ANNO III

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ANNO III

MARZO-APRILE 2003

Il giornale dello specialista del raccolto

MIETITREBBIE IN GUINEA E LA “RETE” 2002 POSITIVO E TRATTORI CRESCE IL RISO SI ALLARGA LE VENDITE PARIGI APPLAUDE MIRACOLOSO ALLA POLONIA VANNO A +21% pag. 5 pag. 9 pag. 6/7 pag. 2

IL SERVICE UNA SQUADRA PER I CLIENTI pag. 10/11


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Il punto

di Aldo I. Dian

Continua il percorso positivo di Laverda Nel 2002, secondo anno di attività, le vendite sono cresciute del 21%

Il bilancio di Laverda 2002 si è chiuso ancora con segno positivo. Questo ci conferma che le scelte di base sulle quali abbiamo impostato le azioni di rilancio della nostra società sono solide. Qualità, efficienza ed efficacia messe a disposizione di una clientela molto qualificata, particolarmente attenta e concreta e per questo anche molto esigente oltre che prestigiosa. Per chi ci sceglie e ci segue sarà un piacere sapere che il 2002 ha visto un incremento della produzione e delle vendite di macchine rosse Laverda del 21% rispetto al 2001, un risultato importante per essere il secondo anno di attività. L’emozione e l’affezione per un grande storico marchio italiano hanno senza dubbio contribuito, ma il sorprendente risultato trova spiegazione nell’entusiasmo di tutti i collaboratori interni ed esterni di Laverda, che con impegno hanno contribuito al successo di questa impresa. Lavoro sodo a tappe veloci: fatti, non parole Partiamo dall 'Eima 2001; a sorpresa Laverda presenta due importanti novità, una mietitrebbia a 6 scuotipaglia con uno styling moderno ed accattivante, degna del miglior design, preludio di qualcosa in movimento. Un’azienda italiana già leader di mercato, al primo anno dal suo rientro non può non ripagare il mercato di questo atto di fiducia ed ecco una nuova autolivellante a 5 scuotipaglia, la 2450 AL 4 WD. Una macchina esclusiva e come tale non per tutti ma per i professionisti della raccolta, quelli più esigenti, per gli specialisti del piano che terminano i lavori in montagna. L'adozione delle 4 ruote motrici è una innovazione tecnica che viene salutata dal

mercato come provvidenziale e solutrice di problemi antichi. Arrivare con sicurezza sui pendii estremi con una grossa mietitrebbia, che grazie all'esclusivo sistema trebbiante MCS è altamente produttiva, significa fissare nuovi traguardi finora mai raggiunti. Il successo non manca. Mancano invece da subito le macchine per soddisfare la clientela, tant'è che alcuni aspetteranno anche un anno pur di soddisfare le proprie esigenze. In primavera viene dato slancio anche alla fienagione ed entrano a far parte della gamma Laverda, oltre alle rotopresse a camera variabile (VB) e fissa (FB) ed alle big baler della serie LB, anche le falciatrici e le falciacondizionatrici. Per questi prodotti, Laverda garantisce un servizio eccellente pari, ed a volte superiore, a quello fornito per le grandi mietitrebbie. Accanto alla frenetica attività della Progettazione viaggia di pari passo anche la formazione tecnica tenuta dal Servizio post vendita, mentre il Servizio ricambi si prepara ad affrontare la stagione creando un nuovo strumento: la scorta intangibile. Un investimento notevole considerando che si congela un grande quantitativo di ricambi in grado di soddisfare qualsiasi esigenza in caso di eventuale fermo macchina. In fabbrica gli investimenti riservati al miglioramento della produzione industriale non vengono risparmiati. Chi visita lo stabilimento intuisce in fretta qual è lo standard produttivo ed organizzativo di Laverda che si traduce in qualità tangibile. La qualità viene garantita non solo dagli impianti che sono al massimo del livello tecnologico ma anche dagli operatori, che considerano ogni componente del prodotto un tassello di un pregiato mosaico che ha per

missione la soddisfazione del cliente finale. Quindi tutto è orientato a questo importante obiettivo. Il campo poi ha confermato la bontà dei prodotti, dando ulteriore benestare all'operato di tutti. Infatti sia le autolivellanti 2450 AL 4 WD che tutte le altre macchine hanno dato soddisfazioni abbondanti ai clienti, confermando che l'impresa sta procedendo nella giusta direzione. Nel frattempo siamo giunti ad un'altra Eima, nel novembre 2002, con il lancio della nuova gamma e dell’ammiraglia Laverda M 306 e di una nuova mietitrebbia della serie LXE. Ormai Laverda ha abituato i clienti alle sorprese. La nuova M 306 è l'espressione di stile, comfort e semplicità operativa ai massimi livelli. Anche per questa novità continua ad essere grande l'attenzione e l'interesse della clientela. Dall'ultima Eima sono passati alcuni mesi, ma per Laverda è stato un soffio, così impegnati come siamo nelle attività di promozione e marketing quali convegni di contoterzisti, visite guidate allo stabilimento di Breganze, fiere e manifestazioni in tutta Europa nonché la conquista di nuovi mercati. Idee, realtà trasformate e riportate ad essere unità industriali importanti, frutto della capacità di una realtà industriale, il Gruppo Argo, che trasforma acquisizioni in opportunità di crescita e sviluppo. Chiuso il 2002 con un tale risultato cosa ci possiamo aspettare dal 2003? Sicuramente ancora molto sodo lavoro e quindi fatti concreti, per i nostri collaboratori e per nostri clienti.

Il giornale dello specialista del raccolto Anno III, n. 1, marzo-aprile 2003 Periodico trimestrale Registrazione Tribunale di Vicenza n. 1017 del 5 marzo 2002

direzione editoriale Aldo I. Dian Angelo Benedetti coordinamento redazionale Simonetta Lambrocco consulenza tecnica Pietro Dal Santo progetto grafico Andrea Rosset Piergiorgio Laverda direttore responsabile Claudio Strati hanno collaborato: Gianni Fontana product manager

Enrico Bucci Stefano Davolio Marco Storero export area manager

Piergiorgio Laverda fotografie Archivio Laverda spa Archivio Storico “Pietro Laverda” © by Laverda spa 36042 Breganze (VI) Italy via F. Laverda, 15/17 tel. +39.0445.385311 fax +39.0445.873355 www.laverdaworld.com webmaster@laverdaworld.com Stampa Tipografia Campisi V.le dell’Industria 13 - 36057 Arcugnano (VI) Proprietà letteraria riservata. È permessa la riproduzione di articoli e immagini solo citando la fonte.


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L’Italia

a cura di Simonetta Lambrocco

Cambia la Pac, l’agricoltura scopre il mercato Dal 2004 la rivoluzione europea: parola chiave “disaccoppiamento”. Ecco cos’è Cambia la Pac, sigla che sta per Politica agricola comunitaria, e cambia, in prospettiva, la politica aziendale degli operatori agricoli. La parola chiave della nuova situazione è piuttosto ostica, ma vale la pena di mandarla bene a memoria: “disaccoppiamento”. In sintesi estrema, significa il passaggio dal sostegno al prodotto, che è il sistema in vigore fino ad oggi, al sostegno al produttore, o meglio all’attività agricola, che è il sistema che scatterà nel 2004. Per cui tutto il mondo agricolo italiano ed europeo si trova nell’imminenza di una rivoluzione che lo coinvolgerà positivamente, valorizzando il ruolo degli imprenditori agricoli. Ce ne parla, nell’intervista che segue, il direttore commerciale di Laverda per l’Italia Vincenzo Zaghi. Si sciolgono le “catene” per l’imprenditore agricolo, che acquista la piena libertà. Non è il copione di un film d’avventura ma, condita da solo un po’ di fantasia, la nuova realtà che aspetta il mondo agricolo a partire dal 2004. Il cambio di marcia della Politica Agricola Comunitaria (Pac) toccherà da vicino tutti gli operatori agricoli, valorizzando la loro capacità imprenditoriale di stare sul mercato. “Gli attuali sostegni comunitari - spiega Vincenzo Zaghi, direttore vendite Italia di Laverda spa - sono, come noto, orientati al prodotto. Ciò ha portato però a risultati complessivamente poco interessanti, disincentivando la competitività agricola, orientando gli aiuti comunitari alla produzione di colture con sussidio più elevato e non alle richieste del mercato. Per questo la Commissione Europea ha deciso di procedere, con la riforma Fischler, al sistema del “disaccoppiamento” o dei “pagamenti diretti all’azienda”, creando un sostegno all’imprenditore che lo rende così libero nelle sue decisioni produttive”. Ci spiega questa difficile parola, “disaccoppiamento”? “Significa - risponde Zaghi l’abbandono all’attuale situa-

zione di pagamenti “accoppiati” alla coltura seminata nell’anno. Si passa invece a sostegni “disaccoppiati” e diretti, che appunto non sono incardinati al tipo di prodotto ma all’attività di impresa, a prescindere dalla coltura o dalle colture su cui ci si impegna”. In che quadro si inserisce la riforma Fischler? “Le modifiche dipendono dal futuro allargamento dell’Unione Europea a dieci nuovi Paesi, il che ha costretto i vertici di Bruxelles a fissare il quadro finanziario delle spese agricole fino al 2013. Comunque fino alla campagna agraria 2006 (quindi giugno 2007) le disponibilità finanziarie a favore dei 15 paesi membri non cambieranno. Dal 2007 in poi le risorse verranno ripartite garantendo anche i nuovi Paesi aderenti, fino al 2013. In questo quadro, il Commissario europeo all’agricoltura, Franz Fischler ha pensato a una riforma della Pac che ottimizzi le risorse e dia un senso alle sovvenzioni agricole. Dando agli agricoltori prospettive chiare, e non incentivando produzioni magari in perdita solo con lo scopo di ricevere delle sovvenzioni”. Più spazio dunque alle capacità d’impresa? “Senza dubbio. Il significato

