SUICIDI: DATI UFFICIALI AGGIORNATI ALL'INIZIO 2016. SOLUZIONI ?

Page 1

Come per gli anni precedenti, nel 2015 il maggior numero di casi di suicidio si sono verificati tra le fila dell’Arma dei Carabinieri‌


SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI SUICIDI

CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI CARABINIERI

ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO

SUICIDI CARABINIERI ANNO

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

2014 2015

08 09 11 17 15 18 14 14 08 10 11

11 14 12 22

15 18 14

11 10

«Commissione centrale sul fenomeno dei suicidi», presieduta dal Sottocapo di Stato maggiore dell’Arma dei carabinieri svolge un'attenta analisi degli episodi, verificando l'estraneità al servizio delle motivazioni a base del gesto, constatando l'assoluta genericità del profilo del militare a rischio (anagrafico, familiare, psicologico, culturale, economico, operativo) e infine, accertando la correttezza dei competenti interventi (di gestione del personale, amministrativi, d'impiego), prima e dopo l'evento,

così da escludere, con certezza,

la delusione di aspettative rispetto all'Amministrazione.

giovedì 06 ottobre 2016


Suicidi: Carabinieri, Polizia,GdF, Penitenziaria .e Forestale, 254 casi dal 2009 al 2014. Il Governo “ESCLUDE che gli eventi siano riconducibili a problematiche di disagio lavorativo ....". Tema suicidi : Ad una anno dalla presentazione di interrogazione del Sen. Crimi e altri, risposta del Sottosegretario di Stato per l’Interno Manzione. Assodipro Nazionale Il tema dei suicidi nelle Forze Armate e Forze di Polizia non è mai affrontato in modo organico, complessivo e approfondito , nonostante la media dei suicidi è molto più alta di quella che si rileva da statistiche generali. Vi proponiamo la risposta del sottosegretario sottosegretario per l’interno On. Manzione e l’interrogazione presentata. Tratto da Resoconto stenografico della seduta n. 680 del 15/09/2016 PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-02082 sui casi di suicidio all'interno delle Forze dell'ordine. Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione. MANZIONE, sottosegretario di Stato per l'interno. l'interno. Signor Presidente, con l'interrogazione all'ordine del giorno il senatore Crimi richiede una serie di dati relativi al fenomeno dei suicidi tra gli appartenenti alle Forze di polizia e alla polizia municipale, con riferimento al periodo compreso tra il 2009 e il 2014. 2014 Per quanto concerne la Polizia di Stato, Stato, nel periodo in esame, si sono registrati 62 suicidi, di cui tre hanno riguardato personale di sesso femminile. femmi L'età media dei soggetti coinvolti è di quarantaquattro anni. Per quanto riguarda le modalità, in 50 casi è stata utilizzata la pistola di ordinanza, in quattro casi un altro tipo di arma, mentre i restanti otto eventi hanno avuto corso con altre dinamiche. eventi di Quanto all'Arma dei carabinieri, nello stesso periodo di riferimento, si sono registrati 92 eventi, cui solo uno ha riguardato una donna. L'arma da fuoco è stata utilizzata in 80 casi. L'età media dei soggetti coinvolti oscilla tra i circa trentanove tanove anni nel 2014 e i circa quarantaquattro anni del 2012. Il dato riferito alla Guardia di finanza è di 45 casi di suicidio riguardanti solo personale di sesso maschile, con un'età media di circa quarantaquattro anni.. In 41 casi è stata utilizzata l'arma l'a di ordinanza, in 4 casi l'evento si è verificato con modalità diverse. Nel Corpo di polizia penitenziaria si sono registrati 47 eventi, tutti riguardanti personale di sesso maschile. In merito alle modalità, 30 suicidi sono avvenuti con arma di ordinanza ordina e due con arma personale, mentre gli altri 15 casi hanno avuto dinamiche diverse. L'età media dei soggetti coinvolti è di circa quarantatré anni. Con riferimento al Corpo forestale dello Stato, sono stati accertati otto suicidi, di cui sei hanno riguardato uomini e due donne, tutti eseguiti con l'arma di ordinanza. L'età media dei soggetti coinvolti è ancora una volta di quarantaquattro anni. Riferisco, infine, che il Ministero dell'interno non dispone di dati relativi all'incidenza del fenomeno nei nei Corpi di polizia locale, perché tali dati non affluiscono al Ministero dell'interno. Ai fini di una corretta lettura dei dati che ho appena


