Raccolta di atti parlamentari: 23 gennaio 2016

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Senato, interrogazioni seduta 14 gennaio: Munerato

Roma, 18 gen. (askanews) - MUNERATO - Al Ministro dell' interno Premesso che:


con l' articolo 14, comma 1, del decreto legislativo n. 334 del 2000 è stato istituito il ruolo direttivo speciale della Polizia di Stato; il nuovo ruolo direttivo avrebbe dovuto essere costituito con 5 concorsi annuali, 260 posti all' anno, a partire dal 2001 e fino al 2005, per un totale di 1.300 posti riservati agli ispettori della Polizia di Stato con una precisa anzianità di servizio secondo le previsioni di cui agli articoli 24 e 25; tali disposizioni di legge sono rimaste inattuate, in quanto il Ministero dell' Interno non ha mai bandito alcun concorso per la copertura della dotazione organica del ruolo direttivo speciale, che invece già esisteva o è stato regolarmente costituito nelle altre forze di polizia ad ordinamento militare (Carabinieri, Guardia di finanza) e nella Polizia penitenziaria, con grave danno sia di chance che economico soltanto per gli ispettori apicali della Polizia di Stato (sostituti commissari) già tali ben prima del riordino delle carriere del 1995 di cui al decreto legislativo n. 197 del 1995 (ispettori della Polizia di Stato già collocati, nella tabella allegata alla legge n. 121 del 1981, in posizione gerarchica, funzionale ed economica sovraordinata ai sottufficiali e ai sovrintendenti delle diverse forze di polizia); (Segue) Red/Sar/Sys 18 GEN 2016 055635 NNN Senato, interrogazioni seduta 14 gennaio: Munerato - 2 -

Roma, 18 gen. (askanews) - Ad aggravare la situazione di disparità con Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia penitenziaria, è sopraggiunto l' articolo 1, comma 261, della legge n. 266 del 2005, con il quale, da ultimo, è stato stabilito che ' Fino a quando non saranno approvate le norme per il riordinamento dei ruoli del personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile e degli ufficiali di grado corrispondente delle Forze di polizia ad ordinamento militare e delle Forze armate, è sospesa l' applicazione dell' articolo 24 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, e successive modificazioni';


a seguito della sospensione dell' applicazione dell' articolo 24 del decreto legislativo n. 334 del 2000, con il medesimo articolo 1, comma 261, della legge n. 266 del 2005, il legislatore ha previsto, in via transitoria, che ' alle esigenze di carattere funzionale' si dovesse provvedere, in particolare, ' mediante l' affidamento, agli ispettori superiori-sostituti ufficiali di pubblica sicurezza ' sostituti commissari', delle funzioni di cui all' articolo 31-quater, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 335, e successive modificazioni', ossia ' le funzioni di vice dirigente di uffici o unitĂ organiche in cui, oltre al funzionario preposto, non vi siano altri funzionari del ruolo dei commissari o del ruolo direttivo speciale'; (Segue) Red/Sar/Sys 18 GEN 2016 055648 NNN Senato, interrogazioni seduta 14 gennaio: Munerato - 3 -

Roma, 18 gen. (askanews) - Ai sensi dell' articolo 31-quater, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1982, ' gli uffici nell' ambito dei quali possono essere affidate funzioni predette, nonchĂŠ ulteriori funzioni di particolare rilevanza', sono individuati ' con decreto del capo della polizia - direttore generale della pubblica sicurezza'; il legislatore del 2005, pur sospendendo l' applicazione del menzionato articolo 24 del decreto legislativo n. 334 del 2000, ha previsto una disciplina transitoria che l' amministrazione era tenuta ad attuare nell' attesa dell' emanazione delle nuove norme di riordino dei ruoli del personale delle forze di polizia ad ordinamento civile e degli ufficiali di grado corrispondente delle forze di polizia ad ordinamento militare e delle forze armate; tali disposizioni legislative, anche in questo caso, non hanno mai avuto attuazione, con la conseguenza che in molti uffici o unitĂ organiche in cui, oltre al funzionario preposto, non vi sono altri funzionari del ruolo dei commissari, per quanto normativamente previsti, gli appartenenti al ruolo degli ispettori sono costretti a svolgere, di fatto e in maniera non


occasionale o temporanea come previsto dalla legge, non soltanto le funzioni proprie del ruolo direttivo, ma, nei casi di assenza o impedimento del titolare dell' ufficio, anche quelle di vice-dirigente o addirittura di dirigente; e ciò senza che l' ufficio sia stato previamente individuato, in considerazione dell' importanza delle funzioni, ' con decreto del capo della polizia-direttore generale della pubblica sicurezza'; (Segue) Red/Sar/Sys 18 GEN 2016 055701 Senato, interrogazioni seduta 14 gennaio: Munerato - 4 -

Roma, 18 gen. (askanews) - Pertanto, il riordino delle carriere non è mai stato realizzato e da oltre 10 anni il Ministero sta provvedendo ' alle esigenze di carattere funzionale' conseguenti alla sospensione dell' applicazione dell' articolo 24 del decreto legislativo n. 334 del 2000 e successive modificazioni ed integrazioni di fatto in maniera non conforme alla legge; a fronte di tale prolungata inerzia, in data 3 ottobre 2014, il Comitato per la tutela degli ispettori della Polizia di Stato (identificato anche con l' acronimo Cotipol) ha formalmente chiesto al Ministero di dare attuazione alle disposizioni contenute nell' articolo 1, comma 261, lettera a), della legge n. 266 del 2005; in mancanza di un' adeguata risposta da parte dell' amministrazione, il comitato ha adito il TAR del Lazio, che ha accolto il ricorso con sentenza n. 8328/2015, ordinando al Ministero di provvedere entro 90 giorni, con decreto del capo della Polizia, alla formale individuazione degli uffici nell' ambito dei quali le funzioni di cui all' articolo 31-quater, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1982 possono essere affidate, cosÏ come previsto dall' articolo 1, comma 261, della legge n. 266 del 2005; (Segue) Red/Sar/Sys 18 GEN 2016 055708 Senato, interrogazioni seduta 14 gennaio: Munerato - 5 -


Roma, 18 gen. (askanews) - A seguito dell' impugnazione del Ministero, di recente si è pronunciato anche il Consiglio di Stato con sentenza n. 5251/2015, il quale, in accoglimento dell' appello, ha osservato che nella fattispecie «non si ravvisa l' obbligo dell' Amministrazione, nella specie il Ministero dell' interno, di provvedere nei confronti del privato in quanto nel caso in esame l' amministrazione anzidetta se pure vincolata nell' ' an' ad assumere l' invocato provvedimento non lo è nel ' quando'; di conseguenza, essendo la materia riservata al potere discrezionale dell' Amministrazione, nessun vincolo almeno nel ' quando', sussisterebbe in capo al Ministero dell' interno di emissione dell' invocato provvedimento»; ciò nondimeno, il Consiglio di Stato ha precisato che, «logicamente, ciò non vuol dire che l' Amministrazione dell' Interno possa ' sine die' rimanere inerte ed esimersi dal disciplinare gli adempimenti stabiliti dalla legge»; il personale interessato rappresenta la quasi totalità dei comandanti degli uffici delle specialità della Polizia di Stato, ossia della Polizia stradale, ferroviaria e postale, e dei responsabili delle sezioni della DIA, della squadra mobile, della Polizia scientifica, della Digos e dei commissariati, che da oltre 20 anni stanno subendo intollerabili disparità di trattamento, sul piano sia economico che professionale, rispetto agli omologhi delle altre forze di polizia (tutti già loro inferiori gerarchici e funzionali prima del 1995) e tali disparità sono state generate ed alimentate in primis da un' amministrazione dell' interno, a giudizio dell' interrogante, disattenta nei confronti del proprio personale con almeno oltre 30 anni di servizio; (Segue) Red/Sar/Sys 18 GEN 2016 055721 Senato, interrogazioni seduta 14 gennaio: Munerato - 6 -

Roma, 18 gen. (askanews) - Il capo della Polizia, nonostante una specifica richiesta di incontro da parte del Cotipol (comitato non sindacale), riconosciuto dal TAR del Lazio come soggetto


unitario di rappresentanza degli appartenenti al ruolo degli ispettori, a quanto risulta all' interrogante continua a rimanere silente, si chiede di sapere: quali siano le ragioni per cui il Ministero dell' interno abbia dato attuazione, negli anni, soltanto al disposto di cui alla lettera b) dell' articolo 1, comma 261, della legge n. 266 del 2005 e non anche al disposto di cui alla lettera a), quantunque dall' attuazione di quest' ultima non sarebbero derivati maggiori oneri per lo Stato, a differenza dell' altra; se, a fronte dell' obbligo di legge e alla luce della citata pronuncia del Consiglio di Stato, il Ministro in indirizzo non ritenga di dover quanto prima porre fine allo stato di inerzia, ormai protrattosi per ben 15 anni, e dare finalmente attuazione: previa attuazione dell' articolo 31-quater, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1982; previa indizione di un concorso unico per titoli, con inquadramento anche in sovrannumero alle 1.300 unità previste, di coloro che sono già in possesso dei requisiti ex art. 25 decreto del Presidente della Repubblica n. 334 del 2000; (Segue) Red/Sar/Sys 18 GEN 2016 055734 NNN Senato, interrogazioni seduta 14 gennaio: Munerato - 7 -

Roma, 18 gen. (askanews) - Se, alla luce delle ormai imminenti modificazioni agli ordinamenti del personale delle forze di polizia di cui all' articolo 16 della legge n. 121 del 1981, come stabilito dalla recente legge-delega ' Madia' n. 124 del 2015, intenda assumere iniziative per sanare le sperequazioni e far sì che tutto il personale nei ruoli apicali del ruolo ispettori della Polizia di Stato (sostituti commissari), già in possesso dei requisiti ex art. 25 del decreto legislativo n. 334 del 2000 (in quanto già ispettori prima del riordino di cui al decreto legislativo n. 197 del 1995) siano inquadrati ope legis in posizione identica - riallineata - agli omologhi delle alle altre forze di polizia militari (Carabinieri e Guardia di finanza) e


della Polizia penitenziaria. (4-05061) Red/Sar/Sys 18 GEN 2016 055747

Senato, interpellanze seduta 14 gennaio: Crimi e altri

Roma, 18 gen. (askanews) - CRIMI, BERTOROTTA, MORRA, DONNO, SANTANGELO, CAPPELLETTI, ENDRIZZI, MORONESE, AIROLA, MARTON - Al Ministro dell' interno - Premesso che: il comma 1 dell' art. 19 della legge 4 novembre 2010, n. 183, attribuisce al Corpo nazionale dei vigili del fuoco la medesima specificità riconosciuta alle forze armate ed alle forze di polizia in materia di ordinamento del personale, carriere, tutela economica, pensionistica e previdenziale; la norma motiva questa comune specificità di stato giuridico in relazione alla peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, e delle funzioni di salvaguardia di ordine pubblico e di sicurezza tecnica svolta da tale personale; il comma 2 rinvia a successivi provvedimenti legislativi la disciplina attuativa di detti principi e di detti indirizzi; l' art. 8 della legge 7 agosto 2015, n. 124, delega il Governo ad intervenire sulle norme che regolano i compiti e l' ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, consentendo, finalmente, di dare concreta attuazione a quanto previsto dal citato art. 19 e realizzando la preannunciata perequazione giuridica, economica e previdenziale; (Segue) Red/Sar/Sys 18 GEN 2016 060815 NNN


Senato, interpellanze seduta 14 gennaio: Crimi e altri - 3 -

Roma, 18 gen. (askanews) - L' amministrazione interessata, tramite il competente Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, ha convocato le organizzazioni sindacali il giorno 18 novembre 2015 ed il successivo 17 dicembre per un confronto sull' argomento e, nel frattempo, ha ricevuto una petizione firmata da quasi 500 funzionari direttivi dei vigili del fuoco, praticamente tutti, che chiedevano il rispetto della citata legge n. 183 e la previsione, nelle modifiche ordinamentali in corso di definizione, della perequazione con gli altri Corpi dello Stato, con particolare riferimento al riconoscimento della tutela economica della qualifica superiore dopo 13 e 23 anni di servizio, esattamente come già da anni in vigore per forestali, polizia, eccetera; ciononostante, il documento ufficiale rilasciato dall' amministrazione nell' ultima riunione non fa alcun riferimento al suddetto adempimento di legge, pur prevedendo diverse iniziative a favore del personale non direttivo in termini di avanzamenti di qualifica che determinano una notevole esposizione economica, (Segue) Red/Sar/Sys 18 GEN 2016 060835 Senato, interrogazioni seduta 14 gennaio: Santangelo e altri - 6 -

Roma, 18 gen. (askanews) - La circolare n. 28197 del 25 settembre 2014 emanata dal Ministero dell' interno prevede la consegna a ciascun immigrato di un volantino che recita: «I migranti che fanno ingresso illegale nel territorio dello Stato Italiano, anche se soccorsi in mare, devono essere identificati mediante l' acquisizione delle generalità ed il foto segnalamento. Le generalità - nome, cognome, giorno, mese ed anno di nascita saranno acquisite nel corso di una breve intervista, che sarà effettuata con l' assistenza di un mediatore


linguistico-culturale. Il foto segnalamento sarà effettuato dalla Polizia e consiste nell' acquisizione delle fotografie del volto e delle impronte digitali delle dita delle mani. Il rifiuto di fornire le proprie generalità e di farsi foto segnalare costituisce reato e determina la denunzia all' autorità giudiziaria. In ogni caso la Polizia procederà all' acquisizione delle foto e delle impronte digitali, anche con l' uso della forza se necessario», si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti descritti; (Segue) Red/Sar/Sys Senato, interrogazioni seduta 14 gennaio: Santangelo e altri - 8 -

Roma, 18 gen. (askanews) - Quali misure intenda assumere al fine di verificare se la procedura di foto-segnalamento sia avvenuta con il ricorso all' uso della forza, come previsto dalla circolare ministeriale citata, oppure se sia avvenuta con il necessario ausilio del mediatore culturale, unico in grado di comprendere le reali volontà e necessità dei migranti, e ancora se nel cosiddetto ' foglio notizie', che i funzionari dell' Agenzia dell' Unione europea per la gestione delle frontiere (Frontex) e di polizia fanno compilare ai migranti, risulti espressamente tra i motivi del viaggio la fuga alla ricerca di un posto in cui chiedere asilo politico; quali iniziative intenda intraprendere al fine di evitare che fatti analoghi a quelli descritti possano continuare a verificarsi, con il rischio di una crescita esponenziale di ' senza fissa dimora', riservando disagi sia agli stessi migranti che alla città di Trapani o di altre città che ospitano hotspot. (4-05071) Red/Sar/Sys 18 GEN 2016 061256 Atto Camera


