Raccolta di atti parlamentari: 15 febbraio 2016

Page 1

Raccolta di atti parlamentari http://www.laboratoriopoliziademocratica.it/index.php? option=com_content&view=category&id=27&Itemid=138


Petizione Firma e fai firmare

Revoca della licenza ai tassisti che ingannavano colleghi e passeggeri a Fiumicino https://www.change.org/p/comuni-di-roma-e-fiumicino-revoca-della-licenza-ai-tassisti-cheingannavano-colleghi-e-passeggeri-a-fiumicino

Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-05223 presentata da PAOLO ARRIGONI giovedĂŹ 4 febbraio 2016, seduta n.572

ARRIGONI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

in data 13 agosto 2015, sulla Gazzetta Ufficiale n. 187, è stata pubblicata la legge 7 agosto 2015, n. 124, recante "Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche";

l'articolo 8, comma 1, lettera a), prevede, tra l'altro, l'eventuale


assorbimento del Corpo forestale dello Stato in altra forza di polizia;

nel corso della seduta n. 496 dell'Assemblea del Senato, il 3 agosto 2015, l'Aula ha approvato un ordine del giorno del Gruppo Lega Nord e Autonomie (9/1577-B/7, G8.4) che "impegna il Governo in sede di esercizio della delega concernente il riassetto delle funzioni di polizia dell'ambiente, a non disperdere il patrimonio di esperienze e di capacità dell'attuale Corpo forestale dello Stato, evitandone in particolare lo smembramento, e a mantenere lo status civile del suo personale, in considerazione del fatto che la scelta di abbracciare la vita militare non può essere imposta obbligatoriamente ad uomini e donne che ne hanno fatta una differente all'inizio della loro carriera, arruolandosi in un Corpo armato dello Stato ad ordinamento civile";

il Consiglio dei ministri nel corso della riunione n. 101 del 20 gennaio 2016 ha approvato, in via preliminare, un decreto legislativo, non ancora reso noto ufficialmente nel suo contenuto, recante tra l'altro l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei Carabinieri;

in data 19 gennaio i sindacati del Corpo forestale Sapaf, Ugl-Cfs, Snf, Fns-Cisl, Fp Cgil Cfs e Dirfor hanno inviato via posta elettronica certificata una lettera indirizzata al Ministro in indirizzo e all'Ispettorato generale per gli ordinamenti del personale e l'analisi dei costi del lavoro pubblico (IGOP) del Ministero dell'economia e delle finanze, nella quale si richiama l'attenzione sugli eventuali maggiori costi dell'operazione posta in essere, sia a breve termine che a regime,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo abbia preso visione della nota delle organizzazioni sindacali e valutato, sotto il profilo economico, giuridico e della finanza pubblica, l'operazione dell'assorbimento del Corpo forestale dello Stato.


(4-05223) Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11939 presentato da CIRIELLI Edmondo testo di Giovedì 4 febbraio 2016, seduta n. 562

CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:    desta particolare preoccupazione l’escalation criminale a danno dei gestori di attività commerciali a cui si sta assistendo negli ultimi mesi a Salerno;    come titolano, infatti, le principali testate giornalistiche, i locali titolari di sale scommesse, bar e tabaccherie sarebbero finiti nel mirino della criminalità: dall'inizio del 2016 sono già sei i colpi messi a segno;    l'ultimo caso risale a fine gennaio, quando intorno alle prime ore del mattino un malvivente a volto coperto e armato di pistola si è introdotto all'interno di un noto locale della movida e si è fatto consegnare l'incasso da chi era in quel momento dietro il bancone;    l'episodio è solo l'ultimo di una serie di atti criminali, se si considera che, in dieci giorni, ci sono state in città ben quattro rapine, tutte a mano armata e tutte ai danni di tabaccherie o sale scommesse;


solo nella giornata del 15 gennaio, a distanza di poche ore l'uno dall'altro, sono stati messi a segno due colpi con le stesse modalità, prima nel bar dei Giovani in via San Leonardo e poi in un centro scommesse;    tra le vittime dei malviventi è finita anche Maria Santorufo, commissaria straordinaria di Giffoni Valle Piana e dirigente del Ministero dell'interno, che qualche giorno fa, mentre passeggiava su via Lungomare Tafuri, è stata avvicinata da due persone che, in pochi secondi, le hanno strappato la borsa che portava a tracolla;    tale grave situazione alimenta sentimenti di sconforto, paura e un diffuso senso di insicurezza nella popolazione e a pagare il prezzo più alto di un centro storico, una volta cuore pulsante del commercio cittadino, lasciato in balia dei malviventi senza scrupoli che stanno scorrazzando indisturbati, così come denunciano molti residenti e negozianti del rione, sono soprattutto i commercianti, molti dei quali, sopravvissuti alla crisi economica, hanno deciso di abbassare le saracinesche;    nonostante il riconosciuto e apprezzato contributo delle forze dell'ordine, la carenza di personale di polizia, vittima dei durissimi tagli, del blocco stipendiale e del blocco del turn-over che costringe il comparto sicurezza a un organico molto al di sotto delle reali necessità, registra ormai da tempo i suoi effetti nei, più volte denunciati, fatti di cronaca che interessano da tempo il territorio salernitano  –:    se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative anche di carattere normativo intendano assumere, in materia di prevenzione, controllo del territorio e contrasto alla criminalità organizzata affinché venga tutelata la sicurezza dei commercianti e cittadini di Salerno, soprattutto attraverso un effettivo rafforzamento, sia dei presidi dello Stato, con un incremento di supporto alle forze dell'ordine e ai militari, sia delle disposizioni normative in materia di repressione penale. (4-11939)


Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11945 presentato da CIRIELLI Edmondo testo di Giovedì 4 febbraio 2016, seduta n. 562

CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:    il problema della sicurezza negli scali ferroviari è balzato, purtroppo, ancora una volta, agli onori della cronaca per un grave atto di violenza verificatosi il 10 gennaio 2016, mentre il regionale 7901 di Trenitalia, proveniente da Mercato San Severino e diretto a Buccino, stava raggiungendo la stazione di Eboli;    secondo quanto riportato dalle cronache locali, il capotreno si era avvicinato a un gruppetto di immigrati di origine nigeriana per il controllo del titolo di viaggio ed essendone questi sprovvisti, il dipendente ha intimato loro, probabilmente per evitare sanzioni, di abbandonare il mezzo;    tale richiesta avrebbe scatenato l'ira degli stranieri che hanno prima iniziato a spintonarlo e poi a colpirlo in modo violento con pugni e calci, mentre uno di loro trovava anche il tempo di filmare la scena con il suo cellulare;    la violenta aggressione, iniziata all'interno della carrozza del treno,


è addirittura proseguita sul piazzale dello scalo, creando panico tra gli altri passeggeri;    sul posto sono immediatamente intervenuti i carabinieri della stazione di Eboli e solo la presenza massiccia delle forze dell'ordine ha consentito, oltre che di bloccare in tempi rapidi gli immigrati, anche di tranquillizzare i passeggeri visibilmente scossi;    il capotreno è stato trasportato al pronto soccorso del nosocomio ebolitano ed è stato dimesso con una prognosi di dieci giorni, conseguenza di un trauma facciale causato dai colpi ricevuti;    i tre aggressori nigeriani, profughi ospiti di un centro di accoglienza a Sicignano, sono stati arrestati dai carabinieri con l'accusa di lesioni, minacce a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio;    nonostante la pericolosità sociale dimostrata e la flagranza di reato, i tre profughi nigeriani sono stati messi ai domiciliari, peraltro nello stesso centro di accoglienza Park Hotel di Sicignano degli Alburni;    l'episodio di violenza, solo l'ultimo in ordine temporale, ha riproposto, semmai ce ne fosse stato bisogno, il problema della sicurezza dello scalo ferroviario cittadino, ridotto a una semplice fermata senza personale e senza un posto di polizia che, soprattutto nelle ore serali, diventa un luogo pericoloso perché buio e privo anche di un minimo sistema di videosorveglianza;    in diverse occasioni l'interrogante ha denunciato la necessità di potenziare fortemente i controlli e i sistemi di sicurezza all'interno e all'esterno delle stazioni ferroviarie –:    se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda assumere per soddisfare l'esigenza di maggiore sicurezza all'interno e all'esterno delle stazioni ferroviarie, introducendo sistemi di controllo analoghi a quelli presenti negli scali aeroportuali;


se non ritenga necessaria l'adozione di iniziative normative volte a garantire la permanenza in carcere degli autori di atti di violenza ai danni di un pubblico ufficiale, con la previsione per gli stranieri, al termine dell'esecuzione della pena, dell'immediata espulsione degli stessi e del loro rimpatrio nel Paese di origine e della revoca dello status di protezione internazionale. (4-11945)

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11960 presentato da TERZONI Patrizia testo di Giovedì 4 febbraio 2016, seduta n. 562

TERZONI, MASSIMILIANO BERNINI e BENEDETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:    in data 13 agosto 2015, sulla Gazzetta Ufficiale n. 187, è stata pubblicata la legge 7 agosto 2015, n. 124, recante «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche»;    l'articolo 8, comma 1, lettera a), prevede, tra l'altro, l'eventuale assorbimento del Corpo forestale dello Stato in altra forza di polizia;    il Consiglio dei ministri nel corso della riunione n. 101 del 20 gennaio 2016 ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo – non ancora reso noto ufficialmente nel suo contenuto – recante tra l'altro l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri;


in data 19 gennaio 2016 i sindacati del Corpo forestale dello Stato Sapaf, Ugl Unione Generale Lavoratori Cfs, Snf, Fns-Cisl, Fp Cgil Cfs, Dirfor hanno inviato – via posta elettronica certificata – una lettera indirizzata al Ministro interrogato e all'Ispettorato generale per gli ordinamenti del personale e l'analisi dei costi del lavoro pubblico (IGOP) del Ministero dell'economia e delle finanze, nella quale si richiama l'attenzione sugli eventuali maggiori costi dell'operazione posta in essere, sia a breve termine che a regime –:    se i tecnici e gli uffici preposti del Ministero dell'economia e delle finanze abbiano preso visione della nota delle organizzazioni sindacali richiamata in premessa e valutato sotto il profilo economico, giuridico e della finanza pubblica l'operazione dell'assorbimento del Corpo forestale dello Stato e quali siano gli esiti della valutazione svolta. (4-11960)

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11984 presentato da CIRIELLI Edmondo testo di Venerdì 5 febbraio 2016, seduta n. 563

CIRIELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:


in data 13 agosto 2015, sulla Gazzetta Ufficiale n. 187, è stata pubblicata la legge 7 agosto 2015, n. 124, recante «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche»;    l'articolo 8, comma 1, lettera a), prevede, tra l'altro, l'eventuale assorbimento del Corpo forestale dello Stato in altra forza di polizia;    nel corso della riunione n. 101 del 20 gennaio 2016 il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame preliminare, il testo di un decreto legislativo, non ancora reso noto ufficialmente nel suo contenuto, che recherebbe un vero e proprio spacchettamento del Corpo forestale dello Stato tra vigili del fuoco, Arma dei carabinieri, polizia di Stato, Guardia di finanza;    in data 19 gennaio 2016 i Sindacati del Corpo forestale dello Stato Sapaf, Ugl Unione Generale Lavoratori Cfs, Snf, Fns-Cisl, Fp Cgil Cfs, Dirfor hanno inviato una lettera indirizzata al Ministro interrogato e all'Ispettorato generale per gli ordinamenti del personale e l'analisi dei costi del lavoro pubblico (IGOP) del Ministero dell'economia e delle finanze, nella quale si richiama l'attenzione sugli eventuali maggiori costi dell'operazione posta in essere, sia a breve termine che a regime  –:    quali elementi il Governo possa fornire in relazione ai fatti esposti in premessa e se i tecnici e gli uffici preposti del Ministero dell'economia e delle finanze, alla luce della nota delle organizzazioni sindacali richiamata in premessa, abbiano valutato sotto il profilo economicogiuridico e della finanza pubblica l'operazione dell'assorbimento del Corpo forestale dello Stato in diverse amministrazioni;    se non ritengano opportuno farsi promotori prima della pubblicazione ufficiale del provvedimento in questione, di un incontro tecnico con le rappresentanze del personale del Corpo forestale dello Stato. (4-11984)


Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-07639 presentato da QUARANTA Stefano testo di Mercoledì 3 febbraio 2016, seduta n. 561   QUARANTA, SCOTTO, DANIELE FARINA, COSTANTINO e D'ATTORRE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:    a quanto si apprende da organi di stampa nazionali il blog Insorgenze ha reso noto il documento (protocollo N.224/SIG. DIV 2/Sez.2/4333 dell'11 aprile 2015) con cui la lezione centrale della polizia di prevenzione, con sigla in calce del direttore centrale, prefetto Mario Papa, definisce CasaPound Italia una organizzazione di bravi ragazzi molto disciplinati, con «uno stile di militanza fattivo e dinamico ma rigoroso nel rispetto delle gerarchie interne» sospinti dal dichiarato obiettivo «di sostenere una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del ventennio». Il documento è stato allegato dall'avvocato di CasaPound Italia in una causa civile che oppone la figlia di Ezra Pound, signora Mary Pound vedova de Rachewiltz, a Gianluca Iannone, leader indiscusso della controversa formazione di «fascisti del III millennio»;    la signora Pound contesta da tempo l'uso del nome del poeta da parte dell'organizzazione. Il legale di CasaPound ha chiesto al giudice di acquisire informazioni sulla natura del gruppo politico al Ministero dell'interno. Dall'ordinanza emessa dalla giudice Bianchini è scaturita la nota della polizia di prevenzione che i fascisti di via Napoleone III stanno tentando di utilizzare come un biglietto da visita anche in altre cause vista la frequenza con cui personaggi vicini a Cpi affollano i titoli delle cronache nere;    il testo della informativa pubblicato integralmente su Insorgenze fa ricorso ad un'abile strategia linguistica evitando in modo sistematico


l'utilizzo della parola fascismo, né tantomeno il riferimento al fatto che si trattasse di una dittatura «al suo posto si usa un sinonimo neutralizzante come “ventennio”, di cui si dà acriticamente atto della possibilità di rivalutarne “gli aspetti innovativi di promozione sociale”- si può leggere nell'analisi redatta dal blog – la prosa, del tutto inusuale per una nota informativa degli organismi di Polizia, lascia trasparire una chiara empatia, quasi una sorta di compiacimento che rasenta l'agiografia quando si valorizzano le capacità politiche del gruppo “facilitato dalla concomitante crisi delle compagini della destra radicale e dalla creazione di ampi spazi politici che Casa Pound si è dimostrata pronta ad occupare”. Il passaggio successivo è palesemente compiacente: “Il risultato è stato conseguito anche attraverso l'organizzazione di innumerevoli convegni e dibattiti cui sono frequentemente intervenuti esponenti politici, della cultura e del giornalismo anche di diverso orientamento politico”»;    in seguito, si valorizza la «progettualità» chiaramente xenofoba del gruppo «tesa al conseguimento di un'affermazione del sodalizio al di là dei rigidi schemi propri delle compagini d'area», come se in passato tra le «compagini d'area» non ci fossero state alleanze politico-elettorali con il centrodestra. Prova ne sarebbero – prosegue la nota – «le recenti intese con la Lega Nord, di cui si condividono le istanze di sicurezza e l'opposizione alle politiche immigratorie, con la creazione della sigla "Sovranità Prima gli Italiani" a sostegno della campagna elettorale del leader leghista»;    dal punto di vista politico è quanto illustrato il fulcro della informativa, redatta in prossimità di quello che i giornali hanno definito il «patto del Brancaccio», ovvero alla venuta di Salvini a Roma. La velina descrive «l'impegno primario» di CasaPound volto alla «tutela delle fasce deboli attraverso la richiesta alle amministrazioni locali di assegnazione di immobili alle famiglie indigenti, l'occupazione di immobili in disuso, la segnalazione dello stato di degrado di strutture pubbliche per sollecitare la riqualificazione e la promozione del progetto "Mutuo Sociale"», riportando «L'attenzione del sodalizio è stata rivolta anche alla lotta al precariato ed alla difesa dell'occupazione attraverso l'appoggio ai lavoratori impegnati in vertenze occupazionali e le proteste contro le privatizzazioni delle aziende pubbliche»;    la strategia dissimulativa e imitativa di CasaPound viene descritta nella nota come un ampliamento delle tematiche di intervento «in passato


predominio esclusivo della contrapposta area politica, quali il sovraffollamento delle carceri, o la promozione di campagne animaliste contro la vivisezione e l'utilizzo di animali in spettacoli circensi» e per finire ci sono anche gli aspetti ludici;    riguardo agli atti di violenza ascrivibili al gruppo, la tesi del poliziotto compilatore è quella di addossarne la colpa a militanti indisciplinati magari troppo facinorosi per via della frequentazione delle curve ultras «ambito in cui l'elemento identitario si coniuga a quello sportivo divenendo spesso il pretesto per azioni violente nei confronti di esponenti di opposta ideologia anche fuori dagli stadi». CasaPound, associazione «rigorosa nel rispetto delle gerarchie interne», non c'entra. «Il sodalizio organizza con regolarità, sull'intero territorio nazionale, iniziative propagandistiche e manifestazioni nel rispetto della normativa vigente e senza dar luogo ad illegalità e turbative dell'ordine pubblico». L'utilizzo della violenza, inoltre, è considerato come una conseguenza, attribuendo la responsabilità alla sinistra radicale che «sotto la spinta del cosiddetto “antifascismo militante” non riconosce il diritto alla agibilità politica» alle formazioni di estrema destra –:    se non ritenga necessario ed urgente assumere chiare istanze dalla posizione espressa nel documento della direzione centrale della polizia di prevenzione, con sigla in calce del direttore centrale, prefetto Mario Papa, e avviare un'indagine interna volta ad appurare al più presto se ricorrano o meno i presupposti per procedere alla rimozione dall'incarico del prefetto. (5-07639) Atto Senato Interrogazione a risposta scritta 4-05199 presentata da GIAN MARCO CENTINAIO mercoledì 3 febbraio 2016, seduta n.570 CENTINAIO - Ai Ministri per la semplificazione e la pubblica amministrazione e della giustizia - Premesso che:


l'articolo 16 del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011, ha previsto alcune misure di riduzione dei costi relativi alla rappresentanza politica nei Comuni; in particolare il comma 20 ha disposto che le riunioni della Giunta debbano tenersi preferibilmente in un arco temporale non coincidente con l'orario dei partecipanti, ed il successivo comma 21 ha stabilito che i lavoratori dipendenti pubblici e privati componenti dei Consigli comunali, provinciali, metropolitani, delle Comunità montane e delle Unioni di Comuni, hanno diritto di assentarsi dal servizio per il tempo strettamente necessario per la partecipazione a ciascuna seduta dei rispettivi Consigli e per il raggiungimento del luogo di suo svolgimento, e non più "per l'intera giornata in cui sono convocati i rispettivi consigli"; tale norma pone alcune problematiche per gli appartenenti alla Polizia penitenziaria eletti consiglieri, qualora il Consiglio comunale sia indetto in concomitanza dell'orario di servizio e non abbia durata superiore all'orario di lavoro e ciò in quanto il loro contratto di lavoro non contempla i permessi per riduzione di orario (cosiddetto ROL), si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della problematica esposta e quali siano le modalità per assentarsi dal servizio previste per i consiglieri comunali, appartenenti al Corpo della Polizia penitenziaria. (4-05199) MARIO MICHELE GIARRUSSO giovedì 4 febbraio 2016, seduta n.573 GIARRUSSO - Al Ministro dell'interno - Premesso che, secondo gli elementi informativi che risultano all'interrogante: in occasione delle consultazioni amministrative del 2015, nel corso del comizio svolto il sabato 22 maggio 2015 presso Agira (Enna), veniva