fornito, mi preme evidenziare che il miglioramento delle condizioni lavorative e di vita del personale delle forze di polizia è uno degli obiettivi prioritari dei Dicasteri di rispettiva appartenenza. Per quanto riguarda questa Amministrazione, segnalo, a dimostrazione dell'attenzione riservata al tema, che da diversi anni la Direzione centrale di sanità del Dipartimento della pubblica sicurezza ha attivato numerose iniziative in materia di prevenzione e gestione del disagio psichico nel personale della Polizia di Stato e di sostegno in occasione di eventi critici e ad alto impatto emotivo anche non inerenti ad attività di servizio. In tale ambito, la predetta Direzione centrale, anche avvalendosi della collaborazione di docenti universitari ed esperti del settore, monitora e analizza costantemente il fenomeno. L'esame dei dati acquisiti non evidenzia un incremento numerico dei suicidi, ma un andamento discontinuo, mentre la valutazione delle singole fattispecie esclude che gli eventi in parola siano riconducibili a problematiche di disagio lavorativo o comunque a situazioni critiche connesse all'attività svolta. Rappresento, inoltre, che è in fase di elaborazione un documento, frutto di uno studio sistematico di tale problematica, che fornirà tutti i dati di dettaglio ed individuerà ulteriori iniziative tese alla prevenzione del fenomeno nell'ambito della Polizia di Stato. Le risultanze preliminari di questo studio non forniscono - almeno allo stato - elementi di allarme. Infine, il Ministero della giustizia ha tenuto a precisare che al tema del benessere del personale della Polizia penitenziaria è stato dedicato un apposito spazio nel contesto dell'articolata iniziativa degli Stati generali sull'esecuzione penale; benessere da realizzarsi attraverso il potenziamento della sorveglianza dinamica e la valorizzazione del personale e della sua formazione. CRIMI (M5S). Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. CRIMI (M5S). Signor Presidente, ringrazio il Sottosegretario perché finalmente dopo più di un anno riusciamo ad avere questi dati: erano dei numeri. Tendenzialmente quella era la richiesta dell'interrogazione; non si chiedeva altro, semplicemente dei numeri che è difficile reperire. Ci sono delle associazioni che fanno degli sforzi immani, si affidano a dati pubblici - quelli che trovano sulla stampa - per poter raccogliere queste informazioni e poter capire qualcosa di più. Non è però soddisfacente il fatto che sia la stessa amministrazione a cercare le eventuali cause o connessioni. Rendere pubblici i dati, renderli disponibili anche all'esterno, a ricercatori o altri soggetti che possono svolgere approfondimenti, fa sì che il risultato possa essere più oggettivo..... Infatti, che lei mi dica che non c'è una correlazione con l'attività lavorativa svolta dalle forze di polizia dipende dal fatto che si cerca sempre la correlazione nell'evento specifico, quando in realtà c'è uno stress accumulato e a volte non è possibile identificare situazioni di stress o criticità legate a eventi che all'apparenza possono sembrare ordinari. Basti immaginare un agente della polizia locale o della polizia stradale che deve intervenire in un incidente stradale in cui una delle vittime è un bambino di età simile a quella di un suo figlio che è a casa. All'apparenza sembra un intervento ordinario, ma immaginate quale può essere la conseguenza emotiva per quella persona e cosa si porta a casa, dove poi trova suo figlio, e cosa può succedere. Forse non è da sottovalutare la relazione esistente tra l'attività effettuata e a volte le conseguenze. La media dei suicidi all'interno delle Forze dell'ordine è doppia rispetto alla media nazionale dei suicidi, se calcolata in termini percentuali. L'uso dell'arma, anche l'abitudinarietà nell'utilizzo, la facilità con cui possono reperire un'arma è un altro elemento che può agevolare. Va poi considerata la tragicità, perché forse i tentativi di suicidio sono pochi, in quanto nella maggior parte dei casi utilizzando l'arma di servizio purtroppo tali tentativi hanno tutti questa fine tragica. Crediamo inoltre che non sia sufficiente il supporto psicologico interno. Anche questo è un altro elemento che bisognerebbe andare ad approfondire. Non si può sovrapporre la figura del valutatore con quella di chi fa supporto psicologico, perché sappiamo bene che quando si va a denunciare uno stato d'animo, uno stato emotivo che può avere una causa scatenante per effetti tragici, non si è liberi di parlare, di farsi aiutare da chi si sa che poi o contemporaneamente dovrà valutare se in quel momento una persona è idonea a tornare in


