant’Andrea Apostolo ed un terzo al Santissimo Crocifisso. Punto di aggregazione e fulcro di vita religiosa per la popolazione di coloni e contadini del feudo dei Baldassarri, fu benedetta nel 1801, al termine di importanti lavori di restauro e ridefinizione del complesso. Oggi la chiesa della Madonna del Carmelo di Villa Baldassarri ha un aspetto ad unica navata e un nuovo apparato decorativo ed iconografico. Il suo aspetto attuale si deve agli interventi completati nel 1957, che ebbero l’intento di restituire all'edificio la sua dizione originaria. La facciata in forma cuspidata è divisa in due ordini separati da una cornice marcapiano con paraste angolari. Sul portale è posto lo stemma ducale che riporta la data del 1791. Sull'ordine superiore vi è una finestra ad arco la cui vetrata propone

l’immagine della Madonna in cammino. La cuspide, contornata da cornice, porta sulla sommità una croce in ferro battuto opera di un artigiano locale. Entrando dal portale maggiore si accede in un vano ad unica navata con tre cappelle da una parte e quattro dall'altra. Da sinistra, si possono osservare la statua di Santa Rita sulla controfacciata e, in successione, le altre con rappresentazione di Sant’Antonio da Padova e Sant’Antonio Abate; sulla porta d'ingresso laterale è collocato l’organo. Sempre a sinistra si ammirano il simulacro del Gesù Bambino di Praga e il mosaico parietale rappresentante la Madonna con uno scorcio di Villa Baldassarri realizzato nel 1987 dall'equipe “A mosaico” di Ravenna. Sulla volta vi sono due dipinti di Salvatore Murra: la Vergine del Carmelo che dona lo scapolare a San Simone Stock e Sant’Antonio Abate. Suggestivo è l’ossario, ben visibile da una grata posta nella parte destra della chiesa. Il settecentesco Sant’Antonio Abate è l’unica persistenza dell’antico.

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Church S. Maria del Carmelo

The church dates back to the beginning of the 17th century and it was built as a chapel dedicated to Saint Mary of the Mount Carmel in an old district called Badia Baldassarre in the forest of Oria. Actually, the origins of Villa Baldassarri are linked to the old Basilian estate in San Giovanni Monicantonio where there was the San Giovanni farmhouse in the area of the Antoglietta and Carritelli manors. At the beginning of the 17th century part of the lands in San Giovanni belonged to the aristocratic family of Baldassarre that built farmhouses and manors that attracted peasants and farmers. One of the first documents is about the chapel dedicated to Saint Mary of the Mount Carmel that was built in that century. It was active in 1612 because Lucrezio Baldassarre mentioned this clearly when he established a census of his estate. There is a document of 1637 too about the donation of a manor farm called “Li Baldassarri” where it is specified that the chapel has “a picture of Saint Mary of the Mount Carmel”.

Saint Mary of the Carmel was elevated to parish church after a decree of the 12th June 1767. At first, the church had three altars. The main altar was surmounted by the image (oil painting on canvas) of the Virgin of the Carmel. The second altar was dedicated to Saint Andrew Apostol, while the third altar was dedicated to the Crucifix. The church became the heart of the religious and social life of the peasants and the farmers living in the estate of the Baldassarri family and it was consecrated on 1801 at the conclusion of the restoration works. The current plan of the church of Saint Mary of the Carmel in Villa Baldassarri has one central nave only and new decorations and paintings after the restoration works of 1957 that brought the church back to its original plan. The façade has a pinnacle shape and it is divided into two orders by a frame with corner pillars. There is a Ducal coat of arm on the portal with date 1791 on it. On the higher order there is an arched glass window with the imagine of the Virgin Mary. At

the top of the framed pinnacle there is an iron Cross made by a local artisan. Entering from the main portal of the church there are three chapels on a side of the nave and four on the other side. On the left there is a Statue of Saint Rita on the façade followed by the statues of Saint Anthony of Padua and Saint Anthony Abbot. There is an organ close by the side door. On the left there is also a statue of the Child Jesus of Prague, while the mosaic on the wall represents the Virgin with a glimpse of Villa Baldassarri made in 1987 by the team A Mosaico from Ravenna. On the vault there are two paintings by Salvatore Murra: the Virgin of the Mount Carmel donating the Scapular to Saint Simone Stock and Saint Anthony Abbot. There is also a suggestive ossuary well visible from a grating on the right side of the church. The only ancient element that remained in the church is the 18th century painting of Saint Anthony Abbot.

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Chiesa e Orfanotrofio S. Antonio

Il convento di S. Antonio, ubicato presso la via Statale per Taranto, fu edificato grazie ai contributi elargiti volontariamente dai cittadini ad inizio Novecento per essere destinato ad orfanotrofio e poi a convento di suore Antoniane. L’Orfanotrofio Femminile di Sant’Antonio testimonia la strenua dedizione all’incarico misericordioso nonché l’mmenso animo caritatevole di Mamma Coi (Cosima Raganato). Mamma Coi si affidò alla generosità dei suoi concittadini, alle cui porte bussò una per una chiedendo oboli, in nome di Dio, per la realizzazione di quest’istituzione che decise di intitolare a Sant’Antonio. Instancabile e caparbia, camminò a piedi di paese in paese a questuare in ogni dove, per dare amore e sostegno a tutte le creature abbandonate e assicurare ora, mediante la realizzazione dell’orfanotrofio, un avvenire cristiano e decoroso. La costruzione si sviluppa su tre piani ed ingloba al suo interno tre cortili. La facciata è chiaro esempio di architettura dei primi decenni del Novecento, dominata da linee essenziali. Il portale di accesso, con lunetta, è sormontato da un timpano con rosone che raffigura Santa Cecilia. Al convento si accede dal lato destro, attraverso

un portale con lunetta di fattura piuttosto semplice, in stile con il resto dell’edificio. Il campanile, posto sul lato sinistro, è dominato dalla statua di S. Antonio da Padova, realizzata secondo la tradizionale veste iconografica (con il giglio in mano). All’interno dell’edificio vi è una sola navata, con abside affrescato con il motivo del pellicano che si squarcia il petto per nutrire i figli: evidente richiamo al sacrificio della passione di Cristo. Il corredo architettonico non risulta particolarmente ricco, al contrario delle pitture parietali, che dimostrano chiara ispirazione allegorica. Ai quattro angoli del soffitto sono raffigurati i quattro evangelisti, ciascuno con il proprio segno distintivo. Al centro del soffitto vi è lo stemma francescano (due braccia incrociate sovrastate da una croce). L’altare marmoreo è particolarmente complesso rispetto all’architettura circostante. Esso si sviluppa su tre ordini, con quello superiore che ospita la statua di S. Antonio con il Bambino, il tutto entro una struttura a due ordini spioventi. Sul lato opposto trova collocazione un prezioso coro marmoreo.

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Church and Orphanage of Saint Anthony

The convent of Saint Anthony is located on Statale per Taranto street and it was built thanks to the contributions that the citizens voluntarily gave at the beginning of the 20th century. At first the building was an orphanage, then it became a convent for the Antonin Nuns. The female orphanage of Saint Anthony witnesses the extreme dedication to charity and the merciful spirit of Mamma Coi (Cosima Raganato). Mamma Coi would ask the citizens for an offer for charity in the name of the Lord to build this institution that she decided to dedicate to Saint Anthony. She was tireless and tenacious, visiting town after town on feet in order to collect offers and to give love and support to the abandoned and the poor. By building the orphanage, she would provide them with a Christian and decent future. The building is made of three floors and it has four yards inside. The faรงade is a clear example of the architecture of the first years of the 20th century, dominated by essential lines. The entering door, with a lunette, is surmounted by a tympanum with a rose window depicting Saint Ce-

cilia. The access to the convent is on the right side, from a portal with a lunette made in a very simple style, in line with all the building. The bell tower is on the left. On top of it there is a statue of Saint Anthony of Padua represented according to the traditional iconography with a lily in his hand. Inside the building there is one nave only. The apsis is decorated by a fresco depicting a pelican that is tearing its breast to feed its brood that clearly recalls the sacrifice of the Passion of Jesus Christ. The general architectural structure is not particularly rich, unlike the wall paintings that are rich of allegoric inspirations. At the four corners of the ceiling there are the paintings of the four Evangelists, each one with his proper symbol. In the middle of the ceiling there is the Franciscan coat of arm, that is to say, two crossed arms surmounted by a cross. Compared to the rest of the architecture, the marble altar is particularly complex. It is made of three orders. In the higher order there is the Statue of Saint Anthony with the Child within a two sloping orders structure. On the other side there is a precious marble choir.

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Chiesa San Cosimo e Damiano

Sono gli anni 1962-63, in cui è Sindaco Don Salvatore Memmo ed il fratello Silvio insieme a Don Giovanni Buccolieri decidono di edificare una piccola Chiesa in un quartiere di Guagnano denominato “Paisiello” e di dedicarla ai Santi Medici. Il terreno viene donato dalla madre del Giudice Silvio e del Sindaco Salvatore Memmo, la signora Civino Rosa, il progetto è redatto dal Geom. Michele Liquori di Lecce. I lavori sono realizzati in parte con Cantieri di Lavoro ed in parte dall’impresa dell’ ing. Gravili Vincenzo. I fondi vennero offerti dai cittadini di Guagnano.

Church of Saints Cosmas and Damian The mayor don Salvatore Memmo together with his brother Silvio and the priest don Giovanni Buccolieri decided to build a chapel dedicated to the Saints Cosmas and Damian in a district of Guagnano called Paisiello in 1962-1963. The land was donated by Mrs. Rosa Civino, mother of Silvio Memmo, judge, and Salvatore Memmo, mayor. The project was followed by the surveyor Michele Liquori from Lecce. The projects were carried out by construction businesses and by the building firm of the engineer Vincenzo Gravili. The funds were donated by the citizens of Guagnano.

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Antiche Chiese Le fonti – per lo più relative alle visite pastorali - attestano la presenza di antiche chiese, delle quali si fornisce a seguire un breve elenco con indicazione delle date in cui la presenza ne viene indicata chiaramente.  Chiesa di Santo Stefano (intra moenia): fonti del 1622 e 1640.  Chiesa di S. Antonio (extra moenia): fonti del 1638 e 1640.  Chiesa di S. Vito: fonti del 1640 e 1752.  Chiesa di S. Maria dello Spasimo o “dei Sette Dolori” (extra moenia): fonti del 1638 e del 1752.  Cappella di San Sebastiano, costruita con il materiale di risulta successivo al crollo della Cappella di san Giovanni Battista: fonti del 1627 e del 1640. Del 1752 il documento relativo alla visita pastorale dell’Arcivescovo Giovanni Angelo Ciocchi del Monte da cui si evince un elenco delle chiese esistenti a Guagnano: Cappella SS. Crocefisso; Cappella di S. Vito; Cappella di S. Maria dei Sette Dolori; Cappella di S. Maria della Vittoria; Cappella di S. Giorgio; Cappella Beata Vergine delle Grazie; Cappella Beata Vergine dell’Assunta; Cappella di Santa Maria dei Macinili; Cappella della Villa dei Baldassarri. Oggi in buone condizioni di conservazione si ha la Cappella di San Gaetano, adiacente alla masseria omonima. Sita sulla via che conduce a Cellino San Marco, è inserita in un complesso edificato nel ‘500 dai Teatini (San Gaetano è il fondatore dei Teatini).

Old Churches Sources related to pastoral visits state the presence of old churches. The following list names the old churches and the date in which they were recorded. 

Church of Saint Steven (intra moenia): sources of 1622 and 1640

Church of Saint Anthony (extra moenia): sources of 1638 and 1640

Church of Saint Vito: sources of 1640 and 1752

Church of Saint Mary of the Seven Sorrows (extra moenia): sources of 1638 and 1752.

Chapel of Saint Sebastian, built with the material left from the collapse of the Chapel of Saint John the Baptiste: sources of 1627 and 1640. In the records of the pastoral visit of the archbishop Giovanni Angelo Ciocchi del Monte of 1752 there is a list of the churches of Guagnano at that time: Chapel of the Holy Cross; Chapel of Saint Vito; Chapel of Mary of the Seven Sorrows; Chapel of Saint George; Chapel of the Virgin of the Graces, Chapel of the Blessed Virgin of the Assumption, Chapel of Saint Mary of the Macinili, Chapel of Villa Baldassarri. The Chapel of Saint Gaetano is still today in good conditions next to the manor farm of Saint Gaetano. It is located on the road towards Cellino San Marco within a structure built in the 16 th century by the Theatines (Saint Gaetano is the founder of the Theatines).

Particolari della Chiesetta di San Gaetano

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Cappella della Pietà

Costruita nel 1955 per volere degli eredi di Ortensio Degli Atti. Il gruppo statuario, bianco, si rifà al modello classico della Pietà ed è inserito in una cappella a tabernacolo anch’essa di struttura classica, con facciata a timpano sovrastata da una croce in metallo. La recinzione è costituita da una ringhiera in ferro entro cui trova posto un giardinetto illuminato da due punti luce.

Chapel of the Pietà. It was built on 1955 by the heirs of Ortensio Degli Atti. The white statuary group recalls the classic model of the Pietà. It is located within a tabernacle shaped chapel of classic structure, with a tympanum façade surmounted by a metal cross. The fence is made of an iron railing within which there is a small garden lighted by two light sources.

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Cappella Carritelli

Si trova presso masseria Carritelli ed è una chiesetta rurale di stile semplice ed essenziale, tipica delle architetture rurali diffuse a partire dal XVII secolo. La facciata a cuspide, ornata da archetti pensili paralleli agli spioventi, presenta al centro un rosone ad intaglio e reca in epigrafe il richiamo all’anno di costruzione, ossia il 1935. Sicuramente il piccolo edificio di culto, ubicato presso la masseria, costituiva motivo di prestigio per il luogo, posto che i fedeli potevano frequentarvi le funzioni religiose senza dover affrontare lunghi percorsi per giungere nella chiesa del paese. L’interno rispecchia la semplicità della facciata, con un unico altare la cui mensa è decorata da motivi floreali e ospita in una nicchia la statua in cartapesta di S. Francesco da Paola, cui è dedicata la chiesetta (come si evince dall’epigrafe della facciata che reca l’iscrizione “Charitas” oltre all’indicazione dell’anno di costruzione).

