LA GIORNATA TIPO - Guida Final Four Eurolega 2017

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R U O F L FINA

G U I DA ALLE

www.lagiornatatipo

.it


di Raffaele Ferraro La squadra più bella in

Tre giorni in cui assisteremo

assoluto da veder giocare, con una coppia di esterni che

alla massima espressione del basket europeo, quattro squadre

tratta la palla come nessun altro in Euro-

opposte come filosofia, quattro allenatori

pa, chiamata a confermare il titolo conqui-

diversi in campo e fuori dal campo, quat-

stato un anno fa: il Cska.

tro città che vogliono mettere le mani sulla

La squadra del fenomeno Llull e del ra-

coppa più importante d’Europa.

gazzino che ha gli occhi di tutto il mondo

La Final Four di Eurolega è da sempre

puntati addosso, Doncic, che ha domina-

l’appuntamento clou per tutti coloro che

to la stagione e deve confermarsi anche a

vivono il basket “aldiqua” dell’Oceano

Istanbul: il Real Madrid.

Atlantico.

La squadra di casa, forte del tifo di 30 mi-

Un piccolo rammarico per l’Italia, che dal

lioni di tifosi turchi, guidata da colui che

2001 non alza più questo trofeo (Virtus Bo-

ha dolore alle braccia a furia di alzare que-

logna) e che da anni è rappresentata da una

sto trofeo, col nostro Gigione e un gruppo

sola squadra, motivo per cui quella che per

di giocatori di enorme talento, chiamata a

importanza sarebbe la Champions League

vincere il primo titolo da tutta una nazio-

del basket, non viene seguita dagli italiani

ne: il Fenerbahce.

come e quanto dovrebbe.

La squadra dei miracoli, del cuore, degli

Con questa guida speriamo di deliziare i

uomini che non muoiono mai, della cop-

super appassionati, e di stuzzicare la cu-

pia da sogno Spanoulis-Printezis, degli

riosità di chi ogni anno si perde l’atmosfe-

underdogs pronti a fare un altro scherzo

ra dell’Eurolega.

contro ogni pronostico: l’Olympiacos.

Più Devotion per tutti.



PALINSESTO TV Tutte le partite saranno in diretta su FOX SPORTS HD e SKY SPORT PLUS HD Canali 204 e 205 del pacchetto Sky.

VENERDÌ 19 MAGGIO SEMIFINALI

DOMENICA 21 MAGGIO FINALI

FOX SPORTS HD

SKY SPORT PLUS HD

Ore 17.00 prepartita in studio

Ore 17.00 FINALE 3° POSTO

Ore 17.30 CSKA MOSCA vs OLYMPIACOS

Ore 19.00 Eurolega Il Film delle Finali

Ore 20.00 prepartita in studio

Ore 20.00 prepartita in studio

Ore 20.30 FENERBAHCE vs REAL MADRID

Ore 20.30 FINALISSIMA

Ore 22.30 postpartita in studio

Ore 22.30 postpartita in studio

Per chi non ha Sky c’è sempre Euroleague

Altrimenti c’è sempre il vostro migliore

TV, streaming ufficiale della competizio-

amico, che ha fatto i soldi e ogni tanto vi

ne: con19.99 euro avrete tutte e 4 le par-

ospita sul suo divano davanti al 60 pol-

tite in diretta in HD sul vostro PC, tablet o

lici, schermo curvo 4K e servizio cate-

smartphone.

ring in sala. Se non avete la possibilità di

In più, speriamo che Eurolega vi mandi

sfruttare niente di tutto questo, ci sono

anche un paio di cheerleaders del Cska,

un sacco di caldissimi siti streaming HD

altrimenti il prezzo lascerebbe un po’ a

a 2 minuti di distanza da voi che vi stan-

desiderare. Per chi intende indirizzare i

no aspettando. Leggere attentamente il

propri risparmi verso l’alcolismo c’è sem-

codice penale, non somministrare al di

pre il pub cittadino con abbonamento Sky,

sotto dei 3.0 gradi di tasso alcolico.

che però potrebbe avere un bersaglio con

Noi saremo sempre con voi, su Twitter, per

la nostra foto sopra per il conto di 300 euro

commentare con l’hashtag #EurolegaTipo

che dobbiamo ancora saldare dalle Finals

tutto ciò che succederà ad Istanbul: che

NBA dell’anno scorso.

siano schiacciate, assist no-look, alley oop o bombe di qualsiasi tipo.


ALBO D’ORO 1958 ASK RIGA (URS) 1959 ASK RIGA (URS) 1960 ASK RIGA (URS) 1961 CSKA MOSCA (URS) 1962 DINAMO TBILISI (URS) 1963 CSKA MOSCA (URS) 1964 REAL MADRID (SPA) 1965 REAL MADRID (SPA) 1966 SIMMENTHAL OLIMPIA MILANO (ITA) 1967 REAL MADRID (SPA) 1968 REAL MADRID (SPA) 1969 CSKA MOSCA (URS) 1970 IGNIS PALL. VARESE (ITA) 1971 CSKA MOSCA (URS) 1972 IGNIS PALL. VARESE (ITA) 1973 IGNIS PALL. VARESE (ITA) 1974 REAL MADRID (SPA) 1975 IGNIS PALL. VARESE (ITA) 1976 MOBILGIRGI PALL. VARESE (ITA) 1977 MACCABI TEL AVIV (ISR) 1978 REAL MADRID (SPA) 1979 BOSNA SARAJEVO (JUG) 1980 REAL MADRID (SPA) 1981 MACCABI TEL AVIV (ISR) 1982 SQUIBB PALL. CANTÙ (ITA) 1983 FORD PALL. CANTÙ (ITA) 1984 VIRTUS BANCOROMA (ITA) 1985 CIBONA ZAGABRIA (JUG) 1986 CIBONA ZAGABRIA (JUG) 1987 TRACER OLIMPIA MILANO (ITA)

1988 PHILIPS OLIMPIA MILANO (ITA) 1989 JUGOPLASTIKA SPALATO (JUG) 1990 JUGOPLASTIKA SPALATO (JUG) 1991 POP 84 JUGOPLASTIKA SPALATO (JUG) 1992 PARTIZAN BELGRADO (JUG) 1993 CSP LIMOGES (FRA) 1994 JOVENTUT BADALONA (SPA) 1995 REAL MADRID (SPA) 1996 PANATHINAIKOS ATENE (GRE) 1997 OLYMPIACOS PIREO (GRE) 1998 KINDER VIRTUS BOLOGNA (ITA) 1999 ZALGIRIS KAUNAS (LIT) 2000 PANATHINAIKOS ATENE (GRE) 2001 KINDER VIRTUS BOLOGNA (ITA) EUROLEGA MACCABI TEL AVIV (ISR) SUPROLEAGUE 2002 PANATHINAIKOS ATENE (GRE) 2003 BARCELLONA (SPA) 2004 MACCABI TEL AVIV (ISR) 2005 MACCABI TEL AVIV (ISR) 2006 PANATHINAIKOS ATENE (GRE) 2007 CSKA MOSCA (RUS) 2008 PANATHINAIKOS ATENE (GRE) 2009 CSKA MOSCA (RUS) 2010 REGAL BARCELLONA (SPA) 2011 PANATHINAIKOS ATENE (GRE) 2012 OLYMPIACOS PIREO (GRE) 2013 OLYMPIACOS PIREO (GRE) 2014 MACCABI TEL AVIV (ISR) 2015 REAL MADRID (SPA) 2016 CSKA MOSCA (RUS)

MVP FINAL FOUR 2001 E. GINÓBILI · KINDER BOLOGNA 2002 D. BODIROGA · PANATHINAIKOS 2003 D. BODIROGA · FC BARCELONA 2004 A. PARKER · MACCABI TEL AVIV 2005 Š. JASIKEVICIUS · MACCABI TEL AVIV 2006 T. PAPALOUKAS · CSKA MOSCA 2007 D. DIAMANTIDIS · PANATHINAIKOS 2008 T. LANGDON · CSKA MOSCA

2009 V. SPANOULIS · PANATHINAIKOS 2010 J.C. NAVARRO · FC BARCELONA 2011 D. DIAMANTIDIS · PANATHINAIKOS 2012 V. SPANOULIS · OLYMPIACOS 2013 V. SPANOULIS · OLYMPIACOS 2014 T. RICE · MACCABI TEL AVIV 2015 A. NOCIONI · REAL MADRID 2016 N. DE COLO · CSKA MOSCA


MVP QU

? ” I T A R E N E G “ I R T E STION E DI CAN E S

di Fabio Fantoni Oltreoceano lo si canta fin troppo spesso. A vol-

Con le Final Four alle porte, quale miglior occa-

te, inspiegabilmente, dopo poche gare; a volte, per

sione per analizzare i giocatori più rappresentati-

una questione di costume o spettacolo; a volte, for-

vi delle quattro squadre? Quattro squadre, quattro

tunatamente, di fronte all’evidenza. A prescindere

giocatori, giusto?

da dove, quando e perché, resta il fatto che definire

Quasi.

il concetto di Mvp risulta sempre piuttosto arduo da inquadrare. Esiste un modo universale per de-

Per Fenerbahce, Olympiacos e Real Madrid sono

finire quale sia il giocatore “di maggior valore”?

stati presi in esame i singoli più rappresentativi, ri-

Probabilmente no. Ci sono troppe sfaccettature che

spettivamente Bogdanovic, Spanoulis e Llull. Per il

possono risultare vantaggi per alcuni giocatori ma

Cska invece, volendo attribuire una specie di wild-

debolezze per altri e viceversa.

card, sono stati considerati sia Teodosic sia De Colo: la versione russo-cestistica di Batman e Robin.

