Marzo 2017 - La Piazza Rimini

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Monte Cerignone - Tel. 0541.978524

ANNO 21 N.3 Euro 1,50

Mensile di politica, economia, cultura, sport e costume della provincia di Rimini

Monte Cerignone - Tel. 0541.978524

REDAZIONE: PIAZZA GRAMSCI, 34 - 47843 MISANO ADRIATICO (Rimini) - TEL. 0541.611070 www.lapiazzarimini.it - lapiazzarimini@libero.it

Tosi: l’autogol. Iniziato il mercimonio delle alleanze

Vitali: “Quando la politica è debole, arriva la magistratura” RIMINI - 7-8 EDITORIALE

Intanto, sulla terra...

di Gabriele Paci - Ma a noi, che abbiamo tutti i giorni da combattere con la vita quotidiana e le sue inerenze, con lavoro e lavori o peggio ancora la loro mancanza, con mogli mariti fidanzate fidanzati o peggio ancora la loro mancanza e con figli e figlie o peggio ancora la loro mancanza o lontanza, con aspirazioni ed ideali o peggio ancora la loro mancanza o peggio ancor più ancora (ammesso che si possa dire) il loro abbandono o tradimento altrui o peggio ancor più ancora nostro, con la ‘Terza Guerra Mondiale a pezzetti’ di cui ci eravamo accorti da un pezzo non essendo la peggiore quella lontana ma quella a noi contigua, con qualche grande e piccolo dittatore in giro per il mondo e con un lucido ‘pazzo’ alla guida degli Stati Uniti che può fare da innesco a tutto il peggio che girava ma in qualche maniera era ‘contenuto’ dal sistema e ora sempre meno, a noi che dobbiamo pure preoccuparci per la crisi del Partito Democratico che in tutto questo contesto è come informare chi precipita dal trentaduesimo piano che gli hanno rigato la bicicletta, e poi per le diatribe sul ‘panem et circenses’ che per un cittadino normale è come essere informato che a pranzo forse non ci sarà il dolce mentre non c’è più neppure il pranzo, e tutto il resto

Continua a pagina 7

MARZO 2017

Tariffa Roc: “Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. D. L. 353/2003 (conv. in L. 27.2.2004n. 46) art. 1 com. 1 - DCB Rimini

RICCIONE - 14

Belluzzi: “Pd, quando si perde, si lascia”

Ghigi-Battazza: insulti, minacce, lettere anonime

CATTOLICA -26

MORCIANO - 40

Bagnini, aspettano la legge da 10 anni Lo Stato deve recepire la Bolkestein, la direttiva dell’Unione europea. Una categoria di privilegiati che crea benessere collettivo. Il ministro Costa li rassicura

LA CULTURA

MADE IN ITALY

IN ITALY 30 MADE aprile. Primarie del Pd. Candidati pronti al confronto

di Francesco Toti

Gradara, protagonista del V Canto dell’Inferno

- Le spiagge costano al bagnino d’affitto: 1 euro e 27 centesimi (1,27) al metro quadrato. Mediamente, il canone è di circa mille euro l’anno. I chioschi invece, tra lo spazio coperto e quello scoperto, hanno una tariffa al metro quadrato di poco meno A pagina 3

Breve massima di saggeza “I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo ma si tratta di trasformarlo” Karl Marx (economista)

Dante, il Romagnuolo

Cecco - Enrico Baj 2017 MISANO ADRIATICO

Giannini ‘Manutenzioni, viabilità, Psc...’ FOCUS

Condomini Pergolato in terrazza: che fare?

VALCONCA

San Clemente Pro Loco, nuovo direttivo Premio Villa, si parte San Giovanni Bilancio, guarda al sociale Coriano 2.Monte Tauro, la gioia Mondaino Capitale della ceramica Saludecio ‘Ci manca il nostro parroco’ Coriano Monte Tauro, la comunità

- Personaggi e luoghi delle province di Rimini e Pesaro della Divina Commedia raccontati, mese dopo mese, da Glauco Selva, da più di 20 anni appassionato studioso di Dante. Pagina 17


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INCHIESTA

Marzo 2017

Niente bando, mauna gara ad evidenza pubblica. Salvaguardati professionalità e investimenti

Bagnini, aspettano la legge da 10 anni Bagnini raassicurati sullo storico e il valore commerciale acquisito. Revisione dei canoni

Andrea Gnassi, sindaco di Rimini

La spiaggia della provincia di Rimini, con sullo sfondo il promontorio di Gabicce Mare

L’INCHIESTA di 2 euro. Mediamente versano alle casse dello Stato (che poi saremmo noi cittadini) un altro migliaio di euro l’anno. Sfagiolati questi sacrosanti numeri, ne vanno aggiunti altri che fanno lievitare le gestioni. Ad esempio, al bagnino viene accollato le spese del salvataggio, una tariffa della nettezza urbana abbastanza alta, se non altissima (una media di 8mila euro l’anno). Forse il chioschista è un po’ più fortunato: non ha il bagnino sulle spalle... Insomma, non è proprio oro quello che luccica, ma i canoni sono davvero irrisori e da far indignare ed arrossire. Se gli italiani sono contrariati per i privilegi dei bagnini; i bagnini, giustamente, sono inferociti perché da 10 anni (anni 10) aspettano che il governo italico legiferi tenendo conto della Bolkenstein, la direttiva comunitaria che dovrebbe mettere ordine ai servizi pubblici. Sul futuro delle concessioni italiane, l’onorevole Sergio Pizzolante ha organizzato un incontro con la categoria lo scorso 13

Giornale d’informazione fondato nel 1997 Direttore responsabile Giovanni Cioria

RIMINESE- CONCESSIONI SPIAGGE - ENTRATE 2015 Città

Zone n.

Canone

Addizionale regionale

Bellaria Igea Marina Cattolica Misano Adriatico Riccione Rimini

144 90 84 200 540

322.400 217.000 263.500 325.500 505.300

16.120 10.850 13.175 16.275 25.265

TOTALE

958

1.533.700

81.685

febbraio a Rimini. Grande invitato: il ministro Enrico Costa; in carica da poco più di un anno, è già stato 3 volte a Rimini. Ha detto: “Il tema è complesso perché interessa tante competenze; il lavoro fatto in passato è risultato prezioso, ma ha determinato la situazione difficile che ci siamo trovati. C’è un provvedimento della Corte di giustizia europea che non si può eludere [bloccato la proroga concessioni fino al 2020, ndr]. Abbiamo lavorato sulle linee guida con principi condivisi. Tra la sentenza della Corte e la revisione organica c’era da mettere in salvaguardia la gestione. Il nostro obiettivo è più qualità e efficienza, sviluppo turistico, professionalità, dare certezza agli operatori, certezze sull’interpre-

Edizioni la Piazza Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico Redazione Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico tel. 0541.611070

tazione, incentivare gli investimenti e canoni chiari. Nell’ambito di questi parametri, sono i principi ai quali affidarci. Il quadro garantisce un forte equilibrio; guarda avanti e in prospettiva. Si dà un riconoscimento al valore commerciale degli investimenti. Riteniamo tutto questo compatibile con la pronuncia della Corte di giustizia europea. L’equilibrio è il contrario della demagogia e dell’illusione”. “In un adeguato periodo transitorio si è chiamati a mettere

in asse tutto il sistema. Speriamo che il Parlamento possa approvare la legge in breve tempo. Con i decreti attuativi si vuole coinvolgere gli operatori del settore. Non verranno fatti nelle mura del mio ufficio. Sono qua con la volontà di ascoltare; mi si può chiedere tutto, ma non di abbandonare l’equilibrio”. Alla mattinata erano presenti anche il parlamentare riminese Tiziano Arlotti, l’assessore regionale al Turismo, Andrea Corsini e il sindaco di Rimini,

CHIOSCHI

SPIAGGE

QUASI 2 EURO

1,27 EURO

Abbonamenti e pubblicità - 0541.611070

Il ministro Enrico Costa: “Mi si può chiedere tutto, ma non di abbandonate l’equilibrio I decreti attuativi non verranno fatti nelle mura del mio ufficio. Sono qua con la volontà di ascoltare”

Andrea Gnassi. Tutti hanno sottolineato ai bagnini il valore della professionalità acquisita. Arlotti: “Credo che sia importante procedere dopo la sentenza della Corte di giustizia europea dello scorso 14 luglio; con la Legge delega si coinvolgono tutte le istituzioni: dallo Stato, ai Comuni, passando per le Regioni. Si terrà conto del valore delle imprese (ne abbiamo 30mila in Italia). Invece, i canoni demaniali vanno riformati; le risorse in più vanno investite sul territorio”. Corsini: “Per noi il turismo è una grande industria che ha bisogno di profonde innovazioni. Finalmente dopo anni di sterili discussioni, ci si va a dotare di una legge dentro le regole comunitarie. La Legge delega è il primo atto concreto per guardare con fiducia al futuro. Scrivere in quel testo del valore commerciale e della professionalità degli operatori è fondamentale. Sono linee guida con forte connotazione po-

Stampa La Pieve Poligrafica Editore Verucchio (Rimini) Pubblicità inferiore 45% Registrazione presso il Tribunale di Rimini N.° 13/'97 del 21 - 8 - 1997 Numero Roc: 10.364

Giornale in stampa il 7 marzo

Tiziano Arlotti

- Il canone del chiosco sul demanio pubblico ha due tariffe: il coperto e lo scoperto. La somma fa poco meno di 2 euro al metro quadrato.

- Il canone statale della spiaggia è di 1,27 euro al metro quadrato. Mediamente, in provincia di Rimini, una zona è grande mille metri quadrati.

Cesarino Romani

litica che vanno a dare certezza agli operatori. Sentire di leggi regionali con proroghe di 30 anni fa del male alla categoria. La delega prevede un ruolo fondamentale alle regioni. Nel testo sono previste alcune cose discrezionali: classificazioni degli arenili, numero massimo delle concessioni ad ogni singolo operatore. E’ necessario un periodo transitorio da concordare con la commissione europea. L’auspicio è che così ripartano gli investimenti”. Il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi: “Il lavoro fatto dai bagnini va protetto e custodito, tuttavia attenzione alla false promesse. C’è una fase di trattativa con l’Europa, ma se ogni regione la strumentalizza politicamente la vicenda diventa troppo logorante. E’ assurdo metterci 10 anni per dare certezze alle imprese del territorio. Il nostro turismo balneare ha bisogno di innovazione e investimenti. Vanno trovate forme premio a chi investe”. Cesarino Romani è bagnino in Cattolica da sempre, e per quasi 10 anni è stato assessore provinciale all’Ambiente. Argomenta controcorrente: “E’ normale che dopo 10 anni siamo ancora qua a parlare senza una legge? Se continuiamo così ci freghiamo da soli. L’Unione europea ha dato delle indicazioni, altro che passaggio automatico delle concessioni. La nostra spiaggia così strutturata, giusta o non giusta, è un’eccellenza mondiale presente solo in Romagna e Toscana. Mi chiedo come mai l’Italia non abbia provveduto in 5 anni; credo perché ci siano interessi ben più grandi delle nostre concessioni: i porti, le cave nei fiumi, case ed alberghi costruiti sul demanio. Sono i poteri forti che stanno bloccando la legge. Nessuno ha avuto il coraggio e la forza di farne una giusta. La politica rinvia di 5 anni; pensando che la patata bollente sarà poi di coloro i quali verranno. E’ così che si tutelano i cittadini? Addirittura ci sono delle regioni che hanno fatto ricorso alla commissione europea. Insomma, si è confuso tutto. Rispetto alla legge europea, bisogna capire qual è l’interesse dell’Italia e che cosa può difendere. E’ normale che la concessione, come richiesta da moltissimi bagnini, non può essere automatica, ma andare all’evidenza pubblica è un ottimo traguardo invece che concorrere sul prezzo con un bando. Sono il primo a dire che il costo della concessione è una distorsione”.


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Isabella Mancino, responsabile dell’Osservatorio sulle povertà della Caritas diocesana

- Se penso al giornale “la Piazza” la parola che associo immediatamente è “RELAZIONE”. È infatti un giornale molto diverso dagli altri, perché al primo posto viene messo l’uomo e in particolare l’aspetto relazionale dell’uomo: nel suo contesto territoriale, temporale, culturale e nel contatto con gli altri esseri umani. Non è cioè un giornale che punta a fare vendite attraverso slogan o notizie che fanno clamore, ma un giornale che mira al semplice e salutare raccontare. Parla e racconta di uomini e donne del nostro territorio, saluta con onorificenze coloro che sono andati a vivere in cielo, ricorda storie e leggende del passato per far sì che i racconti orali dei nonni non vadano dimenticati, ma racconta anche del nostro tempo, di come sta cambiando e di come sia il turismo, che l’economia e il sociale, stiano ogni giorno lottando per stare al passo col tempo per offrire risposte dignitose a ciascuno. Il mio contatto con questo giornale è avvenuto tramite il dottor Guglielmo Walter Martinese nel 2012, all’epoca volontario del mio ufficio in quanto economista e che qui ringrazio. Penso che già il fatto di essere entrata in contatto di un giornale attraverso una persona sia significativo, si parla cioè di calore umano, di incontri, strette di mano, sguardi e sorrisi. Nel corso degli anni ho poi conosciuto meglio Cecco e i suoi collaboratori, che sempre mi hanno coinvolta per riflessioni e analisi sui temi della povertà. L’ultimo nostro in-

3.

Parola chiave: relazione

- Quest’anno la Piazza

compie 20 anni. Mese dopo mese, per tutto l’anno, ospiteremo interventi e riflessioni di personaggi che hanno incrociato le nostre pagine. Isabella Mancino L’INTERVENTO Isabella Mancino* contro è stato nella sede di Radio Talpa il 27 dicembre 2015, per la presentazione del Rapporto sulle povertà 2014, che aveva come tema il problema dell’aumento dei senza dimora. Sono in Caritas diocesana dal 1° dicembre 2004, ho iniziato come volontaria in Servizio Civile, in quel periodo ero all’ultimo anno di università, studiavo, frequentavo corsi, facevo volontariato in Caritas, in parrocchia e d’estate la cameriera nei week end in un noto ristorante sul mare. Ero appena stata lasciata dal moroso per una delle mie migliori amiche e invece di distruggermi e lamentarmi, impiegavo la mia energia nello spendermi per gli altri; ed è proprio l’incontro con le persone che mi ha fatto rinascere, che mi ha fatto vedere il mondo con occhi

diversi. Nell’età dell’adolescenza odiavo Rimini, mi sembrava una città priva di valori, solo dedita al divertimento e al guadagno facile; grazie al Servizio Civile, ed in particolare al “Giro Nonni” (che consiste nel portare un pasto caldo agli anziani soli della città), ho scoperto la Rimini del volontariato, la Rimini che è capace di spendersi per gli altri, con il sole a 40° gradi o con la neve, 365 giorni l’anno. Ho così compreso il valore e la bellezza di spendersi per gli altri, per i poveri della mia città, senza dover andare in capo al mondo, ma stando qui, tra la mia gente! Al termine del Servizio Civile non ho più potuto fare a meno della Caritas, era nato in me un amore viscerale, in questa strut-

tura ho respirato il calore di una seconda famiglia, dove si litiga, si discute, ci si confronta, si fa la pace. Qui sono rimasta, qui ho poi conosciuto l’amore nel 2007, quell’amore che poi ho sposato nel 2013, un amore nato proprio attraverso il volontariato e il servizio ai poveri della nostra città. Non parlo mai della mia vita, ma in questo giornale mi sono sentita libera di esprimermi, per mettere in evidenza proprio la parola “RELAZIONE”. In questi 12 anni di Osservatorio, cioè di lettura delle povertà del territorio, mi sono resa conto di come la povertà sia sempre più caratterizzata da un’assenza di relazioni. Se nei primi anni del mio servizio incontravo con frequenza donne venute dall’est Europa per fare le badanti, oggi

sempre più alla Caritas si rivolgono italiani, uomini soli; incontro sia giovani che anziani che non riescono a trovare lavoro ad un passo dalla pensione, incontro sempre più riminesi… Ma incontro anche stranieri che sono in Italia da oltre vent’anni, che hanno costruito qui le proprie famiglie e ora si sentono sperduti e soli. Aumentano le persone senza dimora, abbandonate a loro stesse, che vengono cacciate via dalle colonie, nonostante siano vuote e prive di progetti. Incontro i profughi, scappati dalle guerre, dalle persecuzioni, che hanno visto morire i propri familiari davanti agli occhi e sono ancora spaventati ed hanno finito i percorsi di accoglienza, avuto i documenti, ma non sanno dove andare… è

una povertà che sta cambiando, una povertà che necessita di risposte variegate, di risposte date ad ogni singolo essere umano e non a delle “categorie”. Una povertà che ha sempre più bisogno di “RELAZIONE”, di rapporti veri e sinceri. Persone che hanno bisogno di essere guardate negli occhi da altre persone, di essere prese per mano per percorrere insieme un cammino di uscita da questa indifferenza. La povertà si può sconfiggere solo attraverso piccoli gesti nel quotidiano da parte di tutti, basta tenere gli occhi aperti, stare attenti a chi ci circonda, ma non stare attenti nel senso di diffidenza e paura, quanto piuttosto stare attenti ai bisogni dell’altro, che non sempre sono materiali, ma più spesso affettivi. Essere amici, ecco di cosa c’è bisogno in questo tempo, ecco cosa ci dicono le persone: “Sono rimasto solo! Nel momento in cui ho compiuto uno sbaglio, oppure nel momento in cui ho perso un lavoro, sono stato abbandonato!” Il male del nostro tempo è non saper stare fisicamente vicino a chi soffre, capaci tutti di mettere un “mi piace” di fronte alle sofferenze, ma difficile per molti alzarsi e venire allo scoperto, da dietro lo schermo, per incontrare gli occhi di quella persona; perché le lacrime fanno male, ma possono tramutarsi in sorgente d’acqua pura se incontrano davanti un terreno fertile che sappia farle rifiorire. *Responsabile Osservatorio sulle Povertà della Caritas Diocesana - Rimini



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Con il libro “L’ultimo rigore di Faruk”. Santarcangiolese per matrimonio dall’89 - A Gigi Riva è stato assegnato il Premio di miglior libro straniero (“Prix Etranger Sport et Littérature”) in Francia nel 2016 dall’Associazione degli scrittori sportivi (“Association des Ecrivains Sportifs”). Gli è stato consegnato dal ministro dello Sport a Parigi lo scorso 15 novembre. La prestigiosa associazione venne fondata nel 1931 dallo scrittore Tristan Bernard, mentre il premio è alla quarta edizione. Prima del santarcangiolese d’adozione

Riva, miglior romanzo straniero in Francia

CULTURA era stato attribuito a raffinati scrittori: il brasiliano Max De Carvalho, gli americani Daniel James Brown e Joyce Carol Oates (da 20 anni in odor di Nobel). Il libro è stato pubblicato prima in francese (“Le dernier pénalty”, Editions du Seuil, Parigi, 12 maggio 2016, poi in Italia da Sellerio, “L’ultimo rigore di Faruk”, Palermo, il 19 maggio dello stesso anno). Raccontato da buona parte della stampa italiana, in Francia è stato osannato. Testate di assoluto prestigio, gli hanno dedicato almeno una pagina: “Le Monde”, “L’Express”, “Lire”, “Le Figaro”, “Journal de Dimanche”. Per la semplicità, bellezza e sobrietà della

Gigi Riva La copertina del libro

scrittura, Riva è stato paragonato a Albert Camus, Eduardo Galeano, Mario Soldati. Insomma, inserito tra i grandissimi. Racconta il caporedattore centrale dell’”Espresso”: “La critica con me è stata davvero molto generosa; i paragoni sono imbarazzanti...”. L’inizio del romanzo storico è una pennellata che ti fa entrare in una mattinata di primavera avvolta bella luce: “C’è un episodio della nostra esistenza che ci perseguita no-

nostante noi”. “L’ultimo rigore di Faruk. Una storia di calcio e guerra”, è un affresco della miseria e della grandezza dell’umanità attraverso la disgregazione della Jugoslavia dopo la morte del dittatore Tito. Il mistero della storia, Riva, la intreccia con la figura di Faruk Hadzibegic, capitano dell’ultima nazionale jugoslava. Un modello di correttezza in campo, fuori un uomo profondo, l’idolo calcistico al quale cercava di rassomigliare era Giacinto Fac-

chetti: il regista della difesa, già capitano dell’Inter e della nazionale italiana. Scomparso prima del tempo, gli appassionati lo ricordano, Facchetti, come un signore in campo e nella vita. Torniamo al volume. Siamo ai mondiali di Italia ‘90, quella Jugoslavia ricca di talenti gioca i quarti di finale con l’Argentina, finalista perdente con la Germania. Faruk sbaglia il rigore. Se fosse entrato forse la storia della Jugoslavia avrebbe preso altre stra-

Racconta la dissoluzione della Jugoslavia attraverso il calcio. Lo sport come leva politica. Il principio un rigore sbagliato ad Italia ‘90 da un capitano galantuomo

de. Chissà. Le tifoserie fanno da propulsore e forza bruta al disfacimento di un micro-cosmo civile e pieno di vitalità. Gli jugoslavi hanno la stessa cultura, ma hanno optato per la tragedia nel costruire le loro piccole patrie. Prima di approdare all’”Espresso”, Riva ha raccontato le guerre balcaniche degli anni ‘90 da inviato de “il Giorno”. Originario di Bergamo, si diceva santarcangiolese di adozione, dal 1989. Giunge a Rimini per raccontare le mucillagini della riviera; incontra la donna della vita, Alessandra. Hanno due figli: Tito e Greta. Tanti gli amici santarcangiolesi: Luciano

Manuzzi, Graziano Spinosi, Rossella Perazzini, Gibo Vittori, Remo Vigorelli, Paola Donini. Dei romagnoli racconta: “Gente che è riuscita a trovare il giusto equilibrio tra il lavoro e il divertimento: lavorano molto e se la godono altrettanto. Per noi bergamaschi il lavoro è preponderante; invece a Roma, dove lavoro, prevale il divertimento. Forse i romagnoli sono così aperti perché hanno il mare, il turismo. Hanno un senso della globalità a livelli innati. Insomma, hanno vedute più ampie delle nostre. Nel’89, dopo la mucillagine, investirono 400 miliardi di lire per piscine e rinnovare gli alberghi. Nelle difficoltà danno il meglio. Hanno capito che la riscossa passa attraverso la strada della qualità. In Romagna c’è un valore aggiunto che va oltre la qualità, il prezzo, il saper fare ed è la simpatia verso gli altri. Il tratto dei romagnoli è davvero unico”. A chi gli chiede se la barca Italia ce la può fare , risponde: “Certo che ce la possiamo fare. I presupposti li abbiamo tutti. Forse tutti noi per arrivare a questo punto abbiamo mancato in qualcosa. Se accettiamo di rinunciare a qualcosa, staremo meglio. Esiste anche una decrescita felice. Dobbiamo anche pensare che tutti noi siamo finiti nella parte fortunata del mondo”.


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“Gnassi vuol bene a Rimini e le ha ridato orgoglio e forza. Tagliato coi mattonari” L’affondo giunto alla fin della licenza... 17 Il Nuovo Pantani Manuale dei termini ciclistici ad uso di colti ed incliti

‘La nuova stagione’ Gabriele Della Rovere

- ‘Le vecchie glorie’ sono l’onore e l’orgoglio di ogni spLa nuova stagione che si annuncia, convenzionalmente al via per quanto riguarda l’Italia dalla ‘Milano-Sanremo’ (in evidente declino la scuola toscana), è carica di grandi aspettative. Anche se si segnalano, come sempre, liti e rotture interne alle squadre, cambi di casacca, giovani campioni che si vogliono affermare e vecchie glorie che non mollano, l’ombra del doping, il problema degli stranieri ed alla fin fine la questione economico-finanziaria. La nuova stagione che si annuncia, convenzionalmente al via per quanto riguarda l’Italia sull’asse ‘Milano-Genova’ (in evidente declino il campione toscano), è carica di grandi aspettative. Anche se si segnalano, come sempre, liti e rotture interne alle ‘squadre’, cambi di casacca, giovani che si vogliono affermare e ‘vecchi’ che non mollano, l’ombra di ‘oscure sostanze’, il problema degli stranieri ed alla fin fine la questione economico-finanziaria. Grande metafora della vita e di quel comune stare assieme che chiamiamo ‘politica’, il ciclismo. O forse grande metafora del ciclismo, la vita.

Vitali: “Quando la politica è debole arrivano altri poteri dello Stato” L’INTERVISTA - Stefano Vitali è stato l’ultimo presidente della Provincia di Rimini. Ha abbracciato la comunità e la bellezza del progetto costruito da don Benzi. Ha una casa famiglia composta da 8 persone. L’ha aperta nell’89; da allora ha accolto 140 vite. E’ fuori dalla politica, ma gli piacerebbe molto rientrarvi. Lei e la politica? “Come quando due persone si lasciano ma sono ancora innamorate. Si separano senza un apparente perché; successivamente però si ritrovano. Ma non basta l’amore di uno. C’è il dispiacere da parte mia perché credo che ci sia bisogno di esperienza, di sensibilità particolari. Anche se so che oggi governare è diventato difficilissimo. La mattina ti alzi e senza perché ti arriva un avviso

di garanzia; oppure ti vengono a prendere. Oramai è tutto senza confini. Per chi amministra ricevere avvisi di garanzia è la normalità. In questo modo è difficile prendersi delle responsabilità. Dovessi ricominciare farei fatica”. Dal suo punto di vista perché la magistratura è così attiva? “Quando la politica è debole, gli altri poteri dello Stato vengono fuori. Sono d’accordo che ci sono situazioni che vanno messo sotto controllo, tipo colui che prende le tangenti. Ma la politica è anche eredità; nel senso che porti avanti provvedimenti decisi da altri. E allora è ancora più ar-

duo. E nessuno ha mai pensato a questo aspetto qua”. A che cosa si riferisce? “Nel mio caso all’aeroporto, alla fiera. Non è normale che il Comune di Rimini sia il proprietario del 40% dello scalo, del 30% della Fiera, del 30% del Palas. Vuol dire che una società

che punta al turismo non può lasciare questo peso solo al pubblico. Io ho ricevuto un avviso di garanzia sulla questione aeroporto nel 2013, ma che cosa centro? Le regole del gioco sono iniziate a cambiare nel 2009, quando è venuto fuori che un’azienda pubblica dopo tre anni di rosso non


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Fuori dalla politica attiva, l’ex presidente della Provincia porta il suo punto di vista Stefano Vitali, ex presidente della Provincia di Rimini

andava più sostenuta con soldi pubblici. E’ chiaro che un territorio come il nostro fa fatica a non intervenire sull’aeroporto”. Quanto manca la politica vera alla nostra comunità? ”C’è bisogno di buona politica; questo è evidente. Il rapporto con i cittadini può anche essere diverso, però la sintesi economica e sociale si fa attraverso la bellez-

za del fare politica”. Si dice che i migliori non facciano politica, che dice? “Non lo dovrebbe chiedere a me. Nel partito, anche per responsabilità mie, non sono mai stato molto amato. Però quando hai un ruolo come amministratore è anche difficoltoso frequentarlo. Personalmente mi sono sempre più appassionato con i problemi e le sfide del fare amministrativo che con la vita politica”. Dove si colloca in questo Pd assurdamente litigioso? “Mai avuto un collocamento di corrente. Ho sempre optato per un progetto migliore; almeno ritenuto così da me. Penso che il Pd debba avere tanti cuori, che debba saper parlare alla gente e non solo a qualcuno. Ho votato prima Bersani e poi Renzi. Credo che non sia un problema di correnti, ma di capire dove andare e come arrivarci”. Che fare? “Che si faccia il congresso subito; poi chi vuole fare altre scelte, le faccia. La storia afferma che chi si stacca non ha poi avuto un peso numerico. La politica non può essere una sommatoria di voti. Non perdi causa le scissioni; si vince con un’idea di Paese. Chi si ricorda più di Rifondazione comunista?”. I meno fortunati sembrano

siano abbandonati. Lei fa parte della papa Giovanni. E’ in trincea, che dice? “Non è vero in assoluto. Se la politica non ascolta, non riesce a dare le risposte. La Dc aveva in sé una grandissima regola: la formazione politica. Non c’erano dirigenti senza preparazione. E c’era anche uno spirito vocazionale. E questo innalzava la qualità. La chiesa si è chiamata fuori dalla politica nel 1992 ed ancora non è stato elaborato il lutto. Però il livello si è abbassato. Ora si dice che la politica è sporca, così tutti si sono ramificati nella pre-politica, cioè negli enti che dipendono dalle pubbliche amministrazioni. Una volta era il contrario. Se non si immettono forze nuove, sarà peggio. Però senza inventarsi amministratori”. Lei fece una filippica contro gli evasori, che dire su questo peccato? “L’ho fatto nei tempi di crisi economica, quando a pagare è sempre la parte debole della comunità. Era difendere le cose giuste ed una mia convinzione”. Che dice di Gnassi? “Lo conosco dal ‘99. E’ oggettivamente uno che ama Rimini, a volte anche visceralmente. L’approccia così e la vuole vedere sempre più bella e efficiente. Ha rimesso in moto la città, dandole orgoglio e senso di appartenenza. Ha spuntato gli artigli a quelli del mattone”.

EDITORIALE

Intanto, sulla terra... Segue dalla prima deve) a piacer suo aggiungere, e quello che si aggiunge da solo anche se non richiesto, in tutto questo a noi del fatto che siano appena stati scoperti a ‘soli’ 39 anni luce dalla Terra sette pianeti di dimensioni simili al nostro globo orbitanti attorno ad una piccola stella e in condizioni e di dimensioni tali da poter ospitare la vita, e considerando che la luce corre nel vuoto a 299.792.458 metri al secondo, cioè quasi 300.000 (trecentomila) chilometri sempre al secondo, e che quindi sempre in quello stesso secondo arriva sin quasi sulla Luna che sembra lontana ma in realtà è ad appena 384.400 chilometri, e in circa otto minuti e venti secondi (luce) arriva sino (o dal) nostro Sole che sta alla quisquilia di 149.597.870 chilometri e rotti (mediamente), cioè 150 milioni di chilometri e parliamo di otto minuti e poco più, e considerando che dovremmo viaggiare alla velocità della luce per un po’ più di 4 anni prima di incontrare la stella più vicina, Proxima Centauri e, giusto per capire, se volessimo fare un modellino in scala usando come Terra una pallina di 1 centimetro di diametro dovremmo posizionare la Luna a circa 30 centimetri e Proxima Centau-

ri a 40.000 chilometri (nel modellino appunto), praticamente l’intera circonferenza terrestre, e nel caso in questione della ‘mirabolante scoperta’ dobbiamo ancora moltiplicare quasi per dieci per arrivare a sfiorare i quaranta anni e figurarci quindi praticamente la distanza reale tra la pallina e la luna, e che stando alla sinora non realmente superata ‘Teoria della relatività ristretta’ di Einstein non possiamo in alcun modo oltrepassare la velocità della luce e in ogni caso siamo e presumibilmente saremo in grado di raggiungere al massimo una piccolissima percentuale di quella stratosferica soglia limite, e che poi stando alla nostra attuale capacità di ‘esplorare l’universo’ l’oggetto che abbiamo portato più ‘oltre’ è la Sonda spaziale ‘Voyager 1’ arrivata «Là dove l’uomo non è mai giunto prima» (viva, vivissima soddisfazione) che si trova a circa 21 miliardi di chilometri dal nostro Sole essendo stata lanciata il 5 settembre 1977 da Cape Canaveral (Usa) ed uscita ‘ufficialmente’ il 25 agosto 2012 dal Sistema Solare e da allora coraggiosamente viaggiando sola nello spazio interstellare, ma che in tutto questo alla soglia dei quaranta anni di viaggio la poverina ha percorso 0,002219702 anni luce (circa), vale a dire un centoquaranta volte la distanza Sole-Terra, e che ha fatto quindi complessivamente attorno a

19 ore e mezza di viaggio alla velocità della luce, neanche una giornata intera, e allora considerando tutto questo a noi tocca davvero di andarci a preoccupare di quello che succede, forse, a quasi quaranta anni (sempre alla non indifferente velocità della luce) di distanza, e non vogliamo neanche calcolarli in chilometri che al confronto rischierebbe di impallidire il pur imponente Debito Pubblico italiano, e perdipiù con il rischio che una volta arrivati da quelle parti troviamo anche là l’equivalente delle nostre questioni personali e sociali, e magari dei Trump Putin Erdogan Renzi Salvini D’Alema Berlusconi Venier Brunetta Lotito locali e magari peggio (ma no, peggio è impossibile), e insomma stiamo parlando di qualcosa e di posti con cui presumibilmente non riusciranno a mettersi realmente in contatto neppure i pronipoti dei pronipoti dei nostri pronipoti, e in somma finale di tutto questo, e di cose consimili, a noi che stiamo in Italia ma anche in Europa o nel mondo tutto con tutte le nostre problematiche vere e supposte, della stella nana e dei sette pianeti e dell’eventuale vita da quelle parti quando è già così difficile dalle nostre, ma a noi che diavolo ce ne frega. Gabriele Paci



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Da anni scrive zirudele che sanno raccontare lo spirito della Romagna

Mauro Vanucci, la pieda cantata - Mauro Vanucci è un riminese classe 1957, fameja d’i Martarel ama la sua terra, le sue tradizioni e le sue radici. Inizia a scrivere Zirudele per il concorso G. Villa di San Clemente nel 2002. Lo vince nel 2003 con la Bicicliteda, nel 2005 con La fattoria e nel 2013 con Ho spusè na marchigena. Tre volte riceve segnalazioni di merito. Riscuote subito un largo e costante consenso di pubblico. Oltre che per il Villa ha scritto anche molte opere per privati, rispondendo ad ogni richiesta. “Per scrivere una buona Zirudela ci vuole buonumore sentimento e ricordi e se possibile viverli in dialetto!” La sua simpatia e la sua disponibilità lo portano spesso a feste di ogni tipo in ogni parte della Romagna ed anche in case private a celebrare il rito antico delle “veglie”. Ha pubblicato un libro con Zirudele Poesie racconti: “La mi zenta!” 5OO copie con ristampa e tutto l’utile in beneficenza. Per circa 10 anni calca i palchi del teatro dialettale assieme alla compagnia San Lorenzo sotto le stelle. Poi decide di realizzare un sogno e si impegna come solista in un monologo dialettale tratto dalla vera storia della sua famiglia ai tempi del passaggio del fronte. È il 2014 va in scena “SITEMBRE D’E 44” storia del Nel 2015

Mauro Vanucci LA CIVILTA’ DEL DIALETTO

di Claudio Casadei NON È COLPA DELLA LUNA! Storia del mio dialetto di amicizia malattia e condivisione. Nel 2016 ZENTA LE FADIGA ES DONI!! Storia che tratta del rapporto di coppia e della violenza sulle donne. “Ho avuto l’onore di donare 2 Opere dal titolo NADEL ed EPIFANIA al Nostro Vescovo Francesco Lambiasi ricevendo una lettera bellissima di Sua Eccellenza con i complimenti e parole stupende. Tra marzo e aprile avrò tre importanti appuntamenti da affrontare sempre con molta preparazione ed impegno. Il 10 marzo, per la festa della donna al teatro parrocchiale di San Savino ripresenterà il monologo ZENTA LE FADIGA ES DONI con Ingresso ad offerta libera a sostegno di un orfanotrofio. Il 17 marzo al circolo Acli San Francesco di Bellariva con la storia di tutte le mie Zirudele a ingresso libero. Infine, 8 aprile al teatro G. Verdi di Saludecio con

il monologo sul passaggio del fronte: SITEMBRE 44.” In tutti i suoi monologhi Vanucci si avvale della collaborazione artistica di Monica Bucci e di suo marito Roberto Laureti. “Ho Tanti impegni ma il contatto con la gente di Romagna, la mia gente, mi gratifica artisticamente ma soprattutto mi fa sentire un grande

abbraccio umano, la cosa più bella nella vita. L’ultima Opera che ho scritto è stata una bellissima Zirudela per una festa per la squadra del Cesena Calcio. Sono orgoglioso perché, nei fatti, sono riuscito ad amalgamare ogni parte della Romagna, ho cercato di legare i suoi personaggi la sua gente, la città di Cesena i tifosi la squadra! Natural-

mente sto preparando qualcosa per il concorso Villa è da lì che sono partito”. Ziruela - La Pieda Zénta dla Rumagna intera, av racount nà storia vera, ad quant’ che un gnéra 1’abundénza é è sbarbutlèva fort la pénza. E’ cul un gni la féva gnénca à caghè... un gnéra gnit da putè magnè! Al budéli al féva rugg e di lamint... un’ gnéra gnint da mett fra i dint! Clà volta la dieta lan s’duveva paghè... la era gratis tòt quant i dè! Però la fema 1’an impediva ad fé l’amor.... e ogni bota e nasceva un fiol, un’énta boca da sfamè... qualcosa pù us duvéva fé! Ad chi témp burdéll la era dura; quasi, quasi da paura: perché cherna e pén, pùl e capùn il magnèva i sgnòr padroun, la pori zénta la s’duveva arangiè sa quel che in zir la putéva truvè! In ziroun per cal campagne us truvéva rosli e spragnlé, pigre e chepre al féva e lat ed e furmai l’era za fat, pù tè caldir dla gran pulenta e la pénza la era cuntenta! È pén e custéva è un s‘

putéva magnè, isè in Rumagna i sé de da fè... e la Pieda jà in ventè!! Acqua, sèl, strùt e farèina, ecco fata la piadeina è un gnè chèsa in Rumagna che la Pieda lan si magna, al nosti dóni za da znine al sa fé tòute al piadine! Li la impasta sé tulir, al sa fé è lòr mis-cir, ma nù andèi a tourna e cul... perché liv mèina se sciadùr, aspitè per disturbè... perché a fancul liv po’ mandè!! Sòra e test pù a la svelta, la è bona chélda, chélda; bsogna zirela at nà vuléda perché si nò la vin bruséda. Chélda e cota a é punt giùst... oohh burdéll la da un grén gùst!! Se parsùtt o sla purcheta, stè sicur la è perféta, strachin, rucola e furmai ad magnéla un s’metréb mai, sunséza e zvòla che sapòr, la t’imbriega da l’udor. Pimidor, manzene in gratè i la magna pepa e rè, radecc e zvòla tra nà Pieda cridì mù me le nà figheda! Perché e stomghé un’arvènza ufès, un buciòn bòn ad Sanzvés, una canteda in allegria ei guai i scapa via ! A ringraziém al nosti dóni, a gli è brève e anche boni... ...sono 1’angelo del focolare e senza di loro non si può stare!