Cresce lo staff commerciale Zaghi a capo delle vendite Italia e Martinelli manager del segmento fienagione Un benvenuto di cuore ai colleghi che il nuovo anno ci ha portato. Infatti da gennaio 2003 l’organico dell’ufficio commerciale Italia di Laverda conta su due ulteriori presenze dall’importante bagaglio professionale. Le diverse carriere di studio e le esperienze professionali in settori strettamente collegati al mondo della meccanizzazione agricola e dell’agricoltura renderanno particolarmente interessante e utile il contributo dei due nuovi colleghi, ai quali vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro. Vincenzo Zaghi 45 anni, due figli di 26 e 22 anni, si laurea in Agronomia all’Università degli Studi di Bologna nel 1982. Successivamente opera come ricercatore all’Istituto di Agronomia della stessa Università, e diviene poi redattore della casa editrice Edagricole, nel capoluogo emiliano. Entra in Pioneer Italia, filiale della nota società sementiera leader a livello mondiale, con ruolo tecnico-commerciale e vi rimane 13 anni. Opera poi per 5 anni in qualità di area manager Centro-Nord Italia presso una società inglese del settore agrochemical, la Solplant/Zeneca. Nei due anni precedenti il suo ingresso in Laverda riveste il ruolo di area manager Centro-Sud Italia in Syngenta, società svizzera del settore agrochemical. Da gennaio 2003 è il direttore commerciale Italia di Laverda spa.

Massimiliano Martinelli Consegue la laurea in “Scienze della produzione animale” all’Università Veterinaria di Milano nel 1989. Al termine degli studi inizia la sua carriera con l’incarico di tecnico commerciale nella società Nutrilinea specializzata in prodotti per l’alimentazione animale. Nel 1990 comincia a collaborare con Pioneer Hi-Bred spa leader mondiale nella ricerca genetica applicata, ricoprendo l’incarico di product manager insilati ed esperto in nutrizione animale. Nel 1998 dà il via, sempre per Pioneer, al progetto mais ad alto contenuto in olio che lo porterà a collaborare con i più importanti gruppi avicoli integrati italiani (Amadori, Imass etc). Dal 2001 al 2003 lavora come tecnico commerciale per “Lievitalia”, leader mondiale nella ricerca e produzione di lieviti, seguendo lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti per la zootecnia. Nel gennaio 2003 inizia la sua collaborazione per Laverda come field manager, occupandosi esclusivamente di prodotti per la fienagione presso le aziende zootecniche.


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della riforma è quello di rendere l’agricoltura europea più professionale, imprenditoriale e competitiva a livello mondiale. I produttori, gli specialisti del raccolto, tutti gli operatori agricoli lavoreranno per incrociare con la loro offerta la domanda dei consumatori, rendendo più agili e “vivaci” sotto il profilo delle idee, delle intuizioni, delle innovazioni, le loro aziende. Potranno ottimizzare il reddito aziendale nei loro mercati di riferimento”. Analizziamo la riforma nei suoi aspetti principali? “Ogni agricoltore beneficerà di un regime unico di pagamento, o “disaccoppiato”, basato probabilmente sulla media degli importi complessivamente percepiti dal 2000 al 2002 (triennio di riferimento). Questo sarà l’importo di riferimento. Poi, a partire dal 2007, interverrà una modulazione degli aiuti: saranno esentati gli agricoltori che percepiscono un importo non superiore ai 5 mila euro. Secondo il principio dei contributi progressivi, vi sarà una progressiva riduzione dei pagamenti erogati, tale da favorire una riserva di risorse finanziarie supplementari da accantonare e destinare allo sviluppo rurale futuro. Le risorse verranno distribuite tra gli Stati membri secondo criteri come la superficie agricola, l’occupazione in agricoltura, il Pil pro capite espresso in potere d’acquisto”. Altri particolari interessanti? “C’è la questione dei “diritti aziendali”. Il pagamento, per ogni azienda, sarà suddiviso in “diritti al pagamento” calcolati dividendo l’importo di riferimento per il

numero di ettari, comprese le superfici investite a foraggio. Questi “diritti” potranno essere trasferiti, con o senza terra, tra imprese agricole dello stesso Stato”. In conclusione quali sono i vantaggi della nuova Pac? “Ogni agricoltore potrà sapere in anticipo l’entità del suo aiuto aziendale, e pianificare al meglio nel lungo periodo risorse, investimenti, attività. Non avrà più obblighi di rotazione per i terreni messi a riposo chi presenta domande di pagamento unico per meno di 20 ettari, e chi pratica l’agricoltura biologica. Dal 2007 in poi c’è la possibilità di risorse aggiuntive dovute al criterio della modulazione già citato, pari all’1% all’anno per programmi di sviluppo rurale. Altro lato positivo: la proroga del regime delle quote latte fino al 31 marzo 2015 e con incremento graduale (+1% nel 2007 e 2008)”. Giudizio complessivamente positivo? “Non si può che essere favorevoli a una riforma che intende dare orientamenti più chiari al mercato e ai suoi operatori. La Pac, questo è chiaro, svolgerà finalmente una funzione complementare e non sostitutiva alle dinamiche del mercato. La libertà di scelta delle imprese e la ricerca di miglioramento produttivo e reddituale comporterà l’uso di pratiche agrarie migliori, in definitiva una sempre miglior qualità. Per Laverda, che opera per dare sempre più qualità al mondo dell’agricoltura, si tratta di un passaggio sicuramente molto importante”.


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I mercati

a cura di Angelo Benedetti

Cresce in Guinea il riso miracoloso Il “Nerica” promette nuove soluzioni alimentari. 12 mietitrebbie per raccoglierlo Molti lo hanno definito “miracoloso”. Il Nerica, da “New Rice for Africa”, è la nuova varietà di riso, ottenuta negli anni ‘90 dai ricercatori dell’Associazione per lo sviluppo della risicoltura in Africa Occidentale (Adrao), organismo sostenuto finanziariamente da undici Paesi dell’area, dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni umanitarie internazionali. Il Nerica è un riso che presenta molti vantaggi. Resiste a malattie e insetti, si adatta bene a suoli poveri e alla siccità, basti pensare che può resistere a 45 giorni senza una goccia di pioggia. Un cereale così può diventare una chiave fondamentale nel settore alimentare. Oggi infatti in Africa Occidentale alimentazione significa riso. Ironicamente considerato “di lusso” sino a qualche anno fa, questo cereale è diventato d’uso comune per il maggiore apporto di proteine e calorie rispetto agli altri cereali coltivati nella regione. E ora Laverda, in Guinea, è stata chiamata a dare il suo apporto, con le sue macchine e la sua tecnologia, per sviluppare al meglio il “progetto Nerica”, per contribuire a una raccolta perfetta e “scientifica” di questa varietà di riso che la Guinea ha iniziato, tra i primi Paesi africani, a coltivare sperimentalmente su vasta scala. Padre indiscusso del prodigio scientifico è il prof. Monty Patrick Jones, originario della Sierra Leone. Senza ricorrere a modifiche genetiche, è riuscito nell’intento di sviluppare questo ibrido derivante da più di 300 specie asiatiche ed africane. Il Nerica è caratterizzato da un ciclo produttivo di 90 giorni che equivalgono, in presenza di irrigazione, a quattro raccolti annui; inoltre garantisce una maggiore produttività, 1,2 tonellate/ha in assenza di fertilizzazione, quindi circa il 50% in più rispetto alle colture tradizionali africane. E rispetto a queste, dato non meno importante, è caratterizzato da valori proteici