Carritelli Chapel It is located in the Carritelli manor farm and it is a rural chapel built in a very simple and essential style, typical of the rural architecture of the 17th century. The pinnacle façade is decorated by small hanging arches parallel to the sloping sides of it. There is a carved rosette in the middle with the year of building in the epigraph, 1935. The chapel, although small, was a reason of prestige for the manor farm because the farmers could attend the religious functions without having to face long distances to reach the Church of the town. The inside of the chapel is simple too. There is only one altar decorated with floral motifs. There is a papiermâché statue of Saint Francesco da Paola in a niche. The Chapel is dedicated to Saint Francesco da Paola as it can be seen in the epigraph on the façade by the “Charitas” inscription.

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Architetture Civili Antico Castello

Palazzo del XIII secolo ubicato nella Piazza principale di Guagnano, di fronte alla Chiesa Maria SS. del Rosario. I documenti del XIII secolo riferiscono di una struttura difensiva di epoca forse bizantina nell’anno in cui il casale fu infeudato da Guidone Sambiasi, il 1274. Di certo attorno a tale struttura si raccolsero le poche abitazioni che all’epoca costituivano il casale. Il palazzo è stato oggetto di numerosi interventi durante il corso dei secoli ed ha riportato seri danni a seguito del terremoto del 1743. Attualmente l’edificio, che più che a un castello assomiglia ad un palazzo baronale, è suddiviso in diverse abitazioni che affacciano sulla piazza centrale e sulla laterale via Castello. Poco o nulla si conserva nella facciata dell’aspetto feudale, dato che le merlature che ornano la torre sono state realizzate in epoca recente. L’impronta dell’originaria configurazione può essere letta al piano terra, ove vi sono ambienti che non hanno subito particolari rimaneggiamenti architettonici. Uno degli ambienti, infatti, ha conservato la volte a botte ed i finestroni a scivolo, con una cinta muraria dello spessore di circa tre metri. La ristrutturazione degli altri ambienti, ripristinati con volte a stella, è stata effettuata a seguito del terremoto del 1743. Il piano nobile presenta volta interamente affrescata a cura di M. Leuci, con decori liberti e reca la raffigurazione di quattro personaggi storici: Giuseppe Garibaldi, Giosuè Carducci, Giovanni Bovio ed Enrico Ferri. I quattro ritratti sono disposti geometricamente a corollario rispetto all’allegoria della Libertà: una figura di donna in volo accompagnata da una giovane farfalla su un mare in tempesta. Di pregevole fattezza il pavimento originale del XIX secolo.

Ancient castle It is a building that dates back to the 13 th century and it is located in the main square of Guagnano opposite to the Church of Saint Mary of the Rosary. According to the documents of the 13th century, there was a defensive building of byzantine origins when it was acquired by Guidone Sambiasi in 1274. The few houses that at that time were part of the estate gathered around this building. The building underwent different restoration works throughout the centuries and reported heavy damage after the earthquake of 1743. Currently the shape of the building is more similar to a baronial palace than to a castle and it is divided into several houses that overlook the main square and the side Castello street. Very few remains of the original aspect of the façade. The current battlements adorning the tower were made in recent times. The first floor shows the original configuration because the spaces there haven’t undergone massive architectural changes. For example, one of the rooms maintained its original barrel vault and windows, with three meters thick surrounding walls. After the restoration works the vaults of other rooms were changed to star vaults after the earthquake of 1743. The vault of the aristocratic floor is completely covered with frescoes made by M. Leuci with decoration in liberty style and four historical characters: Giuseppe Garibaldi, Giosuè Carducci, Giovanni Bovio, Enrico Ferri. The four paintings are geometrically arranged as a corollary of the allegory of the Freedom, represented as a woman’s figure flying with a young butterfly above a stormy sea. The original floor of the 19 th century is particularly valuable too.

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Abitazione Ceino

Tale fabbricato al centro della piazzetta Ceino sicuramente è fra i più antichi di Guagnano. Sicuramente era la Canonica del vecchio Santuario, successivamente inglobato dalla successiva Chiesa Matrice, ed è stato realizzato nel XV secolo. Anche il portone in legno risale all’epoca della prima costruzione, mentre i successivi ampliamenti risalgono ai primi dell’800. L’abitazione era di proprietà del Notaio Francesco Ceino, Sindaco di Guagnano dal 1876 al 1878.

Ceino dwelling This building is located in the middle of the Ceino Square and it is one of the oldest buildings of Guagnano. It was surely the Rectory of the old Sanctuary that was then incorporated to the main church and it dates back to the 15th century. The wooden door dates back to the time of its first building, while later enlargements took place at the beginning of the 19th century. The owner of the house the Notary Francesco Ceino, mayor of Guagnano from 1876 to 1878.

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Palazzo Candido Palazzo nobiliare del XX secolo, sito lungo la via Statale per Taranto. Il palazzo prende il nome dalla famiglia che ne ha promosso la costruzione. La facciata, che domina tre vie, presenta ampi prospetti con lunghe balconate rette da mensole. I decori della facciata prediligono lo stile liberty. Interessante il lato che affaccia su Vico Candido, dove è presente un collegamento a mo’ di ponte per congiungere il palazzo alle dimore attigue, un tempo occupate dai domestici. Lo stemma nobiliare collocato sul ponticello risulta eroso dagli agenti esogeni, pertanto di difficile lettura. Un elemento notevole è la scalinata interna che porta al primo piano, particolarmente interessante dal punto di vista architettonico e decorativo. Il tutto preceduto da un elegante patio di gusto classicheggiante retto da imponenti colonne doriche.

Gli ambienti del piano superiore presentano interessanti soffitti realizzati con la tecnica della “tempera su carta” nei quali spicca “una perentoria presenza della figura femminile”, probabile allegoria della Primavera, in cornici floreali ed ovali di paesaggi. La famiglia nobiliare Candido sicuramente aveva origini napoletane, come gran parte dei latifondisti proprietari terrieri di gran parte del Salento.

Candido Palace It is an aristocratic palace that dates back to the 20 th century and it is located on the Statale per Taranto street. The building takes its name from the family that promoted it. The façade overlooks three streets and has broad prospects with long balconies supported by brackets. The decorations on the façade are usually in liberty style. The side that overlooks Vico Candido is interesting for its connection in the shape of a bridge between the building and the nearby houses where there once lived the servants. There is a coat of arms on the small bridge too, but due to the erosion of the time and natural factors it is not easily readable. A very important element is the inner staircase that takes to the first floor. It is particularly interesting from an architectural and decorative point of view, preceded by an elegant classic patio hold by impressive Doric columns. The ceilings of the rooms of the first floor are covered with paintings made with the technique of tempera on paper in which the feminine figure is dominating. It is likely an allegory of Spring with floral frames and landscapes in oval sections. The aristocratic Candido family had definitely Neapolitan origins as most of the landowners of the Salento.

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Palazzo Cerfreda (ex Tarentini) Dimora borghese sita in via Sigillo, databile a metà Ottocento, già sede di scuola Media. Tre gli ingressi al piano terra, inseriti nella facciata principale in maniera non perfettamente simmetrica. Lo stile è il liberty, tipico per gli edifici del periodo. Gli interni presentano interessanti decori rococò e affreschi a soffitto che ritraggono paesaggi e puttini alati.

Cerfreda Palace It is a bourgeois mansion in Sigillo street that dates back to the mid 1800s, once seat of a middle school. The are three entrances on the ground floor symmetrically placed in the main façade. The building is in liberty style as many at that time. Inside there are interesting Rococo decorations and frescoes on the ceilings representing landscapes and winged putti.

Palazzo Rucco Altra dimora borghese sita sempre in via Sigillo, databile a metà Ottocento, ma con un seminterrato (ex stalla) sicuramente di molto antecedente.

Rucco Palace It is a bourgeois mansion located in Sigillo streets that dates back to the mid 1800s, even if its basement, that once was a stable, is certainly older.

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Palazzo Marchese Mucci

Palazzo nobiliare su due livelli, dalle imponenti dimensioni, che risale al XVII secolo e si affaccia su più vie del centro di Guagnano, in prossimità della Piazza Maria SS. del Rosario. La facciata principale presenta un maestoso portone sormontato da un balcone su cui era collocato lo stemma nobiliare della famiglia Mucci. I balconcini delle facciate laterali sono meno sporgenti rispetto a quello della facciata principale. All’ingresso dell’edificio si trova un elegante patio in stile classico, retto da colonne in stile dorico che conducono verso una scalinata monumentale a due rampe, in stile barocco, ai cui lati si aprono alcune nicchie che in passato devono aver ospitato elementi decorativi. Dal patio, a destra della scalinata, si accede al locale delle cucine, attraverso una piccola entrata a portico che conduce all’antica cisterna. Il piano superiore presenta i soffitti decorati con la tecnica della tempera su carta. Elemento dominante dell’intera decorazione è la figura femminile, quasi allegoria della Primavera, accompagnata da rappresentazioni fitomorfe e zoomorfe dal gusto quasi orientaleggiante (fatto non inconsueto per gli inizi del Novecento). Al primo piano, alle spalle della scala monumentale, si trova l’accesso ad un terrazzo arricchito da un porticato con elementi decorativi di stile cinquecentesco.

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Marquis Mucci Palace It is a noble, impressive palace on two levels that dates back to the 17 th century. It overlooks several streets and it is located close to Maria SS. del Rosario Square. The main façade has a majestic portal surmounted by a balcony where there was the coat of arm of the Mucci family. There are smaller balconies on the lateral facades, less

prominent

than

the

main. At the entrance of the building there is an elegant classic patio supported by Doric columns leading to a monumental

two

ramps

staircase built in Baroque style with niches on the sides

where

there

once

were decorations. From the patio, on the right of the staircase, there is the kitchen area accessible through a small porch entrance that takes to the ancient cistern. The ceilings of the upper floor are decorated with the technique of tempera on paper. The

decorations

are

dominated by a woman’s figure, likely an allegory of Spring, followed by natural and animal motifs in an almost oriental style, as it was common at the beginning of the 20th century. On the first floor, behind the monumental staircase, there is a terrace enriched by decorative elements of 16th century style.

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Ferrovie Sud - Est La Ferrovia Lecce- Francavilla Fontana, con diramazione Novoli-Nardò, fu costruita dalla Società “Ercole Antico & C. “ del gruppo ANSALDO dei Bombrini e dei Perrone di Genova, giunta in Puglia nel 1905 come concessionaria della costruzione dell’Acquedotto Pugliese. Nel 1907 assunse il primo appalto dei lavori delle Ferrovie Salentine cambiando la denominazione sociale in “Società delle Ferrovie Salentine“. Nel 1911 completò la costruzione delle Ferrovie del Capo (Nardò-Tricase-Maglie) e nel 1919 costruì la Gallipoli Casarano. Nel 1931 il fascismo affidò in concessione l’esercizio del servizio ferroviario ed automobilistico di tutta la rete centro meridionale della regione, comprese le linee statali Lecce-Otranto e ZollinoNardò-Gallipoli alla Società Anonima Italiana per le Ferrovie Sud Est (ex Società Ercole Antico), che assorbì le Società Ferrovie Salentine e le Strade Ferrate Pugliesi. Nel 1939 le Sud Est gestivano il servizio di trasporto ferroviario su 474 Km e quello automobilistico su 397 Km di autolinee. Fu definito allora il sistema misto di trasporto pubblico locale pugliese, che combinava l’intervento dello Stato con la presenza di imprese private.

La Stazione - The station

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Viadotto - Viaduct

Sud - Est Railway

The railway Lecce- Francavilla Fontana with side lines Novoli- Nardò was built by the Ercole Antico & C. Society of the ANSALDO group of Bomboni and Perrone from Genova that came to Puglia in 1905 as a concessionaire of the building of the aqueduct. In 1907 they took the first contract for the Railways changing the name to Società delle Ferrovie Salentine (“Society of the Railways of the Salento”). In 1911 they completed the Capo’s Railways (Nardò-Tricase-Maglie) and in 1919 they built the railway Casarano- Gallipoli. In 1931 the government gave the concession for the railway and automotive services of all the network of the central and southern region (included the Lecce-Otranto and Zollino-Nardò -Gallipoli lines) to the Società Anonima Italiana per le Ferrovie Sud Est (“Italian Anonymous Society for the South-East Railways”), that is to say, the previous Ercole Antico Society that absorbed the Società Ferroviarie Salentine (“Society of the Railways of the Salento”) and the Strade Ferrate Pugliesi (“Railways of Puglia”). In 1939 the Ferrovie Sud Est (South- East Railways) managed the railway service for 474km and the automotive service for 397km. At that time the mixed system of local public transports of Puglia was defined, combining the State intervention with the presence of private companies.

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Ambiente Rurale Il Salento, estremo lembo della regione Puglia, presenta una realtà geografica omogenea, che lo distingue dalle altre quattro subregioni (Gargano, Sub Appennino Dauno, Tavoliere di Foggia e Murge) e ne esalta i caratteri distintivi. Corrispondente alla storica circoscrizione di Terra d’Otranto, il Salento si estende a Sud della congiungente Taranto-Brindisi, fino a Santa Maria di Leuca, e comprende l’intero territorio della provincia di Lecce e gran parte di quello delle province di Taranto e Brindisi. Il Salento fu terra di conquista e di passaggio di numerose popolazioni (tra gli altri, Normanni, Svevi, Aragonesi), che impressero sul territorio tracce indelebili della loro presenza, contribuendo a creare una koinè culturale unica ed irripetibile, tutt’oggi evidente nei caratteri delle genti salentine. La regione rappresenta, infatti, un unicum non solo dal punto di vista fisico, ma anche sotto il profilo culturale ed economico. Il Salento si distingue per i radiosi paesaggi rurali punteggiati da monumenti di pietra a secco, per gli animati centri storici e per la multiforme economia locale, che ha visto l’artigianato evolversi in una miriade di piccole e medie imprese manifatturiere ed il turismo, ancora prevalentemente balneare, sempre più allargato a nuove offerte di carattere culturale, congressuale, rurale. L’agricoltura, ammodernata e rinnovata, è ancora protagonista.