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RIMINI

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Erich e Verter Turroni espongono fino al 2 aprile alla Far (Fabbrica Arte Rimini) LA CULTURA

Dimensione Romagna: quattro libri per riflettere - “Dimensione Romagna”. Nostalgie, utopie o strategie per il futuro? Quattro incontri, quattro libri, cinque autori, quattro giornalisti. Marzo aprile, Rimini, Biblioteca Gambalunga, Sale antiche, ore 17,30. Parlando di Romagna, c’è chi pensa al focoso nobile popolo di D’Azeglio, chi al liscio di Secondo Casadei; chi agli irriducibili mangiapreti e chi al Tempio malatestiano. Chi a Guido Cagnacci e chi alla piada; chi a Luigi Carlo Farini, chi all’Artusi; chi alla Settimana rossa, chi a Stecchetti. Chi a Sgabanaza, chi a Fellini; chi al Passatore chi ai mosconi e ai bagnini della Riviera; chi a Nenni, chi al Sangiovese o alla Malatestiana; chi a Mussolini e chi a Francesca da Rimini. E così via. A forza di pensare e di sorridere a tutto, pochi sembrano credere che, nonostante le tante contraddizioni, esista un patrimonio identitario del quale avere conoscenza e coscienza e dal quale non si può prescindere nel progettare un futuro migliore. Romagna, quindi, un dimensione che riguarda più il futuro che il passato, più le necessità di progettare efficacemente che le nostalgie rivendicative. Più la storia da scrivere nel rispetto di una identità da valorizzare, che quella già scritta e, purtroppo, dimenticata. Di storia e di identità, di utopie del passato e di nuovi tempi che impongono efficienza ed

economicità, ma ancora condizionati da non celati campanilismi, si discuterà, in una serie di incontri alla Gambalunga, con gli autori di quattro libri che trattano l’argomento ‘Romagna’ da prospettive diverse. GLI INCONTRI Venerdì 24 marzo, 17,30. Mario Russomanno: Potere romagnolo. Uomini e politica. Idee, obiettivi e contraddizioni, di chi guida il cambiamento. Introduce Pietro Caricato, direttore Corriere Romagna Venerdì 31 marzo 17,30. Roberto Balzani e Giancarlo Mazzuca: Amarcord Romagna. Breve storia di una regione (e della sua idea) da Giulio Cesare a oggi. Introduce Pier Luigi Martelli, giornalista QN Il Resto del Carlino Venerdì 7 aprile 17,30. Giordano Conti: La Romagna, identità e territorio. Introduce Giovanna Greco, giornalistaRai. Venerdì 21 aprile 17,30. Alberto Malfitano: Il governo dell’acqua. Romagna Acque Società delle Fonti dalle origini a oggi (1966-2016). Introduce direttore Romagnawebtv.it Incontri organizzati da: Edizioni Minerva, Bononia University Press, Società editrice il Mulino, con la collaborazione di Biblioteca Gambalunga, Rimini, il Resto del Carlino, Romagna Arte e Storia rivista di cultura, Chiamami Città, e di Romagna acque Società delle Fonti Spa

Un tandem di ricerca Erich e Verter Turroni SGUARDI DI ARTISTA

di Annamaria Bernucci - Gambettola, poco più di diecimila abitanti, distesa sulla via Emilia tra Cesena e Savignano, si caratterizza economicamente per la raccolta e il riciclaggio dei rottami: montagne di scarti accumulati, visibili anche dai binari della ferrovia, un paesaggio post industriale che alimenta immagini suggestive tanto da rendere la periferia del paese un luogo surreale con i suoi tumuli e depositi. L’antica tradizione del riciclaggio dei materiali ferrosi ha poi contribuito a un clima di complicità con i materiali di riuso e con la loro manipolazione, dando origine a innovative e creative applicazioni anche nel campo artistico. Questo è il dietro le quinte cioè la realtà ambientale d’origine - del lavoro di Erich e Verter Turroni, che oltre ad esprimersi come artisti sono titolari del Laboratorio dell’Imperfetto nel quale producono oggetti e mobili di design ispirati - come recita il titolo della bottega - all’imperfezione della materia che essi

traducono in una stupefacente sintesi tra natura e artificio. Dove l’imperfetto non indica ‘impreciso’ o ‘manchevole’ ma si riferisce semmai all’unicità e alla esclusività degli oggetti progettati e realizzati utilizzando materiali sintetici e vetroresine. Il lavoro binario dei due fratelli cesenati, maturato anche in virtù di questa grande esperienza artigianale, è ben apprezzabile alla Far Fabbrica Arte Rimini (Piazza Cavour - Palazzo del Podestà) visitando la mostra dal titolo Specchiata che Verter ed Erich Turroni hanno creato con passo doppio e complice; il loro lavoro si muove come un tandem dai pedali magici e visionari e oltre alla condivisione del nome accostano una ‘specchiata’ relazione di intenti, una fusione sensibile e riflettente.

Si vanno scoprendo con questa mostra le carte della loro creatività e sperimentazione artistica che mette in dialogo il comune percorso a volte ravvicinato e concorde, a volte dissonante, con opere che documentano il loro lungo viaggio di ricerca e il legame intellettuale che li unisce. I risultati sono quelli di scenografiche presenze dove scultura e manipolazione della materia si fa tattile e ruvida nella superficie e possente nelle dimensioni. Verter sposta l’accento più su l’impianto architettonico nelle sue installazioni che chiama “archisculture”. Si muovono nello spazio in modo dinamico, in un dialogo attivo con il luogo ospitante, composte dall’assemblaggio di materiali

si riciclo rivisitati e caricati di nuove tensioni. I Turroni sanno padroneggiare le forme con l’abilità di alchimisti; abilità che si spinge nell’uso della resina che avvolge e blocca congelandoli come in un bozzolo alcune loro opere, anche i disegni. O che agisce in profondità nel scarnificare la materia artificiale, come nei tessuti sintetici di grandi dimensioni trattati e abrasi in superficie i quali si trasformano in mappe inedite e svelano la capacità di ‘ascolto’ e di sensibilità verso la materia. Celano tracce di vita, ma sono tracce che ancora palpitano, emergendo con segni e pigmenti, e descrivono nozioni e sembianze di un mondo fragile e precario: un appunto di luogo, un frammento di paesaggio o di habitat di una natura possibile e dimenticata; o ancora (nei lavori di Erich in modo particolare), un volto, un profilo umano a testimonianza dell’esistenza di un residuo di umanità al di fuori dello smarrimento e del crepuscolo in atto e che va al là della realtà post-human che ci assieda. Verter e Erich Turroni SPECCHIATA FAR Fabbrica Arte Rimini 18 febbraio-2 aprile 2017 Orario 10-13/16-19 Ingresso libero - chiuso lunedì non festivi



ECONOMIA

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Che cosa fare con le sofferenze? Invece di una grande bad bank (cattiva banca) perché non tanti piccoli bad corner (cattivi angoli)?

Carim, come uscire dalle secche NUMERI

- Oggi nei bilanci delle banche italiane è presente una mole di NPL (Non performing loans, prestiti difficilmente recuperabili) molto alta e la preoccupazione di tutti è quella di ridurre questa mole di impieghi non recuperabili o solo parzialmente recuperabili. L’ossessione di Bce (Banca centrale europea) e Banca d’Italia è: “ripulire i bilanci”, senza pensare fino in fondo alle conseguenze che una pulizia accelerata e forzata potrebbe portare prima di tutto ai soci delle banche, poi anche alla economia locale e nazionale. Provo ad ipotizzare una soluzione, con un esempio numerico, utilizzando i dati del bilancio al 31.12.2015 di Banca Carim (anche con i dati di qualsiasi altra banca il ragionamento sarebbe più o meno lo stesso). Questo significa che nel bilancio di Banca Carim al 31.12.2015 ci sono ancora 454 milioni di crediti in sofferenza, cioè con una alta probabilità di non essere recuperati. A fronte però di questa eventualità, la Banca ha già effettuato svalutazioni per 205 milioni, per cui il residuo rischio di ulteriori perdite ammonta a 249 milioni. Che è l’importo che oggi si prevede ancora di recuperare. Detto importo, in caso di ulteriore deterioramento, rappresenta la possibile perdita futura massima a cui è soggetta la Banca. Nel bilancio infatti il totale dei crediti nominali pari a euro 2593 è esposto al netto anche di altre svalu-

Carim, bilancio 2015

ECONOMIA di Gianfranco Vanzini* tazioni pari a euro 2293. La Banca d’Italia, nel caso di Banca Carim, e la BCE nel caso delle altre grandi banche italiane, insistono e spingono per togliere dai bilanci (ripulirli), subito o al più presto possibile, questi milioni di crediti deteriorati, che, però, dalle analitiche stime attuali risultano incassabili in futuro. Perché tutta questa fretta? Quali risultati pratici può portare ai soci delle singole banche e al sistema in generale? Cui prodest? Direbbero i nostri antenati latini. Quali interessi pratici persegue? Proviamo ad analizzare la situazione più da vicino, entrando nel merito della situazione di Banca Carim. Prima ipotesi La Banca d’Italia valuta che l’attuale percentuale di copertura dei crediti deteriorati, in particolare delle sofferenze, è sufficiente, per cui non impone ulteriori svalutazioni o rientri forzosi (concede un periodo di sospensione per il rispetto del Tier1, indice di patrimonializzazione). Consente il rinvio a tempi più adatti dell’aumento di capitale, oggi estremamente oneroso, sia per i pic-

Crediti totali: Crediti deteriorati: Crediti in bonis (sani):

Gianfranco Vanzini, già consigliere d’amministrazione Bpv e Carim coli azionisti che per la Fondazione. In questo modo il consiglio di amministrazione della banca può meglio concentrarsi sulla produzione di nuovo reddito, utile per coprire le perdite accumulate. Seconda ipotesi Che può valere per tutte le banche del sistema. La Banca d’Italia verifica e certifica che ogni banca abbia predisposto e realizzato per tutte le pratiche classificate a sofferenze, una verifica analitica, e le abbia inserite in un apposito elenco di pratiche a rientro forzoso. Il totale di queste pratiche viene indicato nell’attivo pratrimoniale con una definizione chiara che ne consenta l’immediata conoscenza e visibilità.

2.593 786 1.807

ANALISI CREDITI DETERIORATI Sofferenze Inadempienze Rate scadute (past due) TOTALE

454 287 45 786

SVALUTAZIONI GIA’ EFFETTUATE Sofferenze Inadempienze Rate scadute (past due) TOTALE

206 66 29 301

A titolo di esempio: pratiche a rientro forzoso oppure pratiche a estinzione progressiva o all’inglese bad corner (cattivo angolo), o similari. Le banche potrebbero attivarsi per mettere in atto politiche di rientro senza l’assillo del rientro immediato e, senza intasare il mercato di assistere e collaborare con i debitori, dando loro il tempo necessario per vendere alle migliori condizioni di mercato: nell’interesse di tutti. Molte operazioni sono assistite da garanzie ipotecarie immobiliari, il mercato comincia a mostrare segni di risveglio, gli interessi sono particolarmente bassi, per cui il tempo che passa non è un costo

Usare una procedura straordinaria per contrastare una situazione di crisi altrettanto straordinaria economico alto, niente perciò giustifica una fretta eccessiva. Aspettare un po’ non aumenta il rischio di insolvenza, mentre potrebbe permettere di recuperare gran parte del credito vantato. Altrimenti???? Per seguire bene questo lavoro di recupero intelligente, si potrebbero impiegare anche alcuni di quei dipendenti che un po’ sbrigativanente si tende ad estromettere. Non occorre passare sempre da costose società di recupero crediti, le banche potrebbero agire anche autonomamente e proficuamente. In questo modo la Banca riprende a lavorare con meno assilli contabili, meno numerini da calcolare e percentuali da divulgare. Non distribuisce utili fino a quando l’elenco delle pratiche a rientro non sia esaurito. Domanda o obiezione che sorge immediata: ma se non si riesce a recuperare tutto? Risposta altrettanto immediata, nel momento in cui si certifica che non c’è più niente da recuperare si effettua la radiazione e si passa l’importo a perdite. Non viene commesso alcun reato, né alcuna

irregolarità, è stata solo usata una procedura straordinaria per contrastare una situazione di crisi altrettanto straordinaria. Non viene nascosto niente né al mercato, né ai soci, né alle Autorità di controllo, anzi il bilancio diventa più completo e chiaro perché il totale delle pratiche a rientro è iscritto nello stato patrimoniale. Con l’ultimo scenario, da scongiurare, torniamo a Banca Carim. La Banca è costretta a cedere tutti i 454 milioni di crediti in sofferenza al 15-20% (sono le percentuali di cui si parla in questi giorni). Incassa fra 60 e 90 milioni e mette a perdite certe e definitive altri 160-190 milioni e azzera il capitale sociale, i soci perdono tutto, la banca verrà acquistata con quattro soldi da qualche “pescecane”. La Fondazione perde quasi tutto il suo patrimonio e cosa farà? Speriamo che non si prendano decisioni affrettate, o solo dettate dalla logica del computer e degli algoritmi dei tecnici, o, peggio ancora, degli stress test che, ipotizzando scenari apocalittici, spaventano, fanno perdere tempo e non producono alcun risultato concreto, ma che prevalga e si usi il buon senso e la saggezza del buon padre di famiglia, come si diceva in tempi non lontani. *Già direttore generale di Aeffe e ex consigliere di Carim dal 1998 al 2009

Un nuovo regolamneto per Eticarim - Le edizioni 2015 e 2016 di “Un dono lungo un mese”, l’iniziativa promossa dal portale di crowdfunding Eticarim, sono state un grande successo: sono stati raccolti oltre 240mila euro (di cui 127.803 di donazioni e 112.771 di contributi donati da Banca Carim) per i progetti non profit delle associazioni. Per rendere questa gara di solidarietà ancora più interessante e per continuare a far crescere la cultura del dono sul nostro territorio, sono state definite nuove linee guida per l’edizione 2017 di “Un dono lungo un mese”. L’iniziativa durerà dal 4 ottobre al 31 ottobre 2017. Potranno partecipare all’iniziativa “Un dono lun-

Le nuove linee guida per l’edizione 2017 di “Un dono lungo un mese”

go un mese 2017” presentando quindi un progetto all’interno del mese di ottobre, le sole associazioni che ne avranno pubblicato almeno uno su Eticarim dall’1 febbraio 2017 al 30 settembre 2017. Quest’ultimo non potrà avere un obiettivo di raccolta inferiore ad euro 1.000 e nel corso del suo periodo di pubblicazione dovrà raccogliere almeno il 50% del budget

Il manifesto

richiesto. Sull’erogazione dei fondi raccolti restano valide le norme generali di Eticarim. Le donazioni verranno raddoppiate: per l’intera durata dell’iniziativa; fino a raggiungimento del budget del singolo progetto; fino ad

esaurimento del plafond disposto da Banca Carim. Ogni organizzazione potrà presentare un solo progetto nel periodo e dovrà avere sede legale o sezione operativa nelle province di Rimini e Forlì-Cesena. Il budget massimo di ogni progetto non

volontarimivolantrimini.it

potrà superare euro 10.000. Queste modifiche faranno crescere la cultura del dono oltreché la progettualità della raccolta fondi: una qualità che sarà percepita anche da tutti i donatori. Tante altre le novità in programma per il 2017 con un nuovo sito web presto online che darà più spazio alle associazioni e alle loro storie. Sul portale www.eticarim.it tutti gli aggiornamenti e le modalità per presentare progetti e raccogliere fondi.


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Lele Montanari, già fedelissimo, ha guidato la rivolta nella maggioranza ALLEGRO MA NON TROPPO

Spigolature

degli Scrondi

LA TURA NON DURA. PANICO NEL PD...

Senza pace - Leggiamo: Non c’è pace in casa Tosi, anche Forza Italia barcolla”. Pasqua a casa Cupiello... Crisi maggioranza - Leggiamo: “Crisi nella maggioranza, a rischio il nuovo polo termale di lusso”. Di lusso... andrebbe bene anche benestante... Tosi (1) - Leggiamo: “Sfiduciata la Tosi, commissario e poi al voto”. Panico nello spezzatino Pd. E adès cus ca fèn?... Tosi (2) - Leggiamo: “Renata Tosi pronta ricandidarsi”. Renata Tosi 2, la vendetta!... Terme - Leggiamo: “Il sindaco ci faccia leggere i dubbi di tedeschi ed arabi”. Warum termen?... Bab.la thermbabi?.. Confische - Leggiamo: “Parcheggio e albergo confiscati, introiti per i servizi sociali”. Come ripulire capitali sporchi... Edilizia - Leggiamo: “Permessi per costruire in crescita”. Costruire, costruire, costruire... evvai!... Il cannone - Leggiamo: “Coltiva erba in fattoria, un chilo pronto da fumare”. Spinello o super cannone?... Ciliegi - Leggiamo: “Distrutto il Bosco dei ciliegi di Tonino Guerra”. Tonino, an bastèva ch’is magnèva tut li cirésie, j’ha but giù anche i’élbre... Gioco d’azzardo -

Leggiamo: “Lotta al gioco d’azzardo: pioggia di soldi in arrivo dalla Regione”. Basta che non li spendano nelle slot machine... Rifiuti - Leggiamo: “Troppi rifiuti in giro, il porta a porta non va”. Hera, hai sentito?!?... Rotonda - Leggiamo: “Svincolo pericoloso, altra rotonda sulla statale”. An fèn che giré in tond... Ultima cena - 22 febbraio 2017 presso Hops Cena di Noi Riccionesi. L’ultima cena ?

Tosi, la strana caduta Affossata dall’io? - “Siamo appena usciti dal notaio. Abbiamo mandato a casa la Tosi”. E’ la telefonata che arriva allo scriba, quel fatidico 23 febbraio. Povero sindaco, non le hanno neppure dato l’onore delle armi: averla affondata nella sacra sala del consiglio comunale. Da fuori uno si chiede: è possibile che una donna accorta ed intelligente (maestrina e divisiva, per i detrattori) come Renata Tosi non abbia contato i consiglieri della maggioranza rimasti con sé e quelli che la contestavano e che le hanno fatto saltare il potere? Sarebbe bastato un semplice pallottoliere. Vuoi che non abbia creduto alle minacce dei cinque consiglieri di maggioranza guidati da Lele Montanari, riccionese doc nato sul canale, nonché monello della politica? Si ipotizza un’altra chiave di lettura ardita e creativa. Questa: la Tosi, volutamente, si sia fatta disarcionare. Era stufa di governare una città complessa e che le stava

Possibile che una mente accorta come quella della Tosi sia inciampata su una buccia di banana? IL FATTO

sfuggendo di mano, sia nella maggioranza (i grandi giochi li menavano la coppia Natale Arcuri-Lucia Baleani e Luciano Tirincanti), sia fuori. Abbandonato le teoria del complotto, torniamo ai fatti. Alla giornata dei lunghi coltelli. Al 23 febbraio. Lele Montanari, già Pci, già Ds, uomo fidato della prima Tosi, quella delle grandi battaglie, ad iniziare dall’inutile metropolitana di costa. Racconta: “Lei pensava che noi cinque stessimo scherzando. E’ vero noi abbiamo richiesto due assessorati pesanti, l’Urbanistica, oppure la Polizia municipale, ma questo perché la Tosi non ci ha mai coinvolto nelle scelte e su uno deve star lì solo per alzare la

mano e fare la scimmietta... Il 90 per cento delle decisioni le imparavamo attraverso la stampa, è mai possibile? Le delibere votate dalla giunta ci passavano lontanissime. Così abbiamo posto il dentro, o fuori. La Tosi ci voleva dare pezzi di potere di Forza Italia e non di ‘Noi riccionesi’, la sua forza politica. I posti offerti: la presidenza Geat, la presidenza del consiglio, la presidenza della Sis, la presidenza del Palas. Quando Forza Italia lo ha saputo, è nata la nostra alleanza”. “Io penso che la Tosi continua Montanari - una bandiera della marineria riccionese appesa alla facciata della sua casa a testimoniare il bene che vuole a Riccione - è persona intelligente, solo che si è lasciata condizionare dal suo guru politico, Nanà Arcuri. Un uomo che da sempre ce l’ha con Forza Italia. Ora, il nostro gruppo è aperto al dialogo con ogni forza della città, anche di sinistra: senza preclusioni, con rispetALLEGRO MA NON TROPPO

to e senza ricatti. Con cultura; delle minoranze si deve sempre aver bisogno”. Governo Tosi Ma come ha governato la Tosi? Con una logica da clan magico. Ha accolto le richieste del suo circolo di intimi e lasciato fuori tutti gli altri riccionesi. Compresi molti dei suoi sostenitori. Si è chiu-

L’ospedale è davvero un luogo speciale: non rubate le orchidee - L’ospedale è davvero un luogo speciale; in piccolo è lo specchio della comunità. Si curano i malanni, si incontrano persone, si fanno amicizie. Qualche volta nascono amori. E tradimenti. Spesso, grazie al dolore e alla debolezza, si ritrova l’umanità perduta. Ogni tanto, qualcuno approfitta della bontà del luogo e si porta a casa qualche pianta regalata al personale sanitario: un grazie per le attenzioni ricevute. Per il cartiglio, il donatore deve essere persona dallo humour raffinato. Si spera che chi ha avuto l’ardire di portarsi a casa il fiore sia un appassionato del verde. Ulivi Ecco vaso con cartiglio


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Possibile che non abbia realizzato di non aver più la maggioranza in consiglio comunale? Renata Tosi e Sergio Pizzolante Lele Montanari e Marco Parmeggiani

sa con pochi e combattuto molti. Per i “nemici” era addirittura arduo avere il patrocinio del Comune, come ben sanno alcune associazioni della città. Spesso quando lei, o gli assessori, intervenivano agli eventi sociali e culturali organizzati dagli “altri”, non mancava di far notare che loro stavano sulle sponde opposte. Domanda: ma un sindaco non deve essere il sindaco di tutti? Eppure il suo governo di

centro-destra ha ossigenato l’asfittica politica della città di un centro-sinistra logorato da 70 anni di ininterrotto potere. Fatto che gli aveva fatto smarrire l’a, b, c della vita. Valzer alleanze Girata la pagina della Tosi, la città si sta animando ed appassionando ai vari schieramenti. Il primo ad aver fatto i giochi, almeno così sembra, è il patto tra “Oltre” (i 26 cacciati dal Pd) e la compagine che ha nel par-

lamentare Sergio Pizzolante (Ncd) il regista. Le nozze si sono celebrate 6 marzo, al “Victor”, in viale Ceccarini. E’ nato il Patto civico Oltre per Riccione. Per la cronaca, l’ex socialista Pizzolante ha sostenuto Gnassi a Rimini. Pd La segreteria ha spedito una mail-invito a tutti gli iscritti, chiedendo loro partecipazione. Con molta sorpresa la missiva è stata recapitata anche ai 26 cacciati. Ognuno

può leggere il fatto come crede: serietà, la sua mancanza, la ricerca di forze per affrontare una campagna elettorale che sarà difficile ed ardua. Come si sa, al lavoro, e non solo, più si è e più ci si diverte. E si fa anche meno fatica. Orfano del gruppo Ubaldi (che poi prima non era che il gruppo Fabio Galli), il Pd è rimasto solo. E disperato. Nessuno si vuole alleare con la storica guida della città. E da solo, molto difficilmente riuscirà a riconquistare lo scranno più alto. Forse avrebbe nell’arco un’alleanza dall’apparenza impossibile: candidare la Tosi come suo alfiere. Sarebbe una sceneggiata per molti, ma in politica sono faccende che capitano tutti i giorni: il nemico di oggi potrebbe essere l’alleato di domani e viceversa. Intanto, la Tosi ha fatto sapere che si ricandiderà e vincerà al primo turno. L’ardito progetto avrebbe dei sostenitori vicini al Pd, come Natale Arcuri (si autodefinisce dalemiano), o Christian Amatori, già responsabile dello staff di Massimo Pironi, poi passato, con non senza sorpresa, con la “nemica” Tosi.

ALLEGRO MA NON TROPPO

Alcuni dipendenti comunali hanno stappato lo spumante

Un po’ di stile, signore e signori - Ci vuole coraggio a prendere a calci l’anima di chi è caduto per terra. La sera del 23 febbraio, dopo che 13 firme avevano affossato la giunta di centro-destra (con qualche pennellata di rosso) guidata a Renata Tosi, sulla rete si è scatenato il finimondo. E come in tutti i fini mondo, è volato di tutto: garbo e astio, cafonaggine e signorilità. Qualche anima bella ha brindato e spedito il selfie a urbi et orbi (alla città e al mondo, avrebbero detto i latini), neppure fosse il papa. In molti hanno sputato addosso alla povera Renata; sarebbe stato da cavalieri se l’avessero affrontata col potere. Alcuni dipendenti del palazzo comunale hanno stappato lo spumante e fatto cin cin neppure se ne fosse andato un satrapuccio di quart’ordine. La notizia è stata portata fuori non

dagli addetti ai lavori, ma dagli stagisti, scandalizzati. I giovani hanno capito subito di quale tempra sono fatti gli adulti. E’ una lezione da mandare a memoria e non ripetere quando un giorno avranno responsabilità nel mondo del lavoro. Ci sono stati anche comportamenti di civiltà. Iniziamo dai signori dall’altra parte della barricata: “Tosi a casa”. “Chiedo a tutti di non postare niente di offensivo (...). Non c’è da festeggiare. Si inizia a costruire un percorso perché c’è una città demolita socialmente (...). Domani è un altro giorno” (Fabio Ubaldi, candidato a sindaco del Pd contro la Tosi nel 2014). Ecco c’è una città demolita socialmente; ma per accumulare le macerie sociali ci vogliono decenni e non poco più di due anni della signora Tosi.



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1. I personaggi ed i luoghi romagnoli e della provincia di Rimini nella Divina Commedia

- Di Dante Alighieri non conosciamo la data di nascita ma si può ricavare dalle sue opere e si fa cadere nel segno zodiacale dei Gemelli nel 1265. Il sommo poeta, il padre della lingua italiana ebbe numerose e costanti frequentazioni con la Romagna. Nella Divina Commedia ne cita persone con le quali ha avuto rapporti diretti oppure ne descrive luoghi necessariamente visti. Il nome originale è Comedia, sarà Boccaccio a definirla Divina e solo nel ‘500 verrà pubblicato il primo testo col nome che conosciamo. Nel pensare a Dante dobbiamo togliere quell’alone di bacchettone, un po’ uggioso dato dai commentatori letterari. Caratterialmente era una persona con tante sfaccettature. Dal poeta che descrive la donna angelicata come veicolo per salire al cielo al play boy navigato in cerca di preda. Dal letterato moralista un po’ scontroso, al ragazzo della gita fuori porta con l’allegra brigata degli amici. Le loro scorribande in Romagna non avevano nulla di uggioso, si andava a far baldoria ...e quivi a ragionar sempre d’amore, vere e proprie spedizioni goderecce, come le zingarate del conte Mascetti e della sua cricca nel film Amici miei di Monicelli. Cercavano quello che Firenze, arricchita, dedita agli affari, dilaniata dalle lotte politiche, non poteva dare a dei ragazzi in vena di baldoria.

Dante, il romagnuolo

- Glauco Selva da una ventennio studia la Divina commedia. Tiene anche lezioni pubbliche a Riccione. Con questo numero inizia a raccontare i personaggi ed i luoghi danteschi legati alla provincia di Rimini e Pesaro.

Paolo e Francesca. Virgilio e Dante dell’artista olandese Ary Sheffer (1795 - 1858). Il dipinto si trova alla Wallace Collection, Londra

LA CULTURA di Glauco Selva Della Romagna erano ospiti abituali, ne apprezzavano la cucina, l’ospitalità della gente, la pace dei luoghi ma godevano pure delle floride arzdore romagnole di cui ammiravano il piglio condottiero. Venire in Romagna, la Romània latina, la Romandiola medievale, la piccola Roma, significava rivivere i fasti della capitale scomparsa. So tto le architetture e i mosaici di San Vitale o di Galla Placidia ritrovava i suoi avi. C’è una intera storia fatta di luoghi, di personaggi, di va e vieni che si mescolano tra Toscana e Romagna perpetuata fino ai giorni nostri.