Interrogazione a risposta in commissione 5-07416 presentato da MATTIELLO Davide testo di Martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 550   MATTIELLO e GANDOLFI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:    in data 4 agosto 2014 Telecom Italia spa presenta domanda al comune di Roma Capitale, per l'installazione di una stazione radio base in via Andrea Doria 16/c con prot. 120729;    in data 21 agosto 2014, con prot. 127658, il dipartimento programmazione e attivazione urbanistica (PAU) di Roma Capitale chiede all'ufficio tecnico del municipio I (e per conoscenza alla presidente):     1) di indicare entro 30 giorni un immobile di proprietà comunale alternativo al sito proposto;     2) di informare i cittadini (dando comunicazione al dipartimento PAU dell'avvenuta informazione entro 90 giorni);    viene altresì specificato che, in mancanza, si considererà eseguita l'informazione senza opposizioni;    in data 26 agosto 2014 con prot. CA/2014/118355, l'ufficio operativo tecnico (UOT) del 1o municipio restituisce al dipartimento PAU di Roma Capitale la precedente richiesta (del 21 agosto 2014 prot. 127658), con nota a margine «si restituisce in quanto mancante dei grafici»;    in data 22 settembre 2014 l'A.R.P.A. Lazio sezione provinciale di Roma rilascia parere favorevole con prot. 68844;    il 13 maggio 2015 la regione Lazio (direzione regionale infrastrutture), attesta l'avvenuto deposito, prot. 232713, del progetto ai fini sismici da parte di Telecom spa e comunica al dipartimento PAU di Roma Capitale e al municipio I-sportello unico edilizia, e che esso non è stato estratto per il sorteggio di controllo;    il 13 maggio 2015 viene rilasciato, con prot. 79217, dal comune di Roma, dipartimento PAU – Servizio autorizzazioni telefonia mobile, il V.A.P. (valutazione ambientale preliminare) con parere favorevole;    il 14 maggio 2015 l'assemblea capitolina approva, in seduta pubblica, il regolamento n. 26 che regolamenta il settore della telefonia mobile;    il 18 giugno 2015 il direttore dei lavori per conto Telecom Italia, comunica al dipartimento PAU di Roma Capitale e per conoscenza al municipio I-sportello unico edilizia, l'inizio lavori per il 15 luglio 2015 con prot. 96623;


il 23 luglio 2015 viene effettuato un sopralluogo dellapolizia municipale di Roma Capitale a seguito di un esposto del 22 luglio 2015 prot. VR/40396, con cui si accertano i lavori eseguiti per quanto concerne l'installazione delle antenne per radiofonia mobile stazione radio base e l'adiacenza delle stesse alla scuola A. Cairoli e al liceo Tacito che complessivamente ospitano circa 1000 allievi dai 3 fino ai 18 anni;    tali impianti sono altresì ubicati in prossimità di una casa di riposo, di una scuola elementare e di un oratorio;    il 30 luglio 2015 con prot. 122453, a seguito di contatti intercorsi per le vie brevi con il presidente del Municipio I, il dirigente dell'ufficio tecnico del medesimo municipio, fornisce al presidente le informazioni sulla situazione dell’iteramministrativo relativo all'installazione dell'antenna in questione;    il 7 agosto 2015 a seguito dei lavori della commissione trasparenza del municipio I, dopo le manifestazioni di dissenso dei cittadini circa l'installazione dell'antenna di telefonia accanto alla scuola, il dirigente dell'ufficio tecnico del municipio I prot. 126844 scrive al dipartimento PAU di Roma;    il 13 settembre 2015 viene depositata una interrogazione di iniziativa popolare al sindaco;    il 15 settembre 2015 si svolge una prima manifestazione di fronte alla scuola, anche per informare i genitori degli alunni della scuola Cairoli, che non era a conoscenza della installazione di una antenna di telefonia mobile nei pressi del plesso scolastico;    il 23 settembre 2015 una rappresentanza del comitato cittadini/genitori si reca presso il I municipio in occasione dell'assemblea consiliare per protestare contro l'installazione delle antenne di telefonia mobile in prossimità della scuola;    il 24 settembre 2015 il consiglio del I municipio approva all'unanimità una mozione richiedente la sospensione dei lavori e la rimozione dell'antenna in questione;    il 25 settembre 2015 il presidente del municipio I invia una lettera al sindaco di Roma Capitale, prot. 148239, manifestando il disappunto e la preoccupazione circa l'installazione dell'antenna di telefonia mobile adiacente alla scuola Cairoli ed al Liceo Tacito, e chiedendo un suo rapido intervento;    il 9 ottobre 2015 viene depositato anche un esposto alla procura della Repubblica;    il 14 ottobre 2015 il dipartimento PAU, con prot. 164607, adotta un provvedimento per la sospensione del titolo abilitativo ed inizio verifica dell'iter amministrativo che aveva portato al parere favorevole per «silenzio assenso»;


nonostante tale provvedimento, non risulta esservi stato un blocco anche solo temporaneo circa il funzionamento dell'antenna di telefonia mobile;    il 28 ottobre 2015 è stato presentato un ricorso al TAR Lazio da parte dei Comitato No Antenne contro Telecom, Wind, Vodafone, Comune Roma, Arpa Lazio, Regione Lazio, Condominio via Andrea Doria 16/c prot. 13454/2015;    in data 17 dicembre 2015 con ordinanza TAR Lazio 05785/2015 – i giudici sospendono il funzionamento dell'impianto e chiedono al comune di Roma di predisporre tutta la documentazione necessaria entro 30 giorni –:    se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza, anche per il tramite del commissario straordinario, intenda adottare per evitare definitivamente l'installazione dei suddetti impianti, a salvaguardia della salute dei cittadini ed in particolare degli alunni degli istituti scolastici di cui in premessa. (5-07416) Atto Camera Interrogazione a risposta in commissione 5-07409 presentato da RICCIATTI Lara testo di Martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 550   RICCIATTI, SANNICANDRO, MELILLA, PIRAS, QUARANTA,DURANTI, FRATOIANNI, KRONBICHLER, NICCHI, COSTANTINOe PANNARALE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:    il decreto del Presidente della Repubblica n. 314 del 2006, all'articolo 12, commi 3 e 4, disciplina l'utilizzo di alloggi collettivi di servizio per il personale dell'amministrazione penitenziaria, prevedendo a carico del personale stesso il pagamento di una quota «forfetaria giornaliera» quale «corrispettivo per l'utilizzo dei servizi collegati al normale uso dell'alloggio»;    l'accordo nazionale quadro d'amministrazione per il Corpo di polizia penitenziaria del 2004, stipulato ai sensi dell'articolo 3, comma 7, del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, e dell'articolo 24 del decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 2002, n. 164, prevede all'articolo 15 che «Il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria comandato in servizio di missione, nel momento in cui giunge negli istituti di destinazione o in quelli di transito, ha diritto ad una decorosa sistemazione alloggiativa presso la caserma agenti o altre strutture dell'Amministrazione»;    il segretario generale nazionale del Cosp (Coordinamento sindacale


penitenziario) Domenico Mastrulli ha sollevato la questione della inadeguatezza di alcuni edifici adibiti ad uso caserma in alcuni istituti penitenziari della regione Marche (Ascoli Piceno, Pesaro, Ancona Montacuto) a causa della loro fatiscenza (anconatoday.it, 15 gennaio 2016);    secondo il segretario del Cosp la situazione sarebbe preoccupante non solo perché gli agenti sono costretti a pagare per alloggi non adeguati agli standard previsti, ma anche perché diversi di loro avrebbero rinunciato all'alloggio personale, con l'effetto di lasciare gli istituti sguarniti di personale durante fasce orarie «sensibili», come quelle notturne, quando pochi agenti sono chiamati a gestire centinaia di detenuti –:    se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti richiamati in premessa;    quali iniziative intenda assumere al fine di fornire al personale penitenziario strutture adeguate secondo glistandard abitativi previsti dagli accordi richiamati in premessa. (5-07409)

Atto Camera Ordine del Giorno 9/03495/005 presentato da NESCI Dalila testo di Martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 550   La Camera,    premesso che:     l'articolo 7, recante «Misure urgenti per il presidio del territorio in occasione del Giubileo», dispone in ordine all'operazione cosiddetta «strade sicure», prevedendone il prolungamento e al contempo recando la possibilità di nuove assunzioni fino a 1.500 unità;     anche la legge di stabilità interviene in tale ambito, provvedendo a dilatare ulteriormente l'impiego temporale dell'operazione, a tal fine provvedendo anche ad un incremento delle forze di polizia, impegna il Governo ad adottare le iniziative, anche legislative, in modo che sia rigorosamente rispettato il principio dello scorrimento delle graduatorie vigenti prima di procedere a nuove assunzioni per i comparti della Sicurezza e della difesa,


nonché per l'insieme delle forze militari utilizzate a presidio del territorio e degli obiettivi sensibili. 9/3495/5. Nesci. Atto Camera Ordine del Giorno 9/03495/019 presentato da FASSINA Stefano testo di Martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 550   La Camera,    premesso che:     l'articolo 6 del provvedimento al nostro esame istituisce un Fondo per la realizzazione degli interventi per il Giubileo straordinario della Misericordia (che, iniziato l'8 dicembre scorso, si concluderà il 20 novembre 2016), con priorità ai settori della mobilità, del decoro urbano e della riqualificazione delle periferie, e assegna alla Regione Lazio contributi da destinare al potenziamento del servizio ferroviario regionale e del sistema dei servizi sanitari nel periodo giubilare;     la dotazione complessiva del Fondo, che sarà ripartita annualmente con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, è pari a 159 milioni di euro: 94 milioni per il 2015 e 65 milioni per l'anno 2016. Viene altresì previsto che le risorse eventualmente non utilizzate nell'esercizio finanziario 2015 potranno essere utilizzate nell'esercizio successivo;     una delle criticità principali nei servizi di Roma Capitale, anche in previsione di un afflusso maggiore di pellegrini e di turisti in concomitanza con il Giubileo, è rappresentata dalle carenze del trasporto pubblico nella Capitale. Ad esso vanno dunque dedicate risorse adeguate per un suo miglioramento con l'acquisizione in particolare di nuovi mezzi di trasporto;     inoltre, l'articolo 7 del decreto-legge n. 185 del 2015 incrementa il Piano di impiego delle Forze Armate per il controllo del territorio in concorso con le Forze di Polizia di un ulteriore contingente massimo di 1.500 unità a partire dal 16 novembre 2015 fino al 30 giugno 2016, al fine di corrispondere alle esigenze di sicurezza connesse allo svolgimento del Giubileo della Misericordia e a seguito dei recenti episodi terroristici internazionali;     al fine di garantire la piena funzionalità dell'organizzazione amministrativa, anche con riguardo alla sicurezza e al presidio del territorio comunale in occasione del Giubileo della Misericordia, sarebbe opportuno che


fosse adeguatamente finanziato il fondo per la retribuzione accessoria del personale di Roma Capitale onde permettere il tranquillo svolgimento di questo evento stante lo stato di tensione determinatosi al riguardo negli ultimi mesi tra i dipendenti del Comune e l'amministrazione di Roma Capitale, impegna il Governo a valutare la possibilità di destinare con priorità le risorse del Fondo per il Giubileo straordinario della Misericordia al rafforzamento ed al miglioramento del trasporto pubblico locale di Roma Capitale. 9/3495/19. (Testo modificato nel corso della seduta, limitatamente alla parte ammissibile)  Fassina, Zaratti, Marcon, Melilla. Atto Camera Ordine del Giorno 9/03495/022 presentato da ZARATTI Filiberto testo di Martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 550   La Camera,    premesso che:     l'articolo 7 del provvedimento in esame incrementa il Piano di impiego delle Forze Armate per il controllo del territorio in concorso con le Forze di Polizia di un ulteriore contingente massimo di 1.500 unità a partire dal 16 novembre 2015 fino al 30 giugno 2016, al fine di corrispondere alle esigenze di sicurezza connesse allo svolgimento del Giubileo della Misericordia e a seguito dei recenti episodi terroristici internazionali;     le forze dell'ordine, in particolare nel corso del Giubileo (dall'8 dicembre scorso al 20 novembre 2016) devono concentrare il loro impegno nel garantire la sicurezza nei confronti della minaccia terroristica. I dati relativi agli sfratti forniti dall'Osservatorio sfratti presso il Ministero dell'interno dicono che a Roma ogni anno vengono emanate 8000 nuove sentenze di sfratto, mentre le richieste di esecuzione da parte di ufficiali giudiziari ai commissariati ammontano a 15.000, gli sfratti eseguiti ogni anno nella sola città di Roma sono circa 2700. Inoltre Io stesso Osservatorio sfratti registra che nella sola città di Roma ogni anno viene emessa una sentenza di sfratto ogni 240 famiglie residenti ma si tratta di un dato al lordo ad esempio delle famiglie proprietarie e di quelle in alloggi di edilizia residenziale pubblica. In


realtà le sentenze di sfratto emesse ogni anno sono una ogni 50/60 famiglie in locazione da privati ed è un dato molto preoccupante;     non è, inoltre, accettabile che mentre Roma e l'Italia si apprestano ad accogliere ed alloggiare milioni di pellegrini, contestualmente si proceda agli sfratti e agli sgomberi forzosi di famiglie in disagio abitativo senza alcuna previsione di passaggio da casa a casa, impegna il Governo a prendere le opportune iniziative al fine di ottemperare alle esigenze prioritarie di sicurezza connesse allo svolgimento del Giubileo straordinario della Misericordia, sospendendo la concessione della forza pubblica per l'esecuzione di sfratti, ad eccezione di quelli per necessità, nella città di Roma e nei comuni confinanti. 9/3495/22. Zaratti, Fassina, Pellegrino. Atto Camera Ordine del Giorno 9/03495/045 presentato da ARTINI Massimo testo di Martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 550   La Camera,    premesso che:     il provvedimento in esame prevede all'articolo 7, commi 1-4, misure per rinforzare il concorso già fornito dalle Forze armate alle Forze di polizia per il presidio del territorio nazionale;     in particolare l'articolo 7, comma 4-bis, contiene disposizioni finalizzate ad assicurare la sostanziale equi ordinazione delle Forze armate e delle Forze di polizia;     l'articolo 8, comma 1, lettera a), n. 1, della legge 7 agosto 2015, n.  124, nel disporre il riordino delle funzioni di polizia, prevede modificazioni agli ordinamenti del relativo personale conseguenti al nuovo assetto funzionale e organizzativo e in particolare la revisione della disciplina in materia di reclutamento, stato giuridico e progressione in carriera, nonché l'eventuale unificazione, soppressione ovvero istituzione di ruoli, gradi e qualifiche, «assicurando il mantenimento della sostanziale equi ordinazione del personale delle Forze di polizia e dei connessi trattamenti economici»;


il richiamato principio di equi ordinazione – sancito dagli articoli 2 e 3 della legge 6 marzo 1992, n. 216, a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 277 del 1991 – è riferito all'intero comparto sicurezza e difesa, e cioè non solo alle Forze di polizia ma anche alle Forze armate, ai fini della disciplina dei compiti e dei trattamenti economici di entrambe le componenti;     dopo l'approvazione della legge n. 124 del 2015, è stato presentato alla Camera e accolto dal Governo l'ordine del giorno 9/3098-A/46, che impegna il Governo stesso «ad assicurare in via normativa il pieno rispetto della sostanziale equi ordinazione tra gradi, qualifiche, funzioni e trattamenti economici delle Forze armate e delle Forze di polizia, di cui alla legge n.  216 del 1992, individuando a tal fine con ogni consentita urgenza, in armonia con i richiamati principi, i relativi contesti legislativi di riferimento»; nella stessa occasione, sulla medesima questione, è stato altresì presentato e accolto l'ordine del giorno 9/3098-A/63, che a sua volta impegna il Governo «ad intraprendere le opportune iniziative volte a disciplinare unitariamente le varie componenti del comparto sicurezza e difesa, procedendo al riordino e al rispetto delle carriere e delle aspettative sia delle Forze di polizia che delle Forze armate colpite dal blocco degli stipendi e delle risorse, confermando la specificità del settore che va concepito nella sua unitarietà»;     richiamata la relazione approvata dalla Commissione al termine dell'esame, in sede consultiva, per le parti di competenza, del disegno di legge di stabilità per il 2016, nella quale si rappresenta l'esigenza di assicurare il mantenimento dell'equi ordinazione tra il personale delle Forze armate e delle Forze di polizia, dando seguito agli impegni parlamentari già deliberati, con la previsione di uno strumento normativo che consenta di modificare gli ordinamenti del personale dell'Esercito, della Marina militare e dell'Aeronautica militare secondo gli stessi principi già stabiliti per le Forze di polizia dalla legge n. 124 del 2015;     al fine di soddisfare le contingenti esigenze di cui al comma 3 e garantire un adeguato livello di presidio del territorio nazionale anche in considerazione delle minacce terroristiche si potrebbe procedere anche richiamando in servizio i carabinieri ausiliari in congedo, previo riaddestramento, anche allo scopo di consentire la riapertura di alcune stazioni dei carabinieri sotto utilizzate per mancanza di personale, impegna il Governo a prevedere, anche in successivi provvedimenti normativi, l'utilizzo di ausiliari


