Le Metamorfosi di Ovidio / Estratto

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«Tra le rocce profonde e negli abissi lontani Eco vive ancora. Condannata ad essere solo voce, ripete da allora e per sempre le nostre parole. Non l’avete mai sentita?»

Irene Scarpati È nata a Napoli, ma vive a Roma. Oltre ad essere autrice di libri per bambini, ha curato la traduzione e l’adattamento di numerosi classici. Dal 2005 è direttore editoriale di Biancoenero edizioni.

Elisa Mantoni È illustratrice, mamma e libraia per ragazzi. Vive di pane, libri e colori e da 10 anni si è trasferita a Trani, in Puglia dove sono nate le sue due bimbe e la Libreria Miranfù.

Dal raffinato capolavoro di Ovidio quattordici splendide storie mitologiche di trasformazioni e di rinascite – da Aracne ad Adone, da Proserpina ad Eco – scelte e raccontate ai ragazzi da Laura Russo e Irene Scarpati con le illustrazioni di Elisa Mantoni. L’audacia e l’incoscienza degli uomini, le spietate vendette degli dei, l’amore che lega gli uni agli altri, il gioco beffardo del destino: questi miti non smetteranno mai di affascinarci.

ISBN 978-88-98519-38-5

Dai 7 anni

€ 16,00

Raccontate da

Laura Russo e Irene Scarpati

Le Metamorfosi di Ovidio

È nata e vive a Roma. Insegna in una scuola superiore e da anni scrive e traduce libri per ragazzi per diverse case editrici. Ha ideato e cura una collana per chi ha difficoltà di lettura. Nella collana Classici Illustrati ha già pubblicato Sigfrido e i Nibelunghi e curato l’adattamento del ciclo di Re Artù.

con illustrazioni di

Elisa Mantoni

ISBN 978-88-98519-38-5

9 788898 519385 www.lanuovafrontierajunior.it

laNuovafrontiera junior

Laura Russo

Le Metamorfosi di Ovidio

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Š 2003 e 2017 laNuovafrontiera ISBN: 978-88-98519-38-5 Stampato nel mese di gennaio 2017 da Arti Grafiche La Moderna - Roma www.lanuovafrontierajunior.it


Le Metamorfosi di Ovidio Raccontate da Laura

Russo e Irene Scarpati con illustrazioni di Elisa Mantoni

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Le Metamorfosi / INDICE

Apollo e Dafne

Pag. 9

I gabbiani

Pag. 16

Fetonte

Pag. 23

L’Orsa Maggiore

Pag. 33

Il rapimento di Proserpina

Pag. 39

La fame

Pag. 48

Ippomene e Atalanta

Pag. 56

Eco e Narciso

Pag. 64

Le rane

Pag. 72

Aracne

Pag. 79

Scilla e Glauco

Pag. 88

Le formiche

Pag. 98

Venere e Adone

Pag. 105

Filemone e Bauci

Pag. 110

I luoghi

Pag. 123



Apollo e Dafne

anto tempo fa quando gli dei vivevano sull’Olimpo, agli atleti che scagliavano il giavellotto più lontano o che vincevano una gara di corsa veniva posta in capo una corona di foglie di quercia. A quel tempo l’alloro, pianta sacra di Apollo, non esisteva ancora… Un giorno Cupido, il dio fanciullo dell’amore, se ne stava all’ombra di un albero fronzuto e tendeva a fatica il suo arco per agganciare la corda ai due estremi. Passò di lì Apollo, il dio forte e bellissimo, fratello di Diana, che ritornava vittorioso da un duro combattimento. Ancora baldanzoso e fiero per aver liberato la terra da un orribile e gigantesco serpente, il dio si fermò ad osservare gli inutili sforzi del giovane Cupido. «Bello quell’arco» osservò accomodandosi all’ombra del