Per togliersi da questo stallo in termini, si può cercare appoggio nei numeri per analizzare alcuni di

A seguire, l’infografica mostra per ognuna delle

questi aspetti nel modo più oggettivo possibile. Se si

quattro finaliste quale sia il volume di canestri “ge-

pensa a quale sia l’apporto di un giocatore nei con-

nerati” (segnando in prima persona o servendo as-

fronti della propria squadra, concentrandosi esclu-

sist) dai singoli giocatori in Rugular Season, sud-

sivamente sulla fase offensiva (come detto, analisi

diviso in assist, canestri da 3 e canestri da 2 punti.

mirate), può essere interessante stimare il volume

In particolare, gli istogrammi dei cinque protagoni-

di “quanto” produce rispetto al resto dei compagni.

sti dell’analisi sono più “spessi” rispetto agli altri.

Detto che, anche in questo caso, potrebbero esserci molteplici punti di vista, una possibile strada per quantificare la produzione di un singolo consiste nel confrontare quanti canestri su azione abbia “generato” direttamente (segnando punti) e indirettamente (attraverso un assist).


Dai quattro grafici si possono notare vari aspetti in-

un gruppo di almeno 7-8 giocatori di rilievo (statisti-

teressanti che descrivono quattro modi diversi di in-

co) capeggiati dalla stella Bogdanovic, parzialmente

tendere il basket dal punto di vista della gestione dei

frenato dagli infortuni durante la stagione regolare.

compiti all’interno di ogni squadra.

I campioni in carica del Cska sono invece guidata dal

Nel Real Madrid, Sergio Llull, pur risultando netta-

duo Teodosic-De Colo che, come appare evidente dal

mente primo come valore complessivo, sul fronte de-

grafico, costituiscono l’asse portante di una squadra

gli assist (segmento verde) non è così distaccato da

a trazione anteriore. Comprensibilmente le sorti dei

Doncic che, primo tra gli inseguitori, è a sua volta

russi passano per le sapienti mani dei suoi due ester-

marcato stretto da Fernandez in quanto a passaggi

ni di lusso attraverso l’oliato bilanciamento tra la vi-

vincenti. Complessivamente quindi, Llull risulta il

sionaria regia di Teodosic (7,2 assist) e la vena più

giocatore che su azione genera più punti all’interno

realizzativa di De Colo (20,1 punti).

di un contesto come quello dei Blancos che appare

Quindi, a fronte di quattro modelli diversi caratteriz-

piuttosto equilibrato per distribuzione di passaggi.

zati da quattro distribuzioni diverse, l’unico elemento

Diametralmente opposta la situazione dell’Olympia-

comune è il posizionamento d’elite dei Magnifici cin-

cos in cui Spanoulis è pur sempre leader con un no-

que. Si può osservare quanto risultino fondamentali

tevole margine in senso assoluto, ma lo è ancora di

per le rispettive squadre guardando gli stessi numeri

più dal punto di vista della gestione della palla come

da un punto di vista leggermente diverso. Al posto

dimostra il divario sul fronte assist rispetto ai com-

che considerare il dettaglio di ogni singolo giocato-

pagni (6 i suoi, conto poco più di due per il secondo

re per squadra, nella prossima infografica viene mo-

in graduatoria).

strato quanti canestri “generano” i cinque protagoni-

Il Fenerbahce propone a sua volta una formula anco-

sti dell’analisi confrontati con le loro squadre prese

ra diversa, basata sull’armonia di un collettivo con un

nel complesso (sempre relativamente alla regular

livello di talento mediamente più alto e spalmato su

season).


Analogamente a quanto visto in precedenza, appa-

E nei playoff?

re immediato come siano diversi i grafici di Bogda-

Se in stagione regolare, specialmente per le coraz-

novic e di Teodosic per esempio. Il primo, in ma-

zate, è più facile che alcuni valori si possano appiat-

niera equamente divisa tra canestri segnati (4,4) e

tire per via del numero di partite, profondità delle

assist (3,9) contribuisce con 8,3 canestri “generati”

rotazioni o in alcuni casi anche a causa di infortuni,

a fronte dei 19 segnati dal Fenerbahce. Il secondo,

non c’è da stupirsi nel vedere un cambiamento, an-

con una netta propensione per il passaggio, è stato

che sostanziale, nei numeri di alcune superstar du-

decisamente più influente sui numeri della squadra:

rante le fasi che contano. Nel prossimo grafico sono

12,2 canestri su azione “generati” contro i 19,2 ca-

state comparate le cinque stelle di questa analisi per

nestri del Cska.

osservare come la loro produzione (diretta o assistita) di canestri su azione sia variata tra la regular season ed il turno di playoff che le ha qualificate per la Final Four.


Un esempio lampante di questa possibile inversione

Ora, la sola cosa che resta da vedere è come queste

di tendenza è Bogdan Bogdanovic che è passato dal

cifre cambieranno durante le Final Four. Sfortunata-

“generare” il 30,4% dei canestri su azione della sta-

mente però, non c’è ancora nessun grafico che pos-

gione del Fenerbahce ad un ben più corposo 40,9%

sa prevedere questi numeri, pertanto appuntamento

nella fase ad eliminazione, secondo solo al 41,7% di

al weekend del 19-21 maggio!

Spanoulis.


O R R A V A N S O L JUAN CAR

I NTE RVISTA

di Matteo Soragna

Dopo molte stagioni con coach Pascual in panchina,

Leggenda. Bandiera. Icona. Semplicemente: La Bomba.

quest’anno è arrivato Bartzokas. Com’è cambiato il

Juan Carlos Navarro è uno dei simboli del basket mon-

vostro stile di giocare con il nuovo allenatore?

diale del Nuovo Millennio. Uno di quei giocatori che ci

È ovvio che sia molto differente. Abbiamo passato otto

ha sempre abituato troppo bene, come se esistesse da

anni e mezzo con Pascual, sapevamo praticamente a me-

sempre. Ha iniziato giovanissimo a crivellare le retine

moria tutte le cose che pensava. Ma ora è iniziata una

di mezzo mondo a colpi di triple e di terzi tempi con

nuova era, l’importante per tutti noi è cercare di essere

quelle parabole altissime, imprendibili per i tentacoli di

positivi e remare tutti nella stessa direzione.

centri e centroni dei quattro angoli del globo. È una delle ultime bandiere del basket moderno, uno

Restando a Pascual, la sua stagione al Panathinaikos

degli ultimi a voltare le spalle alla Nba, dove pure aveva

è stata molto positiva fino alla fine della regular se-

dimostrato di poter e saper stare, per coronare il suo

ason. Poi l’eliminazione nei quarti contro il Fener-

sogno: vincere con la maglia del suo cuore, quella blau-

bahce. Te la aspettavi?

grana. Nonostante la stagione tutt’altro che positiva del

Per me è stato sorprendente il modo nel quale sono sta-

suo Barcellona e la sua notoria riservatezza, “Re” Juan

ti eliminati. Ma tutti noi conosciamo il valore del Fener-

Carlos ha risposto a qualche nostra domanda.

bahce.

A parte gli infortuni, cosa non ha funzionato nella

Sei diventato il miglior realizzatore e il giocatore

stagione europea del Barcellona?

con il maggior numero di partite disputate in Euro-

Non credo ci sia solo una ragione, come sottolinei giu-

lega. Che effetto fa?

stamente. Non siamo riusciti a trovare un equilibrio per

Beh, quando arrivi a 36 anni giocando tantissime parti-

molte ragioni.

te importanti con la stessa casacca queste cose possono accadere. Ma di certo da giovane non l’avrei mai potuto

Credi che tutti questi infortuni siano collegati alla nuova formula dell’Eurolega? È possibile, chi può dirlo? Il punto, però, è che questo ci dovrà servire da lezione per il futuro.

immaginare.


G PALMAR ÈS E U ROLE

A

2003 BARC E LONA 2010 BARC E LONA

Hai vinto l’Eurolega nel 2003 e nel 2010. Se doves-

Ti stai avvicinando ai 37 anni (li compie il prossimo

si scegliere una delle due, a quale sei maggiormen-

13 giugno, ndr). Hai già iniziato a pensare a cosa fa-

te legato? C’è qualcosa di folle (c’è, lo sappiamo!)

rai una volta ritirato? Hai già fissato qualche obiet-

accaduto nei festeggiamenti dopo queste vittorie?

tivo in mente?