documentata fotograficamente nella sede del comitato elettorale del candidato sindaco del PD la presenza della candidata sindaco Maria Greco e del signor Giuseppe Giannetto; secondo un articolo apparso sul quotidiano "la Repubblica" del 24 ottobre 2005, il signor Giuseppe Giannetto sarebbe stato arrestato in occasione di un blitz dei Carabinieri presso un casolare situato nelle campagne di Agira nell'ottobre 2005, mentre cenava con il boss Umberto Di Fazio, all'epoca inserito nella lista dei 30 più pericolosi latitanti d'Italia, ritenuto dagli investigatori il reggente del clan Santapaola di Catania e attualmente all'ergastolo per l'omicidio dell'ispettore di Polizia Lizzio; il signor Giuseppe Giannetto, inoltre, risulterebbe imparentato con la famiglia Scaminaci, ben nota alle forze dell'ordine. In particolare, a partire dal 2009, quando la squadra mobile della Questura di Enna ed il commissariato di pubblica sicurezza di Leonforte eseguirono circa 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal giudice indagine preliminare, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta, per i reati di concorso e associazione per delinquere di stampo mafioso nell'ambito della "operazione Green Line". In tale occasione, furono arrestati Antonio Scaminaci, del 1961, già pregiudicato, e Giovanni Scaminaci, del 1966, anch'egli già pregiudicato, con l'accusa di fare parte di un'associazione per delinquere di stampo mafioso, ex art. 416-bis del codice procedura penale, nonché di aver commesso altri reati loro ascritti, e per questo condannati in secondo grado a 9 anni e 8 mesi il primo e 6 anni il secondo, condanna confermata successivamente anche dalla I Sezione penale della suprema Corte di cassazione, con sentenza n. 903/2013; più recentemente, la famiglia Scaminaci si è ritrovata coinvolta in una nuova operazione, denominata "Nickname", intrapresa dagli agenti del commissariato di Polizia di Leonforte, che hanno condotto all'arresto, in data 20 giugno 2013, come si legge sul sito della Polizia di Stato, di Massimiliano Scaminaci, considerato a capo di un'organizzazione dedita allo smercio di sostanze stupefacenti e condannato recentemente in primo grado a 10 anni con l'accusa di aver commesso i reati di detenzione, spaccio e associazione a delinquere finalizzata al traffico di


droga; inoltre, come l'interrogante ha appreso da numerosi articoli di stampa locale, membri della famiglia Scaminaci figurano anche nell'ancora più attuale operazione "Shod Horse", dove sono stati tratti in arresto, con ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, i fratelli Antonino e Giuseppe Gaetano Scaminaci, rispettivamente del 1983 e 1984, per essersi resi responsabili di una serie di furti effettuati agli sportelli bancomat e a danno di attività commerciali, come pure del reato di spaccio di sostanze stupefacenti; il signor Giannetto, oltre alle citate pericolose frequentazioni, risulterebbe essere dipendente del Comune di Agira, cosa che, a giudizio dell'interrogante, dovrebbe suscitare un serio allarme in ordine ai possibili condizionamenti dell'attività amministrativa; considerato che, per quanto risulta all'interrogante: la neo eletta sindaco di Agira risulterebbe politicamente vicina al più influente politico della provincia di Enna, nonché compagno di partito ossia a Vladimiro Crisafulli; Crisafulli fu estromesso dalle liste elettorali del PD in occasione delle consultazioni politiche del 2013 in quanto definito "impresentabile"; stando all'articolo pubblicato su "la Repubblica" del 26 luglio 2006, nel dicembre 2001 Crisafulli sarebbe stato ripreso ed intercettato dagli investigatori insieme al signor Raffaele Bevilacqua (considerato dalla magistratura il capo della mafia di Enna, all'epoca indagato per associazione mafiosa ed oggi detenuto in regime di 41-bis) presso l'hotel "Garden" di Pergusa (Enna) mentre era intento a discutere, in maniera del tutto conviviale, di affidamento di appalti pubblici e di giunte comunali; un'informativa dei Carabinieri di Enna del 2008, oggetto di una recente interrogazione parlamentare (4-04853), riporta con dovizia di particolari, mediante chiarissime intercettazioni, appostamenti e riprese


video, dell'esistenza di «una struttura i cui partecipanti sono imprenditori, politici e pubblici amministratori che attraverso la turbativa d'asta, la corruzione ed altri reati contro la Pubblica Amministrazione, monopolizza le attività economiche e sociali». Secondo il citato rapporto il sodalizio incentrava la sua attività sul «reciproco vantaggio tra il gruppo imprenditoriale che ottiene la promessa di aggiudicarsi cospicui appalti nella zona del Dittaino da una parte e dall'altra il commercialista, nella veste di attivista politico dei D.S., si assicura un considerevole numero di voti nell'aidonese». In tale sodalizio figurava sovente anche l'allora direttore generale del Consorzio ASI (Area di sviluppo industriale) di Enna, ed oggi deputato regionale di stretta osservanza "crisafulliana", il quale si sarebbe occupato di organizzare i lavori che l'ASI avrebbe poi affidato ad imprese precedentemente individuate, sulla base di criteri personalistici, ed operando frequentemente con il sistema della somma urgenza e/o comunque turbando le gare per l'attuazione di opere, talvolta mai realizzate, a fronte di stanziamenti già erogati per il compimento delle stesse. In merito ad una gara relativa al potenziamento del servizio idrico e della rete fognante, dell'illuminazione, del miglioramento dei collegamenti stradali interni, i Carabinieri sono riusciti ad effettuare una ripresa mentre venivano aperte le buste con le offerte: nello studio di Rabbito, vi erano anche Crisafulli e l'allora direttore generale del Consorzio ASI; gli interlocutori parlavano delle offerte pervenute ed addirittura analizzavano i documenti, che venivano quindi consultati non nella sede istituzionale e ad opera dei funzionari preposti, bensì in un locale privato e alla presenza di estranei. In tale circostanza, le microspie registravano distintamente la voce di Crisafulli intento a dettare i nomi dei potenziali aggiudicatari degli incarichi. Infine, sempre nella medesima informativa, i Carabinieri ravvisavano condotte suscettibili di essere comprese nella fattispecie di reato prevista all'art. 416 ter c.p.p.: invero, in un'intercettazione telefonica tra il noto imprenditore mafioso Angelo Gangi e un imprenditore locale, venivano espressamente date delucidazioni in merito al complicato «meccanismo di voto di scambio che permette di ottenere in cambio di un supporto elettorale a questo gruppo di potere, dei consistenti favori sotto forma di lavori pubblici, di fatto gestiti da questi ultimi»,


si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti; qualora non sia stato informato degli accadimenti che hanno interessato il Comune di Agira, se non intenda attivarsi, al fine di verificare quali siano le ragioni per le quali gli organi investigativi preposti non abbiano provveduto ad effettuare le dovute segnalazioni; se non voglia disporre l'invio presso il Comune di Agira di una commissione prefettizia di accesso, al fine di verificare se sussistano infiltrazioni e/o elementi di condizionamento dell'amministrazione da parte di cosche mafiose. (3-02557) Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-12018 presentato da BRIGNONE Beatrice testo di Martedì 9 febbraio 2016, seduta n. 565   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:    nel 2013, l'insegnante Stefano Rho ottiene – dopo quattordici anni di precariato – il passaggio di ruolo;    all'atto delle procedure concernenti l'immissione in ruolo, gli è chiesto, come da prassi, di dichiarare mediante autocertificazione di non avere mai riportato condanne penali;    il docente appone la sua firma, colpevole di aver dimenticato un episodio occorso nell'anno 2005. Infatti, nel 2005, Stefano Rho, trovandosi per la strada e non essendoci bagni pubblici né locali aperti,


insieme con un amico si mise a urinare su un cespuglio;    un'auto dei carabinieri che passava in quel momento lo fermava e gli agenti registravano le sue generalità;    il suo comportamento è stato punito con una multa di 200 euro da parte del giudice di pace;    all'ingresso del professore Rho, il dirigente del liceo linguistico Giovanni Falcone esaminando la sua pratica si accorge che il docente era stato destinatario di un decreto penale passato in giudicato, cioè la multa di 200 euro inflittagli nel 2005 dal giudice di pace;    il dirigente scolastico pur riconoscendo che l'episodio non era considerabile come una mera bagatella – anche perché la fedina penale del docente è pulita- si vede costretto – per via di una prescrizione della Corte dei conti, secondo la quale a un'autocertificazione non veritiera deve seguire il licenziamento – a licenziare il docente immesso in ruolo e assunto;    la notizia è stata diffusa dalla stampa nazionale di questi giorni e contestualmente è nata una massiccia mobilitazione nazionale attraverso i social network a sostegno del docente Stefano Rho, oltre che una raccolta firme su Change.org per chiedere al Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca di salvare il posto di lavoro del professore;    inoltre, il 6 febbraio 2016, a Bergamo, circa quattrocento persone tra studenti, genitori e docenti ha preso parte al corteo in solidarietà del docente Stefano Rho arrivando al palazzo della procura di Bergamo –:    se il Governo sia a conoscenza del caso del docente Stefano Rho;    se non ritenga di dover assumere ogni iniziativa di competenza affinché a Stefano Rho sia concesso il reintegro presso il liceo linguistico Giovanni Falcone di Bergamo e soprattutto se non si ritenga di dover assumere iniziative per modificare la normativa di riferimento, in modo tale che reati bagatellari non possano inficiare il diritto costituzionale al lavoro, considerato che, a giudizio degli interroganti, è sproporzionato il nesso causale esistente tra una sentenza passata in giudicato, senza che ne sia compromessa la fedina penale, e la sanzione ulteriore consistente nel licenziamento. (4-12018) Atto Senato