Nel 1403 la signoria dei Medici acquista la città di Castrocaro ponendo le basi per la Romagna toscana che durerà fino all’unità d’ Italia sotto il Granducato di Toscana e poi come provincia di Firenze. Sarà Mussolini ad aggregarla alla provincia di Forlì nel 1923. Ancora oggi al di qua del crinale appenninico c’è la zona di Marradi e che appartiene politicamente alla regione Toscana. Dal passo del Muraglione erano molti i fiorentini che scendevano ai porti costieri per imbarcarsi verso i ricchi mercati dell’Oriente, preferendo il mare Adriatico, più sicuro nella navigazione e non infestato dai pirati come il Tirreno. Il primo rifugio di Dante esiliato è in Romagna, dagli Ordelaffi di Forlì e i Guidi nel Ca-

sentino. Poi presso l’amico, capitano di ventura di fede ghibellina, Uguccione della Faggiuola nei castelli di Montecerignone e di Casteldelci. Durante il suo breve e folgorante impegno politico fino ad occupare le più prestigiose cariche della città, era stato ingiustamente condannato per baratteria (oggi diremmo per interessi privati in atto pubblico e in modo strumentale dagli avversari politici), e bandito dalla sua città: aveva sul capo una pena di morte sul rogo e una per il taglio della testa. Doveva spostarsi continuamente da stato a stato e a volte sotto mentite spoglie. Dante viene fuori dalla carriera politica con le ossa rotte e fortemente indebitato. Oggi non usa così! Termina la sua corsa terrena a Ravenna e lì muore di malaria

nella notte tra il 13 e il 14 di settembre del 1321 al ritorno di una ambasciata atta a scongiurare l’attacco di Venezia ai Da Polenta. Per noi della Val Conca è molto suggestivo che Dante abbia preso spunto dalle grotte di Onferno per il suo Inferno, ma è altrettanto significativo che il nome della località ai tempi di Dante fosse Inferno e non Onferno. La morfologia del luogo con i calanchi brulli e spogli contrastava fortemente con le campagne di allora fatte di boschi e foreste. Ancora oggi ci dà l’dea di un paesaggio infernale. L’interno della grotta visto con le fiaccole gli hanno evocato le ombre e le fosse infernali. Per l’uomo del Medioevo, impregnato di cultura cristiana, era usuale parlare o figurarsi immagini dell’ inferno o del paradiso: ci sono riferimenti letterari che descrivono o cantastorie che vanno declamando per i borghi queste figure. D’altra parte per creare il Paradiso terrestre, l’Eden, posto sulla cima della montagna del Purgatorio, cita una scena buco-

lica vista nella pineta di Lido di Classe. Il primo personaggio col quale ha un dialogo è proprio Francesca da Rimini. La protagonista dell’amore che vive dopo la morte ancora ci appassiona. Ma quale era la Romagna di allora? É proprio Dante che nel canto XIV del Purgatorio ci dà i confini: è quella classica che sta tra il Po e gli Appennini, il mare Adriatico e il fiume Reno. Ancora nel canto XXVII dell’Inferno, dove si raccontano le vicende politiche della Romagna, ci dà dei confini un po’ più piccoli ma comunque non corrispondenti a quelli geografici ben più stretti. In una lettera a Cangrande della Scala, signore di Verona e suo protettore prima dei Da Polenta, si è definito fiorentino di nascita ma non di costumi. Vuoi vedere che si sentiva molto romagnuolo? È usuale definire la Divina Commmedia un poema didascalico allegorico e lo è, ma non basta. Ce lo dice Dante nel Convivio che la sua poesia ha quattro significati. L’Alighieri era un persona coltissima con una padronanza stupefacente di tutta la conoscenza di allora: quella alla luce del sole ma anche la nascosta, quella esoterica. Le orecchie della Chiesa cattolica erano sempre dritte e c’era il rogo pronto per chi andava fuori dal seminato. Bastava sentire dire e allora Dante scriveva un poema per tutti ma in maniera criptata per i suoi lettori con li ‘ntelletti sani e in maniera letterale per la gente grossa.


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CONDOMINI - EDILIZIA SUCCESSIONI - AGEVOLAZIONI Esperti rispondono

Dovendo decidere se installare sulla mia terrazza un pergolato, una pergotenda o veranda gradirei sapere se occorrono permessi comunali e se tali opere rientrano nel regime di edilizia libera? Risposta Per l’installazione di tettoie, pensiline, pergotende è stato sempre difficile individuare il limite entro il quale esse possono farsi rientrare nel regime di edilizia libera oppure essere comprese nei casi di edilizia non libera. I Comuni, con i loro regolamenti edilizi hanno sempre dettato le regole. Inoltre alle disposizioni comunali si devono poi aggiungere, per le area sottoposte a vincolo paesaggistico, limitazioni imposte dai diversi strumenti di tutela. I regolamenti comunali hanno sempre prescritto anche le regole sulle dimensioni riguardanti la possibilità di realizzare tali opere liberamente o previa comunicazione o richiesta di assenso edilizio. Finalmente è intervenuto il Consiglio di Stato a fare chiarezza in una materia che ha causato un diffuso contenzioso ( sentenza n° 306/2017 ). Il Consiglio di Stato ha chiarito anche la differenza tra i vari tipi di opere realizzabili :

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Pergolato, pergotenda, veranda in terrazza: che fare? PERGOLATO Il pergolato, si legge nel provvedimento, rappresenta una struttura realizzata al fine di adornare e ombreggiare giardini o terrazze e consiste, quindi, in una impalcatura, generalmente di sostegno di piante rampicanti costituita da ( o più ) file di montanti verticali riuniti superiormente da elementi orizzontali posti ad un’altezza tale da consentire il passaggio delle persone. Il pergolato, precisa il provvedimento, per sua natura è una struttura aperta su almeno tre lati e nella parte superiore e normalmente non necessita di titoli abilitativi edilizi. Se, invece, il pergolato viene coperto nella sua parte superiore con una struttura non facilmente amovibile ( o di qualunque materiale ), anche per una sola porzione la struttura andrà soggettata alla regole dettate per la realizzazione delle tettoie.

Come già affermato in precedenza dallo stesso Consiglio di Stato ( sentenza n° 540/2011 ) il pergolato ha una funzione ornamentale, è realizzato in una struttura leggera in legno o in altro materiale di minimo peso, dev’essere facilmente amovibile in quanto privo di fondamenta e funge da sostegno per le piante rampicanti attraverso le quali realizzare riparo e ombreggiatura di superficie di modeste dimensioni. PERGOTENDA Diversa, ancora, è la struttura della pergotenda di cui il Consiglio di Stato di è già occupato : tali strutture, agevolmente realizzabili grazie a innovative tecniche e materiali, sono destinate a rendere meglio vivibili gli spazi esterni delle unità abitative ( terrazzi – giardini ) e sono installate per soddisfare quindi esigenze non precarie. Le pergotende non si con-

notano, pertanto, per la temporaneità della loro utilizzazione ma costituiscono un elemento di migliore fluizione dello spazio esterno, stabile e duraturo. In materia il giudice amministrativo ha ritenuto che, tenuto conto della loro consistenza, delle caratteristiche costruttive e della loro funzione non costituiscono un opera edilizia soggetta al previo rilascio del titolo abilitativo. Questo avviene perché l’opera non è infatti la struttura portante in se ma la tenda quale elemento di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici finalizzata ad una migliore fruizione dello spazio esterno dell’unità abitativa con la conseguenza che la struttura si qualifica in termini di mero elemento accessorio necessario a sostegno e all’estensione della tenda. VERANDA La veranda, nell’intesa sottoscritta il 20 ott. 2016 tra Governo,

Condominio - Certificazione energetica Successioni - Consulenza tecnica-legale Esperti rispondono - Avete problemi con i diritti e i doveri nella gestione del vostro condominio? Oppure semplicemente delle curiosità. La Piazza, gratuitamente, mette a disposizione questa rubrica. Potete rivolgervi ai geometri: Vincenzo Pupolizio, esperto di amministrazione condominiale e immobiliare, di problemi tecnico-legali, già consulente del Tribunale di Rimini e al libero professionista Marco Secchi. Siete pregati di inviare le domande, brevi e chiare, ai seguenti numeri e indirizzi: 348.3621675. E-mail: lapiazzarimini@libero.it; geom.pupolizio@outloook.it; secchi.marco92@gmail.com

Regioni e Comuni è stata definita come “ locale o spazio coperto avente le caratteristiche di loggiato, balcone, terrazza o portico chiuso sui lati da superficie vetrate o con elementi trasparenti e impermeabili parzialmente o totalmente apribili La veranda, realizzabile sui balconi, terrazze ecc. è caratterizzata quindi da ampie super-

fici vetrate e dal punto di vista edilizio, determina un aumento della volumetria dell’edificio e una modifica alla sua sagoma e necessita quindi del permesso di costruire ( studio Cataldi ) Vincenzo Pupolizio, Marco Secchi - geometri


RICCIONE

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Morto a 101 anni. Due passioni: volare ed il clarinetto. Entrambe soddisfatte - Il pilota militare Nello Moroncelli è morto lo scorso 25 gennaio. Aveva 101 anni. Nasce a Misano Adriatico il 6 settembre 1916. Da sempre viveva a Riccione con Maria Giavolucci. Dal Matrimonio è nata la figlia Rita. Terza Media Statale, sin da giovanissimo ha avuto e coltivato due passioni: suonare uno strumento musicale e pilotare un aeroplano. Entrambe soddisfatte. Per oltre sette anni ha suonato il clarino nella Banda Musicale di San Giovanni, passione che l’ha seguito lungo tutto il corso della vita. Il 6 dicembre 1936 consegue a Rimini il Brevetto di Pilota Civile di primo Grado. Nel 1937 si arruola in Aeronautica Militare Italiana ed è inviato sull’aeroporto della Malpensa, per il conseguimento del brevetto di pilota militare. Brevetto conseguito il 22 dicembre 1937 su velivolo CHI. Al termine, è trasferito sull’aeroporto di Elmas in Sardegna, e preso in forza dal 32° Stormo, dove ha svolto attività di volo sul seguente velivolo: S.81. Dopo circa un’anno di volo, contribuendo al trasporto di 3 ve-

Addio a Moroncelli, pilota militare Nello Moroncelli ( 6.11.1916- 25.1.2017)

Il pericolo orsi e alci. Bere in 3040 secondi altrimenti ti congeli. Ogni anno affronta una “maratona” AMARCORD livoli S.M 79, parte per l’Africa Orientale, allora italiana, ad Addis-Abeba (Etiopia), con il grado di sergente pilota. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, partecipa a numerose missioni belliche sui velivoli C. 133 - S. 79 - C. 1 l^e sostiene numerosi combattimenti sui cieli di Kenia, Eritrea, Somalia, Gibuti e Mar Rosso. Il 15 dicembre del 1942, decolla da Addis-Adeba, su velivolo S. 79, il cui equipaggio composto oltre che da lui, da un altro pilota, un motorista ed un radiotelegrafi-

sta per una missione di attacco sul porto di Aden, colonia inglese, sul Mar Rosso. L’attacco prevedeva il bombardamento di una portaerei in-

glese con imbarcati numerosissimi velivoli e difesa da molte navi di scorta. Lo sgancio di bombe da 250 Kg. avviene ad una quota di 8000

mt. e la portaerei subisce, anche se non notevoli, parecchi danni e com’era prevedibile, unitamente alle altre unità, risponde con un’intenso fuoco antiaereo. L’aereo fortunatamente viene centrato, ma a seguito delle esplosioni di bombe vicine, è colpito da numerose schegge una delle quali lo ferisce mentre era ai comandi di volo. Riesce a rientrare alla base, portato urgentemente all’Ospedale Militare dove subisce due interventi che gli procurano vari problemi e dolori. Viene promosso maresciallo pilota e poco dopo, a seguito della caduta in mano inglese di Addis-Adeba, è fatto prigioniero e trasportato in Kenia nei pressi di Nairobi, in un luogo vicino al Kilimangiaro. Oltre alla sofferenza per tutto ciò che è legato alla prigionia, sopporta il dolore e i disagi inerenti

alla ferita che per ragioni contingenti è stata trascurata e mal curata. Rimpatriato e sbarcato a Brindisi nel settembre del 1944, è ricoverato all’Ospedale Militare di Bari perchè la ferita si era ulteriormente aggravata. Al termine viene trasferito sull’aeroporto di Ciampino Roma, dove è rimasto in forza circa un’anno. Trasferito alla 46° Aerobrigata Trasporto Aereo, di stanza sulla base di Pisa San Giusto, ha svolto attività di volo sui velivoli G. 12 C. 45 - C. 119. Per 16 anni l’attività specifica della 46°A/B, l’ha portato molto spesso all’estero e nel 1956 ha partecipato sotto l’Egida delle Nazioni Unite (O.N.U.), a varie missioni in zone di intervento, quali Israele ed Egitto. Nel 1961 ha partecipato alle operazioni in Congo Belga, attuale Zaire, dove a Kindu sono stati massacrati 13 militari, ufficiali e sottufficiali, tutti appartenenti alla 46° Aerobrigata. Nel corso della Carriera ha totalizzato 3.500 ore di volo, delle quali 950 di guerra. Si congeda, dopo 31 anni di servizio, il 7 settembre 1967.


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L’Avis misanese ha donato 3mila euro alla gemella umbra terremotata ALLEGRO MA NON TROPPO

Parole da... e “Fnil”

(Il vecchio nome di Misano Mare)

Via Romagna 25 - Tel. 0541.610055 47843 MISANO ADRIATICO

Il nuovo conisglio direttivo misanese. Da sinistra: Gino Lotti, Claudio Baschetti (il misanese è anche il presidente provinciale), Giuliano Cesaroni, Walter Proia (presidente Avis Norcia), Ortensio Monticelli, Antonio Ceccaroli, Samuele Savoretti e Antonio Zaghini La Chiesa di Scacciano

COMUNITA’

Brufa44@libero.it FELLINI:-Quando si costruisce una struttura bisogna riflettere se è necessaria e come farla funzionare. Il Fellini esiste! Se parte un volo è necessario che il volo torni. La Teoria coniugata con la Pratica è un matrimonio che si deve assolutamente fare. Ci vuole,però un buon officiante e che il ciel lo aiuti. QUESITO:-Mare & Sport sono le parole chiave che caratterizzano la nostra offerta turistica e di conseguenza un’ambiente a misura d’uomo. Domanda? Perché lo sviluppo viene sempre interpretato con la stessa eterna soluzione. Ui’è bsògn anche de cimént, ma a cnùsì snò quèl? BRAVI:- Finalmente si è intervenuti seriamente, in collaborazione tra due comuni, Misano e Cattolica, per mettere in sicurezza simultaneamente i due lati del Ponte sul fiume Conca che delimita i confini naturali tra le due cittadine. Ciclisti, pedoni e auto, tutti contenti per la stessa strada e questa volta anche la buona politica. L’éra òra! d’acòrd? FONDAZIONE 1 :- I primi passi di questo ente privato, finanziato con soldi pubblici, sono veramente inquietanti. Come tutti sanno gli Hotel’s sono stellati in rapporto alla dotazione di servizi. Per la fondazione gli Hotel’s sono classificati, invece, d’Oro o d’Argento. Chi paga di più potrebbe aspirare in futuro ai Diamanti? Per il momento se hai una Stella puoi essere d’Oro, basta paghé! FONDAZIONE 2 :- Gestirà in esclusiva le prenotazioni e le iscrizioni di tutti i gruppi cicloturistici. L’ente ha deciso i prezzi da applicare ed anche le percentuali di commissione: 10% per alberghi ORO e 20% per quelli d’ARGENTO. Per i Diamanti non ci sono notizie. Pare che l’IVA e la tassa di soggiorno invece, non avendo ancora questo potere, sarà per tutti, obbligatoriamente, la medesima aliquota. Bontà loro! FONDAZIONE 3 - I gruppi di ciclisti che intendono mantenere il rapporto diretto con le strutture dove da anni hanno sempre piacevolmente alloggiato, saranno escluse e sarà loro impedita l’iscrizione alla manifestazione stessa. Dai po’! FONDAZIONE 4 - Con i suoi comunicati sta facendo a pezzi, quel poco di unità che c’era nella categoria. Più che comunicati sembrano...fendenti. AIA! FONDANZIONE 5 - Come avrebbe dovuto dire De Coubertin,” importante non è partecipare, ma vincere”, e se tanto mi da tanto... per un ente privato che dispone di ingenti fondi pubblici sono un bel viatico in attesa di consolidare altre gestioni , tipo parcheggi, d’Oro e d’Argento. Coop!pardon, ops! PRIMARIE 1 - Il candidato si ripropone, “pentito”, con il capo cosparso di cenere e umili intenzioni. Non rottama. Individuati gli avversari, stavolta non farà prigionieri... non saprebbe dove metterli. PRIMARIE 2 - Pare che, in alcune situazioni, si offrono 10 euro per ogni tessera. Venendo a noi, “quelli delle 650 tessere”, quante tessere di AQUAFAN ci vorranno per fare un segretario? M5S - A Misano sono piuttosto assenti nei dibattiti locali. Giustificati? Stanno facendo corsi accelerati di aggiornamento. Con il proprietario?

MISANO ADRIATICO -Via Puccini 27/F Tel. 0541.601758 - Fax 0541.602058

Emanuele Barogi

- Nel segno della città umbra terremotata Norcia, la trentacinquesima festa sociale dell’Avis di Misano, tenutasi lo scorso febbraio. Una lunga giornata iniziata con la messa officiata da don Marzio, alla presenza di tutte le

Festa sociale nel segno di Norcia

Due momenti della festa (Foto Giancarlo Tonti) delegazioni della provincia di Rimini, più 4 da Pesaro. Infine, tutti al ristorante “il Mulino”. “Festa andata benissimo, con circa 140 persone”, racconta Giuliano Cesaroni, uno dei componenti. Sono stati premiati una quarantina

di donatori. Un nome su tutti, Antonio Ceccaroli, 133 donazioni, ha ricevuto la prestigiosa medaglia oro-diamante dalle mani di Walter Proia, presidente dell’Avis di Norcia. Intrattenitore della giornata Mauro Vanucci, raffina-

to poeta dialettale di Rimini. Ha deliziato declamando le sue zirudele, storie piene di allegorie, doppi-sensi, metafore; a volte taglienti, altre delicate. Soprattutto, Vanucci è un intrattenitore che sa far star bene le persone. Ha

portato alcuni suoi libri dialettali, venduti per Norcia. Il pomeriggio è stato anche contrassegnato dalla lotteria. Infine, l’assegno staccato per la consorella umbra: 3mila euro donati al presidente Walter Proia.

Un pranzo per lavori alla chiesa MISANO MONTE - Pranzo per mettere in sicurezza l’intonaco della volta della chiesa di Misano Monte. Domenica 5 Febbraio nella sala polivalente di fianco alla chiesa si è svolto un gustosissimo pranzo un po’ rusticano: a base di polenta, salsiccia, costarelle, insalata con la cipolla e piadina a volontà. Il tutto innaffiato da un ottimo vino delle nostre colline. Alla fine, i dolci preparati dallo staff di cucina del Circolo don Bosco ed i cioccolatini per le signore, hanno accompagnato il “leggero” desinare. Dpo il secondo piatto il nostro super prete, don Angelo, ha ringraziato coloro che hanno lavorato e si sono impegnati nell’organizzarlo e tutti i commensali, specificando che il ricavato sarà devoluto per pagare in

Le signore che con passione e impegno rendono possibile le feste. Da sinistra: Marisa, Maria, Renato, Renata, Lidia, Cristina, Pina, Graziella, Giovanna, Edda parte le spese fatte per la volta della nostra bella chiesa. Questo è il primo pranzo del 2017 e non è solo un momento per riempire la pancia ma anche un’occasione per tenere unito tutto il paese perché anche se è piccolo Misano Monte ha dimostrato nelle varie occasioni

di agire uno per tutti e tutti per uno, collaborando all’unisono, senza divisioni di alcun genere e soprattutto politiche, tenendo ben saldo il principio della tolleranza e dell’amicizia. Queste occasioni per i misanomontesi sono molto desiderate ed attese, come se una volta al mese cir-

ca fossimo tutti invitati ad un pranzo di matrimonio durante il quale ci si dimentica dei problemi che ognuno di noi ha e si dà libero sfogo alle aperture di mente e di cuore con i nostri vicini di piatto. Arrivederci alla prossima!... Pier Giovanni Piccioni


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Il 10 marzo, ore 17,30, all’hotel Imperial. Intervistato da giovani universitari e platea

D’Alema a Misano - “ (...) per il quale avevo una grandissima stima”. Così risponde un ex papavero del Pd della politica riminese all’amico che lo invita alla serata con Massimo D’Alema. Un modo elegante e non meno che coraggiosissimo di sottrarsi. Insomma, quando D’Alema era potentissimo, bisognava presenziare e farsi vedere. Ora l’esatto contrario. Un’atavica raffinatezza culturale il salto della quaglia dell’italica classe dirigente. E non solo. Massimo D’Alema è stato uno degli uomini politici che ha

LA POLITICA contrassegnato la storia d’Italia degli ultimi 30 anni; senza di lui il Paese sarebbe diverso. Non si sa se nel bene o nel male. Uno degli uomini più discussi e controversi della politica italiana a cavallo del secolo, è a Misano il 10 marzo, alle 17,30, nella sala conferenze dell’hotel Imperial, sul lungomare. Ad intervistarlo un gruppo di universitari; possono intervenire e porre questioni anche i presenti. Per molta stampa italiana D’Alema è l’antipatico, l’intelligentissimo,

Massimo D’Alema, già primo ministro

lo sbranatore coi baffi... E’ colui che ha mangiato i propri amici di partito e di alleanza: Occhetto, Prodi, Veltroni... E’ colui che ha privatizzato le banche e le reti. Telecom su tutte. Aveva come consiglieri economici Nicola Rossi, paladino del “liberismo più sfrenato” e Pier Carlo Padoan, oggi ministro dell’Economia nel cerchio magico di Renzi. Con D’Alema c’è una certezza: non ci si annoia. E si incontra la storia italiana per capire come siamo. Qualcuno ha definito D’Alema il fratello anziano di Renzi.

“Mi vergogno. In 7 anni solo 1,5 milioni per le buche” - Dal Piano regolatore alle

piante all’ingresso del cimitero, passando per le opere pubbliche che contribuirebbero a muovere il Pil (Prodotto interno lordo), la viabilità. “Io mi vergogno in 7 anni e mezzo non abbiamo speso che un milione e mezzo per gli asfalti”. Sono le questioni del governo guidato da Stefano Giannini, intelligenza pura che quando esprime il meglio di sé ben rappresenta la città; ogni tanto, in proporzione, si smarrisce. I misanesi lamentano le piccole manutenzioni, ad iniziare dalle buche nelle strade? “Io mi vergogno. In 7 anni di governo non abbiamo speso che un milione e mezzo di euro per rifare gli asfalti e fatti mutui per 2 milioni. Invece potremmo spendere un milione l’anno; saremmo da standard svizzero. Solo che il Patto di stabilità ci costringe all’inerzia. Dopo di che i sindaci perdono le elezioni per non aver coperto le buche nelle strade. Rifare gli

Stefano Giannini, sindaco di Misano dal 2009

Manutenzioni, Patto di stabilità, palazzo comunale di Misano Monte, strada di collegamento, Prg, debiti crollati da 18 a 11 milioni L’INTERVISTA asfalti è semplicissimo. Muovere gli investimenti pubblici delle amministrazioni locali significa muovere immediatamente il Pil e incrementare l’occupazione. Poi è stata tolta l’Ici (Imposta comunale sugli immobili) a caso; quando ci sono persone che la possano benissimo pagare”. Una delle piccole questioni di Misano Mare è raggiungere il cimitero in sicurezza e dare all’ingresso la dignità tolta con l’abbattimento del

viale alberato. “Ora stiamo costruendo la ciclabile da Belvedere fino al convento. Oggi, dal centro il cimitero si raggiunge in sicurezza sul percorso pedonale che passa dietro il palazzo comunale. Quanto alle piante pre-

sto metteremo giù una sola fila di cipressi; spero entro la fine della mia legislatura”. A Portoverde avete fatto un’operazione con la società proprietaria della darsena, quale beneficio per il Comune?

“C’era quella palazzina, lato Conca, che era destinata ad uffici pubblici; si pensava alla Capitaneria di porto. Dietro la concessione del cambio di destinazione d’uso, si sono impegnati a fare tre cose: il marciapiede dove c’è la chiesa, un centro di quartiere di 80 metri quadrati di fronte al campo di calcetto e la sistemazione di piazza Colombo; dovrebbe essere pronta per Pasqua”. Si diceva Patto di Stabilità; quanti debiti ha il Comune di Misano? “Rispetto al 2008, il debito è sceso da 18 a 11 milioni; spalmato su 13mila abitanti, il debito pro-capite è davvero molto basso. Diciamo che i misanesi sono tra i meno indebitati d’Italia. Altre entrate diminuite sono gli oneri di urbanizzazione, passati da 2,5 milioni a 500mila euro l’anno. Con una cifra così bassa fai fatica a dare un trend positivo allo sviluppo della comunità. Grazie a Dio, non abbiamo manutenzioni particolarmente onerose. Nonostante questa fotografia abbiamo fatto molte cose: sistemato via Baracca, Leoncavallo, la Cella Vecchia. Grazie ai soldi di Apea, si è messo mano a via Bruscheto”. Da anni si parla di restaurare il vecchio palazzo comunale a Misano Monte. A quando? “Abbiamo partecipato ad un bando regionale sugli edifici ottocenteschi di pregio per fini turistici e culturali. Non siamo entrati tra i 20 beneficiari, ma subito dopo. I ribassi d’asta saranno assegnati a coloro i quali seguono. Il tema grosso sarà trovare le risorse comunali. L’edificio potrebbe anche

ospitare un’esposizione di pianoforti storici dei fratelli Cecchini. Ricordo che a Misano da decenni si tiene un apprezzato festival pianistico”. Da anni si lamenta la mancanza di collegamento veloce zona artigianale Santamonica con via Del Carro. A quando la strada? “Il problema è giuridico. Nel vecchissimo accordo Comune-Santamonica spa la strada era di 6 metri; oggi deve essere di 8,5 metri. Per realizzarla Santamonica spa deve spostare la recinzione dell’autodromo. Poi è in pregio all’autostrada e deve essere Società Autostrade a concedere l’autorizzazione. Dopo l’estate si dovrebbe aprire il cantiere”. Giannini signore del turismno romagnolo con Destinzione Romagna? “Smentisco. L’ho letto sui giornali. Però sono disponibile; se c’è un problema da affrontare non mi tiro certo indietro”. Lei ha il Psc (Piano strutturale comunale) in gestazione da 7 anni. Quando arriva? “Stiamo facendo un lavoro preliminare. Un documento di indirizzo che dovrebbe valorizzare le famiglie con piccoli premi”. Il vecchio Piano andava a beneficio di pochi misanesi. Questo? “Abbiamo iniziato l’esame critico della legge urbanistica perché non funzionava. Chi fa le leggi, le fa per farle bene, però ti accorgi che non funzionano... Per questo ci siamo proposti come Comune sperimentale in Regione”. I tempi? “Spero che ci sia l’adozione prima della fine del mio mandato. Oggi, serve una svolta di qualità come dice la Regione.”



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4.A Scacciano, impianto a risparmio energetico all’avanguardia. Progettato da Emanuele Barogi

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Chiesa, riscaldamento rivoluzionario Chiesa di Scacciano - A fronte della grande importanza sia in termini economici che ambientali che riveste l’efficienza energetica, esistono diversi sistemi per ottenere confort abitativo e risparmio energetico. Per la Chiesa di Scacciano sono state fatte diverse ipotesi, e alla fine si è individuata la soluzione che meglio rispondesse alle caratteristiche della struttura. L’efficienza energetica rappresenta l’asse più importante negli sforzi per decarbonizzare il sistema energetico globale e raggiungere gli obiettivi climatici. C’è un grande potenziale per l’efficienza energetica negli edifici. In questo settore le nuove costruzioni e le riqualificazioni energetiche rappresentano non solo una importante fetta del mercato della green economy, ma anche il campo di sperimentazione ed attuazione delle tecnologie innovative oggi a disposizione. L’indagine ENEA-Confindustria sull’offerta di prodotti e servizi per l’efficienza energetica ha evidenziato un incoraggiante clima di fiducia da parte delle imprese, le cui aspettative per il prossimo triennio risultano buone: oltre un terzo di esse prevede infatti di aumentare i propri investimenti rispetto agli ultimi tre

COMUNITA’

di Emanuele Barogi* anni. Il risparmio energetico negli edifici sarà in futuro uno dei principali fattori di sviluppo con 12,8 miliardi di investimenti previsti nei prossimi tre anni. Alla luce di quanto sopra sono state fatte diverse ipotesi, riscaldare grandi ambienti come le chiese caratterizzate da considerevoli altezze interne è un problema che comporta, con i sistemi tradizionali, grandi sprechi di energia termica con risultati del tutto insoddisfacenti, sia per la quantità del combustibile consumato, sia per i costi di manutenzione sia per la pulizia degli arredi e, non ultimo, per l’impatto architettonico. I sistemi tradizionali ad aria non sono indicati. L’aria calda, si sa, tende verso l’alto mentre i fedeli che stanno in basso sul gelido pavimento hanno i piedi ghiacciati.

Con i sistemi tradizionali ad aria calda usati quasi sempre per riscaldare le chiese, si invia forzatamente con grandi ventole una grande quantità di aria surriscaldata che, per legge naturale, sale velocemente verso l’alto riscaldando prima l’aria della cupola e soltanto in un secondo tempo si sente un leggero tepore. Si creano però anche correnti d’aria fredda di ritorno che determinano fastidiosi spifferi tra la gente ed ulteriore disagio: alcune zone sono troppo calde e secche ed altre troppo fredde. Per questo motivo la scelta impiantistica è andata verso un impianto a pannelli radianti del tipo a secco, non tradizionale, con basso

impatto architettonico e veloce messa a regime. Con questo rinnovato sistema di riscaldamento, le chiese vengono riscaldate soltanto dove il calore effettivamente serve: sul pavimento per riscaldare i fedeli ad altezza d’uomo, mentre il soffitto rimane praticamente al freddo con un considerevole risparmio di energia termica, superiore al 50%. E’ anche stato riscontrato che i devoti, giungendo d’inverno dall’esterno trovano un piacevolissimo comfort percependo il pavimento appena tiepido (e non caldo come con i vecchi sistemi di pavimenti radianti). Con il pavimento radiante, già utilizzato per numerosi edifici

tutelati il riscaldamento è a bassa temperatura ed i pavimenti hanno una temperatura superficiale soltanto di circa 25-28°C. Essendo la temperatura del pavimento inferiore di circa 10°C in meno della temperatura corporea i fedeli ottengono il miglior comfort: non sentono più freddo né ai piedi, né al corpo oltre a non risentire dei problemi determinati dall’aria secca. Il riscaldamento ad aria è fastidioso anche per il rumore. I pavimenti radianti sono invece assolutamente silenziosi Durante la settimana o comunque quando non vi sono molti fedeli, è infatti possibile riscaldare soltanto le zone di pavimento più utilizzate come la zona dell’altare per i sacerdoti, le prime file di banchi ed eventualmente l’ingresso. Le altre zone non utilizzate possono rimanere al freddo oppure con una temperatura minore, ottenendo così un ulteriore risparmio termico, per essere riscaldate in previsione di una funzione importante o comunque di un considerevole afflusso di persone. Mentre i sistemi ad aria calda sollevano grandi quantità di polvere e, nel giro di pochi mesi sporca-

no i muri con antiestetici “baffi“, i pavimenti radianti non creano, proprio per la bassa temperatura di esercizio, alcun movimento d’aria e quindi, oltre a non far sentire alcun “spiffero”, non sollevano la polvere riducendo al minimo anche i lavori di pulizia degli arredi. I ventilconvettori o le canalizzazioni di aria deturpano l’architettura degli interni, sia con le condutture, con i controsoffitti, con il pavimento radiante, invece, il sistema di riscaldamento è completamente invisibile. Con il sistema studiato, sono stati risolti tutti i problemi che caratterizzavano i vecchi sistemi di pavimenti radianti. La messa a regime dell’impianto avviene in breve tempo perché i circuiti sono posti soltanto a pochi centimetri sotto il pavimento e, oltre ad essere isolati termicamente da terrapieni o volte di scantinati sottostanti, sono progettati secondo calcoli che prevedono una ravvicinanza particolare dei tubi. E’ inoltre stato messo a punto un sistema di regolazione che invia acqua più calda durante la breve fase di avviamento per ridurre la temperatura dell’acqua in andata nell’impianto a circa 30-35°C. *Ingegnere, progettista dell’impianto



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Mitico bagnino, se n’è andato prima del tempo nel marzo del 2015. Persona buona e generosa LA CULTURA

Quando i classici insegnano a vivere - “Ritratti d’autore”: letture e passioni da condividere, sei imperdibili appuntamenti dove protagonisti sono i personaggi, le storie, gli intrecci, le parole, le frasi, le emozioni dei classici raccontati da prestigiosi intellettuali di oggi. A cura della Biblioteca di Misano e sotto la navigata regia di Gustavo Cecchini, la decima edizione è partita il 3 marzo con Nuccio Ordine con “L’Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto. Il 10 marzo, con Franco Cardini, storico, saggista, blogger italiano e noto studioso del Medioevo, è di scena il mito di Percefal o il racconto del Santo Graal. Venerdì 17 marzo salirà sul palco dell’Astra Marcello Veneziani con “II mestiere di Vivere” di Cesare Pavese. E’ Giulio Guidorizzi,

Nuccio Ordine legge l’Ariosto, Cardini Wagner, Veneziani Pavese, Guidorizzi Omero, Curi Kafka e Fusaro Steinbeck docente di Teatro e Drammaturgia dell’Antichità presso l’Università degli Studi di Torino ad introdurre, venerdì 24 marzo, l’Iliade di Omero. Venerdì 31 marzo sale sul palco dell’Astra il filosofo Umberto Curi con “La metamorfosi” di Franz Kafka. Chiude, venerdì 7 aprile Diego Fusaro con “Furore” di John Steinbeck. Gli incontri si tengono presso il Cinema - Teatro Astra con inizio alle ore 21. Ingresso libero sino ad esaurimento posti. Info. 0541-618484.

‘Leandro, l’amico che tutti vorrebbero avere’ AMARCORD - Leandro Bisoni muore il 19 marzo dello 2014. Prima del tempo, a 70 anni, causa un infarto fulminante. Lascia la moglie Aurora e due figli, Maurizia e Silvio. Col silenzio e l’esempio, ha caratterizzato la comunità misanese gestendo la spiaggia 26 e partecipando con passione alla vita rimboccandosi le mani nelle feste. Oggi, la sua spiaggia, è governata da Luciano Zambelli. Una striscetta davanti alla colonia Piacenza (abbattuta nel 1980), lungo la foce dell’Agina; la prese, Leandro, nel 1970 e l’ha tenuta fino al 2004. Lo ricorda la figlia Maurizia: “Aveva un carattere chiuso, di poche parole; gli piaceva la famiglia e il lavoro. Era più per il lavoro che per le chiacchiere”. Era così anche in spiaggia; lui a pettinare la sabbia, la moglie Aurora (insegnante) a intrattenere i clienti. Era il bagno degli alberghi “Vanni”, “Ambasciatori”, “Sorrento”, “Gigi”.