Sono stati entrambi dei traguardi straordinari. Nella pri-

Non ci sto ancora pensando. Alla fine della stagione

ma fu meraviglioso giocare in casa, al Palau Sant Jordi,

parleremo con il club e prenderemo la migliore deci-

e battere una delle migliori squadre di quel momento, la

sione.

Benetton Treviso. Nella seconda, a Parigi, ero un giocatore maturo, con un ruolo diverso all’interno della squadra e fui anche Mvp di quelle Final Four. Sono entrambi dei bellissimi ricordi per me. Nel 2007 lasciasti il Barca per la Nba, tornando indietro un anno dopo. Hai mai avuto altre chance di tornare in America o di cambiare squadra per andare altrove in Europa? Ho semplicemente preferito essere il leader di un progetto vincente a casa mia, nel club in cui ho passato tutta la mia vita. Llull e Teodosic potrebbero essere i prossimi due top player europei a sbarcare in Nba. Secondo te saranno in grado di imporre il loro gioco anche al di là dell’oceano? Llull è in un periodo di grandissima forma, ma so che sta molto bene a Madrid. Vedremo quale sarà la suascelta. Non posso dire nulla riguardo a Teodosic perché non lo conosco bene. Ma di sicuro ha tutto il talento per poterci giocare in Nba Qual è un aspetto del gioco che hai oggi e che ti mancava 10 anni fa? Oggi riesco a leggere le partite meglio di allora. Anche se allora ero maggiormente un realizzatore.


L U B N A T S I E Ç H A FENERB di Marco Pagliariccio Terza Final Four consecutiva, terza nella propria storia per il Fenerbahce, che dopo l’apprendistato di Madrid (4° posto con poche attenuanti) e la beffa di Berlino (col canestro di Khryapa a strozzare in gola l’urlo dei gialloblu) punta al bersaglio grosso nella sua Istanbul. Il piano era chiaro sin dall’estate: confermare in blocco la squadra che aveva sfiorato il colpaccio alla Mercedes Benz Arena per presentarsi al Sinan Erdem Spor Salonu con la carta in più del fattore campo da mettere sul piatto. Obiettivo centrato, anche se, strada facendo, molti dubbi si erano iniziati a sollevare sul collettivo del santone Obradovic. A partire da un mercato che ha visto i turchi fallire le uniche due (piccole) scommesse fatte: l’ex Mvp della serie A James Nunnally, chiamato a sostituire Hickman nel ruolo di vice-Bogdanovic ed ampiamente al di sotto delle attese finora, e l’ex prima scelta Nba Anthony Bennett, arrivato a gennaio ma senza mai avere grandi chance di provare a dare una mano in un reparto, quello dei lunghi, dove tutto passa sempre e solo da Udoh (unico giocatore tra le quattro finaliste ad avere più di 30 minuti di media in stagione) e Vesely. A pesare ancora di più su un roster che non fa certo della profondità la sua principale caratteristica ci si sono messi pure gli infortuni: tutti i giocatori del roster gialloblu hanno saltato almeno una partita, con Bogdanovic in borghese 13 volte, Sloukas 6 ed Udoh 5. Risultato è stato un 5° posto in regular season che è parso addirittura uno scampato pericolo perché ha consentito al team del Bosforo di incrociare le armi, seppur con fattore campo avverso, contro un Panathinaikos non certo della caratura delle altre big europee. E qui il capolavoro: col roster finalmente al completo, Oaka è capitolata due volte in 48 ore prima del sigillo finale alla Ulker Sports Arena, dove i gialloblu hanno consegnato a Pascual le chiavi del pullman per uno scomodo ritorno a casa su quattro ruote. Solo due volte su sette la squadra di casa non ha vinto le Final Four davanti al proprio pubblico (Kinder Bologna nel 2002 e Cska nel 2005). L’appuntamento con la storia è già fissato.

VINCERANNO PERCHÉ Sono sani, in fiducia e con la spinta in più del tifo di casa. Il Fenerbahce ha trovato la congiuntura astrale perfetta proprio nel momento topico della stagione, cosa tutt’altro che scontata. Sloukas e Dixon si dividono la regia alternando controllo del ritmo (il primo) a sfuriate fuori dagli schemi (il secondo), Bogdanovic è in modalità iradiddio, Kalinic e Datome (seppur non scintillante come nella passata stagione) garantiscono versatilità, difesa e tiro da fuori, Udoh si sta esprimendo a livelli da Nba su ambo le metà campo e l’intesa con Vesely è perfetta. La solidità difensiva, poi, è di primissimo livello (73,9 punti concessi di media, 3° in Eurolega ad un soffio dall’Olympiacos) e questo spesso fa la differenza in partite da dentro o fuori. Ha battuto due volte su due in stagione il Cska e superato sia Real che Olympiacos in casa. Lo scotto del noviziato l’hanno già pagato negli anni scorsi, può essere la volta buona.

PERDERANNO PERCHÉ Sulla gara secca la profondità del roster incide meno. Ma Obradovic non può permettersi una partita storta dei suoi big perché di alternative vere non ce ne sono. Lo si è visto già nella serie contro il Pana: il coach serbo ha praticamente tagliato fuori Antic (13’ in tre partite) e tenuto ottavo e nono delle rotazione, Nunnally e Datome, rispettivamente a 17 e 14 minuti a partita. Per cui avere anche solo uno tra Bogdanovic ed Udoh al di sotto dei loro (altissimi) standard può essere un bel problema. E tutte le squadre giunte a queste Final Four hanno armi a volontà per limitare i due uomini chiave turchi.


COACH Servono presentazioni per Zeljko Obradovic? Il coach serbo da Cacak ha otto Euroleghe in bacheca, ma l’ultima risale ormai al 2011, i tempi sono maturi… Ancora una volta, l’allenatore del Fener ha plasmato una squadra a sua immagine e somiglianza: dura mentalmente, camaleontica, solida in difesa e capace di imporre il ritmo che vuole alla partita. Al quarto anno sulla panchina del Fenerbahce, sulla quale ha già vinto due campionati, una Coppa di Turchia e due Coppe del Presidente, mira a vincere l’Eurolega con la quinta squadra diversa, dopo averlo già fatto con Partizan, Joventut, Real e Panathinaikos. Un risultato che lo catapulterebbe nella leggenda.

STELLA Non avesse saltato 13 partite, Bogdan Bogdanovic sarebbe stato probabilmente l’Mvp di questa stagione. Ma soprattutto il suo Fenerbahce non avrebbe certo terminato al quinto posto la stagione regolare. Terrificante la crescita della guardia serba, che rispetto all’anno passato ha raggiunto una costanza di rendimento spezzata solo dai problemi fisici: solo tre volte su 20 non è andato in doppia cifra per punti, ha migliorato le sue percentuali da 2 del 12% (dal 45 al 57), quelle da 3 del 6% (dal 37 al 43) e quelle ai liberi del 5% (dall’80 all’85), smazzando pure un assist in più (da 3,0 a 3,9). Sarà un caso che il record del Fenerbahce senza di lui è di sei vittorie e sette sconfitte? Chirurgico in uscita dai blocchi, raramente fuori controllo quando si mette in proprio dal palleggio, la sua esperienza europea potrebbe anche essere al capolinea viste le forti sirene provenienti da Sacramento. E allora perché non lasciare con un alloro europeo in testa?


L U B N A T S I E Ç H A FENERB



R E N E F L E D I R E M U N I di Luca Cappelletti Si sa, l’aggressività e l’applicazione difensiva delle squadre di Obradovic è da sempre un marchio di fabbrica del coach serbo. Durante la Regular Season questa peculiarità è stata un po’ ondivaga, come poi in generale lo è stata la stagione europea del Fener. Questo però fino ai Playoff: un pazzesco miglioramento in molte statistiche e di fatto il ritorno della difesa di scuola Obradovic. Ecco che quindi il Defensive Rating è sceso vertiginosamente, diventando il migliore solo dopo quello dell’Olympiacos. E, rimanendo in ambito difensivo, una statistica che mostra l’intimidazione sotto il proprio tabellone è il Block Percentage: grazie soprattutto a Udoh, il Fenerbache stoppa quasi il 10% dei tiri tentati dagli avversari. Osservando infine il grafico vittorie-sconfitte si nota che se l’attenzione difensiva viene meno (leggasi: aumento del Defensive Rating), è facile che il Fenerbahce perda; questo è un chiaro segnale di come Obradovic imposti le proprie squadre prima di tutto difensivamente.

Se da un lato abbiamo dunque un più che buono Defensive Rating, non si può dire lo stesso dell’Offensive Rating: anch’esso ha subito un netto miglioramento tra Regular Season e Playoff, ma rimane sicuramente il fatto che il Fener abbia mostrato qualche lacuna offensiva in alcune circostanze. E se la difesa non viene mossa adeguatamente diviene difficile catturare un numero adeguato di rimbalzi offensivi: ecco che quindi si intuisce quale possa essere una delle motivazioni del basso valore nell’Offensive Rebound Percentage. Inoltre, non essendo un attacco perfetto, risente maggiormente di serate storte al tiro (o difese che ne limitano le percentuali): nelle sconfitte si può notare infatti un calo di tutte le percentuali al tiro.



