Liberamente n 18 agosto 2013

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NUMERO SPECIALE

LiberaMente

Il bimestrale de La Casa sulla Roccia - n.18 agosto 2013

APPROFONDIMENTO

AGOSTO

Nel voler augurare a tutti i nostri lettori un Agosto fresco e leggero, la Redazione ha deciso di mettere giù un numero agile e senza vincoli, imperniato su riflessioni estemporanee che in qualche misura potessero adeguarsi allo spirito del tempo. Cosi è nata lÊidea di lasciare spazio ad argomenti senza unÊapparente collegamento, con il solo intento di offrire piccoli spunti di riflessioni sul significato del mese ‰agostano‰, su i ricordi di chi ha intrapreso proprio in questo mese un Cambiamento, sul rapporto corpoanima-spirito. Ci è sembrato doveroso parlare del primo viaggio di papa Francesco in ricordo di chi ha intrapreso viaggi nella speranza di una vita più degna, trovando invece la morte. Infine arriviamo anche a considerare aspetti psicologici del tradimento nella coppia,. Sperando di potervi offrire un poÊ di relax-critico, vi auguriamo buone vacanze!

VILLA DORA - Sede della Comunità Terapeutica - „dopo la pioggia‰

LÊEDITORIALE di Luigi Numis Gentili (e accaldati?) lettori, abbiamo deciso di dedicare questo numero „sfasato‰ di LiberaMente al tempo di „Agosto‰ perché, nellÊapparente vuoto cosmico che circonda questo mese, non siamo stati capaci di trovare un altro argomento⁄Scherzando sì, ma fino a un certo punto, abbiamo desistito dalla ricerca e siamo scesi a patti con la nostra coscienza. Lui, agosto, non ci dava spunti interessanti, e noi abbiamo deciso di fregarlo con le sue stesse armi. Agosto non teme rivali nella sua imperiale indifferenza, e noi abbiamo cercato di stanarlo proprio nella sua essenza violentata dal consumo. Forse agosto non uscirà scalfito nelle sue cristallizzazioni dal nostro lavoro, ma noi comunque abbiamo fatto del nostro meglio⁄ La versione dominante di agosto, così come imposta nellÊimmaginario collettivo e banalizzata nel tamtam pubblicitario, altro non è che il mese della stasi impotente (e non alludo allÊex servizio

segreto), delle vacanze e del riposo forzoso, della chiusura delle città e delle aperture h24 delle località di villeggiatura e delle agenzie di viaggio. Nulla di scandaloso, per carità, nulla di più inumano di tutto il resto del pensiero unico al comando. Però, ormai, agosto, un poÊ come il mese (del periodo) di Natale, non tollera più il minimo dissenso. E questa non è mai una buona cosa. Anche nelle nostre zone di Irpinia, una volta fantastiche e fantasiose nutrici del mese, chi ad agosto non può (o non vuole) partire per le solite sette/otto mete di mare o per le solite quattro/cinque città dÊEuropa, e magari non ha in gran simpatia le sagre della porchetta o i „nomepaese-arte‰ oggi gran paranoia delle proloco e dei sindaci, è bene che predisponga il suo animo per il romitaggio e la riflessione⁄ Non senza ragione qualcuno, polemico e no-global, obietterà che agosto può anche essere il mese adatto per viaggi avventurosi e di formazione, di scoperta del mondo e delle sue affascinanti diversità, di divertimento picaresco e di autentica alternativa. Sì, ma in che percentuale di praticanti?... Personalmente, adoro lÊestate e i suoi tepori (almeno da quando vivo in una vecchia, maledetta casa fredda e umida), ma anche io come tanti

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La redazione di LiberaMente esprime il proprio cordoglio alle famiglie delle viime dell’incidente avvenuto sull’A16 Napoli-Canosa

Agosto di memorie e di futuro pag.14

Agosto in comunità pag.19

Donne e libertà pag.22


altri pericolosi nemici degli aumenti dei consumi (e delle boiate annesse) tante volte vorrei che luglio mi accompagnasse direttamente a settembre, saltando a piè pari il mese dellÊevasione fiscale liberalizzata e dellÊofferta culturale a tanto al chilo. Ad aprile spengo con rabbia pericolosi marchingegni a combustione e termosifoni cominciando a vedere lÊuscita dal tunnel della dipendenza da timer e segnatempoadenari di sorta; a maggio vedo la luce del giorno finalmente vincere anche le ombre della sera, e mi incanto con lo spettacolo senza tempo della natura e di qualche tornata elettorale; a giugno (insegnamento di nonna) libero il mio corpo fremebondo da ogni residua catena di lana sintetica, e alla tv cÊè sempre qualche torneo di calcio fra nazionali per prepararci al prossimo Mondiale o Europeo (per non dire di quando cÊè davvero il Mondiale o lÊEuropeo⁄); a luglio è perfino bello studiare o lavorare con il petto accaldato e con il ristoro a stracciatella e vaniglia promessa notturna del congelatore, ed è ancora più bello uscire e tirare tardi in strade ancora affollate e vocianti che nessuna ordinanza comunale potrà mai zittire; ma ad agosto⁄Ditemi voi ad agosto perché io non ne trovo⁄Oddio, forse un paio ne troverei pure ma, considerata la mia scarsa

abilità nel sublimare faccende sessuali, in una scadrei nel pecoreccio (così assecondando la mia passionaccia per il cinema italiano di genere anni Ê70). Diciamo allora (e soltanto) che chi ama la lettura, nei lunghi pomeriggi agostani quando è fortunato, o nelle infinite giornate agostane quando è davvero vicino alla noia esistenziale, può ben trovare lÊoccasione per coltivare a tempo pieno la sua passione. E allora abbiamo chiesto ai nostri redattori di cambiare per un attimo la prospettiva contingente sul mese in questione e di presentarcelo in forma di riflessione più profonda⁄Esercizio non semplice, infatti in pochi hanno risposto. Per questo non troverete (purtroppo) occasioni di riflessione sullÊagosto dei disoccupati, dei precari, dei cassintegrati, degli anziani soli, dei malati, di tutte le categorie di persone e di tutte classi sociali che (anche) ad agosto non se la passano tanto bene. Non troverete il racconto dellÊagosto di chi non ce la fa più e che comunque vorrebbe agosto tutto lÊanno per non sentirsi poi tanto diverso dagli altri, accomunati dallÊinevitabile deboscio che, a Porto Cervo come a Pontecagnano, a Milano-Brera come a Napoli-Sanità, non è poi tanto diverso nelle linee di demarcazione dello zeitgeist quotidiano di pensieri e

Progetto de

La Casa sulla Roccia e del Teatro di GLUCK -2-

azioni. Certo, a Porto Cervo dopo il mare si va in piazzetta (o sulla barca del cummenda⁄) e a Pontecagnano al parcheggio semi-abusivo, al tramonto a Brera si fa lÊaperitivo estivo e alla Sanità si fa il „carico‰ per il giorno dopo, ma questi sono dettagli⁄Quel che conta è che la soglia di massa critica sia stata abbondantemente superata, e che il conseguente mutamento qualitativo negli stili e nelle nevrosi delle nostre vite abbia ormai investito ugualmente (nei fini) Porto Cervo e Pontecagnano, Brera e Sanità. E le stupide ansie di agosto ne sono forse la migliore dimostrazione. Anche per distinguerci da certa politica estiva (ancora più) autoreferenziale e per non perdere di vista la vera realtà delle cose, che anche ad agosto non va in vacanza, vogliamo dedicare questo numero di LiberaMente a tutti quelli che non ci stanno a farsi condizionare e che, davanti ad una fabbrica così come dentro una struttura di recupero dalle dipendenze, non mollano la presa e continuano a lottare.

Nota per la lettura. A conclusione del presente

numero troverete tre articoli a tema „libertà‰ che sarebbero dovuti essere pubblicati sul numero precedente e che, per errore, sono stati omessi. Ce ne scusiamo con i lettori e con gli autori.


AGOSTO

Economia del turismo : risorsa preziosa (e in affanno) da tutelare di Enza Petruzziello Naviga in brutte acque. LÊeconomia del turismo in Italia questÊanno dovrà fare i conti con il mare magnum della crisi. Attenzione, non è che gli altri anni le cose siano andate meglio. TuttÊaltro. Lo scorso anno il nostro Paese - secondo il Centro studi Intesa SanPaolo -

ha incassato pesanti segni negativi (-5% di arrivi e -6% di presenze). E anche quest'anno le imprese turistiche italiane dovranno ancora leccarsi le ferite: si stima un -7% in termini di fatturato. L'Italia è il quinto Paese più visitato nel mondo con 47,4 milioni di turisti stranieri (98 milioni se si aggiungono anche gli italiani), mentre il primato assoluto – che era nostro fino agli anni ottanta – è della Francia con 70 milioni di stranieri. Ora, però, con la frenata degli arrivi degli ultimi anni, il Bel Paese rischia di retrocedere addirittura dietro Inghilterra e Germania, che certo non possono contare sulla ricchezza del nostro patrimonio culturale. Gli italiani stessi decidono di trascorrere le proprie ferie in città, magari concedendosi pochi veloci week end. E chi decide di „staccare‰ preferisce mete turistiche straniere e più economiche. Eppure lÊeconomia del turismo è fondamentale per la crescita del Paese. Si stima che il contributo del turismo al prodotto interno lordo dellÊItalia ammonti a oltre 130 miliardi di euro (circa il 9% della produzione nazionale) e che le persone impegnate in questo settore siano circa 2,2 milioni (un lavoratore su dieci). Il turismo esprime inoltre un notevole potenziale per ciò che riguarda la comunicazione e lÊintegrazione interculturale, due elementi rilevanti in un mondo divenuto multi-polare. Tante le forme di turismo su cui puntare: culturale, marittimo, mon-

tano, sociale, agreste. E a quanto pare questÊanno sono proprio gli agriturismi a farla da padrone. L'agriturismo conferma di soffrire meno degli altri settori del turismo: la flessione, per questa estate 2013, è nettamente inferiore alle altre strutture e attività. Ad affermarlo è Agriturist, secondo il quale chi sceglierà la vacanza ÿin fattoriaŸ - l'elaborazione è su dati dell'Osservatorio Nazionale per il Turismo - è poco più di un milione di persone (-3% rispetto al 2012) e la durata media dei soggiorni sarà di 4 giorni. Andrà invece peggio - rileva Agriturist - per il complesso del turismo. Diversi sondaggi prevedono che questa estate andranno in vacanza solo 2628 milioni di italiani, 5-6 milioni meno dello scorso anno (-18%); potrebbero, in parte, salvare il settore gli stranieri, che l'estate scorsa sono cresciuti del 4%. ˚ invece praticamente dimezzato il turismo sociale e associato in Italia, quello fatto da Cral, parrocchie, scuole e associazioni. Il volume d'affari, infatti, passa da 1,4 miliardi di euro a 762 milioni mentre il numero dei „praticanti‰ scende da 2,3 milioni a 1,3 milioni. Per fortuna ci sono gli stranieri. Gli stranieri infatti hanno permesso la tenuta al settore turistico, nonostante il forte calo della domanda interna. Un dato importante, sebbene si registrino profonde diffe-

renze territoriali: solo il 13% degli stranieri, infatti, ha scelto una meta del sud dell'Italia. Gli stranieri anche dÊagosto sembrano preferire Milano a Napoli, Verona a Lecce, Forte dei Marmi a Capri, Rimini a Palinuro. Forse sarebbe il caso di fare qualcosa. A questo punto non ci resta che chiedervi: „E voi questa estate dove andate?‰...