T

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Apollo e Dafne

grande albero. «Ma non credi che per te sia un po’ troppo grande?» Cupido non rispose. Si tolse dalle spalle la faretra e ritornò al suo lavoro. «Un ragazzino dovrebbe maneggiare armi più comode e leggere» lo stuzzicò Apollo. Cupido sbuffò, si asciugò il sudore dalla fronte, strinse i denti e dopo molti faticosi tentativi, piegò il legno e riuscì finalmente ad agganciare la corda. «Ce l’hai fatta!» esclamò Apollo alzandosi in piedi. «Dai retta a me, lascia perdere questo arco» disse sfilandoglielo da sotto al naso e, tendendolo con le braccia muscolose, proseguì: «questa è roba che va bene per un abile cacciatore che sa assestare colpi infallibili alle belve feroci, non certo per te che passi il tempo a scoccare le tue frecce per fare innamorare qualche tenera fanciulla.» Con un gesto stizzito Cupido gli strappò l’arco dalle mani. «Tu sì che sei forte e invincibile, non temi nessuno, vero?» sibilò livido di rabbia. «E di chi dovrei avere paura, di un ragazzino come te?» «Forse…» gli rispose Cupido e, con uno strano sorriso, si allontanò in volo. Cupido volò sulla cima del monte Parnaso e tirò fuori dalla faretra due frecce, una diversa dall’altra. La prima d’oro,

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Apollo e Dafne

dalla punta aguzza e splendente, aveva il potere di suscitare l’amore, la seconda era una freccia di piombo spuntata che scacciava l’amore dal cuore di chi ne era colpito. Il giovane dio prese la prima e con estrema precisione trafisse Apollo dritto in mezzo al petto. Proprio in quel momento, accaldata e scapigliata, usciva dalla macchia Dafne, una ninfa dei boschi che si era allontanata dalle sue compagne per inseguire un cervo. Apollo posò lo sguardo su di lei e in un attimo se ne innamorò. Dall’alto del Parnaso il dio dell’amore sogghignò: quella ninfa lui la conosceva bene. Dafne era giovane e bella, passava tutto il tempo a rincorrere gli animali nei boschi insieme a Diana, la dea della caccia e alle altre ninfe sue sorelle, gli uomini non le interessavano proprio. “Ma Apollo è pur sempre un dio, anzi il più bello degli dei, e sa essere convincente” pensò Cupido. “Meglio non rischiare.” E per non lasciare nulla al caso, prese la freccia di piombo e con questa colpì Dafne dritta al cuore. Cominciò così per Apollo un periodo di tormenti senza fine. Neanche la più bella delle bellissime dee dell’Olimpo

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Le Metamorfosi di Ovidio

era bella come Dafne, nessuna aveva gli occhi più splendenti, nessuna un sorriso più dolce... Ma Dafne sorrideva sempre meno. Ogni volta che Apollo cercava di rivolgerle la parola, storceva la bocca e scappava a gambe levate. «Che capelli meravigliosi!» sospirava il dio vedendola correre fra gli alberi. «Se solo se li pettinasse!» Ma la giovane ninfa non voleva piacere a nessuno e tanto meno ad Apollo, dal quale desiderava solo fuggire lontano. Invano il dio tentava di convincerla. «Sposami Dafne!» la supplicava. «Non è un umile pastore che te lo chiede, ma Apollo il figlio di Giove. Diana, la tua dea prediletta è la mia amata sorella, potresti venire a vivere con noi lassù sul monte Olimpo nella mia splendida dimora… Mi hai mai sentito suonare la cetra? Lo sai che so predire il futuro? Conosco i segreti delle erbe e posso curare ogni malattia, ma non c’è medicina, ahimè, che mi guarisca da questo amore…» Tutto inutile. Dafne non voleva nemmeno ascoltarlo. «Lasciami in pace!» gli rispondeva esasperata. «Non capisci che non ti voglio? Trovatene un’altra, non dovrebbe essere troppo difficile per te.» Un simile comportamento avrebbe scoraggiato il più tenace dei cor-