in congedo al fine di rinforzare il concorso già fornito dalle Forze armate alle Forze di polizia per il presidio del territorio nazionale. 9/3495/45. Artini, Baldassarre, Bechis, Matarrelli, Segoni, Turco, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Pastorino. Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01935 presentato da SCOTTO Arturo testo di Martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 550   SCOTTO, FERRARA, FRANCO BORDO, FASSINA, AIRAUDO, FAVA, PLACIDO, GREGORI, RICCIATTI, D'ATTORRE, MARCON, CARLO GALLI, DURANTI, PIRAS, FOLINO, FRATOIANNI, MELILLA, QUARANTA, ZACCAGNINI, COSTANTINO, DANIELE FARINA, GIANCARLO GIORDANO, KRONBICHLER, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, SANNICANDRO e ZARATTI. — Al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:    sul sito del Ministero dell'interno è stato pubblicato un link ove si legge che nel corso di una giornata di studio organizzata presso la sede romana del Cnr, che ha visto la partecipazione della Polizia di Stato, sono stati affrontati i temi del controllo delle reti di comunicazione a fini della sicurezza senza violare la privacy, la natura libera del web, il legame fra antispionaggio industriale e strategie antiterrorismo e, infine l'impatto su cloud e big data. La cybersecurity, infatti, sta assumendo sempre maggiore rilievo e anche dagli interventi degli esperti che hanno preso parte alla giornata sarebbe emersa l'importanza di rafforzare il rapporto tra l'industria, le istituzioni ed il mondo della ricerca;    per Cristiano Radaelli – presidente dell'associazione confindustriale del settore ict ed elettronica di consumo – le informazioni, assieme al capitale umano, sono il patrimonio principale di imprese ed organizzazioni. Per questo la loro gestione e la loro sicurezza rappresentano una priorità che, nell'era dell’internet of everything, si traduce nell'esigenza di valorizzare sempre più figure professionali come data scientist, chief technology officer, sviluppatori mobili, big data architect. A livello europeo, le professioni ict sono date in crescita del 27 per cento. Il mercato della sicurezza informatica, in particolare, è fiorente ed è destinato a crescere da 75 miliardi di dollari di


valore generato nel 2015 a 170 nel 2020. Più di 209.000 posti di lavoro nel campo della sicurezza informatica negli Stati Uniti sono attualmente vacanti e si prevede che la domanda mondiale sarà di 6 milioni entro il 2019, con un deficit previsto di 1,5 milioni. Per questo, l'emergere dirompente del tema della cybersecurity rende ancora più evidente questo scenario;    il capo della Polizia di Stato, Alessandro Pansa, intervenuto all'evento, ha evidenziato come la complessità della tematica della cybersecurity impone oggi un inevitabile sforzo sinergico per soddisfare la quotidiana esigenza di sicurezza informatica. Per questo motivo la Polizia di Stato ha avviato una serie di collaborazioni per creare una rete di partnership, mettendo a disposizione la propria competenza esclusiva del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (C.n.a.i.p.c.), quale organo di eccellenza per la fornitura dei servizi di sicurezza per le infrastrutture critiche;    in questi ultimi giorni è poi apparsa sulla stampa nazionale la notizia dell'intenzione da parte del Governo di affidare di fatto ad aziende private settori delicatissimi per la sicurezza del Paese, come quello della lotta contro gli hacker e il phishing, avviando un preoccupante processo di privatizzazione degli apparati di sicurezza, che culminerebbe addirittura con l'istituzione di una vera e propria agenzia per la sicurezza informatica creata ad hoc, con a capo uno degli esponenti di spicco del panorama imprenditoriale italiano, amico del Presidente del Consiglio dei ministri e finanziatore del Partito democratico, Marco Carrai;    Marco Carrai è anche fondatore della Cys4, un'azienda che si occupa proprio di sicurezza informatica e, in particolare, come riportato nello statuto della stessa azienda, di «prestazione in Italia e all'estero di servizi di progettazione, assistenza, consulenza, nonché della vendita di prodotti inerenti agli ambiti della sicurezza fisica e della sicurezza logistica», oltre alla «consulenza di information technology». Questa circostanza, a parere degli interroganti, farebbe emergere un chiaro conflitto di interessi tra la figura di Carrai imprenditore nel mondo della sicurezza cibernetica e quella di responsabile della sicurezza informatica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;    infine, non si comprende se il futuro ruolo di responsabile della cybersicurezza sia un incarico tecnico o politico, se la nuova struttura sarà incardinata all'interno del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, se sarà alle dipendenze del Sottosegretario con delega alla sicurezza nazionale o se dipenderà direttamente dal Presidente del Consiglio dei ministri. Non è chiaro se sarà una struttura autonoma che dovrà coordinare e controllare il


lavoro delle pubbliche amministrazioni e quello dei gestori delle reti telematiche e se vi è il rischio che tale struttura si sovrapponga o raddoppi le competenze dei servizi di sicurezza;    quanto precede appare di eccezionale gravità se si considera che tutte le attività connesse ai sistemi di informazione per la sicurezza sono sottoposte da sempre a una serie di verifiche da parte di organismi di controllo di natura pubblica per garantire che tutto avvenga nel rispetto della Costituzione e delle leggi, nell'esclusivo interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni –:    se corrisponda al vero quanto descritto in premessa e quali elementi di chiarificazione intenda fornire al Parlamento, per quanto di competenza, in merito al possibile affidamento dei sistemi informativi di sicurezza in capo ad aziende private e la nomina di Marco Carrai a capo di un'agenzia per la cybersecurity, nonostante i profili di palese conflitti di interesse che potrebbero caratterizzare nel caso l'esercizio di tale attività. (3-01935)

Atto Camera Ordine del Giorno 9/03495/005 presentato da NESCI Dalila testo di Martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 550   La Camera,    premesso che:     l'articolo 7, recante «Misure urgenti per il presidio del territorio in occasione del Giubileo», dispone in ordine all'operazione cosiddetta «strade sicure», prevedendone il prolungamento e al contempo recando la possibilità di nuove assunzioni fino a 1.500 unità;     anche la legge di stabilità interviene in tale ambito, provvedendo a dilatare ulteriormente l'impiego temporale dell'operazione, a tal fine provvedendo anche ad un incremento delle forze di polizia, impegna il Governo ad adottare le iniziative, anche legislative, in modo che sia rigorosamente rispettato il principio dello scorrimento delle graduatorie vigenti prima di


procedere a nuove assunzioni per i comparti della Sicurezza e della difesa, nonché per l'insieme delle forze militari utilizzate a presidio del territorio e degli obiettivi sensibili. 9/3495/5. Nesci. Atto Camera Ordine del Giorno 9/03495/019 presentato da FASSINA Stefano testo di Martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 550   La Camera,    premesso che:     l'articolo 6 del provvedimento al nostro esame istituisce un Fondo per la realizzazione degli interventi per il Giubileo straordinario della Misericordia (che, iniziato l'8 dicembre scorso, si concluderà il 20 novembre 2016), con priorità ai settori della mobilità, del decoro urbano e della riqualificazione delle periferie, e assegna alla Regione Lazio contributi da destinare al potenziamento del servizio ferroviario regionale e del sistema dei servizi sanitari nel periodo giubilare;     la dotazione complessiva del Fondo, che sarà ripartita annualmente con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, è pari a 159 milioni di euro: 94 milioni per il 2015 e 65 milioni per l'anno 2016. Viene altresì previsto che le risorse eventualmente non utilizzate nell'esercizio finanziario 2015 potranno essere utilizzate nell'esercizio successivo;     una delle criticità principali nei servizi di Roma Capitale, anche in previsione di un afflusso maggiore di pellegrini e di turisti in concomitanza con il Giubileo, è rappresentata dalle carenze del trasporto pubblico nella Capitale. Ad esso vanno dunque dedicate risorse adeguate per un suo miglioramento con l'acquisizione in particolare di nuovi mezzi di trasporto;     inoltre, l'articolo 7 del decreto-legge n. 185 del 2015 incrementa il Piano di impiego delle Forze Armate per il controllo del territorio in concorso con le Forze di Polizia di un ulteriore contingente massimo di 1.500 unità a partire dal 16 novembre 2015 fino al 30 giugno 2016, al fine di corrispondere alle esigenze di sicurezza connesse allo svolgimento del Giubileo della Misericordia e a seguito dei recenti episodi terroristici internazionali;     al fine di garantire la piena funzionalità dell'organizzazione


amministrativa, anche con riguardo alla sicurezza e al presidio del territorio comunale in occasione del Giubileo della Misericordia, sarebbe opportuno che fosse adeguatamente finanziato il fondo per la retribuzione accessoria del personale di Roma Capitale onde permettere il tranquillo svolgimento di questo evento stante lo stato di tensione determinatosi al riguardo negli ultimi mesi tra i dipendenti del Comune e l'amministrazione di Roma Capitale, impegna il Governo a valutare la possibilità di destinare con priorità le risorse del Fondo per il Giubileo straordinario della Misericordia al rafforzamento ed al miglioramento del trasporto pubblico locale di Roma Capitale. 9/3495/19. (Testo modificato nel corso della seduta, limitatamente alla parte ammissibile)  Fassina, Zaratti, Marcon, Melilla.

Atto Camera Ordine del Giorno 9/03495/022 presentato da ZARATTI Filiberto testo di Martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 550   La Camera,    premesso che:     l'articolo 7 del provvedimento in esame incrementa il Piano di impiego delle Forze Armate per il controllo del territorio in concorso con le Forze di Polizia di un ulteriore contingente massimo di 1.500 unità a partire dal 16 novembre 2015 fino al 30 giugno 2016, al fine di corrispondere alle esigenze di sicurezza connesse allo svolgimento del Giubileo della Misericordia e a seguito dei recenti episodi terroristici internazionali;     le forze dell'ordine, in particolare nel corso del Giubileo (dall'8 dicembre scorso al 20 novembre 2016) devono concentrare il loro impegno nel garantire la sicurezza nei confronti della minaccia terroristica. I dati relativi agli sfratti forniti dall'Osservatorio sfratti presso il Ministero dell'interno dicono che a Roma ogni anno vengono emanate 8000 nuove sentenze di sfratto, mentre le richieste di esecuzione da parte di ufficiali giudiziari ai commissariati ammontano a 15.000, gli sfratti eseguiti ogni anno nella sola


città di Roma sono circa 2700. Inoltre Io stesso Osservatorio sfratti registra che nella sola città di Roma ogni anno viene emessa una sentenza di sfratto ogni 240 famiglie residenti ma si tratta di un dato al lordo ad esempio delle famiglie proprietarie e di quelle in alloggi di edilizia residenziale pubblica. In realtà le sentenze di sfratto emesse ogni anno sono una ogni 50/60 famiglie in locazione da privati ed è un dato molto preoccupante;     non è, inoltre, accettabile che mentre Roma e l'Italia si apprestano ad accogliere ed alloggiare milioni di pellegrini, contestualmente si proceda agli sfratti e agli sgomberi forzosi di famiglie in disagio abitativo senza alcuna previsione di passaggio da casa a casa, impegna il Governo a prendere le opportune iniziative al fine di ottemperare alle esigenze prioritarie di sicurezza connesse allo svolgimento del Giubileo straordinario della Misericordia, sospendendo la concessione della forza pubblica per l'esecuzione di sfratti, ad eccezione di quelli per necessità, nella città di Roma e nei comuni confinanti. 9/3495/22. Zaratti, Fassina, Pellegrino. Atto Camera Ordine del Giorno 9/03495/045 presentato da ARTINI Massimo testo di Martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 550   La Camera,    premesso che:     il provvedimento in esame prevede all'articolo 7, commi 1-4, misure per rinforzare il concorso già fornito dalle Forze armate alle Forze di polizia per il presidio del territorio nazionale;     in particolare l'articolo 7, comma 4-bis, contiene disposizioni finalizzate ad assicurare la sostanziale equi ordinazione delle Forze armate e delle Forze di polizia;     l'articolo 8, comma 1, lettera a), n. 1, della legge 7 agosto 2015, n.  124, nel disporre il riordino delle funzioni di polizia, prevede modificazioni agli ordinamenti del relativo personale conseguenti al nuovo assetto funzionale e


organizzativo e in particolare la revisione della disciplina in materia di reclutamento, stato giuridico e progressione in carriera, nonché l'eventuale unificazione, soppressione ovvero istituzione di ruoli, gradi e qualifiche, «assicurando il mantenimento della sostanziale equi ordinazione del personale delle Forze di polizia e dei connessi trattamenti economici»;     il richiamato principio di equi ordinazione – sancito dagli articoli 2 e 3 della legge 6 marzo 1992, n. 216, a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 277 del 1991 – è riferito all'intero comparto sicurezza e difesa, e cioè non solo alle Forze di polizia ma anche alle Forze armate, ai fini della disciplina dei compiti e dei trattamenti economici di entrambe le componenti;     dopo l'approvazione della legge n. 124 del 2015, è stato presentato alla Camera e accolto dal Governo l'ordine del giorno 9/3098-A/46, che impegna il Governo stesso «ad assicurare in via normativa il pieno rispetto della sostanziale equi ordinazione tra gradi, qualifiche, funzioni e trattamenti economici delle Forze armate e delle Forze di polizia, di cui alla legge n.  216 del 1992, individuando a tal fine con ogni consentita urgenza, in armonia con i richiamati principi, i relativi contesti legislativi di riferimento»; nella stessa occasione, sulla medesima questione, è stato altresì presentato e accolto l'ordine del giorno 9/3098-A/63, che a sua volta impegna il Governo «ad intraprendere le opportune iniziative volte a disciplinare unitariamente le varie componenti del comparto sicurezza e difesa, procedendo al riordino e al rispetto delle carriere e delle aspettative sia delle Forze di polizia che delle Forze armate colpite dal blocco degli stipendi e delle risorse, confermando la specificità del settore che va concepito nella sua unitarietà»;     richiamata la relazione approvata dalla Commissione al termine dell'esame, in sede consultiva, per le parti di competenza, del disegno di legge di stabilità per il 2016, nella quale si rappresenta l'esigenza di assicurare il mantenimento dell'equi ordinazione tra il personale delle Forze armate e delle Forze di polizia, dando seguito agli impegni parlamentari già deliberati, con la previsione di uno strumento normativo che consenta di modificare gli ordinamenti del personale dell'Esercito, della Marina militare e dell'Aeronautica militare secondo gli stessi principi già stabiliti per le Forze di polizia dalla legge n. 124 del 2015;     al fine di soddisfare le contingenti esigenze di cui al comma 3 e garantire un adeguato livello di presidio del territorio nazionale anche in considerazione delle minacce terroristiche si potrebbe procedere anche richiamando in servizio i carabinieri ausiliari in congedo, previo riaddestramento, anche allo scopo di consentire la riapertura di alcune stazioni


