Cerise

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Rimango sempre incantata a leggere quanta sapienza c’è nei racconti scritti da penne suadenti …….. è vero, talmente vero, che vorrei provarci anch’io, e non per spirito di emulazione, ma semplicemente per raccontarvi una favola. Una favola che può stravolgere teoremi e convinzioni o contestare l’indubitabile per giustificare la disillusione


Non è molto lontano il giorno in cui, Cerise, decise di inserire anche il suo nome, tra i tanti esistenti, in un regno a lei ignoto e che le faceva anche un po’ paura. Si affacciò in punta di piedi guardandosi intorno con cautela, il principato era immenso però sembrava bello, a lei bastava poco, sapeva apprezzare il semplice piacere offerto dai paesaggi, dai colori, i profumi del pane e della buona cucina che per magia si trasmettevano ai suoi occhi. Tanti erano a chiamarla per farla entrare nelle loro piccole case, e lei fu felicissima di tanta benevola ospitalità. Pochi giorni dopo rimase addirittura estasiata da Madame Geneviève, aveva sopracciglia folte, ma un viso dolce e rassicurante, con le sue amabili e lepide parole la introdusse nella sua numerosissima e incantevole famiglia. Era tutto meravigliosamente perfetto, si amavano tutti, erano tutti talmente uniti che, anche se non lo erano, si chiamavano sorelline e fratellini, un sogno da amare a prima vista, e come non poteva essere che così? Ogni giorno non mancava un saluto, un bacio, una parola d’affetto o di conforto se qualcuno aveva un problema. A Cerise sembrava quasi impossibile ….. e pensare che aveva timore ad entrare in quel regno a lei così sconosciuto! Che sciocca che sono stata, pensò, avevo sempre voluto ignorare il regno più popolato ed invece è qui che dovevo giungere da tempo! Quella casa poi, che accoglieva gli artisti e venivano


trattati con rispetto, era quello che Cerise aveva da sempre sperato, lei così sognante e desiderosa di disinteressato interesse, aveva toccato il cielo con un dito! “Quale soggetto desiderate Madame Geneviève?” chiese Cerise con trepidazione. Aveva già disegnato le riproduzioni richieste e non le fu difficile centrare subito i desiderata, ma c’era sempre qualcosa da aggiungere, qualcosa che doveva essere parte di una scena più ampia, e poi magari un programma da stilare per un evento più grande, oppure qualcosa che riuscisse a ispirare la tenerezza che Madame Geneviève voleva trasmettere. Cerise non si scoraggiò di certo e lavorò alacremente pur di far felice quella che le sembrava un angelo caduto dal cielo e l’idillio andò avanti, le conoscenze crescevano, gli incontri si moltiplicavano e i baci, gli abbracci , l’amore sembravano non dovessero mai finire . Il tempo però, che è sempre galantuomo, cominciò a svelare pian piano , a poco a poco, cose che Cerise non si sarebbe mai aspettata di dover scoprire e così cominciò a tornare nella misera realtà! Rifece il giro del salotto con lo sguardo e questa volta con più attenzione ….. “tutt’altro che grandioso”, pensò! Benchè la porta fosse sempre aperta e pronta ad accogliere, il fuoco non era acceso e niente bolliva n pentola, l’erba era finta


e non c’erano poi tante farfalle! Lo sguardo di Cerise volava rapidamente da un ospite all’altra e i suoi occhi si spostavano veloci per poter cogliere ogni indizio, anche il più minuscolo. Vedeva tutte le componenti della casa, un piccolo mondo popolato di donne con ampie gonne che si muovevano ad ogni passo; chi in mezzo ai fiori, chi che si specchiava compiacendosi della propria regale eleganza, chi recitava poesie e alcune, come brave damigelle, erano eternamente pronte a sistemare la sopragonna color tortora a lei, la sempre sorridente e dolce Madame Geneviève! Scorse, però, anche chi riponeva già ago, filo e stoffa preparandosi ad uscire! Insomma, una gran baraonda in cui non riusciva a raccapezzarsi ! Povera Cerise, …………. Quante promesse non mantenute, quanti impegni presi e non rispettati, continuava a chiedersi come mai dopo tanto amore, tanta disponibilità e tanta dedizione incondizionata era stata posta in un angolino, quasi completamente ignorata e perché mai e cosa avesse indotto Madame Geneviève a pensare a lei per quei lavori? Eppure sembrava che fosse entusiasta del risultato :“ Cerise, sei bravissima, che cose magnifiche che hai fatto per me” le ripeteva fino alla nausea.


Però evidentemente non era abbastanza, e se anche per lei quell’incarico significava molto, forse più in gratificazione che altro, altre mani più sapienti dovevano rendere maggiormente regale il piccolo regno di Madame Geneviève. E infatti ce ne passarono di mani sapienti di ogni arte, in quella casa! Una, due, tre, quattro, cinque, sei ……….. Cerise non teneva più il conto e si convinse che qualcosa doveva pur significare se dall’amore e dalla dolcezza fuggivano tutti! Delle prime componenti non rimanevano che poche presenze, ma a Madame Geneviève non importava, lei sapeva come incantare e la sua casa era sempre piena, il ricambio era continuo, la sua dolcezza ipnotica che sapeva raccontare con pause e silenzi aveva fatto centro un’altra volta e lo avrebbe fatto ancora, ogni volta che avrebbe voluto, semplicemente cambiando platea protetta dalle sue damigelle. Cerise finalmente capì, e in cuor suo ringraziò chi le aveva fatto conoscere l’amore e il dolore, chi l’aveva usata e le aveva detto di volerle bene solo per questo. Capì finalmente che l’unica dote di queste persone che pensano solo a nutrire il proprio inconscio egotismo, è l’ingratitudine, capì che non era necessario zittirsi perché in fondo stava solo dicendole grazie, grazie perché osservava attraverso una finestra offuscata e solo quando finalmente chiuse quella porta, la finestra come d’incanto ritornò pulita.


La morale della favola Cerise la trovò in Confucio “ Il saggio esige il massimo da sé, l’uomo da poco si attende tutto dagli altri.”


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