Raccolta di atti parlamentari 9 maggio 2016

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Petizione Firma e fai firmare

Revoca della licenza ai tassisti che ingannavano colleghi e passeggeri a Fiumicino https://www.change.org/p/comuni-di-roma-e-fiumicino-revoca-della-licenza-ai-tassisti-cheingannavano-colleghi-e-passeggeri-a-fiumicino

Atto Camera Interrogazione a risposta in commissione 5-08498 presentato da BERNINI Massimiliano testo di Martedì 26 aprile 2016, seduta n. 613   MASSIMILIANO BERNINI, TERZONI, MANNINO, GAGNARLI eFRUSONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:    a seguito della nota stampa, a firma congiunta dei segretari generali del Sapaf Marco Moroni, dell'Ugl Cfs (Corpo forestale dello Stato), Danilo Scipio, del Snf, Andrea Laganà, della Cgil-Fp Francesca Fabrizi e del Dirfor Maurilio Cattoi, si apprende da agenzie di stampa che «Nonostante denunce e ripetute sollecitazioni, il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina continuerebbe a coprire situazioni di palese illegittimità che inspiegabilmente ed ingiustificatamente favoriscono la procura di Arezzo rispetto a tutte le altre procure d'Italia»;    come stabilito dal titolo III «Polizia Giudiziaria» del codice di procedura penale, dall'articolo 55 all'articolo 59, le sezioni di polizia giudiziaria sono uffici di polizia presenti presso i tribunali che svolgono


attività investigativa senza particolari limiti di materia, alle dirette dipendenze dell'autorità giudiziaria. In questi uffici è presente personale appartenente alle diverse forze di polizia che, a livello amministrativo, è gestito dall'amministrazione di appartenenza, mentre sul piano operativo dipende dall'autorità giudiziaria; trattasi in sostanza di investigatori che vengono distaccati presso gli uffici giudiziari ove svolgono il loro servizio in abiti civili, operando a stretto contratto con i magistrati;    la normale collaborazione tra procura di Arezzo e Corpo forestale dello Stato risale al 2010, quando all'epoca non era stata ancora istituita la sezione di polizia giudiziaria del Cfs, quindi l'impiego di personale in procura era ampiamente giustificato;    l'ordinaria collaborazione dell'epoca era tale da non richiedere alcun protocollo, d'intesa formale, come invece è stato stilato in data 6 ottobre 2015 tra il procuratore Rossi e il capo della Forestale Cesare Patrone, per giustificare l'impiego di uomini e mezzi aggiuntivi rispetto a quelli previsti nella sezione di polizia giudiziaria già a disposizione del magistrato;    nel protocollo d'intesa di cui al punto precedente la procura della Repubblica di Arezzo intende avvalersi del supporto del personale del Cfs allo scopo di agevolare e sostenere la completa e puntuale trattazione delle pratiche relative ai reati in materia ambientale, trattandosi di un territorio ove l'incidenza degli stessi è particolarmente significativa, proponendo in via sperimentale la costituzione di un gruppo di lavoro in materia ambientale e agroalimentare formato da personale del Corpo Forestale dello Stato che, visti i risultati conseguiti, si è deciso di mantenere anche a seguito della riorganizzazione della dipendente sezione di poliziagiudiziaria, ai sensi della legge n. 4 del 2011. Il gruppo opera sulla base delle disposizioni del procuratore, mentre per quanto concerne la dotazione, la procura mette a disposizione gli spazi di lavoro, le dotazioni strumentali e la cancelleria, per quanto riguarda il mezzo di servizio con dotazione di carburante commisurata alle esigenze e alle disponibilità di assegnazione definite dal comando provinciale di Arezzo nell'ambito delle rispettive disponibilità questo è messo a disposizione del Cfs;    con lettera del 4 dicembre 2015 protocollo n. 6436 del comando provinciale del Corpo forestale di Arezzo, indirizzata a tutto il personale del Cfs della provincia di Arezzo, tramite gli uffici territoriali di appartenenza e al comando regionale della Toscana, si chiedeva una ricognizione per valutare eventuali candidature di personale, anche al di fuori della provincia di Arezzo, da destinare al gruppo di lavoro


presso la procura della Repubblica di Arezzo per il primo semestre 2016. Le candidature saranno successivamente valutate dall'ufficio del procuratore di Arezzo, dottor Roberto Rossi;    secondo quanto riportato nei comunicati delle sigle sindacali, si stanno mettendo a disposizione del procuratore Rossi mezzi e personale del Corpo forestale in numero di gran lunga superiore a quello stabilito dal decreto del Ministero della giustizia per lo svolgimento di compiti tipici di ogni procura e che ogni procura espleta senza dover ricorrere ad integrazioni;    questo surplus è tra l'altro giudicato insufficiente a smaltire i fascicoli arretrati visto che il Cfs, su richiesta del procuratore Rossi, ha ritenuto di mettere a disposizione della procura ulteriori unità provenienti dalle stazioni della provincia di Arezzo. Tale ulteriore disponibilità di personale, che va ad aggiungersi alle unità del gruppo di lavoro che non ha eguali in nessun'altra procura d'Italia, rappresenta assolutamente ununicum, a quanto consta agli interroganti e quindi una situazione di favore, dal momento che la carenza di personale nei tribunali è generalizzata;    sempre nel comunicato di cui al punto precedente si legge: «È dunque fin troppo chiaro – concludono i sindacati – che il procuratore Rossi goda di attenzioni non comuni da parte dell'esecutivo, anche per il tramite di forestali assegnati proprio alla procura di Arezzo che, allo stesso tempo, sono o lo sono stati, collaboratori del legislativo del ministro Martina, distogliendoli così dai precipui compiti di responsabilità dell'aliquota CFS presso la sezione di polizia giudiziaria del Tribunale di Arezzo»;    tra questi, il vice ispettore del Corpo forestale dello Stato, dottor Marco Mazzi, oltre a rientrare nell'aliquota CFS presso la sezione di polizia giudiziaria del tribunale di Arezzo e ad essere accreditato presso il gabinetto del Ministro Martina per non precisati rapporti di collaborazione, il 7 marzo 2011, al tempo con la qualifica di assistente, veniva contrattualizzato presso l'Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), nell'ambito della convenzione con il Cfs, finalizzata ad intensificare la sorveglianza e il controllo del territorio, a tutela, salvaguardia e valorizzazione delle risorse ambientali e paesaggistiche, allo scopo di monitorare la situazione legale relativa ai terreni rientranti nella disponibilità dell'i-stituto a seguito di risoluzione contrattuale, in particolare:     monitorare il database dei terreni rientranti nella disponibilità dell'istituto;     verificare per ciascuno di essi lo stato di custodia;


acquisire la documentazione necessaria per il suddetto controllo;     curare e gestire i rapporti con il Corpo forestale dello Stato per quanto concerne i suddetti controlli;    il contratto, di cui al punto precedente, avente protocollo n. 1327, prevedeva la durata fino al 31 dicembre 2011 con possibilità di prosecuzione da formalizzarsi entro 60 giorni dalla scadenza dello stesso, per un importo complessivo di 31.950,00 euro a lordo delle ritenute di legge;    in data 30 dicembre 2014, con missiva del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – Corpo forestale dello Stato, Ispettorato generale, Segreteria Capo del Corpo – protocollo n. 1421, facente riferimento alla convenzione tra Ismea e Cfs rinnovata e implementata nei compiti da svolgere per ulteriori tre anni, con scadenza al 21 febbraio 2017, si incaricavano i destinatari di seguire tutte le operazioni riguardanti l'accordo tra Ismea e i comandi regionali del Cfs interessati, finalizzate alla ricognizione dei terreni rientranti nella disponibilità di Ismea in modo da prevenire situazioni in contrasto con le finalità dell'Istituto. Tra i riceventi della missiva, il Comandante Capo Roberto Monaco, l'Assistente Debora Gambardella, l'Agente Scelto Marco Mazzi, il Vice Revisore Elisa Benedetti, e le sedi della 12a, 13a e 14adivisione;    in data 19 gennaio 2015, con lettera dell'Ismea indirizzata al Capo del Corpo forestale dello Stato, dottor Cesare Patrone, con protocollo n. U/0000903, avente per oggetto la convenzione Ismea-Cfs, stipulata in data 7 marzo 2011, l'ente, sulla base dell'esperienza maturata nel corso della convenzione, pone in rilievo la necessità di implementare le attività di sistemazione e di elaborazione delle informazioni acquisite a seguito dei controlli svolti dal Cfs, anche presso la sede dell'Ismea;    nella missiva di cui al punto precedente l'Ismea rileva come non disponga al suo interno di professionalità adeguate allo svolgimento delle predette attività che richiedono la conoscenza delle specifiche procedure e modalità operative seguite dal Cfs e, per questo, risultando necessaria l'individuazione di una specifica e peculiare professionalità con adeguata competenza, chiede allo stesso Corpo forestale dello Stato di esprimere ogni più adeguata proposta operativa a riguardo;    il 9 febbraio 2015 con missiva del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – Corpo forestale dello Stato, Ispettorato generale, divisione 13a – protocollo n. 6674, indirizzata all'assistente Marco Mazzi, e facente riferimento alla nota n. 60 del 20 gennaio 2015, il capo del Corpo forestale dello Stato incaricava lo stesso a continuare la


collaborazione con l'Ismea nell'ambito delle attività oggetto della convenzione in essere tra Ismea e Cfs, stipulata in data 7 marzo 2011;    per quanto concerne gli incarichi conferiti ai dipendenti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – Corpo Forestale dello Stato – nell'anno 2013, il signor Marco Mazzi risulta essere il destinatario di vari importi da parte del conferente Ismea con oggetto dell'incarico «altre tipologie». Nello specifico, gli importi percepiti dal Vice ispettore Mazzi possono essere così ripartiti:     52.500,00 euro per l'incarico svolto dal 28 gennaio 2013 al 30 giugno 2014, con un acconto di 21.812,00 euro nel 2014 e non ancora saldato;     52.500,00 euro per l'incarico svolto dal 28 gennaio 2013 al 30 giugno 2014, con un acconto di 20.482,00 euro nel 2013 e non ancora saldato;     17.500,00 euro per l'incarico svolto dal 17 aprile 2013 al 16 ottobre 2013 e saldato interamente nel 2013;    alla luce dello schema degli incarichi conferiti ai dipendenti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali afferenti al Cfs, il vice ispettore Marco Mazzi, solo per l'anno 2013, è il soggetto che cumulativamente ha percepito i maggiori importi a seguito della stipula di rapporti di collaborazione, per un ammontare di 122.500,00, con il dipendente del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali immediatamente sotto di lui che percepisce complessivamente circa 20.000 euro;    il vice ispettore di cui al punto precedente a seguito dei frequenti viaggi a Roma per l'attività di collaborazione che ivi svolge, determina per gli interroganti un danno economico per costi di missione, oltre che arrecare un grave pregiudizio all'attività della procura e a quella istituzionale delle stazioni forestali;    fra questi costi vi sono anche quelli inerenti la messa in disponibilità al vice ispettore Mazzi di un'auto di servizio, per come riportato nella disposizione di servizio n. 516 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Corpo forestale dello Stato, ispettorato generale, servizio III, divisione 11a, a firma del capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone;    nella disposizione di servizio del 16 novembre 2015, di cui al punto precedente, si legge che il capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, autorizza il vice ispettore Marco Mazzi, in servizio presso la procura della Repubblica, il tribunale di Arezzo, a continuare a svolgere l'attività di supporto e di collaborazione con la segreteria del capo del Corpo ed il gabinetto del Ministro, ufficio legislativo,