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Apollo e Dafne

teggiatori, ma la freccia di Cupido era penetrata troppo a fondo e Apollo non riusciva a rassegnarsi. Un giorno il dio, stanco di vederla fuggire nel bosco, perse la pazienza. «Vuoi correre? Bene, vedremo chi di noi due corre più veloce!» E si lanciò dietro di lei. Abituata a inseguire le fiere più veloci, Dafne sfrecciava come il vento, ma Apollo non era da meno e voleva raggiungerla almeno quanto lei desiderava sfuggirgli. Vedendo che sarebbe stata presto raggiunta, Dafne si gettò nel folto del bosco, dove si sentiva più sicura, sperando che il dio perdesse le sue tracce, ma Apollo era sempre dietro di lei. «Fermati, fermati, amore!» gridava Apollo preoccupato. «Non lasciare il sentiero, rischi di ferirti! No, non gettarti fra le spine, non graffiare le tue guance rosa.» Come un agnello fugge da un lupo Dafne fuggiva ancora da Apollo, ma già sapeva di non avere più scampo e sentiva ormai di essere perduta. Per quanto veloce corresse, ogni volta che si girava lui era lì, ed era sempre più vicino. La freccia di piombo che aveva colpito il suo petto le istillava un tale orrore per il suo inseguitore che avrebbe preferito morire piuttosto che lasciarsi raggiungere. Disperata si rivolse agli dei e pregò di essere salvata, di essere salvata in qualunque modo… e gli dei impietositi la ascoltarono. Le mani di Apollo le sfioravano già le spalle quando i suoi

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capelli cominciarono ad allungarsi diventando foglie, mentre le braccia ferme in un gesto immobile si tramutarono in rami. Una fibra sottile ricoprì il suo corpo e i piedi, prima così veloci, rimasero inchiodati al suolo da salde radici. Fu un momento, e Apollo si ritrovò fra le braccia un giovane albero dalle foglie lucenti, splendenti e profumate come erano stati i capelli di Dafne. A lungo pianse il giovane dio che continuava ad amare la ninfa anche se non aveva più nulla di umano. Ma la sua disperazione non cambiò la sorte dell’infelice fanciulla che era ormai destinata a vivere un’altra vita. Da quel giorno nel mondo nacque l’alloro. «Se non potrai essere la mia sposa» disse Apollo, «allora sarai il mio albero, e ti porterò sempre con me.» E intrecciata una corona con le sue lucide foglie, per la prima volta se la mise sul capo.

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«Tra le rocce profonde e negli abissi lontani Eco vive ancora. Condannata ad essere solo voce, ripete da allora e per sempre le nostre parole. Non l’avete mai sentita?»

Irene Scarpati È nata a Napoli, ma vive a Roma. Oltre ad essere autrice di libri per bambini, ha curato la traduzione e l’adattamento di numerosi classici. Dal 2005 è direttore editoriale di Biancoenero edizioni.

Elisa Mantoni È illustratrice, mamma e libraia per ragazzi. Vive di pane, libri e colori e da 10 anni si è trasferita a Trani, in Puglia dove sono nate le sue due bimbe e la Libreria Miranfù.

Dal raffinato capolavoro di Ovidio quattordici splendide storie mitologiche di trasformazioni e di rinascite – da Aracne ad Adone, da Proserpina ad Eco – scelte e raccontate ai ragazzi da Laura Russo e Irene Scarpati con le illustrazioni di Elisa Mantoni. L’audacia e l’incoscienza degli uomini, le spietate vendette degli dei, l’amore che lega gli uni agli altri, il gioco beffardo del destino: questi miti non smetteranno mai di affascinarci.

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È nata e vive a Roma. Insegna in una scuola superiore e da anni scrive e traduce libri per ragazzi per diverse case editrici. Ha ideato e cura una collana per chi ha difficoltà di lettura. Nella collana Classici Illustrati ha già pubblicato Sigfrido e i Nibelunghi e curato l’adattamento del ciclo di Re Artù.

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