Addio a Pietro Zangheri, 103 anni di occhi sorridenti AMARCORD - Pietro Zangheri se n’è andato a 103 anni lo scorso 22 febbraio. Lascia i figli Miriam e don Roberto. La moglie Maria Bianchi lo aveva preceduto 4 anni fa; alcuni anni prima la secondogenita Patricia. Persona fuori dal comune, rigoroso e carico di simpatia, ha contrassegnato la vita misanese (arriva da Coriano negli anni ‘50) non perché lavorasse in banca e aveva dato una mano a tutti, ma per come era fatto. Passione per il canto, faceva parte del coro del geniale don Dino Gabellini; quando lavorava a Milano in banca, per gioco, si divertiva a intonare le arie sotto il portico della Scala. Un giorno lo ferma un vigile e gli chiede come mai. La risposta: “Potrò sempre dire di aver cantato alla Scala”. La salma è stata tumulata nel cimitero di Monte Tauro (Coriano), la sua terra. Il ricordo che segue lo ha scritto Roberto Semprini, il nipote.

- ...per la nostra famiglia sei sempre stato lo “zio Pietro”, ma per me ...forse il nonno che non ho mai avuto. Importante punto di riferimento durante la mia infanzia e la mia adolescenza... d’estate mi venivi a trovare spesso in negozio, ...con la tua inseparabile bi-

Roberto e Federico Semprini, Pietro e don Roberto Zangheri cicletta... ...era bello perché prima si sentiva la tua voce, poi si vedeva il tuo sorriso... ...ed infine arrivavi tu ...con la tua voglia di ridere e scherzare... ...portavi con te ...sempre tanto Buon Umore. Ti piaceva, raccontare, raccontarti, ed incontrare nuova gente, ...una porta sempre aperta verso il prossimo. Quanti scherzi ti facevo, e tu ...tu non ti arrabbiavi mai... anzi ti divertivi insieme a me ...e poi ti piaceva raccontarli agli amici. Quanti ricordi, quanti bei momenti passati insieme... ...ma tu ora non ci sei più! Sei partito, ...sei risalito sulla

Leandro Bisoni sul lungomare misanese

tua inseparabile bicicletta e ora stai pedalando verso la Vita Eterna. Vita che tu hai sempre amato sotto ogni aspetto... sotto ogni forma, in cui si presentava... senza se e senza ma. Ora ti voglio ricordare così: ...con quel tuo sorriso umile e semplice, ...con quella tua allegria contagiosa, ...con quella tua instancabile voglia di vivere, ...con quella tua grande Gioia di vivere, nonostante tutti e nonostante tutto. Grazie per i tuoi insegnamenti e per la tua testimonianza, e se puoi ...perdona le nostre mancanze. ...Grazie!!

E tanti privati; soprattutto misanesi. Arrivati dalla Sardegna nel 1943, quando Bruno sposa la misanese Alida Muccioli, i Bisoni significano Partito socialista e tocco artistico, ma Lean-

dro non si era mai interessato di politica; gli dava l’allergia. Ma avversava soprusi e sopraffazioni. Il contributo sociale era lavorare per le feste: “Segavecchia”, “Famiglia”, le rustide dei

bagnini. Insomma, è stato personaggio nella riservatezza. “Il mio ultimo ricordo racconta Maurizia - è quando porta a spasso i nipoti col passeggino in spiaggia”. A Leandro sarebbe piaciuto fare il meccanico. Prima di portare l’auto in officina, ci metteva le mani “Leandro è l’amico che tutti vorrebbero avere. Per me è stato l’amico; aveva qualche anno più di me. Ci siamo conosciuti nell’adolescenza. Nel primo impatto poteva sembrare burbero, invece era un pezzo di pane. Ricordo quando nel locale ‘2000’ di Sassocorvavo conobbe una ragazza, Aurora, che poi sarebbe diventata la moglie. Tutte le mattine, quando vado nel bar dell’albergo e guardo il mare, lo penso. Se poteva aiutarti, faceva a meno lui. Persona disponibile, umile e buona”. Il pensiero è di Egidio Serafini.


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CATTOLICA

Messaggio al segretario Montanari. Renziano della prima ora, ha partecipato a tutte le Leopolde

ALLEGRO MA NON TROPPO di Cecco

Emozioni (scissioni)

Seguir con gli occhi un D’Alema sopra il fiume e poi ritrovarsi a volare, e sdraiarsi, felice, sopra i baffi ad ascoltare un sottile dispiacere. E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire dove Emiliano va a dormire. Domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore di Bersani come la neve non fa rumore. E guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se è poi è tanto difficile il Renzi scrocciolare. E stringere le mani di Errani per fermare qualcosa che è dentro me ma nella mente di Renzi non c’è. Capire tu non puoi tu chiamale se vuoi scissioni, tu chiamale se vuoi scissioni. Uscir dalla brughiera di mattina con Fassina dove non si vede Speranza ad un passo per ritrovar se stesso. Parlar del più e del meno con Rossi e Civati per ore ed ore per non sentir che dentro qualcosa muore. E ricoprir di terra una piantina verde sperando possa nascere un giorno una Cosa rossa. E prendere a pugni un Orfini solo perché è stato un pò scortese, sapendo che quel che brucia non son le offese. E chiudere gli occhi per fermare qualcosa che è dentro me ma nella mente di Renzi non c’è. Capire tu non puoi tu chiamale se vuoi scissioni, tu chiamale se vuoi scissioni. Testo liberamente tratto dalla canzone “Emozioni” di Mogol - Lucio Battisti, 1970

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‘Pd: quando si perde, ci si dimette’ - Alessandro Belluzzi, trentacinquenne, sposato, con una irrefrenabile passione per la politica, ha iniziato la militanza nella fase finale della Margherita. L’impegno sostanziale l’ha svolto nel Partito democratico di cui è stato il primo segretario cattolichino; oggi è membro della segreteria regionale con delega al turismo e assistente dell’europarlamentare Damiano Zoffoli. Quali sono i suoi rapporti col Pd di Cattolica? “Freddi, molto. Io credo che quando si perde una sfida ci si prende le proprie responsabilità e in politica l’atto più formale sono le dimissioni, io lo feci subito da segretario del Pd dopo che Cibelli per il quale mi ero speso perse le primarie per il candidato sindaco con Tamanti. In questo caso si è perso un Comune dopo 70 anni e tutta la classe dirigente che ha gestito quella partita è ancora li, senza un minimo di autocritica, per me è inconcepibile”. Perché una verifica sulle ragioni della sconfitta? “Perché avrebbe avuto ripercussioni sui vertici provinciali e a caduta anche su quelli regionali, nella sostanza Cattolica è diventato il primo comune a cinque stelle della Regione, tutte le sconfitte sono pesanti ma questa ha un valore simbolico più forte”. È il motivo per cui non si è fatta neanche a Riccione? “Negli ultimi anni non è mai stata fatta una discussione seria delle varie sconfitte”. L’aveva messa in conto la sconfitta? “Assolutamente sì; all’epoca avevo già un ruolo in segreteria regionale e ho mandato tantissimi segnali prima in forma privata a tutti i livelli e poi pubblici di questa possibilità dando anche delle soluzioni per evitare il peggio ma è stata sostenuta un’altra

“Gambini aveva una responsabilità nei confronti di chi l’ha votato. Laura Sabattini ha avuto un comportamento da suicidio politico. Dopo la sconfitta Magrini e Montanari sono ancora lì” L’INTERVISTA di Teresio Spadoni linea perché si pensava sarebbe stata quella vincente. Se avesse vinto Gambini lui e il suo gruppo avrebbero fatto asso piglia tutto e si sarebbero liberati anche di Belluzzi”. E invece… “In cinque anni di legislatura Cecchini di errori ne avremo fatti ma tante sono state le cose buone: penso all’abbattimento del debito,la realizzazione della scuole di via Irma Bandiera, a livello turistico negli ultimi anni, Cattolica, è quella che è cresciuta di più in ambito provinciale. Cecchini dice che non si ricandida, chiede solo che sia preso a valore il suo operato, e la risposta del segretario PD Montanari è stata: ‘La giunta Cecchini ha fallito’. E’ un atteggiamento normale? E la lettera di Gambini che ha chiuso le porte in faccia a chi aveva sostenuto Piva alle primarie?” Tutta di Gambini la responsabilità? “No,il gruppo che ha coordinato la sua campagna elettorale ha inciso sulle sue scelte, tra queste Laura Sabattini: io credo che alcune sue decisioni siano state da suicidio politico”. Insieme a Gabellini e Prioli? “Sì, solo che lei aveva un ruolo più importante perché sostanzialmente gli coordinava la campagna elettorale”. Sono questi i motivi che l’hanno portata a sostenere

Corrado Piva? Alle primarie ho sostenuto Corrado Piva perché la sua proposta andava nel solco di valorizzare quello che era stato fatto dalle precedenti amministrazioni puntando a fare ancora di più e meglio, una diga programmatica alla linea di Gambini totalmente distruttiva rispetto al lavoro amministrativo precedente. Poi, in campagna elettorale, al primo turno, ho fatto di tutto per trovare un accordo tra le due componenti, Gambini non ha voluto e allora non mi sono stracciato le vesti per sostenerlo ma non ho remato contro. Al secondo turno, in un’alleanza con Giovanna Ubalducci ci ho sperato e ho lavorato per cucire ancora; la sua lista aveva preso il dieci per cento ed era comunque una costola del Pd. Ma sappiamo come è andata, anche qui è arrivato il secondo niet da parte di Gambini e il suo gruppo”. Adesso a Gambini cosa contesta per queste dimissioni date per ‘stufo’, direbbero i toscani? “Di non aver condiviso la scelta con nessuno atteggiamento ancora più grave per il fatto che Gambini non era un semplice consigliere. Lui è stato il candidato sindaco e aveva una responsabilità nei confronti delle persone che lo hanno votato, Il partito è una comunità, non è una proprietà privata”.

Con Cecchini lei è stato responsabile dello staff della sua segreteria, vi imputate degli errori? “Piero in alcune sue scelte è stato molto rigido, penso ad esempio al piano sulla nuova viabilità,io avrei dovuto spingere di più per fargli capire che doveva essere più aperto al confronto”. Lei è amico con Richetti: quando l’ha conosciuto? “Nel 2012; volevo arrivare a Renzi e sui giornali Richetti, che era presidente del Consiglio regionale, veniva dato come suo interlocutore in Emilia Romagna. Gli ho chiesto un appuntamento per motivi istituzionali, come capo gabinetto del sindaco di Cattolica. Durante l’incontro gli ho detto che condividevo la battaglia che stava facendo sui vitalizi e le idee di Matteo Renzi, e mi sono offerto di dargli una mano”. Ho partecipato a tutte le Leopolde”. Chi l’ha seguita? “Paolo Russomanno, Nicola Gabellini da San Giovanni; Luigi Bellettini da Misano, Mauro Villa di Riccione parliamo del 2012”. E da Rimini? “Zerbini e Mattia Morolli”. Nel Pd ìmpera il litigio. Che idea si è fatta di queste divisioni che portano alla sconfitta? “Quando nel 2012 Renzi si candidò contro Bersani per la presidenza del consiglio era visto come un grimaldello per scardinare quegli accrocchi che tendevano a soffocare cittadini e mi-


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Intervista a Alessandro Belluzzi, ex segretario del Pd di Cattolica. “Gambini non si doveva dimettere” Alessandro Belluzzi intervistato da Teresio Spadoni

litanti. Quella sfida la perse ma poi poco dopo vinse il congresso diventando segretario avendo la possibilità di ribaltare il sistema da dentro, cosa che non ha assolutamente fatto con conseguenze negative enorme. Questa sua scelta lo ha portato a subire una logorazione costante, un danno per lui e per tutta la classe dirigente che lo ha sostenuto, infatti da segretario del partito nei territori ha mantenuto al vertice coloro che lo avevano combattuto. Chi riteneva Renzi un momento di passaggio, puntando a riprendersi il partito, forte di questa situazione ha cercato di anestetizzare tutti quelli che non la pensavano come loro”. Ovvero, è passato da cavaliere a cavalcato. “Esatto. Oggi non c’è più un confronto sulle idee; il confronto è sul posizionamento”. Del Rio sta con Richetti? “Sono molto legati. Nel caso specifico di Richetti il mio auspicio è che Renzi qualora tornasse segretario capisca che una figura come la sua è fondamentale nella futura organizzazione del partito, sarebbe un segnale molto forte che avrebbe un’importante ricaduta nei territori dove è molto amato dai cittadini e dai militanti”. Il M5S come lo vede? “L’Emilia Romagna e in particolar modo la provincia Rimini sono tra i luoghi dove il M5S ha avuto più forza già da tempo e questo perché penso molti di coloro che lo hanno votato l’hanno fatto per dire basta a un certo sistema politico, un segnale anticipato della richiesta di cambiamento esplosa poco tempo dopo livello nazionale. Proprio in questa terra la gestione verticistica del movimento è emersa in tutta la sua evidenza: vedi il caso delle liste in provincia di Rimini; Pizzarotti; Marco Affronte”. Molti che oggi votano M5S votavano Pd: come riprenderli? “Dando l’esempio, mettendo in campo azioni concrete che diano la percezione di quanto il Pd sia un partito vicino ai cittadini. Dimostriamo ad esempio che il partito vuole togliere dei privilegi incompresibili come il vitalizio per gli ex parlamentari”. Come fare?

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“Tutto il Pd compatto vota la legge Richetti ferma in Parlamento dal 2015 dimostrando che fa sul serio e andando a vedere come rispondono gli altri. Purtroppo ad oggi è ancora non si è mosso nulla”. Cosa si augura adesso? “Che si riesca ad avere un congresso vero, sui contenuti; c’è bisogno di capire che cos’è il Partito democratico nel 2017”. Cosa dire a chi non riesce a comprendere quello che succede? “Nel mio piccolo lavorerò perché nel prossimo congresso provinciale ci sia in campo una piattaforma programmatica differente da quelle di coloro che hanno gestito il partito fino adesso. Il mio tentativo sarà quello di portare nel partito quel cambia-

mento che migliaia di cittadini avevano cercato nel 2012-13, con l’obiettivo di dar loro quella casa che non hanno trovato”. In provincia Rimini ci sono state sconfitte ovunque, come mai? “Proprio perché negli ultimi 4 anni i cittadini hanno mostrato di volere un grande cambiamento nel modo di approcciarsi alla politica rispetto al passato e i vertici del partito non sono stati in grado di interpretare quella richiesta. Al posto di aprirsi in maniera vera alla società il partito si è chiuso in se stesso sempre di più e chi non campa con la politica e ha provato ad avvicinarsi vivendo questa situazione smette di partecipare e dentro restano quelli che da vent’anni non fanno che parlarsi addosso. Negli ultimi quattro anni abbiamo perso Riccione, Cattolica, Bellaria, Coriano, Montefiore, Pennabilli, commissariato il comune di Santarcangelo - che poi abbiamo rivinto -, peggior risultato alle regionali, non vinto il referendum sulla fusione dei comuni in Valconca. E Yuri Magrini è ancora lì come Montanari a Cattolica come se niente fosse: la parola dimissioni, però, l’ho usata solo io! Adesso il mio obiettivo è quello di cambiare il

LA STORIA

Ciclo di incontri allo Spazio °Z di Radio Talpa

Come nasce una dittatura

- In tempi di rivoluzioni digitali, innalzamento di muri, guerre terroristiche, angoscia per il futuro, movimenti di milioni di masse di migranti, sconvolgimenti climatici e mutazioni dei modi di fare politica, ANPI CATTOLICA-VALCONCA propone una riflessiva mini-rassegna con l’intenzione di osservare i crescenti fenomeni di xenofobia e nazionalismo ma anche di nuovo dominio sociale tramite i mass-media che connotano una società che rischia di involversi verso direzioni autoritarie. Il ciclo “MODERNI FASCISMI Come nasce una dittatura” propone alcuni stimoli in questa direzione, presentando una serie di iniziative nel mese di marzo: venerdì 10 marzo, alle 21, conferenza del prof.

Francesco Succi (membro del direttivo dell’Istituto Storico della resistenza e dell’Italia contemporanea) dal titolo “Le radici ideologiche del nazismo e del fascismo”. sabato 18 marzo, alle 17,30 la presentazione del libro “Nemici politici pubblici nemici” di Giuseppe Giusva Ricci (sociologo e DJ),. venerdì 24 marzo, alle 21, la proiezione del film ispirato ad un fatto realmente accaduto “L’Onda” di Dennis Gansel. Tutti gli eventi si terranno nei locali dello SPAZIO°Z in via Delprete 7 a Cattolica e verranno trasmessi in diretta su Radiotalpa°Z www.radiotalpa.it e saranno disponibili in podcast. Ingresso libero.

partito”. Scende in campo? “Sicuramente farò di tutto perché nasca una proposta vera e concreta alternativa a quella della classe dirigente che ha governato il partito fino ad ora mettendo ben in evidenza i suoi limiti e allo stesso una ricetta per ripartire. Poi andrò nei circoli per sostenerla, se ci sarà un candidato più utile di me alla causa che possa portare alla vittoria la mozione lo sosterrò come feci per Russomanno nel ultimo congresso provinciale. Eviterò sicuramente che vengono portate avanti finte candidature unitarie per nascondere un confronto nel merito e proseguire come se nulla fosse successo. Sarà una sfida dura ma chi non combatte per le sue idee ha perso in partenza”. A Riccione la Sindaco è stata dimissionata; secondo lei la crisi è risolvibile con un Rimini due? “Per me il modello Rimini sul tema delle alleanze andrebbe esportato in tutta Italia e di conseguenza anche a Riccione. Va comunque detto che a Rimini quel progetto è stato pensato e sostenuto da un pezzo del gruppo dirigente del Pd con il semaforo verde di Gnassi e con il supporto dei vertici regionali. Magrini l’ha subito: se fosse stato per lui non l’avrebbero mai fatto. Anche questo è un tema che andrà affrontato al prossimo congresso”. E lei perché non si è candidato a sindaco? “Tanti cittadini, tanta gente comune, me lo hanno chiesto ma ho rifiutato il clima era troppo pesante. Come è venuto alla luce un pezzo di partito voleva emarginare completamente un’altra parte, non c’era possibilità di dialogo, mediazione. A trentacinque anni non volevo trovarmi in una situazione vista e rivista più volte negli ultimi anni dove alcuni consiglieri entrano in Consiglio solo con l’obbiettivo di condizionare il sindaco puntandolo a metterlo in difficoltà e questo perché non fa parte di quella corrente”. Cosa pensa sua moglie di questa sua “passione”? Io mi sono sposato a fine agosto di quest’anno. Per me la famiglia è al centro; viene al primo posto; se non hai una famiglia alle spalle rischi di non avere dei valori da spendere nella vita politica. Se io non avessi avuto mia moglie, la mia compagna, che mi ha supportato e mi sta supportando, io non sarei riuscito a fare nulla di ciò che ho fatto; l’ho detto anche al mio matrimonio, di fronte a tutti. La mia forza è che io ho una persona a fianco che mi sostiene nei momenti di difficoltà, che riesce a capire che ci sono dei sabati e delle domeniche che devo stare fuori. Allo stesso tempo, però, io ho cercato e cerco di non cadere nel tranello di essere onnipresente, ma di dire anche di no perché devo stare con la mia famiglia”.

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Palazzate

di Cecco

La Traviata - Leggiamo: “La Traviata al Teatro della Regina”. Ciò, a pinsèva da truvèla tal Cumun. Va pu là... Nudo - Leggiamo: “Il Masterplan si toglie i veli davanti ai residenti. L’amministrazione: lo presenteremo il 17 marzo”. A so curios. Al sarà ‘na dona, un om o un trans? Os-cia!... 22 albergatori furbetti - Leggiamo: “Tassa di soggiorno, 22 albergatori furbetti non pagano”. Burdèl perché an paghé? Nu fè i sgulvanìd! Caz!... M’illumino di meno - Leggiamo: “Campagna ‘M’illumino di meno’ contro lo spreco energetico. Cattolica spegne le luci”. Un gni vo’ ‘na masa, basta du goc ad piova e tal centre dla cità un svéd più un caz. Margiosa, ma véra... La cabina - Leggiamo: “Turismo, cinque Comuni, una sola cabina di regia”. Nicoletta, an’è che a starìn tut un po’ strèt drénta cla cabéna? I francés i dgirìa: ménage a cinq... Portavoce - Leggiamo: “Scelto il portavoce, è Davide Varotti”. U j’éra e un gnéra... l’avéva la vos ma un la pudiva fè sintì... us vidiva e un s’vidiva... Più che un mistér l’era dvént ‘na barzalèta. Os-cia!... Giovani - Leggiamo: “Federico Vaccarini (Pd) sostituisce il dimissionario Sergio Gambini. Dice: ‘Porto le richieste dei giovani in Consiglio’”. Federico, i s’amazarà a vnì da té... Ospedale - Leggiamo: “Il sindaco Gennari replica al Comitato: ‘Ospedale, nessun rischio di chiusura’”. I n’al ciudrà, ma al ciaparà ‘na bèla scruc-lèda. A la sgavagnèn?... Demanio - Leggiamo: “Gessaroli (centrodestra): Fare Riccione il Comune capofila del Demanio marittimo e portuale è una beffa per Cattolica”. Miga pataca st’jarciunés ch’j’ha sno ‘na bagnarola. I pataca l’è chi j’ha dèt sì. Caz!... Targa da geometra - Leggiamo: “Furto nella casa dell’ex assessore Leo Cibelli: rubata la targa da geometra”. Leo, sta tranquél! Sla crisi dl’ediliza al massime chi po fè l’è tachela su mal caz. Da strimulì al sangue... Farmacie - Leggiamo: “Farmacie, un emendamento divide il sindaco (M5S) dai suoi consiglieri”. An’avrà vlu tajè la facia ma qualche dirigént? L’è un bèl mas-got... Compleanno - Leggiamo: “Mariano Gennari soffia via i 55 anni”. Marièn, l’è apéna 8 més che t’zé séndaca e già al pèr che t’ava stèntan. Madunéna sènta... INCREDIBILE MA VERO...

Da sinistra: Claudia Rufer (sindaco), Oriana Vescovelli (dipendente segreteria), Valeria Antonioli (vicesindaco), Nicoletta Olivieri (assessore). In primo piano: Mariano Gennari (funzionario comunale Ufficio Sorrisi Pubblici)



CATTOLICA

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Inaugurazione della mostra fotografica domenica 25 marzo, ore 17 - SPAZIO°Z di Radio Talpa

1982. I Ragazzi (Pop-Art)

- “Giovani sparsi nella città doppia” la mitica mostra che inaugurò il Centro culturale polivalente il 27 febbraio 1983. Frutto di una ricerca fotografica durata un anno che ha “inseguito” i giovani cattolichini e gabiccesi in tutti i loro momenti collettivi e individuali, pubbici e privati (scuola, lavoro, tempo libero, mode, ecc.). La ricerca era incentrata anche sul “Questionario Giovani” che interessò tutti i giovani di Cattolica e Gabicce Mare. Risposero oltre mille ragazze e ragazzi e il lavoro ebbe il plauso dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. In occasione dei 40 anni

di Radio Talpa viene rispolverata grossa parte del materiale fotografico prodotto in una versione artistica in chiave Pop Art. Un omaggio

anche al padre di questa rivoluzionaria corrente artistica, quell’Andy Warhol che moriva 30 anni fa (22 febbraio 1987).

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LA RIFLESSIONE di Gianfranco Vanzini - Riprendiamo le nostre riflessioni sulla Amoris laetitia di Papa Francesco e analizziamo la situazione della famiglia oggi. Partiamo dal Concilio ecumenico Vaticano II che nella Costituzione pastorale Gaudium et spes definisce la famiglia come: Comunità di vita e di amore e ha messo al centro come suo fondamento essenziale: “il vero amore tra marito e moglie, che implica la mutua donazione di sé e include e integra la dimensione sessuale e l’affettività, corrispondendo al disegno divino.” Successivamente Papa Paolo VI riprende il discorso e a proposito dell’amore coniugale e dell’esercizio della paternità e maternità scrive:” L’amore coniugale richiede dagli sposi che essi conoscano convenientemente la loro missione di paternità responsabile, su cui oggi a buon diritto tanto si insiste e che va anch’essa adeguatamente compresa. L’esercizio responsabile della paternità implica dunque che i coniugi riconoscano i propri doveri verso se stessi, verso la famiglia e verso la società in una giusta gerarchia dei valori”. Nella Amoris laetitia Papa Francesco sottolinea che il matrimonio non è una convenzione sociale, né un rito vuoto, o il semplice segno esterno di un impegno, che sono importanti, ma non sono tutto; il matrimonio elevato a sacramento è un dono per la santificazione e per la salvezza degli sposi. Il matrimonio è una vocazione …pertanto la decisione di sposarsi e di formare una famiglia deve essere frutto di un discernimento vocazionale, unito a una seria preparazio-

Matrimonio e famiglia

ne e alla cosciente decisione di voler dare vita ad una nuova famiglia. I ministri del matrimonio sono l’uomo e la donna che si sposano e che si donano reciprocamente per condividere tutta la vita. Il loro consenso e l’unione dei corpi sono gli strumenti dell’azione divina che li rende una sola carne. Da questa unione dei due corpi possono nascere i figli, che devono essere accolti come un dono. I figli, infatti, non sono un diritto acquisto né un diritto acquisibile. La famiglia, che in questo modo si è formata, diventa il contesto nel quale la vita viene accolta, protetta e si sviluppa armonicamente. La Chiesa e le Istituzioni sono chiamate ad aiutare le famiglie in questo loro difficile ma entusiasmante lavoro e missione. Dice ancora Papa Francesco : “ …una delle sfide fondamentali di fronte a cui si trovano le famiglie oggi è sicuramente quella educativa, resa più impegnativa e complessa dalla realtà culturale attuale e della grande influenza dei media. La Chiesa svolge un ruolo prezioso di sostegno alle famiglie, partendo dall’iniziazione cristiana, attraverso comunità accoglienti. Tuttavia mi sembra molto importante ricordare che l’educazione integrale dei figli è «dovere gravissimo» e allo stesso tempo «diritto primario» dei genitori. Non si tratta solamente di un’incombenza o di un peso, ma anche di un diritto essenziale e insostituibile

che sono chiamati a difendere e che nessuno dovrebbe pretendere di togliere loro”. Lo Stato può offrire un servizio educativo in maniera sussidiaria, attraverso le sue istituzioni scolastiche, accompagnando la funzione non delegabile dei genitori, che hanno il diritto di poter scegliere con libertà il tipo di educazione – accessibile e di qualità – che intendono dare ai loro figli, secondo le proprie convinzioni. La scuola non sostituisce i genitori ma è ad essi complementare. Questo è un principio basilare. “Qualsiasi altro collaboratore nel processo educativo, deve agire in nome dei genitori, con il loro consenso e, in una certa misura, anche su loro incarico”. Lo Stato, attraverso l’azione educativa della scuola, la Chiesa attraverso l’azione e l’attenzione costante dei pastori, devono aiutare la famiglia ad essere e a realizzare ciò per cui è stata costituita e cioè: una comunità dove si respira la bellezza e la gioia di un amore indissolubile e fedele per sempre, dove i figli sono accolti come un dono prezioso da custodire e valorizzare, dove si apprendono e si sperimentano la fatica e la gioia del lavoro, l’amore generoso e fraterno, il perdono reciproco, e la cura amorevole di tutti i suoi membri, piccoli e anziani. Questi sono i frutti che rendono unica e insostituibile la funzione di una famiglia, fondata sull’amore reciproco di un uomo e di una donna coscienti della loro pari dignità e della loro complementarietà. (Continua)


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Incontro con i protagonisti sabato 11 marzo, ore 16,30 - Sala Hotel Kursaal

40 anni fa. Radio Talpa, le radio libere e il Movimento del ‘77 (e dintorni) Immagini del Movimento ‘77 bolognese (Foto Tano D’Amico)

LA STORIA

- Incontro con i protagonisti, filmati, il documento sulla chiusura di Radio Alice, Radio Aut di Peppino Impastato, canzoni e parole. Intervengono al convegno: Gianni D’Elia (poeta e scrittore), Emiliano Visconti (esperto di musica Pop anni ‘70), Italo Campagnoli (Radio Pesaro Centrale), Pino Longobardi (Radio Città Futura - Roma), Primo Silvestri (Radio Rosagiovanna - Rimini). Raffaele Bersani legge le riflessioni di frate Benito Fusco. Coordina Enzo (Cecco) Cecchini (Radio Talpa - Cattolica). Bologna 11 marzo 1977, lo studente di Medicina Francesco Lorusso (pesarese) durante una manifestazione viene ucciso dalle forze dell’ordine. Seguono tre giorni di scontri che attraversano tutta la città e si propagano in diverse altre città italiane. Il Ministro dell’Interno Francesco Cossiga invia a Bologna i carri armati. Leggi speciali sospendono tutte le manifestazioni a Roma e Bologna. I funerali di Lorusso

vengono fatti svolgere in forma privata e in periferia. Radio Alice, la voce del Movimento bolognese, viene chiusa dalla polizia. Di fatto scoppia il Movi-

mento del ‘77, anche se l’inizio si potrebbe far risalire al 17 febbraio dello stesso anno dove all’Università La Sapienza di Roma il segretario della Cgil Luciano Lama viene violente-

mente contestato dagli studenti e costretto a interrompere il comizio. Il 1977 è un anno puntellato di violenze, di repressione statale, ma anche di forti fermenti creativi: gli indiani metropolitani, l’ironia, le nuove tendenze musicali del rock, le riviste di poesia e di satira, ecc. La cultura alternativa e la controinformazione passa anche attraverso le radio libere, una crescita esponenziale e diffuse in tutta Italia, dopo la sentenza della Corte del 1976 di liberalizzazione dell’etere, togliendo di fatto il monopolio alla Rai. Il 6 marzo 1977 iniziano anche le trasmissioni di Radio Talpa. Una storia collettiva che dura fino ad attobre 1984. Un storia che coinvolge centinaia di giovani del nostro territorio facendosi carico e megafono di tutte quelle voci, esperienze e creatività emarginate da un contesto bigotto e discriminatorio. Oggi, 2017 e da alcuni anni, Radio Talpa è ritornata più in forma che mai...

Spazio Radio Talpa, incontro con l’autore Insieme alla lbreria “Soigni e Bisogni”. Sabato 11 marzo ore 17 - SPAZIO°Z di Radio Talpa, via Del Prete, 7

Luca Briasco e Paolo Di Paolo

LA CULTURA - Marzo e aprile vedranno ancora molti incontri importanti per gli incontri di “Un autore con tè”, che si terranno nella sede di Radio Talpa in Via Del Prete 7. La sinergia tra la libreria Sogni e Bisogni di Gabicce Mare, la trasmissione radiofonica interamente dedicata ai libri “Talpa chi legge” e Radio Talpa ha prodotto un calendario con autori di spicco della scena letteraria italiana, ecco i nomi: domenica 5 marzo alle ore 17, appuntamento con il nuovissimo thriller di Romano De Marco, già molto apprezzato e recensito. Lo scrittore

abruzzese ci parlerà del suo nuovo libro “L’uomo di casa” uscito con Piemme. La storia è ambientata in America e l’intreccio non ha nulla da invidiare ai colleghi d’oltreoceano. Si prosegue a parlare d’America e scrittori americani con Luca Briasco, traduttore importante (di Joe Lansdale per fare un nome), è anche editor e nuovo responsabile della narrativa americana di minimum

fax. Il libro di cui ci parlerà è “Americana” uscito per minimum fax, che non è né saggio né antologia ma uno straordinario viaggio nell’anima e nel corpo dell’America negli ultimi quarant’anni, da Pynchon, DeLillo, Auster, Ellroy, Philip K. Dick, Egan, Carol Oates e Foster Wallace. Il 2 aprile allo Spazio Z interverrà Paolo Di Paolo, scrittore romano classe 1983, già

dal 2003 è attivo nel mondo della letteratura con saggi e romanzi. A Cattolica con l’ultimo in ordine di tempo: “Una storia quasi solo d’amore” uscito per Feltrinelli nel 2016. Il domenica 23 aprile sarà la volta di un figlio d’arte, Nicola Ravera Rafele con “Il senso della lotta” edizioni Fandango. La sua storia è quella di un trentasettenne che rimasto orfano nel 1983, a quattro anni, da adulto comincia la sua indagine nel passato dei genitori che erano terroristi. Tutti gli incontri sono aperti e gratuiti e si svolgono alle 17 allo Spazio°Z di Radio Talpa, in Via Del Prete 7. Si possono inoltre ascoltare in diretta streaming su www.radiotalpa.it Per info e per seguire gli aggiornamenti potete visitare anche www.libreriasogniebisogni.it

ESPERTI RISPONDONO

Fisco. Tasse. Famiglia. Imprese “Scontrino e vinci”, la nuova misura anti-evasione - La Lotteria scontrini è il nuovo piano anti-evasione, studiato dal Governo e contenuto nella Legge di Bilancio 2017. In via sperimentale prenderà piede da marzo 2017, ad oggi siamo ancora in attesa del decreto ministeriale attuativo, volto a spiegare nello specifico come funziona il sistema, chiarendo una serie di dubbi che sono sorti da più fronti. Al momento possiamo stabilire che si prevede una fase sperimentale della Lotteria scontrini, che durerà per tutto il 2017, nel 2018 si valuterà l’introduzione del nuovo sistema di lotta all’evasione fiscale in modo definitivo. Per il momento sono escluse le imprese e l’iniziativa è accessibile solo ai privati; a beneficiare dell’iniziativa saranno sia i clienti che chiedono lo scontrino, che il rivenditore che lo emette; sarà però necessario conservare il codice della ricevuta fiscale e i premi saranno di natura fiscale. In questa prima fase sperimentale, potranno accedere all’iniziativa coloro che svolgono un’attività commerciale e si avvalgono del sistema di fatturazione elettronica, e i relativi clienti che pagano con bancomat o carta di credito. Il fine dell’iniziativa è potenziare l’uso della fattura elettronica e di rendere sempre più comune l’uso di strumenti di pagamento tracciabili. Per partecipare alla lotteria scontrini il cliente deve comunicare al momento dell’acquisto, il suo codice fiscale. I premi in palio saranno sconti e benefit fiscali. I vincitori saranno estratti con cadenza mensile. Mentre ogni anno viene scelto, sempre tramite

estrazione, il settore economico interessato dalla lotteria. La prima estrazione è prevista per marzo 2017. Dal 2018 saranno ammessi a partecipare anche i consumatori che pagano in contanti. Tuttavia chi sceglie di pagare con bancomat o carta di credito acquisti effettuati presso rivenditori che hanno aderito alla fatturazione elettronica e alla trasmissione telematiche delle fatture, avrà il 20% di opportunità in più di vittoria. Potranno accedere ai premi anche i rivenditori. Il governo con questa iniziativa mira ad aumentare l’utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili, incentivare i commercianti ad utilizzare ed introdurre la fatturazione elettronica nella gestione dell’impresa, stimolare la richiesta di scontrini. Ad oggi va chiarito se ogni scontrino vale uno, o se è necessario raggiungere un limite minimo di spesa per partecipare all’estrazione. Altro aspetto che necessita di chiarimento, sono le modalità attraverso le quali il consumatore possa avere la certezza che il negoziante abbia realmente trasmesso i dati al fisco per partecipare all’iniziativa.