Rural Environment The Salento is the southern part of Puglia. It has a homogeneous geographical conformation that distinguishes it from the other four sub-regions (Gargano, Sub Appennino Dauno, Tavoliere di Foggia, Murge), with its distinctive traits. From an historical point of view, the Salento matches with the Terra d’Otranto (“Land of Otranto”). Its borders are within the Taranto-Brindisi line and Santa Maria di Leuca, including the whole area of the province of Lecce and part of the area of the provinces of Taranto and Brindisi.

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The Salento was land of conquest and transit for several populations (among them the Normans, Swabians, Aragoneses) that left the indelible traces of their presence, helping creating a unique and unrepeatable cultural koine that it still visible in the traits of the local population. The region represents a unique entity not only from a physical point of view, but also under a cultural and economic profile. The Salento stands for its radiant rural landscapes characterised by dry stone monuments, for their lively historical centres and for the diverse local economies. Over the years, the craft evolved into a myriad of small and medium-sized manufacturing enterprises. Tourism is still mainly sea and bathing, but it is extending to other fields and to new cultural, congress, rural offers. The agriculture is modernised and renewed and it is still at the centre of the local economy.

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L’economia salentina, tradizionalmente imperniata sull’agricoltura e, in particolare, sulle colture mediterranee dell’olio, della vite e dei cereali, si è arricchita e diversificata negli anni. La scoperta dell’America, ad esempio, introdusse nel Salento nuove colture ed innovazioni nelle tecniche colturali, oltre che nelle abitudini alimentari. Nel Settecento si diffuse la coltivazione del tabacco (praticata fino agli anni recenti un po’ dovunque nel Salento), che si affiancò a quella dominante dell’olivo: a fine Settecento un quarto del territorio salentino era ricoperto da macchia e zone incolte e la coltura più diffusa era quella dell’ulivo che certo non offriva produzioni di eccellenza, ma garantiva gli ingenti quantitativi di olio “lampante” richiesti dal mercato europeo. Agli inizi dell’Ottocento l’oliveto rappresentava il 20% del paesaggio agrario salentino e, secondo l’Inchiesta agraria sulla situazione agricola della Provincia di Terra d’Otranto del 1880, la percentuale saliva al 30%. A fine secolo la regione salentina, superata la crisi agraria degli anni 1845-1846, era la prima in Puglia, con una superficie olivata che occupava più della metà di quella totale. Si imponeva in quegli anni la coltivazione della vite, conseguente la forte richiesta di vini da taglio (ad alta gradazione alcolica e di colore intenso, necessari all’industria dei vini di lusso) da parte delle regioni settentrionali, costrette a rimediare alla crisi della produzione vinicola francese dovuta alla fillossera.

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Tra il 1880 ed il 1884 la superficie vitata si era molto dilatata nel Salento, acquisendo aree occupate dalla macchia e dagli ulivi, che modificarono il primitivo assetto paesaggistico. Nei primi anni del Novecento il paesaggio salentino era caratterizzato da ampie superfici di viti e di olivi, alternate a coltivazioni di cereali. Le colture legnose occupavano un terzo della superficie agraria e forestale comprensoriale; massiccia era la presenza di ulivi di varietà ogliarola, cellina e leccese. Vite ed olivo assolvono tuttora un ruolo importante nell’agricoltura salentina, che anche suffragandosi del contributo irriguo prodotto dalla Riforma Fondiaria, si è ammodernata e rinnovata con l’introduzione di colture ortofloricole di maggior pregio ed a più alto valore aggiunto.

The economy of the Salento is traditionally centred on the agriculture, especially on the Mediterranean cultures like oil, vine and cereals, but it enriched and diversified over the years. The discovery of America, for example, introduced new cultures and technical innovations together with new eating habits. During the 18th century it was introduced the cultivation of the tobacco (that went on till recent years almost everywhere in the Salento), that became the main culture together with the olive trees. By the end of the 18 th century a quarter of the area of the Salento was covered with scrubs and uncultivated lands. The most common culture was that of the olive tree that, even though it did not offer excellent productions, was enough to cover the large demand of lightning oil of the European market of the time. At the beginning of the 19th century the 20% of the Salento was covered with olive trees. According to an Agrarian Investigation of the agrarian situation in the Province of the Land of Otranto of 1880, this percentage was 30%. By the end of the century the region, that overcame the agrarian crisis of 1845-1846, was ranked first in Puglia with over the half of its area covered with olive trees. In those years the cultivation of the vines became stronger after a consistent request of grapes for wines (with high alcohol content and intense colour for the needs of luxury wines production) from the regions of the north of Italy that could no longer count on the French production affected by phylloxera. Between 1880 and 1884 the area planted with vines became considerably vast in the Salento, occupying areas that were once covered with scrubs and olive trees and changing the original aspect of the landscape. In the first years of the 20th century the landscape of the Salento was characterized by vast areas of vines and olive trees alternating with cereal crops. The woody crops covered a third of the agrarian and forestall areas, with a massive presence of varieties of olive trees such as ogliarola, cellina and leccese. Vines and olive trees are still playing a key role in the agriculture of the Salento that could be modernized and revamped thanks to the contribution of the Land Reform that introduced new and more valuable and precious vegetables and floral cultures.

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Tempo e Paesaggio nel Salento

Il paesaggio è manifestazione tangibile della forma assunta dal territorio nel tempo, nella misura in cui lo stesso territorio, rappresentato da elementi sensibili, è espressione di una profonda dimensione percettivo-emozionale, permeata da componenti soggettivistiche, simboliche e concettuali. Il paesaggio non è solo importante dal punto di vista estetico, ma deve anche contenere un valore aggiunto di tipo emozionale, in grado di ampliare ed amplificare il riscontro sensoriale. Imponenti ulivi secolari che affondano le radici nella terra pietrificata, immense distese verdeggianti di vitigni autoctoni, terrazze assolate occupate da fichi, spalliere di spinosi e succulenti fichi d’India fucsia ed arancioni, campi di ortaggi tipici della dieta contadina, muretti a secco adornati da capperi e rovi che si rincorrono, antiche masserie le cui pareti calcaree si stagliano nell’azzurro del cielo, torri guardiane sul mare, chiese barocche, edicole devozionali, feste patronali, ritmi incalzanti di pizzica e preghiera, rendono tale concetto sensoriale una realtà tangibile. E’ questo il paesaggio del Salento, l’estremo lembo del tacco d’Italia, la penisola battuta dal vento e scaldata dal sole, dai cui mediterranei paesaggi sgorgano preziosi fiumi di vellutati oli e di corposi vini (Negroamaro, Susumaniello e Malvasia… un vero inno alla vita!), testimoni della ricchezza di un territorio apparentemente arido. “Figlio” dell’antica Terra d’Otranto; un luogo amministrativamente compatto, eppure paesaggisticamente vario. Con il passare del tempo la regione ha assunto nuove sembianze, diversificando le sfumature delle sue essenze, tanto che è possibile distinguere tra Salento brindisino, leccese e tarantino. Il substrato è comune, non altrettanto per il sostrato, modellatosi grazie all’apporto delle genti ed alle specifiche condizioni ambientali. Il Salento leccese comprende l’intera provincia di Lecce, che si estende per circa 2.760 kmq, con 97 comuni e 39 frazioni che sfiorano l’altitudine massima di 201 m s.l.m. L’area è geograficamente delimitata da Punta Palascìa (nei pressi di capo d’Otranto) e Punta Rìstola (presso il Capo di Santa Maria di Leuca): si tratta dell’estremo lembo del tacco d’Italia, una porzione di territorio bagnata dai mari Adriatico e Ionio, che si incontrano presso il Capo di Santa Maria di Leuca e si affacciano nella vastità del mare Mediterraneo.

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Time and landscape in the Salento

The landscape is the concrete manifestation of the shape assumed by the territory over time, considering that the territory itself, represented by sensitive elements, expresses a deep perceptive and emotional dimension, permeated by subjective, symbolic and conceptual components. Not only is the landscape important from an aesthetic point of view, but it also includes an emotional added value that can enlarge and widen the sensorial experience. Such a sensorial concept becomes a tangible reality thanks to majestic centuries old olive trees rooted in the petrified soil, endless verdant vines, sunny terraces covered with figs, spiny and succulent orange and fuchsia prickly pears, fields of vegetables typical of the rural diet, dry stones walls covered with caper bushes and brambles chasing each other, ancient manors with calcareous walls against the blue sky, watch towers on the sea, baroque churches, devotional sites, patronal Saints celebrations, persistent rhythms of pizzica and prayer. This is the landscape of the Salento, the southern eastern spot of Italy, a peninsula hit by the wind and warmed by the sun, with Mediterranean landscapes from which flow rivers of velvet oils and full-bodied wines (Negroamaro, Susumaniello, Malvasia, a real hymn to life!), witnesses of the richness of an apparently arid area. The Salento is the “son� of the old Land of Otranto. It is an extremely compact territory from an administrative point of view, but it is extremely diversified in terms of landscapes. Over time the region has taken new aspects, diversifying the shades of its essence, so that it is possible to distinguish the Salento of the area of Brindisi, Lecce and Taranto. There is a common background, but a different aspect, shaped by different populations and specific natural conditions. The Salento of the area of Lecce covers the whole province of Lecce that is 2760 km 2 wide and counts 97 municipalities and 39 hamlets with a maximum altitude of 201 meters above sea level. The area is geographically delimited by Punta Palascia (near the Cape of Otranto) and Punta Ristola (near the Cape of Santa Maria di Leuca): it is the southern eastern spot of Italy, a land between the Adriatic and Ionic sea that join together in the Cape of Santa Maria di Leuca and continue in the vast Mediterranean Sea.

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rispetto al resto della regione salentina. Basta concentrare l'attenzione sul micro-paesaggio, intendendo con tale espressione qualsiasi particolare al cui interno sia possibile riconoscere l'essenza dell'identità mediterranea. Immediato, pertanto, il passaggio dall’arte della natura all’arte degli uomini, con il loro gusto architettonico ed un senso estetico particolarmente evidenti nelle varie forme di religiosità e folklore, dal cui connubio nasce una meravigliosa dimensione sacrale che trova modo di manifestarsi in maniera eccelsa in quel Mediterraneo che conserva - oggi come in passato - il suo primato di culla e crocevia di Popoli e Civiltà. Profondo il background etnoculturale, che attraverso la vista stimola gli altri sensi, attivando all’unisono i canali sensoriali nell’osservatore

e

favorendo

l’innescarsi di percorsi di riflessione in cui la diversità risale al suo archetipo identitario e stimola la percezione di profondi quanto intel’opera della Natura, artefice di una

ressanti paesaggi emozionali per cogliere i quali è necessario riusci-

sconfinata varietà di biotipi vegetali

re ad instaurare un dialogo efficace

dell’altopiano carsico, contrassegnata dalla presenza di grotte co-

ed animali.

e responsabile tra le parti del macro-microcosmo in cui viviamo.

stiere ed inghiottitoi; assente quasi del tutto il reticolo idrografico su-

Grazie alla sua posizione a cavallo tra Europa occidentale e Bal-

Questo lo sfondo su cui osserva-

perficiale, al contrario di quello sotterraneo.

cani ed al clima di tipo mediterraneo, l’area presenta una particola-

re ed interpretare il paesaggio salentino e guagnanese, realtà ricca

re ricchezza fitologica.

di stimoli emozionali e di interes-

La morfologia dell’area salentina leccese

è

quella

tipica

La geologia locale si caratterizza per la presenza di particolari forme

I caratteri del carsismo, uniti alle

neogeniche, come la pietra leccese ed i tufi (che sono calcareniti

peculiarità del fitoclima mediterraneo, ai colori ed alle tracce

mioceniche).

dell’opera umana, connotano il paesaggio del Salento leccese,

Minuziosa

e

straordinaria

è

rendendolo particolarmente insolito

santi prospettive di scoperta, anche interiore.

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The

morphology

of

the

itself in the Mediterranean that, still

of deep and interesting emotional

Salento of the area of Lecce is

today as well as in the past, has

landscapes that can be fully per-

typical of the calcareous plateau

been the cradle and the crossroad

ceived only through an effective

with caves and grottos on the

of peoples and civilizations.

and responsible dialogue between

coast. The superficial hydrographi-

the parts of the microcosm and of

cal structure is almost completely

The region has a deep ethno-

absent, unlike the underground

cultural background that stimulates

one.

the other senses starting from the

the macrocosm in which we live. This is the background for

The local geology is charac-

sight, triggering the sensory chan-

observing

terized by the presence of particu-

nels of the observer in unison and

landscape of Guagnano, some

lar Neogene elements like the so-

promoting the reflexion on the vari-

reality rich of emotional insights

called leccese stone and tuffs (that

ety of his archetypical identity.

and interesting discovering per-

are calcareous elements from the Miocene period).

and

interpreting

the

spective, for an inner discovery as This stimulates the perception

well.