S A K S U A K S I S RAMUNAS

I NTE RVISTA

di Matteo Soragna

Non serve alcun tipo di parola per presentare questo gio-

Ci puoi raccontare qualcosa di pazzo che (sicuramen-

catore. Ho avuto la fortuna di giocarci insieme due anni,

te) è successo dopo aver vinto l’Eurolega col Panathi-

di provare a marcarlo in tutti gli allenamenti, di lasciare

naikos e col Cska?

che ci facesse vincere tante partite e di apprezzare la sue

Posso dirti che dopo aver vinto con il Pana abbiamo fe-

enorme umiltà. L’episodio che descrive più di tutti il suo

steggiato in un night club dove si potevano comprare vas-

incredibile talento, non è la vittoria (multipla) dell’Euro-

soi di petali di fiori e tirarli ai cantanti o alle persone che

lega e nemmeno il fatto di essere stato votato Mvp della

lo frequentano (il famoso “bouzoukia” ndr)! Il locale

Regular Season, ma una frase di Ettore Messina, che tra

era talmente pieno di fiori che non si vedeva il pavimento.

l’altro per vincere una delle tante ex Coppe dei Campioni

Dopo aver vinto con il Cska non sono successe cose parti-

lo ha voluto alla sua corte al Cska: “Com’è Siska? Non lo

colari, ma abbiamo festeggiato tanto comunque.

sa nemmeno lui quanto sia forte”. That’s it.

Com’è cambiata la tua personalità, in campo, dopo aver vinto il titolo di Mvp alle Final Four?

Sei stato un giocatore molto silenzioso, nei due anni

Non è che la mia personalità sia cambiata in qualche

che abbiamo giocato insieme ti avrò sentito parlare

modo. Forse però gli arbitri hanno iniziato a trattarmi in

un paio di volte. Al Panathinaikos e al Cska le cose

maniera diversa, ma non ne sono nemmeno troppo sicuro.

sono cambiate?

Sono stato la stessa persona prima e dopo il titolo di Mvp.

Primo, non sono un ragazzo che entra facilmente in confidenza con nuove persone o che prova a parlare tanto in

Chi è stato l’allenatore più duro che hai avuto?

ambienti pubblici. Per me è meglio mantenere un po’ di

Hai mai discusso o litigato con qualcuno di loro?

distanza all’inizio. Non so al Pana o al Cska, meglio chie-

Gli allenatori più duri sono stati sicuramente Obradovic

dere agli altri giocatori cosa ne pensano, ma non si può

e Messina. Nessuno, compreso il sottoscritto, si può per-

dire che non abbia mai parlato. Secondo, dovresti veder-

mettere di discutere con loro. Sono i migliori! Con questo

mi in compagnia dei miei migliori amici, sono diverso, sai!

non dico che gli altri allenatori che ho avuto sono scarsi, ma questi sono il top. Fuori dal campo potevi parlarci per

Qual è stato il giocatore più forte che hai incontrato in

cercare di raggiungere il miglior risultato, ma in campo

Eurolega? E quello più talentuoso?

dovevi fare quello che dicevano.

Se intendi il più forte fisicamente, di sicuro Schortsanitis! Se intendi il giocatore contro cui era difficilissimo giocare,

Chi è oggi il miglior giocatore dell’Eurolega? Perché?

ti dico Bodiroga. Non ci ho giocato contro spessissimo, ma

Domanda veramente difficile. Ci sono un sacco di grandi

era tosto. Per quanto riguarda i giocatori di più talento,

giocatori. I nomi che faccio subito sono De Colo, Spanoulis,

non ne posso scegliere solo uno, certamente quando gio-

Teodosic, Llull. Ci sono altri giocatori che individualmente

cavo io c’erano dei giovani talenti tipo Fernandez, Teodo-

sono fortissimi, ma credo che i migliori siano quelli che

sic, Saric.

riescono a guidare la loro squadra a vincere la coppa.


RO L E G A PALMAR ÈS E U O S ATE N E 2007 PANATH INAIK 2008 C S KA MOSCA

Qual è il compagno di squadra di cui ti fidavi di più e

I migliori ricordi della tua esperienza italiana?

che volevi sempre al tuo fianco in campo?

L’Italia è stata la mia prima esperienza da straniero, tutto

Questa invece è una brutta domanda! Devi fidarti di tutti

era nuovo e interessante. Diversa l’atmosfera, i giocatori,

i tuoi compagni di squadra, altrimenti non puoi vincere.

gli allenatori, la cultura. Ma sono stato fortunato che lo

Ma se vuoi che ti faccia dei nomi, direi Diamantidis, Hol-

spirito all’interno della squadra era fantastico e amiche-

den, Papaloukas, Langdon e così via…

vole, così mi sono sentito molto a mio agio. L’esperienza in Italia mi è servita tanto negli anni successivi.

Com’è cambiata la tua vita dopo che ti sei ritirato? La mia vita è completamente cambiata. Ora posso stare

Ti ha fatto più soffrire il tiro da tre sbagliato allo sca-

con la mia famiglia quanto voglio, posso programmare

dere nella finale del 2009 o la sconfitta di Istanbul

tutte le cose. Se voglio andare da qualche parte ci vado,

contro l’Olympiacos appena prima del tuo ritiro?

se non voglio non vado. Posso essere presente a tutti

Le sconfitte fanno male, ma è il prezzo dello sport, è

i compleanni della mia famiglia o alle vacanze. Posso

impossibile vincere sempre. A me ha fatto più male la

mangiare quello che voglio, naturalmente non sono fuori

sconfitta di Istanbul, ma sono state due partite differenti.

controllo, ma non ho più le regole che avevo prima.

A Berlino eravamo sotto di 20 dopo due quarti e tornare in partita ci è costata alla fine troppa energia. Un tiro ha deciso la parti-

Dicci il tuo quintetto dell’Eurolega di ogni epoca.

ta ed è stato sbagliato. A

Un’altra domanda difficile. Non posso dire niente per

Istanbul, invece, ab-

biamo gestito la partita

il periodo prima degli anni ’90 perché non ricordo

per circa 28 minuti,

poi abbiamo totalmen-

i giocatori e soprattutto non li ho visti giocare. Tra

te perso il controllo.

Non ricordo bene ma in

quelli che ho visto giocare scelgo: Jasikevicius, Diamantidis, Bodiroga, Scola e Sabonis. Ma potrei fare davvero due o tre anche se i tembiangiocaventi o trenta anni fa non sarebbero così forti oggi…

quintetti, p

i

12 minuti abbia-

mo sprecato 19 o 20 punti

di vantaggio!

In più nel quarto quarto non

ho giocasqua-

to e non ho potuto aiutare la dra negli ultimi minuti. Ma ero in

stanno cam-

campo negli ultimi 7”. Mi ha fatto

do e forse

parecchio male, ma ora per fortuna è

tori

d

i

passata.


S U E A R I P S O C A I OLYMP di Raffaele Ferraro Decima Final Four della storia, tutte conquistate tra il 1994 e il 2015, la squadra del Pireo insegue ad Istanbul il quarto titolo continentale. Dalla storica doppietta del 2012 e 2013, sono rimasti Spanoulis, Printezis, Papanikolaou e Mantzaris, e il trio Lojeski-Papapetrou-Agravanis i quali hanno scritto il loro nome “solo” sul trofeo del 2013. Segno tangibile che l’Olympiacos è uno dei pochi top-team europei che porta avanti un progetto tecnico da diversi anni, con una mentalità ed una struttura diverso da tutti i club ellenici. Su questo grande zoccolo-duro è stato costruito il roster che ha portato i biancorossi a disputare una grande stagione, culminata nella “solita” (a queste latitudini) rimonta incredibile sull’Efes Pilsen nei quarti di finale (erano sotto 1-2 nella serie col match point casalingo per i turchi). La stagione non è stata priva di ostacoli visti gli infortuni eccellenti di Hackett (out dal 9 dicembre), Lojeski (non nuovo a ko) e un Young che, dopo un lunghissimo infortunio, è ancora lontano parente di quello ammirato all’inizio della stagione scorsa. L’arrivo in corsa di Waters ha dato solidità ad un reparto piccoli in sottonumero, ma soprattutto la presa di Birch ha dato quella verticalità ed esplosività sotto canestro di cui l’Olympiacos aveva tanto bisogno. Per non parlare di un giocatore come Erick Green che si è dimostrato il perfetto americano da sistema Olympiacos. La crescita nella seconda parte di stagione di Milutinov e Papapetrou, e il solito rendimento dei veterani, hanno permesso agli uomini di coach Sfairopoulos di qualificarsi per l’ennesima volta, negli ultimi anni, all’appuntamento più importante della stagione.