servizio. Questo è un altro aspetto da prendere in considerazione. Sarebbe il caso di istituire un osservatorio su questo fenomeno, che non deve essere sottovalutato. Purtroppo è sempre stato preso sotto gamba e si è sempre ritenuto che non vi fosse una relazione, perché si considera il fatto singolo, individuale, si valuta se sia avvenuto a seguito di un evento critico specifico, dimenticando che i soggetti che compiono questo gesto spesso sono al termine di un processo di decadimento. È vero che i suicidi sono tra i gesti più difficili da spiegare psicologicamente, ma in ogni caso le Forze dell'ordine e le Forze armate - perché il fenomeno riguarda anche le Forze armate - non possono non prendere in considerazione la cura del proprio personale, che non deve limitarsi a dare le condizioni migliori, ma deve riguardare anche l'assistenza continua e la garanzia che l'aprirsi e il mettersi in cura non sia poi oggetto di valutazione di non idoneità o altro nell'immediato. Ci sono medici che possono rimettere a posto una persona in quindici giorni, con un certo cammino o percorso, ma se quella persona sa che il medico è anche colui che lo dovrà valutare difficilmente farà in modo che questi lo possa aiutare.

http://www.tribupress.it/suicidi-le-forze-polizia-unescalation-inarrestabile/

Suicidi tra le forze di Polizia, escalation inarrestabile Nell’80% dei suicidi è stata utilizzata la pistola d’ordinanza 02/01/2017 L’ultimo caso si è verificato il giorno di Santo Stefano a Palermo. Si è tolto la vita con un colpo di pistola mentre era in servizio di tutela alla sede della Banca d’Italia di Palermo. Un appuntato dei carabinieri ha deciso di farla finita. L’ennesimo tragico lutto per i Carabinieri. Un episodio che ha portato all’attenzione del grande pubblico un fenomeno che agli operatori professionali è noto da diversi anni: l’elevato rischio di suicidio fra gli appartenenti alle Forze di Polizia. I dati ufficiali relativi al fenomeno dei suicidi tra gli uomini in uniforme, con riferimento al periodo compreso tra il 2009 e il 2014, sono i seguenti. Per quanto concerne la Polizia di Stato 62 suicidi, nell’Arma dei Carabinieri se ne sono registrati ben 92, il dato riferito alla Guardia di finanza è di 45 casi di suicidio, 47 nel Corpo di polizia penitenziaria e 8 nel Corpo forestale dello Stato. Il trend non è cambiato negli ultimi due anni. Nell’80% dei suicidi è stata utilizzata la pistola d’ordinanza.