The variety of plants and animals is extremely wide, thanks to the geographical position of the region

between

the

Europe

and

Balkans

the

Western and

thanks to its Mediterranean climate. The landscape of the Salento of the area of Lecce is characterized

by

calcareous

elements,

Mediterranean climate, colours and traces of old populations that make it different and unique compared to other areas of the Salento itself. This can be noticed by focussing on the micro-landscape, that is to say, any particular in which it is possible to identify the essence of the Mediterranean identity. Therefore, the transition from the art of the Nature to the art of the man is immediate. The architectonic and aesthetic sense of the people of the Salento is clearly expressed in different forms of religiosity and folklore that join together creating one wonderful sacral dimension that highly reveals

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Masseria San Gaetano La masseria San Gaetano, cui è annessa una cappella, è ubicata nell’omonima contrada lungo la via che collega Guagnano a Cellino San Marco, a 1 km dall’abitato. Si tratta di una tra le masserie più antiche del feudo di Guagnano (XIV secolo), le cui componenti architettoniche risultano particolarmente originali, pur nella loro semplicità. La denominazione del complesso ricorda il fondatore dei Teatini, S. Gaetano Thiene; infatti il complesso è stato un antico monastero dei Teatini edificato nel ‘500; successivamente stazione di posta, poi passata alla proprietà della famiglia Stefanizzo. Immersa tra alberi secolari e circondata da mura a secco imponenti, era dotata di frantoio, mulino, magazzini per depositi, palmento e stalle. La struttura aveva in origine funzioni difensive, come attestato dalla presenza di caditoie sulla torre annessa. La facciata risulta semplice ed essenziale, anche per l’accesso alla chiesetta, ambiente lineare e regolare posto sul lato sinistro dell’edificio.

San Gaetano Manor Farm San Gaetano manor farm, with its annexed chapel, is located in an area called San Gaetano too, on the road that links Guagnano to Cellino San Marco, 1km far from the town. It is one of the oldest manor farms of the area of Guagnano and it dates back to the 14 th century with particularly simple, but original architectural elements. It takes the name from Saint Gaetano Thiene, founder of the Theatines. Actually, the structure was an ancient monastery of the Theatines built in the 14th century. Later on it became a post station and then it became a property of the Stefanizzo family. It is surrounded by centuries old trees and impressive dry stones walls and in the past it had a mill for the oil, a mill for the wheat, warehouse storages, wine cellars and stables. At the beginning it was a defensive building as shown by the embrasures on the annexed tower. The façade is simple and essential as well as the annexed chapel, a linear and regular building on the left side of the building.

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Altre Masserie Il termine masseria indica una fattoria molto diffusa qui in Puglia. Nascono come strutture legate al latifondo, erano quindi delle grandi aziende agricole abitate, spesso, anche dai proprietari terrieri, ma la grande costruzione rurale comprendeva pure gli alloggi dei contadini, anche solo stagionali, le stalle, i depositi per foraggi e i raccolti. La nascita delle masserie risale agli anni tra il Cinquecento e il Settecento, quando la Spagna, per approvvigionarsi dei cereali, concedeva la licenza di ripopolamento ai nobili del Regno delle Due Sicilie, i quali arrivavano a fondare perfino dei veri e propri villaggi nei dintorni della costruzione originaria. Molte oggi sono in abbandono, ma sempre più frequentemente cominciano ad essere restaurate e riutilizzate come aziende agrituristiche. Qui a Guagnano si ricordano importanti masserie come : 

Masseria Boci,

Masseria Marini,

Masseria Monte Calarese,

Camarda.

Monte Calarese

Other Manor Farms The manor farms typical of Puglia are known as masserie. At first they were buildings tied to large estates, so they worked as large farms where the landowners often lived. The big rural structure included also the lodgings for the farmers, even if they were seasonal, together with stables and storages for forages and crops. The manor farms started to appear between the 16th and 17th century when Spain, in order to obtain supplies of cereals, granted the license of restocking to the nobles of the Kingdom of the Two Sicilies that founded real villages around the original building. Many of them are now abandoned, but restoration works are becoming more frequent and they are being reused as agro- touristic structures. There are important manor farms in Guagnano such as: 

Masseria Boci

Masseria Marini

Masseria Monte Calarese

Camarda.

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Vincent City: l’Eremo.

Vincent Brunetti, nato Vincenzo Maria Brunetti a Guagnano il 3 dicembre 1950 è un pittore e scultore salentino, noto anche con l'appellativo “Libellula del Sud”. Ha vissuto a Milano per oltre vent'anni dove per i meriti artistici gli è stato conferito nel 1970 l'Ambrogino d'Oro. Incontra Francesco Messina e frequenta l'Accademia di Brera; poi Giacomo Manzù che lo segue ed incoraggia; infine Arnaldo Pomodoro che lo accoglie presso la sua Bottega. Tornato nel Salento progetta e realizza, tramite materiale di recupero, un'immensa abitazione dove vive in solitudine (donde il nome Eremo), realizzando ed allestendo tutta la sua arte. “Reggia rurale” e “Città dell’arte e luogo di rilassamento psichico e catarsi collettiva”: sono queste le espressioni, incastonate come coloratissime gemme lungo le pareti di ingresso dell’eremo di Vincenzo Maria Brunetti, attraverso le quali l’artista (in arte Vincent) presenta la sua opera. Vincent City, ubicata nelle campagne guagnanesi, è una casa-museo, trasposizione in pietra e mattonelle di una visione artistica, convivenza estrema tra sublime e kitsch. Una realtà singolare, creata dall’eccentrico artista, pittore e scultore. Riconosciuto come uno degli artisti più significativi nell’ambito dell’arte contemporanea meridionale, la “libellula del Sud” è un personaggio controverso, che la critica innalza e tenta di collocarlo in una corrente (il transavanguardismo), ma che è realmente impossibile incasellare. Scrive Lina Piscipo: Percorrendo una stradina di campagna, lungo un percorso cicloturistico, prima che lo sterrato si dissolva in un tacito sentiero, circondato da vigneti che trasudano fatica, coraggio e passione, in quel fazzoletto di terra bruciata dal sole e scossa dal vento, si innalza una casa, inghiottita da un delirio di ornamenti variopinti: è il regno di Vincent. Vincent Maria Brunetti (1950) è un personaggio stravagante, intelligente, sognatore, egocentrico, megalomane, contraddittorio, furbo, chiacchierone… Ha vissuto per circa vent’anni il proprio percorso artistico a Milano, prima di ritornare nel suo paese d’origine , Guagnano: qui ha costruito un suo piccolo eremo che, alimentato dalla fame di grandezza del suo padre fondatore, in quindici anni è divenuto Vincent City.

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Vincent City: the Hermitage Vincent Brunetti (real name Vincenzo Maria Brurd

netti) was born in Guagnano on the 3 December 1950 and is a painter and a sculptor known as the Libellula del Sud (“Dragonfly of the South”). He lived in Milan for over twenty years where he was awarded the Golden Ambrogino in 1970 for his artistic merits. He met Francesco Messina and attended the Academy of Brera. He met Giacomo Manzù that followed and supported him. Finally, Arnaldo Pomodoro introduced him to his atelier. When he came back to the Salento he planned and realized with recycling material a huge house where he lives alone (hence the name Hermitage), creating and showcasing all his art. “Rural Realm” and “City of art and place of psychic relaxation and collective catharsis” are the inscriptions embedded like colourful gems in the walls at the entrance of the hermitage of Vincenzo Maria Brunetti, as a presentation of his art. Vincent City is located in the countryside of Guagnano and it is a house-museum, a translation of an artistic concept into stones and tiles, where the sublime coexists with the kitsch.

It is a singular reality created by the eccentric artist, painter and sculptor. The “Dragonfly of the South” is known as one of the most significant artists in the context of contemporary art. He is a controversial character. Although critics try to assign him to a trend (the trans- Avant- guard), it is not possible to restrict him to a specific trend.

Lina Piscopo writes: “Along a cycle- touristic path in the countryside, surrounded by vineyards imbued with labour, courage and passion, on a land burned by the sun and shaken by the wind, there is a house immersed into a frenzy of colourful decorations- it is the Kingdom of Vincent. Vincenzo Maria Brunetti (1950) is an extravagant character, witty, dreamy, egocentric, megalomaniac, contradictory, smart, chatty… For about twenty years he lived his artistic life in Milan, then he came back to his original town, Guagnano, where he built his small hermitage that became Vincent City in fifteen years, fuel by the hunger for greatness of his founder.

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La casa-museo è presentata da un altissimo frontone brulicante di statue di ogni genere (madonne, angeli, lumache, elefanti, etc.), piastrelle di svariati colori, grandi scritte di sapore biblico. Tutto viene accostato a tutto: creazioni sue e di collaboratori (spiccano gli oltre duecentocinquanta metri quadri di mosaici dell’artista Orodé), copie di opere conosciute o ready-made di oggetti recuperati e decontestualizzati, scale piccole e grandi, soffitti bassi e altri, porticine che si aprono sulle stanze più improbabili. Ogni domenica il “Maestro” si esibisce in performance a ritmo di musica davanti a numerose persone, mentre contratta, da ottimo venditore, l’acquisto dei suoi quadri. “

The house-museum has a very high façade filled with statues of every kind (statues of the Virgin Mary, angels, snails, elephants), colourful tiles, inscriptions in biblical style. Everything is in relation with everything: his creations and those of his colleagues (worth mentioning the over 250m 2 of mosaics by the artist Orodé), copies of known works of art or ready-made stuff made with recycle materials and decontextualized, small and big staircases, low ceilings, small doors leading to the most unexpected rooms.

Every Sunday the “Master” performs with music in front of many visitors while selling his paintings.

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Scrive Gabriele Mina1 nel suo “Costruttori di Babele” a proposito di Vincent e del suo lavoro di ricerca delle architetture fantastiche ed irregolari in Italia: “Li chiamo “costruttori di Babele” questi misconosciuti eroi della pietra e del mattone perché sfidano le convenzioni e il pubblico sentire, alimentando per decenni la propria utopia e innalzando al cielo le proprie insegne... Perché questi “ispirati al bordo della strada” danno vita, con materiali e tecniche disparate, ad architetture e microcosmi dell’immaginario – un giardino scolpito, un arca della memoria e della meraviglia, un castello di piani sovrapposti – destinati alla distruzione, come la torre biblica.. Perché la vertigine del loro archivio del margine, fatto di ciottoli, legni, tondini di ferro, materiali di recupero, ricorda le perpetue variazioni borgesiane della Biblioteca di Babele, e a me piace pensare di essere uno degli archivisti, un attimo prima del crollo.” Ancora del “Gaudì del Salento” scrive Gabriele Mina: “I babelici non costruiscono una dimora anonima ma un castello, un tempio, un giardino edenico. Una certa estetica ci fa amare tali spazi quando i materiali sono sparpagliati, tutto sembra pericolante e i rampicanti crescono fra le statue. Ma nel disegno originario vi è attenzione al decoro ed alla simmetria: in quel “scusi il disordine” con cui vengo accolto sento, al di là della cortesia, il rimpianto per non avere più la forza e i mezzi per tenere tutto in bell’ordine”. Vincent e il suo Eremo compaiono nel film documentario Italian Sud Est.2 In alcune scene l'artista viene inquadrato mentre balla davanti alle sue opere, racconta se stesso e il mondo secondo la sua ottica.

Gabriele Mina1 in his work Costruttori di Babele (“Builders of Babel”) writes as follows about Vincent and his search for fantastic and irregular architectures in Italy: “I define “Builders of Babel” the unknown heroes of stone and brick because they challenge the conventions and the common sense, feeding for years their own utopia and raising their art to the sky… They are inspired artists “at the border” that, by using an extremely variegated range of techniques and materials, create architectures and microcosms of the imaginary that are intended for being destroyed like the biblical tower, as if they were sculpted gardens, ark of memory and wonder, castle of overlapping floors. The vertigo of their archive of the edge made of pebbles, wood, iron and recycling materials recalls the constant variations of the Library of Babel and I like to see myself as one of the archivists an instant before the collapse”. Gabriele Mina also writes as follows about the artist that he defines as the “Gaudì of the Salento”: “The

people of Babel do not build an anonymous house, but a Castle, a shrine, a heavenly garden. An aesthetic feeling makes us love those places when the materials are scattered all around, everything seems unsafe and creepers grow between the statues. However, in the original design there is attention for trimmings and symmetry. In that “excuse the mess” that welcomes me, I feel, beyond politeness, the regret for having no longer the strength and the means to keep everything in order”. 2

Vincent and his Hermitage appeared in the documentary film Italian Sud Est in some scenes showing the artist dancing in front of his works and telling his story and his vision of the world.

1

Gabriele Mina: antropologo (anthropologist), edizione Eleuthera, “Costruttori di Babele. Sulle tracce di architetture fantastiche e universi irregolari”. 2 Italian Sud Est is a film of 2003 directed by Fluid Video Crew.