dei carabinieri sotto utilizzate per mancanza di personale, impegna il Governo a prevedere, anche in successivi provvedimenti normativi, l'utilizzo di ausiliari in congedo al fine di rinforzare il concorso già fornito dalle Forze armate alle Forze di polizia per il presidio del territorio nazionale. 9/3495/45. Artini, Baldassarre, Bechis, Matarrelli, Segoni, Turco, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Pastorino. Atto Senato Interrogazione a risposta scritta 4-05094 presentata da NUNZIA CATALFO martedì 19 gennaio 2016, seduta n.562 CATALFO, BLUNDO, BERTOROTTA, PAGLINI, PUGLIA - Ai Ministri dell'interno e del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti: come emerge da "siracusanews", pubblicato il 14 gennaio 2016, la Meter, onlus impiegata contro la pedofilia e pedopornografia, ha denunciato alla Polizia postale italiana 40 video che riportano decine di bambine, di età compresa tra i 5 e i 12 anni, legate e stuprate, dentro stanze di hotel nel siracusano, da soggetti adulti che riprendono con telecamere le scene; sono già 130 le denunce nei primi 14 giorni del 2016, con centinaia di riferimenti e migliaia di foto e video dove sono immortalati i soprusi e le violenze che ricevono le vittime. I video e le foto venivano inviate ad un server, locato in Nuova Zelanda, per essere trasmessi nei canali web di tutto il mondo; l'archivio pedo-pornografico contiene più di 6.000 file tra video e foto, con 1.430 bambini e neonati coinvolti in torture sessuali; considerato che: la legge 6 febbraio 2006, n. 38, recante "Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a


mezzo Internet", istituisce il reato di pedopornografia. In particolare all'art. 4 dispone: «Dopo l'articolo 600-quater del codice penale, come sostituito dall'articolo 3 della presente legge, è inserito il seguente: "Art. 600-quater.1. (Pornografia virtuale). Le disposizioni di cui agli articoli 600-ter e 600-quater si applicano anche quando il materiale pornografico rappresenta immagini virtuali realizzate utilizzando immagini di minori degli anni diciotto o parti di esse"»; la legge prevede l'istituzione del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete internet, costituito presso l'organo del Ministero dell'interno per la sicurezza e la regolarità dei servizi di telecomunicazione, ovvero la Polizia postale; la stessa legge definisce le modalità di filtraggio che i fornitori di connettività devono utilizzare per inibire l'accesso ai siti segnalati dal Centro, prevedendo un'inibizione a livello DNS (domain name system, sistema dei nomi di dominio) ed un'altra addirittura a livello di IP (internet protocol, protocollo di rete), inibizione che deve avvenire entro 6 ore dalla segnalazione; considerato inoltre che la legislazione corrente è, a parere degli interroganti, inefficace, visto che con un semplice proxy server si aggira l'indirizzo IP interponendosi tra un cliente ed un server, inoltrando le richieste e le risposte dall'uno all'altro così mascherando l'indirizzo IP sorgente, si chiedere di sapere: se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti; quali iniziative, nei limiti delle proprie attribuzioni, intendano assumere, al fine di fare luce sulla vicenda; quali misure di competenza intendano adottare al fine di promuovere una maggiore attività di controllo e verifica sul territorio sia nazionale che internazionale; se non ritengano necessario adottare tutte le opportune iniziative per definire con urgenza un accordo tra gli Stati che permetta di combattere in modo efficiente e rapido la pedopornografia e la sua diffusione attraverso internet prevedendo, in particolare, l'obbligo per gli Stati firmatari di cancellare


contenuti pedopornografici da supporti dati, ovvero server, e di impedirne la diffusione. (4-05094) Atto Senato Interrogazione a risposta scritta 4-05107 presentata da ANTONIO DE POLI mercoledì 20 gennaio 2016, seduta n.563 DE POLI - Al Ministro dell'interno - Premesso che: con l'articolo 14, comma 1, del decreto legislativo n. 334 del 2000 è stato istituito il ruolo direttivo speciale della polizia di Stato: "1. Nell'ambito dell'Amministrazione della pubblica sicurezza, tra i ruoli del personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia previsti dall'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 335 e successive modifiche ed integrazioni, è istituito il ruolo direttivo speciale, articolato nelle seguenti qualifiche: vice commissario del ruolo direttivo speciale, limitatamente alla frequenza del corso di formazione; commissario del ruolo direttivo speciale; commissario capo del ruolo direttivo speciale; vice questore aggiunto del ruolo direttivo speciale"; il nuovo ruolo direttivo avrebbe dovuto essere costituito con 5 concorsi annuali, a partire dal 2001 e fino al 2005, per un totale di 1.300 posti riservati agli ispettori della Polizia di Stato, con anzianità di servizio, secondo le previsioni di cui agli articoli 24 e 25 del medesimo decreto legislativo; in seguito, nella legge del 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria per il 2006) l'articolo 1, comma 261, ha stabilito che «fino a quando non saranno approvate le norme per il riordinamento dei ruoli del personale delle forze di Polizia ad ordinamento civile e degli ufficiali di grado corrispondente delle forze di Polizia ad ordinamento militare e delle Forze armate, è sospesa l'applicazione dell'articolo 24 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, e successive modificazioni»; in questo modo si stabilisce che, in via transitoria, fino a quando non saranno approvate le norme per il riordinamento dei ruoli del personale delle forze di


Polizia ad ordinamento civile e degli ufficiali di grado corrispondente delle forze di Polizia ad ordinamento militare e delle Forze armate, è sospesa l'applicazione l'articolo 14, comma 1, del decreto legislativo n. 334 del 2000 in materia di prima applicazione del ruolo direttivo speciale della Polizia di Stato; la normativa in questione ha altresì previsto, sempre in via transitoria, la possibilità di soddisfare le esigenze di carattere funzionale dell'amministrazione, mediante l'affidamento agli ispettori superiori, sostituti ufficiali di pubblica sicurezza, sostituti commissari, delle funzioni di vice dirigente di uffici o unità organiche in cui, oltre al funzionario preposto, non vi siano altri funzionari del ruolo dei commissari o del ruolo direttivo speciale; le suddette disposizioni di legge non sono state realizzate, poiché il Ministero dell'interno non ha mai bandito alcun concorso per la copertura della prevista dotazione organica del ruolo direttivo speciale, come viceversa è accaduto per le altre forze di Polizia ad ordinamento militare, quali Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia penitenziaria, recando così serio nocumento economico e di carriera agli appartenenti alla Polizia di Stato, con la grave conseguenza che, in molti uffici o unità organiche, gli appartenenti al ruolo degli ispettori sono costretti a svolgere, non soltanto le funzioni proprie del ruolo direttivo, ma, nei casi di assenza o impedimento del titolare dell'ufficio, anche quelle di vicedirigente o addirittura di dirigente; e ciò senza che tale ufficio sia stato previamente individuato con decreto del capo della Polizia; di recente, su questa grave anomalia, si è pronunciato anche il Consiglio di Stato che, con sentenza n. 5251/2015, ha osservato che, nella fattispecie, "non si ravvisa l'obbligo dell'Amministrazione, nella specie il Ministero dell'interno, di provvedere nei confronti del privato in quanto nel caso in esame l'amministrazione anzidetta se pure vincolata nell'"an" ad assumere l'invocato provvedimento non lo è nel 'quando'; di conseguenza, essendo la materia riservata al potere discrezionale dell'Amministrazione, nessun vincolo almeno nel 'quando', sussisterebbe in capo al Ministero dell'interno di emissione dell'invocato provvedimento», tuttavia ha di seguito precisato che, "logicamente, ciò non vuol dire che l'Amministrazione dell'Interno possa "sine die" rimanere inerte ed esimersi dal disciplinare gli adempimenti stabiliti dalla legge", si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno esaminare la delicata questione nelle opportune sedi legislative, affinché sia sanato tale


vulnus all'interno di un apparato dello Stato, che sempre e comunque, ma soprattutto in tempi travagliati come quelli odierni, ricopre un ruolo fondamentale per la democrazia. (4-05107) Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-11697 presentato da TOFALO Angelo testo di Lunedì 18 gennaio 2016, seduta n. 549   TOFALO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:    in data 1o febbraio 2012 con apposito decreto del Capo della polizia era indetto concorso interno, per titoli ed esame scritto, a 136 posti per l'accesso al corso di formazione professionale per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo dei sovrintendenti della polizia di Stato e lo stesso veniva ampliato a 336 posti con apposito provvedimento del Capo della polizia – direttore generale della pubblica sicurezza; in conseguenza di ciò veniva variato l'articolo 2 del decreto modificando il piano di ripartizione provinciale da cui debbono scaturire le assegnazioni;    in data 11 dicembre 2013 veniva pubblicata la graduatoria, più volte modificata a seguito delle numerose domande di riesame per titoli presentante dai concorrenti;    il 23 dicembre 2013 con decreto del Capo della polizia è stato indetto un altro concorso «straordinario» per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente, per 7563 posti a concorso;    il 6 giugno 2014, con apposite informative, sono state trasmesse ai sindacati di polizia le tabelle contenenti le assegnazioni del 25o corso di formazione per vice sovraintendenti e gli avvicendamenti relativi al ruolo dei sovraintendenti aventi decorrenza 7 luglio 2014;    in data 15 ottobre 2015, a seguito della nota 333.D/9807.C.7.26 del 28 settembre 2015, le tabelle relative all'assegnazione dei vincitori del concorso a 7563 posti per vice sovrintendente, annualità 2004, avviati alla frequenza del 26o corso – annualità 2004;    in data 30 novembre 2015 con circolare 333.D/9807.C.7.26 del 30 novembre 2015 si è provveduto a comunicare ai nuovi vincitori ovvero coloro


che ricadono nell'annualità 2005 le sedi disponibili;    per la quasi totalità del primo ciclo, ovvero l'annualità 2004 – 26o corso vice sovrintendenti della polizia di Stato, presso le sedi di appartenenza (solo per coloro che provengono dalle sezioni di polizia giudiziaria e coloro che provengono dai reparti prevenzione crimine si deve notare non aver mantenuto il «privilegio» di essere assegnati allo stesso ufficio anche con la nuova qualifica per un totale di circa 380 vincitori di concorso;    alla data attuale non è stata resa disponibile alcuna velina dei movimenti per il personale del ruolo sovrintendenti che ha prodotto domanda di trasferimento per sedi diverse e coloro che hanno chiesto mobilità per la stessa sede ma ufficio diverso;    sembrerebbe che queste assegnazioni sia del 26o corso vice sovrintendenti annualità 2004, che dei futuri vice sovrintendenti annualità 2005, ledono il diritto di chi già nel ruolo attende da anni. Da un conteggio approssimativo i richiedenti la mobilità del predetto ruolo sono circa 1300/1400 unità, numero di gran lunga inferiore ai neo vice sovrintendenti del predetto «concorsone» 7563;    ancora a circa 100 unità dei sovrintendenti vengono pagate le spettanze relative alla legge 36 del 2001 (ex legge 100), in quanto dalla data del 6 giugno 2014 sono stati assegnati fuori dalle proprie province –:    quali siano i criteri oggettivi alla base delle posizioni assegnate del 25o corso, poi immediatamente rimpiazzate dagli avvicendamenti su domanda;    se tutte le procedure di assegnazione e di avvicendamento siano state effettuate nel pieno rispetto dei criteri vigenti;    quali siano stati i criteri adottati per la formazione della graduatoria del concorso interno, per titoli ed esame scritto, a 136 posti per l'accesso al corso di formazione professionale per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo dei sovrintendenti della polizia di Stato, indetto con decreto del Capo della polizia datato 1o febbraio 2012, successivamente elevati a 336 con decreto del Capo della polizia datato 18 giugno 2012;    per quante istanze di riesame titoli sia stata variata la graduatoria, per quante istanze non sia stata rettificata e quale sia il motivo del lungo lasso di tempo per l'esame dei titoli. (4-11697) Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-11731 presentato da MARCON Giulio


testo di Mercoledì 20 gennaio 2016, seduta n. 551   MARCON, MARAZZITI, FOSSATI, BASILIO, D'ATTORRE, PALAZZOTTO, PATRIARCA, KRONBICHLER, MATTIELLO, PANNARALE, BOSSA, DURANTI, NICCHI, DANIELE FARINA, SCOTTO, FRATOIANNI, FAVA, SANNICANDRO, COSTANTINO, QUARANTA, PIRAS e ZARATTI. – Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:    nonostante i numerosi impegni internazionali assunti, nel nostro Paese non è stato ancora introdotto il reato di tortura;    la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984, ratificata dall'Italia nel 1988, prevede infatti che ogni Stato si adoperi per perseguire penalmente quegli atti di tortura delineati all'articolo 1 della Convenzione stessa;    a tale grave ritardo (di 28 anni), va aggiunto che, nel tempo, la cronaca ha riportato – e purtroppo continua a riportare – numerosi e drammatici fatti riconducibili a maltrattamenti da parte di agenti delle forze di polizia ad ordinamento civile e militare nei confronti di persone soggette alla loro custodia e/o vigilanza –:    quali siano i dati aggiornati in possesso dei Ministri interrogati sui procedimenti disciplinari in corso, nonché sulle condanne disciplinari inflitte, per episodi di maltrattamenti commessi da appartenenti delle forze di polizia ad ordinamento civile e militare nei confronti di persone in loro custodia e/o vigilanza. (4-11731) Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-11734 presentato da CAPARINI Davide testo di Mercoledì 20 gennaio 2016, seduta n. 551   CAPARINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:    nelle more del riordino delle carriere nelle forze dell'ordine, alcune fasce del personale della polizia di Stato lamentano la sostanziale mancata applicazione delle parti dedicate al ruolo direttivo speciale della polizia di Stato di cui agli articoli 14-21 decreto legislativo 5 ottobre 2000, n.  334;


sarebbero conseguentemente bloccate da tempo le progressioni di carriera degli ispettori superiori-sostituti ufficiali di pubblica sicurezza e dei sostituti commissari e dei sostituti commissari verso il livello dirigenziale;    le progressioni delle carriere verso la dirigenza nell'Arma dei carabinieri, nel Corpo della guardia di finanza e nella polizia penitenziaria, di contro, non incontrerebbero invece più ostacoli;    il problema sarebbe risolvibile riconoscendo finalmente il ruolo direttivo speciale della polizia di Stato istituito dal decreto legislativo 334 del 2000 e permettendo al personale che da tempo è fermo ai livelli immediatamente inferiori di accedervi;    la situazione attuale genererebbe risentimenti e frustrazioni anche in ragione del fatto che nella polizia di Stato sono ancora presenti ufficiali che transitarono nel ruolo dei funzionari e dirigenti con il solo diploma di scuola superiore in seguito alla smilitarizzazione del Corpo delle guardie di pubblica sicurezza, attuata con la legge 1o aprile 1981, n.  121, e che ricoprono adesso le qualifiche di vice questore aggiunto, primo dirigente, dirigente superiore, dirigente generale e perfino prefetto –:    quali ostacoli impediscano di dare piena attuazione alle norme del decreto legislativo 334 del 2000 nell'ambito della polizia di Stato e se il Governo non ritenga opportuno finalmente intervenire per permettere l'accesso alla dirigenza al personale dei livelli immediatamente inferiori, che si trova bloccato nella progressione della carriera da numerosi anni. (4-11734) Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-11741 presentato da SORIAL Girgis Giorgio testo di Mercoledì 20 gennaio 2016, seduta n. 551   SORIAL. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:    il 17 gennaio 2016 una bambina di 12 anni si è gettata dalla finestra della sua abitazione a Pordenone lasciando due lettere, una di scuse per il suo gesto rivolta ai genitori e una di accuse indirizzata ai compagni di scuola che avrebbero provocato il suo gesto estremo e ai quali avrebbe infatti rivolto la frase emblematica «Adesso sarete contenti»;    la ragazzina è sopravvissuta all'impatto grazie alla tapparella aperta al