VINCERANNO PERCHÉ Sono una squadra che può creare grossi problemi al Cska. La forza del collettivo di Sfairopoulos è quella di saper comandare il ritmo spesso e volentieri, e soprattutto quando riesce a rallentare i ritmi, diventa padrona della partita. Giocare al “corri e tira” coi russi è un suicidio e forse solo il Real può permetterselo. Facile quindi pensare ad una semifinale “brutta” con punteggi più bassi delle medie russe, e se Spanoulis e Printezis nell’ultimo quarto sono a contatto col Cska, non è difficile pensare che potremmo rivedere un vecchio film tra queste due squadre. Si ma poi c’è la finale… La gara secca, soprattutto se una finale, è la partita che in assoluto esalta il valore e lo spirito di questa squadra. Per la tradizione, ma soprattutto per le caratteriste, non solo tecniche, dei senatori del club del Pireo.

PERDERANNO PERCHÉ Il motivo si chiama ancora Cska. Teodosic, De Colo e compagni sanno giocare un basket unico in Europa, fatto di letture, di capacità di segnare canestri facili nei primi secondi delle azioni, di giocatori che sanno come vincere queste partite (Hines) e di due dei primi tre, forse quattro, giocatori più forti in Europa (Teodosic e De Colo) che l’anno scorso si sono tolti la scimmia dalla spalla, andando a vincere a Berlino. Il Cska è in grado difensivamente di cambiare su tutti i blocchi, specie quando gioca con Hines da 5, e potrà rivelarsi una tattica per limitare di molto la pericolosità offensiva del pick and roll di Spanoulis. Secondo, ma non meno importante, motivo è che sono in assoluto la squadra col minor tasso tecnico delle quattro. Deficit che non sempre si riesce ad arginare col cuore e la tattica.


COACH 50 anni tondi tondi, nativo di Salonicco, Ioannis Sfairopoulos è cresciuto come allenatore a Rodi, al Paok e al Panionios, con esperienze da assistente al Cska e nella Nazionale greca. E’ diventato allenatore dell’Olympiacos nel novembre del 2014, quando è subentrato a Milas Tomic che aveva preso recentemente il posto di Bartzokas dimessosi dopo le durissime (e ingiuste) contestazioni a seguito di un derby di campionato perso contro il Panthinaikos. Il suo è stato però un ritorno ad Atene dopo aver ricoperto il ruolo di assistente nello staff di coach Pini Gershon e coach Giannakis dal 2005 al 2008. Per la stagione giocata dalla sua squadra e per aver centrato le Final Four assieme ai tre club pronosticati da tutti come i favoriti (Real, Cska, Fenerbahce), Sfairopoulos è assolutamente tra i favoriti alla corsa per aggiudicarsi il titolo di coach of the year di Eurolega. Il suo più grande merito è stato, tra gli altri, quello di rigenerare un nucleo di giocatori che sembrava avesse già dato quasi tutto, affiancandoli ad altri giocatori funzionali al suo sistema, e dando alla squadra un’impronta difensiva che ha pochi eguali in Europa.

STELLA E c’è bisogno di dirlo? Tre Euroleghe in tasca con altrettanti titoli di Mvp delle Final Four. L’arma europea più efficace nei momenti caldi delle partite, un giocatore unico nel salire di livello col trascorrere del match e della stagione, Vassilis Spanoulis è oggi un giocatore maturo di 34 anni, diverso rispetto a qualche anno fa quando il primo passo era più rapido e l’agonismo riusciva a non fargli mai calare il livello di rendimento, che sa leggere le partite e ergersi a protagonista nei momenti decisivi, come pochi altri giocatori. Stiamo parlando comunque di un giocatore da quasi 13 punti di media col 48% da due e il 32% da tre e 6 assist a partita, leader tecnico di un gruppo di giocatori che lo riconosce tale prima della firma dei contratti e che, col passare degli anni, ha aumentato la capacità di lasciare lo scettro di go-to guy ai vari Erick Green e company, segno tangibile della sua maturazione. Impressionante nella lettura dei pick and roll, unico nella storia del basket per la rapidità di esecuzione di tiro in qualsiasi tipologia di situazione, ha due meravigliose mani con cui sa creare extra-pass per tiratori e lunghi, e una mentalità che impaurisce l’avversario ben prima della palla a due. Un Dio greco metà fenomeno e metà pure.


S U E A R I P S O C A OLYMPI



S U E A R I P S O C A I OLYMP di Luca Cappelletti Quando si pensa all’Olympiacos si pensa prima di tutto a Spanoulis, ma subito dopo alla feroce aggressività difensiva della squadra greca: da sempre un tassello fondamentale nell’impostazione di squadra, la difesa dell’Olympiacos si è confermata essere una delle migliori d’Europa, come si evince dal Defensive Rating e dalle percentuali al tiro concesse, che si assestano addirittura sotto al 50%. Decisamente la principale arma su cui punta l’Oly per strappare il titolo; essendo quindi una caratterista ormai completamente assorbita dalla squadra, le differenze nel Defensive Rating tra vittorie e sconfitte risultano pressoché nulle.

Di contro, l’attacco è spesso affidato alle invenzioni dei singoli: questo porta ad avere un Offensive Rating medio basso e comunque un attacco poco corale. L’Assist Ratio ci mostra come tra le quattro finaliste, la squadra greca sia quella che smazza meno assist ogni 100 possessi: nel malaugurato caso in cui le stelle dell’Olympiacos non siano in forma, la poca fluidità offensiva potrebbe risultare un problema. A conferma di ciò possiamo notare come, nelle sconfitte, l’Offensive Rating subisca un calo maggiore rispetto a quello difensivo: ciò ci porta a pensare che le sconfitte per la squadra greca arrivino maggiormente per demeriti offensivi, che per lacune difensive. Notate infine la poca differenza tra Assist Ratio nelle W e nelle L: ciò conferma che l’attacco greco è poco incentrato sul passaggio vincente, ma piuttosto su invenzioni dei singoli.



I NTE RVISTA

E M O T A D I G LUI di Raffaele Ferraro 29 anni, 203 cm, 98 kg (di cui 20 di barba), nato in

Qual è stata la chiave per indirizzare la serie col

Veneto ma più sardo del pane carasau, Luigi (solo per

Panathinaikos a vostro favore?

i suoi genitori), Gigi per gli amici, Gigione per gli amici

Giocare in maniera composta e ordinata per tutti i 40

intimi, Datomy per gli americani, Dtme per i turchi, in-

minuti, senza guardare il risultato. E ovviamente un Bo-

somma Datome, è uno dei giocatori più forti d’Europa.

gdanovic sui livelli di gara 1 e 2 aiuta sempre.

E il fatto che sia italiano, oltre a riempirci d’orgoglio, è anche una scusa per seguire con ancora più enfasi ed

La tua serie col Pana è stata particolare: difficoltà ad

attenzione l’evento clou del basket europeo: le Final

entrare in partita ad Atene, ottimo impatto in Gara

Four di Eurolega. Tra un urlo e una dichiarazione di

3, ma sempre con un minutaggio sotto la media. Fa

guerra di Obradovic, siamo riusciti a rubargli qualche

parte dell’essere in un top team di Eurolega?

minuto per questa intervista pregna di Devotion.

Il coach è bravo a trovare l’assetto che funziona meglio durante una partita. Quando l’ha trovato l’ha tenuto e

La nuova formula dell’Eurolega e il calendario fitto

spesso abbiamo svoltato le partite. Anche se non son

di impegni hanno di fatto avvicinato la settimana

stato molto in campo sento totale fiducia da parte sua, mi

tipo dei top team europei a quella delle franchigie

preparo per essere più incisivo alla Final Four.

Nba: quali sono i pro e quali i contro? I pro coincidono con il maggior numero di partite quindi

In cosa il Fenerbahce di quest’anno è diverso da

più eventi, pubblico maggiore e tutto ciò che ne consegue.

quello dell’anno scorso?

Il contro è che è difficile, se non utopistico, aspettarsi che

Ultimamente si vede l’importanza di avere quasi due

una squadra sia sempre al top della forma e delle presta-

stagioni di vissuto comune alle spalle. Speravo che i

zioni durante tutto l’anno. È normale che tutti abbiano dei

frutti arrivassero prima, ma non sono cose né automa-

momenti di calo.

tiche né scontate.

Quali aspetti, oltre ai pesanti infortuni, hanno in-

Affrontate il Real in semifinale: come si può conte-

fluito sul vostro periodo negativo nel girone di ri-

nere una squadra che gioca in attacco molti più pos-

torno di Eurolega?

sessi di voi?

Penso principalmente quello. Al ritorno abbiamo vinto 9

Sicuramente contenendo la loro transizione, evitando pal-

partite su 15, un ritmo che di norma basta per essere tra

le perse che li possano far correre e tiri fuori equilibrio. Gli

le prime quattro.

piace molto correre e prendere fiducia dal contropiede, ovviamente dobbiamo cercare di limitarlo il più possibile.


Quanto conta nel vostro super sistema difensivo,

A livello personale, in cosa ti sta migliorando l’e-

avere una coppia unica come Vesely e Udoh?

sperienza col Fenerbahce?