più elevati. La Repubblica di Guinea ha avviato, con la coltura del Nerica, un programma quinquennale ambizioso che punta a raggiungere l’autosufficienza alimentare a medio termine e intende di conseguenza ridurre, se non arrestare, le importazioni di riso dai Paesi asiatici. Si calcola che nel solo 2001 si siano risparmiati 10 milioni di euro, alleggerendo la fattura d’importazione del Paese. La produzione risicola si è moltiplicata per 20, passando dalle 15.000 tonnellate del 2000 alle 300.000 del 2002; l’obiettivo per il 2005 è di produrre 1.200.000 tonnellate per soddisfare il fabbisogno interno e, parzialmente, quello dei Paesi limitrofi, cioè Sierra Leone, Senegal e Costa d’Avorio. La Guinea è già diventata il principale produttore ed esportatore di sementi di varietà Nerica nei Paesi dell’Africa Occidentale e Centrale. Il suo clima umido-tropicale e la disponibilità di 780.000 ha di superfici arabili che si prestano alla coltivazione del riso fanno comprendere quali possano essere i margini di miglioramento produttivo della coltura. Attualmente il raccolto viene effettuato manualmente per l’80% del riso prodotto e meccanicamente per il restante 20%. Da qui l’esigenza di passare rapidamente dalla raccolta manuale tradizionale ad una raccolta meccanizzata e moderna. Il Presidente della Repubblica Lansana Conté, particolarmente sensibile a tutti gli aspetti legati allo sviluppo agricolo della Guinea, è anche direttamente coinvolto in questa sperimentazione in quanto primo agricoltore del Paese, essendo proprietario di alcune aziende pilota situate nelle zone interne. In Guinea Laverda non è un marchio del tutto nuovo; negli ultimi 30 anni vi ha esportato varie mietitrebbie, che sono tuttora perfettamente funzionanti.

Le autorità della Repubblica di Guinea, rappresentate dal Ministro dell’Agricoltura Jean Paul Sarre, si sono rivolte a Laverda alla ricerca di una mietitrebbia che unisse caratteristiche di robustezza, di semplicità d’uso e di manutenzione a rendimenti e qualità di granella elevati. Detto fatto, si è arrivati alla definizione di un accordo per la fornitura di 12 mietitrebbie 2050 LXR, interamente finanziata dal governo locale. Le prime mietitrebbie sono arrivate in Guinea lo scorso autunno e sono state messe immediatamente in campo dai tecnici del servizio post vendita di Laverda. Successivamente, una équipe di responsabili del parco macchine dello stesso Ministero è giunta a Breganze per un “training” formativo della durata di una settimana. L’intero staff Laverda è particolarmente orgoglioso di collaborare con il Paese che più di ogni altro si trova in prima linea nel progetto Nerica. Perché è conscio di offrire il migliore compromesso tra tecnologia moderna, economicità, semplicità d’uso e rendimenti ottimali, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Marco Storero

La delegazione africana accolta a Breganze da Angelo Benedetti, primo a sinistra, Aldo I. Dian e Marco Storero, a destra.


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I mercati

a cura di Angelo Benedetti

La Francia applaude Laverda e le sue sorelle Al SIMA emozionanti sorprese nello stand del Gruppo Industriale Argo “Sima” è la sigla che per gli operatori del mondo agricolo significa solo una cosa: Parigi. Il Salone internazionale parigino è un avvenimento che non si può perdere se si vuol essere informati su tutto quello che accade nel settore della meccanizzazione agricola. Laverda non poteva quindi mancare e, con tutto il Gruppo Argo al quale appartiene, assieme alle sorelle Landini, Mc Cormick, SEP e Pegoraro, si è presentata quest'anno con molte attese ma anche con molte proposte. Domenica 23 febbraio i visitatori del padiglione 5 B vengono subito attratti dallo stand Argo. Nel grande spazio (il più grande del Sima, su ben 2.500 metri quadri) campeggiano 4 torri luminose con sulla sommità di ciascuna un enorme anello che richiama i marchi del gruppo industriale italiano. La curiosità aumenta quando, distolti gli occhi dalle torri, si notano due sagome di macchine nascoste da voluminosi drappi. Alle 10 in punto ecco che tra musica e applausi, tra lo stupore e la meraviglia di tutti, si scoprono ben due nuovi modelli di trattore, componenti di due nuove gamme di alta potenza. Un Mc Cormick carrozzato Zagato, con la sigla ZTX , e un Landini definito Starland, due big che faranno presto parlare di sé. Spetta al direttore marketing e vendite di Mc Cormick France, Olivier Deneufbourg, il compito di presentare la novità “rossa” alla stampa, numerosa e ben rappresentata, mentre subito dopo dal lato Landini il direttore della filiale Landini Joel Carmona, con enfasi e orgoglio tutto francese, illustra la novità “azzurra”. Soddisfazione per i fratelli Morra, proprietari del Gruppo Argo e presenti con i rispettivi giovani figli Alberto e Simeone, già coinvolti a pieno titolo nel business di famiglia. In effetti aprire una manifestazione così importante con il lancio di ben 2 gamme di trattori di alta potenza (da 200 fino a 300 CV) realizzati a tempo di record, è certamente una grossa soddisfazione per degli imprenditori italiani che devono il loro successo alla determinazione e alla grande concretezza dell'agire quotidiano. Tutto ciò non ha distolto l'attenzione dei visitatori, molto numerosi, dalle

La postazione di Laverda nello stand del Gruppo Argo.

macchine Laverda, anzi l'impatto dello stupendo stand Argo, insieme all'organizzazione curata in ogni dettaglio da Olivier Deneufbourg, ha reso piacevole ed estremamente interessante la gamma dei prodotti esposti. E infatti la M 306, vera regina Laverda, è stata “vista e scoperta” in ogni sua parte. Dalla spaziosa e semplicemente “bella” cabina, al vano motore con accessibilità totale fino all'ampio serbatoio granella. Molto apprezzato il modello dell'esclusivo sistema trebbiante Laverda MCS. In Francia la paglia ha ancora un grande valore e poter disporre di una mietitrebbia che permette il trattamento delicato della paglia senza compromettere la produttività, risulta un investimento più vantaggioso. Sempre in tema di raccolta anche la Big Baler della serie LB ha destato molto interesse assieme alle rotopresse a camera variabile serie VB e fissa FB. Per completare l'offerta fienagione Laverda erano esposte le falciatrici e le falciacondizionatrici che, unite ai fasciatori, completano la gamma dell'attuale produzione. Per i visitatori oltre alle macchine vi erano altre attrazioni. Un buon bicchiere di francesissimo champagne imbottigliato “Argo” e un ottimo animatore che invitava tutti alla ricerca di curiosi oggetti estranei alle mietitrebbie. Naturalmente chi era più veloce nella ricerca o nel dare risposte ai quesiti veniva premiato con un gadget Laverda. Alla fine delle giornate del Sima si è potuto stilare un bilancio positivo sia per l'affluenza del pubblico che per

l’attività che la squadra Laverda, presente in forze con i colleghi della filiale francese di fresca nomina e parecchi responsabili e funzionari della sede di Breganze. La numerosa affluenza di operatori esteri ha permesso l'avvio di nuovi contatti e il concretizzarsi di buoni affari con la visione meglio definita di scenari futuri non solo per Laverda ma anche per gli altri componenti del Gruppo. La disposizione ordinata e vivace dello stand, la presenza delle numerose novità, l'impatto visivo del Gruppo Argo rappresentato sotto un unico logo e nel contempo caratterizzato dall’indipendenza operativa dei marchi sarà certamente il messaggio migliore che rimarrà nel pensiero del numeroso pubblico che ha visitato l'importante manifestazione francese edizione 2003.