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COLOMBIA

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Un gesuita in mezzo ai disgraziati la carne dei rifugiati è la carne di Cristo di Francesco Iannicelli

LÊisola di Lampedusa è la porta di entrata in Europa per i disperati dellÊAfrica. „La Chiesa compie la propria missione - aveva scritto prima di essere ucciso il vescovo di Oran (Algeria), Pierre Claverie - quando è presente nelle lacerazioni che crocifiggono lÊumanità nella carne e nellÊunità.‰ Papa Francesco ha scelto di essere presente in uno dei luoghi che hanno visto, in questi anni, arrivare migliaia di carrette del mare, di barconi carichi di uomini e donne alla ricerca di un futuro. Il giornalista Giampaolo Visetti di Repubblica, dopo un soggiorno a Lampedusa ha stimato che, dal 2002 al 2008, oltre 42.000 immigrati hanno perso la vita nel Mare nostrum, diventato ormai il cimitero degli impoveriti. Per loro il papa ha deposto sulle acque una corona di fiori per ricordare questa immane tragedia che si consuma davanti alla Fortezza Europa, protetta dal Frontex, unÊagenzia che ha a disposizione oltre cento milioni di euro allÊanno, per impedire ai diseredati di arrivare in Europa. „DovÊè tuo fratello?‰, ha gridato il papa durante la Messa. „La voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi.‰ É in questo contesto che il papa ha voluto compiere il suo primo viaggio apostolico per dare corpo al suo motto: „Una Chiesa povera e per i poveri‰. Un viaggio questo, semplice, sobrio e povero, alle periferie della vita. Infatti il papa, che è arrivato nellÊisola con un aereo di linea, non ha voluto né politici né dignitari né cardinali. Da un altare, posto su una carretta del mare, con un calice di legno e un pastorale confezionati con il legno dei barconi degli immigrati, Francesco ha gridato: „Sono venuto a Lampedusa per risvegliare le coscienze perché questo non si ripeta più‰. La presenza a Lampedusa del vescovo di Roma pone pesanti domande allÊItalia, allÊUnione Europea, ma anche alla Chiesa che è in Italia. Perché il popolo italiano ha assistito per anni quasi con indifferenza a questa immensa tragedia degli immigrati che hanno tentato di attraversare il Mediterraneo?

Come ha fatto il popolo italiano (un popolo di migranti con oltre 60 milioni di italiani allÊestero!) a tollerare questa strage a mare, senza sentire compassione per tanta sofferenza umana? Come ha potuto il popolo italiano accettare che per 20 anni i vari governi abbiano cavalcato politicamente lÊonda razzista crescente che ha prodotto un „Razzismo di Stato‰? La Turco-Napolitano (1988), la Bossi-Fini (2002) e il Pacchetto Sicurezza (2008) di Maroni? Come ha potuto il popolo italiano accettare che venissero costruiti sul nostro territorio ben 13 Centri di Identificazione e Espulsione (CIE), autentici lager dove rinchiudere, come animali in gabbia, così tanti immigrati? Come ha potuto il popolo italiano trattare così male i 20.000 rifugiati della guerra di Libia e degli altri rivolgimenti del continente nero, la cosiddetta Emergenza Nord-Africa del 2011? Papa Francesco, a Lampedusa, ha tentato una risposta: „La cultura del benessere ci rende insensibili alle grida degli altri.‰ E con forza ha bollato questa ‰globalizzazione dellÊindifferenza.‰ Tante le domande che Papa Francesco rivolge anche allÊUnione Europea. Può lÊEuropa continuare a chiudersi in se stessa, nel suo benessere, davanti a un Mediterraneo in fiamme, a unÊAfrica subsahariana stremata? Come può lÊEuropa definirsi la culla dei diritti umani quando tratta così chi bussa alla sua porta, fuggendo da situazioni disperate? „Sono venuto a risvegliare le vostre coscienze‰, ha detto papa Francesco. Coscienze rinchiuse in „bolle di sapone‰. Francesco ha scelto di andare a Lampedusa, la „Porta dellÊEuropa‰, per dire a tutti chi sono i nostri ÂprossimiÊ! „Siamo caduti - ha detto Papa Francesco - nellÊatteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dellÊaltare, di cui parla Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci sentiamo a posto.‰ ˚ una parola forte non solo per lÊItalia e per lÊEuropa, ma soprattutto per la Chiesa in Italia e in Europa. Tante le domande che dobbiamo porci. ComÊè stato possibile che per oltre un decennio la Cei (Conferenza episcopale italiana) sia stata così silenziosa su una così enorme tragedia? Come mai tanto silenzio anche dalle conferenze episcopali europee? Come mai tanta prudenza anche da parte di ordini religiosi e congregazioni missionarie?

Quanti di noi religiosi hanno aperto le porte delle loro case, spesso semivuote, per accogliere questi immigrati? Le domande sono tante per tutti, ma per i credenti la prima domanda da fare è: „Uomo dove sei‰? E non „Dio dove sei?‰ Sul papa a Lampedusa si sono sprecati i commenti ideologici. In verità i fatti sono semplici: il Papa ha fatto il funerale a 20.000 persone morte in mare; ha ricordato i danni collaterali della globalizzazione; ha invitato a vivere davvero la pietas verso i fratelli, come faceva santÊAgostino quando da Roma si scappava in massa verso lÊAfrica.

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Non ha invitato gli Stati ad aprire le frontiere o a cambiare le leggi; non ha fatto del cosmopolitismo a buon mercato; non si è intromesso in un ragionamento politico, di destra o di sinistra: ha ricordato il dovere della carità, della pietà, ai singoli cristiani e alle comunità cristiane. Per questo, svincolandosi dalle letture schematiche e politiche, il fedele deve cogliere un richiamo, a se stesso, al modo in cui guarda ai nuovi venuti, al fatto che, volenti o nolenti, loro ci sono⁄ Uno sguardo cristiano significa sguardo caritatevole, cioè capace di portare amore, rispetto, con Cristo e in Cristo. Il Papa a Lampedusa lava i nostri peccati di ipocrisia. Adesso, dopo il viaggio di Papa Francesco a Lampedusa, mi aspetto che nasca un club di agnostici bergoglisti, e mi candido a prenderne con entusiasmo la tessera. Che bello il viaggio pastorale ai confini del Mediterraneo, che bello lÊaltare policromo ricavato da una barca. CÊè, in questo viaggio di Bergoglio tra i disperati, la forza dei gesti radicali che indicano la strada e la vocazione della Chiesa che torna a recitare il suo ruolo pastorale senza se e senza ma. CÊè la Chiesa che torna a muovere simboli potenti, e a lanciare messaggi lunghi. Mi ha fatto un poÊ di impressione, tanto per fare un esempio, leggere lÊarrampicata sugli specchi del leghista Matteo Salvini che, essendo intelligente, doveva cimentarsi in un difficile esercizio dialettico: criticare il gesto del Papa elogiando allo stesso tempo il Papa. Non facile. E infatti il leghista ha detto: ÿNon ce lÊho con luiŸ ha spiegato Salvini ÿma con quelli che approfittano di lui per combattere il reato di clandestinità e le attuali leggi sullÊimmigrazioneŸ. Che sarebbe come dire: non ce lÊho con Marx ma quelli che per colpa sua sono diventati comunisti; oppure non ce lÊho con Berlusconi ma solo con i berlusconiani. Invece, nel tempo in cui gli uomini muoiono come i tonni appesi alle reti dei pescatori, serve proprio questo: la radicalità dello sguardo e della fede riscrive le coordinate apparentemente imprescindibili del senso comune.

Quanto sembravano forti ieri i leghisti quando gridavano „Prima gli italiani‰. Come appare debole Salvini oggi mentre dice: ÿIl Papa poteva visitare uno dei centri di assistenza per gli anziani in LombardiaŸ. Tutto questo scompare di fronte a Bergoglio che dice: ÿCÊè un pezzo di Erode anche nei nostri cuoriŸ. Eppure questo Bergoglio non è un problema per la destra, ma, a ben vedere, per la sinistra. La forza della Chiesa che recupera il senso della sua missione non

crea problemi a chi si oppone al messaggio della speranza, ma soprattutto a chi si era disabituato a crederlo possibile. Il Bergoglismo fa invecchiare le mezze misure e i brodini, i compromessi con la coscienza, i vorrei-ma-non-posso. La domanda che mi faccio oggi non è come abbia fatto il Papa a partire per Lampedusa. Ma come abbiano fatto tutti i politici progressisti (con la lodevole eccezione della presidente della Camera Laura Boldrini) a tenersene lontani. Per una volta, siamo tutti bergoglisti.

Un bambino che impara è un adulto che insegna aiutaci a fornire istruzione a migliaia di bambini, perché se siamo in grado di cambiare la loro educazione possiamo cambiare il loro destino

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Nella vita di tutti i giorni la tua famiglia può incontrare diverse difficoltà che non sempre è facile superare da soli. Il nostro lavoro è quello di ascoltarti, aiutarti a comprendere e, se vuoi, risolvere insieme i tuoi problemi familiari. Chiamaci, anche solo per un cosiglio o un ascolto. Siamo qui per questo, gratuitamente. la casa sulla roccia | rione san tommaso 85, avellino info@lacasasullaroccia.it / www.lacasasullaroccia.it

Per appuntamenti contattare la segreteria dell’Associazione tutti i giorni feriali dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 17,00. centrofamiglie@lacasasullaroccia.it - http://www.lacasasullaroccia.it

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Prendiamola con spiritualismo L'anima concepisce, la mente crea, il corpo sperimenta, così l'anima conosce se stessa nella propria esperienza. (Tratto da: “Conversazioni con Dio” di Neale Donald Walsch) di Anna De Stefano L'anima concepisce, la mente crea, il corpo sperimenta, così l'anima conosce se stessa nella propria esperienza. (Tratto da: „Conversazioni con Dio‰ di Neale Donald Walsch) E un bel giorno arriviamo qui su questa terra dal ventre di una donna: lÊevoluzione di due cellule che si uniscono, che si moltiplicano e si dividono in unÊarmonia meravigliosa: un miracolo della natura viene chiamata la cellula che da embrione diventa feto e poi neonato. Inizia così la nostra avventura sulla terra, stesso destino per tutti gli esseri umani che hanno un comune denominatore: il corpo fisico. Questo corpo fatto di cellule, di muscoli, di nervi, di ossa, insomma di materia, che ci accompagna nel viaggio della nostra vita. Talmente evidente e scontato da essere quasi banale parlarne. Eppure il corpo, che è al centro di questa dimensione fisica mate-

riale nella quale viviamo, mette in primo piano le sensazioni che attraverso esso sperimentiamo: il piacere ed il dolore, tanto da farci dimenticare spesso tutto il resto. Il corpo è soggetto alle leggi del mondo fisico: nasce, cresce e muore. La stagione estiva, con il caldo (a parte le dovute eccezioni) e con la voglia di mare ci fa pensare ancor più al corpo, al mantenerlo in forma esteticamente, in condizioni accettabili, soprattutto quando ci si spoglia. La „comunicazione pubblicitaria‰, da più parti, inizia in primavera con lÊincessante attenzione al corpo, soprattutto per noi donne (ma negli ultimi decenni anche per gli uomini) con la famosa „prova bikini‰, focalizzando lÊattenzione su modelli estetici impossibili e diete sempre più eccentriche e personalizzate. LÊattenzione al corpo, nel mantenerlo in forma e sano, spesso trascende la motivazione legittima e giusta della cura, sconfinando in un narcisismo collettivo, in una ricerca di una giovinezza quale fine