piano di sotto che fortunatamente ha attutito il colpo, ma ha riportato fratture varie e lesioni alla colonna vertebrale che, all'inizio, hanno fatto temere conseguenze gravissime, anche se in serata i medici hanno poi potuto sciogliere la prognosi e confermato che guarirà;    la gravissima decisione della ragazzina di tentare il suicidio non sarebbe frutto di un moto impulsivo, poiché, secondo la prima ricostruzione dei fatti, le due lettere sarebbero state scritte il 10 gennaio 2016, una settimana prima dell'evento, dopodiché la bambina sarebbe rimasta a casa per uno stato influenzale per tutta la settimana e avrebbe infine messo in atto il tragico gesto solo quando era ormai tempo del rientro a scuola, non sopportando di dover tornare in classe;    già durante le prime fasi dei soccorsi, la piccola ha denunciato il suo disagio per i difficili rapporti con amici e coetanei della scuola dicendo «a scuola me lo dicevano: perché non ti uccidi ? Ucciditi», raccontando di queste vessazioni tanto al personale del 118, quanto alla mamma e pure agli agenti della polizia;    gli agenti della polizia di Stato, insieme alla scientifica e alla polizia postale, stanno portando avanti le indagini sull'accaduto, anche attraverso l'analisi della messaggeria del telefono cellulare e del computer della ragazzina e alla sua attività nei social network;    la procura dei minori di Trieste sentirà con audizioni protette sia lei, sia i suoi compagni di scuola per capire cosa sia realmente accaduto in una scuola dove sembra che nessuno abbia colto nemmeno un minimo segnale di allarme;    secondo la dirigente della scuola media di Pordenone frequentata dalla ragazzina «Non c'era alcun segnale che lasciasse presagire quanto accaduto. Mai, né durante i consigli di classe, né in situazioni più informali era emerso disagio di alcun tipo, e men che meno episodi di presunto bullismo. I genitori di questa ragazzina e degli altri alunni non hanno mai accennato nulla a me o agli insegnanti. Insomma, un dramma che stava covando e di cui nessuno si era accorto ma non ci sono evidenze alla scuola che ci siano stati episodi particolari»;    gli studiosi del fenomeno definiscono come bullismo tutte quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito «bullo» (o da parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, che diventa la vittima;    caratteristiche tipiche del fenomeno, il cui nome deriva dalla parola inglese bullying, che significa «usare prepotenza, maltrattare, intimidire, intimorire», sono l'intenzionalità del comportamento aggressivo, che viene


messo in atto volontariamente e consapevolmente, la sistematicità del comportamento che si ripete quindi nel tempo e l'asimmetria di potere tra le parti coinvolte, dovuta alla forza fisica, all'età o alla numerosità quando le aggressioni sono di gruppo;    il bullismo non è dunque un singolo episodio di angheria tra studenti, ma il vero e proprio instaurarsi di una relazione decisamente asimmetrica nella forza e nella capacità di difesa, che, cronicizzandosi, crea dei ruoli definiti: la vittima e il persecutore;    l'ultimo rapporto dell'Istat evidenzia che il fenomeno del bullismo, che è un malessere sociale fortemente diffuso, è in costante e preoccupante crescita: in Italia, un ragazzo su tre subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica e il 33 per cento è una vittima ricorrente di abusi  –:    se i Ministri interrogati siano al corrente del grave fatto esposto in premessa, tanto più preoccupante vista la giovane età della ragazzina che ha compiuto un gesto così disperato e radicale;    se i Ministri interrogati non considerino necessario ed urgente assumere iniziative, per quanto di competenza per approfondire nei dettagli le dinamiche di quanto accaduto, anche nello spazio virtuale dei social network, e contribuire a chiarire, da un lato, per quale ragione nessuno, tra insegnanti, preside e genitori, abbia colto i segnali di questa tragedia in atto e, dall'altro, perché una ragazzina di 12 anni, disperata al punto di compiere un tale gesto, non abbia sentito di avere nessuna figura adulta di riferimento con la quale confidarsi e alla quale chiedere aiuto neppure nell'istituto scolastico che frequentava;     in che modo il Governo intenda attivarsi per arginare il fenomeno del bullismo, in decisa espansione e il danno sociale che ne deriva nel più breve tempo possibile;    se il Governo non intenda attuare azioni e campagne di prevenzione, con particolare attenzione allo sviluppo di sistemi di monitoraggio efficaci, in grado di cogliere i primi segnali dell'instaurarsi di queste relazioni persecutorie. (4-11741) Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-11741 presentato da SORIAL Girgis Giorgio testo di Mercoledì 20 gennaio 2016, seduta n. 551


SORIAL. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:    il 17 gennaio 2016 una bambina di 12 anni si è gettata dalla finestra della sua abitazione a Pordenone lasciando due lettere, una di scuse per il suo gesto rivolta ai genitori e una di accuse indirizzata ai compagni di scuola che avrebbero provocato il suo gesto estremo e ai quali avrebbe infatti rivolto la frase emblematica «Adesso sarete contenti»;    la ragazzina è sopravvissuta all'impatto grazie alla tapparella aperta al piano di sotto che fortunatamente ha attutito il colpo, ma ha riportato fratture varie e lesioni alla colonna vertebrale che, all'inizio, hanno fatto temere conseguenze gravissime, anche se in serata i medici hanno poi potuto sciogliere la prognosi e confermato che guarirà;    la gravissima decisione della ragazzina di tentare il suicidio non sarebbe frutto di un moto impulsivo, poiché, secondo la prima ricostruzione dei fatti, le due lettere sarebbero state scritte il 10 gennaio 2016, una settimana prima dell'evento, dopodiché la bambina sarebbe rimasta a casa per uno stato influenzale per tutta la settimana e avrebbe infine messo in atto il tragico gesto solo quando era ormai tempo del rientro a scuola, non sopportando di dover tornare in classe;    già durante le prime fasi dei soccorsi, la piccola ha denunciato il suo disagio per i difficili rapporti con amici e coetanei della scuola dicendo «a scuola me lo dicevano: perché non ti uccidi ? Ucciditi», raccontando di queste vessazioni tanto al personale del 118, quanto alla mamma e pure agli agenti della polizia;    gli agenti della polizia di Stato, insieme alla scientifica e alla polizia postale, stanno portando avanti le indagini sull'accaduto, anche attraverso l'analisi della messaggeria del telefono cellulare e del computer della ragazzina e alla sua attività nei social network;    la procura dei minori di Trieste sentirà con audizioni protette sia lei, sia i suoi compagni di scuola per capire cosa sia realmente accaduto in una scuola dove sembra che nessuno abbia colto nemmeno un minimo segnale di allarme;    secondo la dirigente della scuola media di Pordenone frequentata dalla ragazzina «Non c'era alcun segnale che lasciasse presagire quanto accaduto. Mai, né durante i consigli di classe, né in situazioni più informali era emerso disagio di alcun tipo, e men che meno episodi di presunto bullismo. I genitori di questa ragazzina e degli altri alunni non hanno mai accennato nulla a me o agli insegnanti. Insomma, un dramma che stava covando e di cui nessuno si era accorto ma non ci sono evidenze alla scuola che ci siano stati episodi


particolari»;    gli studiosi del fenomeno definiscono come bullismo tutte quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito «bullo» (o da parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, che diventa la vittima;    caratteristiche tipiche del fenomeno, il cui nome deriva dalla parola inglese bullying, che significa «usare prepotenza, maltrattare, intimidire, intimorire», sono l'intenzionalità del comportamento aggressivo, che viene messo in atto volontariamente e consapevolmente, la sistematicità del comportamento che si ripete quindi nel tempo e l'asimmetria di potere tra le parti coinvolte, dovuta alla forza fisica, all'età o alla numerosità quando le aggressioni sono di gruppo;    il bullismo non è dunque un singolo episodio di angheria tra studenti, ma il vero e proprio instaurarsi di una relazione decisamente asimmetrica nella forza e nella capacità di difesa, che, cronicizzandosi, crea dei ruoli definiti: la vittima e il persecutore;    l'ultimo rapporto dell'Istat evidenzia che il fenomeno del bullismo, che è un malessere sociale fortemente diffuso, è in costante e preoccupante crescita: in Italia, un ragazzo su tre subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica e il 33 per cento è una vittima ricorrente di abusi  –:    se i Ministri interrogati siano al corrente del grave fatto esposto in premessa, tanto più preoccupante vista la giovane età della ragazzina che ha compiuto un gesto così disperato e radicale;    se i Ministri interrogati non considerino necessario ed urgente assumere iniziative, per quanto di competenza per approfondire nei dettagli le dinamiche di quanto accaduto, anche nello spazio virtuale dei social network, e contribuire a chiarire, da un lato, per quale ragione nessuno, tra insegnanti, preside e genitori, abbia colto i segnali di questa tragedia in atto e, dall'altro, perché una ragazzina di 12 anni, disperata al punto di compiere un tale gesto, non abbia sentito di avere nessuna figura adulta di riferimento con la quale confidarsi e alla quale chiedere aiuto neppure nell'istituto scolastico che frequentava;     in che modo il Governo intenda attivarsi per arginare il fenomeno del bullismo, in decisa espansione e il danno sociale che ne deriva nel più breve tempo possibile;    se il Governo non intenda attuare azioni e campagne di prevenzione, con particolare attenzione allo sviluppo di sistemi di monitoraggio efficaci, in grado di cogliere i primi segnali dell'instaurarsi di queste relazioni


persecutorie. (4-11741) Atto Senato Interrogazione a risposta orale 3-02505 presentata da MAURIZIO GASPARRI mercoledì 20 gennaio 2016, seduta n.563 GASPARRI - Al Ministro dell'interno - Premesso che a quanto risulta all'interrogante: in data 22 novembre 2015, il signor Gianni Tonelli, in qualità di segretario generale del sindacato autonomo di Polizia (SAP), ha partecipato alla trasmissione televisiva "In Mezz'ora", in onda su Rai 3 e condotta da Lucia Annunziata, dove erano ospiti, anche, un Imam e il leader della Fiom (Federazione impiegati operai metallurgici), Maurizio Landini; Tonelli ha partecipato al programma indossando una maglietta, non autentica, della Polizia di Stato avente le seguenti caratteristiche: acquistata a libero mercato, dunque non dell'amministrazione di pubblica sicurezza; è una polo in puro cotone, diversamente da quella in uso alla Polizia di Stato che è di materiale sintetico; la cromia del colore della maglietta è diverso dalle polo in uso alla Polizia di Stato; gli alamari non sono quelli della Polizia perché, al posto del simbolo "R.I." (Repubblica italiana), sono presenti 2 bottoni azzurri con il logo del sindacato SAP; nella parte frontale della maglietta, sotto la scritta "Polizia", è bene in evidenza il logo del SAP; la scritta "Polizia" è di libero uso e non registrata nell'ambito della convenzione di Parigi e del relativo decreto legislativo n. 30 del 2005 (dove altresì sono registrati il logo della Polizia di Stato, i fregi e gli alamari ufficiali); nella parte posteriore della maglietta compare la scritta "I Love Polizia" che di fatto la rende polo ufficiale del SAP e non della Polizia di Stato; in data 7 gennaio 2016, a quanto risulta all'interrogante, la Questura di Bologna avrebbe notificato al segretario generale del SAP, Gianni Tonelli, una contestazione di addebiti, nella quale si leggerebbe testualmente: "nel corso della trasmissione televisiva "in mezz'ora" in onda su La 7 in data 22 novembre 2015 la S.V., libero dal servizio, ha indossato una polo facente parte del vestiario della Polizia di Stato, perfettamente riconoscibile dal pubblico


televisivo sia per l'evidente presenza degli alamari sul bavero dell'indumento, sia per la scritta 'Polizia' con l'unica variante dell'apposizione sul velcro, dove in genere si applica il grado, di una targhetta riportante la denominazione SAP"; la nota prosegue definendo quella del signor Tonelli quale "condotta non conforme al decoro delle funzioni degli appartenenti ai ruoli della pubblica sicurezza" ipotizza altresì che si sia contravvenuto alla norma "che vieta l'uso promiscuo di capi della divisa con altri non pertinenti alla stessa". Viene pertanto proposta l'applicazione di una sanzione pecuniaria; la proposta di sanzione disciplinare giunge direttamente dal Ministero dell'Interno, dal Dipartimento della pubblica sicurezza ed in particolare dal direttore centrale per le risorse umane, prefetto Massimo Maria Mazza. Il Questore di Bologna, pertanto, è stato 'caldamente' invitato a procedere, ma nei fatti non è a lui che occorre imputare l'azione disciplinare; in data 10 gennaio 2016, il signor Tonelli è nuovamente intervenuto alla trasmissione "In Mezz'ora", indossando la medesima maglietta, che la conduttrice Lucia Annunziata ha certificato essere quella utilizzata nella precedente puntata. Tale maglietta è stata inquadrata da tutte le telecamere dimostrando, di fatto, come fosse impossibile confonderla con una polo della Polizia di Stato, in uso al personale; considerato che a giudizio dell'interrogante: la richiesta di sanzione disciplinare si configura come un pretesto, un vero e proprio accanimento contro un sindacato di polizia, il SAP, che da tempo denuncia l'inefficienza del sistema della sicurezza, i rischi che corrono gli operatori, nonché i cittadini stessi; si vuol colpire uno degli scopi principali del sindacato di Polizia che, non avendo diritto di sciopero, ha nell'azione di denuncia il solo mezzo per la tutela dei diritti e degli interessi del personale, compresa la sicurezza sul posto di lavoro; l'obiettivo latente sarebbe quello di limitare le libertà sindacali delle donne e degli uomini in divisa, in un momento storico in cui la classe politica e il Governo si giocano una partita importantissima in chiave elettorale, proprio sul tema


sicurezza; il SAP è colpevole unicamente di denunciare la gravissima debilitazione dell'apparato della sicurezza, colpito dagli scellerati tagli della spending review, messa in atto dagli ultimi tre Governi, non eletti dal popolo; da notizie in possesso dell'interrogante, dopo aver accusato falsamente e sospeso ingiustamente un rappresentante sindacale SAP, per aver mostrato nella trasmissione televisiva "Ballarò" in onda su La7 materiale vetusto in uso alle pattuglie, fatto già denunciato con precedente atto di sindacato ispettivo 4-04996, al quale ancora non è stata data risposta, ora si tenterebbe di colpire il segretario generale del secondo sindacato della Polizia di Stato; a giudizio dell'interrogante, non è attraverso la repressione della verità e di chi se ne fa portatore che si possono amministrare gli interessi di una comunità. Le vicende esposte non giovano né alla Polizia né all'Italia intera, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della sanzione disciplinare irrogata nei confronti del segretario generale del SAP, Gianni Tonelli, e, in caso affermativo, per quali ragioni abbia avallato tale scelta; se non ritenga di sospendere il provvedimento disciplinare nei confronti del segretario generale, poiché il fatto commesso non costituisce, a parere dell'interrogante, né un illecito né un reato. (3-02505) Atto Senato Ordine del Giorno 0/2085/8/10 presentato da SILVANA ANDREINA COMAROLI martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 199 Il Senato, in sede di esame dell'AS 2085 recante "legge annuale per il mercato e la concorrenza", premesso che:


