http://pdfpirate.org/storage/remove_restrictions/7503211b-209e-4866-af14-142fa5faf898/pdfpirate.org_

Page 19

la Repubblica MARTEDÌ 20 LUGLIO 2010

@

CRONACA

PER SAPERNE DI PIÙ www.finmeccanica.it www.tribunale.roma.it

■ 19

L’INCHIESTA

L’ARRESTO

IL TESORO

LA STRETTA

L’inchiesta parte dall’affare Digint, società controllata al 49% da Finmeccanica e al 51 dalla banda di Mokbel, secondo l’accusa era un modo per creare fondi neri

L’8 luglio scorso viene arrestato per riciclaggio Lorenzo Cola, uomo di fiducia di Guarguaglini e tramite tra Mokbel e Finmeccanica per l’affare Digint

I soldi trovati sui conti elvetici di Lorenzo Cola sarebbero oltre 10 milioni di euro. Il gip che ha convalidato il suo fermo non ha dubbi sulla provenienza: illecita

L’inchiesta si stringe sul colosso. I pm sono in Svizzera per le rogatorie e continuano le indagini per fare chiarezza sugli 8,3 milioni pagati da Mokbel per Digint

Le tappe

Fondi neri, una telefonata incastra Finmeccanica Le intercettazioni di Cola, super consulente del presidente Guarguaglini Il mio Odino

CARLO BONINI MARIA ELENA VINCENZI ROMA — «Lo staff italiano è cotto. Qualcuno ha già disegnato il nuovo mondo… Mi sento come Thor, ma non posso chiamare il mio Odino, perché è un rischio». C’è una telefonata, agli atti dell’inchiesta della Procura di Roma sui fondi neri di Finmeccanica, che aiuta a capire perché Lorenzo Cola e l’affare “Digint” tolgono il sonno al presidente Pier Francesco Guarguaglini. E le ragioni del poderoso sforzo di comunicazione con cui l’azienda prova ormai da undici giorni a far dimenticare il nome di quel “consulente” e ventriloquo del Sismi arrestato l’8 luglio con l’accusa di aver riciclato 7 milioni e mezzo di euro della provvista nera versata dalla Banda Mokbel per acquisire il 51 per cento della “Digint”, società partecipata da Finmeccanica. La telefonata porta la data del 26 maggio scorso, un mercoledì. Sono le 9.35 del mattino e Lorenzo Cola – che evidentemente ignora di essere ascoltato dai carabinieri del Ros – compone dal suo telefono cellulare americano l’utenza di un numero in Virginia. Chi risponde è un amico, un certo “Lloyd”. I due parlano in inglese. Annotano i carabinieri: «La conversazione si apre con la partita dell’Inter (quattro giorni prima si è giocata la finale di Champion’s league). Lorenzo dice di non aver risposto ai telefoni per due giorni prima della partita, anche quando “l’altro Lorenzo” lo ha cercato». L’«altro Lorenzo» è Borgogni, direttore centrale della comunicazione di Finmeccanica. L’ombra di Guarguaglini. La circostanza che cerchi Cola non è casuale. Sono infatti giorni terribili per Fin-

Le reazioni

ROMA — «Resto dove sono. Ho la fiducia dell’azionista». Il salone dell’aerospazio di Farnborough è stata l’occasione per Pier Francesco Guarguaglini, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, di fare il punto sulla situazione dell’azienda, da qualche mese al centro di un’inchiesta giudiziaria della procura di Roma. «Se il Tesoro non avesse più fiducia in me, sarebbe meglio andare via. Ma per ora non è così», ha tagliato corto il manager. Non voleva rispondere a domande sulle in-

Lo staff italiano è cotto. Mi sento come Thor, ma non posso chiamare il mio Odino, perché è un rischio

Come pulcini

In Italia c’è grossa crisi. Gli altri sono completamente persi, mi seguono come pulcini

meccanica. L’azienda è ormai certa che la Procura di Roma indaghi sui fondi neri (le prime notizie appariranno sui quotidiani del 28 maggio) e non è un caso che si pensi di fare uno squillo all’uomo del Presidente. Che, del resto, appare molto informato. Liquidata l’Inter, infatti, all’amico Loyd – come scrivono i carabinieri nell’informativa del 25 giugno al Procuratore Giancarlo Capaldo e al sostituto Giovanni Bombardieri – Cola spiega di «avere moltissime novità». E gliele riassume così: «Lo staff italiano è cotto. In Italia c’è una grossa crisi e qualcuno ha già disegnato il nuovo mondo». Naturalmente, nel disegno del “nuovo mondo” ci sono anche i futuri assetti di Finmeccanica. Dice Cola:

«Gli altri sono completamente persi, mi seguono come pulcini. L’unica cosa buona è che sto lavorando molto, molto bene per “Giordo”. Sono sicuro, al 99 per cento, che entro il 10 giugno sarà nominato “Ceo” di Alenia». Cola non è un indovino. Ma, evidentemente, per sapere in anticipo quel che accadrà in Alenia, non deve essere neanche “uno dei tanti consulenti” come continua a ripetere l’azienda dal giorno in cui è finito a Regina Coeli. È un fatto che, nonostante non venga chiarito al telefono chi sia questo “Giordo”, il 22 giugno, Alenia avrà effettivamente un nuovo Ceo, Filippo Bagnato. Del resto, Cola, quel che sa di Finmeccanica, lo sa da Finmeccanica. A Lloyd, spiega quali istruzio-

ni gli sono arrivate dall’azienda ora che le acque stanno per farsi davvero agitate. «Mi hanno detto: “Non vogliamo scocciarti, ma per una volta devi vedere la partita da lontano. Perché se usi i tuoi strumenti di difesa, saremo in disputa fino all’ultimo minuto». Insomma, il messaggio di piazza Montegrappa è chiaro. Cola deve togliersi di mezzo e levarsi dalla testa l’idea di provare a difendersi, quando la Procura gli sarà addosso, con argomenti che possano trascinare in un angolo i vertici dell’azienda. Deve, almeno per un po’, starsene in tribuna a «vedere la partita». Meglio se «lontano», negli Stati Uniti. Cola, che non è un fesso, del suggerimento si è fatto un’idea. Dice a Lloyd: «Prima devono tro-