Interrogazione a risposta scritta 4-05245 presentata da VINCENZO SANTANGELO martedì 9 febbraio 2016, seduta n.574 SANTANGELO, MARTON, CRIMI, CAPPELLETTI, SERRA, DONNO, MORONESE, BERTOROTTA, PAGLINI, BULGARELLI - Al Ministro della giustizia - Premesso che: il "Servizio Navale" del corpo di Polizia penitenziaria è stato formalmente costituito con il decreto del Presidente della Repubblica 31 ottobre 1983, n. 740, recante "Disciplina per l'iscrizione nel quadro del naviglio militare dello Stato di unità navali del Corpo degli agenti di custodia". Esso dispone che le unità navali in dotazione del Corpo degli agenti di custodia (dal 1990 Polizia penitenziaria) siano iscritte in un ruolo speciale del naviglio militare dello Stato. Successivamente, il "Servizio Navale" viene riconosciuto dall'art. 3, comma 2, della legge 15 dicembre 1990, n. 395, demandando l'organizzazione e le modalità operative-logistiche al regolamento di servizio del corpo di Polizia penitenziaria emanato con il decreto del Presidente della Repubblica 15 febbraio 1999, n. 82; il Servizio navale costituisce un supporto operativo-logistico alle strutture penitenziarie di Favignana (Trapani), Porto Azzurro-Marina di Campo, Gorgona, Venezia e Napoli. In relazione alle prestazioni, il naviglio si distingue in: naviglio d'altura, se atto alla navigazioni senza particolari limitazioni; naviglio costiero, se atto alla navigazione non superiore alle venti miglia dalla costa; naviglio d'uso locale, se atto alla navigazione non superiore alle sei miglia; il personale preposto alle basi navali del corpo di Polizia penitenziaria è qualificato mediante apposita abilitazione agli incarichi di coperta o di macchina, conseguita al termine di corsi svolti presso le scuole sottoufficiali della Marina militare di La Maddalena (Olbia-Tempio), presso la scuola nautica della Guardia di finanza di Gaeta (Latina) o di altre forze di polizia, o presso altri istituti o scuole di formazione navale;


con nota informativa GDAP-0015223 del 15 gennaio 2016, l'amministrazione ha manifestato la volontà di chiudere tutte le basi navali della Polizia penitenziaria, ad esclusione delle sedi di Venezia e Livorno-Gorgona; il requisito operativo assegnato al naviglio militare degli agenti di custodia è quello di assicurare: il pattugliamento delle acque adiacenti alle case di pena; il trasporto rapido del personale militare e civile dell'amministrazione penitenziaria per compiti istituzionali, l'appoggio dal mare a rastrellamenti effettuati in terraferma per la ricerca di evasi; il soccorso alla vita umana in mare e gli interventi sanitari di emergenza; il trasporto di armamenti e dotazioni varie; considerato che a quanto risulta agli interroganti: a Favignana, la base navale della Polizia penitenziaria è presente da più di 31 anni e, oltre al servizio traduzioni detenuti, negli ultimi anni ha svolto importanti operazioni di controllo nell'area marina protetta (AMP) delle isole Egadi, la più grande d'Europa con i suoi 53.992 ettari di mare (dal 2001 affidata in gestione al Comune di Favignana dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare), come scaturito dall'accordo di collaborazione con la stessa, con l'ausilio delle motovedette d'altura classe "V", al fine di potenziare le attività di vigilanza, durante il periodo estivo, sui pescatori di frodo; il 25 settembre 2011, dopo 3 anni di lavori ed una spesa di circa 11 milioni di euro, è stata inaugurata la nuova casa di reclusione, struttura progettata per ospitare 120 detenuti sull'isola di Favignana; il "Servizio Navale" costituisce un supporto operativo logistico alle strutture penitenziarie esistenti sul territorio, oltre ad essere uno strumento operativo e di controllo dell'arcipelago delle isole Egadi; detto presidio nell'arcipelago egadino ha svolto un ruolo importante nei casi di sbarchi di migranti, visto che l'isola di Favignana è stata spesso punto di sbarco, e le motovedette della Polizia penitenziaria sono state


d'ausilio per le emergenze o, come spesso accaduto, di fondamentale importanza per l'avvenuto intervento, in occasione di malori o incidenti sia in mare che sulla terraferma; considerato inoltre che: anche le altre realtà come il "Servizio navale" di Nisida (Napoli), istituito a suo tempo proprio per dare supporto operativo e controllo costiero all'istituto minorile di Nisida e soprattutto per la presenza dei 2 grandi istituti penitenziari della Regione, come la casa circondariale di Secondigliano e Napoli Poggioreale, oggi rappresenta un presidio legalmente riconosciuto sul territorio, inserito in un polo interforze (comando logistico Marina militare - sezione velica Aereonautica militare- comando Guardia di finanza); risulta agli interroganti che la suddetta base navale del corpo di Polizia penitenziaria abbia un costo annuale di poco superiore ai 20.000 euro; considerato altresì che, a parere degli interroganti: è difficile credere che un costo così irrisorio possa compromettere o influire sui bilanci dello Stato; è impensabile ipotizzare la chiusura del "Servizio Navale" di Porto Azzurro, dove insiste una casa di reclusione con circa 400 detenuti di media sicurezza, che potrebbe rappresentare un pregiudizio all'ordine e alla sicurezza del penitenziario, considerato che non ci sono collegamenti dalle ore 22.00 alle ore 6.00 tra l'isola d'Elba e Piombino e quindi lo stesso garantisce il trasporto in sicurezza allo scalo portuale di Piombino; il rischio di vedere cancellare da Favignana, Nisida, Porto Azzurro, una "Forza dello Stato" che costituisce un presidio di legalità per i territori isolani, appare paradossale; sembra paradossale, inoltre, che si debba disperdere la professionalità acquisita dalle unità del personale assegnato in tali sedi, oltre al fatto


che l'amministrazione penitenziaria ha sostenuto ingenti costi per la loro formazione e qualificazione, avvenuta presso la Marina militare e la Guardia di finanza; considerato infine che per quanto risulta agli interroganti: il 10 dicembre 2015 tra la direzione del carcere di Porto Azzurro e le organizzazioni sindacali locali è stato sottoscritto un accordo per un piano d'impiego del servizio navale sull'Isola di Pianosa prevedendo, d'intesa con l'ente parco dell'Arcipelago Toscano che contribuisce ai costi del gasolio delle motovedette, circa 3 collegamenti a settimana, il totale controllo costiero dell'isola, assistenza medica (l'isola è sprovvista di un presidio sanitario) e la sicurezza nel suo complesso a vantaggio della cittadinanza, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa; quali iniziative intenda adottare al fine di tutelare le sedi di Favignana, Nisida e Porto Azzurro e soprattutto il personale specializzato della Polizia penitenziaria, in considerazione dell'importante lavoro di sorveglianza e soccorso in mare svolto nei territori di pertinenza. (4-05245)

Atto Senato Interrogazione a risposta scritta 4-05252 presentata da MAURIZIO ROMANI martedĂŹ 9 febbraio 2016, seduta n.574 Maurizio ROMANI, BENCINI, MOLINARI, VACCIANO, FUCKSIA, SIMEONI, BIGNAMI - Al Ministro della giustizia - Premesso che:


nell'ultimo biennio il Corpo di Polizia penitenziaria si trova a dover fare i conti con la questione relativa alla concessione onerosa degli alloggi presso le caserme degli istituti penitenziari che interessa un elevatissimo numero di unità di personale, trattandosi di un Corpo di chiara caratterizzazione "pendolare" che svolge la propria attività lontano dal nucleo familiare. L'utilizzo degli spazi alloggiativi da parte del personale deve sempre considerarsi come strettamente connessa al servizio svolto; l'amministrazione penitenziaria ha ritenuto di fissare come spartiacque, circa l'onerosità o meno dell'alloggio, la tipologia di utilizzo, come se questa non rappresentasse una contraddizione in termini rispetto all'effettivo utilizzo; a fondare la pretesa onerosa è dunque l'utilizzo dell'unità abitativa, inserita in un blocco collettivo, come una caserma, dotata di bagno e assegnata a richiesta per uso esclusivo. Le unità abitative sono appositamente individuate con provvedimento della Direzione generale delle risorse materiali, dei beni e dei servizi, ma rispetto a tale individuazione non si conosce l'attivazione di procedimenti per la conformità alle norme di settore circa l'adeguatezza per essere classificate come unità abitative; per essere catalogato come tale, lo spazio individuato deve rispettare dei parametri di idoneità di solito stabiliti da leggi regionali, ma comunque riconducibili per equità a quelli fissati dal decreto 5 luglio 1975 del Ministero della sanità che stabilisce i requisiti igienico-sanitari principali dei locali di abitazione e che precisa anche i requisiti minimi di superficie in relazione al numero previsto degli occupanti; a quanto risulta agli interroganti, benché sollecitati, non appaiono essere stati effettuati i relativi controlli da parte degli organismi della stessa amministrazione; altra questione apparentemente poco trasparente riguarda la contiguità dei blocchi, come in caserma, agli istituti penitenziari, che pare costituire condizione necessaria per ragionare in termini di strumentalità


a favorire la permanenza del personale presso gli istituti medesimi e a garantirne la sicurezza; fattispecie questa che, unitamente all'utilizzo non esclusivo, consente di stabilire la non onerosità dell'utilizzo; è noto come alcuni penitenziari del Paese, ricavati magari da strutture anticamente destinate ad altri usi, siano sprovvisti di strutture prospicienti destinate a caserma e che, per fronteggiare la carenza, la stessa amministrazione avrebbe individuato spazi diversi, al fine di rispondere alla medesima esigenza ricettiva e di sicurezza. È evidente l'iniquità che si creerebbe facendo assurgere la materiale ubicazione dell'unità abitativa a fattore determinante; altro nodo da sciogliere attiene alla contabilizzazione degli arretrati, non rintracciandosi nella nota del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria n. GDAP 0309325-2014 del 12 settembre 2015 alcun parametro di certezza ed equità nazionale, né in relazione al periodo interessato dal recupero, né in relazione alla natura dell'inappuntabile documentazione da cui evincere la vera e propria formalizzazione di atti di assegnazione, a titolo esclusivo e oneroso, delle unità abitative, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non consideri legittima la richiesta degli arretrati solo in un momento successivo al formale scioglimento dei nodi descritti ed a condizione che venga indicata una data di futura decorrenza, ritenendo il periodo attuale come periodo di transizione tra due discipline differenti, al fine di salvaguardare i diritti economici del personale già ampiamente compromessi dalle note contingenze nazionali. (4-05252)

Atto Camera Interpellanza urgente 2-01265 presentato da MOLEA Bruno


testo di Martedì 9 febbraio 2016, seduta n. 565   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:    il prefetto di Forlì-Cesena, Fulvio Rocco De Marinis, ha comunicato al primo cittadino, Rosaria Tassinari, la decisione (che si concretizzerebbe a fine anno) del dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno di chiudere il distaccamento della polizia stradale di Rocca San Casciano;    la scelta operata rappresenta una grave mortificazione dei territori dell'intera vallata, gratuita ed incomprensibile, alla luce della disponibilità che l'amministrazione ha formalmente fornito alla prefettura, mettendo a disposizione per le esigenze del presidio i locali dell'attuale caserma dei vigili del fuoco, accollandosi i relativi oneri di ristrutturazione ad un costo per lo Stato di poco più di mille euro al mese (con un risparmio di un terzo di quanto oggi la prefettura paga ad un privato);    il distaccamento della polizia stradale di Rocca San Casciano è un reparto completamente operativo su strada e notevolmente produttivo in termini di prevenzione sicurezza stradale dei cittadini (pur con un organico ridotto), rappresentando infatti il presidio più numeroso di tutta la vallata del Montone;    è notorio che il distaccamento di Rocca San Casciano è conosciuto in tutta la provincia (ed anche fuori) per lo zelo e la professionalità con la quale opera; due terzi delle patenti per guida in stato di ebbrezza ritirate sono opera degli uomini del distaccamento di Rocca, così come le tante vite salvate nel periodo invernale nei soccorsi agli automobilisti di giorno e soprattutto di notte, lungo la strada statale 67 ToscoRomagnola;    a questo proposito, la prefettura nel 2010 stilò un protocollo di intesa con le forze di polizia e le amministrazioni locali per la sicurezza della suddetta strada statale, dopo i numerosi motociclisti (provenienti da tutta Italia e da tanti Paesi esteri) morti mentre raggiungevano il Muraglione (che in estate diventa una sorta di «santuario» degli appassionati di motociclismo);    il coordinamento fu affidato proprio alla polizia stradale, che in questi anni ha potuto operare grazie al distaccamento di Rocca San