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Terre del Negroamaro E … i vitigni Salentini salvarono la Francia

di Pino De Luca

La storia del vino avvinghia la storia delle umane genti come la vite sa avvinghiarsi al tronco o al filo di spalliere e pergolati. Risale alla notte del tempo in tutte le latitudini che la vigna può occupare. La pianta delle quattro stagioni ha lasciato traccia di sé in antichi scritti del celeste impero, dell'Egitto e della Siria. Dell'Ellade e della Magna Grecia e di quella che, per la sua ricchezza e fertilità fu detta Enotria. Tracce nei libri sacri, suggellatrice del primo atto del patto dell'Arca, generatrice di felicità e di conflitti che trova nell'opera di Cristo la sua santificazione nell'atto della comunione all'ultima cena. E come l'umanità i vitigni, facili all'innesto, hanno viaggiato in lungo e in largo per le terre dell'Eurasia, e si son diffuse nei cinque continenti vestendo sempre più gli abiti dell'emigrante e sempre meno quelli del viaggiatore. Così è stato per tutti e così è anche per le terre del Salento, terre ricche di storia enoica fin dalla comparsa dei bipedi implumi ma nelle quali i “vitigni autoctoni” sono figli dell'emigrazione di uomini e di piante, qui si sono acclimatati e hanno trovato sesto, sviluppandosi e riproducendosi, creando colture e culture. Raramente la storia ha un principio preciso, ogni volta che si narra del passato per sostenere una idea o uno stato del presente si fa una cesura stabilendo arbitrariamente un “punto di inizio della storia” e questa arbitrarietà è fonte di infinite discussioni poiché spostando in avanti o indietro la genesi di un pensiero muta il pensiero medesimo e il suo significato. Per la vite invece si può ricordare il

principio di una nuova storia: 17 febbraio 1863. In quel secolo guerre spaventose hanno devastato l'Europa, nuove tecnologie si sono affacciate a modificare la vita e l'organizzazione sociale del Vecchio Continente. I sentimenti di civiltà espressi oltralpe alla fine del secolo precedente, per quanto sconfitti si sono radicati. Ma un piccolo afide, microscopico e letale, distrugge tutta la tradizione vinicola del regno della viticultura: la Francia. La fillossera della vite compie il misfatto devastando la quasi totalità dell'agricoltura francese che rimane priva di uve. In Italia la fillossera non è giunta e il 17 febbraio 1863 viene stilato un trattato commerciale tra Italia e Francia per la fornitura di uve e vino. Il Salento nelle mani del latifondo viene rapidamente riconvertito impiantando estensioni di vigneti a perdita d'occhio. Il tabacco, il grano, i frutteti e le ortive, finanche gli oliveti, lasciano spazio ad una monocoltura della vite con un sesto straordinario per le terre salentine che rimarrà per oltre un secolo il simbolo della campagna: l'alberello. Il vino da palmento, per piacere personale e alimentazione da masseria lascia spazio ai vini da taglio che, in vagoni cisterna su lente tradotte, partono per la Francia e il Nord Italia. Dura poco, circa vent'anni. I Francesi impiantano nuovi portainnesti di vite americana resistente all'afide e già nel 1881 il trattato diventa più restrittivo. Crisi di produzione e ricerca di nuovi mercati, nuovi trattati con Austria e Germania e nuovi vagoni fino al 1892 quando la fillossera arriva anche qui distruggendo ogni cosa. Finché, nel 1930 non si ricomincia con nuovi portain-

nesti e nuove talee riprendendo Primitivo, Negroamaro e Malvasia nel tentativo di ricercare il passato migliore. Un passato che non tornerà se non a sprazzi, e il vino emigrante sarà sostituito dagli emigranti del vino. Un tempo partivano i mosti poi cominciarono a partire i braccianti nonostante le politiche di sostegno. E quando il mercato sussultava la piaga della sofisticazione contribuiva a soffocarlo, fino alla cecità e alla morte di ignari consumatori. Poi la presa di coscienza e la svolta, nessuno avrebbe più voluto vini da “tagliare” e allora Primitivo e Negroamaro e Malvasia, Sussumaniello e Ottavianello e Aleatico hanno ricordato le origini, alcune antichissime come il Primitivo e il Negroamaro e si son messi in proprio. Produttori coraggiosi hanno cominciato a lavorarli per ottenere prodotti qualitativamente proponibili e, in molti casi, abbiamo dei veri e propri must. Nelle classifiche mondiali e nelle guide specializzate i vini del Salento e le loro declinazioni hanno assunto fama internazionale, dai pionieri Leone De Castris e Cosimo Taurino ai “miti” dell'Enologia planetaria come Severino Garofano fino ad una molteplicità di aziende di varie dimensioni che sul mercato internazionale fanno la loro grande figura. Il solco è tracciato, nuove mani e nuove menti sui campi e in cantina possono ridare alla viticoltura pugliese antichi splendori, e stavolta non più “vini emigranti” ma vini “viaggiatori”, che è molto meglio esportare la gioia che la fame.

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And so the vineyards of the Salento saved France By Pino De Luca The history of the wine clings to the history of the human population like the vine clings to the trunk or to the wire of espaliers and pergola, back to the dawn of time everywhere where vineyards are. It is the plant of the four seasons that left traces in the ancient documents of the old empires, Egypt and Syria, old Greece, Magna Greece and of the land that was called Enotria for its wealth and fertility.It left traces in the holy books too, as a seal of the first act of the Arc, a source of happiness and conflicts, till it was sanctified in the Communion during the Last Supper. Like human being the vineyards, easy to graft, travelled across Eurasia, spreading in the five continents, becoming more and more similar to an emigrant more than a traveller. So it was for everyone and so it is for the lands of the Salento too. They are lands rich of wine history since the very beginning, but the “autochthone vineyards” are the product of the emigration of the people and of the plants that acclimatized and settled here, developing and reproducing, creating more and more cultures. History has rarely a well defined beginning every time that we talk about the past to support an idea or a present situation and we tend to make a cut by arbitrarily establishing a “point of beginning for the history”. Such an attitude is source of endless discussions because by moving back or forth the genesis of a thought, the thought itself is changed together with its meaning. In the case of the vine, instead, it is possible to set the beginning of a new history on the 17 th February 1863. In that century Europe was torn by ferocious and devastating wars. At the same time new technologies appeared and changed the life and the social plan of the Old World. The values of civilization that were claimed during the French Revolution were defeated, yet they put their roots already. However, a small, microscopic but lethal aphid destroyed all the vineyards of what was known as the realm of the vine culture: France. The phylloxera destroyed almost all the French vineyards. It did not arrive in Italy and on the 17 th February 1863 a trading agreement between Italy and France was made for the supply of wine and grapes. At that time the Salento was covered with large estates that were reconverted to the vineyard cultures. Tobacco, wheat, vegetables fruit and olive trees left their place to the vineyards, that became the almost exclusive culture in the Salento in the variety of a bush that better adapted to the soil and that became a symbol of the countryside. The wine that was once produced in the mills for personal needs left its place to the wines produced from cut grapes that were sent to France and to the North of Italy. This lasted for twenty years only. The French implanted new grafts from American vines that were resistant to the aphids and the agreement became more restrictive in 1881. There was a crisis in the production, search for new markets, new agreements with Austria and Germany, new trades until 1882 when the phylloxera arrived to Italy and destroyed everything. In 1930 new grafts were implanted trying to save the best varieties of the past such as Primitivo, Negroamaro and Malvasia. The past could only be partly saved and the emigrant wine left its place to the emigrants of the wine. When once the must was the one to travel, the farmers started to emigrate although the support policies. In a time when the market was unstable, the plague of the sophistication contributed to its suffocation, even when it caused the consumers to die. When this was acknowledged and it was time to change, nobody would ever want cut grapes, so Primitivo, Negroamaro, Malvasia, Sussumaniello, Ottavianello and Aleatico came back to their ancient origins and started anew.

Brave producers started to work on them to obtain quality products to propose, hitting the top in many cases. In the global rankings and in the specialized guides the wines of the Salento and those that derive from them have an international reputation. The pioneers in this were Leone De Castris and Cosimo Taurino arriving to real myths of the global oenology like Severino Garofalo and to many different enterprises that placed themselves on the global market. Following this path, new hands and new minds on the fields and in the wine cellars brought the local viticulture to its original brightness and producing “traveller” wines instead of “emigrant wines” because exporting joy is better than exporting hunger.

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Premio Terre del Negroamaro

di Valentina Perrone

Un premio che è molto più di un riconoscimento, conferito dal 2009 a chi ha saputo dare onore e lustro al Salento attraverso la propria opera, ed esalta, al tempo stesso, il territorio locale e le sue peculiarità coniugando arte, sapori e tradizione. La manifestazione, realizzata il primo venerdì dopo ferragosto, è opera del Comune di Guagnano (Assessorato alla Cultura e Assessorato all’Agricoltura) e dal C.T.O. (Comitato Tecnico Operativo) del Progetto “Premio Terre del Negroamaro”, in collaborazione con il GAL Terra d’Arneo e il patrocinio di Regione Puglia e Provincia di Lecce. Ne sono teatro la piazza centrale del paese, intitolata alla Madonna del Rosario, e gli antichi vicoli che dell’antica piazza costituiscono il contorno, vestiti a festa per l’occasione e pronti a raccontare la migliore tradizione enogastronomica locale. Nella notte più lunga dell’estate guagnanese, le corti del centro storico ospitano gli stand delle aziende gastronomiche e vinicole del posto dove gustare le migliori specialità del territorio, lasciandosi incantare dalle più belle forme dell’arte di strada messe in scena strategicamente lungo i vicoli della Guagnano vecchia. Contemporaneamente il palco centrale conferma la sobrietà e raffinatezza insite nella natura stessa dell’evento, attraverso la pioggia di conferimenti che dà il tocco autorevole ad una delle manifestazioni più note e più attese del Salento. La chiusura della serata è affidata alla musica d’autore, attraverso i concerti raffinati che in ogni edizione accompagnano i titoli di coda dell’evento.

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Negroamaro lands award

An award that is much more than an acknowl-

street around it, decorated for the occasion and ready

edgement bestowed since 2009 to those that gave honour and prestige to the Salento through their work,

to welcome the best local wine and food tradition. It is the longest night of the summer of Guagnano,

enhancing at the same time the local area and its peculiarities by linking together art, taste and tradition.

when in the historic centre of the town there are the booths of local gastronomic and wine enterprises

The event is held on the first Friday after the 15 th of August and it is organized by the Municipality of

where it is possible to taste the best products of the town while artistic representations take place in spe-

Guagnano (Department of Culture and Department of

cific spots in the old historical streets of Guagnano.

Agriculture) and by the Operative Technical Commit-

At the same time the central stage confirms the simplicity and elegance of the nature of the event with

tee of the Project “Lands of Negroamaro Award� in cooperation with the Local Action Group Terra d’Arneo and sponsored by Puglia Region and Province of Lecce. The event takes place in the main square of the town, Madonna del Rosario Square, and in the old

a series of awards that confers an eminent touch to one of the most famous and awaited events of the Salento that concludes with refined music concerts.

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Museo del Negroamaro

Il Museo del Negroamaro sorge in via Castello, nel

di Valentina Perrone

con

Angelo Tarentini. I due sono proprietari di

cuore del centro storico di Guagnano, a pochi passi da piazza Madonna del Rosario.

un’azienda che coltiva oliveti, vigneti e tabacco, e il palmento sito in via Castello, di loro proprietà, è il luo-

La sua finalità è insita nella valorizzazione e nel recupero della tradizione contadina della viticultura. E’ un

go di lavorazione e trasformazione dei prodotti della terra. Maddalena decide di donare al nipote Antonio

ex palmento oggi ristrutturato, ed accoglie numerosi attrezzi antichi, ivi comprese le vecchie attrezzature

Tarentini la nuda proprietà dell'immobile, ed al figlio Ferdinando l’usufrutto.

che erano destinate a compiere tutte le fasi di tratta-

Dai documenti di una controversia si apprende che al

mento e lavorazione delle uve, testimoni autentici delle radici contadine del territorio guagnanese.

palmento sono annessi anche i locali ad esso adiacenti che erano utilizzati da lavoratori della terra. Il pal-

Al suo interno sono presenti, altresì, numerosi pannelli esplicativi e materiali audiovisivi che ripercorrono

mento è realizzato con materiali locali ed è caratterizzato da un ampio vano voltato dove sono presenti tutti

l’attuale processo di lavorazione e produzione del negroamaro, dalla raccolta della materia prima fino

gli attrezzi utili per la lavorazione delle uve. Dall’ampio spazio centrale si può passare a modesti

all’imbottigliamento, consentendo un interessante raf-

spazi laterali, sempre voltati, ai quali l’accesso è con-

fronto tra il lavoro di un tempo e le tecniche odierne di realizzazione del pregiato vino locale.

cesso da piccole aperture. La presenza di una pesa ci dice che qui veniva lavorato anche il tabacco. Sugge-

Per queste ragioni, il Museo costituisce una tappa immancabile delle visite guidate e degli educational

stivo il giardino che sorge sul retro caratterizzato dalla presenza di agrumeti.

tour che sempre più spesso hanno luogo nelle terre del negroamaro, alla scoperta del territorio e dei suoi

I documenti d’archivio attestano che il palmento è stato regolarmente accatastato nel 1939.

luoghi incantevoli. Obiettivo del museo è valorizzare il

Alcuni elementi edilizi sono da attribuirsi al XV seco-

legame tra l’uomo e il territorio sviluppato nel rapporto millenario che unisce la vite e il vino alla civiltà locale.

lo, quando la struttura era certamente annessa al Castello (con prospetto sulla Piazza principale) di proprie-

Esso racconta altresì la storia di una famiglia del luogo, la famiglia Tarentini. Maddalena Leone, nata a

tà dei vari feudatari che si sono succeduti, ed era utilizzata per il deposito di derrate a servizio della famiglia

Guagnano

feudataria.

nel

1898,

si

sposa

giovanissima

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Museum of Negroamaro

The Museum of the Negroamaro is located in Castello street, in the heart of the historical centre of Guagnano, near the Madonna del Rosario square. The aim of the museum is to endorse and recover the rural tradition of the viticulture. It is an ex wine mill, now restored, and it contains many ancient tools, among them the old equipment that were used in all the stages of the treatment and working of the grapes that are the genuine witness of the rural roots of Guagnano. In the museum there are also several informational panels and audio -visual materials explaining the current working and production of the Negroamaro, from the harvest of the raw material to the bottling and presenting an interesting comparison between the past and the techniques that are used nowadays for the production of fine local wines.

For these reasons, the museum is one of the places that is always visited during the frequent guided and educational tours that take place in the Lands of the Negroamaro for discovering such a wonderful area. The aim of the museum is to enhance the link between man and territory within the millenary relationship that binds grapes and wine to the local civilization. The museum also tells the story of the local Tarentini family. Maddalena Leone was born in Guagnano in 1898 and, when she was still very young, she married Angelo Tarentini. They owned an enterprise for the cultivation of olive trees, vineyards and tobacco with seat in the mill in Castello street for the working and transformation of the products.

