La Pulce nell'Orecchio - numero 28 (settembre 2012)

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SETTEMBRE 2012

n.28

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POLITICA

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Alessandria è scaricata da tutti. Asti mugugna e Acqui guarda alle Langhe

Nessuno vuole rischiare di contribuire a pagare i debiti del capoluogo in dissesto.

Giordano Panaro

La soluzione sbrigativa di accorparsi ad Alessandria non piace alla Presidente Maria Teresa Armosino che insegna ai politici mandrogni come non far fallire un ente pubblico.

Enolandia, Provincia del Vino, provincia Unesco. Tutto tranne Provincia di Alessandria. Sarà perché il capoluogo è messo malissimo, o per l’atavica rivalità tra “cugini”, ma in questo momento storico nessuno vorrebbe avere a che fare con i mandrogni. Men che meno chi è costretto, per un colpo di spugna, a dover rinunciare alla propria autonomia. Così la Provincia di Asti, che spera di poter cambiare le carte in tavola e sogna una provincia allargata, che tocchi il Roero ed Alba, fino all’Alto Monferrato di Acqui Terme. Ma è Maria Tersa Armosino, deputata del PdL ma soprattutto Presidente della Provincia di Asti a spegnere gli entusiasmi con la pragmaticità che certi amministratori se la sognano. La legge, seppur giudicata incostituzionale e vaga, non prevede nuove “formazioni” territoriali: sarà tutta provincia di Alessandria. Su come organizzarsi in seguito per l’erogazione dei servizi contingenti pende un grande punto interrogativo, però. Al limite si potranno far pressioni per cambiare la legge o, in seguito, cercare il modo per modellare i confini interni del Piemonte. “Sempre che le province non muoiano prima, di morte naturale. Sembrano queste le intenzioni del Governo”, avverte l’Armosino, molto critica sui tagli agli enti pubblici (“Dovremmo variare il bilancio corrente, e fare i salti mortali per garantire i servizi”), dopo tutti i sacrifici che gli amministratori astigiani hanno fatto per non creare “buchi” e debiti. Per una volta d’accordo anche il sindaco di Asti (“non ci sarà alcun risparmio”), Fabrizio Brignolo che alla Pulce dice: “Il metodo usato per il taglio delle province non è condivisibile perché calato dall’alto sulla base di parametri aritmetici che non tengono conto della realtà del territorio. Rischia di essere contropro-

Fabbio, Filippi, e l’incompetenza di (certi) amministratori improvvisati ducente anche sotto il profilo della volontà di risparmio economico, poiché si verificheranno sicuramente diseconomie di gestione che supereranno i modesti risparmi di Maria Teresa Armosino spesa”. Presidente della Provincia di Asti All’idea della Provincia del Vino ci “Fabbio? pensa anche ill Impossibile sindaco di AcIl consigliere comuin questi anni non ha dato grande che abbia qui Terme, Ennale della Città del prova di essere un punto di rifecreato in rico Bertero, Palio, Marcello Coprimento. Inoltre la nostra banca 5 anni un che ci risponpo è molto legato compra, mentre la vostra (si) vende: così “Perché al nostro capoluogo de”. Meglio il contrario, che Alesbuco da 100 no, parliamone”,, p perché qui ha studiasandria si accorpi con Asti, allora. milioni” aucon tutta la cauto e qui ha molti amici. La Armosino spiega in poche paa del tela diplomatica Diplo Diplomaticamente per lui role tutta questa fretta: “Hanno caso. “Noi acquesi abbianon ci sarebbero problemi al sacrificato l’ente più debole. Como preso il peggio da entrambi, matrimonio di convenienza, ma muni e Regioni hanno corporaziodai montanari e dai mandrogni di la frecciatina la tira: “Alessandria ni (leggi lobby di potere) molto più pianura”, scherza, cercando di rimanere equilibrato. Ma poi si sbilancia facendo capire che la tradizione pende verso l’astigiano. E che non vuol perdere quei 30 milioni di investimenti privati per le Regie Terme, magari fagocitati da un ente indebitato o poco interessato alla “lontana” terra degli Sgaientò. Il punto è proprio questo: Alessandria, la grande città piemontese, ha perso tutto: fascino, appeal, investimenti e interessi. Tutti, se possono, si tengono alla larga.

influenti. Avrei tolto gli enti intermedi dei vari consorzi, prima”. Alla Camera votò contro al “Salva Italia” e continua a preferire un cambiamento più ponderato e meno frettoloso della geografia nazionale, con accorpamenti più dettati dalle economie simili e dalle tradizioni culturali. “I tagli hanno colpito buoni e cattivi amministratori, senza distinzione di merito. Ingiusto”. Solo a Monti, alla fine, va bene la Alessandria-Asti. Se non ci fossero stati ulteriri tagli ai trasferimenti di fondi, la Provincia di Asti avrebbe chiuso il bilancio in positivo, dopo aver effettuato una spending review ante litteram, prima del Governo tecnico: “Risparmiati 2 milioni. Non ho staff, non ho sostituito i pensionati e ho fatto lavorare di più i dipendent; non ho spese di rappresentanza, non costo alla Provincia perché sono già parlamentare. Abiamo ridotto le auto, unificato acquisti”, spiega dando una lezione di buona gestione della cosa pubblica. L’on. Armosino ripete: “Basta improvvisazioni, per amministrare un ente pubblico ci vogliono competenze elevate. Si rischia, anche in buona fede”. Ultima battuta, sull’ex sindaco Piercarlo Fabbio: “Mi baso su quello che ho letto, ma nessuno riesce a creare in 5 anni un buco da 100 milioni. Impossibile. Più che mala gestio, semmai c’è stata una sottovalutazione delle situazioni. Mai fare i conti senza copertura finanziaria, affidandosi ad entrate future. Non si può più fare”.

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