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Più potenza nei nuovi trattori over 200 cavalli ZTX, LO STILE INCONFONDIBILE MCCORMICK

STARLAND, IL COMFORT E LA FORZA LANDINI

A nemmeno due anni dal ritorno sul mercato, McCormick Tractors International si affaccia nell’importante settore degli “over 200 CV”. La nuova serie ZTX è stata presentata attraverso il modello di punta a Parigi. Queste le caratteristiche, in estrema sintesi: un look tutto nuovo per il primo trattore di McCormick della classe dai 200 ai 300 CV; motore elettronico Cummins a sei cilindri e 24 valvole; trasmissione powershift progettata appositamente con powershuttle. L'introduzione commerciale del nuovo trattore rappresenterà un'altra fase importante nella rapida espansione della “flotta” di trattori rossi, progettata da Mc Cormick e assemblata nello stabilimento di Doncaster in Inghilterra. Inizialmente ha fatto la sua comparsa la gamma a sei cilindri MTX da 110 a 175 CV di potenza. Alla fine del 2002 sono stati presentati due trattori a 6 cilindri Power6 (120 e 135 CV) che sono andati a completare la gamma MC. Inoltre è stata ampliata la Serie MTX inserendo il modello MTX 200 di 200 CV. E ora è la volta della serie ZTX. “Presentare lo ZTX al Sima ci ha dato l’opportunità di avere una sorta di feedback finale prima di impegnarci nella produzione, il cui avvio è previsto nella seconda metà del 2003 – dice il direttore generale di McCormick, Roger Purdy -. La nuova serie dimostra che stiamo mantenendo la promessa di competere in tutte le classi di potenza e sottolinea la presenza crescente di McCormick nel mercato globale dei trattori per l'agricoltura. I nostri modelli sono la prova delle capacità e delle risorse presenti nel reparto tecnico di sviluppo di McCormick. Stiamo disegnando componenti ad alte prestazioni per il modello ZTX, con nuove e peculiari caratteristiche ma con lo stile inconfondibile di McCormick”. I progettisti hanno creato un lay-out interno e di comando nuovo per la cabina, in grado di fornire le comodità al conducente di classe superiore e le specifiche tipiche di un trattore in questa classe di potenze elevate. Inoltre la cabina è progettata per un sistema di sospensioni che, insieme a quella dell'assale anteriore, garantirà all'operatore una guida più dolce e confortevole su terreni accidentati e strade sconnesse. McCormick intende lanciare i tre modelli inizialmente con potenze dei motori fino a 260CV con il grande motore Cummins a sei cilindri a gestione elettronica. Disporranno di una trasmissione powershift d'avanguardia e di sistemi idraulici a capacità elevata sia per l'attacco di sollevamento che per le funzioni a distanza. Il tutto per garantire il miglior controllo e utilizzo delle attrezzature che il nuovo trattore potrà gestire.

Landini entra con i suoi trattori blu nel segmento oltre i 200 cavalli. La nuova gamma “Starland” è stata presentata al Sima di Parigi. Tre i modelli (Starland 210, 240 e 270), con potenze dai 203 ai 270 CV. La nuova generazione “Starland” completa così la ricca gamma Landini, raggiungendo l’obiettivo di soddisfare le esigenze di un sempre maggior numero di clienti ed in particolare di quelli che puntano ad un alto livello di produttività e prestazioni. I motori dei nuovi Starland sono Constant Power, a 6 cilindri turbo di 7500 cm_, e garantiscono un’elevata riserva di coppia, pari al 35%. La potenza costante, l'elevata riserva di coppia, la ridotta rumorosità e il basso impatto ambientale offrono, inoltre, grande comfort e produttività. La manutenzione giornaliera ed i controlli di service sono agevolati dall’apertura basculante del cofano. L’assale Twin-Steer conferisce alla serie Starland una manovrabilità senza confronti; infatti l’esclusivo sistema garantisce un angolo di sterzata di 70°, riducendo drasticamente il raggio di sterzo e quindi i tempi di manovra a fine campo. Le manovre vengono ulteriormente semplificate grazie all’innesto elettroidraulico delle quattro ruote motrici e del bloccaggio del differenziale. La trasmissione Full Powershift consente passaggi di marcia sotto carico da zero a 40 km/h, con incrementi di rapporto del 15%. Il cambio (18AV+9RM) è azionato da un’unica leva che comanda tutte le funzioni principali, compresa quella dell’inversore idraulico “Reverse Power Shuttle”. La trasmissione può essere equipaggiata di super riduttore (36AV+18RM). Il circuito idraulico a centro chiuso offre ai trattori Starland una portata massima totale di 117 l/min., garantendo alte prestazioni e grande versatilità. I distributori disponibili sono 4, a comando elettroidraulico con regolazione di flusso individuale e temporizzatore per una regolazione semplice e precisa, assicurando la massima produttività nell’utilizzo degli attrezzi. La serie Starland conferma le sue doti di top di gamma anche nel comfort. I nuovi trattori sono infatti equipaggiati con la cabina “Total comfort”, che offre una visibilità eccezionale a 360°. Anche l’ergonomia di tutti i comandi è ad altissimo livello. L’impianto di climatizzazione automatica e l’elevato grado di insonorizzazione conferiscono il massimo comfort all’operatore.


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Danimarca, mietitrebbie a misura di vichinghi! Gli ospiti a Breganze apprezzano i particolari costruttivi delle Laverda L’importatore di prodotti Laverda in Danimarca, AgroTrac A/S, ha recentemente organizzato un viaggio con 35 ospiti che desideravano vedere personalmente lo stabilimento che produce “le rosse di Breganze”. Il viaggio è iniziato all’aeroporto di Copenhagen. Il primo impatto con l’Italia è stato Bergamo dove gli amici danesi sono atterrati. “Bergamo Alta è piaciuta davvero molto a tutti noi” ha dichiarato Philip L. Højer, marketing manager di AgroTrac e accompagnatore del gruppo. “Visitando le numerose chiese splendidamente decorate di Bergamo ci siamo resi conto di quanto ricca di arte meravigliosa sia l’Italia e di quanta influenza abbia avuto nei secoli, nel vostro Paese, la Chiesa”. Dopo avere trascorso la notte a Verona, la mattina del 15 gennaio il gruppo è arrivato a Breganze, dove gli amici danesi sono stati accolti dall’area manager per la Danimarca Enrico Bucci, e dalla responsabile delle pubbliche relazioni, Simonetta Lambrocco. Con una breve introduzione storica dal passato al presente di Laverda, passando attraverso i vari cambiamenti nei suoi 130 anni di vita, Bucci ha dato inizio ai lavori. Philip Højer ha poi preso la parola per precisare le prospettive e le possibilità che AgroTrac A/S vede sul mercato danese, specificando come i prodotti Laverda siano in linea con quanto il mercato richiede in Danimarca. Bucci ha proseguito con una carrellata su tutta la gamma di macchine Laverda, evidenziando punti di forza e vantaggi. Dopo il pranzo insieme nel ristorante aziendale, ha avuto inizio la visita allo stabilimento, cosa che i nostri ospiti aspettavano con una certa curiosità sin dalla mattinata. “Durante la visita all’interno dei vari reparti è diventato immediatamente chiaro a tutti quali siano la tradizione e l’esperienza con cui le macchine Laverda vengono prodotte” ha detto Ole Jensen, direttore di AgroTrac A/S, che è venuto in visita a Breganze accompagnato dalla moglie. “Per molti dei nostri ospiti è stato veramente eccitante vedere come avviene la produzione delle mieti-

trebbie perché hanno utilizzato le Laverda per molti anni, e per coloro che stanno pensando ad un nuovo acquisto la visita si è rivelata particolarmente interessante ha continuato Højer -. Il fatto che l’80% dei componenti delle mietitrebbie Laverda sia realizzato con lamiere zincate è estremamente apprezzato in Danimarca, proprio per le condizioni climatiche del nostro Paese. E benché da noi non si utilizzi, è stato certamente di grande impatto poter vedere la mietitrebbia autolivellante a 5 scuotipaglia 2450 AL 4WD all’opera sulla collina dei test. Sembra incredibile, ma una macchina così grande può essere tanto agile da muoversi senza alcuna difficoltà compensando pendenze trasversali fino al 40%!”. Importante anche, per gli ospiti danesi, è stato conoscere l’organizzazione del reparto ricambi, pronta a dare risposte immediate per qualsiasi esigenza. “Una cosa che ha particolarmente colpito i nostri ospiti - ha aggiunto Højer - è stato sapere che poco prima di Natale dodici vostri dipendenti sono andati in pensione dopo aver prestato servizio in Laverda per più di 30 anni. E sono stati salutati e ringraziati, oltre che dal responsabile del personale Mario Pretto, anche dal direttore generale Aldo I. Dian. Ciò dimo-

stra che in questa azienda i rapporti umani si tengono in gran conto ed è la prova di quanto Laverda sia importante per la comunità locale, visto che gran parte dei dipendenti risiede nella zona”. La giornata della visita a Breganze si è conclusa con un ringraziamento particolare da parte di Laverda al partner danese e un augurio per la nuova stagione di vendite nella terra storica dei vichinghi. Gli amici danesi hanno continuato il loro programma in Italia il giorno seguente con una visita turistica alla città di Verona (tappa obbligatoria al famoso balcone di Giulietta!), prima del rientro in Danimarca.

Sopra, il gruppo di ospiti danesi. Sotto gli ospiti spagnoli.