Casciano, con il risultato di azzerare i morti e diminuire gli incidenti in modo significativo;    più specificatamente, nel solo anno 2015, gli agenti della Polizia del distaccamento ubicato nella valle del Montone hanno compiuto 692 soccorsi (di cui la metà sulla ss 67), il ritiro di 180 patenti, 45 carte di circolazione, 63 veicoli sequestrati o sottoposti a fermo. A questi numeri, sempre relativamente all'anno 2015, si aggiungono 103 persone denunciate (1 arresto), 109 incidenti rilevati di cui 3 mortali (nessuno sulla strada statale 67), 125 automobilisti colti in stato di ebbrezza e 11 drogati;    inoltre, gli stessi agenti nel corso del 2015 hanno controllato 22 esercizi pubblici (molti nei luoghi montani), di cui 12 sanzionati perché non in regola e hanno svolto funzioni di pattugliamento e controllo su tutto il territorio dell'Unione dei comuni della Romagna forlivese (15 comuni);    da notizie apprese informalmente, pare che la direzione centrale delle specialità della polizia di Stato abbia in corso un progetto di più ampia portata di revisione della struttura organizzativa della polizia stradale che ancora non è stato portato a conoscenza degli organismi preposti, tanto che della preannunciata chiusura del distaccamento di Rocca San Casciano i vertici del Viminale non avrebbero saputo nulla;    non si comprende su quale progetto si basi il «provvedimento» che segnala la chiusura entro il 2016 di questo presidio, firmato dalla direzione centrale della polizia stradale. Qualora si ravvisasse l'esigenza di una riorganizzazione, questa dovrebbe riguardare tutte le forze di polizia, quindi decisa al «tavolo di coordinamento» a livello centrale;    è importante rilevare il sostegno compatto di tutto il territorio e di tutte le istituzioni sull'obiettivo di mantenere un presidio di polizia che serve l'intera comunità locale;    i residenti dei comuni collinari non devono scontare scelte basate su presunti risparmi economici: imprenditori e abitanti dell'area costituiscono una risorsa preziosa perché mantengono vive le comunità locali, sempre più a rischio di spopolamento a vantaggio di zone meglio servite –:    se non intenda adottare con tempestività le opportune iniziative per scongiurare tale sciagurata chiusura, affinché il distaccamento continui a salvaguardare la sicurezza di cittadini e automobilisti che vivono ed


attraversano il territorio (tanto più che nella provincia di Forlì-Cesena il numero dei morti sulle strade nel 2015 è tornato a crescere);    se non intenda attivarsi per una sollecita conclusione dei lavori di realizzazione della nuova sede dei vigili del fuoco, considerando la disponibilità del comune ad ospitare gli agenti nel locale attualmente in uso ai pompieri. (2-01265) «Molea, Monchiero».

Atto n. 4-05262 Pubblicato il 10 febbraio 2016, nella seduta n. 575 BUEMI , LONGO Fausto Guilherme - Al Ministro dell'interno. Premesso che: il segretario generale del COISP (sindacato indipendente di Polizia) avrebbe inviato una lettera al capo della Polizia, prefetto Alessandro Pansa, per denunciare incidenti avvenuti più volte in passato, e 3 nelle ultime settimane, durante le fasi di addestramento presso il poligono militare di Valmontorio (Latina), in uso dal Centro nazionale specializzazione perfezionamento nel tiro di Nettuno; "ancora una volta", si legge nella missiva, "un frequentatore del corso per operatore U.O.P.I. è rimasto vittima di un incidente di tiro provocato evidentemente dall'esplosione del bossolo all'interno della camera di cartuccia. Il terzo incidente in pochi giorni, che dimostra quale sia davvero il livello di armamento e munizionamento in dotazione alla Polizia di Stato, mentre incombe la minaccia terroristica e la criminalità diventa sempre più agguerrita"; la causa di tali incidenti sembrerebbe da attribuire ad un lotto di munizioni difettose. Infatti, il COISP avrebbe allegato alla missiva inviata al capo della Polizia alcune fotografie inquietanti, una delle quali


relativa ad una pistola Beretta d'ordinanza, fatta a pezzi dall'esplosione, con evidente pericolo per il tiratore. Incidenti, sempre secondo il COISP, provocati verosimilmente dall'esplosione del bossolo delle cartucce da esercitazione di un lotto del 2009, messe da parte nel 2011 e riutilizzate nel 2014. Cartucce evidentemente difettose, probabilmente per la poca quantità di polvere da sparo, che sono state sottoposte ad una veloce perizia, qualche test di prova, e legittimate per l'addestramento attraverso una circolare ministeriale; nonostante le ripetute sollecitazioni della segreteria nazionale del COISP, volte a sensibilizzare le competenti direzioni centrali del Dipartimento sul fatto che la sicurezza è da sempre un nodo focale nell'utilizzo delle armi da fuoco, gli incidenti si ripetono e non si è mai provveduto a bloccare il lotto di munizioni; al contrario, è stato reiteratamente autorizzato l'utilizzo di cartucce palesemente e storicamente difettose; non è concepibile ad avviso degli interroganti che munizioni difettose vengano bandite dalle attività operative e destinate a quelle di addestramento, come se nelle fasi di addestramento l'esplosione accidentale di una cartuccia difettata arrechi meno danni al malcapitato poliziotto; considerato che i firmatari del presente atto di sindacato ispettivo, in data 2 ottobre 2014, hanno presentato l'interrogazione 4-02756, nella quale denunciavano le condizioni lavorative degli operatori di polizia, impiegati nelle attività connesse all'addestramento al tiro, organizzate e gestite nello stesso Centro di Nettuno, presso il poligono di tiro di Valmontorio, in merito alla presenza di amianto, interrogazione alla quale il Ministro in indirizzo non ha ancora dato risposta, si chiede di sapere: se al Ministro in indirizzo siano note le ragioni per le quali nel Centro nazionale di specializzazione e perfezionamento nel tiro di Nettuno, presso il poligono di tiro di Valmontorio (Latina), vengano trattate con superficialità e scarsa sensibilità le questioni legate alla sicurezza del


personale; quali urgenti iniziative intenda adottare, al fine di far sospendere immediatamente l'utilizzo del munizionamento difettato; se non ritenga utile attivare i propri poteri ispettivi, al fine di individuare le precise responsabilità e far luce su quanto accaduto.

Atto n. 4-05187 Pubblicato il 2 febbraio 2016, nella seduta n. 569 BERGER - Al Ministro dell'interno. Premesso che: in base ai dati ISTAT 2011, nella provincia autonoma di Bolzano, il 69,41 per cento della popolazione è di madrelingua tedesca, a fronte di un 26,06 per cento di italofoni e di un 4,53 per cento di madrelingua ladina dolomitica; in base all'articolo 116 della Costituzione, al Trentino-Alto Adige/Südtirol sono attribuite forme e condizioni particolari di autonomia, secondo lo statuto speciale adottato con legge costituzionale; nella provincia autonoma di Bolzano, ai sensi dell'articolo 99 dello statuto speciale di autonomia del Trentino-Alto Adige, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670, e successive modificazioni, la lingua tedesca è parificata a quella italiana e i cittadini di lingua tedesca, ai sensi del successivo articolo 100 dello statuto, hanno il diritto di usare la loro lingua nei rapporti con le amministrazioni pubbliche e nei procedimenti giudiziari; suddetta disposizione di parità di lingue trova copertura internazionale nell'accordo di Parigi del 5 settembre 1946, in cui lo Stato italiano ha


garantito agli abitanti di lingua tedesca della provincia autonoma di Bolzano l'uso paritetico della lingua tedesca e della lingua italiana nelle pubbliche amministrazioni (cosiddetto accordo Gruber - De Gasperi, allegato IV dell'accordo di Parigi); in base alle suddette norme, deriva pertanto l'obbligo dello Stato italiano di adeguare i propri concorsi pubblici alla finalità di assicurare, nella provincia di Bolzano, l'uso parificato delle due lingue, anche nei rapporti con gli organi di Polizia; infatti, nei concorsi per la copertura di posti nella pubblica amministrazione, in Alto Adige/Südtirol è previsto l'attestato di conoscenza delle due lingue italiana e tedesca. Ai sensi dell'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 752 del 1976, e successive modificazioni, sono previsti 4 tipi di attestato di bilinguismo riferiti al titolo di studio prescritto per l'accesso alle varie qualifiche funzionali: (A) diploma di laurea; B) diploma di istruzione secondaria di secondo grado (maturità); C) diploma di istituto di istruzione secondaria di primo grado (terza media); D) licenza di scuola elementare), nonché viene attribuito al commissario del Governo la facoltà di stabilire, con propri provvedimenti, il passaggio a qualifiche superiori qualora il candidato sia in possesso di un attestato di livello corrispondente o superiore al titolo di studio richiesto per l'accesso dall'esterno alla qualifica o profilo professionale cui si aspira; considerato che a quanto risulta all'interrogante: in data 23 dicembre 2013, il Ministero dell'interno ha indetto un concorso interno per titoli di servizio e superamento del successivo corso di formazione professionale per 7.563 unità per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo dei sovrintendenti della Polizia di Stato. Il bando di concorso aveva espressamente riservato, per la provincia autonoma di Bolzano, un'aliquota di posti destinati ai possessori dell'attestato di bilinguismo, di cui all'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 26 luglio 1976, n. 752. Nella successiva graduatoria, figurerebbero però soltanto 3 candidati in possesso dell'attestato di bilinguismo D, mentre il concorso è stato indetto per