ultimo e non quale effetto di un equilibrio della nostra triplice natura, fatta sì di corpo, ma anche di anima e di Spirito. LÊetimologia della parola corpo fa riferimento al latino corpus che i filologi comparano collÊarmeno Kerp, cioè forma, immagine, dalla radice indogermanica Kar, che significa fare, comporre. Il corpo, essendo un elemento di separazione, di delimitazione, ci permette di entrare in relazione con lÊuniverso fisico e con lÊaltro. Partiamo, però, dalla concezione del corpo più vicina a noi culturalmente, quella che più di ogni altra ha influenzato e influenza le nostre credenze: la concezione cristiana del corpo. San Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi ci ricorda che il corpo rappresenta il tempio dello Spirito Santo: ÿ⁄Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? [⁄] O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi? [⁄] Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!Ÿ Il corpo però, secondo la tradizione cattolica vive una doppia identità: da un lato assurge a sede dello Spirito Santo, dallÊaltro è la sede della sessualità intimamente connessa al senso di peccato, di vergogna e fonte quasi esclusiva dei peccati nel confessionale. Tale concezione, da alcuni definita „sessuofobica‰, viene fatta risalire alla concezione platonica, ripresa da SantÊAgostino che contrappone lÊanima, immortale e sede della verità, al corpo, mortale e luogo di limitazione della verità. Nella tradizione esoterica e spirituale, lÊessere umano è una triade formata da corpo, anima e Spirito. LÊuomo possiede più corpi, campi di energia, non percepibili con i nostri sensi. Ovviamente non è possibile trattarli individualmente, ne offrirò solo una sintetica

panoramica, tenendo presente anche quanto insegnato Rudof Steiner con la sua antroposofia. Il corpo fisico o corpo materiale, quello più denso, più grossolano, ha la funzione di permettere alla sostanza incorporea dello Spirito immortale di poter contattare la realtà fisica attraverso gli organi di senso; esso si forma nei primi 7 anni di vita. Gli altri corpi esistono in embrione e lÊimpulso personale allÊevoluzione ne determinerà il loro sviluppo e la misura. Salendo nei piani più sottili, il corpo fisico ha un doppio esattamente uguale, il corpo eterico o „doppio eterico‰, che è la matrice da cui si forma il corpo fisico, la sua causa; esso si forma tra i 7 e i 14 anni. Ha la funzione di assorbire il Prana (energia vitale) generata dal Sole e distribuirlo ad ogni parte del corpo fisico, vivificandolo e riparando ai danni più grossolani ai quali sottoponiamo il corpo fisico. „Essendo parte integrante del veicolo fisico è, come esso, mortale e non sopravvive che poco tempo dopo la morte.

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La morte stessa è un processo durante il quale gradatamente le singole cellule ed i singoli atomi costituenti il corpo fisico si disgregano. C'è una fase in cui il doppio eterico si trova libero dal corpo fisico ed è proprio allora che esso può apparire alla vista di persone particolarmente sensibili quale „fantasma‰ (tratto da „il tibetano.com‰). Dai 14 ai 21 anni si sviluppa il corpo astrale, che è la sede della nostra coscienza; è il corpo delle sensazioni, delle emozioni e del desiderio, del quale si nutre, e fa da intermediario tra le attività fisiche e le attività mentali. „Esso rappresenta il veicolo dÊesperienza per la maggior parte degli esseri umani, infatti, gran parte dellÊumanità trascorre la sua vita oscillando tra i due poli di quel corpo e cioè, felicità o infelicità, coraggio o paura, soddisfazione o insoddisfazione‰ (tratto da „lucideimaestri.it‰). EÊ nel corpo astrale che si trovano i corrispondenti dei sette chakra. Esso si presenta figurativamente come un uovo, un guscio, nel quale si trova sia il corpo fisico che quello eterico, come una massa di energia in continuo movimento a seconda delle emozioni di cui è in preda lÊindividuo. Il corpo astrale dellÊuomo si stacca soprattutto di notte, ma anche durante il giorno (molti santi hanno sperimentato la „bilocazione‰, essendo stati visti contemporaneamente in più posti diversi) se lÊindividuo educa il proprio volere attraverso una disciplina basata sulla meditazione, la preghiera ed altri strumenti che lo elevano verso lo Spirito. Se i piaceri sono rivolti esclusivamente verso se stessi, se sperimentiamo spesso angoscia, depressione, odio, gelosia, tutto ciò provoca un effetto negativo sul nostro corpo astrale tanto da legarlo maggiormente al corpo fisico. La maturità sessuale, che è la forma più intensa di emozione, viene raggiunta proprio in questo periodo. Alcune persone si fermano a questo stadio. I loro corpi fisici cre-

scono, ma tutto il resto rimane fermo nei primi due corpi. Il corpo mentale è la sede del pensiero libero da valutazioni e giudizi, è la sede sia della creatività dal punto di vista artistico che

quella della „fissazione dei pensieri‰, con disturbi psichici come la psicosi o altre turbe della mente. Il corpo mentale di un uomo evoluto è molto più grande di un uomo meno evoluto. I pensieri, le convinzioni negative, i pregiudizi creano unÊatmosfera negativa intorno alla persona che „è ciò che pensa di essere, perciò egli vive la propria vita nel dolore o nella gioia tanto quanto mentalmente sa crearsi lÊuno o lÊaltra‰ (tratto da Sanfo „I corpi sottili dellÊuomo‰). La sua funzione invece è quella di nutrire pensieri di amore verso se stesso e gli altri. Il corpo causale è il „corpo del discernimento‰ e, mentre il corpo fisico, eterico, astrale e mentale se pur con tempi diversi vengono disfatti dalla morte, nel corpo causale rimangono tutte le tracce delle nostre esistenze precedenti con un chiaro intento evolutivo, fino allÊuscita dal ciclo delle reincarnazioni, quando ci fonderemo nellÊUNO. La sua funzione è quella di portare lÊessere umano dallÊinconsapevolezza alla consapevolezza. LÊanima è dunque formata dai corpi sottili fin qui brevemente esposti (eterico, astrale, mentale, causale), ma oltre lÊanima vi è lo Spirito con il suo corpo spirituale. Esso può essere raggiunto solo attra-

verso la mente ed è definito „lÊEssenza Una, mentre lÊanima è lÊEssente che si manifesta in un corpo animico, che di per sé conferisce allÊEssenza una personalità („Io sono‰) e un grado nel corso evolutivo‰ (tratto da Sanfo „I corpi sottili dellÊuomo‰). La malattia del corpo, invece, apre uno scenario diverso, sia nella concezione spirituale, in quanto la visione olistica vede lÊessere umano nella sua totalità, che nella nostra medicina occidentale, la quale considera il corpo fisico come oggetto esclusivo della propria azione che viene attaccato soprattutto da agenti esterni dai quali occorre difendersi, pena la malattia. Già la medicina psicosomatica considera una strettissima connessione tra la mente e il corpo, ma ancor più la metafisica delle malattie (che considera ciò che accade al di là dellÊaspetto meramente fisico) parte dal presupposto che „il corpo fisico non è la causa delle malattie: esso da solo è impotente. La vita che lo alimenta viene dallÊanima, dalla mente; il corpo è semplicemente il riflesso di ciò che accade dentro di noi. Un corpo malato dunque è un corpo che cerca di riequilibrarsi, giacché la salute ne è lo stato naturale⁄Il corpo ci parla per mezzo di un disturbo o di una malattia e lo fa per aiutarci a prendere coscienza di un nostro modo di pensare che non ci è benefico. Sebbene sia per lo più inconscio, quando il disturbo si manifesta è per dirci che è tempo di mutare quel modo di pensare o quella convinzione che non è benefica, essendo arrivati al nostro limite fisico, emozionale e mentale‰ (tratto

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da Bourbeau „Quando il corpo ti dice di amarti‰). Il corpo, secondo questa concezione, è un veicolo, non il conducente. Infatti noi siamo esseri spirituali che entriamo in un corpo fisico per fare unÊesperienza umana; il corpo ci è utile per sperimentarci, apprendere, ricordare chi siamo veramente. Attraverso questa fusione, che è pura consapevolezza, che si vive nella gioia, nella pace, nella salute fisica e psichica, nellÊamore di se e degli altri. Riporto qui, per concludere, unÊesortazione che ci viene da uno spirito evoluto, attraverso il „channelling‰, che trasmette il suo messaggio proprio sul nostro corpo fisico. Ora, indipendentemente dalla modalità, vi prego di verificarne il contenuto e solo in base a ciò valutare se è degno o meno di essere preso in considerazione. „Prendendo coscienza della scintilla della Sorgente di Vita che sta nel più profondo del vostro essere, dovete onorarla e lasciarla agire in voi. Dovete anche prendere coscienza della scintilla Divina che sta in tutto ciò che vive intorno a voi ed entrare nella più perfetta armonia, sia con la Sorgente di Vita che vive intorno a voi, sia con Quella che sta dentro di voi. Per aiutarvi a far questo ponetevi queste domande: „Chi mi dà continuamente la vita? Chi alimenta lÊenergia che mi permette di muovermi, di lavorare, di creare, di sentire, dÊamare?‰ Non è sicuramente il vostro corpo! EÊ invece qualcosa di molto potente che sta dentro di voi! Dovete incessantemente onorare questa forza infinita e dovete permetterle di esprimersi. La Vita è un miracolo continuo! I corpi che vi sono stati dati per fare esperienza nella vita sono il veicolo più perfetto che esista, ma voi non sapete affatto farli funzionare! Poco a poco e a cominciare dal momento in cui riconoscerete che cosÊè realmente, il corpo vi rivelerà i suoi segreti. Avrete accesso sempre di più al pannello di controllo del vostro veicolo! Per ora pensate che siete nel-

lÊabitacolo e che lo state facendo avanzare soltanto con un mignolo. Molto presto però vi siederete davanti al pannello di controllo e dirigerete voi il vostro veicolo. Vedrete che felicità proverete quando vi renderete conto che risponde a tutte le vostre attese e quali capacità straordinarie potrà darvi. Quelle capacità che ora sognate e di cui non avete nemmeno coscienza‰ (tratto da una „canalizzazione di Kryon‰). LÊessere umano, dunque, è molto più ampio di quello che appare ai nostri occhi fisici, eppure il „solo‰ corpo fisico è così complesso nella sua struttura e, soprattutto, nelle sue interazioni con la mente, con lÊanima e con lo Spirito. Siamo esseri multidimensionali e abitiamo contemporaneamente in diversi piani strettamente interconnessi tra loro: è solo la consapevolezza e lÊagire di conseguenza che fanno la differenza.

milioni di bambini

non sono a scuola

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VACANZE STUDIO: imparare viaggiando

FERRAGOSTO AVELLINESE c

‘A festa...tra sacro e profano

di Edda Lombardi LÊestate ormai è a pieno regime e anche la scuola „lo sa‰. La mattina la sveglia non suona più e quel portone non verrà varcato per un poÊ di tempo. Ma perché rinunciare comunque ad imparare? Si sa, lo studio non piace (quasi) a nessuno e per questo riuscire a coniugare studio e divertimento sarebbe il massimo. La vacanza studio „ricopre‰ proprio questo ruolo. La vacanza infatti può diventare, in molti casi, oltre che divertimento, anche occasione per accrescere il proprio bagaglio personale e di apprendimento culturale: della serie unire lÊutile al dilettevole⁄Imparare divertendosi! Staccarsi dalla noia della vita estiva quotidiana per imparare, immergendosi in un'altra cultura. Tutto ciò può avvenire solo imparando la lingua del Paese straniero⁄Uno studio più „piacevole‰. Le destinazioni più gettonate sono Inghilterra (Londra, Oxford, Cambridge) e Stati Uniti, considerato che lÊinglese è la lingua più diffusa al mondo. Ma

non solo. Altre mete frequentate sono Spagna, Irlanda, Francia, Germania. Ma come si può organizzare una vacanza studio?... La maggior parte delle vacanze studio viene organizzata dalle scuole superiori. La scuola organizza il programma delle vacanze giorno per giorno, nei minimi particolari. Spesso i ragazzi alloggiano presso un college o presso famiglie che si rendono disponibili ad ospitarli. La vacanza studio prevede la frequenza delle lezioni di lingua straniera (minimo 15 ore settimanali. Comunque il numero delle ore varia in base al livello di difficoltà del corso). Dopo le lezioni di lingua, il resto del tempo è impiegato per visite a musei, luoghi dÊarte e gite