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Polonia, ritorno a grande richiesta È stato definito l’accordo di distribuzione in esclusiva con Kormix Nell’ottobre scorso, alla fiera Agroshow di Poznan, la voglia di un ritorno di Laverda era già stata registrata. Che il marchio di Breganze continuasse ad esercitare un richiamo forte in Polonia, infatti, era stato testimoniato dal nostro stand, preso d’assalto da un gran numero di operatori, tutti ben preparati sui prodotti Laverda e sulla nostra azienda. D’altra parte le macchine Laverda sono una realtà conosciuta dai polacchi da oltre dieci anni. Ora l’operazione-ritorno in grande stile, rilanciando il marchio di Breganze, si è concretizzata. Dopo un lungo periodo di trattative con i più rappresentativi distributori operanti in Polonia, Laverda ha messo a punto un altro tassello molto importante per la propria strategia commerciale: è stato definito un accordo di distribuzione in esclusiva con la ditta Kormix, riguardante tutto il suolo polacco. L’operazione è stata molto complessa in quanto, in funzione delle specifiche dettate da Laverda, Kormix ha dovuto ridisegnare gran parte della propria struttura commerciale e della propria rete di assistenza. Questo per essere maggiormente in linea con le esigenze di una clientela di alto profilo e di elevata professionalità. Infatti la collocazione di Laverda in Polonia rispecchia quanto succede su altri mercati: il riferimento è una clientela di professionisti, sia contoterzisti, sia grandi proprietari terrieri. In Polonia esiste anche un mercato di macchine da raccolta per piccole aziende, ma questo sarà destinato a per-

Stefano Davolio export area manager

dere la propria importanza in un futuro non molto lontano. Si può dire che in Polonia convivano due sistemi di coltivazione della terra ben distinti: da una parte il piccolo agricoltore che con parcelle minime di proprietà pratica un’agricoltura quasi di sussistenza, dall’altra le grandi aziende nate dall’accorpamento di piccole superfici, in grado di praticare una agricoltura molto moderna e di alta produttività. È fra queste ultime che Laverda trova i suoi clienti, maggiormente in grado di apprezzare le caratteristiche di una macchina superiore. L’accordo sottoscritto con Kormix ricopre importanza strategica per almeno due ottimi motivi. Il primo è che il mercato polacco ha registrato un trend di crescita continuo negli ultimi anni, attestandosi intorno alle 570 macchine nella passata stagione. Il secondo riguarda l’allargamento dell’Europa comunitaria verso est: ciò offre prospettive di costante crescita in tutta questa area e la Polonia si troverà sempre più a svolgere il ruolo di “ambasciatrice europea” per Russia e Bielorussia, che rimarranno esterne alla Unione Europea. Si apre dunque una nuova stagione in Polonia per Laverda, i cui prodotti sono comunque presenti nel paese da oltre dieci anni: sia con macchine usate (di provenienza in gran parte francese e tedesca), sia con macchine nuove (le serie “L”). Stefano Davolio

Spagna, dove la stagione è più lunga Anche mille ore di lavoro per una mietitrebbia: il mercato cerca affidabilità Il mercato spagnolo delle mietitrebbie, con circa 550/600 macchine vendute ogni anno, è sicuramente uno dei più interessanti in Europa. Laverda ha una lunga storia di export nel Paese iberico e tuttora, dopo il rilancio del marchio e delle sue macchine rosse, guarda a quel mercato - nel quale opera con una propria filiale autonoma - con notevolissimo interesse. D’altra parte, la migliore ambasciatrice in Spagna delle mietitrebbie (e delle altre macchine agricole) Laverda è la loro proverbiale e riconosciuta fama di macchine con ridotte esigenze di manutenzione. Gli specialisti della raccolta spagnoli, estremamente sensibili alla concretezza operativa delle macchine, sono molto attenti a queste caratteristiche e dimostrano molto interesse per le Laverda visto che, ad esempio, nel sud della Spagna si comincia a raccogliere orzo in maggio, mentre nella zona più a nord si arriva a trebbiare mais anche oltre febbraio. Per un contoterzista spagnolo, insomma, la stagione di raccolta è molto lunga e non ci si deve meravigliare se una mietitrebbia lavora anche oltre le 1000 ore annue con notevoli spostamenti sul territorio. Le macchine dunque devono essere molto affidabili, robuste, capaci di grandi quantità di lavoro e semplici nella concezione manutentiva. La conferma di questa filosofia degli spagnoli per l’approccio al prodotto mietitrebbie è venuta in febbraio, quando la nostra filiale spagnola ha organizzato un viaggio a Breganze con nove clienti interessati alle nuove mietitrebbie M306 e serie LXE e a visitare lo stabilimento produttivo delle Laverda, ben conosciute in Spagna per la loro robustezza e per l’ottima qualità del lavoro che svolgono. Abbiamo ricevuto gli amici spagnoli, capeggiati dall’ispettore commerciale Andrés Moradas Lopez e dal responsabile del Servizio post vendita Jordi Roura, a Venezia dove tutti hanno avuto anche l’occasione di godere delle bellezze artistiche della città. Il rientro a Bassano del Grappa è avvenuto in tarda serata dove il gruppo ha pernottato. La mattina successiva, dopo aver accolto gli ospiti in stabilimento, abbiamo iniziato la giornata illustrando le tappe salienti dei 130 anni di storia della Laverda, spiegando poi le caratteristiche dell’intera gamma dei prodotti Laverda e rispondendo alle numerose domande rivolte

dagli ospiti. Dalla parte teorica si è subito passati alla pratica. Nel piazzale dello stabilimento gli spagnoli hanno potuto toccare con mano ognuna delle macchine che compongono la gamma Laverda. Particolare interesse ha ovviamente destato tra di loro la nuova M306, della quale i clienti hanno apprezzato non soltanto il moderno design e la nuova cabina Commodore, ma anche le particolarità costruttive che fanno della M306 la macchina di maggior prestigio nella gamma Laverda. È stato inoltre molto apprezzato il sistema Levelling System di cui è equipaggiata la nuova 25.50 LS ed il sistema autolivellante della 2450 AL 4 WD, che i clienti hanno potuto vedere all’opera. Il grado di competenza che gli amici spagnoli hanno dimostrato era notevole. Dopo aver pranzato tutti insieme nel ristorante aziendale, dove il Cabernet di Breganze ha riscosso un discreto interesse, si è passati alla visita dello stabilimento dove la tradizione e la competenza con cui si costruiscono le macchine Laverda sono subito state notate, soprattutto per la qualità dei materiali utilizzati, alla base delle elevati doti di durata delle nostre mietitrebbie. Si è poi passati alla visita del reparto ricambi anch’esso apprezzato per l’efficienza e la modernità. Un grazie di cuore va ai visitatori spagnoli non soltanto per l’elevato interesse dimostrato, ma anche per la simpatia e l’allegria che hanno portato in Laverda. Enrico Bucci

Enrico Bucci export area manager


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I servizi

Obiettivo: cliente soddisfatto. Tutto l’anno Lo staff del Service: d’estate in campo, d’inverno in cattedra a fare formazione Hanno una missione: far ottenere le massime prestazioni dalle macchine Laverda, e soddisfare al massimo il cliente. La squadra del “Service”, che i prodotti Laverda li conosce come le proprie tasche e che ha operato e opera in ogni angolo del mondo, è guidata da Pietro Dal Santo, da ben 28 anni in Laverda. Dal Santo inizia nel ’75 facendo gavetta al collaudo di fabbrica, conoscendo successivamente, una dopo l’altra, tutte le realtà aziendali e approdando, come capo reparto, alle macchine utensili e ai trattamenti termici. Nei primi anni ’80 entra all’assistenza tecnica, dove inizialmente affianca Arcangelo Zuech, figura significativa nell’industria di Breganze, fino alla sua uscita per la pensione, diventando allora responsabile del reparto. Oggi Pietro Dal Santo è il manager del “Service”: coordina un team di una quindicina di persone che fanno supporto prodotto, affiancando i concessionari nella messa in campo delle macchine, curando la formazione tecnica del vasto mondo Laverda, seguendo le pubblicazioni legate alle macchine, gestendo l’ufficio

garanzia e facendosi carico anche di tutto il “marketing operativo”, vale a dire supportando l’organizzazione di manifestazioni e fiere. Al Service vi sono dunque i massimi esperti del funzionamento di mietitrebbie & C. “Qui lavora tutta gente che ha girato l’intero mondo – spiega Dal Santo – che ha visto e fatto operare le nostre macchine in qualsiasi tipo di situazione climatica e di terreno, su qualsiasi tipo di prodotto agricolo, e che quindi ha una preparazione meccanica e agronomica non solo teorica ma fatta sul campo in lunghi anni di applicazione. È gente che non ha alcuna difficoltà a confrontarsi per avere il massimo dalle macchine Laverda, perché il cliente vuole concretezze, non chiacchiere, e questi specialisti passano l’estate sui campi, mentre d’inverno tengono i corsi e preparano il materiale tecnico”. Il segreto sta nell’essere spesso in campo, a contatto con la rete vendita e gli imprenditori agricoli. “Io stesso, quando posso, sono fuori, vado a trovare i concessionari per andare insieme a loro a

vedere le macchine e i clienti – dice Dal Santo -, a recepire i suggerimenti da trasferire al marketing e all’ufficio tecnico. Questo è un mondo nel quale non si è mai finito di imparare”. Un settore strategico del Service Laverda è la cospicua attività formativa che si sviluppa ogni anno, durante i mesi invernali, soprattutto nella sede di Breganze ma anche con meeting decentrati o nelle sedi aziendali estere. Un’attività che continua oggi, nel moderno stabilimento di Breganze, la tradizione della “scuola” del Centro addestra-

Il Centro Addestramento Tecnico Laverda alla fine degli anni Sessanta.