una qualifica funzionale che presuppone il diploma di scuola media e, quindi, almeno l'attestato di bilinguismo C; per l'accesso dall'esterno tutti i bandi di concorso prevedono una riserva di posti, commisurata al livello di istruzione richiesto per rivestire tali funzioni; invece, per il concorso interno per il passaggio al ruolo sovrintendenti, questa formula non viene rispettata e si procede indicando genericamente un attestato di bilinguismo, non collegando così la destinazione ad un livello superiore di carriera, che generalmente prevede un aumento di mansioni e responsabilità, al possesso di un maggior grado di conoscenza e padronanza della lingua tedesca proprio in funzione del maggiore livello ricoperto; considerato, inoltre, che un livello non adeguato di conoscenza della lingua tedesca potrebbe portare nel concreto della vita quotidiana dei cittadini altoatesini il rischio di non poter esercitare la propria facoltà di usare la lingua tedesca nei rapporti con gli uffici della pubblica amministrazione, soprattutto in caso di situazioni di emergenza come denunce penali, interrogatori, testimonianza e verbali di Polizia, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo non intenda intervenire, al fine di garantire e non disattendere il rispetto delle norme in materia di bilinguismo, in riferimento ai specifici fatti esposti; se non ritenga necessario e urgente intervenire, affinché, anche nel bando per gli avanzamenti di carriera al ruolo di sovrintendenti della Polizia di Stato, attraverso il concorso interno, sia sempre garantito un maggiore e più adeguato livello di conoscenza della lingua tedesca per l'assegnazione dei posti nella provincia autonoma di Bolzano; se non intenda intervenire, con atti di propria competenza, affinché, nel calcolo dei titoli, non venga prevista una maggiorazione di punteggio per coloro che possiedono livelli di bilinguismo superiori al livello minimo (livello patentino D).


Atto n. 4-04898 Pubblicato il 1 dicembre 2015, nella seduta n. 545 BATTISTA - Al Ministro dell'interno. Premesso che: i recenti e drammatici attentati terroristici che sono avvenuti in Europa hanno indotto l'Italia a dotarsi necessariamente di straordinarie misure per la sicurezza sul territorio nazionale, in un'ottica di prevenzione e contrasto dei fenomeni terroristici; le minacce terroristiche provenienti da gruppi estremisti (Daesh) sono ormai all'ordine del giorno e l'Italia è certamente tra le nazioni più esposte al pericolo; il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, nelle ultime settimane, ha riunito con frequenza i titolari dei ministeri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa e dell'interno, per studiare la condizione della sicurezza interna e esterna al nostro Paese; contestualmente, il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ha deciso di ampliare il contingente di militari impiegato per vigilare gli obiettivi sensibili nelle città; il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, con apposita circolare, inviata ai questori di Milano e Roma, ha chiesto espressamente di rafforzare la vigilanza e il controllo nelle 2 città, con particolare attenzione ai luoghi di culto e di aggregazione; considerato che: tra le informative diramante dai servizi di intelligence italiane ed estere, è stato chiaramente menzionato come obiettivo sensibile, e quindi meritevole di tutele e controlli particolari, il Teatro alla Scala di Milano;


a seguito della comunicazione, nella mattina di sabato 14 novembre 2015, presso la Prefettura di Milano, si è tenuta una riunione del Comitato provinciale per l'ordine pubblico e la sicurezza. Il Comitato, insediato in forma permanente, e presieduto dal vice prefetto vicario, ha emanato ulteriori disposizioni, in via d'urgenza, a tutela degli obiettivi segnalati; in data 24 novembre 2015 la trasmissione televisiva della Rai, "Ballarò", ha mandato in onda un servizio-inchiesta, riguardante lo stato del comparto sicurezza e ordine pubblico nelle città. In particolare, la trasmissione si è occupata della condizione degli agenti, con comando specifico di vigilanza presso il Teatro alla Scala di Milano, documentando la preoccupante situazione in cui lavorano gli operatori di Polizia, ovvero con dotazioni ed equipaggiamenti obsoleti, auto di servizio fuori uso o con assenza di manutenzione, mancanza cronica di aggiornamento e formazione, nonché numerosi inconvenienti logistici quotidiani; successivamente alla messa in onda del servizio, il questore di Roma avrebbe disposto l'apertura di un fascicolo d'inchiesta interna, dopo che alcuni agenti di un commissariato romano avrebbero reso dichiarazioni circa le loro condizioni lavorative, perché recanti grave pregiudizio a carico della Polizia, "alimentando la percezione di insicurezza dei cittadini"; il 23 novembre 2015, il quotidiano "il Fatto Quotidiano" ha pubblicato un articolo a firma di Silvia D'Onghia, che diffondeva la notizia di lotti di cartucce difettose, da destinare agli operatori della Polizia di Stato. In particolare, si farebbe riferimento ad una partita di circa 6 milioni e 400.000 cartucce, per la cui fornitura il Ministero dell'interno avrebbe stipulato un contratto recante data 12 dicembre 2013, con la Fiocchi Munizioni SpA di Lecco. Tale approvvigionamento si sarebbe rivelato in parte fallato, con difetti di assemblaggio evidenti, pregiudicanti la sicurezza degli operatori che ne avrebbero fatto uso; la Fiocchi Munizioni SpA avrebbe diramato un comunicato stampa, a seguito della pubblicazione, nel quale ha ribadito che "come dimostra la sua lunga storia, la Fiocchi è un produttore affidabile. È attualmente in


corso la procedura prevista da contratto per risolvere la problematica emersa, normale in qualsiasi contesto industriale di settore. Siamo comunque a disposizione per tutte le verifiche del caso"; tale circostanza risulterebbe tuttavia suffragata da 2 circolari del Ministero dell'interno, rivolte a tutti gli uffici competenti, al fine di disporne il ritiro dalla dotazione individuale per servizio degli operatori di Polizia e di destinarle a "soli" fini addestrativi; già nel 2011 sono stati registrati accadimenti analoghi, con una fornitura di munizioni commissionate alla Sellier& Bellot della Repubblica Ceca; secondo quanto già disposto dalla circolare 1221_II/130°1/123, del 27 dicembre 1999, per il personale che espleta servizio di volante tutti gli operatori vengano dotati del secondo caricatore per armi individuali; inoltre, tenuto conto che: sembra ormai improrogabile e fondamentale un immediato rafforzamento del fronte della prevenzione, nonché quello investigativo e di intelligence, al fine di contrastare efficacemente eventuali cellule terroristiche pronte ad attaccare il nostro Paese; il declassamento del munizionamento alla sola attività addestrativa non costituisce, in sé, una messa in sicurezza delle cartucce acquistate. Al contrario, il pericolo di incidenti di tiro, tra cui l'inceppamento dell'arma, spesso foriero di gravi conseguenze, si innesta nella cronica situazione di scarso e depauperato addestramento degli appartenenti alla Polizia di Stato, spesso privo della necessaria dimestichezza atta a gestire situazioni di pericolo imprevisto, quale l'inceppamento dell'arma. Se infatti le circolari ministeriali volte disciplinare la materia prevedrebbero 4 addestramenti l'anno, è noto allo scrivente che di fatto ne vengono mediamente eseguiti 1 o 2, con un esiguo numero di colpi a disposizione per l'addestramento pari a due caricatori, si chiede di sapere:


se quanto esposto in premessa corrisponda al vero; se il Ministro in indirizzo valuti positivamente l'avvio di operazioni per il potenziamento delle forze dell'ordine in comando presso il Teatro alla Scala di Milano, in considerazione del comprovato livello di allarme, promuovendo, in seno al Consiglio dei ministri, mirate iniziative per le dotazioni necessarie all'organico; quali misure intenda intraprendere al fine di garantire agli operatori della Polizia di Stato un addestramento più frequente e diversificato, in cui siano previste anche tipologie di tiro dinamico, con simulazioni di scenari operativi e tecniche di tiro sotto stress; quali siano le azioni concrete volte ad assicurare agli uomini delle forze dell'ordine una piena operatività in contesti operativi delicati e specifici quali in premessa, tra le quali, anche, l'introduzione del secondo caricatore nella dotazione ordinaria delle forze di Polizia; se, relativamente alla fornitura delle munizioni di cui in premessa, il Ministro non ritenga che la destinazione all'addestramento sia comunque pericolosa per gli utilizzatori e non sia, invece, più opportuno decretarne il totale ritiro dalla circolazione; infine, quali misure intenda intraprendere al fine di individuare eventuali responsabilità nell'acquisizione dei citati munizionamenti malfunzionanti. Atto n. 4-05061 Pubblicato il 14 gennaio 2016, nella seduta n. 560 Risposta pubblicata MUNERATO - Al Ministro dell'interno. Premesso che: con l'articolo 14, comma 1, del decreto legislativo n. 334 del 2000 è


stato istituito il ruolo direttivo speciale della Polizia di Stato; il nuovo ruolo direttivo avrebbe dovuto essere costituito con 5 concorsi annuali, 260 posti all'anno, a partire dal 2001 e fino al 2005, per un totale di 1.300 posti riservati agli ispettori della Polizia di Stato con una precisa anzianità di servizio secondo le previsioni di cui agli articoli 24 e 25; tali disposizioni di legge sono rimaste inattuate, in quanto il Ministero dell'Interno non ha mai bandito alcun concorso per la copertura della dotazione organica del ruolo direttivo speciale, che invece già esisteva o è stato regolarmente costituito nelle altre forze di polizia ad ordinamento militare (Carabinieri, Guardia di finanza) e nella Polizia penitenziaria, con grave danno sia di chance che economico soltanto per gli ispettori apicali della Polizia di Stato (sostituti commissari) già tali ben prima del riordino delle carriere del 1995 di cui al decreto legislativo n. 197 del 1995 (ispettori della Polizia di Stato già collocati, nella tabella allegata alla legge n. 121 del 1981, in posizione gerarchica, funzionale ed economica sovraordinata ai sottufficiali e ai sovrintendenti delle diverse forze di polizia); ad aggravare la situazione di disparità con Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia penitenziaria, è sopraggiunto l'articolo 1, comma 261, della legge n. 266 del 2005, con il quale, da ultimo, è stato stabilito che "Fino a quando non saranno approvate le norme per il riordinamento dei ruoli del personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile e degli ufficiali di grado corrispondente delle Forze di polizia ad ordinamento militare e delle Forze armate, è sospesa l'applicazione dell'articolo 24 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, e successive modificazioni"; a seguito della sospensione dell'applicazione dell'articolo 24 del decreto legislativo n. 334 del 2000, con il medesimo articolo 1, comma 261, della legge n. 266 del 2005, il legislatore ha previsto, in via transitoria, che "alle esigenze di carattere funzionale" si dovesse provvedere, in particolare, "mediante l'affidamento, agli ispettori superiori-sostituti ufficiali di pubblica sicurezza "sostituti commissari", delle funzioni di cui all'articolo 31-quater, comma 6, del decreto del Presidente della