varie (sempre accompagnati da uno staff) al fine di entrare in contatto con la cultura, gli usi e le tradizioni del paese ospitante. Tale contatto diventa più intenso quando i ragazzi alloggiano presso famiglie del luogo e imparano, vivendola, quella realtà.Oltre alla scuola si può fare ricorso anche alle agenzie di viaggio oppure a siti internet specializzati (ad esempio il sito www.ef-italia.it). In tal caso ci sarà, di contro, unÊorganizzazione più autonoma. Concludendo, il consiglio che posso dare è⁄Fate le vacanze studio e vivetele proprio come una vacanza. Il resto verrà da sé⁄

di Jana Novellino Il calendario cattolico segna rosso il 15 agosto, giorno in cui si celebra lÊAssunzione della vergine Maria in Cielo, quando, alla fine della sua vita terrena viene accolta in Paradiso. Una tradizione dalle origini antichissime, proclamata dogma cattolico nel 1950 da Papa Pio XII, è ben presto divenuta occasione di festeggiamenti che vanno oltre lÊimmaginario religioso, in tutta Italia. Ad Avellino, si è soliti iniziare le celebrazioni molto prima del „riposo di Augusto‰, si parte infatti il 26 luglio con lÊalzata del Pannetto di SantÊAnna, tradizione secolare a cui gli avellinesi sono molto legati, e si termina alla fine del mese di agosto, quando dalla città scompaiono luminarie e fiera delle bancarelle. Si prosegue con numerosi appuntamenti tra musica, rassegne cinematografiche, mostre dÊarte e tanti piccoli eventi distribuiti in varie zone della città. Uno degli appuntamenti più seguiti del ferragosto avellinese è il palio della Botte che si svolge tutti gli anni il 12 agosto, dal 1998, colorando a festa il centro storico della città. Seppur istituito recentemente, lÊormai famoso (ad Avellino⁄) palio che vede le sette contrade della città sfidarsi in una corsa in salita spingendo una grossa botte, recupera pur sempre una tradizione del lontano 1500. Il culmine dei festeggiamenti nel capoluogo irpino arriva però tra il 14 e il 18 agosto. Il 14 avviene, ogni anno, lÊomaggio floreale dellÊamministrazione comunale alla Madonna, mentre nel tardo pomeriggio del 15 una processione con il simulacro della Vergine attraversa la città, in vagabonda attesa dei fuochi pirotecnici nel piazzale dello Stadio Partenio. Sono tanti i ferragosti avellinesi passati alla storia dal lontano 1758 ad oggi. Con il passare del tempo la festa ha sicuramente perso quellÊaurea puramente sacra assumendo aspetti popolari e folcloristici, con concerti, serate comiche e di vario genere. Pare che questÊanno verrà a mancare il cosiddetto „concertone‰ del 16 che ogni anno allieta (e affolla) le strade del centro con artisti di fama nazionale e internazionale come Franco Battiato, Antonello Venditti, Amy Stewart, Goran Bregovic e Pino Daniele. Ancora incerto quindi il programma dellÊedizione 2013, di sicuro non mancheranno opportunità di svago e divertimento per gli avellinesi che, per un motivo o un altro, rinunceranno ad una gita fuori porta. Per i più religiosi, rimarrà sicuramente la possibilità di osannare la Madonna Assunta durante la processione in suo onore, unico fondamento „sacro‰ rimasto intatto nellÊevolversi „laico‰ dei ferragosti avellinesi.

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La prima cosa che viene in mente alla maggior parte degli occidentali quando si nomina il mese di agosto è l'idea delle vacanze e del caldo. Infatti agosto è, per antonomasia, il mese più caldo dell'anno e il mese delle ferie per milioni di persone. Il 10 agosto, giorno in cui si festeggia il martirio di San Lorenzo, è, o almeno dovrebbe esserlo,

Agosto, mese carico di significati e di tradizioni Un breve compendio di simbologia agostana di Nicola De Rogatis

il giorno più caldo in quanto si collega al martirio del Santo che, secondo la tradizione, fu arrostito sui carboni ardenti. Rimanendo in tema religioso, agosto ha dato il nome ad Agostino, uno dei più importanti filosofi, teologi e santi della storia. ˚ il mese delle vacanze perché in questo mese chiudono le fabbriche, gli studi professionali, i tribunali, molti reparti degli ospedali – ammalarsi ad agosto è quanto di più tragico possa capitare! - ed anche le stesse comunità di accoglienza, compresa la Casa sulla Roccia, riducono il personale anche se cercano sempre di mantenere aperti i cosiddetti „servizi essenziali‰. Agosto è il mese in cui è più difficile trovare posto su treni ed aerei, è il mese dei sogni e delle speranze, nella notte di San Lorenzo cadono le stelle e ognuno può esprimere il suo miglior desiderio. Ad agosto sono nati „personaggi famosi‰ come Giancarlo Giannini, Dustin Hoffman, Antonio Banderas, Madonna, Robert Redford, Cameron Diaz, Richard Gere, Napoleone, Henry Ford, Salvatore Quasimodo, Stanley Kubrick, Fidel Castro

e tanti altri. Il nome agosto fu coniato dall'imperatore Ottaviano Augusto e già allora la festa del 15 agosto era denominata Ferragosto, da „Feriae Augusti‰ in onore dell'imperatore. Agosto è, poi, il mese dei migranti perché tante persone che vivono all'estero tornano per le ferie nei loro paesi d'origine, per rivedere amici e parenti e per partecipare alle tante feste locali che in que-

sto mese sono innumerevoli. Infatti, non passa notte che non si sentano i boati dei fuochi artificiali: estremamente suggestivo è trovarsi su un altura da cui si domina la valle e vedere il cielo colorarsi su varie località per festeggiare il santo locale o qualunque altra ricorrenza agostana. Nel Rinascimento, nel giorno di Ferragosto veniva elargita una gratifica ai lavoratori da

parte dei padroni, usanza che fu poi resa obbligatoria per decreto pontificio. E significativo, e non secondario, è il numero che contraddistingue questo mese nel nostro calendario: il numero 8. Gli appassionati di numerologia conoscono già gli innumerevoli significati a cui questo numero rimanda, ma penso possa essere interessante conoscerne qualcuno anche per quelli che non sono degli studiosi, ma a cui piace approfondire il significato dei numeri e, magari, anche quello dei nomi. Del nome e della sua origine ho già stato detto abbastanza. Il numero invece ha molti significati di cui ne citerò solo alcuni. Il numero otto è fra i simboli più antichi: è il numero della rosa dei venti, ma anche della Torre dei Venti ateniese e, ancora, dei petali del loto e perciò, nella dottrina buddista, dei sentieri della Vita. L'otto è universalmente considerato il numero dell'equilibrio cosmico: la forma ottagonale è quella dei templi buddisti imperniati su colui che fa girare la ruota del centro stesso dell'universo. In Giappone il numero otto è considerato sacro dai tempi più remoti: esso rappresenta la quantità innumerevole, immensa ma non indefinibile. Con il numero otto si indicava il Giappone stesso, poiché costituito da una innumerevole quantità di isole. Nella simbologia cristiana l'ottavo

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giorno rappresenta la Trasfigurazione e il Nuovo Testamento. Dopo i sei giorni della creazione e dopo il settimo, il sabato, l'ottavo giorno annuncia l'eternità, la resurrezione di Cristo e quella dell'uomo. Le otto forze della natura sono il risultato dell'interazione cosmica di Yin e Yang. Insieme esse formano gli otto trigrammi del bagua (o pakua) e combinate danno origine ai sessantaquattro esagrammi dell'I Ching. Ruotato di 90 gradi, otto è il simbolo matematico dell'Infinito. Nella Smorfia napoletana il numero otto è la Madonna. E' chiamato anche „Giusto‰, è il numero dell'equilibrio (4+4=8) e rappresenta l'interesse per le questioni terrene e il successo nelle vicende materiali e mondane. E' anche il numero della lotta tra materia e spirito. Associato alla vagina (la „porta‰ attraverso la quale una nuova vita entra nel mondo), indica l'esistenza dopo la morte, l'accesso a

„una nuova vita‰. Simbolo di rigenerazione e di passaggio dal contingente all'eterno, rappresenta la continuità eterna. E allora, dopo questo brevissimo viaggio nell'origine, nei significati e nelle simbologie del mese di agosto, auguro a tutti i lettori di godere le ferie agostane per ritemprarsi in vista di un nuovo settembre di lavoro o di studio, un nuovo autunno che tutti ci auguriamo possa portare cambiamenti significativi.


Associazione Culturale per il Sociale

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A

gosto di memorie. E di futuro⁄

di Ramona Barbieri

A volte. Spesso. Troppo spesso mi capita di sentire un pizzico forte allo stomaco, la sensazione che qualcosa, qualcuno lo stringa e stia lì, per un secondo che a me sembra eternità, ad aspettare per vedere cosa succede. E succede che in automatico la mia mente va a ciò che in quel preciso istante io credo non vada nella mia vita. A quello che sto rimpiangendo perché non mi appartiene più o forse non mi è mai appartenuto. Spesso, troppo spesso questÊanno riapro gli occhi e mentre la sensazione di mancamento improvviso, istantaneamente e quasi fulmineamente se ne va, io realizzo di essere al mio trentunesimo anno di vita, alla mia trentunesima estate. Il mio trentunesimo Agosto sta per arrivare, caldo, si fa strada tra i lievi aliti di venti africani frammisti a piogge equatoriali che allÊimprovviso si trasformano in acquazzoni freddi sulla pelle abbronzata, come per confermare sempre più le parole di mio nonno. Perché davvero non esistono più le mezze stagioni. E mentre fuori di me si alternano sottili canotte a lunghe maniche di camicia, dentro, nel ritorno al passato, la furia quasi selvatica dettata dalla mia sete di conoscere e di avventurarmi in abissi a volte colorati, ma più spesso anneriti e decadenti, si alterna alla quiete di una vita che chiamano normale.

Normale. Fino a qualche anno fa la mia normalità rasentava la follia di qualcun altro. E nella mia follia normale ho incontrato la certezza di un cambiamento. Anche allora il caldo mi bruciava la pelle. NellÊagosto 2007 io ero certa che la mia folle normalità dovesse deviare verso qualcosÊaltro, verso la fine di unÊopera. Il sipario si stava per chiudere. Da quel momento è stato per me come assistere ad un dietro le quinte della mia vita. I contenuti delle mie emozioni si mescolavano ai miei ricordi come effetti speciali. Rileggevo la mia infanzia a suon di consapevolezza di errori, soprattutto quando il silenzio non mi dava la possibilità di urlare le paure e i dolori. E rivedevo la bambina che si chiudeva tra brioscine e libri per non dover ammettere che lÊimmagine riflessa allo specchio dava il voltastomaco. I conati di disperazione si alternavano a fumate di rabbia e allÊelemosinare carezze per cercare ovunque quellÊaffetto che non riuscivo a toccare, che non riuscivo ad addensare. Eppure non cÊera solo il nero. Pian piano sono ricomparsi affetti dimenticati, carezze abbandonate e sussurri di bene immenso. Ad agosto del 2010 il mio viaggio nel retroscena era terminato. Quel caldo della seconda e ultima stagione era ancora

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lì e mi accompagnava nella mia giornata di normalità. Il mio lavoro, la mia prima casa, i miei sacrifici, i miei amici, la mia famiglia. Ma soprattutto le mie emozioni. Me le ero riprese tutte, dalla paura al piacere, dalla rabbia al disgusto. NellÊagosto del 2011 lÊamore, ultimo raggio di luce che rende abbagliante lÊinfinità di sentieri ancora da percorrere. E la casa sulla roccia era lì. Non più soltanto la tenerezza di un luogo, di persone che mi stringevano lungo il viaggio. La mia casa sulla roccia ero io, finalmente. Eccolo di nuovo il mio respiro. Vedo luoghi lontani e mi

immagino di non averli percorsi, attraversati. Questo il mio rimpianto, ora. Eppure questo agosto, dallÊalto dei miei trentuno anni non posso fare a meno di sorridere. Spesso la vita ti porta a concentrarti sul nero. E ti dimentichi di tutto il resto. Un amico mi disse che troppo spesso ci si sofferma a guardare lo scalino che non si riesce a salire, ma troppo poco ci si gira indietro ad ammirare montagne scalate e cime raggiunte. Così, lì, in alto, respiro quellÊossigeno a polmoni aperti e guardo accanto a me. Le sue manine e i suoi piedini, la sua pelle, i suoi occhietti. Agosto 2013, ultima e più meravigliosa conquista.