in conseguenza all'aumento della presenza di cittadini stranieri nel nostro Paese si registra un progressivo aumento di circolazione di veicoli con targa straniera sulle nostre strade, immatricolati sia in Paesi dell'Unione Europea che in paesi extra comunitari; in particolare, dai controlli effettuati dagli Organi di Polizia, un'altissima percentuale di veicoli è immatricolata in Romania, Bulgaria, Croazia, Francia, Germania e Olanda e spesso tali targhe sono legate a proprietari residenti in Italia che decidono di non ritargare il veicolo con targa italiana perché le tariffe assicurative estere sono più economiche; non esiste ad oggi una banca dati europea che consenta alle Forze dell'ordine impegnate nei controlli stradali di poter verificare la copertura assicurativa di questi veicoli circolanti nel nostro Paese. Può quindi accadere che, solo al verificarsi di un sinistro, si scopra che la vettura straniera è sprovvista di assicurazione; recentemente nel nostro Paese è possibile effettuare controlli sulle targhe attraverso un lettore laser che rileva la proprietà, la revisione e la copertura assicurativa delle vetture. Questo tipo di controllo, accedendo ad una banca dati nazionale, è in grado di fornire informazioni esclusivamente sulle vetture con targa italiana; sono escluse quindi da tale rilevazione tutte le vetture straniere circolanti stabilmente sul nostro territorio che sono state immatricolate e assicurate in un altro Paese membro per sostenere costi inferiori (anche prevedendo massimali per il risarcimento non adeguati) a scapito della tutela dei diritti delle vittime di incidente stradale; a livello europeo è stato riconosciuto come elemento fondamentale per la protezione delle vittime l'obbligo degli Stati membri di garantire la copertura assicurativa almeno per determinati importi minimi di copertura per i danni alle persone, che dovrebbe essere calcolato in modo tale da indennizzare totalmente ed equamente tutte le vittime che hanno riportato danni molto gravi; la direttiva 2005/14 ha fissato un importo minimo di copertura pari a 1.000.000 di euro per vittima o a 5.000.000 di euro per sinistro, indipendentemente dal numero delle vittime. Tale direttiva è stata recepita in


Italia con decreto legislativo 6 novembre 2007, n.198, ma solo in caso di sinistro con veicoli provenienti da Paesi che hanno recepito tale direttiva, viene garantito un equo indennizzo alle vittime; impegna il Governo: al fine di contrastare il fenomeno di frodi in campo assicurativo, a farsi promotore, nelle sedi competenti, della creazione di una banca dati europea che consenta alle Forze dell'ordine impegnate nei controlli stradali di poter verificare che la copertura assicurativa dei veicoli circolanti sul nostro territorio con targa straniera rispetti i parametri fissati dalla direttiva 2005/14 e, in caso contrario, di intervenire con le opportune sanzioni fino all'interdizione all'accesso sul suolo nazionale. (0/2085/8/10) COMAROLI, CONSIGLIO

Atto Camera Risoluzione in Assemblea 6-00196 presentato da MOLTENI Nicola testo di Mercoledì 20 gennaio 2016, seduta n. 551   La Camera,     udite le comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia e premesso che:     l'amministrazione della giustizia in Italia viene avvertita sempre di più dai cittadini come inadeguata e incapace di assicurare la tutela delle persone offese dei reati e la conseguente tutela dei diritti, nonché inidonea nel contribuire al progresso civile del Paese;     il numero dei processi pendenti sia nel settore civile che in quello penale, l'impossibilità che questi siano definiti in tempi ragionevoli, nonché l'adozione sistematica di provvedimenti cosiddetti «svuota carceri» o «indulti mascherati», tra cui, da ultimo, la legge 28 aprile 2014, n.  67 sulla depenalizzazione e la messa alla prova, determinano ormai una sfiducia


generalizzata dei cittadini nel sistema giustizia;     occorre, invece, affrontare con decisione il tema della giustizia e porre mano a riforme che costituiscano reale attuazione dei principi della ragionevole durata e del giusto processo;     il sistema giustizia ha, infatti, un notevole impatto sul tessuto economico e in particolare sulle imprese, come dimostra il rapporto « Doing

Business», stilato ogni anno dalla Banca Mondiale per individuare in quali Paesi sia più vantaggioso investire, che prende tra i diversi parametri (avvio di impresa, accesso al credito, sistema fiscale, eccetera) la durata media di un procedimento civile, ad esempio per il recupero di un credito, dato sicuramente importante per una azienda. Nel nostro Paese per ottenere un'azione esecutiva in caso di inadempimento contrattuale servono in media 1.210 giorni contro i 510 della media Ocse e si spende il 30 per cento del valore della causa (contro il 20 per cento degli altri paesi), è più facile ottenere giustizia in Sudan o Madagascar, insomma l'Italia risulta peggio del terzo mondo;     inoltre sempre secondo il rapporto Doing Business 2015 tra i 34 paesi Ocse, i più industrializzati, siamo sempre in fondo alla classifica; risultano più attraenti di noi anche paesi come la Lettonia, Romania e Montenegro, africani come il Rwanda;     sempre secondo il rapporto Doing Business, tale inefficienza comporta almeno la perdita dell'1 per cento di Pil all'anno, mentre, secondo uno studio della Confartigianato Lombardia, l'eccessiva durata dei processi costa alle imprese 2,3 miliardi di euro l'anno e oltre 450 milioni solo alla Lombardia;     in merito all'irragionevole durata dei processi, in un incontro svolto presso il Tribunale di Milano, sono emerse alcune cifre sulla durata media dei processi in Italia: un processo in Italia giunge a sentenza dopo 3 mila giorni. Una sentenza di primo grado giunge, secondo la media OCSE, dopo 296 giorni, mentre in Italia arriva dopo 586 giorni. Inoltre, di recente, con la legge di stabilità 2016, la richiesta dell'indennizzo non è più legata soltanto all'eccessiva durata del procedimento, e quindi ad un procedimento troppo lungo che ha pregiudicato i diritti delle parti, ma all'aver esperito, previa inammissibilità della domanda, i provvedimenti preventivi, così gravando


ulteriormente le parti di adempimenti infraprocessuali che limitano un diritto riconosciuto sia dalla Costituzione che dalle sentenze della Corte dei Diritti dell'Uomo (CEDU), e ciò, al sol fine, di ostacolare l'esercizio legittimo di un diritto;     l'inefficienza del nostro sistema giudiziario ha, dunque, anche gravissime ripercussioni di natura economica, soprattutto in un momento di grave crisi come quella che sta ora attraversando il nostro Paese secondo Cribis D&S, la società del gruppo bolognese Crif specializzata nella business Information; il 2014 si è chiuso con la cifra record di 15.605 fallimenti, dal 2009 a oggi invece si contano circa 82.500 mila imprese che hanno portato i libri in Tribunale;     i dati della nostra giustizia suonano talmente allarmanti all'estero, da determinare, nelle aziende straniere la decisione di non delocalizzare nel nostro Paese le proprie attività economiche;     un efficiente sistema giudiziario e la garanzia della legalità costituiscono questioni interconnesse e di grande rilevanza sociale, non più rinviabili e che vanno assicurate con interventi strutturali e non emergenziali come quelli adottati nell'ultimo periodo;     è necessario bloccare «ogni manovra» che consenta l'utilizzo degli istituti dell'amnistia e dell'indulto, nonché il ricorso a strumenti «spuri» che permettano nel concreto, una depenalizzazione di una «categoria» o «gruppi» di reato;     è pur vero, invece, che in tal senso già due provvedimenti, che di fatto costituiscono dei veri e propri indulti, ossia il decreto-legge cosiddetto, «Severino», convertito in legge n. 9 del 2012 e il decreto-legge cosiddetto «Cancellieri», convertito in legge n. 94 del 2013 sono stati approvati, nonché, da ultimo, la legge 28 aprile 2014, n. 67 in tema di depenalizzazione e di messa alla prova;     in tema di depenalizzazione, si ricorda che il Parlamento, ad eccezione della Lega Nord, con la legge 28 aprile 2014, n.  67, ha approvato l'abrogazione del reato di immigrazione clandestina trasformandolo in sanzione amministrativa. Sul punto infatti occorre fare chiarezza: nel testo originario dello schema di decreto legislativo comunicato alle Camere per il relativo


parere non vi era traccia della depenalizzazione di tale reato; è stata la Commissione Giustizia della Camera dei deputati, competente per materia ad esprimere il relativo parere, che invece ha posto come condizione l'introduzione, nel testo di legge, della depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina. A fronte di questo, tenuto conto delle polemiche emerse e della contrarietà dell'opinione pubblica alla soppressione del reato in parola, il Governo, ed una parte della magistratura, hanno cercato di far emergere delle discrasie proprie del reato in punto di applicazione sostanziale. Ma tali inconvenienti non sono corrispondenti alla realtà, come peraltro dichiarato da coloro che applicano il reato, ossia i magistrati onorari e nello specifico i giudici di pace. Quindi il Governo, modificando la propria opinione, ha ritenuto di non procedere alla depenalizzazione, non già per convinzione, bensì solo per opportunismo ! È di tutta evidenza che il reato di immigrazione clandestina ha un deterrente anche psicologico che attraverso la depenalizzazione verrebbe meno. Ma di più. Se fossero applicate le espulsioni che vengono decise, quali conversione della sanzione penale, i clandestini presenti sul territorio dello Stato sarebbero numericamente scarsi. Invece la politica di questo Governo è quella di chiudere i centri di identificazione ed espulsione (CIE), eliminando le risorse finanziarie necessarie, al fine di non consentire l'esecuzione delle espulsioni decise dalla magistratura. Inoltre, l'ulteriore danno causato dall'abrogazione del reato di immigrazione clandestina, sarà quello di convincere l'immigrato irregolare che vi è una generalizzata impunità e possibilità di legittimata occupazione del territorio da parte dei clandestini, non potendo escludere che alcuni di essi siano affiliati all'ISIS;     con la legge 28 aprile 2014, n. 67, il Governo ha approvato la depenalizzazione attraverso l'introduzione della non punibilità per particolare tenuità di ben 157 reati tra cui: furto, truffa, violazione di domicilio, minaccia, rissa, reati tributari, finanziari, corruzione, danneggiamenti, frodi, autoriciclaggio, omissione di soccorso, omicidio colposo;     questi provvedimenti, unitamente ai dati ufficiali sull'aumento dei reati predatori ed in particolare dei furti in appartamento, sono passati dal 2009 al 2014 da 149 mila a 255 mila, con un'impennata annua eccezionale più 13,9 per


cento, dimostrano che qualsiasi provvedimento sostanzialmente di clemenza non ha alcun effetto deflattivo sul sovraffollamento carcerario ma bensì un effettivo accrescitivo dei fenomeni criminosi, con aggravio dei costi a carico dei cittadini e del sistema giustizia, salvo quello di «svuotare» momentaneamente le carceri, ma per converso provocano la diminuzione della sicurezza dei cittadini ed ingenerano la convinzione comune dell'impunibilità

de facto di determinati reati. Al fine di reprimere efficacemente i reati predatori occorre procedere, con speditezza e in tempi brevi, all'adozione della proposta di legge, Atto Camera 3419, «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n.  354, concernenti i reati di furto in abitazione e furto con strappo» ovvero al corrispondente Atto Senato 2147 «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario al fine di contrastare i furti in abitazione»;     la riforma del processo penale e delle sanzioni penali in discussione, con il giusto aumento delle pene sui furti o meglio sui reati predatori, non consente di modificare l'opinione negativa sull'amministrazione della giustizia, poiché un aumento di pena che poi viene posto nel nulla da riti alternativi o messa alla prova, è solo un sistema per far credere qualcosa che non esiste e per radicare nel cittadino la convinzione che lo Stato non combatte alcun crimine salvo quello contro la persona offesa;     in questo quadro si muove la richiesta di non colpevolizzare sempre e comunque la persona offesa e quindi si chiede di procedere alla riforma della legittima difesa, adottando in tempi brevi come testo quello proposto alla Camera dei deputati, in discussione in Commissione Giustizia, Atto Camera 2892 «Modifica all'articolo 52 del codice penale, in materia di difesa legittima», ovvero il medesimo testo presentato al Senato della Repubblica Atto Senato 1784;     al fine di aumentare la sicurezza è indispensabile modificare l'attuale sistema introdotto da questo Governo, attraverso il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, convertito, con modificazioni, con la legge 11 agosto 2014, n.  117, che ha stabilito, tra le altre norme, che qualora il giudice (giudizio prognostico) procedente ritenga che la pena detentiva irrorata possa essere contenuta in un massimo di tre anni, non possono essere disposte le misure


della custodia cautelare o degli arresti domiciliari;     inoltre è necessario modificare la legge 16 aprile 2015, n.  47 approvata sempre da questo Governo, in materia di custodia cautelare in carcere, poiché la necessaria attualità del pericolo per disporre da parte del giudice la misura della custodia cautelare in carcere, prevista con la novella legislativa in parola, sta producendo distorsioni gravi, si pensi ad esempio al caso dei quattro cittadini marocchini residenti nel bolognese sospettati di fare proselitismo jihadista che non finirono in carcere e rimasero in libertà in base alla nuova legge citata sulla custodia cautelare;     è altresì fondamentale, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini, reintrodurre nel testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza (decreto del Presidente della Repubblica 309/1990) la possibilità, oggi negata stante le modifiche legislative introdotte di recente, di prevedere per lo spaccio lieve entità la possibilità della custodia cautelare preventiva in carcere;     è necessario, al fine di prevedere la certezza della pena, sopprimere nel codice di procedura penale la possibilità per gli imputati di reati di gravissimo allarme sociale (tra cui l'omicidio volontario aggravato, la strage, ecc.) di accedere al rito abbreviato che, come risaputo, consente un forte sgravio di pena, attraverso l'adozione, in tempi rapidi, della proposta di legge, approvata da un ramo del Parlamento, e pendente al Senato, atto Senato n.  2032 «Modifiche all'articolo 438 del codice di procedura penale, in materia di inapplicabilità e di svolgimento del giudizio abbreviato»;     considerato che circa un terzo dei detenuti in carcere oggi è in attesa di giudizio, una riforma della giustizia che assicuri un processo equo e celere avrebbe sicuramente un miglior effetto deflattivo sull'emergenza carceraria, nel rispetto del principio della certezza anche della pena e del processo;     occorre altresì predisporre un piano di riforme organiche e strutturali con provvedimenti in grado di garantire un più equilibrato rapporto fra i poteri dello Stato, uscendo da logiche emergenziali o d'occasione, che minano l'obbligatorietà dell'azione penale che risulta oggi di fatto non applicata, ed indi, disattesa;