usufruendo ogni qualvolta si renda necessario, del mezzo di servizio con rientro a Firenze, nonché dell'attribuzione all'Ispettorato generale, delle spese di missione e di ogni ulteriore emolumento concernente eventuali competenze accessorie connesse all'incarico –:    se il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali possa chiarire dettagliatamente in cosa consista l'attività di supporto e di collaborazione con la segreteria del capo del Cfs ed il gabinetto del Ministro – ufficio legislativo, svolta dal vice ispettore Marco Mazzi e le ragioni, nonché le competenze per le quali gli venga riconosciuto questo ruolo, e chi lo abbia ritenuto idoneo allo svolgimento di questa funzione;    se l'attività di supporto e di collaborazione con la segreteria del capo del Cfs ed il gabinetto del Ministro – ufficio legislativo, svolta dal vice ispettore Marco Mazzi, preveda ulteriori esborsi per le casse dello Stato, in termini di rimborsi spesa, diarie, straordinari, bonus e quant'altro, da corrispondere all'agente per l'espletamento del suo incarico;    quali siano le ragioni per cui per le trasferte a Roma, con rientro a Firenze, il vice ispettore in servizio presso la procura di Arezzo, utilizzi il mezzo di servizio messo a disposizione dal Cfs della provincia di Arezzo, al gruppo di lavoro agroalimentare e ambientale della procura;    se non si ritenga esorbitante l'impiego di donne, uomini e mezzi aggiuntivi del Corpo forestale dello Stato presso il tribunale di Arezzo, rispetto a quelli previsti nella sezione dipolizia giudiziaria, già a disposizione del procuratore;    se l'ulteriore spiegamento di personale del Cfs presso la sezione di polizia giudiziaria della procura della Repubblica di Arezzo, non comporti un indebolimento dei presidi a tutela del territorio e dell'ambiente, garantito dalle donne e degli uomini del Corpo forestale dello Stato;    se non si ritenga incompatibile il ruolo di agente di pubblica sicurezza del vice ispettore Mazzi con l'incarico conferitogli da Ismea;    quali siano le specifiche e peculiari professionalità, nonché l'adeguata competenza e i titoli riconosciuti al vice ispettore da parte dell'Ismea e del Cfs, per il conferimento dell'incarico, e le modalità con le quali è stato selezionato il personale del Corpo forestale ritenuto più adatto all'espletamento della convenzione Ismea-Cfs;    a fronte dei 122.500,00 corrisposti al vice ispettore Mazzi nel solo 2013, se i risultati attesi dalla convenzione ISMEA-CFS, ovvero la ricognizione dei terreni rientranti nella disponibilità dell'ente in modo da prevenire situazioni in contrasto con le finalità dell'Istituto, siano stati


pienamente conseguiti. (5-08498) Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-12954 presentato da MAESTRI Andrea testo di Venerdì 22 aprile 2016, seduta n. 612   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE, MATARRELLI ePASTORINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:    il castello svevo di Augusta è l'edificio simbolo della città. Un'imponente fortezza normanno-sveva del XIII secolo, che si erge con tutta la sua mole sull'estremità nord dell'isola di Augusta;    il castello, nel corso dei secoli, ha subito diverse trasformazioni e manomissioni soprattutto per l'utilizzo a penitenziario dal 1890 fino al 1978. Una parte, attualmente, è occupata dal commissariato della polizia di Stato;    per il recupero del complesso monumentale, con D.D.G. n. 3246 del 30 ottobre 2013 «Approvazione elenco progetti da imputare al Programma POIN Attrattori culturali, naturali e turismo» per un valore complessivo di euro 73.363.217,00, la Regione Siciliana decretava l'ammissibilità al finanziamento del «Museo del Mediterraneo Moderno nel Castello Svevo di Augusta – I stralcio funzionale» per l'importo di euro 2.000.000,00 su un totale di euro 10.000.000,00»;    il 16 febbraio 2016, il Castello Svevo è stato sottoposto a sequestro, a seguito della denuncia dell'associazione Italia Nostra che aveva segnalato gravi danneggiamenti strutturali del Castello «dovuti esclusivamente alla mancata manutenzione e all'abbandono del monumento da parte della Regione Siciliana». Gli specialisti della Soprintendenza avrebbero più volte evidenziato, in maniera qualificata, che le lesioni esterne dell'immobile «sono dovute all'omissione dei lavori necessari che costituiscono la causa del deterioramento»: le motivazioni della denuncia sono state poi confermate dal Nucleo per la tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri;    oltre all'attuale Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta e ad alcuni dirigenti regionali indagati per omissione di atti d'ufficio, danneggiamento del patrimonio archeologico storico e artistico e per omissione di lavori in edifici che minacciano rovina, è stato indagato anche l'ex presidente della regione Raffaele Lombardo, perché,


secondo la procura di Siracusa «l'inerzia è durata nel tempo» e i mancati interventi hanno creato gravi e reali rischi per l'incolumità pubblica;    il 7 aprile 2016 l'assessore regionale dei beni culturali ha prenotato 225.000 euro dal capitolo 776016 per l'esecuzione dei lavori urgenti per il consolidamento delle lesioni passanti lungo il tratto a mare del muro di cinta nord-est –:    se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative, nei limiti delle proprie competenze, intenda assumere per evitare rischi per l'incolumità pubblica derivanti dal pericolo di rovina del Castello e per contribuire, con ogni possibile strumento in particolare di carattere finanziario, alla messa in sicurezza di un così rilevante patrimonio storico e culturale. (4-12954) Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-12957 presentato da RIZZO Gianluca testo di Venerdì 22 aprile 2016, seduta n. 612   RIZZO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:    in data 17 aprile 2016, come riportato da diversi organi di stampa, nel locale commissariato di polizia di Stato della città di Caltagirone è crollato il soffitto nell'ufficio raccolta denunce dell'immobile in cui l'ufficio medesimo è ospitato da oltre 20 anni con regolare contratto di affitto;    solo per un caso fortuito non si sono riscontrati feriti, in quanto il crollo è avvenuto di domenica e proprio in occasione della tornata elettorale referendaria;    negli anni tra il 2011-2012 furono messi a disposizione 16 milioni di euro dal CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica), notizia pubblicata sul sito webdel comune di Caltagirone; i fondi venivano destinati per i programmi integrati utili al recupero e la riqualificazione della città; si trattava di un vasto programma economico che sarebbe dovuto partire nel 2013 e che prevedeva, per l'appunto, anche un nuovo commissariato di polizia;    nonostante ci siano, all'interno del patrimonio del comune, diversi stabili non in uso, tra cui l'ex edificio dell'Inps da poco tempo oggetto di importanti ristrutturazioni da parte del comune di Caltagirone, il Ministero dell'interno continua a pagare un affitto per un edificio dichiarato oramai, in parte inagibile, in quanto 5 stanze del


commissariato sono state chiuse, impedendo ai funzionari di polizia di poter espletare regolarmente il proprio lavoro;    diverse volte la prefettura di Catania, per come il prefetto ha avuto modo di chiarire all'interrogante, così come previsto dalle normative vigenti, ha avviato indagini di mercato per verificare la possibilità di traslocare il commissariato in altre strutture, ma, poiché il canone di affitto attuale risulta essere troppo basso per poter essere riproposto a copertura di nuovi canoni di locazione, esse puntualmente non hanno avuto seguito –:    se il Ministro interrogato fosse già a conoscenza dei fatti accaduti;    a quanto corrisponda la spesa annua prevista dal Ministero a copertura del canone di locazione per il commissariato di pubblica sicurezza di Caltagirone;    a quanto ammonti la spesa media degli affitti per i commissariati di polizia in Italia per verificare la reale sottostima delle somme destinate al commissariato di Caltagirone;    se intenda trovare una rapida soluzione alla problematica esposta coinvolgendo anche il comune di Caltagirone che potrebbe destinare, anche temporaneamente, locali idonei alle esigenze del commissariato di pubblica sicurezza. (4-12957)

Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-12960 presentato da DI MAIO Luigi testo di Venerdì 22 aprile 2016, seduta n. 612   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:    secondo quanto segnalato all'interrogante da fonti sindacali, si starebbe da tempo verificando un problema relativo alla logistica relativa all'accesso alla caserma Virgilio Raniero, sede dell'ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di Napoli;    infatti, sempre secondo quanto segnalato, l'accesso veicolare e pedonale alla citata caserma, ovvero quello di via Tanucci, è stato interdetto per motivi di sicurezza il 14 aprile 2012, con provvedimento della Protezione civile del comune di Napoli, a causa del pericolo di crollo della parete perimetrale del Real Albergo dei Poveri, che confina


con il viale di ingresso della caserma Virgilio Raniero;    da quel momento in poi, dopo una prima opera di messa in sicurezza dell'area interessata, la situazione è rimasta bloccata da una serie di problematiche di ordine burocratico. Il risultato di tutto ciò è che Palazzo Fuga, sede del citato Real Albergo dei Poveri, immobile oggi ridotto in uno sconcertante stato di degrado, nonostante sia collocato nell'area del centro storico di Napoli, area inserita dall'UNESCO nell'elenco dei siti patrimonio culturale dell'umanità, è rimasto nello status quo ante e di fatto, oltre a continuare a rappresentare una imminente fonte di pericolo per gli operatori di polizia che prestano servizio presso l'ufficio prevenzione generale della questura di Napoli, sta generando gravi problemi per la sicurezza, funzionalità ed efficienza della struttura;    sempre secondo quanto riferito da fonti sindacali, ciò non solo arrecherebbe una serie di pesanti – pregiudizi per tutto il traffico veicolare e pedonale inerente all'autocentro di poliziaed all'ufficio prevenzione generale della questura di Napoli, ma avrebbe avuto come conseguenza quella di imporre un raddoppio del personale di vigilanza con conseguente soppressione di una volante dell'ufficio previsione generale per turno;    inoltre, sempre secondo quanto segnalato, la presenza di un solo varcò di ingresso/uscita per due autonome strutture dipolizia attigue, interessate da una affluenza quotidiana che, tra dipendenti ed avventori, supera ampiamente le 500 unità, configurerebbe un pericolo per la sicurezza dei lavoratori per mancanza di conformità alla normativa inerente alla sicurezza sul lavoro –:    quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato in relazione alle problematiche che scaturiscono dal pericolo di crollo della parete perimetrale del Real Albergo dei Poveri, dal momento che, secondo quanto segnalato da fonti sindacali, la contiguità con l'edificio della caserma Virgilio Raniero genera una serie di gravi pregiudizi per la funzionalità e la sicurezza delle attività della questura di Napoli. (4-12960)