La politica agostana UnÊinvenzione italiana⁄ di Luigi Numis Attività rinviata a data da destinarsi. Chiuso per ferie. Riapre a settembre, forse. Siamo pure aperti, ma non ci fate troppo affidamento⁄ Avvisi goliardici affissi sulla serranda di un negozio di giocattoli? O di unÊazienda di servizi poco essenziali?...No, messaggi espliciti di un governo nazionale. CÊerano una volta i governi balneari, cioè quei governi farlocchi nati per non governare. Era la prima Repubblica e, nellÊingenuità del politichese dÊantan, già il nome era una grottesca dichiarazione di impotenza. Solo i democristiani pasciuti nella temperie del Dopoguerra potevano inventarsi una tipologia di governo del genere. Solo i geniali architetti della democrazia a partito unico al governo potevano raggiungere tali vette di autoironia. Già, perché i governi balneari erano presieduti da bagnini dello stesso partito di maggioranza, che risolveva la crisetta di governo con un altro governo uguale al precedente, solo più inu-

tile. LÊimportante era non perdere lÊabitudine alla titolarità di poltrone e dicasteri, senza azzardare proposte e ghirigori suscettibili di polemiche e reazioni da parte degli altri partiti. Senza far nulla appunto. Approvare la legge di bilancio e poco altro. Per inciso, a quei tempi approvare la legge di bilancio non era unÊimpresa da maghi dei conti come lo è adesso. Non era necessario rispettare particolari parametri percentuali, non era necessario fare troppa attenzione al debito pubblico. Il tasso medio di inflazione e il tasso dÊinteresse nominale a lungo termine erano tecnicismi cattedratici, cÊerano ma non si sapeva cosa fossero. Che bei tempi dovevano essere per i ragionieri dello Stato⁄E che bei tempi per i cittadini dello Stato! Quando un governo balneare veniva nominato dal presidente della Repubblica, nellÊattesa del solito chiarimento fra le forze politiche in parlamento, la stampa non era neanche interessata al nome dei ministri,

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ma solo a quello del primo ministro, il „volontario‰ sacrificato sullÊaltare della stabilità del Paese. I nomi dei ministri spesso non si conoscevano, qualcuno addirittura ritiene che in realtà i ministri non cÊerano proprio, e che i consigli dei ministri si svolgevano a casa del presidente del Consiglio alla presenza della di lui moglie, del suo confessore e di qualche parente laureato⁄ I primi governi balneari, che ancora non venivano chiamati così, nascevano già negli austeri e poco vacanzieri anni Ê50, quelli della politica popolare di massa, del grande cinema italiano e della fame diffusa. LÊultimo governo De Gasperi (oh! De Gasperi sa⁄), lÊottavo, fu un tipico governo balneare: 16 luglio – 17 agosto 1953. Un mesetto di governicchio da pennica appunto, il primo governo repubblicano talmente democratico da vedersi respingere la fiducia dal parlamento. Seguito dal governo Pella,


rentino Sullo. A seguito delle elezioni del 28 aprile, che comunque vedono un buon successo di comunisti e liberali, il governo finisce ufficialmente nel mese di giugno. Nel tentativo (forse) di non buttare tutto a mare ciò che di buono ha fatto il governo precedente, e nel tentativo soprattutto di rimandare la formazione del primo governo DC-PSI a mesi più freschi per il comprendonio degli studiosi delle spartizioni (algebriche) delle cariche pubbliche (il favoloso definito „governo dellÊAssunta‰ perché battezzato a ferragosto. Anche il professor Giuseppe Pella non ebbe vita lunga, in senso governativo, e il 18 gennaio dellÊanno successivo la sua classe era già tutta bocciata. Governo balneare dÊautunno insomma. O, come allo stesso professore piaceva ripetere, „governo amministrativo‰, una delle prime leggendarie contraddizioni in termini democristiane. Governo fatto non per governare ma per amministrare. Chapeau⁄ Semi canicolare fu anche il governo Tambroni, ovvero balneare in camicia nera. 25 marzo 1960 – 26 luglio 1960, quattro mesi di attività finalizzata a consentire lo svolgimento dellÊOlimpiade di Roma e ad approvare lÊimmancabile bilancio dello Stato. Governo monocolore democristiano ma tenuto in vita dai voti decisivi dei missini. Governo di perfetta personificazione del suo capo, Tambroni, democristiano in tempo di democristianismo, ma fascista in tempo di fascismo. „Governo provvisorio‰ venne definito, e meno male⁄In quattro mesi ne successero di casini per Tambroni e i suoi camerati! E comunque, prima dellÊOlimpiade che sarà dellÊetiope scalzo Abebe Bikila (ex colonizzato del nostro fascioimpero africano di cartapesta, guarda un poÊ il caso), Tambroni si dimise e lasciò il posto al Fanfani III. E finalmente il primo, storico, autentico governo balneare. Anno 1963, lÊItalia del centro-sinistra perde consensi sotto i colpi della pinna destra della balena bianca e del presidente della Repubblica Antonio Segni, il meno repubblicano dei presidenti della Repubblica. Il golpista moderato al Quirinale che ode nellÊaria „rumor di sciabole‰, dimessosi, bontà sua, per sopravvenuta trombosi a seguito di colloquio, mai chiarito nei toni e nei contenuti, con Giuseppe Saragat e Aldo Moro. Quando si dice la concitazione della discussione⁄E allora, in carica il Fanfani IV (alla fine ne saranno sei) sostenuto da DC, PSDI e PRI. Governo però troppo sbilanciato a sinistra (!), al punto che i democristiani più „equilibrati‰ riescono a impedire la riforma delle Regioni – e quindi impedire il decentramento di tanti poteri alle regioni „rosse‰ – e quella lungimirante riforma urbanistica proposta dallÊirpino Fio-

„manuale Cencelli‰ è proprio di questi anni), il presidente Segni, Aldo Moro e gli altri capicorrente della DC individuano nel condiscendente presidente della Camera Giovanni Leone il capo di governo giusto per la transizione estiva. ˚ bene precisare che il termine „transizione‰ non è storicamente corretto; di effettiva transizione, infatti, sono stati solo i governi susseguitisi dal dicembre Â45 alle elezioni del 18 aprile 1948, i governi provvisori che hanno accompagnato e promosso la transizione democratica. E così, con lÊastensione scientifica di parlamentari socialisti, socialdemocratici e repubblicani, il Leone mansueto (gran professore di diritto penale, ma di provenienza fascista e mai rinnegata) riesce a ottenere la fiducia. Un governo fatto senza nemmeno le consultazioni di rito, proprio a velocizzare le vacanze al mare (siamo pur sempre nel boom economico). Dal 21

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giugno 1963 al 4 dicembre 1963 il nuovo esecutivo/contemplativo, tutto democristiano, non fa una beata fava. Rimanda. Rimanda pure le decisioni sulla tragedia del Vajont (10 ottobre 1963) e dei suoi 2000 morti. In proposito, dal racconto del giornalista RAI Bruno Ambrosi, Leone arriva sul luogo della tragedia qualche giorno dopo, ad aspettarlo cÊè il vice sindaco di Longarone Terenzio Arduini che nella frana ha perso il figlio e i genitori. Disperato, Arduini lo accoglie: „Presidente, chiediamo giustizia.‰ „E giustizia avrete‰ risponde, solenne, Leone prendendogli la mano. Senonché lÊineffabile Leone, dopo aver pubblicamente promesso giustizia ai sopravvissuti della valle prealpina, quando non sarà più capo del governo inerme diventerà capo del collegio aggressivo di avvocati della Sade-Enel (fra le principali responsabili del disastro) contro le vittime

della frana. E tirando fuori una serie di cavilli e di codicilli riuscirà nella grande impresa civile di non risarcire i parenti di circa 600 vittime⁄Poi Leone sarà di nuovo presidente del Consiglio di un altro governo balneare del 1968 (il PCI alle elezioni era avanzato troppo e si doveva guadagnare tempo in qualche modo), fino a diventare presidente della Repubblica alla vigilia di Natale del 1971. Certo, tanto impegno civico e rettitudine morale andavano pur pre-


miati in qualche modo⁄Leone comunque sarà costretto alle dimissioni da presidente della Repubblica per una vicenda di corruzione internazionale (lo „scandalo Lockheed‰) in cui forse non cÊentra. Ma è la nemesi storica, bellezza. Per venire ai magnifici cazzeggi degli anni Â80, un governo tecnicamente di „staffetta‰ ma praticamente balneare è quello di Bettino Craxi del 1986. La staffetta viene richiesta al capo dello Stato Cossiga (e perfino concessa!) dal capo della DC Ciriaco De Mita: una vera e propria staffetta alla guida del governo di pentapartito fra un socialista e un democristo per portare a termine la legislatura. Il sempre sincero Bettino, dopo aver avallato con il suo silenzio il patto, lo rinnega pubblicamente in una trasmissione televisiva e il suo governo viene fatto cadere dopo otto mesi di nongoverno. Maestro del genere balneare (e di tanto altro⁄), è di Craxi il motto „il generale agosto farà il resto‰, con riferimento alle divisioni e ai mal di pancia interni ai governi pentalottizzati, automaticamente anestetizzati dallÊesigenza di mare e di sole e rinviate le cure allÊautunno successivo. Bettino e Ciriaco in questo periodo sono il meglio che cÊè in circolazione in fatto di

organizzazione e di (s)frantumazione di governi, e presto se ne renderà conto anche il giovane dc Giovanni Goria, detto Sandokan, messo a capo di un governo definito in mille modi fantasiosi dai suoi pentasostenitori pur di non offenderne il barbuto prestanome. Alla fine dei giochi di parole nasce il governo delle „convergenze programmatiche‰, che guarda caso non convergeranno su quasi niente, fino ad un crisi infinita e caotica sulla legge finanziaria. A perfida illustrazione del suo governo e della sua inconsistenza, Forattini disegna Goria come una barba senza volto. Il governo Goria (28 luglio 1987 – 13 aprile 1988) è un esempio di governo balneare a sua insaputa, con un capogruppo turistico restio a rassegnarsi al suo breve ingaggio stagionale. Con la nascita della seconda Repubblica a vocazione maggioritaria, i governi balneari sono diventati più rari nella sincronia allÊestate mediterranea, ma non per questo tanto diversi nei contenuti. Ad esempio, il Berlusconi I e il DÊAlema I sono accomunati, fra le altre cose, dalla breve esistenza e dalla scarsa vena produttiva, imprigionati nello spocchioso narcisismo del capo e finiti dalle prevedibili vendette degli alleati. Se poi pensiamo al governo attuale, trasver-

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sale, neo pentapartitico (PD-PDL-SCELTA CIVICA-UNIONE DI CENTRO-RADICALI ITALIANI. Ricorsi storici?), di compromesso (giudiziario?), rimandatario a oltranza, nato in primavera inoltrata, chiamato in mille modi diversi („governo di servizio al paese‰ il più apologetico, „governo di decantazione‰ il più poetico), spesso (sempre?) orientato dal presidente della Repubblica e non da quello del Consiglio, e soprattutto incapace di prendere una decisione condivisa che sia una⁄Ma vuoi vedere che dopo le ferie di agosto e le post-ferie festicciole settembrine ci accorgeremo di una sua eccessiva abbronzatura?...