dette riforme non devono peraltro procedere nel senso di determinare, nel processo penale, una diminuzione delle garanzie difensive dell'imputato, né dette garanzie, debbono essere abbandonate a causa della irragionevole durata del processo, posto che quest'ultima è essa stessa un diritto dell'imputato;     le riforme devono invero procedere nel senso di garantire un'effettiva parità tra accusa e difesa, contemplando un giudice che sia effettivamente terzo tra le due parti, una reale responsabilizzazione, anche disciplinare, dei magistrati inquirenti e giudicanti, una separazione delle carriere, una riforma profonda del Consiglio Superiore della Magistratura;     il recupero di efficienza del sistema giustizia passa necessariamente attraverso una valorizzazione della magistratura onoraria, tenuto conto dell'importante ruolo che oggi svolge nell'amministrare la giustizia, e attraverso una stabilizzazione delle professionalità;     i dati forniti con riguardo alle cause pendenti, circa 5 milioni e mezzo per il processo civile e 3 milioni per quello penale, rimangono allarmanti e non rassicura il lieve calo registrato per i processi penali, che invece attesta la sempre più sfiducia dei cittadini a rivolgersi all'autorità giudiziaria per la sostanziale impunità garantita ai colpevoli dei reati e la difficoltà ad avere accesso alle strutture giudiziarie per i tagli operati da questo Governo alle sedi di tribunale e procure;     la riforma del processo civile che questo Governo vuole attuare, seppur condivisibile per alcune finalità, nella realtà è una riforma composta da deleghe legislative attuate in un anno e mezzo dall'approvazione definitiva della legge delega, senza lo stanziamento di risorse finanziarie sufficienti che facciano pensare ad una riforma seria ed articolata; si racconta al cittadino qualcosa che non è realtà, o meglio è solo finzione;     l'aumento indiscriminato negli ultimi tre anni del contributo unificato, nonché l'introduzione di costi di notifica nei casi di procedimenti esenti (tra cui ad esempio il procedimento avverso le sanzioni amministrative ai sensi della legge n. 689 del 1981), hanno per certo gravemente scoraggiato i cittadini onesti ad accedere all'amministrazione della giustizia, oltre a palesare, altresì, anche una violazione dell'articolo 3 della carta costituzionale che sancisce sia


l'eguaglianza formale ma anche, e soprattutto, l'eguaglianza sostanziale tra le persone, impegna il Governo e, in particolare, il Ministro della giustizia ad intraprendere tutte le iniziative necessarie a realizzare:    a) la revisione della composizione e del sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura e la fissazione dei suoi compiti in via tassativa, in modo che venga impedito all'organo di autonomia della magistratura ogni travalicamento di funzioni;

b) la separazione netta delle carriere dei magistrati, con modalità tali da garantire l'assoluta indipendenza del giudice;

c) la modifica efficace della legge sulla responsabilità civile dei magistrati, con modalità tali da garantire ai cittadini ingiustamente danneggiati da provvedimenti del giudice o del pubblico ministero, di ottenere, altresì in tempi ragionevoli, il risarcimento dei danni dallo Stato e dal magistrato e comunque nel pieno rispetto dei principi di cui all'articolo 25 della Costituzione;

d) l'incompatibilità assoluta tra la permanenza nell'ordine giudiziario e l'assunzione di incarichi, elettivi e non, ciò anche al fine di rendere credibile l'indipendenza e l'imparzialità di chi esercita le funzioni giudiziarie;

e) la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, di cui ai decreti legislativi del 7 settembre 2012 n. 155 e n. 156, che di fatto, sopprimendo circa 1000 uffici giudiziari, tra tribunali, procure, sezioni distaccate e sedi del giudice di pace, ha reso più difficile l'accesso alla giustizia da parte dei cittadini, rallentato i tempi delle cause, diminuito i presidi di legalità sul territorio, «punti di riferimento» per l'erogazione dei servizi di giustizia e penalizzato quelle sedi che invece assicuravano una giustizia in tempi ragionevoli; urge pertanto intervenire attraverso una immediata correzione della riforma salvaguardando e preservando le sedi giudiziarie efficienti che garantiscono funzionalità al sistema giustizia in ottemperanza alle esigenze territoriali, in modo particolare al Nord;

f) la compiuta modernizzazione tecnologica di tutti gli uffici giudiziari, nonché la completa implementazione del processo telematico;


g) la riforma organica della magistratura onoraria, tenuto conto del ruolo importante che già oggi svolge nell'amministrare la giustizia, e quello ancor più rilevante che potrebbe assumere, al fine di darle una piena ed esaustiva collocazione ordinamentale, facendo proprie le proposte di legge già depositate alla Camera, Atto Camera n. 1654 concernente «Disposizioni concernenti l'ufficio del giudice di pace e modifiche alla disciplina relativa alla sua competenza», e al Senato, Atto Senato n. 1202 «Disposizioni concernenti riforma organica del giudice di pace». Ai giudici di pace occorre garantire la professionalità, la stabilizzazione dell'incarico e l'inserimento a pieno titolo nel sistema di governo autonomo della magistratura; ai giudici onorari di tribunale ed ai vice procuratori onorari occorre garantire, anche con provvedimenti urgenti – considerata l'attuale insostituibilità – la stabilizzazione e la definizione, chiara ed univoca, con norme di rango primario, delle funzioni non di mera supplenza, inserendo anche queste figure nel sistema di governo autonomo della magistratura;

h) il varo definitivo della proposta di legge, approvata da un ramo del Parlamento, e pendente al Senato, atto Senato n. 2032 "Modifiche all'articolo 438 del codice di procedura penale, in materia di inapplicabilità e di svolgimento del giudizio abbreviato", al fine di non consentire l'applicabilità del giudizio abbreviato ai soggetti imputati di reati di gravissimo allarme sociale (tra cui l'omicidio volontario aggravato, la strage, etc.), di accedere al rito abbreviato;

i) il varo definitivo della proposta di legge per procedere alla riforma della legittima difesa, promuovendo l'adozione in tempi brevi del testo proposto alla Camera dei deputati, in discussione in Commissione Giustizia, Atto Camera 2892 «Modifica all'articolo 52 del codice penale, in materia di difesa legittima», ovvero il medesimo testo presentato al Senato della Repubblica Atto Senato 1784;

j) la reintroduzione nel testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza (decreto del Presidente della Repubblica 309/1990) della possibilità, di prevedere per lo spaccio lieve entità la possibilità della custodia cautelare preventiva in carcere;


k) la modifica dell'articolo 275 del codice di procedura penale al fine di consentire, qualora il giudice procedente ritenga che la pena detentiva irrogata possa essere contenuta in un massimo di tre anni la possibilità di disporre le misure della custodia cautelare o degli arresti domiciliari;

I) la modifica della legge 16 aprile 2015, n. 47 per espungere ai fini dell'applicabilità della misura della custodia cautelare in carcere l'attualità del pericolo;

m) la reiezione di tutte le iniziative atte a consentire l'applicazione degli istituti dell'amnistia e dell'indulto, nonché norme che di fatto, attraverso un «mascheramento», non consentono l'effettività della pena ed applicano una depenalizzazione o comunque consentano l'improcedibilità di numerosi reati di grave allarme sociale per fatti ritenuti di lieve entità, come previsto dallo schema di decreto legislativo emesso ai sensi della legge 28 aprile 2014, n.  67;

n) la completa e piena attuazione del piano straordinario penitenziario e la messa in sicurezza o in funzione delle 38 strutture esistenti che potrebbero essere utilizzate come istituti di pena;

o) con riguardo all'azione penale a condividere e fare proprie le proposte di legge già depositate alla Camera, atto Camera n.  1593 «Modifiche al codice di procedura penale in materia di funzioni del pubblico ministero e della polizia giudiziaria nonché di svolgimento delle indagini preliminari» e atto Camera n.  1594 «Delega al Governo in materia di determinazione dei criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale»;

p) con riguardo alla repressione dei reati predatori (furto in abitazione, furto con strappo, etc.) condividere e fare propria la proposta di legge già depositata alla Camera, Atto Camera 3419, «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n.  354, concernenti i reati di furto in abitazione e furto con strappo» ovvero al corrispondente Atto Senato 2147 «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario al fine di contrastare i furti in abitazione»;

q) l'attuazione degli accordi bilaterali in essere ed un deciso impegno nella stipula di nuovi accordi bilaterali con altri Stati, affinché i detenuti stranieri scontino la pena nei Paesi di origine, tenuto conto che attualmente


circa il 40 per cento dei detenuti sono stranieri, con punte, nelle case di reclusione del Nord anche oltre il 60 per cento. (6-00196) «Molteni, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini, Simonetti».

Atto Camera Interrogazione a risposta in commissione 5-07409 presentato da RICCIATTI Lara testo di Martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 550   RICCIATTI, SANNICANDRO, MELILLA, PIRAS, QUARANTA, DURANTI, FRATOIANNI, KRONBICHLER, NICCHI, COSTANTINO e PANNARALE. —

Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:    il decreto del Presidente della Repubblica n. 314 del 2006, all'articolo 12, commi 3 e 4, disciplina l'utilizzo di alloggi collettivi di servizio per il personale dell'amministrazione penitenziaria, prevedendo a carico del personale stesso il pagamento di una quota «forfetaria giornaliera» quale «corrispettivo per l'utilizzo dei servizi collegati al normale uso dell'alloggio»;    l'accordo nazionale quadro d'amministrazione per il Corpo di polizia penitenziaria del 2004, stipulato ai sensi dell'articolo 3, comma 7, del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, e dell'articolo 24 del decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 2002, n. 164, prevede all'articolo 15 che «Il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria comandato in servizio di missione, nel momento in cui giunge negli istituti di destinazione o in quelli di transito, ha diritto ad una decorosa sistemazione alloggiativa presso la caserma agenti o altre strutture dell'Amministrazione»;    il segretario generale nazionale del Cosp (Coordinamento sindacale penitenziario) Domenico Mastrulli ha sollevato la questione della inadeguatezza di alcuni edifici adibiti ad uso caserma in alcuni istituti penitenziari della


regione Marche (Ascoli Piceno, Pesaro, Ancona Montacuto) a causa della loro fatiscenza (anconatoday.it, 15 gennaio 2016);    secondo il segretario del Cosp la situazione sarebbe preoccupante non solo perché gli agenti sono costretti a pagare per alloggi non adeguati agli

standard previsti, ma anche perché diversi di loro avrebbero rinunciato all'alloggio personale, con l'effetto di lasciare gli istituti sguarniti di personale durante fasce orarie «sensibili», come quelle notturne, quando pochi agenti sono chiamati a gestire centinaia di detenuti –:    se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti richiamati in premessa;    quali iniziative intenda assumere al fine di fornire al personale penitenziario strutture adeguate secondo gli standard abitativi previsti dagli accordi richiamati in premessa. (5-07409)

Atto Camera Interrogazione a risposta in commissione 5-07416 presentato da MATTIELLO Davide testo di Martedì 19 gennaio 2016, seduta n. 550   MATTIELLO e GANDOLFI. — Al Ministro della salute, al Ministro

dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:    in data 4 agosto 2014 Telecom Italia spa presenta domanda al comune di Roma Capitale, per l'installazione di una stazione radio base in via Andrea Doria 16/c con prot. 120729;    in data 21 agosto 2014, con prot. 127658, il dipartimento programmazione e attivazione urbanistica (PAU) di Roma Capitale chiede all'ufficio tecnico del municipio I (e per conoscenza alla presidente):     1) di indicare entro 30 giorni un immobile di proprietà comunale alternativo al sito proposto;


2) di informare i cittadini (dando comunicazione al dipartimento PAU dell'avvenuta informazione entro 90 giorni);    viene altresì specificato che, in mancanza, si considererà eseguita l'informazione senza opposizioni;    in data 26 agosto 2014 con prot. CA/2014/118355, l'ufficio operativo tecnico (UOT) del 1o municipio restituisce al dipartimento PAU di Roma Capitale la precedente richiesta (del 21 agosto 2014 prot. 127658), con nota a margine «si restituisce in quanto mancante dei grafici»;    in data 22 settembre 2014 l'A.R.P.A. Lazio sezione provinciale di Roma rilascia parere favorevole con prot. 68844;    il 13 maggio 2015 la regione Lazio (direzione regionale infrastrutture), attesta l'avvenuto deposito, prot. 232713, del progetto ai fini sismici da parte di Telecom spa e comunica al dipartimento PAU di Roma Capitale e al municipio I-sportello unico edilizia, e che esso non è stato estratto per il sorteggio di controllo;    il 13 maggio 2015 viene rilasciato, con prot. 79217, dal comune di Roma, dipartimento PAU – Servizio autorizzazioni telefonia mobile, il V.A.P. (valutazione ambientale preliminare) con parere favorevole;    il 14 maggio 2015 l'assemblea capitolina approva, in seduta pubblica, il regolamento n. 26 che regolamenta il settore della telefonia mobile;    il 18 giugno 2015 il direttore dei lavori per conto Telecom Italia, comunica al dipartimento PAU di Roma Capitale e per conoscenza al municipio I-sportello unico edilizia, l'inizio lavori per il 15 luglio 2015 con prot. 96623;    il 23 luglio 2015 viene effettuato un sopralluogo della polizia municipale di Roma Capitale a seguito di un esposto del 22 luglio 2015 prot. VR/40396, con cui si accertano i lavori eseguiti per quanto concerne l'installazione delle antenne per radiofonia mobile stazione radio base e l'adiacenza delle stesse alla scuola A. Cairoli e al liceo Tacito che complessivamente ospitano circa 1000 allievi dai 3 fino ai 18 anni;    tali impianti sono altresì ubicati in prossimità di una casa di riposo, di una scuola elementare e di un oratorio;    il 30 luglio 2015 con prot. 122453, a seguito di contatti intercorsi per le vie brevi con il presidente del Municipio I, il dirigente dell'ufficio tecnico del


medesimo municipio, fornisce al presidente le informazioni sulla situazione dell’iter amministrativo relativo all'installazione dell'antenna in questione;    il 7 agosto 2015 a seguito dei lavori della commissione trasparenza del municipio I, dopo le manifestazioni di dissenso dei cittadini circa l'installazione dell'antenna di telefonia accanto alla scuola, il dirigente dell'ufficio tecnico del municipio I prot. 126844 scrive al dipartimento PAU di Roma;    il 13 settembre 2015 viene depositata una interrogazione di iniziativa popolare al sindaco;    il 15 settembre 2015 si svolge una prima manifestazione di fronte alla scuola, anche per informare i genitori degli alunni della scuola Cairoli, che non era a conoscenza della installazione di una antenna di telefonia mobile nei pressi del plesso scolastico;    il 23 settembre 2015 una rappresentanza del comitato cittadini/genitori si reca presso il I municipio in occasione dell'assemblea consiliare per protestare contro l'installazione delle antenne di telefonia mobile in prossimità della scuola;    il 24 settembre 2015 il consiglio del I municipio approva all'unanimità una mozione richiedente la sospensione dei lavori e la rimozione dell'antenna in questione;    il 25 settembre 2015 il presidente del municipio I invia una lettera al sindaco di Roma Capitale, prot. 148239, manifestando il disappunto e la preoccupazione circa l'installazione dell'antenna di telefonia mobile adiacente alla scuola Cairoli ed al Liceo Tacito, e chiedendo un suo rapido intervento;    il 9 ottobre 2015 viene depositato anche un esposto alla procura della Repubblica;    il 14 ottobre 2015 il dipartimento PAU, con prot. 164607, adotta un provvedimento per la sospensione del titolo abilitativo ed inizio verifica dell'iter amministrativo che aveva portato al parere favorevole per «silenzio assenso»;    nonostante tale provvedimento, non risulta esservi stato un blocco anche solo temporaneo circa il funzionamento dell'antenna di telefonia mobile;    il 28 ottobre 2015 è stato presentato un ricorso al TAR Lazio da parte dei Comitato No Antenne contro Telecom, Wind, Vodafone, Comune Roma,