Sono fondamentali. Una sicurezza nelle vicinanze del

Vivere in Turchia è un’esperienza di vita. E lo è an-

canestro ma anche utilissimi a tenere gli esterni negli

che giocare per un club con 30 milioni di tifosi, quin-

cambi sistematici degli ultimi secondi dell’azione.

di con grandi aspettative e grandi responsabilità. Che vuol dire grande pressione. E tecnicamente giocare per

Obradovic duro, esigente, autoritario. Ma in realtà è una persona molto più complessa. Qual è l’episodio più divertente che lo riguarda, di cui sei stato testimone? In riunione e spogliatoio succede di tutto, ma mi piace che resti un luogo sacro quindi sarò assolutamente omertoso. Vi posso dire che ogni tanto chiede di giocare un’azione quando proviamo i giochi e capita che con un taglio, un blocco, un velo, si ritrovi libero di segnare o di far segnare qualcun altro. A volte prevede le reazioni degli avversari. Pazzesco. In Italia la Champions League di calcio muove un interesse ed un seguito incredibile. L’Eurolega, che sarebbe l’equivalente nel basket, è invece un campionato molto meno seguito dall’appassionato medio di basket italiano. Tralasciando per un attimo i motivi, perché l’Eurolega è un campionato che dovremmo seguire molto di più noi italiani? Non ci avvicineremo mai all’interesse che muove il calcio. Per cultura e tradizione. L’Eurolega va seguita perché è il campionato di più alto livello tecnico-tattico d’Europa. Ed è paradossalmente molto più facile vedere una brutta partita in Nba che una di Eurolega. Escluse le partite di cartello ovviamente.

Obradovic è un’esperienza nell’esperienza.


REAL MADRID di Ivan Belletti Un appassionato di pallacanestro, tifando per una qualsiasi squadra che gioca contro il Real Madrid, si ritroverebbe come Uncle Scrooge ne “Il canto di Natale”. Il primo incontro è con il giocatore del basket passato, un Felipe Reyes che, a 37 anni, ancora sposta gli equilibri sotto le plance in Acb e in Eurolega: uno di quei giocatori solidi, sottovalutati dal punto di vista tecnico, e soprattutto vincente. Felipe ricorderebbe che il gruppo è la forza del Real Madrid, il senso di appartenenza ad un club storico. Solo un incubo? No, perché vicino a Reyes ecco presentarsi il giocatore del basket presente: si presenta come Sergio, ha i capelli un po’ lunghi e gli occhi che hanno ben chiaro l’obiettivo. Vincere, ovunque. Quando fa canestro in casa il pubblico sembra che fischi, ma in realtà sono ululati: “Llull, Llull, Llull!!!”. Se il Real è pari, sotto di 1 o comunque in difficoltà, state pur tranquilli che Mr Clutch arriva con precisione chirurgica. Lo sconforto è totale adesso, manca solo il giocatore del basket futuro: ha gli occhi da cerbiatti, viso pulito, fisico snello, può far paura uno così? Dategli una palla e un campo da basket, ed ecco il vero incubo per qualsiasi squadra: Luka Doncic non gioca a basket, la respira, la fa sua e la spiega. Piccolo particolare, può bere alcolici da appena 3 mesi. Febbraio ’99. Sembra che giochi l’Eurolega da una vita. Eccolo qui, il Real Madrid: a Istanbul, in semifinale, subito il più duro degli scogli, ossia i padroni di casa. Ma la squadra di Laso ha qualità, giocatori, profondità di roster e soprattutto gli attributi per alzare il trofeo in Turchia.

VINCERANNO PERCHÉ Partiamo dalla semifinale. Durante la regular season gli scontri tra Real Madrid e Fenerbahce sono state delle vere e proprie battaglie, dove spesso gli spagnoli hanno condotto la gara. La sconfitta di Istanbul (con qualche fischio dubbio sul finale) ha dimostrato che i ragazzi di coach Laso si accoppiano comunque bene anche sotto le plance: Randolph ha atletismo e fisicità per contrastare Vesely, portandolo anche fuori dall’area. Ayon e Reyes, con l’aiuto di Hunter, reggono bene l’urto di Udoh, coinvolgendolo molto in difesa e rischiando di metterlo in “foul trouble”. Se poi la partita è equilibrata e serve qualche canestro pesante, eccovi un dato: negli ultimi 4” di azione, il Real Madrid va a canestro esattamente una volta su tre. È una percentuale altissima, in un frangente di gioco dove

spesso la palla è lontana dal canestro o l’attaccante è “impiccato” dalla difesa. Profondità di roster, giocate clutch, ciao ciao Fenerbahce. Se riesce l’impresa in semifinale, dopo la carica emotiva potrebbe davvero fare il resto, anche se l’avversario si dovesse chiamare Cska. Aggiungiamo anche un dato di pura “sensazione”: tutti si aspettano una riedizione della finale di anno scorso, dando poco credito al Real Madrid. Da sempre, questa è un squadra che tira fuori il meglio di sé proprio quando viene considerata un outsider. Il Real come la Spagna negli Europei in Francia di due anni fa: il paragone non è casuale, i vari Llull, Rudy e Reyes sanno di cosa stiamo parlando. Attenti ai Blancos!

PERDERANNO PERCHÉ L’ultima volta che Obradovic ha allenato una squadra alle Final Four che giocava in casa è stata nel 2007, esattamente 10 anni fa. Si giocava ad Atene, il Panathinaikos vinse contro il Cska in una delle finali più belle di sempre. Quando c’è un certo tipo di pressione, mago Želimir non sbaglia. Una sconfitta in semifinale sarebbe vista quasi come un fallimento, nonostante la regular season traballante. Ma avete visto i quarti? Laso li avrà visti bene e non sarà così allegro. Quando i turchi giocano col doppio lungo, Sloukas e Bogdanovic insieme a Kalinic in missione sul giocatore più pericoloso, è il quintetto più equilibrato in Europa. Obradovic lo sa e non esita a lasciarlo in campo anche per 10 minuti di fila. Aggiungiamoci l’atmosfera che ci sarà, i tifosi spagnoli che arriveranno in una manciata al massimo…come si può vagamente sperare di esorcizzare lo spauracchio Fener? E se succedesse il miracolo invece? Non è mica la finale, neanche 48 ore dopo si torna in campo, e davanti non c’è la Longobarda. Cska forse, se va bene (!) Olympiacos. Llull è una garanzia, ma Rudy può reggere anche solo 20 minuti ad altissima qualità (perché c’è bisogno di questo) in un tempo così ravvicinato? Doncic, alla sua prima Final Four, riuscirà ad essere protagonista contro le difese (e le mentalità) più pressanti in Europa? Randolph rimane sempre connesso? Tante domande, forse adesso i fantasmi li sta vedendo Laso…


COACH Pablo “Lele Molin” Laso ormai non ha bisogno di presentazioni. Dal 2011 alla guida del Real, all’inizio sembrava quasi un “traghettatore” dopo la fine dell’era Messina… ed invece ha costruito sia una mentalità che un vero e proprio sistema Real, portando il club di Florentino Perez al trionfo sia in Spagna che, soprattutto, in Europa. Per diversi anni il Real ha giocato il miglior basket di tutta Europa, fatto di transizione anche da canestro subito, un ritmo altissimo, tenuto alto grazie ad esterni di qualità assoluta e lunghi che sanno correre il campo come nessun altro. L’addio di Sergio Rodriguez ha costretto Laso ad una scelta: puntare su altro play di livello o sul gioiello che aveva in casa? Non so quanti allenatori avrebbero scelto la seconda opzione, fatto sta che il Real Madrid adesso ha un Doncic un giocatore totale ed imprescindibile…e il merito va anche al coach nato a Vitoria. La squadra ha chiuso al primo posto la regular season, un vero e proprio trionfo in un campionato estenuante: è proprio il flow del gioco di Laso uno dei motivi per cui i blancos hanno potuto concludere stagione regolare e playoff nel migliore dei modi. La Final Four di Istanbul, in caso di vittoria, potrebbe consacrarlo definitivamente tra i “vate” del basket europeo: in fondo in fondo Laso sa che ci sarebbe quella maledetta Final Four di Milano da riscattare…

STELLA Sergio Llull deve andare in Nba l’anno prossimo. Non solo perché lo merita, ma anche perché è l’esterno, a livello europeo, che più riuscirebbe ad entrare nel meccanismo di una franchigia oltreoceano. Anche più di Teodosic. Fisicità, 1vs1, difesa, atletismo, testa, spirito di sacrificio: tutto questo è Llull. Questa stagione è stata probabilmente la sua migliore: coach Laso gli ha dato definitivamente le chiavi della squadra, e lui ha portato il Real alle Final Four. A quasi 30 anni, il giocatore da Mahòn ha raggiunto la piena maturità cestistica: sa fare tutto, è migliorato tremendamente nelle letture non solo all’interno dei singoli giochi ma anche nella comprensione delle partite. Ha giocato dei quarti devastanti, a volte subito all’inizio per mettere in chiaro le gerarchie, a volte caricandosi sulle spalle la squadra nelle ultime curve del match. Llull arriva a Istanbul consapevole di dover compiere una vera e propria impresa per vincere il trofeo: ma, si sa, nothing is impossible per “Sergi”.