Per chi si chiede se in Italia l’iniziativa possa funzionare una curiosità: in generale, il nostro è un paese amante del gioco, basti pensare che nel 2016 sono stati spesi per giocare 95 miliardi, pari al 4,4% del Pil, cifra non tanto lontana dai 135 miliardi spesi per mangiare. Buona Fortuna !!!!! Studio Baldassarri, Cattolica


AZIENDE INFORMANO Nella Cattolica Vecchia, sotto la Rocca Malatestiana, c’è un “Povero Re”, ricco di buon gusto

(A cura di Diego Olivieri)

Il “Povero Re” sa arricchire ogni occasione conviviale Alessandra e Luca - C’è un motivo per il quale una coppia di ristoratori riminesi ha scelto di aprire un locale a Cattolica: l’essersi innamorati di una cittadina adorabile, tanto da avere in animo di venirci a vivere. - I sapori ed i profumi della casa colonica romagnola in un ambiente di sobria ed avvolgente bellezza. La terra. La tradizione. La Tipicità. Forse molto più di questo è il ristorante “Povero Re”, a Cattolica, ai piedi della Rocca Malatestiana, in via Pascoli, la strada della “Cattolica vecchia, il centro storico con il museo e la chiesa di Sant’Apollinare. Apre le sue porte alle 18, oltre che per il pranzo la Domenica. Nel suo ambiente, le cui mura sono rivestite da una trama di mattoni che sembrano merletti, propone tre concetti di forte richiamo: aperitivo, cucina, vineria.

VIAGGIO TRA GUSTO E CULTURA “La cucina - racconta Luca, titolare insieme alla compagna Alessandra - ha mille declinazioni: la nostra è quella del tutto fatto in casa. E’ una scelta rischiosa, perché ognuno di noi ha in testa i sapori della nonna, della mamma, della zia…”. “Il Povero Re presenta la cucina tipica della Romagna. Un esempio che dà il senso è il cappelletto in brodo e non solo. E’ quello della festa, come ha scritto il famoso Pellegrino Artusi: riempito con tre formaggi (scoparolo, ricotta e Parmiggiano) e il cappone. Primi Stessa filosofia per la tagliatella: più stretta, più grossa. Ser-

vita con il classico ragù, oppure tirata con altri sughi. E che cosa pensare dello strozzaprete con salsiccia e Sangiovese? Altro viaggio con il raviolone (funghi porcini, formaggio di fossa, burro e salvia). Non mancano le rustiche zuppe: maltagliati con fagioli serviti con piada fritta. Secondi Primeggia la tagliata con carne di Fassona, lo spiedo di alloro (tre i tagli: maiale, pollo e salsiccia, trafitti da un ramoscello d’alloro), l’hamburger di razza romagnola Igp certificata, una delle scelte di contemporaneità, insieme ad una mini linea vegana, alle patate fresche fritte, ai crostini, alle piadine farcite alla maniera del “Povero Re”. Dessert Il dolce per eccellenza è la zuppa inglese; unico, con una base più ciambellosa, esaltata dai sapori e profumi dimenticati

Qui convivono la tradizione e la musica ricercata, più di cinquanta etichette di vino e cocktail preparati con rara maestria, i piatti della nonna e la cucina contemporanea, ottimi salumi, profumati formaggi e una selezione di birre dagli aromi speciali. Un luogo che contribuisce all’arricchimento dell’offerta enogastronomica cattolichina di qualità buon olio extra- vergine di oliva ed un pizzico di sale. Con un’acciuga è un altro nobile viaggio. Da noi si compiono dei percorsi del gusto che cambiano con i colori delle stagioni”. La famiglia di Alessandra, invece, fa ristorazione nel Salento, un’altra regione con le note giuste. Il “Povero Re” contribuisce all’arricchimento dell’offerta eno-gastronomica cattolichina di qualità e alla vivacità di un’antica

della “saba”. Ma non potevano mancare i dolci secchi, della tradizione, le “luvarie” come le crostate con “un dito” di marmellata, i biscotti della nonna, i “brutti ma buoni”. Antipasti Un piccolo passo indietro. Gli antipasti parlano di tre salumi fatti in casa: girello affinato al pepe, affinato allo strutto e la “Poveretta”, una porchetta con una tecnica particolare che diventa prosciutto cotto. Fatto in casa anche lo “Strolghino”. Non mancano salti in altre regioni: lo speck ed il prosciutto con carne salata di Sauris (Friuli). Tra i formaggi, il Cerato di mucca, il Blu di Firenze e di Montefeltro. La cantina Un terzo dei vini (una trentina) raccontano i suoli ed i venti della Romagna; il resto (fino ad arrivare ad un’ottantina) le altre latitudini della Penisola.

Luca e Alessandra appartengono a famiglie di osti. Luca: “Sono nato in una cucina di albergo. Quelle fragranze le sento da sempre; mia madre ha aperto la prima piadineria in via Tripoli, a Rimini. Fare il ristoratore è una passione. E’ emozionarsi con un tocco di pane con sopra un filo di

strada, in particolare la Domenica dal tardo pomeriggio con l’appuntamento “Appetizer”, tra sapori e musica, ma anche con prossime iniziative artistico-letterarie. Un’eccellenza che ha come messaggero del territorio la tavola, direbbe lo scrittore Tonino Guerra.


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Martina Grossi e Anselmo Pelliccioni il 26 marzo, alle 17, SpazioZ di Radio Talpa

Il racconto della ‘follia’ in musica Martina Grossi e Anselmo Pelliccioni

LA MUSICA - Il CD “LA FOLLIA”, il duo composto da Martina Grossi (voce) e Anselmo Pelliccioni (violoncello). Registrato e mixato nell’estate 2016, il CD propone 13 tracce dall’atmosfera raffinata ed essenziale, dove ambientazioni classiche e nuance jazz si fondono piacevolmente. Il lavoro si apre con una versione della notissima My Favourite Things, passando poi per la struggente The Summer Knows e per la rielaborazione di alcune variazioni de La Follia di Vivaldi e Corelli. Prosegue con un brano di Bruno Tommaso (La Pazzia) e con Yardbird Suite di C.Parker. Una piccola chicca l’arrangiamento per duo di Les Cinq Doigts, brevi miniature di I.Stravinsky scritte a scopo didattico. Segue un brano strumentale del violoncellista americano Mark Summer (Pattern Language - Studio #1) interessante per l’uso particolare del pizzicato, e la riscrittura di Spiral di J.Coltrane. Intensa, intima e toccante la ver-

sione di Normalmente di Joe Barbieri (una delle più belle canzoni italiane dell’ultimo decennio) seguita da altre due canzoni italiane d’annata: In un Palco della Scala e In Cerca di Te. Per finire l’immortale Blackbird (Beatles) e la rivisitazione di Goldrake, sigla del notissimo cartone animato giapponese della fine degli anni ‘70. “LA FOLLIA è un tema musicale di antica origine iberica, risalente probabilmente al tardo medioevo. La sua struttura armonica – inizialmente utilizzata come canovaccio per le improvvi-

sazioni della musica popolare – è stata successivamente adottata dalla musica colta. Oltre centocinquanta compositori hanno scritto variazioni sul suo celebre basso di “passacaglia”: Lully, Scarlatti, Corelli, Vivaldi, Haendel, Bach, Beethoven, Rachmaninoff, fino a George Russel, Gian Luigi Trovesi, e a molti altri artisti contemporanei. In questo disco ci siamo ispirati a questa forma musicale, a volte in maniera esplicita, altre volte in maniera meno diretta. LA FOLLIA nasce da un’amicizia decennale. E dal

desiderio di dare vita ad un percorso artistico autonomo, frutto delle nostre molteplici esperienze musicali. Una formazione insolita, essenziale, che gioca sulla straordinaria ricchezza timbrica che voce umana e violoncello possono offrire quando ne siano indagate a fondo le possibilità. Un gioco infinito di dialoghi e rimandi, di contrasti, allusioni e sfumature”. Martina Grossi e Anselmo Pelliccioni lavorano assieme da parecchio tempo e formano un duo dalle esperienze più variegate, che spaziano dalla musica classica alla contemporanea, dal barocco al jazz, dal rigore stilistico alla libera improvvisazione. LA FOLLIA si avvale della preziosissima collaborazione del M° Bruno Tommaso, che con perizia sartoriale ha rielaborato e riscritto la maggior parte dei brani. Il CD è disponibile su tutti i principali stores digitali (iTunes, Amazon, Google Play, Spotify, ecc). In alternativa si può richiedere direttamente ai due artisti.

LA CULTURA

FILOSO-FARE

Loris Falconi Il manifesto delle conferenze

CALENDARIO - Martedì 14 Marzo: Mappare il Territorio. Del Pensare

INCONTRI DI FILOSOFIA ESPERIENZIALE. A partire da MARTEDI’ 14 MARZO, alle ore 21, in compagnia del filosofo e counselor Loris Falconi allo SPAZIO°Z di “Radio Talpa” (via del Prete, 7/A)

- Martedì 21 Marzo: Giocare col Possibile. Dell’Immaginare - Martedì 28 Marzo: Danzare la Realtà. Dell’Attuare Ingresso libero fino ad esaurimento posti Per info e prenotazioni: 349.7412325 – lorisfalconi@yahoo.it

Terremoti e punizioni divina? - Nel periodico “Cubia”, n. 134 del mese di Novembre-Dicembre 2016, a pagina 18, vi è un interessante articolo dell’insegnante Amedeo Olivieri, che è senza dubbio degno di attenzione e condivisione. Io avevo già saputo sia della squallida uscita del prelato Giovanni Cavalcoli nei microfoni della potente emittente vaticana “Radio Maria”, dopo il terremoto dell’estate-autunno 2016 nel Centr’Italia, di questo sentore: “Dal punto di vista teologico questi disastri sono una conseguenza del peccato originale, chiamiamolo castigo divino, per aver approvato le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Si tratta di un richiamo della Provvidenza perché le coscienze ritrovino i principi della legge naturale”; e sia anche della imbarazzante precisazione che, sulle pagine della rivista locale “Il Ponte” (giornale cattolico riminese da non confondere con la pregevole omonima rivista politico-letteraria italiana fondata da Piero Calamandrei nel 1945),

LA RIFLESSIONE

se ne è uscito con un editoriale, il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi, il quale corre in soccorso di Dio che non può essere così cattivo ma anzi, è “misericordioso” ed è “stragrande nel perdono” esprimendosi con le precise parole: “No, io non credo in un Dio che manda il terremoto come castigo per la legalizzazione delle unioni civili. Un Dio così sarebbe un dio mostro, non il Padre nostro. Chi crede, si fida di un Dio Amore, tutto fatto di misericordia e stragrande nel perdono.” Non si può certo non condividere il severo giudizio che con quell’articolo dal titolo “Il giorno degli sciacalli” ha dato Amedeo Olivieri. Ma analizzando queste due uscite, sia da un punto di vista laico, ma non solo, anche da persona intelligente e credente e capace di un ragionamento razionale, non solo di fede; che giudizio si può dare di un credente del tipo di questo Caval-

coli che, pare già nel 2009, se ne era uscito con una analoga trovata in occasione del terremoto dell’Aquila? Veramente il fideismo può arrivare ad una aberrazione mentale fino a ridurre l’intelletto di una persona ad un simile livello? Il discorso sul vescovo nostrano è molto più complesso e sottile. Infatti, se ne esce con la esternazione che Dio è troppo buono e misericordioso e certo non può mandare simili castighi per l’approvazione di una legge. Certo, giacché è pronto al perdono verso quei peccatori che fanno certe leggi!! Ed è qui che si misura tutta la presunzione che può permeare l’uomo di profonda fede. Ma questa pretesa di persuasione benevola, espressa veramente in modo così abduttivo, come afferma Amedeo, evidenzia che “quelle affermazioni non sono più in grado di galleggiare sulla credulità della gente e il loro livello di attendibilità sprofonda.”

Silvio Di Giovanni


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Rappresenta una bella realtà nel panorama della lirica italiana. Ha vinto numerosi premi. Verdi tra i preferiti - Federica Livi, 31 anni cattolichina, rappresenta una bella

realtà nel panorama della Lirica italiana. Ormai si è affermata per il suo talento, ha vinto numerosi premi, ha catanto nei migliori teatri. Insomma una carriera in crescendo. Come è nata la passione per la Lirica? “Io canto da quando sono adolescente, ma ho cominciato cantando musica leggera, la passione per la Lirica è nata in seguito, quando all’età di 21 anni sono entrata in Conservatorio. Ho cominciato lì ad appassionarmi alla Lirica, quando ho iniziato a studiarla più a fondo. Prima di quel momento la vedevo come un genere lontanissimo da me e dalla mia concezione di musica. Quando ho iniziato a capire la complessità e l’impegno necessari ad emettere anche un singolo suono e la profondità dei personaggi che potevo intrerpretare, la mia visione della musica si è ribaltata. Ho finalmente aperto le orecchie”. Nel mondo della Lirica basta solo il talento? “Oltre al talento musicale, nella Lirica è necessario anche un grande talento teatrale, attoriale. Ormai chi viene a teatro non vuole più soltanto ascoltare bella musica, ma anche vederla. Bisogna essere prima di tutto attori poi cantanti. Ma come accade in tanti ambiti lavorativi non basta solamente la bella voce, bisogna avere anche tanta fortuna nel conoscere le persone giuste e, come si dice, nel sapersi giocare bene le proprie carte, nel saper sfruttare al meglio i propri talenti. In Italia poi la situazione dei Teatri non è delle più felici, tanti Teatri sono in crisi e il lavoro è sempre meno, quindi molti cantanti sono

Federica Livi, un soprano di talento Federica Livi (Foto Andrea Zaupa) scolto della musica classica in generale e della Lirica in particolare sia indispensabile per non perdere la nostra identità e la nostra grande ricchezza. Basti pensare che sempre più orientali vengono nel nostro paese per imparare la tecnica vocale e il gusto italiano. Siamo, per adesso, ancora una grande scuola, ed è nostro compito continuare ad esserlo; e per farlo è necessario educare i più piccoli alla bellezza della musica classica. Per fortuna negli ultimi anni ho visto moltiplicarsi iniziative scolastiche volte a far scoprire ai bambini il fascino della musica Lirica e credo sia proprio questa la strada da seguire; sono proprio i più piccoli ad apprezzare, senza falsi pregiudizi, la vera bellezza e ad insegnarla ai più grandi. Sono le loro menti così aperte a dare vita al Teatro e all’Opera”.

IL BELCANTO costretti a spostarsi all’estero per trovare lavoro”. Qual è il personaggio che preferisce interpretare? “Ancora non ho avuto la fortuna di debuttare molti ruoli, ma in quelli che ho interpretato ho sempre trovato qualcosa di bello e di particolare. L’ultimo ruolo che ho interpretato è stato Oscar in ‘Un ballo in maschera’ di Giuseppe Verdi. Questo sicuramente è uno di quei personaggi che non mi stancherei mai di interpretare, non capita spesso ad un soprano di potersi calare in dei panni maschili, e questo è uno dei pochi ruoli che ce lo permette. Poter essere sul palco qualcuno di così lontano dalla tua realtà è un privilegio che mi tengo stretta”. Quali sono i suoi soprani di riferimento? “Prima fra tutti sicuramente Mariella Devia, per me la perfezione tecnica per eccellenza. Quando devo studiare un ruolo la prima interprete che ascolto è lei. Altri soprani che spesso ascolto sono Lucia Popp, Beverly Sills, Anna Moffo, Kathleen Battle, Giusy Devinu, Diana Damrau, Natalie Dessay... Da ognuna di queste cerco di carpire qualcosa, l’interpretazione, il fraseggio, la morbidezza vocale, la musicalità”. Definisce la sua vocalità. Il suo

repertorio è dettato dal tuo timbro vocale? “La mia è una voce di soprano leggero, quindi come per tutti i cantanti lirici il mio repertorio è definito, non posso scegliere di cantare ciò che voglio, sono guidata dal mio peso vocale; per il tipo di voce che ho posso affrontare solo determinati ruoli. La mia voce è adatta ad affrontare un repertorio barocco e settecentesco, ma posso spaziare anche in parte del repertorio ottocentesco passando

anche da Bellini, Rossini, Donizetti e Verdi; in più posso affrontare gran parte del repertorio della musica contemporanea”. La Lirica è ancora viva? “In Italia (patria della Lirica per eccellenza) c’è tanto disinteresse per questo genere musicale, che si crede lontano anni luce dalla nostra mentalità musicale; è invece proprio dalla Lirica che nasce la nostra musica pop (o popolare). Io credo che l’educazione all’a-

FEDERICA LIVI - Soprano Fin da piccola appassionata di canto, inizia i suoi studi musicali presso il Centro Studi Musicali L’Accademia di Cattolica; nel 2006 intraprende lo studio del canto lirico entrando come allieva effettiva al Conservatorio Statale di Musica G. Rossini di Pesaro sotto la guida del M° Luisa Macchinizzi, del M° Rossella Marcantoni e del M° Evghenia Dundekova. Si diploma nel 2012 con il massimo dei voti. Durante gli anni di formazione si distingue aggiudicandosi una borsa di studio nel 2010 e partecipa a varie attività promosse dal Conservatorio stesso,

tra le quali vari concerti tenutisi presso l’Auditorium Pedrotti e la Sala “Adele Bei” della Provincia di Pesaro-Urbino. Poi diventa un crescendo di debutti e premi. All’interno del Festival Accademico Internazionale di Opera e Teatro musicale, nell’ambito del “Progetto Orfeo”, esegue nel 2010 lo “Stabat Mater” di G.B. Pergolesi al Teatro G. Rossini di Pesaro e nel 2011 il “Combattimento di Tancredi e Clorinda” di Claudio Monteverdi, entrambe le rappresentazioni dirette dal M° Alessandro Ciccolini. Nel giugno 2015 partecipa al “Ravenna Festival” nell’opera “L’amor che move il sole e l’altre stelle” scritta dal compositore contemporaneo Adriano Guarnieri. Nel giugno 2015 è semifinalista alla XLV edizione del Concorso Internazionale “Toti Dal Monte”. Nel settembre 2015 debutta il ruolo di Barbarina nelle “Nozze di Figaro” di W. A. Mozart al teatro Rossini di Pesaro. Nell’ottobre 2015 viene scelta dalla Sig.ra Cristina Mazzavillani Muti per partecipare alla sua masterclass di canto e interpretazione musicale conclusasi con concerto finale. Nel febbraio 2016 risulta vincitrice della 70ma edizione del Concorso Comunità Europea per giovani Cantanti Lirici di Spoleto. Nell’agosto 2016 debutta il ruolo di Euridice nell’”Orfeo Vedovo” di Alberto Savinio, nel settembre 2016 debutta nell’opera “Ehi Giò - Vivere e sentire del grande Rossini” di Vittorio Montalti e come Oscar ne “Un ballo in maschera” di Verdi, all’interno della stagione lirica 2016 del Teatro Sperimentale di Spoleto. Nel gennaio 2017 risulta vincitrice del 68° Concorso AsLiCo per giovani cantanti lirici. Nel febbraio-marzo 2017 debutta il ruolo di modista ne “Il cappello di paglia di Firenze” di Nino Rota nei teatri di Pisa e Lucca.


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Amarcord

di Dorigo Vanzolini

CULTURA

Teatro della Regina - Programma di marzo-aprile - Sabato 11 ore 21,15: “Il Berretto a Sonagli” (prosa) - di Luigi Pirandello - Adattamento e regia di Valter Malosti. - Venerdì 17 ore 21,15: “Ara Malikian in concerto” (musica).

Ara Malikian - Domenica 9 aprile ore 21,15: “Toren” (danza) Sonics. Informazioni: 0541966778

CENTRO SOCIALE GIOVANNINI-VICI - Via Umbria 23

Il programma di marzo

Foto ricordo della famiglia Bragagna. In piedi da sinistra: Giovanna, Mario, Antonio “Toni”, Giuseppe. Seduti da sinistra: Guglielmo “Guio” (il padre), Vittoria Del Prete (la madre), Luisa (la nipote), Maria, Clelia. Foto Candiotti, San Giovanni in Marignano (primi anni ‘40)

Sei serate col jazz - Dopo il primo step con 9 appuntamenti, il progetto JaZzFeeling, ideato e curato da Diego Olivieri, ha appena inaugurato una seconda rassegna di grande jazz a Cattolica, sul porto, al Pirate Pub. JaZzFeeling torna a grande richiesta con la seconda rassegna in

6 serate di grande livello, inaugurata mercoledì 1 marzo con Vittorio Gennari Quartet, un quartetto di grande intesa e armonia con un leader che, ottantacinquenne, assieme a compagni di viaggio molto conosciuti, tra i quali il pianista romano Roberto Bachi, ha saputo

conquistare l’animo dei partecipanti grazie all’eleganza e originalità del suo suo sax. Mercoledì 8 Marzo - “Da Donna a Donna” con Nicoletta Fabbri Jazz Quartet (Nicoletta Fabbri, voce. Gabriele Zanchini, pianoforte. Stefano Travaglini,

contrabbasso. Stefano Paolini, tromba). Un concerto dedicato al fascino femminile, con i brani ricordano grandi artiste, cantate da una voce scelta dal premio Oscar Nicola Piovani. Mercoledì 22 Marzo - Open Doors Trio (Emilio Marinelli, pianoforte. Stefano Paolini, batteria. Gabriele Pesaresi, contrabbasso). Un trio “marchigiano-romagnolo” fortemente ispirato, composto da musicisti con innumerevoli e prestigiose collaborazioni jazz nazionali ed internazionali. Mercoledì 29 Marzo - Samuele Garofoli Quartet (Samuele Garofoli, tromba e flicorno. Roberto Zechini, chitarra ed effetti, Lorenzo Scipioni, contrabbasso. Andrea Elisei, batteria). Sensibilità, raffinatezza, talento, entusiasmo, poliesperienzialità e grande intesa tra i musici-

- Sabato 4, ore 15. Incontro col sindaco Mariano Gennari. - Sabato 4, ore 20,30. Ballo col trio Amarcord. Contributo 7 euro. - Domenica 5, ore 15. Marching Dixieland Band, diretta da Giuseppe Belemmi. Contributo 5 euro. - Domenica 8, ore 15: . Giornata della Donna. Offerta libera. - Sabato 11, ore 20. Bal-

lo e Apericena con Paolo casadei. Contributo 10 euro. - Sabato 18, ore 14,30. Gara di Briscola. Contributo 5 euro a persona. - Sabato 18, ore 20,30. Ballo con Massimo e Antonella. Contributo 7 euro. - Domenica 26, ore 12,30. Pranzo di Pesce. Contributo 18 euro. Informazioni e prenotazioni Centro sociale: 3339447390; 348-5309730.

sti sono le parole chiave di questa formazione. Mercoledì 5 Aprile - Petretti Monti Ghetti Manzi “Interplay Quartet” (a special reunion). (Fabio Petretti, sax. Roberto Monti, chitarra. Paolo Ghetti, contrabbasso. Massimo Manzi, batteria). Già attivo negli anni ’90, questo gruppo riunisce per JaZzFeeling per un grande repertorio di standard. Trasformazioni e trasfigurazioni daranno vita a una ricomposizione dei brani come nella migliore tradizione del contraffact, con elevata dose d’interplay. Mercoledì 26 Aprile - Marco Pacassoni Quartet (Marco Pacassoni, vibrafono. Enzo Boccero, pianoforte. Lorenzo De Angeli, basso. Matteo Pantaleoni, batteria). Questa formazione esegue brani tratti dai tre lavori discografici “Finally”, “Happiness” e “Grazie”, che la portano a distinguersi nel panorama nazionale e internazionale grazie all’uso carat-

teristico della melodia su impianti ritmici contemporanei, con la spettacolarità del vibrafono. “Il jazz è un ponte di emozioni, che oltrepassa l’orizzonte e avvicina le persone - afferma Diego Olivieri, ideatore del progetto JaZzFeeling-. La città ha risposto bene al progetto e spero di riuscire realizzare un jazz festival a Cattolica, perché sarebbe meraviglioso che la città possa respirare per qualche giorno questa musica, gioiosa e contaminante, con beneficio per la comunità e per nuove prospettive turistico-culturali, adeguatamente promosse al target di riferimento”. JaZzFeeling è un progetto indipendente, ideato e curato da Diego Olivieri, patrocinato dal Comune di Cattolica e che ha trovato una sede ideale per le sue due prime rassegne (e speriamo anche future) presso il Pirate Pub di Cattolica.

facebook.com/jazzfeelingcattolica


Aziende informano

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Il presidente Caldari parla del futuro del mondo cooperativo

bancario: “Il legame col territorio è la nostra forza”

‘La riforma delle BCC: crescono le finalità mutualistiche ed economiche’ L’INTERVISTA

- Presidente, in questo periodo nel Credito Cooperativo non si fa altro che parlare di riforma, di cosa si tratta? “La riforma delle BCC ha origine dell’esigenza dell’Unione bancaria europea di procedere a forma di maggiore integrazione tra banche, rafforzandole e portandole alla costituzione di un ‘Gruppo bancario cooperativo’, con al vertice una capogruppo posseduta dalle BCC, sotto forma di SpA. Il tutto sarà regolato da un ‘contratto di coesione’ che manterrà intatte le finalità mutualistiche della cooperazione di credito, conservandone valori e peculiarità. Con le prossime assemblee, i soci saranno chiamati ad aderire alla capogruppo.” Quali sviluppi ci sono: una o più capogruppo? “Personalmente non ho perso le speranze che si realizzino ancora le condizioni per fare convergere i due gruppi: Cassa Centrale e ICCREA Banca in un unico Gruppo, per ottenere un sistema più coeso e competitivo”. Cosa farà la Banca di Gradara? “Per quanto riguarda la BCC di Gradara il CdA pro-

Da sinistra: Matteo Ricci (sindaco di Pesaro), Fausto Caldari (presidente della BCC di Gradara) e Luca Ceriscioli (presidente della Regione Marche) Fausto Caldari

“Continueremo a proporci come banca del territorio, che svolge attività economico-finanziaria e come banca sociale, che non guarda solo ai bilanci, ma che si pone al servizio della comunità, delle famiglie, delle imprese e delle istituzioni”

porrà ICCREA Banca, in un percorso di continuità che ha visto entrambe crescere, operando con successo”. Perché scegliere ICCREA? “ICCREA è una banca solida con un patrimonio netto di 1,7 miliardi di euro. Risponde, in modo efficace, ai requisiti richiesti dall’Autorità di Vigilanza. E’ una scelta di continuità; una Capogruppo di fatto già proiettata in una dimensione europea. In questi anni di operatività ha ottenuto grandi risultati e con essa, la nostra banca”. E Cassa centrale? “Per formare il Gruppo Cassa Centrale Banca, i pro-

motori devono ancora dimostrare di avere le caratteristiche richieste dalle norme di riferimento, soprattutto in termini di disponibilità di capitale, il cui raggiungimento determinerebbe un indebolimento patrimoniale delle BCC aderenti. Per aderire al gruppo trentino, la nostra banca, ad esempio, dovrebbe disporre un versamento di oltre 15 milioni di euro, con conseguenze negative sulla sua solidità patrimoniale e sulla ricaduta sul territorio”. Come vede questa riforma? “Credo sarà una buona legge in grado di salvaguardare il sistema del Credito Cooperativo per come l’abbiamo cono-

sciuto. Entriamo in una grande rete nazionale di banche cooperative per continuare a fare meglio quello che abbiamo sempre fatto. E’ una legge comunque preordinata a far crescere le BCC nella mutualità e nel territorio, lasciando invariati i loro valori”. In questo contesto come si muoverà la BCC di Gradara? “Il Credito Cooperativo, pur rinnovato e ristrutturato nelle varie componenti, non può prescindere dall’efficienza e dalla competitività e con esso la BCC di Gradara, che fa, del legame col proprio territorio, la componente essenziale del suo successo. Il 2016 è stata un’annata molto positiva per la nostra banca, che ha distribuito alla comunità di appartenenza

1,3 milioni di euro sotto forma di mutualità, di solidarietà, di beneficienza, di iniziative sociali, culturali, di sostegno al territorio, alle imprese, alla famiglie, di prevenzione e cura della salute. Scuole, parrocchie, Istituzioni, comunità, soci, ne hanno beneficiato ampiamente. Il 2017 sarà improntato sugli stessi principi operativi. Continueremo a proporci come banca del territorio, che svolge attività economico-finanziaria e come banca sociale, che non guarda solo ai bilanci, ma che si pone al servizio della comunità, delle famiglie, delle imprese e delle istituzioni. Si tratta di quel valore aggiunto che in questi anni ha caratterizzato ancora di più il nostro modo di essere banca e che ci

fa apprezzare dai nostri soci, clienti e dagli attori del nostro territorio”. Riconoscimenti recenti? “Proprio per questo nostro rafforzamento della parte extra-bancaria e per questa nostra propensione al sociale, recentemente ICCREA Banca ci ha scelto, a livello nazionale, assieme ad altre dodici banche cooperative, per far parte di una task force operativa sulla comunicazione del Credito Cooperativo, alla quale partecipa il nostro funzionario, Andrea De Crescentini”. Come vede la situazione economica locale? “Qualche segno di ripresa c’è. Le aziende sopravvissute alla crisi stanno di nuovo investendo, seppur timidamente. Il settore immobiliare dà i primi segnali di ripresa con nuove richieste di mutui. L’attività turistica alberghiera denota una certa vivacità nelle ristrutturazioni e negli adeguamenti degli immobili”. Proprio a supporto dell’economia locale rifarete anche quest’anno l’Expo a Pesaro? “Ci apprestiamo ad organizzare, il 25 e 26 marzo, “InsiemeSì Expo di Primavera”, giunto alla quarta edizione. Con questa iniziativa, che vede la partecipazione di oltre 220 aziende, il nostro istituto dimostra ancora una volta una particolare attenzione al territorio; assumendo una valenza sociale che ne ha fino ad ora caratterizzato il percorso ed i successi”.


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GABICCE MARE-GRADARA-TAVULLIA

Presentato il progetto “L’isola che c’è”. Finazniato dalla Regione Marche attraverso il bando “Lab-Accoglienza”

“Nasce il Centro giovani” - A Gabicce Mare nasce il Centro Giovani. L’ assessorato alle Politiche giovanili del Comune ha presentato il “Progetto L’Isola che c’è”, finanziato tramite il bando “Lab-Accoglienza” della Regione Marcheù. Il Centro Civico Creobicce, dal mese di marzo, diventa un luogo dedicato ai giovani grazie a numerose attività di aggregazione e formazione. Un luogo dove imparare ed organizzare eventi culturali. “Il progetto è realizzato dal Comune con il supporto di numerose associazioni: Rimini MusicAcademy, Navigare, Zoè, Pindaro, Seconda Era e l’ambito territoriale sociale - dice l’assessore alle Politiche Giovanili Marila Girolomoni -. Siamo soddisfatti di aver vinto un bando regionale per realizzare ciò che a Gabicce mancava, un centro di

Verranno attivate 4 borse lavoro, della durata di 6 mesi, destinate a giovani del territorio di età compresa tra i 18 e i 35 anni

ERRATA CORRIGE

Il ponte abbandonato potrebbe rientrare nel progetto?

Questa poteva essere giusta

FOCUS

aggregazione per giovani. Ringrazio inoltre la Bcc Gradara e il Gruppo Albergatori Multiservizi per il contributo offerto che si affianca ai fondi regionali. Siamo pronti a partire e invitiamo i ragazzi a farsi avanti”. Verranno attivate 4 borse lavoro, della durata di 6 mesi, destinate a giovani del territorio di età compresa tra

Amarcord

Gentile Mulazzani, ci scusi

i 18 e i 35 anni. I borsisti lavoreranno sul coordinamento delle attività e sull’attivazione del Centro Giovani, uno spazio libero organizzato da un gruppo di gestione formato da giovani del territorio. Le attività previste sono molteplici: corsi di musica, teatro e lingue (francese, spagnolo e cinese); corsi profes-

di Dorigo Vanzolini

Gita a Follonica 1968 1) ?, 2) Marcello Vincenzetti, 3) Francesco Borrani 4) Marco Michelini 5) Giancarlo Franchi 6) Paolo Vanzolini 7) Franca Romani 8) ?, 9) Sebastiano Palazzi 10) ?, 11) Elvino Cecchini 12) Padre Giacomo 13) Luciano Scola 14) Maria Lena Marcolini 15) Giovanni Mazzanti 16) ?, 17) Maria Morini 18) Franca Turrini 19) Liliana Mini 20) Mariolina Piffer 21) Giorgio Arduini 22) Enrico Borrani 23) ?, 24) Giorgio Cecchini.

sionalizzanti quali laboratorio di tecnico del suono, di montaggio video e di animazione turistica, oltre a laboratori di cucina e corsi sulle tecniche efficaci di studio e memoria. Spazio anche alla creatività con l’organizzazione di concerti delle band e dei musicisti partecipanti ai corsi e

l’esibizione del laboratorio di teatro. Verrà istituita una “Giornata degli artisti”, destinata alla promozione dei giovani talenti del territorio e delle giornate informative per la promozione di attività dedicate al gioco, sportive e ludiche. Per informazioni: 0541820614

- Gentile architetto Giovanna Mulazzani, ci scusi per non aver inserito la foto giusta a corredo della sua riflessione sul valore della cultura del verde in una città. Con l’istantanea errata abbiamo svilito le sue argomentazioni. Inoltre, c’era una piccolo errore all’interno; chiediamo scusa a lei ed ai nostri lettori.