Maddalena bestowed the building property to her nephew Antonio and its usage to her son Ferdinando. According to some ligation documents, annexed to the mill there were buildings used by the farmers. The mill is made of local materials and it presents a large vaulted hall where there are all the tools for the treatment of the grapes. Small doors lead to are smaller vaulted rooms on the sides. A tobacco scale witnesses the treatment of tobacco too. There is also a nice backyard with a citrus grove. According the archive documents, the mill was legally registered in 1939. There are some construction elements that date back to the 15th century when the building was annexed to the Castle (with the faรงade overlooking the main square), property of different lords and used as a storage for the supplies of the noble family. 59


Educatioal Tour nelle Terre del Negroamaro

di Valentina Perrone

Situato nel cuore delle Terre del Negroamaro, Guagnano ospita, durante l’anno, numerosi educational tour di giornalisti destinati a far conoscere le bellezze tipiche della zona, anche in periodi non comunemente destinati al turismo. Un susseguirsi di visite guidate nelle cantine e negli oleifici del territorio, senza tralasciare le campagne e i luoghi più storici che caratterizzano la tradizione contadina del paese, che per alcuni giorni sono sotto l’occhio attento di professionisti operanti sulle maggiori testate giornalistiche nazionali e internazionali, alla scoperta dei piccoli grandi luoghi dove prendono vita alcuni dei più bei capolavori del made in Italy. Veri e propri viaggi organizzati che hanno luogo nei più svariati periodi dell’anno, persino in settembre, che è il mese del rincasare per antonomasia, ma grandiosamente attivo nei centri contadini come Guagnano, quando, nel pieno della vendemmia, i vigneti sono luoghi di festa sin dalle prime luci dell’alba e il profumo del mosto inebria la maggior parte delle vie cittadine. Occasioni uniche e irripetibili durante cui il paese diventa un territorio carico di suggestioni tutte da scoprire e divulgare.

Educational tour in the Lands of Negroamaro Located in the heart of the Lands of the Negroamaro, Guagnano hosts many educational tours throughout the year for journalists with the goal of introducing and acquainting the territory in non typically touristic seasons too. The educational tours consist in a series of guided visits to the wineries and to the oil mills of the town, to the countryside and to the historical sites that best express the rural tradition of the town. For a few days, professional national and international journalists observe and explore the town discovering the places that best show the masterpieces of the made in Italy. The educational tours are organized in different times throughout the year, including September that, even if it usually marks the end of the touristic season, is an extremely lively month in rural towns like Guagnano because it is the month of the grapes harvest and vineyards become places of celebration since the very early morning and the scent of must inebriates the streets. These are unique and unrepeatable occasions when the town becomes a territory full of suggestions to be discovered and disclosed.

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Turismo enogastronomico

di Valentina Perrone

Guagnano, luogo di cantine, oleifici e aziende gastronomiche che hanno sposato appieno la tradizione culinaria locale, è anche meta del turismo enogastronomico, volto all’esplorazione delle realtà di settore che offrono spaccati sulla storia del territorio passando attraverso i piatti e i vini che più rappresentano la tradizione del posto. Le aziende del territorio divengono così oggetto di visite guidate, in periodi e giorni appositi, per i tanti amanti del settore o semplici visitatori che giungono alla conoscenza della terra guagnanese grazie a ciò che in essa si mangia e si beve, a cominciare dalle antiche tradizioni fino alle tipicità dei giorni nostri pronte a diventare anch’esse tradizione da raccontare. Un vero e proprio toccasana per l’economia cittadina, se si considera, altresì, che ogni processo di conoscenza del territorio passa anche attraverso l’utilizzo delle risorse che quello stesso territorio offre, a partire dei numerosi bed and breakfast della zona che riescono così a registrare il tutto esaurito anche nei periodi più impensabili dell’anno.

Food and Wine Tourism Guagnano is characterized by wineries, oil mills and culinary enterprises that fully embrace the local culinary traditions, becoming a destination of the food and wine tourism that aims to explore specific realities that show the history of the territory through the food and the wines that best represent the local tradition. The local enterprises become the subject of guided visits in specific seasons and days, attracting specific and generic visitors that get to know the territory of Guagnano thanks to its food and wine, starting from the oldest traditions and arriving to what is typical of the current time that will become a tradition as well. This is a real blessing for the local economy because every process that involves the knowledge of a territory involves also the usage of the resources that the territory offers, starting from the many bed and breakfast of the area that are always fully booked even in the most unlikely seasons of the year.

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Sagra dell’uva cardinal e del vino A Guagnano dal 1980 si svolge la Sagra dell'Uva Cardinal e del Vino, tradizionale momento di festa del piccolo borgo del nord Salento dedicato all'esaltazione dalla particolare uva locale da cui lo stesso evento prende il nome. Si svolge nei giorni di maturazione dell’uva (i primi giorni di agosto, nel vasto piazzale di Largo Pertini, nei pressi della villa comunale. Tanta buona uva che regna protagonista, accompagnata dalle degustazioni di piatti tipici della tradizione culinaria salentina preparati dalle migliori aziende gastronomiche della zona e abbinati al buon vino locale. Una commissione sceglie la migliore uva e quindi nelle serate di festa viene premiato il miglior produttore di uva cardinal. L'uva Cardinal venne elaborata per selezione, attraverso l'incrocio tra la varieta Flame Tokay e la varietà Ribier dai californiani E. Suyder e F. Harmon nel 1939. Il suo arrivo in Europa coincide con la fine della seconda guerra mondiale, quando i prodotti americani invasero i mercati del Vecchio Continente. La cardinal comunque rappresenta un'uva qualitativamente superiore, ed è considerata tra le migliori uve rosse da tavola. Ha infatti un sapore dolce, molto attraente anche se come uva non è particolarmente profumata. Ha comunque una polpa che riesce a fornire al palato piacevoli sensazioni dissetanti e al tempo stesso nutrienti, essendo ben carnosa e strutturata.

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Festival of the Cardinal Grape and of the Wine Since 1980 the Festival of the Cardinal Grape and of the Wine has been held in Guagnano as a traditional moment for celebrating a typical local grape that gives the name to the event itself too. The event takes place in the days when the grape ripens, that is to say, at the beginning of August, in the wide Largo Pertini square near the public gardens. The protagonist of the event is the grape, together with typical dishes of the local tradition prepared by the best enterprises of the area and combined with good local wine. There is an examination board that choses the best grapes; the best producer of Cardinal grapes receives an award during the event. The Cardinal Grape was produced by selection when a hybrid between Flame Tokay and Californian Ribier was produced by E. Suyder and F. Harmon in 1939. It arrived to Europe at the end of the Second World War, with the massive arrival of the American products. The Cardinal variety is considered a superior quality grape and one of the best red grapes. Actually, it has a sweet taste and it is very attractive even if it hasn’t got a strong smell. However, it has a pulp capable of giving pleasant and refreshing sensations and at the same time nutritional perceptions too, being quite fleshy and structured.

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Festa Patronale Madonna del Rosario La leggenda narra, che un giorno del 1450, un toro, allontanatosi dalla mandria, si diresse verso la boscaglia vicina alle mura del paese. I vaccari udirono i suoi muggiti e, trovatolo, rimasero stupiti nel vederlo piegato per terra, in atto di adorazione e con stretta tra i denti la corona del Rosario. Con il corno la bestia indicava un cespuglio dove, nascosta tra le erbe, vi era l'immagine della Beata Vergine Maria dipinta su un muro, intorno alla quale fu, in seguito, eretta una chiesa. Il 6 Ottobre, giorno della vigilia, alle ore 18.30 si celebra la Santa Messa ed a seguire la processione della statua della Madonna del Rosario per le vie del paese. Come consuetudine storica, al rientro in piazza, si prosegue con la consegna delle chiavi della Città di Guagnano alla Madonna, viene eseguita poi la “Salve Regina” scritta dal Guagnanese Michele Goffredo. Giorno 7 ottobre solenni celebrazioni eucaristiche, in serata, alle ore 21.00, in Piazza Madonna del Rosario nuova esibizione di varie orchestre con susseguenti fuochi d’artificio.

Festival in honour of the Virgin of the Rosary According to the legend, one day in 1450 a bull that drove away from its herd went towards the groves close by the walls of the town. The shepherds heard its bellowing and upon finding it they were astonished for seeing it bending to the ground, in worshipping position and with a Rosary between its teeth. The bull was pointing a bush with its horn. There, hidden in the grass, there was a wall painting of the Virgin Mary around which they build a church later on.

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On the 6th October, the eve of the festival, there are solemn religious celebrations at 18:30 followed by the procession of the statue of the Virgin of the Rosary around the town. Following an historical tradition, when the procession comes back to the square the keys of the Municipality of Guagnano are given to the Virgin and then the Salve Regina, a religious hymn written by Michele Goffredo from Guagnano, is performed. On the 7th October there are solemn religious celebrations. At evening, at 21:00, there are several orchestral performances in the Madonna del Rosario Square and fireworks.

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Festa Patronale Madonna del Monte Carmelo Sagra del Maiale di Villa Baldassarri La Festa della Madonna del Monte Carmelo si celebra da oltre 250 anni nei primi giorni di settembre. A seguire si svolge la tradizionale "Sagra del Maiale", nel cuore del borgo antico di Villa Baldassari, ed è uno dei più antichi eventi enogastronomici del territorio salentino. Oltre alle degustazioni di prelibata carne di maiale, nelle tre serate di festa a deliziare i palati di turisti e visitatori si hanno le principali tipicità locali come il vino negroamaro, l’olio extra vergine di oliva, la pasta, il pane, le frise e i dolci casarecci, e tante altre delizie. Nel centro antico l’affascinante palmento utilizzato per la lavorazione dell’uva si trasforma in luogo di degustazione di vino negroamaro, mentre negli antichi ed unici forni in pietra si potrà assistere alla cottura del pane, delle frise e tanti altri prodotti. Ricco il programma musicale con due palchi uno in largo San Lorenzo per i più giovani e l’altro in via Dante con proposte musicali variegate. L’evento è organizzato dalla Pro Loco di Villa Baldassarri insieme al Comune di Guagnano (Assessorato alla Frazione) ed al Comitato Festa della Parrocchia Santa Maria del Monte Carmelo, vanta il patrocinio del Presidente della Giunta Regionale, dell’Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia, della Provincia di Lecce, dell’Unione dei Comuni del Nord Salento e della Camera di Commercio di Lecce.

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Festival in honour of the Virgin of the Mount Carmel and Pig Country Festival in Villa Baldassarri

The Festival in honour of the Virgin of the Mount Carmel has been celebrating at the beginning of September for over 250 years. After this there is the traditional country festival of the pig in the old heart of Villa Baldassarri, one of the oldest food and wine events of the Salento. During the three days of the festival tourists can taste fine pork meat and typical local food and wine like negroamaro, extra virgin olive oil, pasta, bread, bread products like the local frise, home made sweets and other delicious food. In the heart of the town there is an old mill that was once used for the production of wine that becomes a place to taste the negroamaro wine during the festival, while in the old and unique stone ovens bread and bread products are baked, among them he local frise. The musical program of the festival is very rich, with two stages in the town, one for the youngsters in San Lorenzo square and another in Dante street with different kinds of music. The event is organized by the Pro Loco of Villa Baldassarri together with the Municipality of Guagnano (Department for the Hamlet) and the Festival Committee of the Parish of Saint Mary of the Carmel and sponsored by the President of the Regional Council, the Assessor for the Economic Development of the Puglia Region, the Province of Lecce, the Union of the Municipalities of the North Salento and the Chamber of Commerce of Lecce.

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Tradizioni contadine– Folklore La “Mattra”. Sagra popolare in onore di San Giuseppe che si celebra il 19 marzo. Il caratteristico appellativo “Mattra” deriva dal nome di una cassa in legno utilizzata per la lavorazione della pasta “fatta in casa”. Tale cassa era utilizzata per disporre, durante questa sagra popolare, le vivande da offrire successivamente ai poveri.