Pietro Dal Santo manager “Service”

La squadra del Service Laverda.


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11 mento tecnico Laverda, in pieno centro del paese, avviata negli anni Sessanta dall’azienda con un’annessa foresteria a conduzione molto “familiare” per ospitare i corsisti che anche allora arrivavano incessantemente e da ogni parte del mondo. “Da fine novembre ad aprile ferve l’attività dei corsi – racconta Pietro Dal Santo -, noi praticamente spediamo inviti in tutto il mondo per portare qui gli operatori e far loro capire le macchine Laverda. I corsi, sostanzialmente, sono di due tipi: di base, per introdurre con un taglio generalista alla tecnologia e alla meccanica dei prodotti Laverda, e di aggiornamento, mirati ai tecnici dei concessionari e delle filiali che già sono passati di qua e che hanno l’esigenza di tenersi al passo con i tempi conoscendo le nuove macchine e le nuove soluzioni tecnologiche messe a punto da Laverda. Solitamente il nostro lavoro formativo si rivolge alle strutture, appunto, dei concessionari, delle filiali, degli importatori, che poi a loro volta riversano le informazioni o ai loro clienti o alle loro reti vendita. Il rapporto con le nostre filiali straniere è costante, praticamente io mi sento quasi quotidianamente con i colleghi che fanno il mio stesso lavoro nelle unità Laverda all’estero, da Jordi Roura a Barcellona (Spagna) a Remi Hugueny a Saint Dizier (Francia), a Hans Besenthal a Morfelden (Germania). Questo rapporto continuo è fondamentale, consiste in un’attività intensa di informazione reciproca. Ci scambiamo tutte le notizie sulle macchine che arrivano dai rispettivi mercati, e questo serve per capire cosa chiede la clientela e quali possano essere gli accorgimenti tecnici nuovi da prendere”. Durante l’inverno almeno 300 persone passano per Breganze, in arrivo dall’Italia e dal mondo. I formatori Laverda tengono corsi in qualsiasi lingua, perfino in rumeno, e il rapporto con gli ospiti va anche oltre il fatto professionale. Spesso, spiega Dal Santo, sono nate robuste amicizie, ci si scrive, ci si incontra ad anni di distanza con emozione

per il rapporto umano che si è costruito. E durante la permanenza a Breganze, gli ospiti sono accolti al centro addestramento come in una famiglia. “C’è un clima particolare, si fa di tutto perché il loro soggiorno qui sia interessante per loro. Di recente abbiamo avuto un gruppo di russi per tre settimane, e nel week-end il nostro personale li accompagnava a Venezia, a Verona, sul Garda, a scoprire il Veneto. Tra l’altro approfondire l’intesa interpersonale serve anche nel lavoro, perché i corsi seguono generalmente due vie: si trasferiscono sì informazioni, ma se ne ricevono anche. Ognuno parla delle sue esperienze specifiche, un buon clima di relazioni favorisce questo scambio che arricchisce tutti”. Da quando a Breganze è iniziato, due anni fa, il rilancio del marchio Laverda, l’attività formativa si è intensificata. La costruzione della rete di concessionari Laverda richiede infatti uno sforzo sempre maggiore nella formazione, perché molti sono nuovi e abbisognano di una particolare attività di sostegno. Il personale del Service durante l’inverno ha perciò sviluppato un lavoro notevole. “Il team del Service è preparato a qualsiasi ritmo di lavoro – dice Dal Santo -. Nel nostro settore trovare persone che sappiano dedicarsi all’assistenza è difficilissimo perché, oltre alla competenza e alla professionalità, deve esserci una grande disponibilità. Durante la campagna di raccolta non ci sono feste, non puoi mancare mai. Per operare nel Service occorre avere una grande passione, altrimenti si cambia mestiere. A volte si deve fare qualche sacrificio, ad esempio non è facile spostarsi in Russia per due mesi, durante la campagna di raccolta. Girare il mondo significa a volte affrontare luoghi, ambienti e condizioni climatiche non facili, c’è bisogno quindi di una buona capacità di adattamento. Il personale che opera nel Service viene da una selezione molto forte, con un’elevata preparazione tecnica e un notevole bagaglio umano”.

I PROFESSIONISTI DELL’ASSISTENZA La squadra del Service Laverda vede nel ruolo di coordinatore Pietro Dal Santo. Gianfranco Dal Santo e Fabrizio Brazzale operano nel supporto prodotto, specializzato il primo nelle mietitrebbie e il secondo nelle rotopresse e big baler. Albino Bertacco si occupa di training e supporto prodotto, mentre a Novello Flaviano compete tutta la gestione delle garanzie. Luigi Bologna e Ana Garcia curano le pubblicazioni tecniche. La squadra dei tecnici: Remigio Conzato, Giorgio Fontana, Gianluca Leonardi, Valter Lovison, Silvio Poli, Gaetano Re, Valter Valente, Renato Valle. Addetti al marketing operativo: Amedeo Cigersa e Gieffri Fontana.


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Gli eventi

a cura di Angelo Benedetti

E le “rosse” s’incontrano a Maranello Ferrari apre le porte a Laverda: nel tempio dell’italian style presentata la M306 Non capita a tutti di essere ricevuti per un’intera giornata in Ferrari. A Laverda spa, invece, è successo. Lunedì 17 febbraio, su invito di Laverda, alcuni importanti contoterzisti del nord e centro Italia, insieme ai concessionari Laverda di zona, sono stati ricevuti a Maranello nel tempio della tecnologia e dell’italian style per eccellenza: Ferrari. Un evento davvero emozionante ed esclusivo. Un onore che Ferrari concede solo a pochi. Si sono così incontrate due industrie italiane che si esprimono ai massimi livelli di tecnologia e know-how, senza rinunciare all’estetica, anzi coniugando la bellezza del design a quanto le necessità d’uso impongono. Dunque non il bello per il bello, ma il bello in funzione del fine. Ricerca tecnologica ed estetica: ecco due elementi che accomunano la filosofia produttiva di Ferrari e di Laverda. Il parallelo corre fra la M 306, nuova ammiraglia Laverda, e la F2003, ultima nata della casa di Maranello, presentata appena una settimana fa al mondo. L’estetica non gioca un ruolo secondario per la M 306, ove al design dalle linee morbide e rotonde corrisponde la ricerca per una manutenzione agevole, come appare evidente osservando gli amplissimi portelloni laterali, completamente apribili. Anche la silenziosa cabina Commodore, dal profilo bombato e dalle grandi superfici vetrate, è bellissima e molto funzionale, dato che consente all’operatore visibilità a 360° sulla macchina e sul campo. Non solo. L’ambiente interno consente un comfort da berlina di gran classe, con il sedile a sospensione pneumatica e la leva multifunzione per i comandi principali integrata nel bracciolo del sedile. A disposizione dell’operatore, fra l’altro, un frigorifero portatile a scomparsa sotto il sedile passeggero, e per gli amanti della musica è prevista anche la possibilità di montare un impianto radio e lettore Cd, oltre ad una

telecamera con display a colori per vedere come la M 306 sta lavorando. E per quanto riguarda la resa sul campo, la M 306 non teme rivali. Il sistema GSA consente un adeguamento trasversale automatico della piattaforma di taglio al terreno per una raccolta di prodotto uniforme, e il PFR garantisce un’alimentazione del prodotto costante. Una tecnologia avanzata dunque, per un aumento della produttività. A Maranello, esposta nel grande piazzale di fronte all’entrata al museo storico delle “rosse” di Maranello, la Galleria Ferrari, la Laverda M306, nuova ammiraglia delle “rosse” del Nordest, ha riscosso molti consensi. Operatori e concessionari convenuti nella cittadina emiliana per il meeting di Laverda l’hanno a lungo osservata e accarezzata, hanno provato l’emozione di entrare nella nuova cabina, hanno chiesto informazioni ai tecnici e agli esperti di Laverda sulle novità tecniche e tecnologiche della macchina. La giornata di Maranello ha fatto capire agli intervenuti come gli elementi che rendono Ferrari oggi l’emblema assoluto del successo nel mondo siano molti. E come alcuni di questi facciano parte anche del Dna di Laverda, leader in Italia nel settore della macchine

di raccolta e oggi nuovamente alla riscossa anche sui mercati internazionali. Questi elementi sono: • una “mission” molto chiara: la soddisfazione del cliente; • un forte radicamento nel territorio: l’appeal del marchio in Italia; • un design e uno stile inconfondibili: la conseguenza di una tecnologia eccellente; • una tradizione importante alle spalle: la storicità; • un dinamismo fuori dal comune: la capacità di affrontare le scelte con grande determinazione; • una forte propensione al lavoro in team: l’orientamento a condividere e ad ascoltare. Simonetta Lambrocco