AGOSTO di Giovanni Esposito Certi meccanismi non li governa nessuno, sono così e basta. Ruote negli ingranaggi che si muovono sincronizzate, stormi di gabbiani che migrano tutti nella stessa direzione, folle di credenti che pregano insieme, ribelli che manifestano il loro malcontento. E poi arrivi tu⁄ Agosto LÊanno solare almeno per chi è nato dalle mie parti inizia il 1 Agosto, perché proprio come gabbiani è il giorno in cui inizia la migrazione verso sud. Inizia il viaggio, la festa nella testa. Il battito cardiaco come un tamburo di una tribù nella giungla. Il sole negli occhi lo vedi perché è il riflesso incondizionato che viene dal cuore, non sai cosa fare, cosa è meglio fare per primo, hai voglia di andare, di correre, di sudare, senti il tuo corpo che ti chiede qualcosa, lo accontenti subito a tutte le sue molteplici richieste, vedi già i tramonti che non sono mai tramontati e le mattine sulla spiaggia che sogni possano non finire mai. Decolla la gioia, partorisce lÊallegria, scavalchi gli affanni, gli acciacchi e le insidie tutte. Volteggia nellÊaria il tuo spirito, cerchi di acchiapparlo ma lui va, libero, lo sa, lÊha sempre saputo. Sapore di sale, sapore di mare. Gli ombrelloni come la torre di Pisa, le stuoie distese sulla sabbia come un arcobaleno in lontananza, lÊaereo che vola, il treno che passa, le auto lucide, le moto che sfrecciano. Un unico moto perpetuo.

EÊ la vita elevata al cubo. LÊincontro dei sensi, delle parole mai dette, dei sospiri attesi e delle carezze desiderate. Mai più come prima, sempre così, ancora una volta. Avanti, indietro, sopra e sotto. Locali danzanti, uomini e donne appaiate come acciughe, tante verità e altrettante bugie. Insieme, solitudini divergenti. Bambini che urlano e madri che rincorrono una pace tuttÊora sfuggente. Profumi inebrianti, scollature mozzafiato, costumi indossati tre taglie più piccole. Il sole che scotta, il sale che pizzica. LÊaurora è lÊargento. Mistici i sogni, cattedrali in un deserto dÊoceano. Lumache stanche, ciliegie rosse come il fuoco di un falò. Le barche a motore con sirene remanti. Vento dÊestate, lÊestate che cÊè. Se cade una stella ricomincio a sognare. La notte lÊamore che sfida la morte. Fontane che sprecano acqua per dissetare lÊasfalto infuocato. Nuvole grigie sconfitte. Venditori ambulanti stanchi. Aquiloni strozzati e palloni gonfiati. Negli occhi i tuoi anni e tu quello dÊallora non sei più lo stesso. Come miraggi intravedi sfuocate le sagome di tutta la tua famiglia, riunita come mai, sorrisi e canzoni, partite a pallone. Il tempo che è andato non va ricordato. Strappalo via. Vivi ogni giorno. Vivilo tutto. Ma non lasciarti andare via. Il caldo che passa ogni tanto ricorda, che tra qualche tempo Agosto ritorna.

ASSOCIAZIONE FAMIGLIE PROGETTO UOMO Scopi e finalità

Promuovere e realizzare forme di solidarietà sociale e impegno civile tese a superare lÊemarginazione; svolgere unÊazione di stimolo e di coinvolgimento nellÊaccoglienza delle nuove famiglie, simpatizzanti e benefattori; porre in atto iniziative concrete per unÊefficace prevenzione e una corretta informazione sulle dipendenze e sul disagio sociale in genere; promuovere e curare la formazione dei propri soci quale occasione dellÊapprofondimento della cultura e dei valori dellÊazione volontaria (estratto dallo statuto sociale).

Volontariato

Tutti i membri prestano la loro opera in modo assolutamente volontario, tentano di diffondere sui territori di provenienza la cultura dellÊascolto e della solidarietà coinvolgendo enti pubblici e privati partendo dal principio che i problemi derivanti dallÊuso di droga e i disagi sociali, soprattutto giovanili, non riguardano solo loro ma tutta la società civile. AllÊAssociazione aderiscono anche singoli volontari che, pur non avendo nessun familiare coinvolto nel programma, vogliono sposare la linea educativa e terapeutica della Casa sulla Roccia facendosi anchÊessi promotori di iniziative.

Tu solo puoi farlo ma non da solo

Non è uno slogan ad effetto ma è la realtà che si trova ad affrontare chiunque voglia uscire dai canoni della delega e della deresponsabilizzazione. In una società basata sullÊimmagine, lÊAssociazione Famiglie Progetto Uomo vuole proporre ai propri soci, innanzitutto, e a tutte le persone che si lasciano coinvolgere, un modello sociale basato sulla responsabilità e sulla collaborazione reciproca, dove ognuno è parte del tutto e il tutto è patrimonio del singolo anche se vissuto in modo diverso a seconda delle proprie capacità, sensibilità e livello di coinvolgimento.

Via Rocco Scotellaro – 83100 Avellino – tel. 082572420 fax 082571610 – associazionefamiglie@gmail.com – posta Elettronica Certificata (PEC): famprouomo@pec.it - 18 -


AGOSTO IN COMUNITAÊ

di serate con ospiti, musica e Amicizia. Aspettiamo con ansia il mese di agosto per vivere tutte queste emozioni, per riscoprirci uomini senza rinunciare alla tenerezza. Tutto questo che realizziamo per noi stessi lo facciamo con un unico obiettivo: arrivare ad essere sereni con noi stessi e con gli altri, perché LA FELICITAÊ HA I COLORI DELLÊARCOBALENO. Ci piace pensare che ognuno di noi ha un colore proprio che compone un arcobaleno che esplode dopo una pioggia grigia e tem-

di Bruno Riccio e Marica Caiazza Agosto: il mare, il sole, il caldo, la pelle abbronzata, i vestiti, il motorino⁄ Sono tante le cose che caratterizzano lÊestate, che spesso la rendono solo un momento di riposo in cui poter mostrarsi capaci di vivere la vita secondo le regole della moda, di cosa fa tendenza. LÊestate a „Villa Dora‰? Da noi i colori non sono abiti firmati, su ogni nostro capo cÊè la firma di chi, con sudore, quotidianamente, sÊimpegna per far si che i nostri vestiti siano profumati e puliti; la nostra tendenza non è essere al passo con la vita ma è vivere la vita, con i valori che la rendono tale, con i colori. Ogni giorno per noi è un piccolo tassello di una stagione che segna un passo fondamentale della nostra rinascita. La solitudine della velocità del motorino? Qui si trasforma in unione, senso di gruppo, voglia di correre verso la libertà, quella di momenti in cui non sentirsi più schiavi di niente , correre verso lÊaltro, con lÊaltro. La nostra pelle scura racconta dei nostri giorni a curare un fiore, delle nostre partite di calcio insieme, dei tornei di pallavolo⁄la nostra pelle racconta della vita che rinasce. Le cose prendono forma nella semplicità. E noi ci apprestiamo a rendere speciale la nostra estate: „Villa Dora‰ diventerà un luogo incantato da sfumature, da noi. I momenti ludici ci danno la possibilità di metterci in gioco senza aspirare ad alcun trofeo ma ad un abbraccio. Senza distaccarsi dagli impegni quotidiani, ci immergeremo in tornei di pallavolo, di calcio,

pestosa. Oggi, noi ragazzi di „Villa Dora‰ , sappiamo cosa significa vivere nella semplicità.

Progetto per la dipendenza da gioco. La Casa sulla Roccia Avellino 0825/72420 - 72419 info@lacasasullaroccia.it -19 -


Iniziativa dell’Associazione “La Casa sulla Roccia” Assistenza Legale Gratuita a persone in difficoltà Per appuntamento telefonare alla segreteria dell’Associazione sita in Avellino al Rione San Tommaso, 85 tel.: 0825/72420 – 72419 fax 0825/71610 http://www.lacasasullaroccia.it – email : legale@lacasasullaroccia.it

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SUPPLEMENTO DI LIBERTAÊ

LA LIBERTAÊ PASSA ATTRAVERSO LO STATO SOCIALE Il nuovo modello di Stato Sociale, ambizioso nelle dichiarazioni di principio, in Italia non garantisce più alcuna concreta libertà.

che troviamo nei diritti umani afferenti all'individuo e alla persona, nella comunità nazionale rappresentata dallo Stato e in quella internazionale rappresentata dall'Unione Europea e altre organizzazioni. Tali valori si condizionano a vicenda e, attraverso il lavoro di chi detiene il potere politico, diventano diritti praticabili all'interno dei contesti sociali. Da ciò se ne ricava che siano essi diritti sociali o di libertà, per essere fruibili, necessitano inevitabilmente della tutela predisposta dall'apparato legislativo e giudiziario dello Stato. Ed è proprio tra le politiche dello Stato che si collocano le politiche sociali e il lavoro dei Servizi Sociali. Esse, storicamente conosciute come „interventi pubblici di Welfare State‰, nascevano con l'intento di tutelare soggetti specifici della società, quali anziani, immigrati e poveri, da eventuali rischi sociali: malattie, infortuni, indigenza. Il Welfare State e le sue politiche sociali, dopo aver raggiunto la loro massima espansione in termini di programmi di protezione sociale nel dopoguerra, negli anni '70 entrano in crisi, per avviarsi ad un lento declino tutt'ora tangibile. Il calo della crescita economica non più in grado di sostenere il welfare pubblico; la modifica del mercato del lavoro sempre più flessibile e precario; la globalizzazione, l'entrata dell'Italia nell'Unione Europea con la conseguente imposizione di nuovi vincoli da rispettare anche in campo sociale, sono tutti fatti che hanno contribuito alla crisi del welfare. Le tra-

di Samanta Gemma J. Marita in „La persona e il bene comune‰ scrive: ÿLa persona come tale è un "tutto", un "tutto" aperto e generoso. A dire il vero se la società umana fosse una società di pure persone, il bene della società e il bene di ogni persona non sarebbero che un solo e medesimo bene. Ma l'uomo è ben lungi dall'essere una pura persona; la persona umana è quella di un povero individuo materiale, d'un animale che nasce più sprovveduto di tutti gli altri animali. Se la persona come tale è un „tutto‰ indipendente, e ciò che vi è di più elevato in tutta la natura, la persona umana è all'infimo grado di personalità, è spoglia e miserabile; è una persona indigente e piena di bisogni‰. Non è possibile parlare di libertà senza far riferimento

alla persona che si svela indigente e bisognosa nel suo stato più puro, e quindi „non libera‰ di potersi emancipare trovandosi, paradossalmente, in una condizione di solitudine. Ciò rende necessario contestualizzare la persona che esprime la sua libertà solo attraverso la relazione con l'altro, in quella dinamica più ampia comunemente definita „società‰. Società intrisa di valori etico-politici,

sformazioni, inoltre, hanno investito anche gli utenti, sempre più desiderosi (e obbligati) di sentirsi „soggetti attivi‰ e non più „passivi‰ di meri interventi pubblici. In tale ottica gli stessi servizi sociali, in qualità di strumenti operativi delle politiche sociali, iniziano ad attivare strategie nuove volte a coniugare l'intervento pubblico con quello privato, sia nella fase di impostazione delle politiche stesse che in quella della gestione diretta degli interventi. Il Welfare State, quindi, diventa „Welfare Mix‰ con politiche che cercano di mettere in primo piano la capacità dei beneficiari di autopromuoversi. Nascono così i programmi di reddito minimo di inserimento; le forme di sostegno pubblico ai gruppi di auto/mutuo aiuto con riferimento all'alcolismo, alla tossicodipendenza, alla non autosufficienza; si introduce un ticket per la compartecipazione al costo dei servizi sanitari e sociali pubblici; si iniziano a strutturare politiche d'integrazione volte a coniugare interventi socioassistenziali, sociolavorativi, sanitari ed educativi. Questo quadro, sinteticamente, illustra ciò che è accaduto negli ultimi decenni. Trascurando nello specifico tutti i risvolti legislativi che si sono susseguiti negli anni, è chiaro che alla luce della attuale crisi economico-sociale il Welfare State perde la funzione cardine per cui era stato posso in essere, ovvero quella di organo di tutela sociale delle categorie più deboli. Le stesse politiche sociali, corpus operandi del welfare, non sarebbero più sostenibili. Si tagliano le risorse, si deresponsabilizza lo Stato e si caricano di responsabilità le persone. Si parla tanto di