Tra i Carabinieri, quindi, il tasso di suicidi è di circa quattro volte più alto rispetto la media italiana. Di là dei casi specifici, sembra esserci poca attenzione su questo fenomeno in costante crescita. I vertici tendono a minimizzare: “I casi di suicidio nell’Arma sono stati 10 nel 2015, con una media di 13 negli ultimi anni. Nel 2015, infatti, 5 carabinieri si sono tolti la vita per problemi familiari, 3 per problemi di salute, 2 per cause non note, ma non riconducibili a motivi di servizio. Di questi 7 con arma di ordinanza, 2 con pistola privata, uno si è impiccato”. Purtroppo, non siamo d’accordo con quest’analisi fatta dal Comandante Generale dell’Arma, Gen.C.A. Tullio Del Sette. Chi indossa un’uniforme è più esposto, rispetto alla gente comune, poiché possiede un’arma di servizio. Occorre monitorare costantemente lo stato psicologico del poliziotto/carabiniere, non solo al momento del suo arruolamento, ma soprattutto durante la sua carriera. Una carriera spesso accompagnata da problemi economici e familiari, che aumentano l’impatto emotivo. La percezione sgradevole è che lo Stato non protegga a sufficienza i suoi uomini addetti alla sicurezza e troppo spesso li abbandona al proprio destino. Per questo essi sono sottoposti a stress, fenomeno che appare sottovalutato. Un monitoraggio sullo stress da lavoro da parte delle Autorità è quasi inesistente, e nella maggior parte dei casi, si tende a sminuire il motivo del suicidio come problema personale e familiare, mai derivante da cause legate all’organizzazione che avrebbe conseguenze sulle responsabilità e sulla prevenzione non adottata. Diversi studi, condotti all’estero, hanno reso evidente che è frequente il suicidio nelle Istituzioni caratterizzate da peculiarità come un elevato grado di controllo sul personale, un basso grado di autonomia decisionale e un basso grado di libertà di movimento. Istituzioni di questo tipo sono le istituzioni militari o militarizzate come l’Arma dei Carabinieri. Nelle Istituzioni così rigidamente strutturate il suicidio non ha una valenza psicopatologica vera e propria, spesso rappresenta la rivendicazione del proprio status di uomo libero e autodeterminato di fronte alle coercizioni subite e ritenute ingiuste. Quando l’appartenenza a un’Istituzione militare e la rigida vita di caserma opprime la persona con costrizioni ambientali, pretende il dominio del rigore formale, esige il rispetto gerarchico prevalente sulla libera espressione della personalità, ecco che per una persona che versa già in uno stato di crisi personale, il suicidio assume il significato di una fuga liberatoria. Le istituzioni gerarchicamente organizzate, la caserma e la vita militare tuttavia può solo funzionare da aumento del rischio, ma non sono una causa diretta in grado di condurre al suicidio. Considerando alcune peculiarità dell’ambiente e dell’attività operativa possiamo affermare che le attività delle forze di polizia prevede un intervento professionale in situazioni ad intenso coinvolgimento emotivo, a contatto con persone in situazioni drammatiche (con intensi vissuti emotivi d’ansia, di paura o di disperazione). Intervenire sempre in situazioni ad alto contenuto emotivo conduce, alla fine, a uno stress cronico e a un logoramento emotivo. Nei soggetti compare la critica continua su tutti e su tutto, un atteggiamento cinico verso gli altri e un’autovalutazione negativa del proprio lavoro. In queste condizioni psicologiche non può essere che di bassa qualità il servizio svolto, con aumento del turnover, dell’assenteismo per malattia e un morale costantemente basso. Gli operatori di polizia arrivano in questo modo a sommare al proprio disagio personale ed esistenziale il contatto con situazioni fortemente problematiche e la partecipazione ad episodi drammatici. Unendo ai problemi personali il contatto quotidiano con situazioni in grado di produrre un logoramento emotivo, s’innesca un percorso evolutivo critico che può condurre all’ideazione suicidaria. Da non sottovalutare poi l’atteggiamento psicologico verso il servizio svolto. Quest’atteggiamento è il risultato della motivazione che ha condotto all’ingresso in


servizio, accompagnato dalla formulazione interiore di un obiettivo specifico da conseguire. Si crea nella persona, da subito dopo l’incorporamento, un’aspettativa personale, un obiettivo, e su quella aspettativa si investe una quota affettiva ed emotiva dei propri sentimenti. Se gli eventi del percorso del servizio inducono alla consapevolezza dell’impossibilità a raggiungere questo obiettivo personale, interiormente si vive una crisi personale, una ferita del sé. Gli obiettivi di carriera che sono messi a fuoco con l’incorporamento riguardano sicuramente il conseguimento del grado più elevato possibile, l’avere degli incarichi desiderati e di prestigio, l’avere delle prerogative d’impiego, come ad esempio le sedi di lavoro desiderate. Quanto più è alta l’aspettativa iniziale, tanto più distruttive sono le frustrazioni vissute alla sua rinuncia, tanto più profondo è il vissuto di fallimento e di crisi personale. Se la professione, il servizio, la carriera arrivano a rappresentare il nucleo dell’identità personale ecco che il successo professionale, la carriera brillante, l’avanzamento di grado, gli incarichi di prestigio, divengono l’unico simbolo della compiuta realizzazione. Per ottenere tutto questo la persona si gioca tutto. Sacrifica il proprio tempo, la propria salute, gli interessi extra-lavoro, gli affetti, la famiglia, gli amici, lo svago, un hobby personale. Se la professione rappresenta in modo esclusivo il proprio progetto di vita, possiamo dire che la probabilità di incorrere in una condizione di stress è maggiore. Lo stress correlato da lavoro dovrebbe essere oggetto di prevenzione. Un obiettivo primario e non contrattabile. Se le Autorità di Governo stanno a guardare, cincischiano e sottovalutano il fenomeno, i cittadini comuni chiedono a gran voce maggiore sicurezza urbana, con più personale in uniforme, addestrato, equipaggiato e soprattutto adeguatamente motivato.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.