“Guagnano non è secondo ad alcuno dei paesi meridionali nel rendere onore e gloria a S. Giuseppe. O ltr e a ciò che ha di comune con gli altri, presenta uno spettacolo eccezionale col fare di ogni sforzo onde rappresentare al vivo la dolce figura del Santo. La grande piazza adiacente alla facciata della chiesa è trasformata in un immenso palcoscenico dove si svolge la simpatica cerimonia. Di prospetto, in alto, è posta una tavola addobbata di drappi e fiori, alla quale stanno seduti i tre personaggi i tre personaggi simbolici, Giuseppe Maria e Gesù, per mangiare la refazione, che ricche benefattrici hanno preparato. Questi vestono in costume ebraico, formato con stoffe vivaci e preziose, cucito dalle RR. Suore Francescane dell’Immacolata, cui sono affidate le orfanelle. Intorno la piazza stanno preparate le tavole sulle quali possano circa 500 scodelle ripiene di pasta, ben cucinata, destinata a 500 poverelli, affinché alla gioia spirituale possano aggiungere la gloria corporale. Nel centro è disposto il palco della musica sul quale il corpo Musicale Cittadino suona egregiamente pezzi di opere, intrecciati da suoni e canti religiosi. Quest’anno un bel gruppo di 200 fanciulle ha eseguito l’inno di S. Giuseppe, accompagnato dagli strumenti musicali e concertato con pazienza cenobitica dal sostituto parro-

co Don Giovanni Buccolieri e dal maestro Antonio Mazzei. Tutto questo apparato, mentre da una parte dà l’idea di una vera e propria teatralità, dall’altra manifesta un’idea gentile, eminentemente cristiana, quella cioè della carità; e nella sua coreografia mantiene sempre viva la scintilla della fede e del santo entusiasmo verso S. Giuseppe. Non bisogna però credere che sia solo questo tributo prestato al Santo nella sua festività; no, c’è stato qualche cosa di più serio e di più sostanziale: Triduo solenne in preparazione alla festa, Comunioni, panegirico del sottoscritto ecc. Nella sua semplicità la festa era l’apoteosi dell’operaio; il Santo che troneggiava sull’altare e poi portato in processione indicava il trionfo dei grandi uomini condottieri di Esercito; era l’operaio di Nazareth nello splendore della sua gloria, era una scialba figura di quella esaltazione che egli gode nei cieli eterni.” 19 Marzo 1935 dal Giglio di Padova di Peleo Bacci

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Rural Traditions and Folklore “The Mattra” It is a folk festival in honour of Saint Joseph celebrated on the 19 th March. The typical name mattra derives from the name of a wooden crate used to make the homemade pasta and that was used during the folk festival to display the food to be offered to the poor. “Like many towns of the South of Italy, Guagnano solemnly celebrates Saint Joseph too. However, it distinguishes for the effort made to reproduce the live representation of the sweet person of Saint Joseph. The big square dominated by the façade of the church becomes a huge stage for the ceremony, where there is a table decorated with drapes and flowers. Sat at the table there are three symbolic characters that represent Joseph, Mary and Jesus that eat what the rich families prepared. They are dressed in Jewish costumes made of bright and valuable fabrics sewn by the Franciscan Nuns that look after orphan girls. All around the square there are tables containing about 500 bowls stuffed with well cooked pasta to be given to 500 poor so that the spiritual joy can be accompanied by the corporal glory. In the middle there is a stage where the Musical Group of the town performs opera and religious hymns. This year a group of 200 girls performed the hymn to Saint Joseph supported by the music of the master Antonio Mazzei and by the patience of the priest don Giovanni Buccolieri. On one hand, this conveys a theatrical dimension to the ceremony, but on the other hand it shows the kind Cristian concept of charity, keeping alive the faith and the religious enthusiasm for Saint Joseph. The celebration in honour of Saint Joseph starts three days before with religious celebrations in preparation of the festival. This is a very simple festival that celebrates the workmen. The Saint on the altar and then taken in procession for the town was the symbol of the triumph of the great Commanders. He was the workman of Nazareth in the brightness of his glory, a humble figure of his glory in the Heaven”. 19th March 1935 from Giglio di Padova by Peleo Bacci

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Personaggi famosi Carmen Longo

Titolo assoluto dei 200 rana nel 1965

Primato nei 100 rana con 1’20”6

Primato nei 200 rana con 2’54”7

Primato nei 400 misti con 6’08”4 A Bologna le è stata dedicata una importante piscina,

mentre a Guagnano è stata intitolata a lei la struttura che accoglie il Campo di Calcio. Carmen Longo was born in Bologna in 1947. Her parents were from Guagnano. She is a precious example of how it is possible to bind together study and exercise of a sport discipline at high level. Carmen was a swimmer and when she was only thirteen years old she became one of the best Italian swimmers in frog style. In 1965 she won the 200m frog style competition during the championship in Milan. She did well in the competitions against the best European swimmers during the “Six Nations” Trophy in Rome. In Catania she beat the record of Luciana Marcellini, that was the Nata nel 1947 a Bologna da genitori guagnanesi, Carmen Longo è un prezioso esempio di come si possa ben conciliare lo studio con l'esercizio, anche ad alto livello, di una disciplina sportiva. Carmen nuotava e si rivelò a tredici anni come una delle più dotate raniste d'Italia. Ottenne l'affermazione definitiva nell'agosto del 1965 ai campionati assoluti di Milano dove vinse i 200 rana.

best since 1961, with her best time of 2’54’’7. As a reward for her performances, the Federation invited her for a competition in Brazil in December. Unfortunately, the life of Carmen was interrupted abruptly on the evening of the 18th January 1968 due to a plane accident when she was flying over Bremen with her international competition mates. In her heart there was the enthusiasm and the joy of defending once again the colours of Italy.

Si batté poi onorevolmente con alcune delle più forti specialiste d'Europa al trofeo "Sei Nazioni" di Roma;

Her main successes are as follows:

più tardi a Catania superò il primato di Luciana Marcel-

Absolute title for 200m frog in 1965

lini, che resisteva dal 1961, ottenendo il tempo di 2' 54"7.

Record in the 100m frog with 1’20’’6

Record in the 200m frog with 2’54’’7

Come premio per le sue prestazioni, la Federazione la inviò nel mese di dicembre a gareggiare in Brasile.

Record in the 400m mixed style with 6’08’’4

Purtroppo la vita di Carmen si interruppe bruscamente la sera del 28 gennaio 1966 nel cielo di Brema

There is an important swimming pool in Bologna dedi-

in seguito ad un incidente aereo nel quale morì tragicamente assieme ai compagni di una gara internazionale. Portava nel cuore l’entusiasmo e la gioia di difendere ancora una volta i colori dell’Italia. Questi i suoi successi più significativi:

 cated to Carmen, while in Guagnano the structure that houses the football field is dedicated to her.

(from the www.minghettiani.it site of the Liceo Classico M. Minghetti of Bologna)

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Raffaele Michele Goffredo

Goffredo Raffaele Michele è nato il 29.08.1884 ed è morto il 10.03.1969 sempre a Guagnano. E' stato un uomo riservato e di grandi virtù morali. Direttore d'orchestra e compositore di molti brani musicali di gran valore, fra cui il più noto è l'inno alla Madonna del Rosario, meglio noto come la Salve Regina. Il brano fu donato dall'autore all'Amministrazione Comunale con l'impegno assunto da quest'ultima che sarebbe stato interpretato ogni anno il 7 di ottobre come Supplica alla Vergine. Insegnò musica gratuitamente a moltissimi ragazzi di Guagnano. Goffredo Raffaele Michele was born in Guagnano on the 29 th August 1884 and died on the 10th March 1969 in Guagnano. He was a discreet and virtuous man, music director and composer of valuable songs, including the hymn to the Virgin of the Rosary known as Salve Regina. The author gifted the piece to the Municipality of Guagnano provided that they would perform it every year on the 7th of October as a prayer to the Virgin. He also gave music classes for free to many youngsters of Guagnano.

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Livio Tempesta Figlio dell’Avvocato Pasquale Tempesta di Guagnano, Ispettore Generale Capo di Pubblica Sicurezza in Vaticano, nacque il 20 novembre 1941 a Roma. Dopo gli anni terribili della guerra, arrivarono gli anni di ristrettezze, e lui a quattro anni era un bambino magrolino e con due occhi grandi pensierosi, con aria perennemente assorta, tranquilla, come se seguisse sempre il filo di un segreto pensiero. La sua attenzione si rivolgeva istintivamente alle immagini sacre. Davanti a un crocefisso era capace di restare per ore in silenzio. Il 23 dicembre del 1950, Livio si ammalò gravemente di peritonite settica diffusa che come una falce spezzò quell’esile bocciolo non ancora fiorito. Fino all’ultimo cercò di infondere coraggio e di tranquillizzare i familiari, ma il giorno dell’Epifania del 1951 il piccolo angelo di bontà era ormai un corpicino agonizzante. Le sue spoglie vennero tumulate nella cappella gentilizia della famiglia nel cimitero di Guagnano, divenuta nel corso degli anni meta di pellegrinaggio di tantissimi bambini e scolaresche di tutta Italia. Il padre decise di mantenere accesa la fiamma del suo ricordo, fondando nell’Istituto Colonna un premio annuo intitolato a Livio. Nacque poi il Centro Apostolato Bontà nella Scuola (Ente Morale D.P.R. 10.02.1964, n° 616) che ogni anno organizza la consegna del premio “Livio Tempesta” con l’intento di diffondere ed esaltare nella scuola la cultura dei valori etici e sociali. Tratto da un manoscritto di Andrea Tondo

He was born on the 20th November 1941 in Rome and he was the son of the lawyer Pasquale Tempesta of Guagnano, also General Chief Inspector for Public Security at the Vatican. After the terrible years of the war, there came difficult years. When he was four years old, Livio was a tiny baby with big thoughtful eyes, always concentrated, calm, as if he was following the secret path of thought. His attention was always towards the sacred images and he could contemplate a Crucifix for hours in silence. On the 23rd December 1950 Livio became seriously ill of widespread septic peritonitis that broke that flower in bloom as if it was a scythe. He tried to encourage his parents and family till the very end, but on the Epiphany of 1951 the little good angel was already passing away. He was buried in the aristocratic chapel of family in the cemetery of Guagnano that became a pilgrimage destination for children and schools from all Italy throughout the years. His father decided to keep his memory alive by hosting a yearly award in honour of Livio in the Istituto Colonna. Later on in the School it was founded the Apostolate Goodness Centre (Moral Institution Presidential Decree nr. 616 10th.02.1964) that organizes every year the Livio Tempesta award with the goal of spreading and enhancing the culture of the ethics and social values in the school. Taken from a manuscript by Andrea Tondo

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Giovannantonio Tarentini Nacque il 30 gennaio 1814 a San Cesario da F. Tarentini di Guagnano e da Maria A. Conte di San Cesario. Trascorse la sua infanzia nel paese della madre ma, in seguito ai moti del 1820-21, si trasferirono in Guagnano. Dal padre, iscritto a una società carbonara, apprese una educazione ispirata a libertà e patriottismo. Partì per Napoli, intorno al 1838, dove strinse amicizia con molti cospiratori del Salernitano. Prese parte ai moti rivoluzionari del 1848 e contro di lui fu spiccato un mandato di arresto. La notte del 10 maggio partì per Oliveto, nascondendosi in casa di persone amiche.

Latitante, fu scoperto ed arrestato la sera del 20 giugno 1850, e tradotto nel carcere di S. Antonio. Il 14 maggio 1852 ottenne di essere prosciolto dall'accusa, ma con l'imperativo di ritornare a Guagnano. Il 28 giugno 1857, nella Chiesa dei Padri Celestini in Mesagne, celebrò il matrimonio con Donna Fiorentina de Maria. Affiliato alla Giovane Italia, si occupò di raccogliere l'obolo per l'acquisto dei centomila fucili per la spedizione di Garibaldi. Dopo la proclamazione del Regno di Italia fece parte della Guardia Nazionale per reprimere il brigantaggio. Fu più volte Sindaco di Guagnano: ammirato sempre per la rigida ed avveduta amministrazione, e per i sensi di alto patriottismo, che lo guidarono in ogni suo atto. Chiuse serenamente la sua vita in Guagnano il 20 maggio 1902. Dal volumetto “G.Tarentini” di Don L. Guglielmi 1933

He was born on the 30th January 1814 in San Cesario. His parents were F. Tarentini from Guagnano and Maria A. Conte from San Cesario. He spent his childhood in the town of his mother, but they moved to Guagnano after the insurrections of 1820-1821. His father was a member of the secret society of the Carbonari and educated him according to the values of freedom and patriotism. Towards 1848 Giovannantonio went to Naples where he became friends with many conspirators from the area of Salerno. He took part to the revolutionary insurrections of 1848 and against him an arrest warrant was issued. He moved to Oliveto in the night of the 10th May to hide in the house of some friends of him. As a fugitive, he was found and arrested on the evening of the 20 th June 1850 and taken to the prison of Sant’Antonio. On the 14th May 1852 he was cleared from his accusations, but obliged to come back to Guagnano. On the 28th June 1857 he got married with Donna Fiorentina de Maria in the Church of the Celestines in Mesagne.Being very close to the Young Italy, he collected donations to purchase 100,000 rifles for the expedition of Garibaldi. After the proclamation of the Kingdom of Italy he became part of the National Guard to suppress the brigandage. He was mayor of Guagnano several times, always admired for his strict and careful administration e for his high patriotic values that were his constant guide. He died calmly in Guagnano on the 20 th May 1902.

From the booklet “G. Tarentini” by Don L. Guglielmi 1933

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Indice PREMESSA INITIAL THOUGHT

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INTRODUZIONE INTRODUCTION

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Guagnano—Villa Baldassarri. Territorio e Posizione. Territory and Location.