Atto Camera Interpellanza urgente 2-01354 presentato da DURANTI Donatella testo di


Venerdì 22 aprile 2016, seduta n. 612   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:    l’hub di accoglienza per migranti situato nel porto di Taranto è operativo dal 17 marzo 2016 e insieme a quelli aperti a Pozzallo, Lampedusa e Trapani, (a cui se ne aggiunge uno «mobile», con un team in partenza da Catania che all'occorrenza si reca a fare le identificazioni direttamente sui luoghi di sbarco), rappresenta il sistema italiano dell'accoglienza ai rifugiati e profughi basato sul modello deglihotspot;    attualmente, gli hotspot, nell'assenza di una esplicita regolamentazione, sono configurati come luoghi chiusi nei quali operano le forze di polizia italiane, supportate dai rappresentanti delle agenzie europee (Frontex, Europol, Eurojust ed EASO, l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo); al loro interno, o comunque con il sistema «mobile», vengono sottoposti a rilievi fotodattiloscopici gli stranieri appena sbarcati in Italia ai fini della loro identificazione e quindi per poi essere distinti e qualificati come richiedenti asilo o migranti economici;    conseguentemente a questa sommaria «catalogazione», i migranti vengono inviati alle strutture di accoglienza per richiedenti asilo oppure sarebbero destinatari, come avvenuto nella maggioranza dei casi osservati fino ad ora, dall'apertura degli hotspot, di un provvedimento di respingimento per ingresso illegale e poi lasciati sul territorio italiano senza alcuna misura di accoglienza, non essendo comunque possibile alcun rimpatrio;    una parte di coloro che rientrano nella prima categoria, ossia non vengono catalogati come migranti economici, vengono infine destinati alla cosiddetta « relocation», ovvero hanno accesso alla procedura di ricollocazione in altri Stati membri dell'Unione europea. Questa procedura, ad oggi, ha prodotto minimi effetti, con solo 530 profughi totali trasferiti verso altri Paesi dell'Unione europea; con specifico riferimento al centro di Taranto non risulta chiara la natura della struttura in cui, tra le altre cose, è stato accertato — anche attraverso visite degli interpellanti – la presenza di migranti trattenuti senza la comunicazione all'autorità giudiziaria entro le 48 ore come prevista dalla legge e, quindi, senza convalida del fermo di polizia;    alcuni dei migranti che sono passati per l’hotspot di Taranto sono stati trattenuti per oltre 72 ore dopo le procedure di fotosegnalazione, quindi a giudizio degli interpellanti, illegittimamente e in assenza di motivi che giustificassero il trattenimento, i considerato che il centro


dovrebbe avere come funzione unica quella dell'identificazione;    ulteriormente, dai colloqui effettuati durante le visite con i migranti trattenuti, emerge uno scarso lavoro di informativa da parte degli organi competenti sui diritti in capo ad essi prima che essi vengano preidentificati, come del resto previsto dalle normative nazionali e internazionali in materia;    risulta particolarmente grave, a quanto consta agli interpellanti, l'assenza di un'informativa circa il diritto di richiedere protezione internazionale che dovrebbe essere fatto prima di qualsiasi tipo di identificazione;    a tal fine è bene ricordare che ogni straniero soccorso in mare e sbarcato ha il diritto di ricevere informazioni complete e comprensibili sulla sua situazione giuridica e ha il diritto di manifestare in qualsiasi momento (anche quando già si trova da tempo in Italia) la volontà di presentare domanda di asilo;    la mancata informativa, o comunque l'informativa parziale e somministrata a persone appena sbarcate e ancora in grave stato di choc è risultata evidente nel più recente trasferimento all’hotspot di Taranto del 31 marzo 2016 dove persone di nazionalità marocchina, a quanto consta agli interpellanti, si sarebbero viste notificare un respingimento differito, dichiarando di non essere stati informati e di non aver avuto la possibilità di richiedere asilo, malgrado quanto previsto dalla circolare del prefetto Morcone dell'8 gennaio 2016;    la mancata informativa sarebbe quindi, a quanto risulta agli interpellanti, alla base dei respingimenti differiti eseguiti sull'accertamento della sola nazionalità;    il caso accertato a Taranto il 31 marzo 2016 fa il paio con quanto avvenuto con altri cittadini di nazionalità gambiana negli hotspot siciliani e portato all'attenzione del Ministro interpellato con l'interrogazione n.  4-11563 del 22 dicembre 2015;    la pratica dei respingimenti differiti sulla sola base discriminante della nazionalità oltre a violare la Convenzione di Ginevra genera situazioni di estrema vulnerabilità delle persone lasciate senza nessun mezzo di sostentamento alle porte dell’hotspot, escludendole dal sistema nazionale d'accoglienza;    il 1o aprile 2016 quindi, circa 250 migranti di nazionalità marocchina, sarebbero stati accompagnati alle porte dell’hotspot e sarebbe stato consegnato loro un provvedimento di respingimento differito. Questi non avrebbero potuto fare altro che riversarsi nella stazione ferroviaria cittadina, abbandonati a loro stessi, senza denaro, senza sostegno di alcun tipo; la situazione che si è venuta a creare, ad


opinione degli interroganti, oltre a non essere conforme alla normativa vigente, si configura come una vera e propria emergenza sociale di cui le prime vittime sono i migranti –:    alla luce di quelle che gli interpellanti giudicano l'inefficacia e la sommarietà del sistema degli hotspot, quali iniziative intenda assumere il Governo in merito e se, in particolare, non ritenga di adottare iniziative per chiuderli;    quali iniziative di competenza intenda adottare per supportare gli impegni straordinari degli enti locali che devono provvedere, per le proprie competenze, a garantire condizioni dignitose in emergenza per numerosi migranti abbandonati a sé stessi e quindi come si intenda intervenire per sostenere lo sforzo dei comuni che in particolare ospitano gli hotspot. (2-01354) «Duranti, Piras, Palazzotto, Scotto, Costantino,D'Attorre, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Marcon, Melilla,Nicchi, Pannarale, Ricciatti, Sannicandro». Atto Camera Interrogazione a risposta in commissione 5-08498 presentato da BERNINI Massimiliano testo di Martedì 26 aprile 2016, seduta n. 613   MASSIMILIANO BERNINI, TERZONI, MANNINO, GAGNARLI e FRUSONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:    a seguito della nota stampa, a firma congiunta dei segretari generali del Sapaf Marco Moroni, dell'Ugl Cfs (Corpo forestale dello Stato), Danilo Scipio, del Snf, Andrea Laganà, della Cgil-Fp Francesca Fabrizi e del Dirfor Maurilio Cattoi, si apprende da agenzie di stampa che «Nonostante denunce e ripetute sollecitazioni, il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina continuerebbe a coprire situazioni di palese illegittimità che inspiegabilmente ed ingiustificatamente favoriscono la procura di Arezzo rispetto a tutte le altre procure d'Italia»;    come stabilito dal titolo III «Polizia Giudiziaria» del codice di


procedura penale, dall'articolo 55 all'articolo 59, le sezioni di polizia giudiziaria sono uffici di polizia presenti presso i tribunali che svolgono attività investigativa senza particolari limiti di materia, alle dirette dipendenze dell'autorità giudiziaria. In questi uffici è presente personale appartenente alle diverse forze di polizia che, a livello amministrativo, è gestito dall'amministrazione di appartenenza, mentre sul piano operativo dipende dall'autorità giudiziaria; trattasi in sostanza di investigatori che vengono distaccati presso gli uffici giudiziari ove svolgono il loro servizio in abiti civili, operando a stretto contratto con i magistrati;    la normale collaborazione tra procura di Arezzo e Corpo forestale dello Stato risale al 2010, quando all'epoca non era stata ancora istituita la sezione di polizia giudiziaria del Cfs, quindi l'impiego di personale in procura era ampiamente giustificato;    l'ordinaria collaborazione dell'epoca era tale da non richiedere alcun protocollo, d'intesa formale, come invece è stato stilato in data 6 ottobre 2015 tra il procuratore Rossi e il capo della Forestale Cesare Patrone, per giustificare l'impiego di uomini e mezzi aggiuntivi rispetto a quelli previsti nella sezione di polizia giudiziaria già a disposizione del magistrato;    nel protocollo d'intesa di cui al punto precedente la procura della Repubblica di Arezzo intende avvalersi del supporto del personale del Cfs allo scopo di agevolare e sostenere la completa e puntuale trattazione delle pratiche relative ai reati in materia ambientale, trattandosi di un territorio ove l'incidenza degli stessi è particolarmente significativa, proponendo in via sperimentale la costituzione di un gruppo di lavoro in materia ambientale e agroalimentare formato da personale del Corpo Forestale dello Stato che, visti i risultati conseguiti, si è deciso di mantenere anche a seguito della riorganizzazione della dipendente sezione di polizia giudiziaria, ai sensi della legge n. 4 del 2011. Il gruppo opera sulla base delle disposizioni del procuratore, mentre per quanto concerne la dotazione, la procura mette a disposizione gli spazi di lavoro, le dotazioni strumentali e la cancelleria, per quanto riguarda il mezzo di servizio con dotazione di carburante commisurata alle esigenze e alle disponibilità di assegnazione definite


dal comando provinciale di Arezzo nell'ambito delle rispettive disponibilità questo è messo a disposizione del Cfs;    con lettera del 4 dicembre 2015 protocollo n. 6436 del comando provinciale del Corpo forestale di Arezzo, indirizzata a tutto il personale del Cfs della provincia di Arezzo, tramite gli uffici territoriali di appartenenza e al comando regionale della Toscana, si chiedeva una ricognizione per valutare eventuali candidature di personale, anche al di fuori della provincia di Arezzo, da destinare al gruppo di lavoro presso la procura della Repubblica di Arezzo per il primo semestre 2016. Le candidature saranno successivamente valutate dall'ufficio del procuratore di Arezzo, dottor Roberto Rossi;    secondo quanto riportato nei comunicati delle sigle sindacali, si stanno mettendo a disposizione del procuratore Rossi mezzi e personale del Corpo forestale in numero di gran lunga superiore a quello stabilito dal decreto del Ministero della giustizia per lo svolgimento di compiti tipici di ogni procura e che ogni procura espleta senza dover ricorrere ad integrazioni;    questo surplus è tra l'altro giudicato insufficiente a smaltire i fascicoli arretrati visto che il Cfs, su richiesta del procuratore Rossi, ha ritenuto di mettere a disposizione della procura ulteriori unità provenienti dalle stazioni della provincia di Arezzo. Tale ulteriore disponibilità di personale, che va ad aggiungersi alle unità del gruppo di lavoro che non ha eguali in nessun'altra procura d'Italia, rappresenta assolutamente un unicum, a quanto consta agli interroganti e quindi una situazione di favore, dal momento che la carenza di personale nei tribunali è generalizzata;    sempre nel comunicato di cui al punto precedente si legge: «È dunque fin troppo chiaro – concludono i sindacati – che il procuratore Rossi goda di attenzioni non comuni da parte dell'esecutivo, anche per il tramite di forestali assegnati proprio alla procura di Arezzo che, allo stesso tempo, sono o lo sono stati, collaboratori del legislativo del ministro Martina, distogliendoli così dai precipui compiti di responsabilità dell'aliquota CFS presso la sezione di polizia giudiziaria del Tribunale di Arezzo»;    tra questi, il vice ispettore del Corpo forestale dello Stato, dottor