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aiuto e mutuo aiuto, di terzo settore, di autodeterminazione, di coinvolgimento del territorio, di integrazione, coordinamento e partenariato⁄E nonostante in Italia si abbiano leggi valide e tecnicamente ben strutturate (si pensi solo alla 328/2000), nonostante molto e bene venga detto, forti dubbi restano sul „se e come siamo poi liberi di fare concretamente per⁄‰ Ed ecco che automaticamente ritorna il tema della libertà. Tutti vorremmo sentirci liberi, ma cos'è la libertà? Il vecchio buon Garzanti dice: „Per libertà s'intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi e agire senza costrizioni, usando la volontà di ideare e mettere in atto un'azione, ricorrendo a una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a metterla in atto‰. Evitando tutte le accezioni filosofiche che ruotano intorno ad essa, così come l'abbiamo riportata la libertà mi fa pensare a un qualcosa di meraviglioso certo, ma di difficile realizzazione. E mi chiedo che se fossi una persona anziana, malata e con una pensione minima, quanto sarei libera di chiedere un aiuto e di riceverlo realmente, non in piccole dosi e in modo discontinuo. E se non avessi neanche i soldi per contribuire alla compartecipazione? E se fossi una persona povera e malata di mente?...Non sarei sicuramente libera di decidere da chi farmi curare. E se ancora fossi un operatore di segretariato sociale al quale un ex-detenuto chiedesse aiuto a trovare un lavoro per reinserirsi nella società? Cosa potrei mai rispondergli? „Si senta libero di andare a rubare di nuovo!‰ E se poi mi chiedesse dove sono quelle cooperative di reinserimento sociale tanto millantate nelle nostre belle leggi? Potrei dirgli, e gli direi, di rivolgersi a chi si

D

ONNE E LIBERTAÊ

è sentito libero pochi anni fa di tagliare il 50% sui fondi destinati al sociale. A mio avviso non c'è libertà senza dignità e non c'è dignità senza lavoro. E allora devono restituircela questa dignità, devono ridarci „il diritto di avere dei diritti‰. E' certo vero che lo Stato attraversa un momento difficile per le finanze, ma è pur vero che, mai come ora, sarebbe necessario che lo Stato non rinunciasse al proprio ruolo di riduzione delle disuguaglianze e degli „ostacoli di ordine economico e sociale‰, in conformità all'articolo 3 della Costituzione. E soprattutto è necessario che tutto ciò non risulti essere solo una vuota considerazione retorica... abusato. In nome suo si sono giustificati comportamenti liberticidi nei confronti di altri, per lÊincapacità diffusa di applicare un concetto astratto alla realtà contingente. Per semplificazione farò riferimento alla libertà fisica di potersi spostare liberamente senza alcuna costrizione, e alla libertà dello spirito che consiste, più genericamente, nella libertà di pensiero.

Quale libertà ?...... di Tina Galante Se è difficile parlare di libertà in generale, figurarsi quanto lo è parlare di libertà della donna, in un contesto mondiale organizzato in modo patriarcale e maschilista.

Si è discusso tanto sulla libertà e sul suo significato, se ne è persino

Le religioni e la donna: sintesi di un rapporto tra vittima e carnefice In entrambe le interpretazioni, salta allÊocchio che la donna nel corso dei secoli non è stata affatto libera. Non lo è stata in nessuna cultura, ad eccezione delle rare organizzazioni matriarcali. Tutte le religioni, e in particolare le tre religioni monoteiste più diffuse sul pianeta, hanno fatto a gara nello spogliare la donna di ogni briciolo di libertà e di dignità personali. Basta leggersi qualche passo della Bibbia o del Corano per comprenderlo, e se il Nuovo Testamento cristiano, in alcuni punti, sembrava volesse ridare dignità e parità alla donna, ci ha pensato il buon San Paolo e relegarla di nuovo nel suo angolo, e nella sua secolare prigione dovuta, evidentemente, allÊinferiorità della sua forza fisica rispetto al maschio. Le religioni, nel corso dei secoli, hanno modellato il pensiero collettivo, contribuendo a creare ogni sorta di pregiudizio nei confronti

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dellÊuniverso femminile. Pregiudizi che sopravvivono ancora oggi, e spesso ritroviamo la loro esistenza e r-esistenza nei recenti fatti di cronaca che vanno sotto il nome di „femminicidio‰. Di fatto la richiesta esplicita di sottomissione della donna, da parte dei testi sacri, giustifica ampiamente lÊutilizzo della forza per riportarla al suo ruolo originario. La figura stessa della Madonna nella cultura cattolica enfatizza e polarizza la condizione in cui la donna dovrebbe agire: madre vergine, quindi non legittimata a provare piacere sessuale, oppure prostituta. In entrambi i casi, oggetto dellÊuomo. Nel primo caso per garantirgli discendenza, nel secondo per garantirgli piacere sessuale che soltanto a lui, in quanto uomo, gli è concesso. Il mito dellÊinvidia penis La domanda che sorge spontanea è perché si sia sviluppata, nellÊumanità, la necessità di trattenere la donna in una condizione di perenne schiavitù psico-fisica. Probabilmente lÊuomo ha sempre invidiato nella donna la capacità di procreare, e per pareggiare i conti ha costruito il mito dellÊinvidia penis e ha messo in campo tutte le strategie possibili, per il controllo della discendenza. Insomma, poter dare la vita per la donna si è rivelata unÊarma a doppio taglio: lÊha resa importante e necessaria ma lÊha resa anche oggetto nelle mani dellÊuomo. Tanto è vero che in molte culture, ancora oggi, la donna sola, senza un uomo al fianco, è ampiamente disprezzata. Nel corso dello svolgimento storico le donne hanno tentato, a più riprese, di ribellarsi, a volte semplicemente imparando a leggere e scrivere, attività loro proibita. Le repressioni per il controllo maschile della società sono state violentissime ed hanno fatto milioni di vittime. Solo nella storia recente la donna ha lentamente conquistato la parità dei diritti, almeno riconosciuta sulla carta, ma non senza brusche frenate e tentativi di restaurazione.

Da Amazzoni a Suffragette Durante il secolo scorso la donna è riuscita a mettere a segno una serie di conquiste indiscutibili, che non le hanno, tuttavia, concesso di partecipare alla vita politica ed economica investita di ruoli decisionali. Perché la „libertà‰, è bene sottolinearlo, passa necessariamente con lÊemancipazione economica. La schiavitù è sempre figlia dellÊimpossibilità di mantenersi dignitosamente in vita, con le proprie risorse. E nel corso dei secoli, la donna è passata dal controllo paterno a quello del marito, proprio a causa delle sfavorevoli condizioni economiche. Ci sono state anche rare eccezioni, in cui le donne hanno potuto disporre di grandi patrimoni, ed è proprio da loro che ha preso vita la richiesta dei diritti dellÊuniverso femminile. Ne ricordo uno in particolare: il diritto al voto, ottenuto grazie al movimento delle Suffragette. Purtroppo, oggi, dobbiamo registrare lÊincapacità tutta femminile di dare fiducia politica ad altre

donne. Nonostante le „quote rosa‰, la presenza femminile, nella politica che conta, è sempre minima e spesso controllata da personalità maschili. Gli anni Ê70 hanno visto le donne impegnate nella conquista della libertà di uso del proprio corpo. Al grido de „il corpo è mio e me lo gestisco io‰, le donne sono riuscite ad ottenere la legalizzazione dellÊaborto e il riconoscimento del proprio diritto decisionale nellÊambito della maternità. Questo impegno ha avuto come effetto una liberalizzazione degli atteggiamenti sessuali, per cui anche alla donna è stata riconosciuta una vivace ed intensa attività sessuale, negata, persino, dalla psicologia ufficiale agli inizi del secolo scorso.

Da „Voi uomini‰ a „Bella, ricca e stronza‰ Qualcosa, però, non è andato per il verso giusto. Paradossalmente, infatti, la richiesta assolutamente legittima di poter disporre del proprio corpo e di aver diritto alla autodeterminazione sessuale, ha avuto lÊeffetto contrario; in altre parole, ha ridotto il corpo della donna a mero oggetto di scambio. Perché ciò è potuto accadere? Perché la libertà, di qualsiasi natura essa sia, passa sempre attraverso lÊemancipazione economica. La fragilità della donna, e dei modelli femminili maturati a partire dagli anni Ê80, in Italia grazie ai programmi televisivi sdoganati dalla Fininvest, è emersa in tutta la sua potenza. La donna libera, affrancata dal giogo economico, ha dovuto cedere il proprio corpo, e modellarlo secondo le esigenze dellÊimmaginario maschile. Non a caso, nella politica degli ultimi anni, si è assistito alla presenza di donne esteticamente piacenti e ricostruite chirurgicamente, il più delle volte assolutamente inidonee a coprire i ruoli decisionali loro assegnati, vuoi per mancanza di preparazione, vuoi per manipolazioni da parte maschile. LÊopinione pubblica ha assorbito i modelli proposti dai media, e la donna è precipitata in una condizione di schiavitù, dalla quale è praticamente impossibile fuggire. In ogni caso la maggior parte delle donne, pur di garantirsi un sostentamento economico, svende il proprio corpo, e non fa alcuna differenza se ciò accade attraverso un contratto matrimoniale oppure prostituendosi a più clienti. Se non si è liberi economicamente, non si può „scegliere‰ liberamente. Il femminicidio altro non è che la punta dellÊiceberg di un fenomeno sociale, che prende vita dalla considerazione della donna come „proprietà‰ maschile, proprio perché mai totalmente affrancata dalla dipendenza economica. Un segnale inequivocabile risiede nel fatto che le ragazze di qualche decennio addietro leggevano saggi come „Voi uomini‰, di Anna Del Bo Boffino, che invitavano allÊemancipazione ed allÊautoconsapevolezza femminile, mentre i bestseller attuali fanno capo a manuali del tipo „Bella, ricca e stronza‰, in lezioni per raggirare gli uomini. Insomma, un processo inverso: dalla ricerca della libertà, alla prigionia più o meno velata.