Pag. 6 Pag. 7

Cenni storici - Historical notes Il Toponimo - The Name Lo Stemma Civico - The Civic Coat of Arm La Leggenda The Legend Centro abitato Guagnano Historical notes on the town of Guagnano Centro abitato Villa Baldassarri Brief History of Villa Baldassarri

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8 -9 8 -9 10 11 12 13 16 17

Architerrura e Monumenti - Architecture and Monuments Luoghi di Culto e della Fede Places of Worship and Faith Chiesa Santa Maria Assunta Church of S. Maria Assunta Chiesa S. Maria del Carmelo Church of S. Maria del Carmelo Chiesa e Convento Sant’Antonio Church and Orphanage of Saint Anthony Chiesa San Cosimo e Damiano Church of Saints Cosmas and Damian Antiche Chiese Old Churches Cappella della Pietà Chapel of the Pietà Cappella Carritelli Carritelli Chapel

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Architetture Civili - Civil Architectures Antico Castello - Ancient Castle Abitazione Ceino - Ceino dwelling Palazzo Candido - Candido Palace Palazzo Cerfreda - Cerfreda Palace Palazzo Rucco - Rucco Palace Palazzo Marchese Mucci Marquis Mucci Palace Ferrovie Sud—Est Sud - Est Railways

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Ambiente Rurale - Rural Environment Tempo e paesaggio nel Salento - Time and landscape in the Salento Masseria San Gaetano - San Gaetano Manor Farm Altre Masserie - Other Manor Farms

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Vincent City: l’Eremo - The Hermitage

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Terre del Negroamaro E… i vitigni salentini salvarono la Francia And so the vineyards of the Salento saved France Premio Terre del Negroamaro Negroamaro lands award Museo del Negroamaro Museum of Negroamaro Educational Tours Turismo enogastronomico - Food and wine tourism

Pag. 54 Pag. 54 Pag. 54 Pag. 56 Pag. 57 Pag. 58 Pag. 59 Pag. 60 Pag. 61

Sagra dell’uva cardinal e del vino Festival of the Cardinal Grape and of the wine

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Festa Patronale Madonna del Rosario - Festival inHonour of the Virgin of the Rosary

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Festa Patronale Madonna del Monte Carmelo Sagra del Maiale di Villa Baldassarri Festival in honour of the Virgin of the Mount Carmel And Pig Country Festival in Villa Baldassarri

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Tradizioni contadine—Folklore e devozione contadina - La “Mattra” Rural Traditions and Folklore - The “Mattra”

Pag. 68 Pag. 69

Personaggi famosi Carmen Longo Michele Goffredo Livio Tempesta Giovanniantonio Tarentini

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Bibliografia

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WINE NET “Cross Border Network for the Promotion of Wine Products” ETCP Grecia Italia 2007 – 2013 Asse Prioritario 003 Miglioramento della qualità della vita, protezione dell’ambiente e potenziamento della coesione sociale e culturale . Misura 3.1 “Promozione del patrimonio culturale e naturale” ETCP GRECIA ITALIA La cooperazione transfrontaliera tra la Puglia e le Regioni Epiro, Grecia occidentale e Isole Ioniche della Grecia nel periodo 2007-2013 ha trovato attuazione attraverso il Programma di Cooperazione Trasfrontaliera Grecia-Italia. Spirito del programma, finanziato nell’ambito dell’Obiettivo Cooperazione Territoriale della Politica di Coesione, è quello di rafforzare la competitività e la coesione territoriale tra i territori coinvolti, attraverso lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione delle potenzialità di entrambe le sponde della frontiera marittima. Le priorità di sviluppo individuate sono state le seguenti:

 

Rafforzare la competitività e l’innovazione;

Migliorare l’accessibilità ai servizi e sviluppare reti sostenibili; Migliorare la qualità della vita, sostenere la protezione dell’ambiente ed accrescere la coesione sociale e culturale dei territori coinvolti. I territori eleggibili al Programma sono stati i seguenti:

  

Grecia Occidentale: Prefetture di Etoloakarnania, Achaia; Isole Ioniche: Prefetture di Corfu, Lefkada, Cephalonia, Zakynthos;

Regione dell’Epiro: Prefetture di Ioannina, Preveda, Thesprotia; Regione Puglia: Province di Bari, Brindisi, Lecce. Nell’ambito di tale programma di cooperazione, già nel 2010 sono state poste le basi per attuare un intervento incisivo attraverso l’adesione al progetto “Cross Border Network for the Promotion of Wine Products”, il cui acronimo è WINE NET. WINE NET rientra nel programma ETCP Grecia Italia 2007 – 2013, Asse Prioritario 003 “Miglioramento della qualità della vita, protezione dell’ambiente e potenziamento della coesione sociale e culturale”, Misura 3.1 “Promozione del patrimonio culturale e naturale”. Cinque i partner di progetto, di cui tre greci e due italiani: EPIRUS SA (Lead Partner) – Agenzia di Sviluppo ellenica; Regione Epiro; Comune di Konitsa; Comune di Cellino San Marco; Comune di Guagnano. L’intervento proposto ha ottenuto un finanziamento complessivo pari a € 1.240.500,00, di cui € 399.000 in favore dei due partner italiani. IDEA PROGETTUALE La produzione di vino rappresenta una delle attività agricole tradizionali nel bacino del Mediterraneo, in maniera più evidente e radicata in Puglia, ma anche nella regione Epiro, particolarmente per la zona di Ioannina. I prodotti vitivinicoli, attualmente, sono portatori di un valore aggiunto che non è esclusivamente commerciale ed economico-finanziario, quanto piuttosto culturale ed emozionale; si tratta di una importantissima evoluzione nel settore e nelle attitudini dei consumatori, questi ultimi propensi ad acquistare vini di qualità, ma anche prodotti in grado di evocare un background di emozioni e sensazioni direttamente riconducibile a luoghi, storia e tradizioni, costume e folklore. I partner italiani coinvolti nel progetto, Cellino San Marco e Guagnano, di concerto con EPIRO SA, la Regione Epiro ed il comune di Konitsa, hanno inteso proporre e sviluppare un progetto finalizzato alla promozione del valore culturale delle produzioni vitivinicole, proponendosi di creare un modello innovativo volto ad incentivare la divulgazione di metodi e modelli innovativi, ma anche la promozione del turismo, con particolare attenzione alle potenzialità del turismo enogastronomico. L’idea ha trovato positivo riscontro nel fatto che in Puglia, specie nelle aree oggetto di intervento, tale forma di turismo risulta significativamente radicata e sviluppata e pertanto la cooperazione transfrontaliera ha contribuito al trasferimento di buone prassi e know-how dai partner italiani a quelli greci, all’interno dell’area transfrontaliera. Ciò attraverso lo studio di nuovi modelli di sviluppo del turismo del vino e, soprattutto, l’analisi dei modelli di promozione delle produzioni vinicole locali, con particolare riguardo alla proiezione verso il mercato esterno. La collaborazione con il Comune di Konitsa è scaturita in virtù della posizione geografica del Comune, che si trova vicino a Ioannina e che rappresenta anche la partenza per interessanti escursioni turistiche presso Zagoria e le sue aree di interesse naturalistico. Inoltre, nella zona si registra produzione di vino e derivati ad opera di una cooperativa rurale particolarmente attiva. I partner italiani sono rappresentativi di territori noti per la produzione di vino di eccellenza; infatti essi hanno già compiuto significative esperienze in materia di sviluppo e promozione di prodotto e di territorio. Il Comune di Cellino San Marco, oltre ad essere roccaforte della produzione di vitigni - principalmente autoctoni – e sede di alcune tra le migliori realtà produttive d’Italia, fa anche parte dei circuiti dell’Associazione Nazionale “Città del Vino”. Il comune di Guagnano, storicamente noto come luogo di eccellenze vitivinicole per antonomasia, spicca nell’ambito della promozione congiunta di prodotto e territorio: esempio evidente si trova nell’operazione “Terre del Negroamaro”, attraverso cui viene esaltato il connubio tra valori culturali e potenzialità colturali dell’area. Interessanti le attività collaterali avviate, tra cui Educational Tour, Visite di Studio, Rassegne, Mostre e Sagre a tema.

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OBIETTIVI GENERALI Obiettivo generale strategico del progetto è stato il rafforzamento di competitività e coesione territoriale nella zona coinvolta, in sintonia con i propositi dello sviluppo sostenibile, ponendo in relazione il potenziale da entrambi i versanti dell’area transfrontaliera. Più specificamente, il progetto è stato ideato in conformità con la priorità del programma: "Migliorare la qualità della vita, tutela dell'ambiente e valorizzazione della coesione sociale e culturale", per l'obiettivo specifico: "Promozione del patrimonio culturale e naturale", che si è previsto di attuare attraverso la promozione efficace ed integrata della viticoltura, delle tradizioni culturale ad essa connesse e dello sviluppo del turismo del vino nell’area transfrontaliera. OBIETTIVI SPECIFICI 1. Proteggere e preservare il patrimonio culturale e rurale legato all’enogastronomia e alle produzioni locali, 2. Offrire un’alternativa interessante alla crescente domanda da parte dei turisti e abitanti per la fruizione del patrimonio culturale, 3. Promuovere l’interculturalità attraverso l'organizzazione di attività culturali e di informazione e la creazione di strutture di gestione comuni in questo campo, soprattutto con la creazione dei Centri Transfrontalieri, 4. Promuovere lo sviluppo locale e l'economia basata sulla produzione e la promozione dei prodotti agricoli locali, nonché lo sviluppo di forme di turismo tematiche come il turismo del vino (enoturismo), 5. Promuovere il networking attraverso l'organizzazione di conferenze congiunte, studi e attività pertinenti, che consentano lo scambio di esperienze tra tutte le parti interessate, 6. Favorire lo sviluppo transfrontaliero del commercio del vino e del turismo, 7. Migliorare le politiche locali orientandole allo sviluppo sostenibile rispettando e promuovendo i particolari aspetti culturali di entrambe le aree rurali, 8. Diffondere l'idea e i risultati del progetto in tutta Europa e in particolare nelle regioni con caratteristiche simili, anche al di là dei paesi partner. RISULTATI - 2 opening conference, in Grecia e in Italia, con l'obiettivo di informare le autorità locali, le organizzazioni e la popolazione sul progetto - 2 closing conference, in Grecia e in Italia, con l'obiettivo di comunicare i risultati del progetto e valutare i risultati - Organizzazione di due eventi legati alla promozione culturale del vino, in Grecia e in Italia - Produzione di materiale informativo multilingue (manifesti, brochure, kit informativi e opuscoli) - Creazione di un portale web multilingue per la promozione della produzione di vino e idel turismo nella zona transfrontaliera - Realizzazione di uno studio congiunto in relazione ai vitigni locali e ai tradizionali processi di produzione del vino - Video-documentario congiunto Con particolare riguardo alle attività scientifiche: - Attuazione di un business plan congiunto in merito allo sviluppo del turismo del vino nelle aree coinvolte - Creazione di un museo del vino pienamente operativo (comprese le infrastrutture e le attrezzature necessarie) nel Comune di Konitsa - Creazione di due expo hall operative in materia di promozione e divulgazione della cultura vitivinicola nei Comuni di Cellino San Marco e Guagnano; in particolare, a Guagnano è stato istituito un Museo a tema - Attuazione di due seminari di formazione in Grecia e due seminari di formazione in Italia (Cellino San Marco) rivolti a produttori di vino, sommelier, addetti al settore, etc…) - Realizzazione di 2 visite di studio in Grecia (due per Cellino San Marco ed una per Guagnano) e di tre visite di studio in Italia rivolte a produttori di vino, imprenditori e professionisti del settore enoturistico, giovani agricoltori, ecc… - Creazione di una rete transfrontaliera per la promozione del turismo del vino e della produzione ( a cura del comune di Cellino San Marco) I risultati relativi alla performance generale del progetto sono: 1. Ottima gestione del progetto, in aderenza alle finalità e modalità previste dal programma 2. Promozione capillare ed efficiente dell'idea progettuale, delle attività e dei risultati ottenuti, non solo tra le parti, ma soprattutto all’esterno Inoltre, l'attuazione del progetto dovrebbe portare a: • Sviluppo turistico e promozione dell’attrattività delle aree di intervento, nonché valorizzazione dei prodotti locali • Aumento del turismo nell'area di intervento in una percentuale significativa, grazie al programma per la connessione dei beni culturali e rurali orientato alle forme di turismo alternativo • Riduzione della minaccia di un aumento della migrazione delle popolazioni residenti verso altri luoghi maggiormente attrattivi • Miglioramento della produzione del vino e della relativa promozione, specie per i partner greci, che potranno avvalersi dell’importante esperienza e del know-how dei partner italiani • Aumento di produttori di vino locali e la creazione di una rete transfrontaliera di cooperazione • Aumento della domanda di prodotti vitivinicoli a livello locale, regionale, nazionale e internazionale • Promozione efficace ed integrata del territorio a livello nazionale ed internazionale. Nel complesso, i risultati attesi hanno un carattere fortemente innovativo, dato che essi contribuiscono allo sviluppo locale attraverso la combinazione di un tradizionale settore primario produttivo (viticoltura) con una moderna forma alternativa di turismo, come il turismo del vino. WINE NET rappresenta un’esperienza di cooperazione che ambisce a fungere da modello ottimale per la pianificazione dello sviluppo locale, specie con riferimento alla volontà di proporre e condividere progettualità e modalità operative ispirate ai dettami dello sviluppo sostenibile, nella totale convinzione che le generazioni presenti debbano garantire alle generazioni future la stessa disponibilità di risorse che esse attualmente hanno e tenuto conto che oggi, più che mai, i beni culturali da tutelare, promuovere e valorizzare comprendono i beni materiali, ma soprattutto quelli immateriali e che questi ultimi costituiscono un patrimonio di inestimabile valore, cui ogni realtà locale dovrebbe essere in grado di attingere per rigenerarsi e tendere allo sviluppo secondo un processo che porti a innovare nel rispetto della tradizione. Da qui l’attenzione di WINE NET per i vitigni autoctoni e per la civiltà contadina, per la tradizione e per l’innovazione, in un mix di sapori e saperi che ha reso grande il Mediterraneo e lo ha consegnato alla storia come importante crocevia di Popoli e Culture.

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Bibliografia

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Cosimo Arcangelo De Giorgi: “Descrizione geologica e idrografica della provincia di Lecce”, Lecce 1922.

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Domenico Novembre: “Geografia del Salento. Scritti Minori”, Edizioni Congedo 1995

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Serafino Montorio: “Lo Zodiaco di Maria” edito a Napoli nel 1715 da Paolo Severino.

Giacomo Arditi: “La corografia fisica e storia della Provincia di Terra d’Otranto” Editore Forni, 1980.

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Carlo Pasimeni: “Ferrovie e Territorio in Puglia” edizione 2006.

Gabriele Mina: “Costruttori di Babele. Sulle tracce di architetture fantastiche e universi irregolari”, edizione Eleuthera, 2011

Peleo Bacci, “Mattra ti San Giuseppu” in “Il Giglio di Padova” Edizione Lacaita, Manduria 1935.

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Don Luigi Guglielmi, “Giovannantonio Tarentini”, Edito La Commerciale, Lecce 1933 Andrea Tondo: “Dal Giglio dei Borbone al Tricolore d’Italia (La vita di Giovannantonio Tarentini con note di storia Salentina fra 800 e 900”, Edizioni Grifo Lecce 2011.

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Le nostre Cantine

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Testi: Alessandra Miccoli Contributi: Pino De Luca e Valentina Perrone Immagini: Foto RÊtro di Cristian Scarciglia Traduzione in lingua inglese a cura di Sabrina Colletta Progetto grafico di Fernando Leone Pubblicazione realizzata con i fondi del progetto Wine — net.

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