Sopra, foto di gruppo con la M 306 davanti alla Galleria Ferrari. Sotto, l’incontro all’Auditorium di Maranello. Nell’altra pagina: i ringraziamenti ad Antonio Ghini dopo il suo intervento; la Ferrari della prima vittoria in un GP guidata da Fangio; una serie di flash sulla giornata.


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13 Il manager del Cavallino agli ospiti Laverda: “Le F1 e i mezzi agricoli? Entrambi monoposto!” Accoglie i partecipanti al meeting Laverda di Maranello nell’auditorium Enzo Ferrari, Antonio Ghini, responsabile della comunicazione del Cavallino Rampante. L’incontro con il manager della Ferrari più esperto nei rapporti con il mondo esterno è

intenso, c’è molta attenzione tra il pubblico. Sul grande schermo sfilano le emozioni di un filmato Ferrari, una sintesi di flash e di rumori di fondo - dominante il rombo delle rosse di F1 - che si sovrappongono e lasciano nella mente il senso di un messaggio fatto di diversi input: la storia, la velocità, la passione, la fatica, le vittorie (dalla prima di Fangio all’ultimo Schumi), la determinazione del fondatore, l’entusiasmo e il dolore, anche, quando passa il volto dell’indimenticato Gilles. Antonio Ghini saluta il pubblico di Laverda, una grande azienda con 130 anni di storia, scherza sul legame tra le auto da corsa e le macchine per l’agricoltura perché in entrambi si respira “aria da monoposto”, si sorprende nel sapere che anche tra mietitrebbie vengano organizzate gare in campo. Poi passa a spiegare i perché del mito Ferrari, ancorato ad alcuni

punti fermi: il rispetto totale della tradizione e della storia aziendale, uno stile comportamentale inconfondibile e senza cedimenti, la dedizione dei suoi uomini. L’immagine Ferrari nasce dalle scelte di patron Enzo, fin dai particolari più piccoli ma più significativi: “Il Cavallino fu ripreso da quello dell’aereo di Francesco Baracca, fu un omaggio dei genitori dell’aviatore a Enzo Ferrari, mentre il fondo giallo deriva dai colori di Modena, la città in cui Enzo avviò la sua avventura imprenditoriale con le auto e le corse. Lo scudetto triangolare, con la sigla SF (Scuderia Ferrari), fu poi affiancato da quello rettangolare, ideato per contraddistinguere le auto sportive prodotte. Ma i due simboli, come sapete, campeggiano entrambi sui nostri bolidi di F1”. L’altra identità mai rinnegata di Ferrari è il colore rosso: fin dall’inizio fu il colore nazionale delle auto da competizione italiane, per Ferrari come per Alfa o Maserati, così come per gli inglesi era il verde e per i francesi il blu. Ma se gli altri via via li abbandonarono, magari cedendo alle esigenze degli sponsor, la Casa di Maranello ne fece un proprio segno distintivo, da affermare per sempre prima di qualsiasi altro. E poi le scelte irrinunciabili destinate a creare un’immagine radicata nel pubblico: mai fatto auto piccole, mai fatto pubblicità “perché una cosa che si sogna non va pubblicizzata, è più forte il richiamo del desiderio”, mai subalternità verso il mondo dell’informazione con cui il rapporto dev’essere di reciproco rispetto e perfino, se occorre, conflittuale. Quanto allo stile Ferrari, cioè fedeltà rigorosa alle programmazioni aziendale, Ghini esemplifica con una battuta: “Facciamo auto a numeri limitati e prezzi qualificati, mai più di 4 mila esemplari l’anno e con listini mai sotto i 125 mila euro”. Antonio Ghini riceve sorridendo in regalo il modellino di una rossa mietitrebbia Laverda 2350 LX, ricorda che anche Enzo Ferrari scelse il legame con la campagna, quando trasferì la sua giovane azienda da Modena alla periferica e allora agricola Maranello, dove aveva acquistato un po’ di terra. E aggiunge che uno dei segreti del successo del Cavallino è sempre stata, ed è, la speditezza delle decisioni, l’abilità della Casa di Maranello nell’essere flessibile e duttile, da Enzo Ferrari a Montezemolo. “I colossi tedeschi ci chiedevano: ma come fate voi campagnoli a vincere? La risposta era: perché siamo piccoli e agili”.


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L’ album 14 La M 120, un successo italiano a Parigi Al SIMA del 1964 il premio più prestigioso all’innovazione Laverda L’anno 1956 aveva segnato l’ingresso della Ditta Pietro Laverda nella stretta cerchia delle aziende mondiali produttrici di mietitrebbie. La M 60 e le successive M 90 e M 75 erano state favorevolmente accolte dai mercati europei tanto che il vecchio stabilimento era stato affiancato da una nuova sezione di montaggio con 25.000 mq. coperti. Ma l’agricoltura italiana e mondiale viveva un periodo di vertiginosa trasformazione e le esigenze delle aziende agricole aumentavano di anno in anno, costringendo i costruttori ad un continuo sforzo di aggiornamento. Così anche a Breganze, già dal 1961, si era iniziato a pensare ad una mietitrebbia di maggiori dimensioni e di prestazioni nettamente superiori. Nelle intenzioni dei progettisti doveva essere una macchina innovativa, capace di confrontarsi con l’agguerrita concorrenza dei colossi tedeschi e americani. Per la prima volta entrò in scena anche in Laverda il design industriale, affidato ad un grande studio italiano che diede alla nuova macchina un’impronta avveniristica, del tutto originale rispetto a quanto proponeva il mercato. Nacque così, alla fine del 1963, dopo lunghi collaudi, la M 120, modello che segnò in modo profondo la storia tecnica e commerciale della Laverda. Così ne parlava, in una pubblica presentazione, l’ing. Luigi Grandinetti, per due decenni direttore generale dello stabilimento di Breganze: “Macchina di eccezionale produzione, sorprende e stupisce gli agricoltori e gli esperti per l’eccellente pulizia, la qualità del prodotto e le perdite trascurabili: caratteristiche per la prima volta riunite in una così grande mietitrebbia. E’ il giusto riconoscimento a duri ed intensi mesi di lavoro. I risultati degli esperimenti sono stati superiori alle aspettative degli stessi progettisti: i consensi sono stati così unanimi che già se ne parla ovunque, tanto da impegnare fortemente l’azienda per soddisfare le richieste che piovono incessanti dall’Italia e dall’estero. E’ una tappa che lascerà un altro segno impor-

tante nella storia della Laverda, nell’anno in cui 90 anni di esperienza dei problemi agricoli, 90 anni di travaglio tecnico per risolvere i più importanti problemi della meccanizzazione agricola si concludono nella migliore e più impegnativa realizzazione”. Nel 1964 la M 120 entrò in linea di montaggio e gli auspici di Grandinetti e dei fratelli Laverda si avverarono: la nuova macchina fu subito un grande successo. Presentata alla Fiera di Verona e in contemporanea al salone Sima di Parigi raccolse commenti entusiasti e, ciliegina sulla torta, l’ambito riconoscimento della Medaglia d’Oro al salone parigino. Dopo soli due anni uscì, festeggiata da titolari e maestranze, la millesima macchina e, nel 1971, venne raggiunto il traguardo dei 5.000 esemplari. Al termine della carriera produttiva, nel 1974, saranno ben 7.277 le M 120 prodotte nelle varie versioni e collocate sui principali mercati mondiali. Ma vediamo le caratteristiche tecniche fondamentali di questa macchina: struttura portante con i vari gruppi smontabili, battitore da 1.200 mm. con variatore a doppia cinghia, motore Perkins da 104 CV DIN, cambio a 3 velocità, freni a disco