Arriva la primavera con i fuochi di San Giuseppe sulla spiaggia - La serata dei fuochi di San Giuseppe si rinnova anche quest’anno. Si, perché l’associazione “il Fortino” di Gabicce Mare deve molto a questa serata che nel 2014 ha avuto il ruolo di battesimo di tutte le iniziative svolte fino a oggi. Infatti, dopo la costituzione nel febbraio del 2014, abbiamo voluto riprendere dalla memoria delle feste dimenticate questo appuntamento di primavera caro a tutti noi. Quindi vi aspettiamo numerosi come gli anni passati sabato 18 marzo ai bagni 28 dalle 20.30 in poi. Seguite la gente... il fuoco... i dolci e ci troverete! Associazione Culturale il Fortino di Gabicce Mare (per informazioni 3398304013)

I fuochi dello scorso anno


GABICCE MARE-GRADARA-TAVULLIA

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I primi due anni e mezzo indebitamento comunale passato da 12 a 10 milioni di euro. Ora gli investimenti

- “Risanamento nella prima metà di legislatura. Nella seconda, il Rinascimento”. Il sindaco Domenico Pascuzzi fa il quadro di questi due terzi di mandato amministrativo. Continua: “Abbiamo portato avanti dei risultati che ci consentono di programmare il futuro della città. Nel 2014, avevamo debiti per 12 milioni di euro; oggi sono poco meno di 10. Saranno 8 milioni nel 2019. Per raggiungere gli obiettivi abbiamo agito sulla riduzione della spesa. Sul personale abbiamo ridotto le uscite di 200mila euro. Un risparmio importante possibile accorpando Lavori pubblici ed Urbanistica. Abbiamo però dato un segnale anche sulle piccole spese che fanno anti-politica e che giustamente fanno arrabbiare i cittadini. Ed è un segnale anche per i nostri dipendenti. Penso che chi fa politica debba dare il buon esempio. Il telefonino è in dotazione ai vigili (un paio)

Pascuzzi: “Un lungomare da 2 milioni di euro” Domenico Pascuzzi, sindaco di Gabicce Mare dal 2014

“Il nuovo lungomare è un investimento culturale ed economico da 2 milioni di euro che trasformerà la città, con l’obiettivo di farla a misura di bambino: Gabicceland” LA POLITICA e alla reperibilità. Tolti anche i rimborsi per le uscite a Ancona e Pesaro. Un altro obiettivo di cui siamo fieri è non l’aver aumentato le tariffe dei servizi, a domanda individuale e non (trasporto,

mense, scuola...). Dall’altra parte ci siamo riportati all’interno alcuni servizi che per noi significano entrate certe. Ad esempio gli introiti dalle strisce blu sono passati da 65mila a 250 euro l’anno; dato

del 2016. A fronte di un investimento di 130mila euro. L’introduzione della tassa di soggiorno genera entrate per 350mila euro; contro i 160mila di contributo volontario”. “Grazie a questo compito di risanamento obbligatorio continua il sindaco Pascuzzi - siamo riusciti a programmare investimenti sia nel biennio 2015-2016; soprattutto per la fine della legislatura. Ricordo i lavori nel centro storico di Gabicce Monte e gli investimenti

sui sentieri dal mare fino al Monte. Ci siamo dotati di due scuolabus a basse emissioni, due mezzi nuovi per disabili-anziani e Protezione civile, grazie anche al contributo della BCC di Gradara”. Pascuzzi sposta gli orizzonti sul 2017. “Al centro c’è la sistemazione del palazzo comunale. Il costo dell’intervento è ancora da quantificare. Nella sfortuna, può diventare l’opportunità di valorizzare quell’angolo di città. Vogliamo fare interventi estetici, di rivisitazione degli spazi, anti-sismici e a basso consumo energetico. Sempre nel 2017, costruiremo un nuovo campo da calcio in sintetico senza barriere architettoniche, con nuovi bagni e spogliatoi. Un investimento di 500mila euro; 150mila a tasso zero, il resto all’1,5 per cento. Faremo il collegamento ciclabile Gabicce Mare-Gradara. Tema non meno importante la

pulizia dei corsi d’acqua per aiutare a farle defluire durante le piogge torrenziali. Sul tavolo: 50mila euro. Insieme a Gradara realizzeremo un progetto di video-sorveglianza con centrale unica a Gabicce per monitorare meglio la sicurezza dei nostri cittadini. In totale 170mila euro (metà dalla BCC di Gradara, metà dal Comune). A Gabicce Mare vogliamo rifare i tre varchi per modulare meglio il traffico. Zone interessate: Repubblica, della Vittoria e Baia. E ancora efficientamento energetico per la palestra (70 mila euro), scuole (100mila). Metteremo mano alla passeggiata sul molto, dal faro in giù e faremo i servizi igienici agli orti degli anziani, che sono dei giardini di ortaggi e verdure. Da visitare”. “Il nostro salto di qualità - chiude il sindaco Pascuzzi sarà il lungomare. Si parla di un investimento di 2 milioni di euro che intende fare di Gabicce Mare sempre di più la città dei bambini: Gabicceland. La progettazione è del tecnico comunale, Michele Bonini. E’ un investimento culturale di lungo periodo”.

PIZZA ANCHE A MEZZOGIORNO


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SAN GIOVANNI

Giovane marignanese va a prendere Mussolini in bicicletta a Cattolica - Cinquant’anni fa, nelle radiose giornate di quella primavera del 1967, in un borgo del Comune di San Giovanni, a lato di un cantiere edile di cui io avevo progettato l’opera e il mio compianto cugino Giorgio Di Giovanni era il capomastro imprenditore dei lavori, sedeva di tanto in tanto un vecchio paesano, ex muratore in pensione, su di un rialzo addossato al muro latistante, ove i raggi del sole donavano al vegliardo tutto il loro tepore. A lui piaceva chiacchierare e le occasioni erano possibili, giacché il suo seggio era abbastanza vicino al luogo cui gli operai accudivano l’opera. La cosa assumeva perciò un aspetto di normale presenza per interloquire: vuoi di particolari costruttivi, vuoi di politica, oppure di aneddoti o di fatti accaduti. Non mi ricordo più il nome di questo vecchio che seppi poi essere stato appassionato socialista, compagno di battaglie politiche che conosceva mio padre in gioventù e non mancò di farmi piacevoli complimenti quando seppe chi ero e come mi chiamavo. Lui era stato un coetaneo e compagno di mio zio Silvio Di Giovanni (fratello maggiore di mio padre) che era morto in guerra a meno di 23 anni, nell’agosto del 1915, in quella esecrabile carneficina di giovani, povero contadino appena uscito di casa, tre mesi dopo la funesta entrata in guerra dell’Italia. Questo vecchio marignanese, quando seppe che io ero politicamente un compagno e mi interessavo di studi storici, volle raccontar-

Alla stazione ferroviaria; siamo nell’estate del 1913. Era ancora socialista

LA STORIA di Silvio Di Giovanni mi un giorno di una sua particolare esperienza di vita di quando aveva 21 anni. A lui, che era allora un giovane socialista, il partito gli diede l’incarico di venire giù da San Giovanni in bicicletta, alla stazione ferroviaria di Cattolica, nell’estate del 1913, a prendere Mussolini che arrivava in treno, per portarlo su, in paese, per un comizio in quell’anno foriero di tanti avvenimenti. Di buon mattino, a cavallo di una robusta bicicletta da uomo venne alla stazione, aspettò l’arrivo del compagno Benito Mussolini, lo caricò sulla canna della sua bicicletta e pedalando di buona lena lo portò sulla piazza centrale del paese dove sotto il palco già pronto, la folla attendeva l’importante oratore. Infatti, Mussolini era ancora, in quell’anno, un convinto socialista e direttore dell’“Avanti!” e lo sarà fino all’ottobre del 1914. Dicevo che quel 1913 fu un anno, fin dall’inizio, denso di gravi avvenimenti. In provincia di Parma, a Cervara di Baganzola, la forza pubblica aveva ucciso un lavoratore sparando contro la folla che protestava per un arbitrario arresto. A Còmiso, in Sicilia, mentre il deputato Giuseppe De Felice ed un suo collega tentavano di avere l’autorizzazione per un comizio, la polizia aprì il fuoco sulla folla ferendo un buon

Benito Mussolini a San Giovanni quando era primo ministro

numero di persone. Nella Ciociaria, in un povero paese agricolo chiamato Roccagorga, nella regione sudorientale del Lazio, situato su una collina dei monti Lepini meridionali, luogo senza acqua, senza un medico ed al di sotto di ogni civile livello di vita, la popolazione reclamava da tempo un minimo servizio sanitario. Il giorno dell’epifania, in occasione di un comizio, un corteo di circa ottocento persone si era recato davanti al municipio per fare manifeste le ragioni di protesta alle autorità comunali. La truppa dei carabinieri, dopo aver intimato al corteo di sciogliersi, sparò sulla folla inerme uccidendo sette persone tra cui un bimbo di cinque anni e ferendo 30 altri dei presenti. Vi fu larga indignazione che seguì quell’eccidio, sia sulle colonne dell’“Avanti!” che da parte delle organizzazioni sindacali, cui si aggiungeva una grave crisi economica che diede luogo ad una ondata di scioperi e proteste in tutta Italia: - a Milano le tabacchine, - a

Torino gli automobilisti, - a Genova i radiotelegrafisti, - a Como e a Prato i tessili, - a Bologna e Reggio Emilia i fornaciai e i muratori, - i braccianti nel mantovano ed a Ferrara, dove un operaio fu ucciso a Cento durante una dimostrazione di disoccupati. Fortemente adatto e preparato per arringare le folle era certamente il giovane Mussolini, il quale aveva esordito fin da tre anni prima in occasione dello sciopero generale del 10 agosto 1910 e nello sciopero dei braccianti a Mezzano e a Mandriolo contro il crumiraggio dei repubblicani che avevano messo in atto durante la mietitura. Nel 1910 in occasione del XI Congresso del Partito Socialista dal 21 al 25 ottobre, tra i più intransigenti rivoluzionari socialisti era sceso in campo Mussolini, contro le spese militari, contro il patriottismo. Parimenti si espresse nel XIV Congresso Socialista di Ancona dal 26 al 29 aprile 1914, uno dei fautori della cosiddetta “settimana

rossa”, scriveva sull’“Avanti!” articoli infuocati. E quando durante l’estate del 1914 la prima terribile guerra mondiale ebbe il suo inizio con l’esclusione dell’Italia, che in data 2 agosto aveva proclamato la sua neutralità con il governo Salandra, Mussolini, dalle pagine dell’“Avanti!” si professava neutralista convinto ed intransigente, con viva energia per la pace e contro l’entrata in guerra dell’Italia. Sappiamo col senno di poi che costui era un uomo di profonde ambizioni personali e che non era un animo disposto a proseguire la lotta per un ideale sociale a favore dei più umili. Ciò che aveva sostenuto finora non albergava nel suo animo, era finto e falso. Sarebbe stata sufficiente una prossima occasione per uscire comunque, quale primo leader. E l’occasione era lì pronta sul finire dell’estate. La Francia, che soffriva la pressione militare teutonica in quell’inizio del conflitto ed aveva tutto l’interesse che l’Italia entrasse in guerra con l’Intesa e contro gli austroprussiani, gli offrì l’oro che a lui servì per fondare un nuovo giornale: il “Popolo d’Italia” ed il suo tradimento si maturò il 20 ottobre in una riunione nella direzione del partito, da cui uscì mentendo, con la frase: “Con fede immutata”. La verità si palesò meno di un mese dopo, quando il 15 novembre uscì il suo nuovo giornale il “Popolo d’Italia” e lui divenne improvvi-

samente interventista nella guerra con un inqualificabile repentino voltafaccia. Quel vecchio compagno di San Giovanni, nel suo racconto, ricordo che mi parlava di tutto l’entusiasmo giovanile di quelle lotte sociali, quando il Partito socialista e le organizzazioni sindacali erano al loro culmine, nella difesa dei nullatenenti: contadini, braccianti e operai nella lotta per la conquista di migliori condizioni di vita e per la dignità del lavoro con un più civile orario giornaliero ed una più equa ripartizione dei prodotti della terra tra contadini e padrone del podere. Mi ricordava la delusione che ebbe dal tradimento di Mussolini (dalla persecuzione a carico dei compagni socialisti e delle organizzazioni sindacali, dalla barbara uccisione del 28 ottobre 1922 a Roma, del marignanese Fausto Beretta, per mano dei fascisti nostrani) e da tutto ciò che ne seguì per sua colpa fino al secondo e più disastroso conflitto mondiale nel quale trascinò l’Italia con la dichiarazione di guerra di quel nefasto 10 giugno 1940. Sono trascorsi cinquant’anni da quel racconto e io sono oggi divenuto più vecchio di quel vegliardo compagno di allora, e, nelle battaglie sociali, civili e politiche di oggi non vedo e non sento più la passione degli ideali che ci univano un tempo, ma solo un pullulare di leader gelosi, preoccupati dal timore di perdere la possibilità di primeggiare ed emergere”.

9. PETTIROSSO. IL SOGNO DI OGNI GIARDINO La leggenda popolare vuole che si sia macchiato le piume mentre cercava di togliere una spina dalla fronte di Gesù

- Si dice che il pettirosso sia il sogno di ogni giardino. Una leggenda popolare racconta che si sia macchiato il petto mentre cercava di togliere una spina dalla fronte di Gesù morente. Il suo canto ispirò il compositore polacco Chopin nel tema principale della “Grande polonaise brillante”. Una leggenda romagnola racconta che il suo arrivo preannuncia l’arrivo della neve. Animale territoriale, dall’aspetto gradevole e dolce, in realtà è un animale bellicoso che nel duello, con i consimili e non, si dà fino alla morte. I boschi di conifere sono l’habitat naturale. Nido perfettamente rotondo, è posto nei buchi o nelle spaccature dei tronchi, ai piedi delle siepi, o in vecchi oggetti abbandonati. Nidifica in aprile, agosto, settembre, ottobre e dicembre. Si ciba di insetti, bacche e frutti piccoli. L’autore di questa rubrica, al nono appuntamento, è Giuseppe Bucci. Da anni racconta la flora e la fauna della Valconca (e non solo) attraverso il clic di un apparecchio fotografico. Ne è un esperto sia per una naturale vicinanza all’ambiente, sia per la fotografia. Compra cibo adatto ai volatili selvatici e lo distribuisce. Dice: “Nella caccia fotografica non c’è nulla di scontato. Ci vuole pazienza ed un pizzico di fortuna, come nella vita”.


SAN GIOVANNI

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Maura Tasini racconta le linee del 2017. Si amplia la casa protetta con 300mila euro TEATRO

Massari, il cartellone

“Bilancio, blocco degli aumenti dei tributi e tasse. Nel segno del sociale” Maura Tasini, assessore al Bilancio IL BILANCIO

- Stagione teatrale al “Massari”, con il patrocinio del Comune di San Giovanni. Il cartellone prevede 10 spettacoli, con l’alternanza di varie proposte: Comico, Classico, Nuova Scena e Giovani. I prossimi appuntamenti. Sabato 25 marzo, ore 21. Massari Classico. LE ORAZIONI dalle Orazioni di Cicerone con Jacopo Costantini e la partecipazione straordinaria di Jihee Kim Domenica 9 aprile, ore 21. In occasione della Giornata Mondiale del Teatro. Corrado Tedeschi in L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA di Luigi Pirandello. Per prenotare, biglietteria aperta dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 14 (telefono 389.5405804).

- Nessun aumento dei tributi e delle tariffe comunali. Lotta all’evasione e opere pubbliche per 2 milioni di euro. Un bilancio comunale nel segno del sociale quello approvato a maggioranza lo scorso gennaio; tempistica da primato. Il termine ultimo è il 31 marzo; come sempre sarà prorogato. “Averlo approvato in gennaio - racconta Maura Tasini, assessore al Bilancio - è una questione importante; ci dà una programmazione più oculata e più margini di manovra rispetto al Patto di stabilità, ovvero la Finanziaria dello Stato. Avevamo anche in ballo l’approvazione dell’ampliamento della casa protetta per anziani, pari a 300 mila euro. Lo abbiamo costruito con un percorso condiviso e partecipato con cittadini, organizzazioni sindacali e associazioni di categoria”. “Le linee guide politiche

della nostra programmazione continua l’assessore Tasini - è garantire i servizi sociali alla comunità, con un occhio di riguardo per le famiglie più in difficoltà. L’unico taglio è la convenzione con Cattolica sul Centro estivo; ci costava troppo. Lo organizzeremo con le nostre associazioni sportive; in questo modo si va anche a valorizzare le realtà presenti sul nostro territo-

rio. Voglio ricordare che abbiamo una capacità di spesa ingessata tra le spese per il personale e i mutui accesi. Un fattore importante è la tariffa puntuale sulla nettezza urbana. Si andrà a pagare per quanto si produce; così più si differenzia e meno si paga. Al momento siamo il comune pilota nella nostra provincia. Lo scopo di questa azione è quella di potenziare la raccolta

differenziata dei rifiuti, anticipando il termine del 2020 fissato dalla legge regionale. Questo ha permesso di ottenere considerevoli vantaggi dalla convenzione stipulata con Hera quali: otto mila euro per utilizzo del locale presso cui con frequenza bisettimanale si riceve il pubblico, quindici mila euro di rimborso per spese di personale che effettua trasmissione dati al gestore, due mila euro per attività di controllo abbandono rifiuti. Inoltre Hera pagherà 25.000 euro per pulizia aree ecologiche e 20.000 euro per potatura piante (solo un anno). La convenzione ha durata di un anno ed è rinnovabile”. Altro elemento importante di questo bilancio è il blocco degli aumenti dei tributi e tasse. Sul versante delle entrate c’è ancora un fattore di criticità; la Legge di stabilità ha previsto come contributo Imu Tasi, compensativo del mancato gettito derivante ai comuni dalla soppressione della tassa sull’abitazione principale circa 40mila euro in meno; erano 287.000 euro, ne sono arrivati 246mila

dallo Stato. Eventi Si sono mantenuti tutti gli eventi grazie alla rete sempre più fitta e propositiva delle associazioni marignanesi, attraverso le quali i cittadini sono parte attiva della vita del Comune. Evasione Altra costante anche del bilancio 2017 sarà la lotta all’evasione . I risultati ottenuti nel 2016 sono complessivamente in linea con le aspettative e per il 2017 abbiamo previsto di aumentare ulteriormente le entrate da recupero evasione tributi. Nel 2016 la previsione definitiva si attesta su un entrata di 445.000 euro e nel 2017 abbiamo previsto 500000 euro. Opere pubbliche Prevede la realizzazione di loculi al cimitero capoluogo (per 300.000) , la realizzazione dei lavori al centro scolastico capoluogo (400.000) e le manutenzioni agli edifici e alle strade. Inoltre sono previsti euro 1500.000 di contributi statali per una rotatoria alla Strada Statale16 ed il collegamento di via Montalbano e Via Brenta, opere importanti per migliorare la viabilità.


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MORCIANO

L’affare del sindaco sta scuotendo il vivere civile della comunità. Minacce e ritorsioni ALLEGRO MA NON TROPPO

Foro Boario Elezioni1 -

“Sei di Morciano se...” (nessuna ideologia politica e religiosa dice di sé il blog), alcuni componenti a pieni mani hanno raccontato l’uscita di scena del sindaco Battazza. Dice Claudio Berardi (per tutti Spadino): “Trovo che su Battazza ci sia stato un accanimento esagerato; esternazioni troppo fuori luogo sulla sua persona. Meno male che il blog non dovrebbe fare politica... conoscendo personalmente alcuni amministratori, del blog, non posso che pensare che gli stessi non condividano il mio pensiero”.

Elezioni2 -

Giorgio Ciotti, sindaco di Morciano dal 1999 al 2009 (con due liste di centro-destra), consigliere provinciale attuale, cultura cattolica, si sta muovendo su tutti i tavoli della politica morcianese. Da uomo di centro, dialoga con la destra e la sinistra. Dicono che insieme a Danilo Ottaviani siano gli unici due morcianesi che sanno fare politica. Si dimentica, però, Atos Berardi; forse il principe della vecchia e sana politica. Per la cronaca: Ciotti e Berardi si sono incontrati alla pasticceria “Garden”. Che cosa tramano?

Elezioni3 -

E se il volto nuovo del centro-sinistra della politica locale fosse Claudia Corsini? Una donna ha capacità diplomatiche spesso lontane dai maschietti.

Ottaviani - Danilo Ottaviani, tra i più eleganti

del paese, ha smesso con giacche e cravatte: lo invecchiano. E’ passato ai maglioncini. ALLEGRO MA NON TROPPO

C’era una volta... e rimpianti - “C’era una volta e... oggi non c’è più” è sicuramente uno dei luoghi comuni più largamente sfruttati da ogni uomo sulla faccia della terra, senza distinzione di tempo. Potrebbe voler significare tante cose ma, di solito, il riferimento più comune è il rimpianto. Il rimpianto, infatti, è causato dalla delusione del momento per cui è giocoforza far leva sui ricordi di un lontano passato quando, ovviamente, in medesime circostanze i sentimenti erano almeno più benevoli. Ma appunto perché coinvolge i sentimenti bisogna stare attenti a non confonderlo con la nostalgia, che è poi un’altra cosa, a volte anche perniciosa. Spesso ci illudiamo di rimpiangere oggetti di un lontano passato come, ad esempio, una vecchia automobile quando ci troviamo in panne con la nuova, ma proprio qui sta l’illusione perché non desideriamo affatto tornare indietro nel tempo né desideriamo veramente avere oggi la vecchia arrugginita carcassa: vorremmo solo che quella nuova funzionasse e basta. In altre parole rimpiangiamo solo un appagamento che oggi ci sfugge. Ovviamente questo vale per ogni apparecchiatura, dall’auto al frigorifero, dal forno a microonde allo smartphon, dalla fotocopiatrice alla televisione, giusto per generalizzare un po’. E che dire, poi, dei comportamenti umani? Al primo posto possiamo tranquillamente inserire la maleducazione e, a seguire, tutti gli altri: sgarbatezza,

scortesia, arroganza, irascibilità, malignità, invidia e per finire la furbizia maliziosa. Certo che tutti questi sentimenti, compresi quelli non citati per dimenticanza, fanno parte da sempre del bagaglio umano che, sotto-sotto, non possiamo nemmeno farne a meno perché sono il mordente, o se vogliamo, il carburante necessario per lo sviluppo sociale e tecnologico. Così capita che, animati da questi nobili sentimenti, produciamo il meglio di noi stessi facendo passi da gigante nel creare sempre migliori condizioni di vita, che non sempre risulta appagante come vorremmo e quindi troviamo sfogo nei rimpianti. Insomma è un circolo vizioso. Tutto ciò è ovviamente accettabile anche perché come i sentimenti scaturiscono da momentanei stati d’animo che durano relativamente poco, è infatti raro che si viva solo di rimpianti, sebbene ci sia più di qualcuno che ostinatamente ci provi. Personalmente appartengo alla categoria dei moderati-tenaci, nel senso che sopporto con filosofia avversità, soprusi e quant’altro e quando cedo al rimpianto, al massimo me la cavo con un semplice: “Ah!, i bei tempi di una volta...!” Ricordo appena che da bambino mia mamma spesso mi raccontava qualche storia, che io sia dannato, non me ne ricordo una. E poi, quelli di una volta erano altri tempi, tempi diversi, sicuramente più romantici di oggi. Cuccumeo

Battazza, animi troppo avvelenati E’l’ora del rispetto reciproco - Lettere intimidatorie. Insulti da avanspettacolo. Minacce. Dati personali usciti dal portone del palazzo comunale... I mittenti sarebbero i battazziani di ferro. Messaggi recapitati agli ipotizzabili commercianti che avrebbero fatto l’esposto alla magistratura; magistratura che ha firmato gli arresti domiciliari del sindaco Claudio Battazza. Animi troppo accesi per una piccola comunità con legami di parentela e umani più o meno stretti. Come disse il Saggio dei saggi: “A Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. E ancora quando

- Venerdì 24 febbraio le dimissioni del sindaco Claudio Battazza sono state accettate dal prefetto e il Consiglio comunale di Morciano è stato sciolto. Lunedì 27 febbraio è arrivato in Municipio il commissario prefettizio, dottoressa Cinzia Renna. Forse l’arrivo del commissario è un’occasione: si saprà l’esatta entità dei debiti accumulati durante gli ultimi diciassette anni e mezzo, delle amministrazioni Ciotti e Battazza. E passeranno al vaglio i numeri ed eventuali deficit del bilancio approvato in una seduta lampo dell’ultimo Consiglio comunale. Il Consiglio di fine legislatura, lunedì 20 febbraio, è stato lampo; è durato 45 minuti, dalle ore 19,20 alle 20,5. Ha approvato dieci importanti deliberazioni che riguardano il triennio 2017 - 2019 tra questi: il bilancio di previsione, il piano dei lavori pubblici per 2 milioni di euro nei prossimi tre anni e le modifiche sostanziali al Piano regolatore generale per rendere possibili le cementificazioni approvate alla fine del 2016 dall’amministrazione Battazza.

STRETTAMENTE PERSONALE gli chiesero di schierarsi: “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Lui è benevolo e vorrà perdonare la citazione. Se i magistrati sono chiamati ad appurare la verità dei fatti da un punto di vista del diritto; la politica ha il dovere di illuminare i fatti con la luce dell’etica e della coscienza. Etica e coscienza di gran lunga superiori al diritto positivo, direbbero i giuristi ed il buon senso. La politica prima ancora che con le leggi guarda la co-

munità con la morale. La politica dovrebbe fare le cose giuste. La politica dovrebbe avere un’idea di sviluppo economico che va a premiare il lavoro e non la rendita. La politica dovrebbe progettare uno sviluppo urbanistico con al centro l’uomo e l’ambiente. Creare bellezza e non scempi di cemento. La politica dovrebbe selezionare la classe dirigente con rigore e tensione morale. La politica dovrebbe fare

Giunta Battazza, ultimo consiglio comunale Il Mercurio, simbolo di Morciano

Erano assenti, oltre al sindaco dimissionario Claudio Battazza (Pd), il vice sindaco Stefano Dradi, Marzia Ghigi (centro destra) e Daniele Arduini (M5S). Si è parlato anche della sponsorizzazione Ghigi, che ha portato agli arresti domiciliari e alle dimisisoni del sindaco Battazza. La cifra pattuita in sede di transazione, sottoscritta dopo un contenzioso tra ‘Rinnovamento Ghigi’ e

il Comune di Morciano, prevede il versamento del medesimo importo per attività promozionale così suddiviso: - 60.000 euro (20.000 euro per 2011 e 40.000 euro per 2016. N.d.r.) per l’edizione 2016 della fiera di San Gregorio (già pagati) - 90.000 euro per le edizioni 2017/2018/2019. (Totale 270.000 euro). Il comune di Morciano, alla fine, incasserà i 330.000 euro.”. In realtà, sulla base del contratto sottoscritto il 26 agosto 2011, dall’assessore al bilancio all’epoca Stefano Dradi e dal presidente di Rinnovamento Ghigi, Romeo Godoli, relativo alla sponsorizzazione

pubbliche assemblee con Claudio Battazza per il suo punto di vista. E fargli rispondere alle domande. La politica dovrebbe chiedersi come mai tutti questi benefici alla Ghigi? La politica prima ancora che dire cose bellissime, dovrebbe costruire cose bellissime, partendo dall’educazione e dal rispetto dell’altro come essere umano. La politica, dato che sa, dovrebbe cacciare i mercanti dal tempio del vivere civile. Perché la politica non riesce a far pulizia dal suo interno?

dell’evento “Fiera di San Gregorio, edizioni 2011-2012-2013”, il Comune di Morciano ha contabilizzato tra le entrate previste dai bilanci, la cifra di 100.000 euro più IVA (per un totale di 120.000 euro) per il 2011, di 110.000 euro più IVA (per un totale di 132.000 euro) per 2012 e di 120.000 più IVA (per un totale di 144.000) per 2013, per la somma complessiva di 396.000 euro. L’azione giudiziaria del Comune contro Rinnovamento Ghigi è partita con la raccomandata del primo settembre 2014 e il ricorso giudiziario del 2015. Inoltre, bisogna tenere conto anche dei 12.688 euro pagati all’avvocato del Comune, Simona Priolo e di altri eventuali costi connessi al procedimento giudiziario, per ricostruire e valutare il costo complessivo della faccenda. Resta questa domanda: in assenza della denuncia del Comitato dei commercianti morcianesi, che cosa avremmo saputo di tutta quest’operazione? Hossein Fayaz

Gasperi, l’uomo che servirebbe L’architetto Pier Francesco Gasperi

LA LETTERA - In vista delle prossime elezioni amministrative, riteniamo che Pier Francesco Gasperi abbia tutte le caratteristiche per essere il miglior sindaco oggi proponibile, disponendo di grandi capacità per il rilancio della capitale della Valconca. Gasperi 63 anni, architetto da poco in pensione, sempre in buoni rapporti con tutti, seppur distaccato dalla politica, ha svolto la sua attività professionale a Morciano con proprio studio da oltre 40 anni. Con la sua grande professionalità, attenzione e capacità diplomatica è riuscito a soddisfare tutti sorvegliando con attenzione i lavori e ottenendo realizzazioni che nel tempo non hanno mai manifestato problemi di nessun genere. Uno dei pri-

mi lavori, appena laureato è stato il progetto del Padiglione Fieristico di Morciano, ove per l’epoca (35 anni fa) era avveniristico avere realizzato travi in cemento armato di oltre 20 metri metri. Ha progettato in tutta la Valcona oltre 100 nuove villette, tra le più belle di Morciano e Valconca, ha progettto a Morciano la lottizzazio-

ne “Montaldosso”,l’area residenziale posta a valle della pizzeria Filippo, l’unica con strade larghe 20 metri ed a basso impatto ambientale. Ha ristrutturato il santuario di Valliano e altri due Santuari nel Nord’Italia. Le grandi passioni: l’arte, la fotografia e giornalismo. Nel 1991si laurea in Scienze manageriali, ed in tale anno viene segnalato dal Presidente del Tribunale di Rimini al Ministero per nominarlo giudice tributario presso la Commissione Tributaria di Rimini, e poco dopo arriva la nomina tutt’ora in essere ed attualmente in servizio anche a Bologna, Pesaro ed Ancona. Nel 2004 per onorare al meglio l’incarico frequenta l’Univer-

sità di Bologna ed ha conseguito un “master post laurea in diritto tributario internazionale”, non contento nel 2006, consegue un nuovo master di 2 livello. Riteniamo che abbia grandi capacità di rilanciare Morciano soprattutto nel settore del commercio, attraverso la valorizzazione delle attività esistenti. Ma anche rilancio delle attività artigianali e industriali attraverso l’apertura di nuovi canali di vendita. Rilancio del settore agricolo e riqualificazione della Fiera di San Gregorio. Uomo cultura: socio della nobile ed antica “Accademia degli Incamminati di Modigliana”, della “Rubiconia Accademia dei Filopatridi” , socio dell’ Accademia Artusiana e di altre assiciazioni culturali.


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È apprezzabile il faticoso lavoro dei magistrati riguardo al comportamento dei pubblici amministratori LA LETTERA

“Troppo astio verso Battazza” - Carissimo Giovanni, sono 25 anni che ci conosciamo. Ogni tanto ci incontriamo per un caffè (io) e un latte macchiato (tu), sempre al “Bina Bar”; parliamo molto, piacevolmente, su ogni argomento, anche di questioni personali e familiari, confrontandoci e discutendo, sulle cose e mai sulle persone, obiettivamente, almeno ci sforziamo a farlo. Ti meraviglierai quindi se dopo circa cinque lustri esco per la prima volta dal mio riserbo. Vengo al dunque. Non mi aspettavo certo che avresti scritto qualcosa a difesa del nostro Sindaco Battazza dopo il suo arresto, che fa parte della mia “parrocchia”. Aggiungi poi che il tuo giornale, in genere, non è che manifesti gran simpatia verso Morciano (e neppure San Clemente); ci sta, ognuno ha le proprie idee, combatte per quelle, si confronta con gli altri e cerca di fargliele cambiare; la mia non è certo una critica ma questa è l’idea che mi sono fatto. Non mi aspettavo dunque gran che, ma certo neppure quello che ho letto. Ebbene, nel tuo articolo su Battazza scrivi di vetriolo cosparso su Morciano in conseguenza del suo arresto. Secondo me ti sbagli, il vetriolo c’è, ma è solo quello in cui hai intinto la tua penna, tanto è spietato, anzi cattivo. C’è forse del risentimento personale in quel che scrivi, perché ciò è quel che emerge, anzi che trasuda, dalla sua lettura? Ci sono forse cose che non so? Se così fosse, dovevi astenerti, non certo cogliere l’occasione per fare i conti con lui. La penna, come la parola, fa male, molto male, se non usata

come si deve. Può fare questo un giornalista? Sicuramente si, nessuno glielo impedisce, ma io non lo apprezzo. Non mi aspettavo certo da te i soliti bla bla, le cazzate sui PM che fanno il loro lavoro, che forse esagerano (cosa che tu hai solo timidamente lasciato intendere), ma è l’insieme dell’articolo che dà l’idea di un regolamento di conti e di un necrologio politico che pare che non vedessi l’ora di scrivere. Ti chiederai perché mi appassioni tanto la questione Battazza. Semplice, mi è sembrata – deformazione professionale, anche se non sono un penalista? - una vicenda strana, per certi versi oscura, fors’anche inquietante, che per quel che sino ad oggi si è visto si è concretizzata solo in una gratuita violenza su una persona che gli stessi giudicanti dichiarano essere onesta (non si può prescindere dai fatti); vicenda che ha pure influito sulla comunità di Morciano, costringendola ad andare alle elezioni anticipate. Solo il tempo chiarirà ogni cosa, ma chi ridarà a questa persona quel che gli è stato tolto nel caso in cui, come pare, il suo arresto sia stato ingiusto? E ai morcianesi? È giustizia quella li costringe alle elezioni, in fretta e furia? Nonostante tutto, credo ancora nella Giustizia, quella vera però, quella con la “G” maiuscola come sempre io la scrivo. Ecco, forse mi aspettavo che tu sottolineassi anche e soprattutto questo aspetto, per così dire, umano della vicenda. Riflessione firmata Carissimo amico, saresti un galantuomo di sindaco. Grazie (g. c.)

