http://pdfpirate.org/storage/remove_restrictions/7503211b-209e-4866-af14-142fa5faf898/pdfpirate.org_

Page 10

la Repubblica MARTEDÌ 20 LUGLIO 2010

POLITICA INTERNA E GIUSTIZIA

■ 10

La politica

Berlusconi: “Gli scontri nel Pdl solo piccole incomprensioni” Il capo del governo: non ho poteri. Nuovo round Feltri-finiani MAURO FAVALE ROMA — Nonostante il conflitto quotidiano tra finiani e berlusconiani, il dibattito sulle intercettazioni e sull’organizzazione del Pdl, le turbolenze prodotte dalle indagini sulla P3, da Cosentino a Verdini a Dell’Utri, secondo Silvio Berlusconi all’interno della maggioranza ci sono solo «piccole incomprensioni». Tutto qui. Parole consegnate a un centinaio di studenti dell’università telematica ECampus, a Novedrate, in provincia di Como. Il premier arriva in elicottero, semina i cronisti e resta con gli studenti per circa un’ora. Poi va via, per prepararsi alla serata milanese tra le guglie del Duomo. Davanti a una platea selezionata il premier riprende il leit motiv di un governo «senza poteri» a causa di una Costituzione che ha «spezzettato» tutte le competenze tra capo dello Stato, Consulta, Camera e Senato. Con il premier che può fare qualcosa solo grazie alla «personale autorità». Tra il pubblico del Duomo anche il direttore del Giornale, Vittorio Feltri che aveva aperto la giornata con un titolo a nove colonne e un invito al presidente della Camera: «Fini esce dal

Granata possibilista sulle larghe intese. Napoli lo rimbecca: fantasie agostane già seppellite Pdl? Sarebbe ora». «Visto che Silvio — scrive Feltri — non accetterà mai di diventare un politico vecchia maniera dobbiamo ipotizzare una frattura nel Pdl». Poi aggiunge: «Non c’è ragione che il premier si affanni a identificare un delfino. Da quando in qua uno si preoccupa di cosa accadrà dopo di lui? Ci sarà il diluvio? E chissenefrega». Poi l’invito, esplicito, ai finiani: «Non ce la fate a resistere in panchina? Andate. Andate in pace. E che la pantomima sia finita». La risposta delle truppe finiane non si fa attendere. Prima il deputato Benedetto Della Vedova: «Feltri oggi ha recitato il de prefundis per il partito di Berlusconi». Poi la fondazione FareFuturo: «Ma se Berlusconi voleva un movimento a sua immagine, se voleva un comitato elettorale e non un partito con tutte quelle fastidiosissime regole democratiche, perché mai ha deciso di sciogliere Forza Italia e costruire qualcosa di più complesso? Perché non si è accontentato del suo decorosissimo 23,7%?». Questo il tenore del dibattito tra i due “eserciti” interni del Pdl. Uno dei due, quello vicino a Fini, rappresentato dall’associazione “Generazione Italia”, annuncia anche il suo primo momento di visibilità pubblico. A Perugia, il 6 e 7 novembre, le truppe finiane si ritroveranno in una convention nazionale. I parlamentari presenti saranno più o meno 45. Tanti sarebbero i finiani tra Camera e Senato, stando ai conteggi del depu-

tato Fabio Granata: «Siamo 28-30 a Montecitorio e 15 a Palazzo Madama». Granata torna anche sull’ipotesi larghe intese: «Se il Pdl non riparte con autorevolezza potrebbero essere la soluzione». Alla guida, però, dovrebbe esserci ancora Berlusconi: «La volontà popolare va rispettata. Noi lo abbiamo sempre sostenuto. Si devono creare

delle condizioni perché voglia il nostro sostegno che — ammette — oggi è venuto meno». Su Granata piovono le critiche dell’ala berlusconiana del Pdl: «Le fantasie agostane delle larghe intese sono state sepolte sotto i castelli di sabbia da qualche giorno. Granata arriva con 24 ore di ritardo», spiega Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati Pdl. E mentre

Giorgio Straquadanio, l’ideatore del quotidiano on line Il predellino, invita a lasciare il Pdl «chi pensa che sia un partito di corrotti», il finiano Roberto Menia, fondatore della corrente Area Nazionale, rivela: «A livello locale è stato inviato il materiale dei promotori della libertà. Ma non abbiamo nessuna intenzione di distribuirlo».