all’uscita del cambio, trasmissione con variatore a due cinghie e frizione monodisco a secco, 4 scuotipaglia, gruppo pulitura con ventilatore a 6 pale comandato con variatore, vagli molto ampi e seconda ventilazione a richiesta, barra di taglio da m. 3,10 fino a m. 6, posto di guida centrale con servosterzo e numerosi comandi serviti idraulicamente. Insomma una macchina realmente innovativa, robusta e maneggevole, con un aspetto esteriore di grande compattezza e semplicità che si differenziava nettamente dalle concorrenti e che determinò quel “family feeling” caratteristico della produzione Laverda per oltre un ventennio. La diffusione della macchina in molti paesi del mondo e nelle più diverse condizioni di lavoro su ogni tipo di raccolto ne evidenziò le grandi doti di robustezza e affidabilità, un patrimonio di conoscenze che si sarebbe riversato in modo estremamente positivo sulla successiva produzione Laverda. Dai campi della pianura padana alle risaie di Cuba, dalle dolci colline francesi alle polverose distese della Turchia e del nord Africa, queste macchine si dimostrarono veramente indistruttibili.


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15 E quello che stupisce è il vedere ancor oggi, a oltre trent’anni dalla produzione, esemplari di M 120 ancora al lavoro in molte campagne a testimonianza della validità di un progetto industriale tutto italiano. Piergiorgio Laverda

Una coppia di M 120 al lavoro in risaia. (Foto Archivio Storico “Pietro Laverda”).

A fianco: è il 23 febbraio 1971 e si festeggia l’uscita dalle linee di montaggio della 5000a M 120. In piedi sulla macchina Pietro Laverda Jr e accanto alla scaletta Giorgio Laverda. Sotto, due curiose immagini dall’Archivio Laverda: a sinistra l’indimenticato campione di Formula 1 degli anni Sessanta Jim Clarke su una M 120 nella sua fattoria; a destra, in Olanda si va anche a nozze con la M 120. (Foto Archivio Storico “Pietro Laverda”).


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La storia, le storie

Il buon formaggio inizia dal foraggio Come le modalità di taglio e conservazione influiscono sul popolare prodotto da tavola Antico quasi quanto l’uomo, il formaggio è tra gli alimenti che possono vantare curricula straordinari. Basti pensare ai grandi formaggi Dop di oggi di cui abbiamo notizie storiche: famosi prodotti caseari austriaci, tedeschi, belgi, greci, soprattutto francesi e italiani, vantano origini collocabili con precisione tanti secoli addietro. Ovviamente sta nel latte il segreto principale dei formaggi: quello destinato alla trasformazione casearia deve provenire da animali sani ed essere esente da sostanze antifermentative (residui di antibiotici e disinfettanti) che possano bloccare la moltiplicazione dei batteri lattici lasciando spazio ad altri microrganismi indesiderati. Ma con la produzione a livello industriale dei formaggi il controllo parte a monte, da quel che nutre le mucche. Fa parte dell’immagine del prodotto la simbiosi vacca-pascolo, ma altrettanta importanza ha acquisito nel tempo l’alimentazione in stalla, con foraggi secchi ed insilati capaci di dare apporti nutritivi equilibrati e, soprattutto, di garantire una continuità nelle caratteristiche degli “ingredienti” che si riverberano in quelle delle forme che arrivano ai consumatori. L’attenzione al foraggio secco è sempre più viva nella ricerca scientifica nel mondo: in Thailandia, ad esempio, un gruppo di ricerca tenta di ottenere un foraggio capace di vaccinare il bestiame contro malattie che nuocciono agli equilibri dell’economia zootecnica. Il foraggio secco deve garantire una produzione altrettanto buona, se non migliore, di quella “en plein air”. Nel caso della Fontina della Val d’Aosta, formaggio di cui c’è notizia fin dal 1200, il segreto sta nelle caratteristiche di aroma, sapore, contenuto proteico e vitaminico provenienti dall’erba e dai fiori di montagna che entrano nell’alimentazione delle mucche, nel loro latte e, di conseguenza, nella Fontina, prodotta con latte intero non pastorizzato di bovine di razza valdostana. Le quali sono alimentate prevalentemente con foraggio verde nel periodo estivo, ma con fieno locale nel resto dell’anno, selezionato e conservato per garantire lo stesso mix di specie vegetali che brucano d’estate. Altro formaggio di grandissima popolarità, l’Asiago, che prende il nome dall’Altopiano suo luogo di origine, caratterizzato da terreni fertili e ricchi di ottimo foraggio e da una secolare arte casearia, oggi ha una zona di produzione che si estende in quattro province: l’intero territorio di Vicenza e Trento e parte di quelli di Padova e di Treviso. Per produrre in quantità industriali, tutto l’anno, l’Asiago d’allevo (prodotto con latte

scremato e stagionato con mille cure) e l’Asiago pressato (più dolce, ottenuto da latte intero, con tempi di maturazione molto brevi, sui 2040 giorni) certamente sono importanti l’alpeggio e il pascolo in pianura, ma fondamentali sono anche l’integrazione alimentare e l’alimentazione delle vacche in stalla per i lunghi periodi freddi dell’anno. Con foraggio secco che assicura alle due preziose tipologie di Asiago di essere se stesse tutto l’anno. L’immagine dell’erbetta verde brucata da simpatiche vacche sui prati è quindi certamente molto suggestiva. Ma oggi per un grandissimo numero di formaggi la qualità è assicurata dal controllo ferreo dell’alimentazione, che si ottiene soprattutto attraverso le caratteristiche e la qualità del foraggio secco. Senza contare che i produttori di diversi prodotti caseari, proprio per la necessità di una verifica puntuale degli alimenti assunti dalle loro bestie, si affidano esclusivamente al foraggio secco, tagliato, imballato, conservato a regola d’arte per dare al latte i principi nutritivi migliori e le caratteristiche di sapore desiderate. “Ad esempio le vacche che danno il latte per il famosissimo Parmigiano - spiega Gianni Fontana, product manager di Laverda - vengono alimentate esclusivamente con il secco, per evitare fermentazioni e acidità nel prodotto”. Ma la qualità del foraggio “da stalla” da che cosa dipende? Anche e soprattutto da come lo si taglia e si imballa, ci spiega Fontana. Sbagliatissimo sarebbe infatti credere che queste fasi siano ininfluenti sul futuro del fieno messo in dispensa. Oltre alla sapienza dell’agricoltore (ad esempio: tagliare il foraggio né troppo giovane né troppo vecchio, per fare il miglior carico di vitamine; farlo al mattino ma non troppo presto, in modo che sia già abbastanza asciutto, onde evitare fermentazioni precoci), conta molto anche la precisione della macchina: bisogna usare falciatrici in cui si possa effettuare una regolazione adeguata del carico al suolo, per evitare di tagliare troppo alla base rischiando di infestare il prodotto con la terra, oppure di tarpare le radici, rovinando quindi il pascolo. Serve dunque l’esperienza, ma serve molto anche la tecnologia che nasce proprio sulla scorta dell’esperienza. “Le falciatrici Laverda sono fatte per l’agricoltore che intende tenere sotto controllo ogni singola fase della raccolta - aggiunge Fontana -: molto delicata è anche il condizionamento del prodotto, con condizionatori a rulli o flagelli impostati in modalità più o meno aggressiva a seconda del tipo di raccolto da preparare per l’essiccazione, così da agevolare al meglio l’evaporazione del contenuto acquoso”. Altro passaggio fondamentale nelle rotopresse, dove la tipologia di imballaggio è strettamente connessa alle caratteristiche che si intendono ottenere. Balle a cuore tenero o duro (quest’ultimo ad esempio va forte nella zona del Parmigiano, dove numerosissimi sorgono gli essiccatoi per conservare le balle, che vengono preferite a cuore duro, fatte con rotopresse a camera fissa), a seconda del prodotto e delle sue condizioni al momento del taglio e a seconda della quantità di aerazione che si vuole garantire al foraggio “confezionato”. “Laverda ha una vasta gamma di rotopresse a camera fissa e non. Una soluzione polivalente è offerta dalle Laverda con camera a geometria variabile - dice Gianni Fontana - che danno la possibilità di decidere la modalità di imballaggio del raccolto, in base al prodotto ma anche alla situazione dell’umidità. Permettono di fare ogni volta la scelta ideale legata all’esigenza del momento”.

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