Nuove elezioni comunali Claudio Battzza, Pd, sindaco di Morciano dal 2009

LA POLITICA

- Nuove elezioni comunali a Morciano. La legge elettorale per le elezioni nei Comuni con meno di 15.000 abitanti è maggioritaria e non ha il doppio turno. Ciò significa che in presenza di tre (Morciano, maggio 2014) o quattro (Coriano, maggio 2012) liste elettorali, con poco più del 25%-33% dei voti, si possono vincere le elezioni ed ottenere il 75% dei seggi. Ovvero, avere nove su tredici consiglieri. Il ruolo di contrappeso del potere della maggioranza può essere giocato dai consiglieri delle minoranze presenti nel Consiglio, controllando gli atti della maggioranza ed informando la cittadinanza. La maggior parte dei candidati si iscrivono ad una lista elettorale sperando di vincere le elezioni e magari occupare una poltrona da assessore. L’incarico che, con 6 – 10 ore di lavoro la settimana, garantisce, nei Comuni con 5.000 – 10.000 abitanti, uno stipendio di 1.250,00 euro al mese. Oltre al potere di programmare il territorio comunale, rendendo edificabile, ad esempio, un terreno agricolo. E di disporre di quasi dieci milioni di euro del bilancio annuale. Sarebbe bello che un candidato eletto in maggioranza, abbia il coraggio e l’onestà intel-

lettuale di dire no ad eventuali decisioni errate del suo sindaco, come il “no” al progetto Ghigi dell’ex consigliere comunale e capo gruppo Giuseppe Lopalco, durante la prima amministrazione Battazza. E’ anche raro che un consigliere comunale eletto nelle liste di opposizione, durante i cinque anni di mandato, sia costantemente presente in tutte le sedute consiliari e vagli tutti gli atti, rilevandone eventuali criticità e irregolarità, come l’ex consigliere Mario Garattoni. Per quanto riguarda i cittadini elettori, spesso non informati o peggio ancora disinformati, ma consapevoli che, oltre al voto ogni cinque anni, non hanno alcun altro strumento per incidere sulle decisioni; essi preferiscono, per lo più, purtroppo non partecipare alla vita politica del

proprio Comune. Vi sono esempi ancora più rari, cittadini attivi come Fabio Bartolini Coordinatore del Comitato “Morciano in Comune”. Bartolini, per quasi cinque anni, in seguito all’accordo del Pru (Piano di riqualificazione urbna) Ghigi, durante il primo mandato dell’amministrazione Battazza, per la difesa della vivibilità del centro cittadino, ha investito tempo e denaro. Un’altra battaglia per i diritti civili portata avanti dal coordinatore del Comitato “Morciano in Comune” e dal “Comitato per la difesa dei diritti del cittadino” è stata la richiesta dell’approvazione del dovuto strumento principale di partecipazione dei cittadini e cioè il “Regolamento dei referendum comunali”. Quel regolamento prima è stato ignorato e negato ai cittadini dalle amministrazioni Ciotti e Battazza e poi, quando il sindaco Battazza ha visto approssimarsi l’arrivo del Commissario nominato dal Difensore civico Regionale per la sua approvazione, soltanto allora, il Consiglio comunale ha approvato un regolamento che purtroppo rende difficile la convocazione di un referendum comunale a Morciano. In un Paese democratico, è naturale che i consiglieri delle minoranze che non siano per il solito “inciucio” - con continue assenze dalle sedute consiliari

ed il frequente e compiacente voto “astenuto” alle deliberazioni della maggioranza -, e che cittadini e operatori economici che si sentono danneggiati da decisioni ritenute ingiuste e irregolari si rivolgano alla magistratura amministrativa, contabile e penale. È molto apprezzabile il faticoso lavoro dei magistrati riguardo al comportamento dei pubblici amministratori. Ed è auspicabile una maggiore accelerazione dei procedimenti nei casi che riguardano le amministrazioni pubbliche. Perciò è incredibile sentir dire dai banchi della maggioranza ai quattro consiglieri delle minoranze, come è avvenuto nel penultimo Consiglio comunale del 7 febbraio: “Noi, quando eravamo minoranza, non abbiamo scritto le lettere alla Procura”. Nel futuro Consiglio comunale, è indispensabile l’approvazione di norme regolamentari che assicurino la possibilità di una reale e organizzata partecipazione dei cittadini alle decisioni importanti. Innanzitutto, occorre riformare il regolamento dei referendum comunali approvato dall’amministrazione Battazza per rendere operativa anche a Morciano questa importante istituzione democratica. Abbiamo già accuratamente elaborato una proposta di regolamento dei referendum comunali per Morciano ed essa è resa pubblica nel sito Internet www. morcianoevalconca.it . Hossein Fayaz



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I Ghigi hanno fatto la storia di Morciano, dove giunsero nella metà del 1600 - C’è, nella storia di un paese, un qualcosa che rende esso stesso un unicum nel panorama sociale e culturale, prima che economico. Merito di gente che, più di ogni altra, ha saputo raccontare la storia di Morciano, per consegnare ai posteri una testimonianza di valore assoluto. E’ la storia dei Ghigi: fornai, pasticcieri e pastai. Due degli ultimi discendenti, Gianni e Carlo, e le loro mogli, Gabriella e Mina, non smettono di deliziare i clienti nella pasticceria di Morciano, ben sicuri di avere tra le mani un pezzo di storia da dover salvaguardare e di cui, allo stesso tempo, andar fieri. Tanto prestigio acquisito negli anni fa dei due fratelli, depositari di una tradizione artigianale che non ha eguali nella Valconca, da tempi ormai lontani. E arriva il giorno in cui il babbo, Luigi, spinto dalla curiosità e da un rinomato interesse, decide di voler conoscerne di più sugli antenati, per ricostruire i rami familiari che hanno segnato la storia di famiglia. Chiede cosi alla guardia municipale, Orfeo Matteoni, di iniziare una ricerca sui Ghigi passati, conscio del fatto che non sarà comunque un’impresa facile, ma di estrema utilità ai fini di riportare alla luce persone e dati dei tempi che furono. La dinastia dei Ghigi porta a sé oltre tre secoli di storia, traghettando la storia del territorio morcianese verso importanti e prestigiosi lidi. I dati raccolti, spesso frammentari e basati sulla memoria dei vecchi, provengono da archivi che, in realtà, non sono veri archivi, ma piuttosto una raccolta di documenti di più anni messi assieme. A ciò bisogna purtroppo aggiungere le precarie condizioni in cui versano queste importanti testimonianze cartacee, aggravate dai diversi spostamenti di sede, le conseguenze delle guerre che si sono succedute e, soprattutto, l’umidità degli ambienti malsani che più di altro ha contribuito al deterioramento di numerosi faldoni. Va aggiunto, come ulteriore ostacolo, la calligrafia a volte illeggibile, decodificando e abbattendo il peso dell’inesorabile trascorrere del tempo. Sono cinque le generazioni che via via si succedettero alla guida dell’azienza. Fino al 1680 a Morciano non si aveva notizia di nessun Ghigi. Solo più tardi arrivarono quattro fratelli, dei quali si ignorava la provenienza ed eventuali legami matrimoniali. Soffermandosi sui cognomi delle rispettive mogli, si arrivò a ipotizzare che fossero tuttavia sposati. I loro nomi erano: Nicola, Sebastiano, Matteo e Giacomo. Fatta eccezione per il primo, rimasto celibe, gli altri tre ebbero i primi eredi all’inizio del 1700. Poterono beneficiare probabilmente di una vita agiata, avendo una casa di proprietà. Furono benestanti proprietari terrieri e commercianti, pur potendo disporre di pochi dati, perlopiù acquisiti tramite il censimento delle famiglie fatto dal parroco della parrocchia.

Dinastia di fornai e pasticcieri Da sinistra: MatteoGobbi (assessore allo Sport del Comune di Morciano), Vera Biondi (patron della società) e Ugo Gaia (presidente del Gs Valconca - Ottica Biondi)

MORCIANESITA’ di Emanuele Foschi Successivamente, la seconda generazione dei Ghigi si colloca subito all’inizio del 1700, provenendo dai tre fratelli della prima generazione. Dal censimento del 1740 due erano le famiglie con questo nome. Questo perché era già avvenuta una prima divisione. Di Sebastiano si seppe che era deceduto, e i suoi nipoti vivevano con lo zio Nicola, mentre Matteo e Giacomo assieme ai loro figli. Tra fratelli e cugini, furono 14 in tutto le persone di questa generazione. Solo Stefano aveva eredi, mentre degli altri nessuna traccia. Da ciò è evidente che tutti i Ghigi attuali vissuti e residenti a Morciano provenivano da Stefano. Dei suoi otto figli solo due misero su famiglia. I due fratelli Nicola e Luigi diedero vita ad una lunga e numerosa discendenza. Da parte di Nicola furono tutti commercianti, fornai, bottegai ed industriali. Lo spulciare i registri dei primi anni del 1800 mise in luce la grossa attività commerciale di Nicola, l’ingrosso di stracci, olio di semi e di oliva, farina e semo-

I Fratelli Ghigi. Carlo e Gianni Gianni col babbo Luigi

lino. Lo si trovava anche nel commercio di grosse partite di stoffa e seta. Un importante eccellenza nel commercio venne anche dalla parte di Luigi, tutti proprietari terrieri e benestanti, Luigi fece lo stesso lavoro dei genitori e dei fratelli, eccetto la produzione di pasta, distaccandosene e mettendosi in proprio. Fu l’ideatore del forno e mise

su il nuovo negozio dove prima c’era quello vecchio. Della quarta generazione, gli otto figli di Nicola furono di grande importanza nel traghettare la famiglia nel secolo XIX. Di questi è bene soffermarsi su tre di loro: Teresa, Maddalena e Stefano. Quest’ultimo sostitui il babbo Nicola in tutto e per tutto. Nel 1844 lo si trovava sui registri come fornaio, la cui attività fu probabilmente dovuta ad un’eredità. La sua risultò inoltre da diverse fatture una delle famiglie piu benestanti di Morciano. Sei eredi di Stefano lavoravano tutti nel forno e nel negozio lasciati dal babbo, deceduto nel 1850. La casa con l’abitazione, il negozio e il forno era situata in via Borghetto. Da questa casa si dipana la storia dei Ghigi attuali, essendo la base di partenza di mol-

te attività, quali fornai, pizzaioli e pastai. Una curiosità riguarda proprio la produzione della pasta, iniziata a prodursi con un torchio di legno nei magazzini dietro al forno. Tuttavia la data di nascita ufficiale del pastificio Ghigi non è nota ma, già negli anni 1860-1865, i fratelli Ghigi, figli di Stefano, producevano pasta in abbondanza, tanto che appena dieci anni dopo erano già la seconda fabbrica del paese con 4 operai. Il primo dei sei figli di Stefano si chiamava Giuseppe, ed era sposato con Teresa Mariotti che era benestante e possedeva beni in mobili e case interne. La signora ebbe fra l’altro un’ingente liquidazione dopo l’incendio del 1877 che distrusse parecchi caseggiati sulla già citata via Borghetto. Il più veccho Ghigi, Giuseppe, è figura chiava dell’azianda che si svilupperà insieme ai fratelli, essendo un grosso comerciante della bottega e forno ereditato dal padre. Nella maggior parte delle registrazioni delle tasse, licenze, ed altro, l’intestazione riporta spesso Fratelli Ghigi, quindi a loro si deve la nascita del pastificio. Giuseppe era molto conosciuto a Morciano, prendeva parte alla vita attiva del paese, ed era stato anche uno dei primi consiglieri d’Italia. Si disse anche che non accettò l’incarico di sindaco per motivi di lavoro. Personalità poliedrica, era iscritto alla società filodrammatica istituita nel 1861 ed alla società Tombola come cassiere. Queste società erano molto considerate finanziariamente, pertanto i titoli elargiti portavano anche notevoli vantaggi economici. Piu avanti prese l’appalto del dazio assieme al figlio Serafino, che veniva dato specificatamente al ramo dei commercianti piu agiati in un certo settore. Coloro che si impegnavano per assicurarsi l’appalto, ciascuno per conto proprio, gareggiavano all’epoca per assicurarsi il titolo di vincitore che, a sua volta, era responsabile della riscossione da parte dei colleghi. L’incendio del ‘77 fu probabilmente la causa della sua cancellazione dalle liste elettorali per mancanza di censo, per poi comunque essere riammesso negli anni seguenti con il reditto passato.

Del fratello Tommaso, fra le prime persone benestanti di Morciano, si sapeva che era sacerdote e che viveva con Giuseppe, assieme all’altro fratello Amato, fornaio e di buon reddito anche lui. L’attività piu travagliata apparteneva però al quarto fratello Nicola. Di lui si è appurato che fosse sposato con Francesca Baratti, la quale portava in dote un capitale quasi triplo rispetto al suo. Il nome di Nicola non sarà rintracciabile negli appositi documenti fino al 1859, quindi ben dieci anni dopo la morte del padre Stefano. La fonte di riferimento appare però mutilata alla base, in quanto mancano i registri dal 1851 al 1859, anno in cui iniziarono a funzionare quelli del nascente stato italiano. Plausibile appare però che Nicola iniziasse a muovere i primi passi nel periodo sopracitato e di cui si hanno numerose lacune. Parrebbe che avesse fatto anche il macellaio, come testimonia una delibera ritrovata del periodo, la quale attesta che coloro i quali fossero stati sprovvisti di bottega, avessero potuto vendere all’aperto. Nel suo caso, oltre alla carne, avrebbe venduto anche pane e olio, pur non rientrando specificatamente nell’elenco dei venditori ambulanti. Quando il fratello Giuseppe abbandonò l’attività di pastaio, Nicola ne prese le redini. L’incendio degli stabilimenti, la morte del fratello Amato e la fuoriuscita di Luigi, ebbero senz’altro il loro peso in tutto questo. D’apprima inizio la sua attività nel proprio negozio ma poi, complice il troppo lavoro determinato dalla popolazione di Morciano che ammontava già a 1700 persone, decise di spostarsi al piano superiore dell’edificio. Si è negli anni 1880-1890 e suoi figli, tra i quali uno di essi, Stefano, cercano una sistemazione propria . Sarà l’impegno e la dedizione di Stefano, aiutato anche dal trasferimento nei locali appartenenti alla moglie Margherita Bigi, a sancire il vero pastificio moderno, dove prima esisteva la tipografia Luigi Cavalli. Dalle firme di presenza del corpo bandistco del paese, la conferma che la componente artistica era una costante nel dna dei Ghigi. Questo lungo excursus tra piu generazioni ha piu di ogni altra cosa messo in luce una dote principale dei Ghigi nella loro attività: un grande spirito d’indipendenza, che, unito all’amore per il proprio lavoro, e ad un grande spirito di sacrificio, gli ha consentito di porsi in una posizione tale, da essere refrattari ad ogni tipo di sottomissione. Lo dimostra l’assenza nella loro famiglia, di operai, camerieri, domestici. Pur non essendoci fra di loro diplomati o laureati, fatta eccezione per sacerdoti, erano tra le primissime famiglie benestanti di Morciano. La loro vocazione principalmente era il commercio e, chissà da quanto tempo? Forse, da sempre.



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Centodieci a lode per la laurea in direzione d’orchestra lo scorso 25 febbraio a Pesaro

Pecci, benvenuto tra i direttori d’orchestra - Centodieci e lode per la

lau rea in direzione d’orchestra di Stefano Pecci, Sabato 25 febbraio al salone Pedrotti del conservatorio di Pesaro; prova ed esecuzione del brano “Jan’s shriek” di Lamberto Lugli docente di composizione stimatissimo professionalmente ed umanamente. Orchestra filarmonica marchigiana, solista al sassofono Alex Sebastianutto. E’ il racconto dell’urlo di Jan, in memoria di Jan Palach, l’eroe della primavera di Praga: l’incipit è con il “tragico” delle percussioni, inquietanti dinamiche, aggressive agogiche, tutto viene verificato battuta per battuta, settore per settore, ottimizzando in perfetta sintesi l’intervento solista, voce di protesta drammaticamente definitiva. Quindi l’esecuzione: impeccabile ed emozionante. E’ stato il maestro Manlio Benzi, validissimo direttore d’orchestra e docente in Pesaro di questa disciplina ad aprire il nuovo orizzonte a Stefano Pecci con la prospettiva - dopo un anno propedeutico di studio giorno e notte “matto e disperatissimo” - di accedere al corso triennale affrontato così con fondamenta in cemento armato e lusinghiere soddisfa-

Nasce sassofonista classico: timbro particolarmente affascinante, brillante diploma sotto la guida eccellente di Federico Mondelci. Perfezionamento a Milano con Mario Marzi

Stefano Pecci sul palco dell’auditorium Pedrotti

LA MUSICA

di Carla Chiara zioni accademiche. Stefano Pecci nasce sassofonista classico: timbro particolarmente affascinante, brillante diploma sotto la guida eccellente di Federico Mondelci. Perfezionamento a Milano (con Mario Marzi, altro morcianese di asoluto talento) e subito curriculum di prestigio: teatro alla Scala, Opera di Roma, la Fenice di Venezia, San Pietroburgo,oston, ecc...ecc... tuttavia... tuttavia lo strumento, grande amico e compagno ...non ba-

sta più ...orchestra sia, dunque! “L’empatia, lo scambio d’energia, i suoni che scorrono nella molteciplità timbrica accettando e suggerendo proposte, creano un filo emotivo di purissimo acciaio di inspiegabile invulnerabilita”, spiega Stefano Pecci. “Si crea il - Racconto - in una reciprocità di intenti unica ed inebriante!..”, conclude. Come solista continua una fervida attività di quartetto, dando ampio spazio a compositori classici contem-

poranei. “A Boston” cita come esempio “il nostro organico è stato arricchito dal pianoforte di Roberto Plano - docente alla Boston University ed un ensemble di percussioni”. - sempre presente con i “dodici” di Federico Mondelci, fiore all’occhiello della potenzialità dello specifico strumentale con vastità di repertorio. Si portano dunque avanti le diverse facce del prisma: convinto sostenitore dei valori pedagogici e didattici, sulle

orme di J. Abreu (il meraviglioso creatore del “sistema venezuelano” per il riscatto delle coscienze attraverso lo studio del linguaggio musicale). Stefano Pecci è docente di ruolo di sassofono presso la scuola media ad indirizzo musicale “don Minzoni” di Ravenna, città di prestigiosissime iniziative e di illuminate attenzioni. Saltando a pie’ pari gli ostacoli di una riforma dei conservatori piovuta dall’alto, Stefano organizza ed

anima un vivaio di base indispensabile per un futuro musicale senza rischio sismico. Per tenacia e volontà della compagna Caterina Tonini -pianista e soprano - docente di propedeutica al “Lettimi” di Rimini, è stata fondata l’orchestra da camera “Accademia dell’Arcangelo” (si colga l’occasione per ricordare l’ottimo recente concerto in Montefiore Conca). Qui il direttore Stefano Pecci si confronta con un repertorio antologico di notevole impegno e responsabilità. Il talento e la dedizione sono d’indiscussa qualità. Il minuscolo e il maiuscolo abbiano dunque entrambi diritto di cittadinanza. Grandi speranze! Prossimi concerti con la Filarmonica Marchigiana: 9 marzo (Ancona, aula magna università) “Jan’s Shriek” di L. Lugli (brano della tesi), Coriolano sinfonia di W. A. Mozart, sinfonia n. 2 di L. v. Beethoven, 12 marzo teatro Valle di Chiaravalle, 12 aprile Teatro Pergolesi, Jesi; 22 aprile, salone Pedrotti, Pesaro.



San Gregorio Millenaria Fiera Dal 4 al 12 marzo Morciano capitale delle province di Rimini e Pesaro

La Fiera Preannuncia la primavera. Una tra le piĂš sentite inRomagna ed Alte Marche. Attesi almeno 150-200 mila visitatori. Nacque come scambio di bestiame attorno all’abbazia nel Medio Evo; oggi è la vetrina delle aziende artigianali della Valconca e non solo. E ancora: piante, fiori, attrezzi agricoli. Spettacoli,concerti. Eventi sportivi


Controllava un vastissimoterritorio: Pesaro, Rimini,Verucchio, Corpolò, Faetano,San Vito, Bordonchio, Misano Monte, San Savino, Mondaino, Montecchio, Fiorentino, Chiesanuova

San Gregorio - L’inizio fu l’abbazia benedettina. San Gregorio di Morciano controllava un vastissimo territorio. La forza la si può leggere anche da quello che resta

dell’antico impianto architettonico: un immenso chiostro sul quale si affacciavano tutti gli ambienti monastici; tra cui una chiesa a tre navate che dominava il fiume Conca e che forse non fu mai ultimata. Ed è molto probabile che attorno all’abbazia si svolgesse San Gregorio, la fiera di primavera dove i contadini si trovavano per vendere ed acquistare be-

stiame, mercanzia Nel XII secolo, nel suo massimo splendore, i possedimenti andavano da Urbania a San Marino (Faetano, Fiorentino, Chiesanuova), fino a varia e fare affari. Potente e nobile nelle origini San Gregorio. Dietro ci sono San Pier Damiani, frate benedettino di Fonte Avellana (bellissimo eremo alle

pendici del Monte Catria), che predicava contro i facili costumi della chiesa di allora e Pietro Bennone e la moglie, ricchissima famiglia riminese senza eredi che lasciarono tutto, in più donazioni (1061, 1064 e 1069), al prestigioso frate. Scrive Emiliano Bianchi nel libro “Il monastero di San Gregorio in Conca”: “Ma la prima testimonianza dell’esistenza del monastero di San Gregorio

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L’inizio fu l’abbazia benedettina

I resti dell’antica abbazia

in Conca risale all’anno 1061... Considerando che non esiste altro documento in grado di fare chiarezza al riguardo, è possibile congetturare che la fondazione del cenobio sia avvenuta nel 1061, o forse nel 1069, poiché in quel periodo Pier Damiani era in Romagna in veste di promotore e divulgatore dell’opera di rinnovamento monastico e di sviluppo della Congregazione di Fonte Avellana”. Così in contemporanea con la fondazione del mo-

nastero, la madre di Pietro, Ermengarda, fece la prima donazione: terre (almeno di 400 ettari e due chiese) nell’Urbinate. Tre anni dopo, il 25 maggio del 1064, la gentildonna, effettuò un altro lascito. I beni si trovavano nei dintorni di Rimini; non si hanno notizie sull’estensione. Invece, sulla terza e più importante donazione, quella del 17 giugno del 1069, fornisce al monastero morcianese beni immensi: terre ed immobili a Pesaro, Rimini, Verucchio, Cor-

polò, Faetano, San Vito, Bordonchio, Misano Monte. Nel secolo seguente, il convento, grazie a donazioni, acquisti ed enfiteusi continuò ad ampliarsi. Tali atti giuridici crearono degli atriti tra il vescovo ed i benedettini di San Gregorio. In parte dissolti, quando l’alto prelato riminese restituì i beni in enfiteusi, proprietà perpetua. Tra i maggiori fu il possedimento di Saludecio che giungeva fino al fiume Foglia. Dopo lo splendore,

inizia una lenta decadenza. Scrive il professor Pier Giorgio Pasini nel libro “Arte in Valconca: “All’inizio del XV secolo l’abbazia di San Gregorio - che doveva essere in piena decadenza come tutte le altre fondazioni monastiche - fu unita a quella riminese di San Paolo eremita e poi a quella degli Olivetani di Scolca, di cui seguì le vicende fino alle soppressioninapoleoniche, conservando solo una piccola parte del suo patrimonio, ma mantenendo il possesso della chiesa diSan Michele Arcangelo di Morciano.

sulla fronte del suo piccolo altare conserva ancora uno stemma cinquecentesco degli Olivetani, ormai l’unica memoria superstite degli antichi ‘monaci bianchi’. Nel 1798 “fu per disposizione governativa trasportata in Morciano la

fiera che si teneva al convento nel giorno del Santo titolare: e così Morciano, come ebbe il principio della sua vita commerciale da questa Abbazia, ne raccolse pure la eredità, perché la fiera di San Gregorio è la piü frequentata e celebre di tutte le sue fiere”.

Nel XIX secolo fra i ruderi dell’abbazia venne costruita una chiesuola che

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SI ricorda Tullio Becci scomparso prima del tempo nel dicembre 2004 in un banale incidente

‘Nella natura le fiabe della terra’ - Tullio Becci è morto il 24 dicembre del 2004 per le conseguenze di un banale incidente stradale; venne urtato da uno specchietto a bassa velocità. Aveva 80 anni. Originario di Sestino (Arezzo), giunse a Morciano come operaio alla Ghigi. Per diletto cantava (faceva parte del Coro Città di Morciano), scriveva (pubblicato due libri). Persona buona, per molti anni per la Fiera di San Gregorio era solito regalare ai lettori della Piazza una delle sue poesie che raccontano la natura con i colori del cuore: semplici, avvolgenti e dirompenti pennellate. Capisci che le devi stare dentro: madre terra è la culla. Per ricordarne la figura, dalla scomparsa, pubblichiamo una delle sue poesie per San Gregorio. L’articolo con il quale Carla Chiara presentava il libro di Becci appena uscito nel febbraio 2004. PERSONE di Carla Chiara

- I colori sono pastello, il tratto gentile. Un’attenzione genuina e rispettosa alla vita con parole per le storie, i sentimenti, le cose. Due “dee”: flora e fauna. Il ritmo interiore è offerto con semplicità affettuosa. Come a dire:- Non ho nulla da insegnare se non la bellezza dell’“ accorgersi”. L’invito è generoso: a non distrarsi, a rileggere quel che succede, perché ci sono particolari che sfug-

gono, o sembrano irrilevanti, e invece valgono la pena di essere sottolineati. Pagina novantasei: “Le mani” - Pietra su pietra i versi “ri-costruiscono” le sette meraviglie del mondo antico come conforto e testimonianza dell’incessante lavorare dell’uomo. Pagina ventotto: “Lo scricciolo” Malizioso e curioso nel suo coraggio di “volare alto”, più alto dell’aquila: in vedetta,

Il cardellino

Tullio Becci

acquattato sulla schiena dell’ardito rapace. Pagina ventidue: il martello pneumatico e il Picchio! Una identica ostinazione sonora. Nella simile reciproca fatica sta l’orgoglio di iniziare tutto dalle fondamenta.Così, è abbastanza chiaro, che non avrà mai le ali chi dimentica le radici. Le radici, per Tullio Becci, sono nella Madre Terra - violentata, prosciugata, certamente, ma che

sa esprimere ancora tutta la sua solennità religiosa Il passato porta al futuro: siamo in un laboratorio dove le generazioni, come i mesi dell’anno, possono e devono impegnarsi ad offrire autentici frutti di stagione. L’occhio, che sa vedere il quotidiano, avrà sempre l’orizzonte più vasto, nel quale, anziché perdersi, cercherà l’infinito del piccolo. Il libro ha il profumo d’inchiostro del quaderno di “bella copia” e in calligrafia...

Ti vedevo sovente sopra il cardo o cardellino splendido candore, ogni tua nota parlava d’amore, i tuoi color rapivano lo sguardo. Un canto originale, melodioso, così perfetto nell’esecuzione, limpida e dolce l’interpretazione, pure in silenzio eri delizioso Tanti anni sono passati, il tuo cantare ricorda la mia prima fanciullezza: in quelle mattinate pien di brezza un’armonia da non dimenticare



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L’11 marzo, mostra nazionale bovini (razza romagnola). Cavalli e ovini il 12

La nobile razza romagnola in sfilata TRADIZIONE

- Fino a cinquant’anni fa il viaggiatore che si fosse incamminato per la campagna romagnola avrebbe scorto, ovunque egli si fosse trovato, i bianchi bovini cantati dal Pascoli, che con fatica, incitati con un pungolo dalla zarladora, trainavano il pesante aratro lungo i campi. Il bovino romagnolo, che negli ultimi decenni ha purtroppo subito un lento ma costante declino, ha origini antiche. La razza romagnola discende infatti da bovini provenienti dalla Podolia, una regione attualmente in Ucraina, giunti probabilmente in Italia in seguito alle invasioni di popolazioni dell’est. Lungo la penisola italiana questi bovini si incrociarono con quelli che già abitavano il territorio, dando origine a varie razze dal caratteristico mantello più o meno bianco: la

Maremmana, la Chianina, la Romagnola, la Marchigiana e la Podolica. Quest’ultima, allevata prevalentemente in Puglia, conserva insieme alla Romagnola e alla Maremmana molte delle caratteristiche di rusticità ed adattabilità del ceppo originario. Fino alla metà del XIX secolo ogni provincia romagnola allevava una varietà di questa razza, e così il bovino romagnolo riminese era leggermente diverso da quello cesenate, ed entrambi differivano

da quelli faentino e ravennate. Fu solo verso la fine del XIX secolo che si iniziò un serio lavoro di incrocio e selezione per fissare i caratteri della razza, allora considerata a duplice attitudine, ovvero da lavoro e da carne. È grazie all’illuminata intraprendenza di Leopoldo Tosi, amministratore della tenuta Torlonia a San Mauro Pascoli, se il miglioramento del bovino romagnolo poté muovere i primi passi: egli infatti seppe impostare uno schema di riproduzioni tale da incrociare

i soggetti che più rispondevano al tipo ideale della razza romagnola gentile del piano, così chiamata per distinguerla da quella montanara che, ancor più rustica e incrociata spesso con la razza Maremmana, abitava l’appennino tosco-romagnolo. Il 1900 è un anno importante: a Parigi la razza vince il primo premio a pari merito con una razza inglese, la Hereford, ben più blasonata ed antica rispetto ai nostri bovini romagnoli. Negli anni a venire

la razza conobbe una sempre maggior diffusione, grazie soprattutto ai già accennati caratteri di rusticità e adattabilità, che ne facevano un ottimo bovino da lavoro, riuscendo ad ottenere ottime rese lavorative anche quando la qualità della razione non era delle migliori. Quando poi il bovino non era più adatto al lavoro nei campi, veniva tenuto in stalla ed ingrassato per essere in seguito condotto al macello. Le due guerre mondiali causarono un notevole decremento del nume-

ro di capi, requisiti dagli eserciti a scopo prevalentemente alimentare, e spesso anche per il trasporto dell’artiglieria pesante. Ma è con l’avvento della meccanizzazione agricola che iniziò, verso gli anni ’50 del secolo scorso, quel lento declino di cui abbiamo parlato in apertura: non più utili sul piano lavorativo, essendo stati sostituiti dal trattore, vennero allevati al solo scopo alimentare ma, nonostante la qualità della carne assai pregevole, sono stati ulteriormente soppiantati da razze bovine più produttive, spesso di origine estera (tra le tante, Charolaise e Limousine, entrambe francesi). Concludiamo con un’amara poesia di Tonino Guerra, che riassume in modo particolarmente efficace quanto abbiamo scritto: Andè a di acsè mi bu ch’ i vaga véa, / che quèl chi à fat i à fat, / che adèss u s’èra préima se tratòur. // E’ pianz e’ cór ma tótt, ènca mu mè, / avdài ch’i à lavurè dal mièri d’an / e adès i à d’andè véa a tèsta basa / dri ma la córda lònga de mazèl. Luca Barducci


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Vandalizzata la chiesolina di Ca’ Togni COMUNITA’ - “Li vorrei invitare a bere un caffè e farci quattro chiacchiere. Li vorrei guardare negli occhi. Soprattutto vorrei chiedere loro il perché. Perché un essere umano, in piena notte (deve essere stato nell’oscurità), vandalizza una povera chiesolina di campagna con pochi mezzi. Quale punizione? Non saprei, con onestà. Forse sono persone che anmdrebbero aiutate... chissà. Ci pensasse lui lassù che non interviene mai, o forse lo fa ma noi non ce ne accorgiamo. Poveva chiesolina”. E’ lo sfogo di un lettore.

Premio Villa, aperte le iscrizioni Si è alla 25.ma edizione

“Io sono di San Clemente”

A San Clemente si sta lavorando per la XXV edizione e la speranza è che questa annata speciale possa fare scoprire qualche nuovo talento sia come poeta che come zirudellaro

FOCUS - Chi lo avrebbe mai detto in quelle prime serate d’incontro nella casa santandreese di Umberto Corsucci che il Premio Villa sarebbe diventato adulto. Una scommessa fatta da una piccola idea di un giovane consigliere comunale sostenuta da amici come Umberto e Maria Grazia con la tenacia della quale trovammo Grazia Bravetti che aveva presentato Zìrudèli nel 1979 nella vecchia sala del Comune di San Clemente. Un pezzo alla volta si è costruito un premio che, in questa parte di Romagna linguisticamente bistrattata, si è ritagliato una posizione di rispetto. A San Clemente si sta lavorando per la XXV edizione e la speranza è che

Premio Villa, c’è una sezione per studenti questa annata speciale possa fare scoprire qualche nuovo talento sia come poeta che come zirudellaro. Ricordiamo tra quelli che consideriamo nostre scoperte la meravigliosa ed allora giovanissima Annalisa Teodorani, e per le zirudele Umberto Carlini, e Mauro Vanucci. Ma il palmarés del Premio ha visto sul suo palco nomi importanti della moderna poesia Romagnola. Qui sono passati Marino Monti, Gianfranco Miro Gori, Luciano Fusconi, Franco Ponseggi, Antonio Gasperini, Lidiana Fabbri e l’intramontabile Lorenzo Scarponi. Ma bisognerebbe nominare ogni poeta che ha partecipato in passato nella speranza che

altri possano avvicinarsi e partecipare a un premio che ha scelto di accogliere tutti: sia i professionisti che gli improvvisati. Avere la propria opera nella XXV edizione potrebbe essere già una soddisfazione grande per chi normalmente si dedica altra ma ha emozioni da esprimere. Un ringraziamento ed un abbraccio particolare voglio riservarlo a Pierino Falcinelli che per molto tempo ha condiviso questa esperienza. C’è tempo di spedire le poesie al comune di San Clemente fino alla fine di aprile nelle modalità del regolamento attualmente in stampa. Chi volesse può comunque chiedere informazioni

Giustiniano Villa alla casella mail premiovilla. casadei@libero.it o chiamando al numero 339 48 58 903 dopo le 19,00 . Tutte le informazioni necessarie e le modalità di spedizione delle opere vi saranno fornite sperando di vedervi nella serata finale di sabato 3 giugno quando giovani e anziani poeti saliranno sul palco per recitare le proprie opere in una festa in nome di Giustiniano Villa che tanto ha amato la sua terra e soprattutto la sua gente!