Marco Mazzi, oltre a rientrare nell'aliquota CFS presso la sezione di polizia giudiziaria del tribunale di Arezzo e ad essere accreditato presso il gabinetto del Ministro Martina per non precisati rapporti di collaborazione, il 7 marzo 2011, al tempo con la qualifica di assistente, veniva contrattualizzato presso l'Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), nell'ambito della convenzione con il Cfs, finalizzata ad intensificare la sorveglianza e il controllo del territorio, a tutela, salvaguardia e valorizzazione delle risorse ambientali e paesaggistiche, allo scopo di monitorare la situazione legale relativa ai terreni rientranti nella disponibilità dell'i-stituto a seguito di risoluzione contrattuale, in particolare:     monitorare il database dei terreni rientranti nella disponibilità dell'istituto;     verificare per ciascuno di essi lo stato di custodia;     acquisire la documentazione necessaria per il suddetto controllo;     curare e gestire i rapporti con il Corpo forestale dello Stato per quanto concerne i suddetti controlli;    il contratto, di cui al punto precedente, avente protocollo n. 1327, prevedeva la durata fino al 31 dicembre 2011 con possibilità di prosecuzione da formalizzarsi entro 60 giorni dalla scadenza dello stesso, per un importo complessivo di 31.950,00 euro a lordo delle ritenute di legge;    in data 30 dicembre 2014, con missiva del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – Corpo forestale dello Stato, Ispettorato generale, Segreteria Capo del Corpo – protocollo n. 1421, facente riferimento alla convenzione tra Ismea e Cfs rinnovata e implementata nei compiti da svolgere per ulteriori tre anni, con scadenza al 21 febbraio 2017, si incaricavano i destinatari di seguire tutte le operazioni riguardanti l'accordo tra Ismea e i comandi regionali del Cfs interessati, finalizzate alla ricognizione dei terreni rientranti nella disponibilità di Ismea in modo da prevenire situazioni in contrasto con le finalità dell'Istituto. Tra i riceventi della missiva, il Comandante Capo Roberto Monaco, l'Assistente Debora Gambardella, l'Agente Scelto


Marco Mazzi, il Vice Revisore Elisa Benedetti, e le sedi della 12a, 13a e 14a divisione;    in data 19 gennaio 2015, con lettera dell'Ismea indirizzata al Capo del Corpo forestale dello Stato, dottor Cesare Patrone, con protocollo n. U/0000903, avente per oggetto la convenzione Ismea-Cfs, stipulata in data 7 marzo 2011, l'ente, sulla base dell'esperienza maturata nel corso della convenzione, pone in rilievo la necessità di implementare le attività di sistemazione e di elaborazione delle informazioni acquisite a seguito dei controlli svolti dal Cfs, anche presso la sede dell'Ismea;    nella missiva di cui al punto precedente l'Ismea rileva come non disponga al suo interno di professionalità adeguate allo svolgimento delle predette attività che richiedono la conoscenza delle specifiche procedure e modalità operative seguite dal Cfs e, per questo, risultando necessaria l'individuazione di una specifica e peculiare professionalità con adeguata competenza, chiede allo stesso Corpo forestale dello Stato di esprimere ogni più adeguata proposta operativa a riguardo;    il 9 febbraio 2015 con missiva del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – Corpo forestale dello Stato, Ispettorato generale, divisione 13a – protocollo n. 6674, indirizzata all'assistente Marco Mazzi, e facente riferimento alla nota n. 60 del 20 gennaio 2015, il capo del Corpo forestale dello Stato incaricava lo stesso a continuare la collaborazione con l'Ismea nell'ambito delle attività oggetto della convenzione in essere tra Ismea e Cfs, stipulata in data 7 marzo 2011;    per quanto concerne gli incarichi conferiti ai dipendenti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – Corpo Forestale dello Stato – nell'anno 2013, il signor Marco Mazzi risulta essere il destinatario di vari importi da parte del conferente Ismea con oggetto dell'incarico «altre tipologie». Nello specifico, gli importi percepiti dal Vice ispettore Mazzi possono essere così ripartiti:     52.500,00 euro per l'incarico svolto dal 28 gennaio 2013 al 30 giugno 2014, con un acconto di 21.812,00 euro nel 2014 e non ancora saldato;     52.500,00 euro per l'incarico svolto dal 28 gennaio 2013 al 30 giugno 2014, con un acconto di 20.482,00 euro nel 2013 e non ancora


saldato;     17.500,00 euro per l'incarico svolto dal 17 aprile 2013 al 16 ottobre 2013 e saldato interamente nel 2013;    alla luce dello schema degli incarichi conferiti ai dipendenti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali afferenti al Cfs, il vice ispettore Marco Mazzi, solo per l'anno 2013, è il soggetto che cumulativamente ha percepito i maggiori importi a seguito della stipula di rapporti di collaborazione, per un ammontare di 122.500,00, con il dipendente del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali immediatamente sotto di lui che percepisce complessivamente circa 20.000 euro;    il vice ispettore di cui al punto precedente a seguito dei frequenti viaggi a Roma per l'attività di collaborazione che ivi svolge, determina per gli interroganti un danno economico per costi di missione, oltre che arrecare un grave pregiudizio all'attività della procura e a quella istituzionale delle stazioni forestali;    fra questi costi vi sono anche quelli inerenti la messa in disponibilità al vice ispettore Mazzi di un'auto di servizio, per come riportato nella disposizione di servizio n. 516 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Corpo forestale dello Stato, ispettorato generale, servizio III, divisione 11a, a firma del capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone;    nella disposizione di servizio del 16 novembre 2015, di cui al punto precedente, si legge che il capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, autorizza il vice ispettore Marco Mazzi, in servizio presso la procura della Repubblica, il tribunale di Arezzo, a continuare a svolgere l'attività di supporto e di collaborazione con la segreteria del capo del Corpo ed il gabinetto del Ministro, ufficio legislativo, usufruendo ogni qualvolta si renda necessario, del mezzo di servizio con rientro a Firenze, nonché dell'attribuzione all'Ispettorato generale, delle spese di missione e di ogni ulteriore emolumento concernente eventuali competenze accessorie connesse all'incarico –:    se il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali possa chiarire dettagliatamente in cosa consista l'attività di supporto e di


collaborazione con la segreteria del capo del Cfs ed il gabinetto del Ministro – ufficio legislativo, svolta dal vice ispettore Marco Mazzi e le ragioni, nonché le competenze per le quali gli venga riconosciuto questo ruolo, e chi lo abbia ritenuto idoneo allo svolgimento di questa funzione;    se l'attività di supporto e di collaborazione con la segreteria del capo del Cfs ed il gabinetto del Ministro – ufficio legislativo, svolta dal vice ispettore Marco Mazzi, preveda ulteriori esborsi per le casse dello Stato, in termini di rimborsi spesa, diarie, straordinari, bonus e quant'altro, da corrispondere all'agente per l'espletamento del suo incarico;    quali siano le ragioni per cui per le trasferte a Roma, con rientro a Firenze, il vice ispettore in servizio presso la procura di Arezzo, utilizzi il mezzo di servizio messo a disposizione dal Cfs della provincia di Arezzo, al gruppo di lavoro agroalimentare e ambientale della procura;    se non si ritenga esorbitante l'impiego di donne, uomini e mezzi aggiuntivi del Corpo forestale dello Stato presso il tribunale di Arezzo, rispetto a quelli previsti nella sezione di polizia giudiziaria, già a disposizione del procuratore;    se l'ulteriore spiegamento di personale del Cfs presso la sezione di polizia giudiziaria della procura della Repubblica di Arezzo, non comporti un indebolimento dei presidi a tutela del territorio e dell'ambiente, garantito dalle donne e degli uomini del Corpo forestale dello Stato;    se non si ritenga incompatibile il ruolo di agente di pubblica sicurezza del vice ispettore Mazzi con l'incarico conferitogli da Ismea;    quali siano le specifiche e peculiari professionalità, nonché l'adeguata competenza e i titoli riconosciuti al vice ispettore da parte dell'Ismea e del Cfs, per il conferimento dell'incarico, e le modalità con le quali è stato selezionato il personale del Corpo forestale ritenuto più adatto all'espletamento della convenzione Ismea-Cfs;    a fronte dei 122.500,00 corrisposti al vice ispettore Mazzi nel solo 2013, se i risultati attesi dalla convenzione ISMEA-CFS, ovvero la ricognizione dei terreni rientranti nella disponibilità dell'ente in modo da prevenire situazioni in contrasto con le finalità dell'Istituto, siano stati


pienamente conseguiti. (5-08498)

Atto Camera Interpellanza urgente 2-01356 presentato da COSTANTINO Celeste testo di Martedì 26 aprile 2016, seduta n. 613   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:    con delibera del Consiglio dei ministri del 12 marzo 2015 è stato nominato il Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Calabria;    indagini del nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della guardia di finanza, nei reparti di ostetricia e ginecologia, di neonatologia e di anestesia degli «Ospedali riuniti» di Reggio Calabria, hanno fatto emergere un quadro inquietante di copertura di errori commessi in interventi su gestanti, pazienti e neonati, per evitare di essere perseguiti penalmente. È stato accertato finora il decesso di due neonati, in due casi distinti, lesioni irreversibili su un neonato attualmente dichiarato invalido al 100 per cento, traumi e crisi epilettiche e miocloniche di una partoriente, il procurato aborto senza consenso dei futuri genitori ordinato da un primario nei confronti della sorella, eseguito con la complicità del primario facente funzioni. Sono numerosi i professionisti interessati dall'interdizione dall'esercizio della professione medica per un anno, coinvolti ginecologi, neonatologi, ostetriche, anestesisti e i sopracitati primari. Si tratta di un enorme sistema che coinvolge l'intero reparto sanitario degli Ospedali riuniti attuato attraverso l'occultamento di numerose cartelle cliniche, e la loro manomissione per evitare di incorrere in procedimenti giudiziari in seguito a palesi errori commessi;    dall'inchiesta emerge testualmente «l'esistenza di una serie di gravi negligenze professionali e di assoluta freddezza e indifferenza


verso il bene della vita che di contro dovrebbero essere sempre abiurate dalla nobile e primaria funzione medica chiamata a salvare gli altri e non se stessi»;    il sistema sanitario calabrese è al collasso e la diffusa presenza di corruzione e incompetenza, nonostante la presenza di un commissario ad acta nominato direttamente dal Presidente del Consiglio, mette a repentaglio la salute non solo delle gestanti e dei neonati della città di Reggio Calabria, violando come nell'accertato caso dell'aborto indotto le scelte riproduttive delle donne, ma anche di coloro che abitano in quel bacino territoriale e che si rivolgono a una grande struttura come quella degli Ospedali riuniti a causa dell'assenza di servizi sanitari nelle proprie località di appartenenza –:    quale sia il bilancio della gestione commissariale e come intendano ripristinare le condizioni di legalità e di efficienza dei servizi sanitari degli Ospedali riuniti di Reggio Calabria;    se non ritenga necessario assumere iniziative per rafforzare l'impianto sanzionatorio per i casi di violenza sulle partorienti e per i casi di violazione dei dritti dei neonati;    se non ritenga necessario valutare di adottare iniziative per l'introduzione di una specifica fattispecie di reato volta a punire la «violenza ostetrica». (2-01356) «Costantino, Zaccagnini, Nicchi, Ricciatti, Pannarale, Gregori, Pellegrino, Duranti, Scotto, Airaudo, Franco Bordo, D'Attorre, Daniele Farina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Marcon, Martelli, Melilla, Palazzotto, Paglia, Piras, Placido, Quaranta, Sannicandro, Zaratti».

Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-08497 presentato da NUTI Riccardo testo di


Martedì 26 aprile 2016, seduta n. 613   NUTI, CECCONI, COZZOLINO, DIENI, TONINELLI e D'AMBROSIO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:    il segretario della Presidenza del Consiglio dei ministri, Paolo Aquilanti, tramite propria disposizione del 20 aprile 2015, ha disposto la creazione di un «Comitato per la ricognizione di beni e servizi stipulati o eseguiti dal 2010 al 2015, composto dal Capo del Dipartimento per le politiche di gestione, promozione e sviluppo delle risorse umane e strumentali, dal Capo dell'Ufficio del bilancio e per il riscontro di regolarità amministrativo-contabile e dal Capo dell'Ufficio controllo interno, trasparenza e integrità», che avrebbe dovuto presentare al segretario generale stesso, entro il 30 maggio 2015, una relazione sulla ricognizione effettuata e formulare eventuali proposte; tuttavia, di tale relazione non si ha alcuna contezza, come già denunciato con atto di sindacato ispettivo n. 4-09463, ancora senza risposta;    in particolare, il decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni, recepito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri tramite proprio decreto del 1o marzo 2011 poi modificato dal decreto 21 giugno 2012, creava e disciplinava, all'interno di ogni pubblica amministrazione, gli organismi indipendenti di valutazione delle performance, ai quali conferiva funzioni fondamentali per garantire il buon andamento degli enti pubblici, e disponeva che questi dovessero essere composti da tre soggetti (che secondo la delibera CiVIT n. 12 del 2013 dovevano essere almeno uno con adeguata esperienza all'interno dell'amministrazione interessata e di componenti con conoscenze utili a favorire processi di innovazione), per la durata triennale senza che fosse prevista la decadenza automatica al rinnovarsi degli organi di indirizzo politico-amministrativo designanti, al cui controllo l'organismo Indipendente di valutazione è sottoposto;    invece nei fatti, come già denunciato con atto di sindacato ispettivo n. 4-09584, ancora senza risposta, l'ufficio di controllo interno,


trasparenza e integrità, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri è composto da tre soggetti che possono essere scelti esclusivamente all'interno della Presidenza medesima, senza possibilità di includere componenti in possesso di conoscenze tecniche e capacità utili a favorire processi di innovazione all'interno dell'amministrazione medesima; è sottoposto al sistema dello spoil system, e quindi i membri dell'ufficio decadono automaticamente con la decadenza dell'organo politico-amministrativo, essendo composto da dirigenti apicali che cessano dalle proprie funzioni entro 90 giorni dal voto di fiducia al Governo (articolo 19 comma 3 del decreto legislativo n. 165 del 2001); è sottoposto al controllo del Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri invece che del Presidente del Consiglio stesso, il quale costituisce al di fuori di ogni dubbio, il vertice politicoamministrativo di codesta pubblica amministrazione;    inoltre, il citato decreto legislativo n. 150 del 2009, stabilisce alcune norme, recepite dalla Presidenza del Consiglio dei ministri tramite decreto 25 maggio 2011, n. 131, relative alla relazione sulla performance: entro il 30 giugno di ogni anno deve essere pubblicata, garantendo trasparenza e pubblicità, tale relazione che evidenzia, a consuntivo, con riferimento all'anno precedente, i risultati organizzativi e individuali raggiunti rispetto ai singoli obiettivi programmati e alle risorse, con rilevazione degli eventuali scostamenti, e il bilancio di genere realizzato; inoltre, sempre secondo quanto stabilito dal richiamato decreto del maggio 2011, articolo 3, comma 4, la Presidenza del Consiglio dei ministri ha l'obbligo di definire e adottare un sistema per la misurazione e la valutazione della performance;    tuttavia nei fatti, come già denunciato con atto di sindacato ispettivo n. 4-09592, ancora senza risposta, non risulta che la Presidenza del Consiglio dei ministri abbia mai proceduto a pubblicare, completamente o comunque nei termini stabiliti, all'interno della sezione trasparenza del proprio sito web queste relazioni sulla performance, mentre il sistema di misurazione e valutazione della performance vigente è stato approvato con decreto del 27 novembre 2003, molti anni prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n.  150 del 2009 che riforma il sistema di valutazione delle performance, e


del decreto che ne recepisce le norme del 2011;    infine, il citato decreto del maggio 2011, articolo 3, comma 2, stabilisce che «entro il 31 gennaio gli organi di indirizzo politico amministrativo emanano direttive annuali per l'azione amministrativa e la gestione delle strutture generali della Presidenza del Consiglio dei ministri, in coerenza con i documenti di programmazione finanziaria e di bilancio e tenuto conto delle risultanze del controllo di gestione, individuando gli indirizzi e gli obiettivi strategici e operativi, nonché gli indicatori necessari per la misurazione della relativa attuazione»;    tuttavia, come già denunciato con atto di sindacato ispettivo n. 410819, ancora senza risposta, scorrendo la sezione trasparenza del sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, emergerebbe che nessuna direttiva sia stata emanata entro i tempi prescritti dalla legge negli ultimi tre anni, e addirittura nessuna direttiva è stata pubblicata per l'anno in corso;    guardando le schede obiettivo per ogni dipartimento, allegate alla direttive medesime, si può facilmente notare come, nelle varie programmazioni operative, vengano previste fasi che teoricamente si sarebbero dovute concludere, con i relativi output, ancora prima dell'emanazione della direttiva stessa: appare chiaramente contraddittoria, dunque, la possibilità di realizzare obiettivi programmati su un orizzonte temporale di 12 mesi e, ancor più, la «temporizzazione» della produzione di output, prima che gli effetti giuridici della direttiva possano dispiegarsi (registrazione della Corte dei conti);    in un contesto simile, non si capisce su quali basi potrà avvenire la valutazione delle performance dei dirigenti, i quali, forse, non riusciranno a portare a termine i propri obiettivi in tempo utile o con risultati qualitativi accettabili, avendo a disposizione meno della metà del tempo stimato all'interno della direttiva medesima;    inoltre, risulterebbe impossibile assicurare, a giudizio degli interroganti, ai sensi del comma 3 dell'articolo 3, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 131 del 2011, «l'effettuazione, in corso di esercizio, del monitoraggio dell'attuazione degli obiettivi di cui al comma 2, anche ai fini dell'attivazione di eventuali interventi


correttivi»;    la Presidenza del Consiglio dei ministri è stata investita, anche recentemente, da fatti di malamministrazione e corruttela che hanno avuto anche gravi risvolti giudiziari — si citano, a titolo esemplificativo e non esaustivo l'arresto del generale dei carabinieri Antonio Ragusa, dirigente presso la Presidenza del Consiglio, i collegamenti di uffici della Presidenza del Consiglio con il pregiudicato Luigi Bisignani, l'arresto nel dicembre del 2015 dell'imprenditore David Biancifiore per presunti appalti truccati presso la Presidenza stessa;    i dati attualmente pubblicati risultano essere confusionali, in quanto non permettono di capire chi e in quale misura abbia realmente ottenuto le indennità di risultato, al fine anche di comprendere quali siano effettivamente i dirigenti più efficienti, come tra l'altro evidenziato in un articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 20 aprile 2016: infatti, è disponibile solo un generico dato medio che non dà conto di quanti siano dirigenti e quanto ognuno di essi realmente percepisca, con la concreta possibilità che vi siano enormi distanze tra quanto stanziato ed erogato per i dirigenti apicali e i restanti;    non è neppure dato sapere qual è il sistema di misurazione della performance impiegato e quale parte del punteggio sia riservato al giudizio discrezionale del valutatore, sia per quanto riguarda i dirigenti apicali che per quanto attiene ai dirigenti di prima e seconda fascia;    inoltre, dai dati pubblicati non si evincerebbero alcune informazioni di fondamentale importanza secondo gli interroganti: le indennità di risultato massimali anche per i dirigenti di seconda fascia; se e in quale misura i dirigenti allocati alle dirette, dipendenze del Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero dei sottosegretari e dei Ministri senza portafoglio, abbiano ottenuto indennità di risultato; se l'indennità di risultato sia legata solo a obiettivi di direttiva ovvero anche a obiettivi di altra natura ovvero un mix tra questi ultimi due tipi;    preme agli interroganti sottolineare che l'assenza di organi o sistemi di controllo e valutazione dell'operato degli uffici, nonché di una loro posizione autonoma per maggiore efficacia e incisività, è terreno fertile per l'incremento di fenomeni di malamministrazione, iniquità e corruzione –:


quali iniziative si intendano adottare perché sia pienamente rispettata la normativa di cui in premessa, in particolar modo dalle amministrazioni di vertice, inclusa la Presidenza del Consiglio dei ministri, evitando a tutti i livelli situazioni che rischiano di esporre gli organi interessati a fenomeni di malamministrazione e corruttivi. (508497)