Repubblica 24 aprile 1982, n. 335, e successive modificazioni", ossia "le funzioni di vice dirigente di uffici o unità organiche in cui, oltre al funzionario preposto, non vi siano altri funzionari del ruolo dei commissari o del ruolo direttivo speciale"; ai sensi dell'articolo 31-quater, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1982, "gli uffici nell'ambito dei quali possono essere affidate funzioni predette, nonché ulteriori funzioni di particolare rilevanza", sono individuati "con decreto del capo della polizia - direttore generale della pubblica sicurezza"; il legislatore del 2005, pur sospendendo l'applicazione del menzionato articolo 24 del decreto legislativo n. 334 del 2000, ha previsto una disciplina transitoria che l'amministrazione era tenuta ad attuare nell'attesa dell'emanazione delle nuove norme di riordino dei ruoli del personale delle forze di polizia ad ordinamento civile e degli ufficiali di grado corrispondente delle forze di polizia ad ordinamento militare e delle forze armate; tali disposizioni legislative, anche in questo caso, non hanno mai avuto attuazione, con la conseguenza che in molti uffici o unità organiche in cui, oltre al funzionario preposto, non vi sono altri funzionari del ruolo dei commissari, per quanto normativamente previsti, gli appartenenti al ruolo degli ispettori sono costretti a svolgere, di fatto e in maniera non occasionale o temporanea come previsto dalla legge, non soltanto le funzioni proprie del ruolo direttivo, ma, nei casi di assenza o impedimento del titolare dell'ufficio, anche quelle di vice-dirigente o addirittura di dirigente; e ciò senza che l'ufficio sia stato previamente individuato, in considerazione dell'importanza delle funzioni, "con decreto del capo della polizia-direttore generale della pubblica sicurezza"; pertanto, il riordino delle carriere non è mai stato realizzato e da oltre 10 anni il Ministero sta provvedendo "alle esigenze di carattere funzionale" conseguenti alla sospensione dell'applicazione dell'articolo 24 del decreto legislativo n. 334 del 2000 e successive modificazioni ed integrazioni di fatto in maniera non conforme alla legge;


a fronte di tale prolungata inerzia, in data 3 ottobre 2014, il Comitato per la tutela degli ispettori della Polizia di Stato (identificato anche con l'acronimo Cotipol) ha formalmente chiesto al Ministero di dare attuazione alle disposizioni contenute nell'articolo 1, comma 261, lettera a), della legge n. 266 del 2005; in mancanza di un'adeguata risposta da parte dell'amministrazione, il comitato ha adito il TAR del Lazio, che ha accolto il ricorso con sentenza n. 8328/2015, ordinando al Ministero di provvedere entro 90 giorni, con decreto del capo della Polizia, alla formale individuazione degli uffici nell'ambito dei quali le funzioni di cui all'articolo 31-quater, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1982 possono essere affidate, così come previsto dall'articolo 1, comma 261, della legge n. 266 del 2005; a seguito dell'impugnazione del Ministero, di recente si è pronunciato anche il Consiglio di Stato con sentenza n. 5251/2015, il quale, in accoglimento dell'appello, ha osservato che nella fattispecie «non si ravvisa l'obbligo dell'Amministrazione, nella specie il Ministero dell'interno, di provvedere nei confronti del privato in quanto nel caso in esame l'amministrazione anzidetta se pure vincolata nell'"an" ad assumere l'invocato provvedimento non lo è nel "quando"; di conseguenza, essendo la materia riservata al potere discrezionale dell'Amministrazione, nessun vincolo almeno nel "quando", sussisterebbe in capo al Ministero dell'interno di emissione dell'invocato provvedimento»; ciò nondimeno, il Consiglio di Stato ha precisato che, «logicamente, ciò non vuol dire che l'Amministrazione dell'Interno possa "sine die" rimanere inerte ed esimersi dal disciplinare gli adempimenti stabiliti dalla legge»; il personale interessato rappresenta la quasi totalità dei comandanti degli uffici delle specialità della Polizia di Stato, ossia della Polizia stradale, ferroviaria e postale, e dei responsabili delle sezioni della DIA, della squadra mobile, della Polizia scientifica, della Digos e dei


commissariati, che da oltre 20 anni stanno subendo intollerabili disparità di trattamento, sul piano sia economico che professionale, rispetto agli omologhi delle altre forze di polizia (tutti già loro inferiori gerarchici e funzionali prima del 1995) e tali disparità sono state generate ed alimentate in primis da un'amministrazione dell'interno, a giudizio dell'interrogante, disattenta nei confronti del proprio personale con almeno oltre 30 anni di servizio; il capo della Polizia, nonostante una specifica richiesta di incontro da parte del Cotipol (comitato non sindacale), riconosciuto dal TAR del Lazio come soggetto unitario di rappresentanza degli appartenenti al ruolo degli ispettori, a quanto risulta all'interrogante continua a rimanere silente, si chiede di sapere: quali siano le ragioni per cui il Ministero dell'interno abbia dato attuazione, negli anni, soltanto al disposto di cui alla lettera b) dell'articolo 1, comma 261, della legge n. 266 del 2005 e non anche al disposto di cui alla lettera a), quantunque dall'attuazione di quest'ultima non sarebbero derivati maggiori oneri per lo Stato, a differenza dell'altra; se, a fronte dell'obbligo di legge e alla luce della citata pronuncia del Consiglio di Stato, il Ministro in indirizzo non ritenga di dover quanto prima porre fine allo stato di inerzia, ormai protrattosi per ben 15 anni, e dare finalmente attuazione: previa attuazione dell'articolo 31-quater, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1982; previa indizione di un concorso unico per titoli, con inquadramento anche in sovrannumero alle 1.300 unità previste, di coloro che sono già in possesso dei requisiti ex art. 25 decreto del Presidente della Repubblica n. 334 del 2000; se, alla luce delle ormai imminenti modificazioni agli ordinamenti del personale delle forze di polizia di cui all'articolo 16 della legge n. 121 del 1981, come stabilito dalla recente legge-delega "Madia" n. 124 del 2015, intenda assumere iniziative per sanare le sperequazioni e far sì che tutto


il personale nei ruoli apicali del ruolo ispettori della Polizia di Stato (sostituti commissari), già in possesso dei requisiti ex art. 25 del decreto legislativo n. 334 del 2000 (in quanto già ispettori prima del riordino di cui al decreto legislativo n. 197 del 1995) siano inquadrati ope legis in posizione identica - riallineata - agli omologhi delle alle altre forze di polizia militari (Carabinieri e Guardia di finanza) e della Polizia penitenziaria.

Atto n. 4-05107 Pubblicato il 20 gennaio 2016, nella seduta n. 563 Risposta pubblicata DE POLI - Al Ministro dell'interno. Premesso che: con l'articolo 14, comma 1, del decreto legislativo n. 334 del 2000 è stato istituito il ruolo direttivo speciale della polizia di Stato: "1. Nell'ambito dell'Amministrazione della pubblica sicurezza, tra i ruoli del personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia previsti dall'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 335 e successive modifiche ed integrazioni, è istituito il ruolo direttivo speciale, articolato nelle seguenti qualifiche: vice commissario del ruolo direttivo speciale, limitatamente alla frequenza del corso di formazione; commissario del ruolo direttivo speciale; commissario capo del ruolo direttivo speciale; vice questore aggiunto del ruolo direttivo speciale"; il nuovo ruolo direttivo avrebbe dovuto essere costituito con 5 concorsi annuali, a partire dal 2001 e fino al 2005, per un totale di 1.300 posti riservati agli ispettori della Polizia di Stato, con anzianità di servizio, secondo le previsioni di cui agli articoli 24 e 25 del medesimo decreto legislativo; in seguito, nella legge del 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria per il 2006) l'articolo 1, comma 261, ha stabilito che «fino a quando non


saranno approvate le norme per il riordinamento dei ruoli del personale delle forze di Polizia ad ordinamento civile e degli ufficiali di grado corrispondente delle forze di Polizia ad ordinamento militare e delle Forze armate, è sospesa l'applicazione dell'articolo 24 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, e successive modificazioni»; in questo modo si stabilisce che, in via transitoria, fino a quando non saranno approvate le norme per il riordinamento dei ruoli del personale delle forze di Polizia ad ordinamento civile e degli ufficiali di grado corrispondente delle forze di Polizia ad ordinamento militare e delle Forze armate, è sospesa l'applicazione l'articolo 14, comma 1, del decreto legislativo n. 334 del 2000 in materia di prima applicazione del ruolo direttivo speciale della Polizia di Stato; la normativa in questione ha altresì previsto, sempre in via transitoria, la possibilità di soddisfare le esigenze di carattere funzionale dell'amministrazione, mediante l'affidamento agli ispettori superiori, sostituti ufficiali di pubblica sicurezza, sostituti commissari, delle funzioni di vice dirigente di uffici o unità organiche in cui, oltre al funzionario preposto, non vi siano altri funzionari del ruolo dei commissari o del ruolo direttivo speciale; le suddette disposizioni di legge non sono state realizzate, poiché il Ministero dell'interno non ha mai bandito alcun concorso per la copertura della prevista dotazione organica del ruolo direttivo speciale, come viceversa è accaduto per le altre forze di Polizia ad ordinamento militare, quali Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia penitenziaria, recando così serio nocumento economico e di carriera agli appartenenti alla Polizia di Stato, con la grave conseguenza che, in molti uffici o unità organiche, gli appartenenti al ruolo degli ispettori sono costretti a svolgere, non soltanto le funzioni proprie del ruolo direttivo, ma, nei casi di assenza o impedimento del titolare dell'ufficio, anche quelle di vicedirigente o addirittura di dirigente; e ciò senza che tale ufficio sia stato previamente individuato con decreto del capo della Polizia; di recente, su questa grave anomalia, si è pronunciato anche il Consiglio di Stato che, con sentenza n. 5251/2015, ha osservato che, nella