REAL MADRID



L A E R L E D I R E M U N I di Luca Cappelletti Real Madrid: una macchina votata all’attacco. Le mille bocche da fuoco che la squadra spagnola possiede, Llull in primis, la rendono la migliore squadra offensiva europea. Oltre all’Offensive Rating, possiede ottime statistiche per quanto riguarda assist e percentuali dal campo: ho voluto però sottolineare un aspetto in particolare, ossia la tendenza a non sprecare praticamente nulla. Mediare in 34 partite un Turnover Ratio di 11,6, vuol dire saper sempre cosa fare del pallone. Mi piace quindi sottolineare questo aspetto piuttosto che altri per evidenziare come il Real abbia costruito una squadra offensiva davvero eccellente. Quando questa macchina si inceppa, ecco che la sconfitta è vicina.

Ciò è avvenuto davvero poche volte durante la stagione, ma sta di fatto che nella differenza tra vittorie e sconfitte, il Rating che subisce il maggior calo è quello offensivo. Sintomi di questo calo sono l’aumento delle palle perse, la diminuzione degli assist e il calo delle percentuali, soprattutto quella da 3 punti. Certo, se da un lato del campo non ci sono problemi, dall’altra non si è messi benissimo: il peggior Defensive Rating tra le quattro finaliste spetta appunto alla squadra madrilena. Non è quindi nell’indole di molti giocatori abbassare il culo se non quando conta davvero: questo però potrebbe rivelarsi un problema, soprattutto se si incontrano squadre in grado di limitare il potenziale offensivo di Llull e compagni.



N I H G E N E M A ANDRE

I NTE RVISTA

di Matteo Soragna Nel 1999, quando la nostra Nazionale ha vinto gli Europei in Francia, il titolo di Mvp della manifestazione lo ha portato a casa Gregor Fucka, un fenomeno. Non sono stato sicuramente l’unico a pensare che se lo sarebbe meritato tranquillamente Andrea e che sia stato il fattore principale per la cavalcata che mi/ci ha fatto tremare sul divano. Ora lavoro insieme a lui a Sky, dove lui commenta l’Eurolega, e ogni volta che lo vedo rido come se non ci fosse un domani, perché il vero scemo della coppia che ha portato lo scudetto della stella a Varese è lui e non il Poz. Detto questo sono molto legato al Menego perché se non fosse stato per le sue anche, io probabilmente non avrei trovato spazio in Nazionale. Quindi, grazie Andrea! Leggenda narra che dopo lo scudetto con Varese, hai scommesso che alla prima di Eurolega avresti tirato la prima bomba di sinistro e che l’hai fatto veramente. Cosa ci dici? Come tutte le leggende ovviamente c’è un fondo di verità. In più la mia memoria non tradisce mai! Non era l’esordio (Poz, la memoria non è mai stato il tuo forte!) ma comunque una partita di Eurolega. Dopo una settimana di allenamenti senza usare la destra (era gonfia come un melone), mi sembrava doveroso provare a utilizzare la sinistra. Durante il riscaldamento prende sempre più piede l’idea di provare la cosa e ovviamente scommetto con Gianmarco che avrei tentato il primo tiro con la sinistra. Alla prima azione in cui mi arriva la palla in transizione, non ci penso neanche un secondo e piazzo un arresto e tiro da 3 bello convinto. Risultato: palla che arriva a centro area ad un metro e mezzo dal ferro.

Quale squadra ti ha più impressionato quest’anno? Il Real Madrid per la continuità, per come ha giocato, per come ha inserito e trasformato Randolph anche in un difensore. Un mix di talento, esperienza, atletismo, fantasia. Qual è il giocatore dell’Eurolega attuale con cui avresti voluto giocare? Bella domanda. Scelgo un lungo altrimenti con un esterno non vedo un pallone: Ekpe Udoh. Sa fare tutto, una garanzia. Stoppa, prende rimbalzi, difende su tutti e appena prende palla due punti comodi. il massimo. Dicci il giocatore più simpatico dell’Eurolega e quello più odioso. Non conoscendoli di persona è una domanda difficile. Ma dicono che Semen Antonov sia uno simpaticissimo, basta guardare la sua foto sul sito. Ci metto assolutamente Melih Mahmutoglu non solo per la sua invidiatissima abbronzatura sfoggiata nei festeggiamenti dopo la vittoria col Pana. Più odioso direi Rudy Fernandez a mani basse. Quali sono i ricordi più belli della tua esperienza in Eurolega e quali quelli più dolorosi? Ricordi belli ce ne sono tanti. Dall’esordio a Saratov con Varese alla trasferta in Croazia l’anno successivo contro il Cibona, dove memorabile fu la merenda prepartita che assomigliava più ad una banchetto nunziale. Il dottore fu frainteso e subì le ire di coach Bianchini e del gm. Ricordi brutti direi il 3-0 con la Virtus in semifinale quando giocavo nella Fortitudo. Una pettinata clamorosa. Ma poi che domande fai? Fatti gli affari tuoi! Ci sono delle cose che non rifaresti mai nella tua esperienza da giocatore? E qualcosa che non hai fatto che ti ha lasciato qualche rimpianto? Così su due piedi direi che non cambierei nulla. Due sono le cose che mi hanno lasciato enormi rimpianti: il non riprendere la tua faccia quando abbiamo visto il video de “Scoreggiando con Matrix” e non vincere quel quarto di finale a Sidney con l’Australia. Quello proprio non va giù. Mortacci stracci.


Pensi che la nuova formula dell’Eurolega possa durare per molto tempo e che possa mantenere alto l’interesse? Quest’anno è stato uno spettacolo. Anche quando i giochi erano i più o meno fatti le squadre hanno quasi sempre affrontato le partite nel migliore dei modi. Ovviamente, essendo al primo anno tutti, hanno dato il massimo. Come formula è bella ma molto molto dispendiosa. L’interesse rimarrà sempre molto alto se ci saranno i grandi club d’Europa, aldilà del fatto che la Nba porterà sempre via i migliori giocatori. Il tuo miglior quintetto di questa Eurolega? Llull, De Colo, Bogdanovic, Randolph, Udoh. 21 consonanti e 12 vocali. Non male.

A parte Doncic, quale giovane lascerà il segno nei prossimi anni? Doncic lo lascerà ancora l’anno prossimo e poi lo guarderemo in tv con i tuoi commenti. C’è Osman che può migliorare di brutto e mi piace molto Vezenkov del Barcellona. Ma credo andranno tutti oltreoceano… Hai fatto l’en-plein con le operazioni alle anche. Hai vinto qualche premio con i punti accumulati o ancora ti manca qualcosa? Che premio sceglieresti? Sto ancora consultando il catalogo dei premi. Dopo tutta questa fatica a raccogliere i punti non voglio sbagliare la scelta. Aspetta che mi gratto a pelle, spero di aver finito. Quindi mi stai dicendo che ho vinto qualche cosa? Caccia i pesos Matteo!


CSKA MOSCA di Ivan Belletti Sesta Final Four consecutiva, campioni uscenti, il Cska è la squadra simbolo di questa Eurolega. Un budget faraonico (42 milioni di euro, le inseguitrici sono lontane negli specchietti), unica ad avere l’aereo privato per gli infiniti spostamenti, tra campionato e coppa, la squadra del patron Vatutin ha un’organizzazione che ha ben poco da invidiare ad una franchigia Nba. L’anno scorso, dopo tante delusioni (molte anche inaspettate), finalmente i ragazzi di coach Itoudis hanno potuto alzare al cielo un trionfo che si son visti scivolare via dalle mani in più di un’occasione, spesso per colpa dell’Olympiacos nella storia recente. Un attimo solo, contro chi gioca il Cska in semifinale?! I soldi di certo aiutano, ma non fanno la felicità: oltre ad un roster competitivo su tutti e 12 (e passa) giocatori, il sistema di Itoudis si sta dimostrando ai limiti della perfezione. Tanta qualità sugli esterni, con la coppia più entusiasmante del Vecchio Continente, stretch four di qualità come Khryapa e Vorontsevich, la solidità di Hines e la versatilità di Augustine sotto le plance. Essersi tolta la classica scimmia dalle spalle sicuramente aiuterà la squadra moscovita ad affrontare una Final Four che, come l’anno scorso, non la vede favorita assoluta: meno pressione = mente più libera, e per gente come Teodosic e De Colo fa tutta la differenza del mondo. Superare l’ostacolo Spanou..ehm.. Olympiacos sarebbe già una spinta fondamentale verso la gloria: l’anno scorso abbiamo visto i tifosi del Cska ballare a torso nudo per le strade di Berlino con una temperatura che non arrivava alla doppia cifra, non oso immaginare cosa possa succedere in caso di trionfo nella capitale turca.