Arpa Lazio, Regione Lazio, Condominio via Andrea Doria 16/c prot. 13454/2015;    in data 17 dicembre 2015 con ordinanza TAR Lazio 05785/2015 – i giudici sospendono il funzionamento dell'impianto e chiedono al comune di Roma di predisporre tutta la documentazione necessaria entro 30 giorni –:    se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza, anche per il tramite del commissario straordinario, intenda adottare per evitare definitivamente l'installazione dei suddetti impianti, a salvaguardia della salute dei cittadini ed in particolare degli alunni degli istituti scolastici di cui in premessa. (5-07416)

Atto Camera Interrogazione a risposta in commissione 5-07439 presentato da BECATTINI Lorenzo testo di Mercoledì 20 gennaio 2016, seduta n. 551   BECATTINI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:    secondo un articolo del 24 novembre 2015 pubblicato sul sito

www.redattoresociale.it, si starebbe verificando in diversi Paesi del mondo un'ampia pubblicizzazione di una miscela, la MMS (Miracle mineral solution), asseritamente idonea alla cura di malattie come l'autismo, l'Alzaheimer, l'Hiv, la malaria ed il cancro;    il succitato articolo riporta quanto rivelato da Gianluca Nicoletti sul portale Pernoiautistici in una documentata indagine giornalistica in cui si spiega come la MMS sarebbe essenzialmente una miscela composta da clorito di sodio e acido idrocloridrico, che sono tra i componenti della varechina;    questa soluzione miracolosa farebbe parte delle liturgie di una organizzazione non religiosa nota come «Chiesa della Salute Genesis II» che diffonde il culto del benessere e della salute;    Nicoletti spiega come in Inghilterra sarebbero iniziate le indagini su


notizie di madri che somministrerebbero questa miscela ai propri figli per curare alcune importanti malattie;    tuttavia, il presunto potere miracoloso della pozione sarebbe stato negato dai medici tanto che in Canada il prodotto sarebbe stato vietato dopo aver causato una grave reazione allergica in un uomo anziano; a dare l'allarme sarebbe stata la Fda (Food and Drug Administration ente americano per il controllo sanitario) che ha raccolto numerose segnalazioni da parte di consumatori che, dopo aver assunto il prodotto, avrebbero riscontrato alcuni disturbi tra cui nausea grave, vomito e abbassamento della pressione a livelli pericolosi per la vita, a causa della disidratazione;    in Italia il sito che metteva in vendita questa miscela sarebbe stato sottoposto a sequestro dalla polizia postale, tuttavia vi sarebbero diverse sponsorizzazioni su Facebook del prodotto che, tra l'altro, sarebbe ancora acquistabile ad un prezzo accessibile per il tramite dell’account della «Chiesa della Salute Genesis II»;    la suddescritta situazione, se confermata, rappresenterebbe un potenziale pericolo per la salute di molti cittadini che, fiduciosi nelle potenzialità del prodotto, potrebbero acquistarlo per curarsi da alcune tra le patologie più diffuse ed importanti ad oggi esistenti;    la salute è un diritto fondamentale dell'individuo e riceve la più alta tutela nell'articolo 32 della Costituzione –:    se il Governo non ritenga urgente e doveroso assumere iniziative volte a fare luce, per quanto di competenza, sui fatti di cui in premessa e, ove risultasse provato quanto riportato, a stabilire misure idonee ad ostacolare la promozione e la vendita del summenzionato prodotto;    se non si ritenga necessario attuare campagne di informazione per salvaguardare i cittadini dal facile acquisto di prodotti asseritamente idonei a curare gravi patologie ed in realtà potenzialmente pericolosi per la salute. (507439)

Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-07465


presentato da BUSINAROLO Francesca testo di Mercoledì 20 gennaio 2016, seduta n. 551   BUSINAROLO, AGOSTINELLI, BONAFEDE, COLLETTI, FERRARESI e SARTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:    il sistema carcerario italiano è attraversato da gravi problematiche legate al sovraffollamento degli istituti di pena, peggioramento delle condizioni di vita dei detenuti, scarsità del personale e dei mezzi, per cui anche la Corte di Strasburgo, nel 2013, censurò il nostro Paese per il trattamento di alcuni suoi reclusi, costretti in spazi inferiori a quattro metri quadrati, in strutture fatiscenti e con inadeguatezza di servizi igienici e medici;    nel caso di specie, recenti notizie di stampa (vedasi articoli pubblicati su

rovigooggi.it del 10 e 11 gennaio 2016) hanno riportato all'attenzione dell'opinione pubblica il caso del nuovo carcere di Rovigo, i cui lavori furono iniziati nel 2010 e terminati nel 2013, con un costo pari a circa 30 milioni di euro ma che, ad oggi, risulta pressoché inutilizzato poiché ancora in attesa del completamento di alcune opere e degli arredi, quale ultimo tassello;    nello specifico, nel corso di un incontro con il prefetto vicario (al momento prefetto reggente) Carmelo Fruncillo, i rappresentanti sindacali della polizia penitenziaria hanno delineato un quadro sconcertante rispetto alla situazione in cui versa la nuova struttura carceraria, con un desolante elenco che include la presenza di ratti, vivi e morti, odori nauseabondi e infiltrazioni di umidità che hanno provocato già diversi danni ai pavimenti in legno;    la situazione risulta ancora più complessa per coloro che operano all'interno del nuovo carcere (sia come agenti penitenziari addetti alla sorveglianza che come personale amministrativo) e che, in attesa dell'arrivo dei trenta detenuti ancora ospitati nella vecchia struttura penitenziaria rodigina di via Verdi, si trovano a dover espletare le loro mansioni in entrambi gli istituti penitenziari, oltre ad un piantonamento ospedaliero di un detenuto, con un sovraccarico di lavoro ed un aggravio dei turni, costretti spesso a lavorare in condizioni estremamente precarie, senza riscaldamento e nella situazioni di insalubrità sopra descritta;


da ulteriori notizie di stampa (vedasi articolo de Il Gazzettino del 13 gennaio 2016) si apprende di una visita effettuata il 12 gennaio 2016 presso il nuovo carcere da parte del provveditore all'amministrazione penitenziaria per il Triveneto, Enrico Sbriglia, che sarebbe intervenuto per riportare la calma dopo le manifestazioni di protesta dei giorni scorsi da parte dei rappresentanti sindacali dell'amministrazione penitenziaria nei confronti della direttrice del carcere di Rovigo, Antonella Forgione, relative alla situazione di emergenza e precarietà e ai gravi ritardi nella inaugurazione ufficiale della nuova sede;    i ritardi nella consegna del nuovo istituto penitenziario, costato circa 30, milioni di euro e che necessita di ulteriori risorse economico-finanziarie, denotano, a giudizio degli interroganti, un grave spreco di denaro pubblico –:    alla luce di quanto descritto in premessa, quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, al fine di verificare le condizioni in cui versa la nuova struttura carceraria di Rovigo, con l'obiettivo di garantire un miglioramento delle condizioni lavorative per il personale, nonché condizioni di vita dignitose per i detenuti e quali siano i tempi previsti relativamente all'assunzione di nuove unità di personale finalizzato al regolare svolgimento delle attività penitenziarie. (5-07465)

Atto Senato Interrogazione a risposta scritta 4-05088 presentata da DORIS LO MORO martedì 19 gennaio 2016, seduta n.562 LO MORO - Al Ministro dell'interno - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante: il 2016 in Calabria è iniziato all'insegna delle intimidazioni; se ne sono registrate, stando alla lettura delle notizie giornalistiche, ben 5 nel giro di pochi giorni, di cui 3 concentrate nella stessa giornata;


la prima, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio a Lamezia Terme (Catanzaro), con un'intimidazione nei confronti di un giornalista, Pasqualino Rettura, che si occupa di cronaca giudiziaria per "il Quotidiano del Sud". Persone allo stato ignote hanno appiccato fuoco alla macchina in uso alla moglie di Rettura; la notte tra il 15 e il 16 gennaio si verifica una nuova intimidazione nella stessa città di Lamezia Terme, ai danni questa volta di un agente di Polizia penitenziaria, sotto la cui abitazione viene fatta esplodere una bomba di medio potenziale, che distrugge il garage e tutto quello che si trova nelle immediate vicinanze; nella stessa notte ad Amaroni (Catanzaro) viene incendiata la macchina del consigliere regionale ed ex sindaco dello stesso Comune, Arturo Bova, presidente della commissione regionale antimafia. Per lui è la terza auto incendiata. Nell'aprile 2015, infatti, il politico calabrese aveva subito l'incendio di 2 autovetture parcheggiate nei pressi della sua abitazione. Nel frattempo, erano state installate all'esterno dell'abitazione delle telecamere a circuito chiuso, ma tale cautela non ha funzionato da deterrente; a Crotone ignoti hanno incendiato la vettura dell'ex sindaco della città ed ex deputato Giancarlo Sitra. È lo stesso destinatario dell'atto a qualificarlo sul

social network "Facebook" come intimidatorio; il giorno dopo, 16 gennaio, si ha notizia di un ulteriore episodio assai inquietante. Ad essere coinvolto è il giovane figlio del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, ma le modalità e il tipo di intimidazione non lasciano dubbi sul fatto che la persona che si vuole intimidire sia proprio il magistrato, molto conosciuto anche a livello nazionale per i risultati ottenuti nella lotta contro il traffico di stupefacenti e contro la 'ndrangheta. Due persone avrebbero citofonato al domicilio di Messina dello studente universitario, presentandosi come poliziotti ma, subito dopo, il giovane, aperta la porta dell'appartamento, si accorge che due persone incappucciate stavano scendendo le scale del piano superiore e si ritira in casa, avvertendo subito il padre e la polizia; ciascuno degli episodi sinteticamente riportati meriterebbe una valutazione a


sé, potendo avere matrice ed obiettivi diversi e non potendosi escludere che, per alcuni, sia estranea la criminalità organizzata, che con il suo radicamento nella regione crea un contesto ambientale particolarmente favorevole alla violenza ed alla prevaricazione; non si può però prescindere dalla valutazione complessiva della situazione calabrese che i fatti accaduti, che individuano la Calabria come la prima regione d'Italia, in cui si registrano, nel 2016, atti intimidatori ai danni di giornalisti, amministratori ed ex amministratori, agenti di polizia e magistrati, aiutano a leggere nella sua eccezionale gravità; è partito dalla Calabria l'allarme per il fenomeno delle intimidazioni agli amministratori locali; sono oramai decine i giornalisti calabresi vittime di minacce e di intimidazioni; la Calabria è anche la regione in cui sempre più frequentemente si lamenta la sottovalutazione delle carenze di organico delle forze dell'ordine e negli uffici giudiziari. Dalla valutazione complessiva della situazione della regione, in cui è radicata l'organizzazione criminale più potente e violenta, la 'ndrangheta, nasce l'esigenza di un contrasto al degrado e al malaffare più coordinato ed efficace da parte dello Stato, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza degli episodi di intimidazione richiamati, verificatisi nel giro di pochi giorni, nel mese di gennaio 2016, che assegnano alla Calabria il triste primato di essere la prima regione d'Italia in cui si registrano nel 2016 atti intimidatori ai danni di giornalisti, amministratori ed ex amministratori, agenti di polizia e magistrati; se non ritenga necessario convocare in Calabria il comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica per una seria valutazione della situazione; se non ritenga opportuno affidare ad un prefetto il coordinamento, sul territorio calabrese, dell'attività di contrasto della criminalità, ed in particolare della 'ndrangheta. (4-05088)


Atto Senato Interrogazione a risposta scritta 4-05098 presentata da GIOVANNI ENDRIZZI martedì 19 gennaio 2016, seduta n.562 ENDRIZZI, CIOFFI, SCIBONA, MORRA, CRIMI, TAVERNA, BUCCARELLA, GIARRUSSO, MARTELLI, GIROTTO, MARTON, DONNO, CAPPELLETTI, PUGLIA, CASTALDI, GAETTI, MONTEVECCHI, BOTTICI, BULGARELLI, SANTANGELO, MANGILI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Premesso che: con il termine di "T-Red" vengono identificati i dispositivi utilizzati nei pressi di incroci regolati da semaforo per rilevare e multare coloro i quali passano con il semaforo rosso. Tali dispositivi risulterebbero composti da un'unità di ripresa con doppia telecamera, di cui, la prima a colori inquadra l'incrocio ed è dedicata alla rilevazione del passaggio con semaforo rosso, mentre la seconda, sensibile all'infrarosso, sarebbe specializzata per la lettura della targa. Le foto scattate dal dispositivo insieme ai metadati dell'infrazione sarebbero successivamente inviati attraverso fibre ottiche al comando della Polizia municipale che, dopo aver controllato l'avvenuta violazione, può redigere e spedire il verbale di multa; considerato che: l'articolo 192, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992 n. 495, recante " Regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada", prevede che, ai fini della "omologazione o la approvazione di segnali, di dispositivi, di apparecchiature, di mezzi tecnici per la disciplina di controllo e la regolazione del traffico, di mezzi tecnici per l'accertamento e il rilevamento automatico delle violazioni alle norme di circolazione, di materiali, attrezzi o quant'altro previsto a tale scopo", l'interessato deve "presentare domanda, (…) corredata da una relazione tecnica sull'oggetto della richiesta, da certificazioni di enti riconosciuti o laboratori autorizzati su prove alle quali l'elemento è stato già sottoposto,


nonché da ogni altro elemento di prova idoneo a dimostrare l'utilità e l'efficienza dell'oggetto di cui si chiede l'omologazione o l'approvazione e presentando almeno due prototipi dello stesso"; in data 4 marzo 2005 la ditta KRIA Srl, con sede legale in Seregno (Milano), ha presentato domanda tesa ad ottenere l'approvazione del dispositivo documentatore fotografico di infrazioni commesse da veicoli ad intersezioni regolate da semaforo, denominato "T-RED"; con decreto del direttore generale della motorizzazione n. 3458 del 15 dicembre 2005 è stato approvato il documentatore fotografico di infrazioni commesse da veicoli ad intersezioni, regolate da semaforo, quando lo stesso indica luce rossa, denominato "T-RED", prodotto dalla citata ditta KRIA Srl; considerato inoltre che: risulta agli interroganti che attualmente il sistema documentatore di infrazione al semaforo denominato "T-RED" sarebbe ancora in funzione nelle località di Mogliano Veneto (Venezia), Pieve Emanuele (Milano), Cittiglio (Varese), Gemonio (Varese), Vignola (Modena), Belgioioso (Pavia), San Giorgio di Mantova (Mantova), Castelnuovo Rangone (Modena), Vignola (Modena), Spilamberto (Modena), Castelvetro di Modena (Modena), Castelfranco Emilia (Reggio Emilia), Faenza (Ravenna), Rescaldina (Milano), Santarcangelo di Romagna (Forlì-Cesena), Castell'Arquato (Piacenza), Fiesole (Firenze), Cesano Boscone (Milano), Lastra a Signa (Firenze), si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia in grado di riferire se, in relazione alle apparecchiature in menzione, la ditta di cui in premessa abbia depositato i prototipi nei tempi e nei modi richiesti dalla legge e necessari ai fini della citata autorizzazione rilasciata il 15 dicembre 2005; se risulti che la domanda di autorizzazione iniziale avanzata dalla ditta Kria Srl sia conforme alle previsioni di cui all'articolo 192 del decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992; se la società installatrice abbia o meno rilasciato all'ente coinvolto la


dichiarazione di conformitĂ al prototipo depositato, prevista dalla normativa vigente. (4-05098)


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