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A „Casa sulla Roccia‰, nellÊambito delle attività di aiuto e di superamento del disagio, già da qualche tempo è nato un percorso di solidarietà aperto alle coppie intenzionate ad adottare bambini stranieri, ad entrare cioè nel meccanismo spesso vorticoso delle adozioni internazionali. Il Centro Adozioni „La Maloca‰ di Parma, ente riconosciuto ad operare dalla Commissione per le Adozioni Internazionali della Presidenza del Consiglio, ha aperto un ufficio anche ad Avellino, dopo Sabbioneta e Livorno. Proprio per attenuare il vortice legislativo ed emotivo, e aiutare le coppie nel percorso ad ostacoli finalizzato a dare una famiglia ad un bambino in stato di abbandono. Ovviamente tutto nel pieno rispetto delle legislazioni vigenti in materia e della Convenzione dellÊAja. La "maloca", nelle tribù indios pre-colombiane, era la capanna tipica del villaggio, il centro della famiglie e punto d'incontro sociale. Davvero un nome azzeccato per chi si propone come luogo in cui sperimentare e sperimentarsi come famiglia allargata per desiderio di allargarsi, o come famiglia „perfezionata‰ (direbbero i cattolici) per non morire di solitudine. Senza mai perdere dÊocchio il bambino, lÊessere indifeso e a volte trascurato nei desideri di genitorialità degli uomini e delle donne. CÊè sempre il bambino al centro di tutto, delle dinamiche relazionali della potenziale nuova famiglia e soprattutto delle leggi. Enti e associazioni come „La Maloca‰ servono proprio a questo, a tenere la barra dritta sul bambino, e non (solo) sulle frenesie degli adulti di sentirsi chiamati mamma e papà o sullÊansia di compiere una grande azione. Perché, e questo va detto ai quattro venti, adottare un bambino è sempre una grande azione! EÊ la rivoluzione violenta (in senso emozionale, ma non solo) della propria

vita, della vita del bambino e di chissà quanti ancora; e tutto con vantaggi apparenti e immediati solo per una parte, il bambino. ˚ una grande rivoluzione strategica, una rivoluzione „trotskianamente‰ permanente con vantaggi che alle lunghe (ma magari anche prima) sono grandi e per tutti, mica la solita riformina meschina e contingente. Le coppie che adottano sono rivoluzionari della società, di quelli che la rivoluzione la pensano e poi la fanno, forse gli unici rimasti. In questa grande vicenda privata ma collettiva „La Maloca‰ di Avellino, capitanata dallÊenergica Anna De Stefano, ha organizzato un seminario (gratuito) informativo e di

LÊinternazionalismo dellÊadozione: un seminario informativo Impressioni in libertà di Luigi Numis sensibilizzazione alla rivoluzione⁄pardòn, allÊadozione internazionale. „Benvenuti mamma e papà!‰ è il titolo apparentemente paradossale che si legge sulla copertina della brochure, „LÊadozione internazionale nelle storie dei bambini adottati che accolgono i loro genitori‰ è

lÊocchiello. Venerdì 3 maggio 2013, primo pomeriggio, edificio ex ECA di Avellino. Organizzazione minima ma metodica. Ragazze scuro attillate e gentilissime allÊingresso. ˚ primavera e stranamente sembra proprio primavera. ˚ (credo) lÊedificio cittadino di assistenza comunale del fascio, e stranamente sembra proprio lÊedificio più razionalista di via Tagliamento. Il salone interno è grande, squadrato, buio, umido, spartanamente adatto ad ospitare le masse diseredate della città e dei paesi. A starci dentro e a immaginarlo vociante e funzionante con un usciere in camicia nera a smistare le richieste, viene da pensare che, fascista e buona (ma anche post-fascista), però quella era almeno accenno di politica dellÊassistenza, mica i piani di zona o i consorzi dei politicanti locali che oggi ci propinano pur di non parlarne neanche, di assistenza. La platea, più che da coppie interessate allÊadozione, è formata in prevalenza da assistenti sociali a caccia di crediti formativi. EÊ insomma uno di quegli appuntamenti formativi a cui nessun „professionista dellÊassistenza‰ vuol mancare: „dà crediti‰ (come ormai si usa dire fra cacciatori di ECM), è gratuito, i conferenzieri sono allÊaltezza (cavolo! Garantisce Casa sulla Roccia⁄), il tempo è buono e lì certamente si troverà qualcuno con

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cui fare quattro chiacchiere⁄Sono le nuove congregazioni di carità, soprattutto donne giovani, truccate e vestite alla moda, e la metamorfosi antropologica diventa simbolicamente evidente nel luogo che quelle congregazioni di vecchie babbione le sdoganò e laicizzò dandole anche dignità lavorativa. „Porca miseria! - mi vien da sorridere - fra una fantasia e lÊaltra è il secondo riferimento positivo a quando cÊera lui‰. Lui non è il caimano (che al governo cÊè ancora), per quanto il parallelo con il „lui‰ del fascismo regga benissimo, ma questo fatto comincia a infastidirmi lo stesso. Urgono argomenti contrari e democraticamente antifascisti. Allora penso che lÊassistenza capillare del ventennio era una forma di controllo sociale e mi ridò un antipatico tono radical-chic. Ma io non sono un radical-chic, non lo sono mai stato. Magari se lo fossi stato avrei frequentato molte più ragazze ricche e intellettuali nella mia vita e molte meno operaie e maestrine⁄Magari sarei riuscito a introdurmi in qualche canale privilegiato di carrozzoni sociali e oggi sarei più considerato, meglio vestito, meno povero e meno libero. Ma chissenefrega! Meglio cercare lÊalba dentro lÊimbrunire (Battiato) che trovarla già bella e fatta. Viva la libertà! E soprattutto viva le maestrine e le operaie... E insomma, mentre con la capoccia vago per i campi del Tennes-

see, mi rendo conto che il seminario è iniziato, e che gli altri seminaristi sono tutti più attenti di me a quello che dicono dallÊaltra parte della barricata. Anche questa immagine mi piace, la cattedra dei conferenzieri come una barricata


a tracciare il confine separatorio fra chi parla e chi ascolta (o finge di ascoltare), fra lo studioso e gli zucconi. Lo so, non è questa la sede adatta per tirare fuori questa polemica di reminiscenza sessantottina, figurati, sta parlando Pina e io la conosco. Pina algida e spocchiosa conferenziera? Va beÊ, cambiamo motivo di polemica. Pina è Giuseppina Pedicini, del settore Reinserimento di Casa sulla Roccia. Parla della situazione legislativa italiana circa lÊadozione internazionale. Una lezione (diridandete!), meglio un excursus sulla vicenda legislativa dellÊadozione internazionale in Italia, dalle origini fino alle legge 149 del 2001. La dottoressa Pedicini giustifica preventivamente la sua poca dimestichezza in materia, visto che solitamente si occupa di altro, ma il suo racconto non fa una piega e, corredato dalla sua garbata raffinatezza, riscuote lÊapplauso sincero dellÊuditorio. Quando Pina finisce il suo intervento, nel marasma ovattato e stiracchiante che segue

ogni intervento di qualsiasi conferenza/seminario, distinguo un paio di coppie di mia conoscenza interessate allÊadozione. Bene, allora non siamo tutti qui per accattonare crediti, e la presenza di queste coppie (due di mia conoscenza, poi ce ne saranno altre che non riesco a individuare) è un fattore di nobilitazione dellÊassemblea. Pina fa da apriconcerto allÊospite più atteso della giornata, Alessandra Santona, psicoterapeuta e ricercatrice allÊuniversità „Bicocca‰ di Milano. Una giovane prof dallÊaccento e fattezze sarde, e dalla risolutezza milanese. Parla a spron battuto, certamente con il piacere di farlo, intercalando spesso la lezione (questa sì, lezione) con lÊinciso „parlo come docente e ricercatrice universitaria‰⁄Ma i titoli accademici richiedono anni di sacrifici e di dedizione totale, quando non sono regalati da parenti o dai mammasantissima universitari, e quindi la leggera ossessione linguistica della professoressa Santona deve rientrare nei suoi meccanismi di sublimazione freudiana. La professoressa sardo/meneghina si sofferma soprattutto sullo sviluppo cognitivo, psicologico ed affettivo del bambino abbandonato e sulla necessaria azione riparatrice della famiglia adottiva. LÊabbandono subito, infatti, produce pensieri ed emozioni intense relativamente a se stessi e al proprio valore auto-conferito, che influiscono dannatamente sulla serenità del bam-

bino, sulla sua capacità di concentrarsi e di utilizzare le proprie risorse mentali, determinando negativamente la rappresentazione di sé e degli altri. Ci viene spiegato come spesso è difficilissimo per il bambino abbandonato (e consapevole dellÊabbandono) instaurare una nuova relazione di attaccamento sicura ed equilibrata. La Santona continua la sua relazione sviscerando le aree in cui lÊadozione sembra avere una maggiore influenza positiva sui comportamenti del bambino: crescita fisica, incremento della fiducia di base, sviluppo cognitivo, garanzia di modelli operativi interni sicuri. I risultati delle ricerche condotte, conclude la prof, evidenziano comunque le potenzialità insite nellÊadozione, a condizione che il bambino possa trovare un ambiente accogliente e responsabile („responsivo‰ si dice in psicologese), disposto ad adeguarsi ai suoi specifici e imprescindibili bisogni. A questo punto anche il titolo del seminario ci appare meno paradossale, per niente paradossale. Sono i genitori che devono „adattarsi‰ al bambino, non il contrario come sono portati a pensare i farmacisti. Sono i bambini che devono accogliere degli estranei, sono loro i benefattori. Almeno allÊinizio funziona così. La prof ci guarda come per capire se tutto quello che ha detto è stato chiaro. Le espressioni evidentemente convinte delle prime file la rassicurano sulla tenuta del suo discorso. La professoressa Santona lascia quindi la scena a due testimoni concreti dellÊadozione internazionale, Claudia Saccò e Stefano Rossolini, genitori adottivi de „La Maloca‰ di Parma. La coppia emiliana, dopo le presentazioni ufficiali, inizia subito a raccontare la sua storia. Si alzano entrambi, lui è più emozionato di lei e almeno allÊinizio parla poco. Lei, Claudia, è anche unÊoperatrice de „La Maloca‰, quindi più abituata a gestire emozioni e sguardi morbosi. Apre la strada al marito, e con una certa perizia lo coinvolge dolcemente nel racconto. Una sto-

ria lunga la loro, tortuosa, drammatica e allegra allo stesso tempo, sudamericana, troppo complicata per riassumerla in poche righe. Una sintesi approssimativa sarebbe una mancanza di rispetto clamorosa alla loro vicenda, alla loro generosità, alla loro simpatia da gente a sud del Po, alla loro timida grandezza. Limitiamoci a riportare che, dopo essersi allenati con il primo (problematico) bambino adottato, i due hanno continuato con una seconda bambina. Quando si dice „chi la dura la vince‰⁄Gabriel

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e Luis Fernanda oggi sono due bellissimi adolescenti, un poÊ colombiani e tanto italiani, e questo è quello che conta. La storia di Claudia e Stefano, la loro vividissima narrazione direbbe uno dellÊopposizione alle larghe intese, restituisce una platea attonita e commossa. Si respira nellÊaria un profumo nuovo, un odore di autentico interesse. Ho

come lÊimpressione che lÊafrore di muffa alle pareti stia scomparendo, sopraffatto da qualcosa di molto più fresco e gradevole. Una violetta di Parma ci penetra le radici. Al punto che non vogliamo più andare via, addirittura le fumatrici tergiversano con la bionda fra le mani. EÊ previsto il dibattito a conclusione del pomeriggio e ormai si sa che, da quando Moretti ne ha autarchicamente sdoganato la noia („No! Il dibattito no!‰), tutti lo evitano il dibattito. Invece qui nessuno prende seriamente in considerazione lÊidea di andarsene. utti vorrebbero fare domande, alla prof dÊaccordo, ma soprattutto alla coppia. E infatti il bombardamento comincia presto, appena qualcuno dal tavolo sommessamente lo autorizza. E dura un bel poÊ, molto più della mezzÊora da programma, senza fughe e interruzioni. Pina, Alessandra, Claudia e Stefano non si risparmiano, hanno unÊindole generosa. Quasi quasi vorrei rompere la monotonia del consenso e fare una domanda polemica sui costi dellÊadozione internazionale, ma non ne trovo lÊimpertinenza. Quando il dibattito viene stoppato quasi di prepotenza da qualcuno dellÊorganizzazione, usciamo dalla sala non prima di avere ritirato dalle ragazze dello staff lÊattestato di partecipazione. La necessità prosaica però non intacca lÊaltezza degli spiriti titillati dalla discussione. Fuori si forma un inevitabile capannello di persone, si discute ancora di adozione; qualcuno, se potesse, organizzerebbe un appendice di dibattito nel vialetto della struttura. Il traffico di via Tagliamento è più lento del solito, anche gli automobilisti sembrano volere origliare qualcosa. Alle 19.40 sono fisicamente fuori (dallÊex ECA), prendo via Piave per andare a casa, saluto qualcuno, rispondo con disinvoltura al rompianima che squilla, ma la mente continua sempre a correre a mia cugina M e a mio cugino V⁄ Spero tanto che la bellezza della loro scelta sia anche la bellezza della nostra famiglia.


CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

LiberaMente

Bimestrale dĂŠ La Casa sulla Roccia Registrazione presso :Tribunale di Avellino N. Reg. Stampa : 5/10 R. del 15/07/2010

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