Atto Senato Interrogazione a risposta scritta 4-05717 presentata da VILMA MORONESE mercoledì 27 aprile 2016, seduta n.616 MORONESE, AIROLA, BERTOROTTA, BLUNDO, BULGARELLI, CAPPELLETTI, CASTALDI, DONNO, ENDRIZZI, FATTORI, GAETTI, LEZZI, LUCIDI, MANGILI, NUGNES, PAGLINI, PUGLIA, SANTANGELO, SCIBONA, SERRA - Al Ministro dell'interno - Premesso che, a quanto risulta agli interroganti: il comando provinciale dei Vigili del fuoco di Caserta, d'intesa con il Comune di Marcianise (Caserta), nel mese di giugno 2013 ha manifestato l'intenzione di procedere ad un potenziamento dei presidi, attivando una sede stagionale diurna presso il comune per una durata orientativa di 35 giorni, tra fine luglio e fine agosto, al fine di rendere più celere e omogeneo il servizio antincendio durante il periodo estivo; per lo svolgimento del servizio il Comune di Marcianise ha inteso mettere a disposizione i locali del plesso scolastico "Manzoni", tramite la formula del comodato d'uso gratuito, fatti salvi i lavori di interventi essenziali per adeguare gli stessi alle esigenze funzionali e logistiche opportune; con determinazione n. 1224 del 15 luglio 2013, il Comune ha impegnato la somma di 25.000 euro da destinare quale contributo di avvio di un distaccamento operativo permanente sul suo territorio;


con ordine del giorno n. 153 del 12 settembre 2014, il facente funzioni di comandante provinciale del Vigili del fuoco di Caserta ha disposto che i capi turno dispongano i propri servizi operativi tenendo conto della necessità di mantenere operativa la sede provvisoria di Marcianise; le organizzazioni sindacali, che hanno, in diverse occasioni, richiesto di essere coinvolte nell'assunzione di decisioni cosÏ rilevanti per i lavoratori, pur condividendo la necessità dell'apertura della sede di Marcianise, hanno rilevato che l'attuale carenza di organici al comando non consente l'espletamento del servizio disposto con l'apposita disposizione organizzativa (citato ordine del giorno n. 153 del 12 settembre 2014), opponendosi alla continuazione del servizio operativo presso il presidio provvisorio di Marcianise. In particolare, in una nota unitaria del 18 settembre 2014, hanno chiesto di ripristinare nell'immediato il modello di soccorso organizzativo del comando, escludendo il presidio di Marcianise dalla programmazione del soccorso, e di essere informati in via preventiva di eventuali ulteriori azioni intraprese; l'art. 8-bis del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, rubricato "Consultazione delle Rappresentanze del personale", prevede che le organizzazioni sindacali e le sezioni del COCER (Consiglio centrale di rappresentanza) di cui all'articolo 2, ovvero forze di polizia ad ordinamento civile, forze di polizia ad ordinamento militare e forze armate, "sono convocate presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri in occasione della predisposizione del documento di programmazione economico finanziaria e prima della deliberazione del disegno di legge di bilancio per essere consultate"; con nota del 6 febbraio 2015, destinata alle organizzazioni sindacali, a firma del comandante provinciale pro tempore dei Vigili del fuoco di Caserta, D'Eliseo, si prende atto del fatto che qualsiasi nuovo distaccamento o presidio da istituire nella provincia di Caserta è fondamentale per il miglioramento del dispositivo di soccorso, fermo restando il necessario aumento di risorse umane e finanziarie per la sua attivazione; inoltre, la sede deve essere migliorata dal punto di


vista logistico-funzionale; per il comando di Caserta risulterebbero operative 213 unità rispetto alle 262 previste, il comando è carente principalmente per la qualifica di capo squadra e capo reparto, con 33 unità in meno; alla luce delle inadeguate risorse umane a copertura del servizio, nella nota si ipotizza, in un primo momento, di garantire la continuità del presidio con l'assegnazione di un numero di ore di straordinario. Da una più attenta analisi si considera come soluzione alternativa la possibilità che almeno 12 unità provenienti da altri comandi vengano affidate in mobilità straordinaria per il presidio operativo di Marcianise; con decreto del 13 maggio 2015, a firma del facente funzioni di capo del corpo nazionale dei Vigili del fuoco, è stata autorizzata l'attivazione di una base operativa a Marcianise, per il periodo strettamente necessario al superamento delle straordinarie esigenze del territorio; come risulta da notizie stampa ("Il Mattino" edizione di Caserta) e anche dal comunicato stampa pubblicato sul sito del Ministero dell'interno il 15 febbraio 2016, in occasione della visita del sottosegretario di Stato all'interno, Gianpiero Bocci, presso il presidio operativo dei Vigili del fuoco di Marcianise, si è manifestata l'intenzione di trasformare il presidio operativo in distaccamento; il comunicato riporta che "Il presidio operativo dei Vigili del Fuoco di Marcianise, in provincia di Caserta, potrà diventare presto un distaccamento grazie al potenziamento del personale operativo in previsione"; considerato che, per quanto risulta agli interroganti: il servizio, avviato in via sperimentale già dal 2013, alla luce delle straordinarie necessità, è stato prorogato per 3 anni, seppure non in modo continuativo, creando non pochi problemi in termini di risorse umane, considerata la permanente carenza di personale, soprattutto di capisquadra, per le unità di intervento, e di adeguatezza della struttura, con riferimento ai lavori necessari per rendere sicura e operativa la sede; da un sopralluogo effettuato dalla prima firmataria del presente atto di


sindacato ispettivo in data 8 aprile 2016 presso la sede distaccata di Marcianise, in via Parco Primavera, alla presenza del comandante dei Vigili del fuoco della provincia di Caserta, è emerso che sono necessari ed urgenti interventi per sopperire a necessità logistiche e funzionali; considerato inoltre che, a parere degli interroganti, nonostante la fattiva collaborazione e la disponibilità del personale dimostrata negli anni, si ritiene che il servizio, nato con carattere provvisorio, non possa continuare in modo ordinario senza un adeguamento in termini di risorse umane e strumentali; considerata l'importanza della funzione svolta dai Vigili del fuoco, soprattutto in un territorio quale la "terra dei fuochi", in perenne stato di emergenza martoriato da roghi di rifiuti, è fondamentale che la struttura sia adeguata e attrezzata secondo le disposizioni normative vigenti in materia di sicurezza sul luogo del lavoro; considerato infine che dalla bozza del progetto per il riordino delle strutture centrali e territoriali del Corpo nazionale, elaborata dal Ministero nell'aprile 2014, tra le sedi distaccate per la provincia di Caserta, non risulterebbe il presidio di Marcianise. Risulta agli interroganti che la bozza di riordino non avrebbe trovato l'avallo dell'organizzazione sindacale CONAPO (Sindacato autonomo vigili del fuoco), insoddisfatta dall'attività di concertazione condotta dal Ministero, che non avrebbe accolto le proposte relative all'adeguamento e revisione degli organici delle sedi e dei numeri dei Vigili del fuoco, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti; se intenda definitivamente trasformare il presidio provvisorio di Marcianise in distaccamento del Corpo dei Vigili del fuoco di Caserta, come annunciato, tra l'altro, dal sottosegretario Gianpiero Bocci; quali siano i motivi per cui le dichiarazioni del sottosegretario Bocci non troverebbero corrispondenza nella bozza di progetto per il riordino del Corpo, elaborata dallo stesso Ministero;


se, per l'assunzione di una decisione così importante, siano state adeguatamente consultate le organizzazioni sindacali; se ritenga sia possibile che il servizio fornito dai Vigili del fuoco di Marcianise prosegua, sia come sede provvisoria che come distaccamento, con condizioni igienico-sanitarie e strutturali dell'edificio non conformi alle prescrizioni di legge relative la sicurezza sui luoghi di lavoro; se non intenda sospendere le attività dei Vigili del fuoco operativi presso la sede di Marcianise fino a quando i lavori di adeguamento della sede non saranno avviati e completati; se, ferme restando le esigenze strutturali, non ritenga opportuno provvedere a trasferire presso il comando di Caserta il necessario numero di capisquadra, al fine di far fronte ai turni di servizio della sede di Caserta e dei vari distaccamenti; quale sia lo stato attuale del progetto per il riordino delle strutture centrali e territoriali del Corpo nazionale e se, in particolare, alla luce del malcontento manifestato da alcune tra le più rappresentative organizzazioni sindacali, non ritenga di dover avviare un nuovo tavolo di consultazione. (4-05717)

Atto Senato Interrogazione a risposta scritta 4-05709 presentata da EMANUELA MUNERATO mercoledì 27 aprile 2016, seduta n.615 MUNERATO - Al Ministro della giustizia - Premesso che: la vicenda del nuovo penitenziario di Rovigo, costato 29 milioni di euro e completamente non funzionante, è a dir poco scandalosa; secondo quanto denunciato anche a mezzo stampa su "La Voce di


Rovigo", di martedì 26 aprile 2016, la cucina è inattiva (ai detenuti son serviti piatti freddi, mentre gli agenti di Polizia penitenziaria si devono recare nella mensa in via Verdi, presso la vecchia struttura), la lavanderia non è operativa e gli uffici sono senza linea telefonica e connessione internet; tutti gli altri servizi, come palestra, sala ricreativa, spaccio, sono al momento solo sulla carta, né è stata attivata la caserma per gli alloggi del personale di Polizia penitenziaria; tali problemi sembra che derivino da una volontà politica del Governo di accelerare la chiusura del vecchio carcere e il conseguente trasloco nella nuova struttura, non ancora operativa, dei circa 30 detenuti, trasferimento previsto, invece, per il mese di settembre; la gravità della situazione riguarda non soltanto la non piena operatività della nuova caserma con tutti i disagi connessi al cattivo funzionamento, ma anche e soprattutto il venir meno del livello di sicurezza, considerato che gli agenti, già in carenza di organico del 50 per cento rispetto alla dotazione che dovrebbe essere prevista, sono costretti a fare la spola continuamente verso la vecchia casa circondariale, nel centro di Rovigo, per la gestione normale e ordinaria; la carenza di organico, peraltro, mette a serio rischio tutti i diritti del personale penitenziario: ferie, permessi, riposi, congedi, eccetera, si chiede di sapere: quali siano state le motivazioni urgenti che hanno giustificato un'accelerazione nel trasferimento dei 30 detenuti dal vecchio carcere alla nuova struttura, pur non ancora pienamente operativa; se il mantenimento della funzionalità della struttura di via Verdi e l'apertura del nuovo penitenziario non rappresentino una duplicazione di costi; se e quali provvedimenti di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda urgentemente adottare per sopperire al malfunzionamento del nuovo carcere di Rovigo; se, ed entro quali tempi, intenda intervenire per fronteggiare la cronica


carenza di personale penitenziario nel carcere di Rovigo. (4-05709)

Atto Senato Interrogazione a risposta scritta 4-05703 presentata da MARIA MUSSINI martedì 26 aprile 2016, seduta n.614 MUSSINI - Al Ministro dell'interno - Premesso che: nell'ambito del recente incontro del 31 marzo 2016 tra il vice ministro dell'Interno, la presentatrice del presente atto e l'assessore alla Sicurezza del Comune di Parma, è stata affrontata la questione della situazione della sicurezza nella provincia di Parma; nel corso di tale riunione, segnatamente, è stata evidenziata la forte carenza di personale riscontrata nell'organico delle forze dell'ordine operanti nella citata provincia, con conseguente richiesta di incremento degli agenti in servizio, tenuto altresì conto dell'età media degli stessi, che è prossima ai 50 anni; è stata inoltre avanzata espressa richiesta affinché Parma sia dotata di una propria squadra antiterrorismo, posto che, come noto, la città è sede dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (E.F.S.A.), che ad oggi deve ritenersi a tutti gli effetti un potenziale obiettivo sensibile, e risulta essere meta di un importante afflusso turistico, quale sede di eventi di carattere internazionale, come la fiera "CIBUS" in programma per il mese di maggio 2016; ed ancora, è stata avanzata richiesta affinché, per garantire la piena sicurezza degli utenti della stazione ferroviaria di Parma anche nelle ore notturne, fosse disposto un prolungamento del turno della Polizia ferroviaria, che attualmente si conclude alle ore 19.00, almeno sino alle ore 22.00;