VINCERANNO PERCHÉ Sono la squadra con il delta di miglioramento maggiore. Hanno giocato la migliore pallacanestro (non solo) in Europa per larghi tratti della stagione, senza mai spingere effettivamente fino in fondo all’acceleratore. In attacco hanno talmente tanta qualità sugli esterni che, con partenza pick and roll come accade spesso e volentieri, vanno quasi in automatico. Alcuni dati: il Cska gioca per il 20% dei suoi possessi offensivi P&R in attacco, con una percentuale realizzativa che sfiora il 50%. Numeri allucinanti, giochi che alla lunga sfiancano gli avversari perché difficilmente scoutizzabili: questo perché di geni

come Teodosic ne nascono uno ogni 20 anni. Come dice il saggio però, sono le difese che vincono le partite: questo è forse l’aspetto più sottovalutato quando si parla del Cska. Tutto comincia da Kyle Hines, uno che dovrebbe vincere il premio di miglior difensore dell’anno di default. La squadra moscovita è capace come nessun altro di riempire l’area e fare closeout, impedendo quindi tiri facili sugli scarichi: su situazioni di aiuto e recupero, gli avversari tirano il 53% delle volte marcati: una percentuale allucinante, in pratica su situazione di teorico vantaggio, il tiratore una volta su due ha la manona dell’avversario in faccia. Attacco talentuoso e che funziona come un orologio, difesa fisica, scimmia levata: ecco perché il Cska alzerà il trofeo.

PERDERANNO PERCHÉ Qui parliamo meno di numeri e più di un aspetto ugualmente importante: la testa. Ritorniamo un attimo alla finale di Berlino. Un primo tempo dominato, un terzo quarto in cui il Fenerbahce prova a tornare ma con poco successo. Sembra tutto finito, ed invece, se non fosse stato per il tap-in di Khryapa, si sarebbe parlato di ennesima beffa. Quello che succede nella testa dei giocatori è difficile da spiegare, spesso accadono eventi impercettibili all’interno di una partita che cambiano il corso della storia. Nella finale dell’anno scorso, ad esempio, Teodosic aveva “smesso” di giocare contro un Dixon che lo picchiava anche a gioco fermo. Si inceppa la testa, ci si lamenta, e la partita sfugge dalle mani. Proprio per questo, avversario peggiore non poteva capitare in semifinale: non stiamo nemmeno a ricordare cosa successe l’ultima volta che Cska ed Olympiacos si incontrarono a Istanbul. La solidità mentale dei greci, la consapevolezza che probabilmente è l’ultimo valzer su questi palcoscenici per Spanoulis, una pressione che, per la semifinale, è tutta sul Cska. In caso di superamento del turno, ecco una finale contro Real o Fenerbahce: chi vincerà dall’altra semifinale si sentirà squadra del destino. Il Real per riprendersi il titolo con un Llull a livelli da Mvp di questa Eurolega, il Fenerbahce per vendicarsi dell’anno scorso davanti al proprio scatenato pubblico. Il Cska è fortissimo, ma le motivazioni e la testa mi dicono che il percorso a Istanbul non sarà trionfale.


COACH Dimitris Itoudis è il nuovo santone del basket europeo. Poco altro da aggiungere. Una personalità strabordante, un ottimo maestro avuto al Pana, poi battuto spesso e volentieri negli anni a seguire. Sicuramente Itoudis deve tanto a Obradovic, ma gli straordinari successi ottenuti in questi anni è un chiaro segno di come la specie sappia migliorarsi. Iniziata la carriera nel KK Zagabria, in questi 25 anni di carriera ben 18 sono stati da vice: un dato molto particolare, come se Itoudis abbia proprio studiato fino in fondo tutti gli aspetti del gioco da una posizione privilegiata, per poi mettere in atto gli insegnamenti. E’ un allenatore che non esita a mettere in discussione qualsiasi giocatore, lo abbiamo visto spesso faccia a faccia coi suoi (ultimo, a memoria, Aaron Jackson): spingere i propri giocatori al limite per ottenere il massimo, scelta rischiosa ma appagante se convinti del proprio sistema. 46 anni, un palmares che comincia a diventare ingombrante: coach Itoudis è il (poco nascosto) segreto di questa macchina perfetta chiamata Cska.

STELLA Milos. Teodosic. A costo di essere banali, quando si parla di Cska l’associazione al genio di Valjevo. Lo definiremmo un artista visionario con la palla in mano, Teodosic fa semplicemente “accadere cose”. Sempre. Carattere non semplice, la vittoria dell’anno scorso ha zittito molti di quelli che lo definivano “fortissimo, MA..”. Un “ma” grosso come una casa perché, come sempre e specialmente in un periodo dove il social è un aspetto che deve essere preso in considerazione, l’etichetta di perdente è un asterisco fastidioso. In un basket dove i passatori di qualità sono in via d’estinzione, il play serbo è merce rara. Non limitamoci però a rimanere incantati dai suoi no look: Milos è attaccante vero, tremendo tiratore in situazioni di spot up. Spesso il Cska gioca pick and roll abbiamo detto, anche tra piccoli per cercare l’accoppiamento migliore. Teodosic è un professore di questo aspetto del gioco, certo, ma non è la situazione in cui è più efficace da realizzatore: sugli scarichi, infatti, ha una percentuale realizzativa del 49,4%. Qualcosa di semplicemente irreale. Playmaker, realizzatore, leader emotivo: le sorti del Cska a Istanbul dipenderanno sicuramente dalle mani fatate di Milos.


CSKA MOSCA



A K S C L E D I R E M U N I di Luca Cappelletti Teodosic e compagni hanno mediato un Pace nettamente superiore rispetto alle altre tre contendenti al titolo: di per sé avere un ritmo più alto diventa un vantaggio solo nel caso lo si riesca ad imporre alle avversarie, snaturando quindi il gioco altrui. E osservando il Pace medio nelle sole sconfitte o negli scontri diretti contro Real, Fenerbache e Olympiacos, il Cska è in grado di farlo. Quindi, nel caso riuscisse a replicare tale imposizione, sarebbe sicuramente un vantaggio, soprattutto contro Olympiacos e Fenerbache. Altro primato per il Cska è nella classifica dell’Assist Percentage: quasi il 70% dei canestri realizzati dai giocatori in maglia rosso blu arrivano grazie ad un assist. Sì, facile farlo con Teodosic in squadra, ma in ogni caso questa statistica fa ben capire come il gioco corale sia gradito e cercato da Itoudis. Quando viene meno questa caratteristica, è facile che il Cska incappi in una sconfitta: notate la differenza tra assist e palle perse ogni 100 possessi in caso di vittoria o sconfitta; si passa da un rapporto più che buono a uno quasi inferiore all’1.

Un ulteriore sintomo che si manifesta in caso di sconfitta è, osservando il grafico delle percentuali dal campo, il calo nella percentuale del tiro da 3 punti. Il Cska è quindi una squadra con un’anima offensiva: le sconfitte della squadra russa sono arrivate piuttosto per limiti offensivi che per debacle difensive, come si può notare dalla differenze di Offensive e Defensive Rating, dove il primo subisce un calo maggiore in caso di sconfitta. La squadra russa ha grossi problemi sotto i propri tabelloni: tra le quattro finaliste è infatti quella con il Defensive Rebound Percentage più basso. Nella corsa al titolo ogni pallone diventa fondamentale, quindi lasciarsi scappare qualche rimbalzo in difesa potrebbe risultare rischioso. Inoltre il Cska è la squadra che concede le migliori percentuali ai propri avversari: ciò fa presumere una tendenza a lasciare tiri aperti agli avversari. Chiaramente Teodosic e compagni sono votati più all’attacco che alla difesa, ma servirà anche un’ottima fase difensiva per alzare il trofeo.



E M O D M E D R E N A N SI

2010 e la Final Four Dopo i Mondiali del m Dome, precedente 2012, il Sinan Erde aköy Spor Salonu, tormente noto come il At de evento di basket. na a ospitare un gran sul lato europeo di L’arena, che si trova ha una capienza di Istanbul, in Turchia,

i concerti e di 16.000 22.500 spettatori per , che la rende la terza per le partite di basket Il nome dell’impianto più grande d’Europa. l Erdem, presidente de è in onore di Sinan zionale della Turchia Comitato Olimpico Na morte nel 2003. dal 1989 fino alla sua


Per denunce, minacce di morte o anche per timidi ringraziamenti (semmai ce ne fossero), ecco chi ha pensato, scritto e realizzato questa fantasmagorica guida: Raffaele Ferraro @parallelecinico Marco Pagliariccio @loupaya Ivan Belletti @Ivanb83 Matteo Soragna @MatteoSoragna Fabio Fantoni @PantoMvp Luca Cappelletti @cappe Graphic Design: Davide Giudici Contatti www.lagiornatatipo.it https://www.facebook.com/LaGiornataTipo https://twitter.com/parallelecinico https://instagram.com/lagiornatatipo/ email lagiornatatipo@gmail.com per Badoo e altri siti di incontri, ci stiamo attrezzando.


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