SAN CLEMENTE - COMUNITA’

Gli autori della raccolta

Solidarietà ai terremotati Fieno per allevamenti - “Pro Terremoto – Fieno per Allevamenti”. E’ l’iniziativa promossa dal Comitato sanclementese “Trenino di Babbo Natale” che ha raccolto un inatteso successo. L’obiettivo era di recapitare un camion-rimorchio di fieno, in pochi giorni il risultato finale è stato di 3 camion-rimorchi di fieno (circa 500 quintali), 15 quintali di granoturco e 10 quintali di mangime recapitati venerdì 8 febbraio a 7 allevatori dei Comuni di Colmurano, San Ginesio e Pieve Bovigliana in provincia di Macerata. Una giornata intensa dal punto di vista umano e toccante per la solidarietà di allevatori ed abitanti che con dignità sconosciuta alle istituzioni combattono la loro lotta per la sopravvivenza colpiti da una natura matrigna e bloccati da una fredda e cinica burocrazia. Chi si è recato in quei luoghi sfortunati ha raccolto testimonianze di ritardi e una pesante assenza delle istituzioni evidentemente concentrate su realtà altret-

tanto colpite ma più famose. Se i ragazzi del trenino sono stati i fautori dell’iniziativa, nulla sarebbe stato possibile senza l’adesione spontanea e fattiva di tanti valconchini e non. Sanclementesi, morcianesi riminesi montefioresi, misanesi e in particolare da Riccione in nome di suor Serafina e Raoul Serafini ognuno ha fatto la sua parte. Ringraziamenti speciali a Massimo Pazzaglini per il coinvolgimento e l’energia spesa per il coinvolgimento in questa meravigliosa iniziativa solidale. Inoltre un grazie speciale a Vaccarini Foraggi (Angelo e Mirco) che hanno chiuso un occhio sul prezzo del fieno ed entrambi per i trasporti che hanno fornito gratuitamente con ben tre autotreni. Questa la sintesi dell’esperienza vissuta dai membri del “Comitato Trenino di Babbo Natale!” che colgono l’occasione per ringraziare gli allevatori incontrati e aiutati per la incomparabile lezione di umanità vissuta. Claudio Casadei


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CULTURA Mirco Gennari Domenica 2 aprile ore 17. Luna e GNAC MOZTRI! INNO ALL’INFANZIA con Michele Eynard e Federica Molteni regia Carmen Pellegrinelli. Questa è la storia di Tobia, un bambino di poche parole. Lunedì 3 aprile ore 10.00 / Con la classe a teatro. replica di MOZTRI! Inno all’infanzia per scuole primarie I

San Clemente, teatro Domenica 19 marzo ore 17. Città Teatro SPIZZICHI DI PIZZICO di e con Mirco Gennari, in collaborazione con Loris Pellegrini e Fabio Magnani - Nuova produzione. C’era una volta una merenda che per motivi sempre più assurdi proprio non si riesce a fare... a pancia vuota si ragiona male! Pizzico allora, per dimenticare la fame insidiosa, si distrae e inanella così clownerie, numeri di mimo ed equilibrismo, giocando con l’assoluta libertà del clown, quando tutto può accadere, sino a sfiorare il brivido... ma naturalmente si tratta solo di un altro scherzo, un altro degli spizzichi di Pizzico!

e II ciclo (su prenotazione) Lunedì 10 aprile ore 10. Con la classe a teatro replica per scuole materne e primarie I ciclo (su prenotazione) La luna nel letto - Ass. fra il dire e il fare - Teatri Abitati SEMINO con Annarita De Michele, Leonard Lesage disegni, scene e luci, regia Michelangelo Campanale Mino ha una tana in giardino, da cui ogni giorno esce per raccogliere foglie secche da conservare. Ma un bel giorno in quel giardino a Mino capiterà di non raccogliere più soltanto foglie secche, ma anche un seme, lasciato lì, forse non per caso, da una curiosa signora.

L’organigramma: Pecci Manuel (presidente), Zanzi Daniele (vice presidente), Falcinelli Pierino (cassiere) e Iachini Luca (segretario) SAN CLEMENTE

- Il 2 febbraio si è riunita in assemblea la Pro Loco di San Clemente; hanno eletto il nuovo consiglio direttivo. Ce ne dà notizia il nuovo vicepresidente Daniele Zanzi che comunica la composizione del nuovo consiglio. I componenti neo o rieletti sono: Angelini Elena,

Pro Loco al lavoro

Pro Loco, nuovo direttivo Casadei Elena, Esposto Caterina, Carloni Lorena, Zanzi Daniele, Iachini Luca, Pecci Manuel, Vitillo Raimondo, Falcinelli Pierino, Santi Celso e Conti Mario. Il consiglio direttivo si è

poi riunito il 9 febbraio il consiglio direttivo per la nomina delle cariche dirigenziale: Pecci Manuel (presidente), Zanzi Daniele (vice presidente), Falcinelli Pierino (cassiere) e Iachini

Luca (segretario). Al Consiglio e a tutta la Pro Loco che ci dicono già al lavoro per la preparazione della prossima Sagra e Gara del Vino auguriamo grandi successi nella speranza che le iniziative si diffondano su tutto il territorio comunale. Claudio Casadei

Dolciaria Rovelli anche Utrecht ECONOMIA - Serena, babbo morcianese che abita a Serbadone, va in Olanda a trovare le due sorelle italo-olandesi, e “scopre” in un supermercato i cioccolatini Rovelli. Vengono fatti a Montefiore. C’è molto orgoglio nell’imbattersi così lontano in un’eccellenza riminese; perché di questo si tratta, di un cioccolato di ottima qualità. E’ stata una piacevolissima sorpresa per Serena e Cristina. Si fa fotografare col cellulare e, sempre col cellulare, invia l’istantanea al babbo Emilio. Che a sua volta, in un batter di ciglia, la catapulta alla Piazza. Rovelli sta crescendo a doppia cifra da decenni; esporta moltissimo e vuole continuare a crescere. La proprietà ha effettuato un importante investimento nel nuovo stabilmento (verrà inaugurato tra qualche mese) e in nuovi macchinari, che rendono competitivo il marchio sui mercati. Dall’altra, non si è mai abbandonata la bontà del prodotto. Serena e Cristina in un supermercato di Utrecht


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“...un atteggiamento più sincero e coerente nei confronti del vecchio parrocco a noi tanto caro... meno conflitti con la diocesi”

“Vorremmo un parroco residente in parrocchia ed il vescovo più vicino a noi” - Come cittadino da tanto tempo di questo paese collinare di 3500 abitanti circa.... Saludecio, e come laico, con le mie incertezze, perplessità e insicurezze circa la spitiritualità ed essenza del culto religioso, vengo ad esprimere il mio disappunto su una situazione davvero incomprensibile ed inaccettabile e non solo da parte mia, ma anche di tanti cristiani di questa comunità. Mi riferisco in primis, al Santo Amato Ronconi di Saludecio... il primo santo della diocesi di Rimini il primo!!!!!!!......che dopo un lungo percorso fatto di tanti sforzi, studi, ricerche, impegno da parte di religiosi, di cittadini e di tanti altri coinvolti direttamente per le grazie ricevute..., rimane nella costante oscurità e nell’emarginazione... Il Santo Amato Ronconi è stato chiamato Beato fin dalla sua morte nel 1292 e solamente nel 1776 gli fu attribuito da Papa Pio VI il culto ufficiale di Beato. La richiesta ed il desiderio dei devoti ed il ritrovamento di importanti ed unici documenti

Saludecio all’alba Saludecio, Porta Montanara con quello che è stato l’orto botanico

LA LETTERA

hanno fatto sì che dal 1990 si attivasse un percorso di canonizzazione. Nel 1997, il Vescovo di Rimini Mariano De Nicolò autorizzò tramite il Tribunale diocesano, indagini ed ulteriori ricerche sulle virtù del Beato. Successivamente fu fornita una ricca documentazione alla Congregazione di Roma e successive analisi, nonché studi approfonditi e rigorosi, tanto vero è che esperti, Teologi, Cardinali, Vescovi ed infine il Papa hanno decretato Santo il Beato Ronconi il 23 Novembre 2014. A tal fine, sento il dovere ed il rispetto verso una Amministrazione territoriale che ha sempre sostenuto l’attività di Santificazione, e ad una comunità che ha sempre creduto nell’operato e nelle grazie di questo esemplare uomo, di esprimere il mio rammarico, la mia grande delusione nei confronti della gestione della

Parrocchia San Biagio e del disinteresse da parte della diocesi di Rimini. Oggi la comunità di Saludecio si ritrova ad avere: - un santo a tutti sconosciuto..........

- a non avere più il parrocco residente in parrocchia, nel paese e ancorpiù nel santuario. - dalla diocesi hanno pensato di trasferirlo a Tavoleto, casa dei preti, inserendo un nuovo Sacerdote probabilmente più simpati-

co, bravo abile politico. - Con una gestione economico - finanziaria e di investimenti poco ciliari ed ingiustificati. - Avremmo desiderato un sostegno ed una presenza più imponente e gradita da parte del

Vescovo, - avremmo desiderato un atteggiamento più sincero e coerente nei confronti del vecchio parrocco a noi tanto caro..., avremmo desiderato che questo Santo fosse per noi fonte di orgoglio, di soddisfazione e ricchezza spirituale, come paese, immagine ed economia... - Avremmo voluto un vescovo più vicino a noi... un rappresentante della Chiesa, nonché sostenitore per tutti gli sforzi fatti... Spero che il buon senso prima o poi si faccia vivo!!!!!! E che presto... venga meno il conflitto di interessi della Diocesi di Rimini. Giulio Polidori

Piazza d’incontro: un gioiello di Mondaino

L’ANGOLO DEL DIALETTO

Mé monumént

Quand a sò me monumént i mi séns i và in férmént e mi còr a’ né più in péna guardànd a stàg , la marena Sa slòngh na mèn, quasi a la tòc e l’ònda a vegh, sa’ chiud j’och dl’ ònda a sènt anche e rumòr quand’ la và a sbata, e pù la mòr De sèl l’arvenza na’ sensaziòn da sintì t’léria na’ canzòn . Carlo Cervellieri

- Nato negli anni Novanta, con l’intento di far rivivere l’antica tradizione artigianale delle ceramiche rinascimentali di produzione mondainese, il laboratorio “Piazza d’incontro” allestito nelle sale della Rocca Malatestiana di Mondaino, è uno spazio attivo ed aperto a persone con disabilità, ospiti della Coop. Sociale Ca’ Santino, che necessitano di progetti speciali ed individualizzati per le attività di sperimentazione delle tecniche ceramiche, che li impegnano quotidianamente. Da diversi anni, Piazza d’incontro è gestito dalla Cooperativa Sociale Ca’ Santino che ha sede a Montefiore, con la collaborazione dell’amministrazione comunale di Mondaino e svolge con sempre maggiore competenza, una azione di valorizzazione della cultura, delle tradizioni locali e dei valori umani. Perseveranza e fiducia in se stessi hanno alimentato, nei frequentanti il laboratorio, una capacità straordinaria; sono questi i valori che vengono tradotti in azioni concrete attraverso le proposte di attività insieme ad un lavoro di squadra che mette in evidenza i pregi del gruppo sopperendo ai limiti ed alle carenze del singolo. La Cooperativa Sociale Cà Santino, all’interno dei propri servizi di centro Socio Occupazionale Diurno e Centro Socio Riabilitativo Residenziale, si avvale di educatori professionali e tecnici specializzati nel settore della cera-

mica, creando a le condizioni ottimali perché i percorsi di apprendimento delle tecniche ceramiche, e di mantenimento delle capacità di ciascuno, concorrano a consolidare le competenze e le abilità manuali, trasformandole in vero e proprio lavoro a carattere artistico. L’attività in gruppo, inoltre, stimola le capacità relazionali, crea situazioni di alleanza, di collaborazione e di amicizia. Nella sede del laboratorio le vetrine sono adorne di maioliche: riproduzioni di corredi da mensa rinascimentali, realizzati sulla base di reperti custoditi nel Museo delle Maioliche Mondainesi. Ocra e bruno-rosso spiccano sul morbido smalto bianco delle stoviglie,

lo sguardo cade sui colori caldi che caratterizzano ciotole piatti e boccali, sono prodotti artigianali di livello e di qualità apprezzabile da chiunque visiti la bottega. I semplici strumenti di lavoro, le tecniche utilizzate, mantenutesi invariate nel corso dei secoli, gli spazi e i tempi delle fasi della lavorazione, rendono possibile il recupero della tradizione artistica e si valorizza una qualità di vita con un ritmo più a misura d’uomo. Di fondamentale importanza è l’incontro con la scuola: Piazza d’incontro propone alcuni percorsi artistici-educativi rivolti alla scuola primaria, in stretto collegamento ai programmi scolastici. Questo progetto coinvolge direttamente

il gruppo dei “collaboratori “ (gli Ospiti della Cooperativa), che preparano le lezioni e si assumono ruoli di assistente ai bambini in attività, la loro calda accoglienza, le competenze specifiche e gli spazi attrezzati rendono questa straordinaria “scuola d’arte” unica, di alto valore educativo ed umano riconosciuto da insegnanti e dalle famiglie. La scuola rappresenta una reale opportunità di integrazione, una possibilità di vivere una esperienza socializzante, un contatto con il mondo esterno che accende nel gruppo una vitalità nuova, una voglia di mettersi in gioco, requisito essenziale per affrontare positivamente le difficoltà di ogni giorno.


SALUDECIO-MONDAINO-MONTEGRIDOLFO CULTURA

Saludecio, a teatro col dialetto LA LETTERA

- Come oggi un anno fa (18 febbraio 2016) moriva Marino Marcucci un amico vero del Suo paese una persona che amava Saludecio e per il quale ha fatto e dato tanto. Era un sportivo e seguiva la Treesse (Società Sportiva Saludecio). Era soprattutto impegnato al Museo di Saludecio e del Beato Amato dove giornalmente lavorava gratuitamente e con una passione ammirabile. Da quando è stato inaugurato nel 2001 Marino aveva contribuito a tenerlo aperto giornalmente insieme a Luciano Raggi, Gigi Calesini e Edoardo Ottaviani. Il Museo negli anni, ci venne riferito dall’Ufficio Cultura della Provincia, era diventato uno dei più frequentati dai visitatori, quasi allo stesso li-

- Bella stagione dialettale al teatro Verdi di Saludecio, con inizio alle 21. Ad organizzare l’associazione culturale l’Armonda e la Pro Loco. Sul palco 6 valide compagnie, metà della Romagna e metà delle Marche. Sabato 4 marzo Compagnia “DEL GALLO” di Petriano in “QUESTA DÒ LA METT?”. Sabato 11 marzo Compagnia “LA MULNELA” di Santarcangelo di R. in “A CAVAL D’UN BRECH”, due atti di Stefano Palmucci, diretta da Renato Carichini. Sabato 18 marzo Compagnia “LA BURLA”

Teatro Verdi

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di Rimini in “AL CAMPENI AD DON BASILIO”, tre atti, scritta e diretta da Tino Angelini. Sabato 25 marzo Compagnia “IL GUITTO” di Fano in “STE MATRIMONI EN S’HA DA FA, due atti di Stefano Guidi e Alice Guidi, diretta da Alice Guidi. Sabato 1 aprile Compagnia “JARMIDIED” di Rimini in “CHE GENERÈL DLA MÌ MOJ”; tre atti di F. Brasini, diretta da Franca Deluigi e Maurizio Antolini. Ingresso Euro 7, posti numerati (per 6 spettacoli) Euro 30. Prenotazioni telefoniche tutti i giorni, dalle 19 alle 21 (cell. 340 143 9872).

L’indimenticato Marino Marcucci Era un sportivo e seguiva la Treesse (Società Sportiva Saludecio). Era soprattutto impegnato al Museo di Saludecio e del Beato Amato dove giornalmente lavorava gratuitamente e con una passione ammirabile

Una sala del Museo di Saludecio e del Beato Amato

di Giuseppe Sanchini* vello dei Musei della Città di Rimini. Non solo ma queste persone hanno contribuito in modo fondamentale alla Santificazione di Amato Ronconi. Marino aveva addirittura fatto una officina nel Suo garage per produrre cimeli legati a Sant’Amato e al paese da vendere dove gli veniva con-

cesso dal Comune per raccogliere fondi per la Causa di Canonizzazione che si stava svolgendo alla congregazione dei Santi a Roma. Queste 4 persone erano in grado di mandare avanti il museo, la chiesa di Saludecio senza costi o fronzoli con la

passione che li distingueva. Poi arrivò don Mauro Angelini nuovo parroco che li allontanò e li costrinse, almeno a Marino, Gigi ed Edoardo ad abbandonare la loro creatura, cioè il Museo di Saludecio e del Beato Amato. Negli anni ci siamo chie-

sti in tanti il perché senza una risposta ufficiale. Speravo che durante il Giubileo della Misericordia Gigi ed Edoardo, non essendoci più Marino, fossero riammessi a svolgere il compito che avevano prima della cacciata ma non si è visto al-

cun segno di compassione nei loro confronti. E’ rimasta la “Scomunica”, tanto è che a qualcuno sono venuti in mente i periodi bui della Santa Inquisizione e qualcun altro ha pensato che, se fossimo ancora in quel periodo, Marino, Gigi ed Edoardo sarebbero stati bruciati al rogo. Per favore Arcipreti che amministrate la Parrocchia di San Biagio di Saludecio fate tornare a svolgere il ruolo che avevano queste due persone, non fatele morire con il peccato mortale, applicate quella Misericordia che predicate. *Sindaco di Saludecio dal 2004 al 2014

“Torneo Internazionale di scacchi Dante Alighieri” MONDAINO - Il Lions Club Interna-

tional di Cattolica e il Centro Dantesco San Gregorio in Conca, unitamente ai Lions Club Rimini-Riccione Host, Rimini Malatesta, Riccione, in collaborazione con la Federazione Provinciale di scacchi di Rimini (C.O.N.I.), il Comune e l’Associazione Pro Loco di Mondaino, l’Associazione Turistica Tuquitour di Fano e Radio Fano organizzano il “Torneo Internazionale di scacchi Dante Alighieri “. Tale gioco, infatti, viene celebrato dal Poeta nel canto XXVIII del Paradiso della Divina Commedia nel momento in cui deve parlare dell’infinito numero degli angeli presenti nel Primo Mobile. L’incendio suo seguiva ogne scintilla d eran tante, che ’l numero loro più che ’l doppiar de li scacchi s’inmilla

(vv. 91-93). Il Torneo, dunque, mira a combinare l’alto valore formativo, intellettivo e morale degli scacchi, nella Scuola e nella Società, con la straordinaria potenza della poesia dantesca. Del resto è noto che ognuno di noi riserva da sempre all’Alighieri ed a quel gioco una piccola parte del cuore e della mente. Il Torneo si svolgerà su tre livelli: a) Studenti (Elementari-Medie-Superiori). b) Soci Lions. c) Adulti non Lions. Il Torneo si articolerà in due fasi secondo la seguente tempistica: 1) Inverno-Primavera: Gare di selezione nelle singole sedi di quei Club (Lionistici e Scacchistici) che si sarannono iscritti al Torneo, al fine di scegliere 3 finalisti per ciascun Club.

2) Domenica 30 aprile: Gare Finali, che si terranno a Mondaino, sede del Centro di Studi Danteschi San Gregorio in Conca, al termine delle quali farà seguito una spettacolare Gara di scacchi con figuranti in abito medioevale in Piazza Maggiore, in collaborazione con le Scuole dell’obbligo, l’Associazione Pro Loco e le Contrade del Palio de lo Daino di Mondaino. In tale occasione i suddetti Club organizzeranno anche una Merenda Rustica sotto l’elegante Loggiato di Piazza Maggiore in forma di Intermeeting. Ai vincitori finali dei diversi livelli verranno assegnati Premi in Buoni/vacanza in Romagna, Targhe Celebrative, Materiale Librario ed Artistico e quant’altro verrà messo a disposizione del Comitato Organizzatore. L’iscrizione al Torneo non prevede costi di partecipazione. Infine, il Torneo, avrà le se-

guenti due Appendici. Una parentesi internazionale, gestita interamente ed esclusivamente dal Parco Letterario Le Terre di Dante di Ravenna, che in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma, curerà i rapporti e le Gare di selezione con i Club di scacchi nelle città polacche di Wroclaw, Katovice, Cracovia e Varsavia. Il Parco si farà carico anche dell’organizzazione e delle spese per il trasferimento in Italia ed a Mondaino dei giocatori selezionati nelle suddette città polacche al fine di partecipare alle Gare Finali del 30 aprile. Una parentesi estiva, gestita dal Lions Club di Cattolica, dai suddetti Lions Clubse dal Centro di Studi Danteschi San Gregorio in Conca, in collaborazione con l’Associazione Turistica Tuquitour e Radio Fano, che si svolgerà nei mesi estivi sulla spiaggia di Fano, con finale in Settembre. Angelo Chiaretti

Angelo Chiaretti porta a Mondaino circa 10mila persone l’anno. Vestito da Dante, prima un tour in paese e poi nel suo mulino a raccontare e vendere formaggi e non solo. Ora si è inventato un altro evento


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Marzo 2017

CORIANO-MONTECOLOMBO-MONTESCUDO LA CULTURA (chitarra, cori), William Baiocchi (chitarra), Fabrizio Torelli (basso), Matteo Patrignani (batteria) e Andrea Patricelli (percussioni). Serata Club Teatro con platea in versione dancefloor e degustazione di birra artigianale.

I Fratelli di Taglia, loro la direzione artistica

Selezioni Locomix 2017 e concorso “scritti da ridere” Sabato 1 e sabato 8 aprile (ore 21,15) si rinnova l’appunta-

Mario Tonini racconta il luogo dove si accoglie con gioia

Monte Tauro, la comunità Monte Tauro

Coriano teatro, spettacoli di qualità Prosa Sabato 11 marzo (ore 21,15) un classico contemporaneo: “Agamennone” della Compagnia Lombardi-Tiezzi. Il grande attore di origini riminesi Paolo Graziosi (Agamennone), Daniela Poggi (Clitemnestra), Valeria Perdonò (Cassandra) ed Elisabetta Arosio (Coro/ La Città), diretti da Alessandro Machìa, nel testo di Fabrizio Sinisi (drammaturgo finalista al Premio Riccione Pier Vittorio Tondelli 2015) da Eschilo. Concerti Sabato 25 marzo (ore 21,15) il ritmo reggae di Devon and Jah Brothers, formazione riminese reduce dal Rototom Sunsplash Festival di Benicàssim (Spagna), tra i classici di Bob Marley, la dance hall e il reggae rockers style. Con Devon Ebah (voce), Marcello Grossi (tastiere, cori), Daniele Bartoli

mento con LoComix per le selezioni del Festival della Repubblica di San Marino per Comici Emergenti, concorso organizzato dall’Associazione Culturale Locomotiva in collaborazione con i Fratelli di Taglia. Al termine delle due serate una giuria di esperti sceglierà le altre 6 promesse della risata che approderanno alla serata conclusiva del 22 aprile 2017 al Teatro Titano della Città di San Marino. Quest’anno il Festival si arricchisce del concorso per racconti umoristici brevi “Scritti da ridere” (www.locomotiva.org): i migliori verranno letti durante le serate di selezione a CorTe, il voto del pubblico unito a quello di una giuria di esperti deciderà lo scritto vincitore che verrà premiato in occasione della finale LoComix. Info e prenotazioni: CorTe tel 329/9461660 - 0541/658667 corianoteatro@gmail.com.

Surline (Surine) tente bline.

Sorelline (Suorine) tanto carine.

Te Su Campsent che munumentel un è sigur e d’ogni tent um piis andei per fè un salut, Jamig pas ch’jè Ilè fors im dà e benvenut, isè um per,da temp uj riposa i Mi du Ginitur. Sempre Montetauro l’arcoj stli mi impresion, fè un salut te Campsent l’è sigur un at bon.

Nel Suo Camposanto che monumentale non è di sicuro e d’ogni tanto mi piace andargli per fare un saluto, gli Amici passati(Estinti)che sono Lì forse mi danno il benvenuto, così mi pare,da tempo vi riposano i Miei Due Genitori. Sempre Montetauro raccoglie(sente) queste mie impressioni, fare un saluto nel Camposanto è di sicuro un atto buono.

Ai userve un’atmosfera,a vria dì ad letizia tli Persone vulunterie ch’lil cura a nisun cost, nisun um cnos più mo a s’era un dè de Post, se temp tut us arnova enchè Chi ch’eva amicizia. Tra Quest un Paroc brev,bon pricis d’un Sent mo ormai enchè Lù al veg t’un Munument. Al spese cui si fa an so cum ch’il susten Quej ch’jurganeza e i ten su cla Cumunità dedicheda mal soferenze ad Quej in dificoltà, al so sol c’l’è Genta chi pasa la Vita a fè de ben. Fra Lor, vistide ad du culur ujè simpatiche Surline, paglieren e maruncin ch’il rend davera bline. Mario Tonini (Riccione)

Gli osservo un’atmosfera,vorrei dire di letizia nelle Persone volontarie che lo curano a nessun costo(gratis) nessuno mi conosce più ma ero un giorno del Posto, con il tempo tutto si rinnova anche Chi avevo amicizia. Tra Questi un Parroco bravo,buono uguale ad un Santo ma ormai anche Lui lo vedo in un Monumento. Le spese che ci si fanno non so come le sostengono Quelli che organizzano e tengono su quella Comunità dedicata alle sofferenze di Quelli in difficoltà, lo so solo che è Gente che passano la Vita a fare del bene. Fra Loro,vestite di due colori ci sono simpatiche Sorelline,(Suore) paglierino e marroncino che le rendono davvero carine.

Fattoria del Piccione La barricaia

Fattoria del Piccione, passeggiate sensoriali col vino - La cantina della Fattoria del Piccione si trova in un monumento di una bellezza mozzafiato: il castello Malatestiano di San Savino. La corte si affaccia su un panorama non meno bello. E’ una delle eccellenze del Riminese. Vigneti sulle colline tra Montecolombo e San Clemente, i nomi dei vini sono legati al territorio: “Villa Massani”, “San Savino”, “Riserva Agello”. Insomma, si cerca di fare

ALL’IMBRUNIR DIVINO SAN SAVINO cultura attraverso la civiltà del vino. Dietro la cantina c’è la famiglia Pasini, degli appassionati. Insieme al loro enologo, Fabio, hanno organizzato degli assaggi gratuiti della loro produzione. Titolo: “All’imbrunir Di-Vino”. Sono delle passeggiate nei colori, profumi e sapori del vino. Cercano

di raccontare la tipicità e la tradizione attraverso il nettare degli dei, come dicevano i greci. Foderata di mattoni antichi, colonne a sezione circolare sempre di laterizi, la cantina si sviluppa su tre piani: uno più affascinante dell’altro. Al primo anche un piccolo museo sulla civiltà legata alla terra. Due appuntamenti: il 18 e 25 marzo, dalle 17. Prosit (salute), direbbero i latini.


CORIANO-MONTECOLOMBO-MONTESCUDO 59 Leonard, illumina gli hotel più belli d’Europa Marzo 2017

MONTESCUDO - LA CULTURA

Rosaspina, raffinato teatro dialettale e non solo

- “E’ datato genericamente dagli storici all’inizio del 1800, ma già alla fine del 1700, precisamente nel 1780, nelle lettere inviate dal cardinale legato al governatore di Montescudo, si parla di uno spazio utilizzato per le rappresentazioni teatrali. Ha la tipica struttura dei teatri all’italiana dell’epoca, con forma a ferro di cavallo, platea, un ordine di palchetti e il loggione. La commedia dialettale resta elemento trainante dei sabato sera al Rosaspina, offrendo anche quest’anno, un cartellone all’insegna del divertimento per gli appassionati del genere, con le migliori compagnie locali. E’ la più vecchia e importante rassegna dialettale della provincia di Rimini, giunta al 24.ma edizione. IL CARTELLONE 9 Marzo. Ore 21. Cabaret. Buon Compleanno Manu (a ricordo del piccolo Manuel) “LA TRIBU’ DEL VILLAGGIO”. 12 Marzo. Ore 17. Teatro

Ragazzi. Reparto Prototipi “ABBASSO IL GRIGIO”. 18 Marzo. Ore 21. Teatro. Compagnia “I Quattroguitti”. “A A A AVA N S P E T TAC O LO...”. 19 Marzo. Ore 21. Teatro. Compagnia “I Quattroguitti”. “A A A AVA N S P E T TAC O LO...”. 25 Marzo. Ore 21. Concerto. La Band “heart Break Hotel”. “Welkome to Loney Street” Rock’n’Roll/Swing anni ‘50 e ‘60. 26 Marzo. Ore 18. Incontro-Concerto. Cristiano Godano - Leader dei Marlene Kuntz con Cristiano Godano, chi-

tarra e voce “CRISTIANO GODANO SI RACCONTA”. 1 Aprile. Ore 21.15. Cabaret. Roberto Casadei, 50 anni di un Romagnolo: Storie, risate ed emozioni “MALASSANDE’, PATACA!!” 8 APRILE. Ore 21. Commedia. Compagnia “I Komodos” Teatro dell’ Arte. “IL MEDICO DEI PAZZI” di Eduardo Scarpetta. 9 Aprile. Ore 18. Teatro. Simona Matteini, Giacomo Cioni con Simona Matteini “VITE IN TRANSITO”.

LA CIVILTA’ DEL DIALETTO

A sinistra, un blasonato albergo di Cortina: 40mila luci al led L’allestimento del Teatro “Amici” a Montecolombo

- Il design e la tecnologia di Montecolombo allestiscono la magia delle luci natalizie, e non solo, di alcuni degli alberghi più blasonati d’Europa. Si trovano in località cosiddette “alla pagina”: Cortina d’Ampezzo, Courchevel, Sankt Moritz, Innsbruck... Ad esempio, il “Cristallo” e il “Lajadira” di Cortina; due cinque stelle. Agli alberghi, si aggiungono i negozi e le luminarie di alcune cittadine. L’ultimo grande successo è stato in Austria, Innsbruck. Disegnano le luci di sette hotel della famiglia Ultsch; sono talmente belli che colpiscono altri albergatori. E’ il contatto per un nuovo lavoro. Tutto nasce 9 anni fa, sempre per caso. La Green Garden di Montecolombo cura il giardino dell’Hotel “Cristallo” di Cortina.

ECONOMIA Il direttore, il riminese Stelio Gualaccini, chiede al fidato tutore del verde, Antonio Vitiello, se si potrebbe occupare anche dei festoni luminosi per Natale. Ha le scale... Oggi Green Garden e dà lavoro ad una decina di persone. e monta e smonta luci quasi tutto l’anno. Antonio è stato affiancato dal figlio Leonard, 24 anni. A progettare è il giovane. Il suo percorso è il frutto del caso. Inizia, da adolescente, al Teatro Amici di Montecolombo come tecnico dell’occhio di bue, il faretto più semplice da utilizzare in teatro. Adatto ad un adolescente curioso. Lo maneggerà per un annetto; poi mansioni più impegnative. Da 4-5 anni, è lui ad occuparsi dei fari del Teatro Amici. Leonard

si appassiona e nel frattempo studia agraria a Pesaro, con l’idea di affiancare il babbo alla Green Garden. Oggi, Leonard, passione per il teatro ed innamorato della natura, progetta architetture artistiche grazie a quel primo faretto. Racconta: “Quell’esperienza è stata fondamentale per il mio lavoro; mi ha dato una certa sensibilità artistica. Io lavoro così; visito l’edificio da fare. Parlo con i proprietari che mi raccontano i loro desideri. Scatto le foto. Torno a Montecolombo e progetto. Spedisco il rendering al cliente. Alla bontà progettuale, aggiungiamo la tecnologia. Utilizziamo solo il led e siamo noi che affittiamo i festoni al cliente; in modo tale che ogni anno ci sia una nuova coreografia”.

Molti i loro fiori all’occhiello. Tra le cittadine: la mitica Cortina d’Ampezzo (luci accese da Sant’Ambrogio a Pasqua), San Vito e Selva di Cadore. Tra gli hotel, forse, quello più esclusivo è uno chalet a Courchevel che viene affittato a 50mila euro a settimana. Appartiene ad uno dei maggiori gruppi farmaceutici russi. Della stessa società anche il “Lajadira” di Cortina. Green Garden nasce nel 1992. La fonda il perito agrario Antonio, dall’86 responsabile verde della zona Eur San Paolo, a Roma. Nell’82 conosce Carlo Tedeschi e la realtà dei Ragazzi del Lago. Sarà Antonio ad occuparsi del verde del Lago. Alla cura del verde, affianca prima il legno (recinzioni, casine...) e poi le luminarie natalizie. Negli anni ‘90, Green Garden viene chiamato a curare il parco del Grand Hotel di Rimini e di Villa Des Vergers a San Lorenzo in Correggiano. Qui, al Grand Hotel, incontra Stelio Gualaccini. Che lo porta a Cortina...



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