è stata altresì formulata la proposta di rendere accessibile anche alla Polizia municipale il sistema SDI, affinché sia possibile affiancare l'attività di tale corpo a quella posta in essere dalle altre forze di polizia, ad esempio per quanto riguarda l'identificazione dei soggetti controllati; da ultimo, per un verso è stato chiesto di valutare la possibilità di affidare anche alle questure attività esplicative di funzioni di sicurezza e di garanzia dell'ordine pubblico, non limitandone l'operatività ad ambiti prettamente amministrativi, come quelli relativi al rilascio dei passaporti; per altro verso, è stata richiesta la definitiva approvazione del "ddl sicurezza"; il vice ministro dell'Interno, in data 14 aprile inviava quindi alla presentatrice del presente atto un appunto avente ad oggetto la situazione della sicurezza pubblica nella provincia di Parma; considerato che: da tale missiva è risultato che, al 1° gennaio 2016, l'organico effettivo della Polizia di Stato, in forza in tale provincia, riscontra una carenza pari a meno 17,5 per cento rispetto alla dotazione organica tabellare, percentuale ben maggiore di quella relativa alla carenza media nazionale, che si attesta intorno a meno 13,4 per cento; la penalizzazione deriverebbe dalla "forte carenza rilevata nella Polizia Postale (-64%) la cui dotazione risalente al 1989, quando i compiti erano prettamente di scorta valori e vigilanza, non corrisponde più alle mutate esigenze di servizio della specialità"; secondo quanto comunicato, "Le attuali carenze di personale non consentono, al momento, di prevedere il prolungamento dell'orario di apertura del Posto di Polizia Ferroviaria"; è altresì emerso che, al momento, la Questura di Parma non è tra quelle interessate all'istituzione delle Unità Operative di Pronto Intervento, già operanti, tuttavia, a Bologna ed a Modena; secondo quanto si legge, la richiesta di incremento del personale, allo stato disattesa, verrà valutata "in occasione dei prossimi movimenti di personale e future assegnazioni al termine dei corsi di formazione,


compatibilmente con le risorse disponibili e le emergenti necessità degli altri Uffici e Reparti del territorio nazionale", si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo non ritenga che, a fronte della sempre maggiore diffusione dell'uso di internet e dei principali social networks, soprattutto tra gli adolescenti, per un verso, e dell'aumento del rischio del verificarsi di episodi di cyber crime a danno di tale categoria di soggetti, per altro verso, che la carenza di organico rilevata nella Polizia postale della Provincia di Parma, tale da soddisfare le esigenze del lontano 1989, non renda necessario un immediato incremento della dotazione di personale; se risulti sulla base di quale criterio la Questura di Parma sia stata esclusa dall'istituzione delle unità operative di pronto intervento, operanti invece a Bologna ed a Modena, e quali saranno i criteri da adottare, in futuro, per valutare l'eventuale ricorrenza, anche a Parma, della necessità di costituire tale unità; entro quali termini avranno luogo i "(…) movimenti di personale (…)" e le "(…) future assegnazioni al termine dei corsi di formazione (…)", nell'ambito delle quali verrà verificata la possibilità di un eventuale incremento d'organico del personale della Polizia di Stato in servizio presso la provincia di Parma, e quali saranno i criteri di valutazione delle priorità in materia di sicurezza da adottarsi in tale contesto; quali siano i parametri di riferimento per stimare eventuali carenze d'organico, a livello locale e nazionale, del personale della Polizia di Stato, con particolare riferimento alle province dell'Emilia-Romagna, e con quale frequenza vengano aggiornati tali parametri; se non ritenga necessario consentire anche alla Polizia municipale locale una forma, anche filtrata, di accesso allo SDI, affinché tale corpo possa fattivamente cooperare con le altre forze di polizia al fine di garantire la sicurezza e l'ordine pubblico nel territorio d'interesse. (4-05703)


Atto Camera Interrogazione a risposta in commissione 5-08543 presentato da MAZZOLI Alessandro testo di Venerdì 29 aprile 2016, seduta n. 616   MAZZOLI, BRATTI, TERROSI, BORGHI, MANFREDI e BRAGA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:    nella zona di Graffignano, in provincia di Viterbo, risultano venti tonnellate di rifiuti tossici interrati da quasi dieci anni, con il pericolo concreto di contaminazione della catena alimentare nonché di effetti devastanti sulla salute dei cittadini;    la vicenda trae origine da un accertamento del Corpo forestale dello Stato, Comando Provinciale di Viterbo, avvenuto nei giorni 7 e 8 novembre 2007 in località Pascolaro;    secondo le indagini del Nipaf (nuclei investigativi provinciali di polizia ambientale e forestale), i materiali di smaltimento provenienti dal Nord Italia, anziché giungere alla Manufatti centro Italia di Alviano (Terni), sarebbero stati interrati nel sito in questione;    l'ispezione ha consentito il ritrovamento di una grande quantità di materiale fangoso palpabile, riconducibile, a un esame olfattivo, alla presenza di prodotti chimici a una profondità variabile tra 0,50 e 4,00 metri;    le venti tonnellate sono state sversate, spalmate nel terreno, per poi essere ricoperte, anche a causa delle esondazioni del fiume Tevere; la zona è infatti da considerarsi «golenale» ovvero naturalmente predisposta ad allagamenti fisiologici e persino necessari in tale tratto appena successivo alla diga costituita dalla centrale idroelettrica di Alviano e da quella di Corbara;    in un'area di circa 50 ettari – utilizzata per coltivazioni di cereali, ortaggi, pascolo di animali, allevamento, caccia, pesca e con una falda acquifera a circa 2,5 metri –, è emersa la presenza di cadmio, cromo,


cobalto, stagno-antimonio in concentrazioni superiori alla norma;    a oggi non è dato ancora conoscere la qualità dell'agente inquinante interrato nel sottosuolo nel comune di Graffignano. Gli unici dati certi riguardano le analisi effettuate dall'Arpa e quelle eseguite dai tecnici della procura della Repubblica di Viterbo che evidenziano un innalzamento dei valori dei metalli pesanti e di sostanze legate alla presenza di idrocarburi;    la concentrazione di stagno arriva, infatti, a 50 mg/kg mentre il valore massimo consentito dalla legge nei terreni agricoli è di l; il cobalto raggiunge livello 38 mg/kg anziché 20; l'antimonio arriva a 43 mg/kg, ben 4 volte il limite; la diossina supera addirittura 7 volte il valore autorizzato;    il procedimento penale, presso il tribunale di Viterbo, che ha individuato quali responsabili della contaminazione i F.lli Nocchi di Nocchi Roberto & C., l'ICI srl, si è concluso con una estinzione del reato per intervenuta prescrizione;    trasformare le cave in siti di smaltimento dei rifiuti non solo costituisce un pericolo per la salute ma anche per l'economia. Infatti, la citata area a forte vocazione agricola, potrebbe essere esclusa, per il reale rischio ambientale, dal programma di sviluppo rurale (2014 al 2020), che prevede per la regione Lazio un investimento di 780 milioni di euro;    l'ordinanza 06/2014 del comune di Graffignano impone alcuni limiti all'utilizzo dei terreni siti in località Pascolaro per i danni che l'eventuale lavorazione del terreno potrebbe comportare alla popolazione, per il sollevamento di polveri e particelle inquinanti;    l'obiettivo primario da perseguire è l'approvazione del piano di caratterizzazione che definisce l'area dalla quale verranno prelevati i campioni delle matrici ambientali (suolo e acque sotterranee), sui quali successivamente verranno effettuate le analisi per quantificare la presenza di sostanze tossiche;    la messa in sicurezza e la bonifica del sito si renderà necessaria qualora la contaminazione delle matrici ambientali, rilevata nel sito, superasse le concentrazioni «soglia di contaminazione» e le concentrazioni «soglia di rischio»; il passo successivo sarà la stima


economica dell'operazione di eventuale bonifica;    è, tuttavia, evidente che tali attività, compresa quella di recupero prevista dal decreto legislativo n. 152 del 2006, si fondano su una disponibilità economica che l'amministrazione comunale di Graffignano non può garantire se non supportata da adeguati finanziamenti di pertinenza stanziati dalla regione, come avvenuto per le altre discariche abusive nella provincia di Viterbo, peraltro potenzialmente meno pericolose –:    se i Ministri interrogati intendano sostenere concretamente, per quanto di competenza, l'indagine epidemiologica e il piano di caratterizzazione al fine di verificare gli accumuli di sostanze nocive quali diossina, cadmio, cromo, cobalto, stagno antimonio e sul grado di rischio sanitario e ambientale delle aree in questione;    quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo relativamente alle necessarie politiche di tutela della salute dei cittadini, anche prevedendo attività di screening sulla popolazione residente nei territori contaminati e in quelli limitrofi. (5-08543)

Atto Camera Interrogazione a risposta in commissione 5-08524 presentato da BUSINAROLO Francesca testo di Giovedì 28 aprile 2016, seduta n. 615   BUSINAROLO, FERRARESI e AGOSTINELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:    con interrogazione a risposta immediata in Commissione, n. 507465, presentata dall'interrogante quale prima firmataria, si chiedeva al Ministro della giustizia l'adozione di iniziative dirette a verificare le condizioni del nuovo carcere di Rovigo, struttura realizzata tra il 2010 e il 2013, con un costo pari a circa 30 milioni di euro e che, dopo l'inaugurazione avvenuta nel febbraio 2016, alla presenza dei Ministri Orlando e Delrio, risultava essere in uno stato di semi-inattività e con


gravi carenze igienico-sanitarie;    in risposta, il 21 gennaio 2016, il Sottosegretario alla giustizia, Cosimo Maria Ferri, sottolineando l'attenzione del Ministero della giustizia riguardo all'assegnazione delle risorse destinate al sistema penitenziario, rimarcava l'impegno da parte dell'Amministrazione di favorire la tempestiva funzionalità della struttura, ancorché priva di utenze (energia elettrica, gas, acqua e telefono);    lo stesso assicurava, inoltre, la futura assegnazione di 15 unità di personale penitenziario al nuovo carcere di Rovigo;    ad oggi, come si evince anche da notizie di cronaca recenti (vedasi www.polesine24.it, www.lavoce-nuova.it del 26 aprile 2016) la nuova struttura penitenziaria di via Calatifimi, sorta a ridosso della tangenziale, dove sono stati trasferiti i 25 detenuti provenienti dalla vecchia struttura penitenziaria di Via Verdi, risulta essere ancora in uno stato di grave precarietà, priva dei servizi più elementari, ovvero quelli della lavanderia e della cucina, nonché di collegamento internet e linee telefoniche, necessari per l'attività amministrativa;    risulta, inoltre, che ancora non sia stato deciso il futuro della vecchia strutta carceraria dismessa, che continuerà ad essere utilizzata come «supporto logistico» per qualche mese e dove rimangono tuttora operative la cucina e l'infermeria;    a rendere ancora più difficoltosa la vicenda vi è la situazione del personale di polizia penitenziaria, per il quale non funzionano la caserma per gli alloggi, la mensa per gli agenti (con i pasti che giungono verosimilmente freddi dalla vecchia struttura), mentre mancano del tutto altri servizi, come lo spaccio, le sale ricreative o la palestra;    inoltre, come riportano le notizie di cronaca sopra citate, gli agenti penitenziari, sotto organico del 50 per cento, sono spesso costretti a espletare le proprie mansioni in entrambe le strutture, con turni massacranti e, tra l'altro, in condizioni igienico-sanitarie non sempre ottimali (all'interno della nuova struttura sono state riscontrate umidità e odori nauseabondi dovuti al ritrovamento di ratti morti) –:    se il Ministro interrogato, alla luce di quanto descritto in premessa, non ritenga opportuno adottare iniziative, urgenti ed


improcrastinabili, finalizzate a verificare la situazione attuale del nuovo carcere di Rovigo, al fine di garantire la piena funzionalità ed operatività dell'istituto penitenziario, condizioni di vita adeguate per i detenuti ospitati e condizioni lavorative adeguate per il personale addetto. (5-08524)

Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-13078 presentato da CIRIELLI Edmondo testo di Mercoledì 4 maggio 2016, seduta n. 619   CIRIELLI. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:    recenti disposizioni normative hanno previsto l'eventuale assorbimento del Corpo forestale dello Stato in altre forze di polizia;    in proposito, va rilevato che la Conferenza unificata ha proposto di inserire tra le amministrazioni presso cui ricollocare il personale del Corpo forestale dello Stato anche i Corpi forestali delle regioni a statuto speciale e delle province autonome –:    se il Governo, in vista della prossima riorganizzazione dell'organico del Corpo in argomento, non ritenga quantomeno opportuno valutare la sussistenza dei presupposti per assumere iniziative volte a prevedere la facoltà del personale dei ruoli del Corpo forestale dello Stato di transitare anche in altre amministrazioni pubbliche, ovvero in quelle dell'ultimo elenco stilato dall'Istat (Gazzetta Ufficiale n. 227, 30 settembre 2015), anche in sovrannumero, così come è stato consentito ai dipendenti della Croce Rossa ai sensi dell'articolo 1, comma 397, della legge di stabilità 2016, anche al fine di evitare futuri contenziosi legali. (4-13078)


Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-13062 presentato da PAGLIA Giovanni testo di Martedì 3 maggio 2016, seduta n. 618   PAGLIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:    a Rovigo il 29 febbraio 2016, dopo nove anni di lavori, veniva inaugurato il nuovo carcere;    in data 22 aprile 2016 tutti i detenuti della casa circondariale di Rovigo sono stati trasferiti presso il nuovo complesso, mentre gli uffici chiave dell'istituto (ufficio comando, matricola, servizi, N.T.P., ufficio contabile, segreteria generale e segreteria P.P. e altro) continuano a svolgere il proprio servizio presso la vecchia struttura;    tale situazione comporta ovviamente gravi problemi gestionali, con conseguenti ripercussioni sul personale di polizia penitenziaria e amministrativo in termini di carico di lavoro, oltre che pregiudicare la piena efficienza delle procedure;    appare infatti chiaro quale spreco di risorse si determini a causa dei continui spostamenti dalla vecchia struttura penitenziaria, ove sono presenti i servizi essenziali, a quella nuova in cui sono ristretti i detenuti;    attualmente l'autorità dirigente della casa circondariale di Rovigo è inoltre assente dal servizio e lo sarà fino alla fine del mese di maggio 2016;    dal 27 aprile 2016, il dottor Massimiliano Forgione ha assunto l'incarico di Direttore reggente dell'istituto penitenziario di Rovigo, che si svolge nell'ambito del provveditorato del Triveneto;    il dottor Forgione fino al 26 aprile 2016 svolgeva l'incarico di direttore titolare della casa di reclusione di Sant'Angelo dei Lombardi, nell'ambito del provveditorato della regione Campania;    in quanto direttore reggente, il dottor Forgione espleterà servizio


di missione presso la casa circondariale di Rovigo e, con lui, anche altre tre unità di supporto provenienti dalla casa di reclusione di Sant'Angelo dei Lombardi;    l'incarico di direttore reggente del dottor Massimiliano Forgione si protrarrà per circa tre mesi, con la conseguenza che, al rientro in servizio della sorella, la dottoressa Antonella Forgione, il nuovo istituto penitenziario di Rovigo, appena aperto ed ancora operativo, avrà due direttori penitenziari a dirigerlo;    le spese di missione dei direttore reggente e delle sue tre unità di staff si sommano alle già ingenti spese sostenute dal Ministero della giustizia e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per realizzare la struttura del nuovo penitenziario di Rovigo ed alle ulteriori spese da sostenere per ultimare i lavori al fine di rendere la struttura pienamente operativa e funzionale;    non risultano invece stanziamenti per incrementare la dotazione di personale, visto che attualmente quello in servizio si trova a gestire due istituti contemporaneamente –:    quali iniziative intenda immediatamente adottare per restituire normale operatività a una struttura che non può evidentemente reggersi su due direttori e due plessi, soprattutto a fronte degli ingenti investimenti impegnati per realizzare il nuovo carcere. (4-13062)

Atto Camera Interrogazione a risposta in commissione 5-08577 presentato da MAESTRI Patrizia testo di Mercoledì 4 maggio 2016, seduta n. 619   PATRIZIA MAESTRI e ROMANINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:    nelle scorse settimane le organizzazioni sindacali rappresentative degli agenti del Corpo di polizia penitenziaria di stanza presso gli istituti penitenziari di Parma hanno, con forza, denunciato le gravi criticità


nell'assicurare adeguati standard di sicurezza a causa dell'ormai insostenibile carenza di personale in servizio presso la struttura;    sulla base dei dati forniti, a fronte di una pianta organica, definita con decreto ministeriale 27 giugno 2014, che prevedrebbe l'assegnazione di 461 unità, ne risulterebbero effettivamente in servizio solamente 300. Questo anche in conseguenza del fatto che 97 agenti sarebbero distaccati presso altre sedi del gruppo operativo mobile, anche da diversi anni;    tale situazione viene quotidianamente affrontata con la richiesta al personale di uno sforzo e di un impegno che va ben oltre il semplice adempimento del dovere istituzionale e che denota un grande senso di responsabilità degli agenti, ma che tuttavia rischia di ingenerare situazioni di pressione e stress eccessivo non compatibili con il lavoro svolto e con la necessità di garantire un adeguato livello di sicurezza all'istituto. In specifico, si segnala che, in assenza del ricorso quotidiano al lavoro straordinario e alla revoca dei riposi settimanali, si rischierebbe di non garantire la regolarità dell'attività amministrativa finalizzata anche a garantire alla popolazione detenuta taluni servizi essenziali e i diritti ad essa riconosciuti;    si rammenta in proposito che il carcere di Parma, oltre ad ospitare un reparto ospedaliero sempre attivo e funzionante (120 detenuti sono assegnati alla struttura proprio per questa ragione), accoglie detenuti che per oltre la metà afferiscono a circuiti di alta sicurezza (AS1 e AS3) e 41-bis oltre a detenuti sottoposti a grande sorveglianza per sicurezza attiva per rischio evasione o radicalizzazione politico-religiosa  –:    se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopradescritta e denunciata con forza dalle organizzazioni sindacali di categoria e se non ritenga di avviare tutte le procedure necessarie a reintegrare il personale del Corpo di polizia penitenziaria effettivamente in servizio presso gli istituti penitenziari di Parma. (5-08577)

Atto Camera


Interrogazione a risposta in commissione 5-08576 presentato da LABRIOLA Vincenza testo di Mercoledì 4 maggio 2016, seduta n. 619   LABRIOLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:    il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è da sempre contraddistinto per il suo impegno straordinario, in termini qualitativi e quantitativi, al servizio dei cittadini in tutti gli ambiti e le funzioni attribuitigli per legge, per i quali si trova quotidianamente ad operare su richiesta di soggetti pubblici e privati;    sicurezza e soccorso pubblico sono condizioni irrinunciabili per la crescita del Paese e per il miglioramento della vita dei cittadini, per i quali i Corpi di polizia ed in particolare i vigili del fuoco, principali operatori del soccorso, sono i responsabili tecnici materiali;    infatti, il Colpo nazionale ha tra i suoi compiti istituzionali anche un ruolo esclusivo nella difesa civile contro la minaccia di attentati terroristici non convenzionali;    inoltre, la difesa civile consiste nell'attività di salvaguardia svolta da parte dello Stato nei confronti del Paese in occasione di «aggressione alla Nazione», proteggendo e riducendo l'impatto degli eventi di crisi sulla popolazione. L'articolo 14 del decreto legislativo n.  300 del 30 luglio 1999 (e successive modificazioni e integrazioni) attribuisce la competenza in materia di difesa civile al Ministero dell'interno, nonché alle prefetture, che la esercitano attraverso il dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile;    in questo periodo storico la dimensione internazionale della sicurezza e l'aumentare delle ipotesi di rischio hanno indotto ad elevare livello di guardia in tutto il Paese. Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è chiamato a garantire, in via esclusiva, il soccorso specializzato con appositi nuclei (provinciali e regionali avanzato), soprattutto in caso di pericolo nucleare, batteriologico, chimico e radioattivo le cui iniziali vanno a formare il noto acronimo N.B.C.R.;


le manovre di finanza pubblica, attuate dai Governi degli ultimi anni, come è noto, hanno ridotto in modo significativo le dotazioni finanziarie ed organiche destinate al funzionamento delle strutture del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ed alle attività di soccorso pubblico;    in particolare, i numerosi blocchi del turn over, operati negli ultimi anni, hanno prodotto, a detta delle stesse rappresentanze sindacali del settore, gravissimi effetti sugli organici già inadeguati ed oggi carenti di circa 3.000 unità;    con la legge 24 dicembre 2012, n. 228 (legge stabilità 2013), ai commi 89-90 dell'articolo 1, è stata introdotta la facoltà di utilizzare con finalità di assunzione a tempo indeterminato i risparmi derivanti dalla riprogrammazione delle dotazioni dei programmi di spesa, con particolare riferimento alle spese di cui all'articolo 21, comma 5, lettera b), della legge 31 dicembre 2009, n. 196 –:    se si intenda procedere all'assunzione di ulteriore personale operativo nel ruolo di vigile del fuoco permanente, utilizzando la copertura economica dei risparmi di spesa sopra citati, così come già previsto dalla normativa vigente, in che modo e quale sia la tempistica. (5-08576)


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