IL MANAGER Pier Francesco Guarguaglini, presidente e ad di Finmeccanica. In alto Gennaro Mokbel

La profezia

Sto lavorando bene per ‘Giordo’. Sono sicuro, al 99% che entro il 10 giugno sarà nominato Ceo di Alenia

La partita

Mi hanno detto: “Devi vedere la partita da lontano. Perché se usi i tuoi strumenti di difesa, saremo in disputa”

vare un modo per neutralizzarmi e poi andranno direttamente sul lavoro». Prima, insomma, devono mettere a tacere lui, sprofondarlo nel silenzio, e poi occuparsi della grana della Procura, direttamente e con le mani libere. Certo, lui un desiderio lo avrebbe. Attingendo a piene mani nella cultura di cui sono figli i tatuaggi “neri” di cui si è riempito il corpo, non trova di meglio che confidare all’amico di sentirsi come il vichingo «dio del tuono in lotta con i giganti». Come «Thor», dice. Peccato, aggiunge, di non poter chiamare suo “padre”, Odino. «Se chiamo il mio Odino, è un rischio». Chi possa essere l’Odino di Cola-Thor, lo dice, senza tanti giri di parole, una qualificata fonte investigativa: «E chi volete che sia? Chi è Dio in Finmeccanica? Il Presidente». Un’ipotesi investigativa, certo, che tuttavia non deve essere poi così peregrina se, ancora ieri, Guarguaglini, dall’Inghilterra, rivendicava come, «in questa inchiesta», «non ci sia una sola intercettazione» con la sua voce. Il 26 maggio Cola è sincero. A Lloyd, oltre a raccontare della tempesta perfetta in cui è precipitato, annuncia quello che si prepara a fare davvero. «Sto aspettando il secondo figlio e poi ti raggiungerò per due, tre mesi. Mia moglie sta bene. Perché cerco di risparmiarle qualsiasi problema. La faccio vivere in una “bella storia” dove nulla accade». Nella storia di Cola, al contrario, di cose ne accadono molte. E molte che non controlla, evidentemente. Come gli ascolti dei carabinieri che convincono la Procura a mettergli le manette il pomeriggio dell’8 luglio quando sta per salire su un volo per gli Usa via Parigi. Raccontano oggi, che in quei frangenti sia stato molto cortese. Che sia entrato in carcere tutt’altro che sconvolto. E qui, come sappiamo, ha cominciato a raccontare una storia che aveva avuto tempo per mandare a mente. «L’operazione Digint è mia. E tutto è regolare». © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’amministratore delegato: sono tranquillo, e ho già detto diecimila volte che non abbiamo fondi neri all’estero

“Resto al mio posto, il Tesoro si fida di me” dagini, ma alla fine ha ceduto, precisando che «siamo testimoni, non imputati» e spiegando che la Digint, finita nel mirino dei pm per i collegamenti con la banda di Mokbel, sviluppa un software per la sicurezza di altissimo livello, utilizzato da tutte le società del gruppo e che anche la statunitense Drs Technologies sta valutando. «Di sicuro — ha detto a proposito della Financial Lincoln che detiene il 51 per cento della piccola azienda — col senno di poi sarebbe stato meglio non creare la società lus-

“Certo, con il senno di poi sarebbe stato meglio non creare la società lussemburghese”

“Siamo testimoni più che imputati. Ma si rischia che l’azienda venga danneggiata”

semburghese» che ha permesso a Mokbel di mettere un piede nell’operazione. Peccati veniali, secondo il presidente, per un’azienda che, lo ripete ancora una volta, è estranea alla vicenda. «Ho già detto diecimila volte che

non abbiamo fatto fondi neri, sono tranquillo. Digint è una società seria, valutata positivamente anche da Drs». I faccendieri che avevano la maggioranza, tutti finiti in carcere? Guarguaglini ribadisce: «Non sapeva-

mo nulla della loro presenza. Non c’è un’intercettazione in cui io parlo. Se uno vede che il nome di Finmeccanica viene ingiustamente macchiato è normale essere preoccupato». E per la settimana prossima ha annunciato una visita con i giornalisti in Digint, società che, tra l’altro ha sottolineato un suo collaboratore, vanta una trentina di addetti. Archiviata la parentesi giudiziaria (i pm sono in queste ore in Svizzera per fare chiarezza sul tesoro di Lorenzo Cola, consulente di Finmeccanica arrestato l’8

luglio) il numero uno del colosso degli armamenti ha parlato di “affari”. Un modo per dirottare l’attenzione sui risultati positivi ottenuti dalla sua azienda. Sul nuovo elicottero di Agusta Westland, sugli ordini in crescita oltre la soglia dei 22 miliardi e sulle grosse opportunità di business nei paesi emergenti a cominciare dall’Indonesia, dove la compagnia Kartika Airlines ha ordinato trenta Superjet 100 per un valore di 921 milioni di dollari. (m. e. v.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.