Silvio Berlusconi ieri all’Università telematica E Campus a Novedrate in Provincia di Como

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I nodi INTERCETTAZIONI

TREMONTI

Tra finiani e berlusconiani le intercettazioni restano un tema di scontro aperto. Con i primi che cercano di introdurre modifiche per ammorbidire il testo uscito dal Senato

Anche l’intervista rilasciata da Giulio Tremonti a Repubblica non è stata gradita dal premier e dai suoi fedelissimi che vedono con sospetto le mosse del ministro

P3

PDL

L’inchiesta sulla P3 ha aperto un nuovo conflitto nel Pdl. I finiani si sono schierati per le dimissioni di Cosentino e premono contro il coordinatore Denis Verdini

L’organizzazione del Pdl è un altro tema di scontro. Con il dibattito sul possibile coordinatore unico e quello sulla necessità, richiesta dai finiani, di convocare il congresso

La cerimonia

Sette mesi fa l’aggressione di Tartaglia, ieri tra le guglie il premio “Grande Milano”

Lo show di Silvio sul Duomo si vanta anche con Aznavour “Duetto? Io canterei meglio” CINZIA SASSO MILANO — Autan, tacchi a spillo, una mezza luna splendente, l’oro della Madonnina, quattrocento invitati. Il sindaco di Milano Letizia Moratti e Silvio Berlusconi che recitano a memoria le parole di O mia bela madunina. Quando il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, e sono le dieci di sera, saluta i suoi ospiti, il pubblico è già stroncato dal caldo e dalle zanzare, malgrado lo spettacolo, qui, in alto, in mezzo alle guglie, sia davvero da mozzare il fiato. E quando finalmente parla Silvio Berlusconi, seduto in prima fila accanto a Don Verzé, le sue parole fanno tirare un sospiro di sollievo a chi, sfidando le critiche, ha avuto il bel coraggio di offrire il luogo sacro più simbolico di Milano a una premiazione dal sapore prettamente politico. La Veneranda Fabbrica del Duomo, l’ente che dai tempi di Gian Galeazzo Visconti cura i marmi della chiesa simbolo della città, avrà di nuovo i 5 milioni di euro che non venivano più erogati dal 2009. Ma non è l’unica promessa, e l’altra è ancora più solenne: sconfiggere il cancro. Berlusconi prende spunto dalle frasi di Don Verzé, 90 anni, che, pre-

“Sinistra senza ironia, diffidate” E fa recitare “O mia bela madunina” a Letizia Moratti

400 INVITATI Il premier tra le guglie del Duomo, dov’è stato premiato dalla Provincia

miato prima di lui in questa che sembra una festa privata, ha detto di non poter morire «prima di avere sterminato il cancro», che non significa «curarlo, ma prevenirlo». «Io — dice il premier — mi meraviglio ancora quando vedo volare un aereo, quando parlo con mio figlio in Australia, quando vedo trecento canali in tv. Però la scienza non è ancora riuscita a sconfiggere il cancro. Tutti ne siamo stati toccati». Niente canzoni, scherza Berlusconi, per non far fare cattiva figura a Charles Aznavour che aspetta di cominciare. «La carica istituzionale mi impedisce di cantare con

lui. E poi sono sicuro che sarei stato migliore. Scherzo ovviamente». Un duetto invece c’è con la Moratti. Berlusconi le chiede di recitare a memoria i versi di O mia bela madunina e poi declama con lei i versi di quella che chiama «la nostra canzone fondante». C’è tutto il mondo berlusconiano per l’anniversario dei 150 anni della Provincia, che ha colto l’occasione di raccogliere fondi per il restauro della guglia più alta. Nelle prime file ci sono Fede e Confalonieri. Ma c’è anche tanta politica: la Provincia di Milano, guidata da un uomo del Pdl, chiama Berlusconi

«statista di rara capacità» e non risparmia superlativi nelle motivazioni del premio. Il testo, contestato dalle opposizioni per eccesso encomiastico, parla di «eccezionali qualità umane» e di un premier che, letteralmente, «guida il Paese verso un futuro di donne e uomini liberi in una società solidale fondata sull’amore, la tolleranza, il rispetto per la vita». Sono passati sette mesi dall’aggressione proprio in piazza del Duomo, quando Massimo Tartaglia gli lanciò sulla faccia una statuetta del duomo. Ora ecco il presidente riconciliarsi con la sua città e

con la sua gente. Non con tutta, però, perché qui sopra, tra le guglie, di Milano ce n’è solo metà: i 400 posti per il concerto erano in vendita a duemila euro, non certo un prezzo popolare (il premier strappa un applauso alla sua gente quando dice «diffidate da quelli che non hanno ironia e autoironia: cioè tutti quelli di sinistra»). Ospiti il sindaco Letizia Moratti, partita come indipendente e adesso tesserata Pdl, e il presidente della Regione Roberto Formigoni, non proprio in sintonia con i tagli del governo e però ormai rassegnato a governare, nel nome del partito dell’amore, sulla sola Lombardia. Vicini anche gli amici più cari e potenti, come don Verzè, il padre padrone del San Raffaele, il prete che ha promesso al presidente di portare la vita di tutti a 120 anni. Tutti qui per la regia dell’ultimo arrivato — in politica — dei vecchi compagni di scuola, Guido Podestà, presidente della Provincia. È la sua Provincia, ente evidentemente niente affatto inutile, ad aver organizzato questa solenne serata: la voce del più famoso chansonnier per un premio “Grande Milano” inventato nuovo di zecca e assegnato a Berlusconi e Verzé. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.