fattispecie, "non si ravvisa l'obbligo dell'Amministrazione, nella specie il Ministero dell'interno, di provvedere nei confronti del privato in quanto nel caso in esame l'amministrazione anzidetta se pure vincolata nell'"an" ad assumere l'invocato provvedimento non lo è nel 'quando'; di conseguenza, essendo la materia riservata al potere discrezionale dell'Amministrazione, nessun vincolo almeno nel 'quando', sussisterebbe in capo al Ministero dell'interno di emissione dell'invocato provvedimento», tuttavia ha di seguito precisato che, "logicamente, ciò non vuol dire che l'Amministrazione dell'Interno possa "sine die" rimanere inerte ed esimersi dal disciplinare gli adempimenti stabiliti dalla legge", si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno esaminare la delicata questione nelle opportune sedi legislative, affinché sia sanato tale vulnus all'interno di un apparato dello Stato, che sempre e comunque, ma soprattutto in tempi travagliati come quelli odierni, ricopre un ruolo fondamentale per la democrazia. Atto n. 4-05057 Pubblicato il 13 gennaio 2016, nella seduta n. 559 Risposta pubblicata MARTON , SANTANGELO , CRIMI , CAPPELLETTI , CATALFO , BULGARELLI , DONNO , PAGLINI , MORONESE - Al Ministro dell'interno. Premesso che: il decreto legislativo n. 334 del 2000, recante "Riordino dei ruoli del personale direttivo e dirigente della Polizia di Stato, a norma dell'articolo 5, comma 1, della legge 31 marzo 2000, n. 78", all'articolo 14 istituisce il ruolo direttivo speciale della Polizia di Stato, articolato nelle qualifiche di vice commissario del ruolo direttivo speciale, limitatamente alla frequenza del corso di formazione, di commissario del ruolo direttivo speciale, di commissario capo del ruolo direttivo speciale, di vice


questore aggiunto del ruolo direttivo speciale. L'articolo 25, rubricato "Disposizioni transitorie per l'accesso al ruolo direttivo speciale", prevedeva che per gli anni dal 2001 al 2005 gli ispettori con 10 anni di anzianità nel ruolo o almeno 3 anni di anzianità nella qualifica di ispettore superiore sostituto UPS (ufficiale pubblica sicurezza) potessero concorrere per accedere al ruolo direttivo speciale. Le unità da inserire in questi 4 anni erano, nel totale, 1.300, ovvero 260 all'anno; il dispositivo di cui all'articolo 25 è rimasto inattuato dal Ministero dell'interno fino al 2005, nonché sospeso con l'emanazione dell'art. 1, comma 261, della legge n. 266 del 2005, in previsione dell'imminente riordino delle carriere. Infatti, il comma 261 recita: "Fino a quando non saranno approvate le norme per il riordinamento dei ruoli del personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile e degli ufficiali di grado corrispondente delle Forze di polizia ad ordinamento militare e delle Forze armate, è sospesa l'applicazione dell'articolo 24 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, e successive modificazioni; alle esigenze di carattere funzionale si provvede: a) mediante l'affidamento, agli ispettori superiori-sostituti ufficiali di pubblica sicurezza «sostituti commissari», delle funzioni di cui all'articolo 31-quater, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 335, e successive modificazioni"; il riordino delle carriere nel 2006 non è stato mai realizzato e la mancata attuazione dell'art. 25, protrattasi oramai per oltre 15 anni, ha comportato e comporta un danno enorme per gli appartenenti alla categoria in questione. Infatti sono 2.000 gli ispettori che, pur presentando i requisiti di legge, attendono invano l'indizione del concorso per il ruolo direttivo speciale. Ciò comporta che questi ultimi hanno continuato a svolgere ruoli direttivi e di vice dirigenza, senza il formale inquadramento, che chiaramente dà diritto a trattamenti economici e pensionistici maggiori, nonché ad avanzamenti di carriera; tale lacunosità della legge è intollerabile, a giudizio degli interroganti, in quanto differenziata rispetto alla condizione di omologhi profili all'interno delle altre forze di polizia ad ordinamento sia militare, che civile, alle forze armate nel loro complesso e al pubblico impiego in


generale, nel frattempo interessati tutti da "riqualificazioni"; a parere degli interroganti, le norme transitorie dell'art. 25 del decreto legislativo n. 334 del 2000 dovevano sanare proprio il danno creato agli ispettori con la riforma del 1995 (decreto legislativo n. 197) ed invece, per una gestione inaccorta ed elusiva del Ministero, ciò non è ancora avvenuto e, di conseguenza, in oltre 15 anni è aumentata la differenza di chance, la sperequazione e quindi il divario tra gli ispettori della Polizia di Stato, già retrocessi nel 1995 ed i sottufficiali delle altre forze di polizia, che prima del maggio 1995 erano collocati in posizione gerarchica, funzionale ed economica subalterna ai primi; lo sblocco della questione risulta oggi maggiormente necessario con l'intervenuta legge n. 124 del 2015 (cosiddetta legge delega Madia), recante "Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche", la cui attuazione richiede che il Governo dovrà adottare uno o più decreti legislativi riguardanti la "revisione dei ruoli della Polizia di Stato" entro agosto 2016, valorizzando il merito e le professionalità, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo non ritenga di provvedere all'indizione delle procedure concorsuali, in coerenza con l'art. 25 del decreto legislativo n. 334 de 2000, al fine di coprire tutte le vacanze del ruolo speciale istituito nel 2000; se non ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, sanare la sperequazione creatasi in 20 anni tra la posizione dei sostituti commissari e quelle degli ex "sottufficiali" delle altre forze di polizia che, nel frattempo, hanno ottenuto un'avvantaggiata posizione nel ruolo speciale degli ufficiali o nel ruolo direttivo speciale e, in ogni caso, nell'emanando decreto di riordino dei ruoli, prevedere una fase transitoria, che permetta almeno di salvaguardare e mantenere equidistante ed invariata l'attuale distanza gerarchica tra i sostituti commissari e gli attuali appartenenti al ruolo dei commissari della Polizia di Stato, in procinto di essere tutti "dirigenzializzati" ope legis.


Atto n. 3-02505 (in Commissione) Pubblicato il 20 gennaio 2016, nella seduta n. 563 GASPARRI - Al Ministro dell'interno. Premesso che a quanto risulta all'interrogante: in data 22 novembre 2015, il signor Gianni Tonelli, in qualità di segretario generale del sindacato autonomo di Polizia (SAP), ha partecipato alla trasmissione televisiva "In Mezz'ora", in onda su Rai 3 e condotta da Lucia Annunziata, dove erano ospiti, anche, un Imam e il leader della Fiom (Federazione impiegati operai metallurgici), Maurizio Landini; Tonelli ha partecipato al programma indossando una maglietta, non autentica, della Polizia di Stato avente le seguenti caratteristiche: acquistata a libero mercato, dunque non dell'amministrazione di pubblica sicurezza; è una polo in puro cotone, diversamente da quella in uso alla Polizia di Stato che è di materiale sintetico; la cromia del colore della maglietta è diverso dalle polo in uso alla Polizia di Stato; gli alamari non sono quelli della Polizia perché, al posto del simbolo "R.I." (Repubblica italiana), sono presenti 2 bottoni azzurri con il logo del sindacato SAP; nella parte frontale della maglietta, sotto la scritta "Polizia", è bene in evidenza il logo del SAP; la scritta "Polizia" è di libero uso e non registrata nell'ambito della convenzione di Parigi e del relativo decreto legislativo n. 30 del 2005 (dove altresì sono registrati il logo della Polizia di Stato, i fregi e gli alamari ufficiali); nella parte posteriore della maglietta compare la scritta "I Love Polizia" che di fatto la rende polo ufficiale del SAP e non della Polizia di Stato; in data 7 gennaio 2016, a quanto risulta all'interrogante, la Questura di Bologna avrebbe notificato al segretario generale del SAP, Gianni Tonelli, una contestazione di addebiti, nella quale si leggerebbe testualmente: "nel corso della trasmissione televisiva "in mezz'ora" in onda su La 7 in data 22 novembre 2015 la S.V., libero dal servizio, ha indossato una polo


facente parte del vestiario della Polizia di Stato, perfettamente riconoscibile dal pubblico televisivo sia per l'evidente presenza degli alamari sul bavero dell'indumento, sia per la scritta 'Polizia' con l'unica variante dell'apposizione sul velcro, dove in genere si applica il grado, di una targhetta riportante la denominazione SAP"; la nota prosegue definendo quella del signor Tonelli quale "condotta non conforme al decoro delle funzioni degli appartenenti ai ruoli della pubblica sicurezza" ipotizza altresì che si sia contravvenuto alla norma "che vieta l'uso promiscuo di capi della divisa con altri non pertinenti alla stessa". Viene pertanto proposta l'applicazione di una sanzione pecuniaria; la proposta di sanzione disciplinare giunge direttamente dal Ministero dell'Interno, dal Dipartimento della pubblica sicurezza ed in particolare dal direttore centrale per le risorse umane, prefetto Massimo Maria Mazza. Il Questore di Bologna, pertanto, è stato 'caldamente' invitato a procedere, ma nei fatti non è a lui che occorre imputare l'azione disciplinare; in data 10 gennaio 2016, il signor Tonelli è nuovamente intervenuto alla trasmissione "In Mezz'ora", indossando la medesima maglietta, che la conduttrice Lucia Annunziata ha certificato essere quella utilizzata nella precedente puntata. Tale maglietta è stata inquadrata da tutte le telecamere dimostrando, di fatto, come fosse impossibile confonderla con una polo della Polizia di Stato, in uso al personale; considerato che a giudizio dell'interrogante: la richiesta di sanzione disciplinare si configura come un pretesto, un vero e proprio accanimento contro un sindacato di polizia, il SAP, che da tempo denuncia l'inefficienza del sistema della sicurezza, i rischi che corrono gli operatori, nonché i cittadini stessi; si vuol colpire uno degli scopi principali del sindacato di Polizia che, non avendo diritto di sciopero, ha nell'azione di denuncia il solo mezzo per la tutela dei diritti e degli interessi del personale, compresa la sicurezza


sul posto di lavoro; l'obiettivo latente sarebbe quello di limitare le libertà sindacali delle donne e degli uomini in divisa, in un momento storico in cui la classe politica e il Governo si giocano una partita importantissima in chiave elettorale, proprio sul tema sicurezza; il SAP è colpevole unicamente di denunciare la gravissima debilitazione dell'apparato della sicurezza, colpito dagli scellerati tagli della spending review, messa in atto dagli ultimi tre Governi, non eletti dal popolo; da notizie in possesso dell'interrogante, dopo aver accusato falsamente e sospeso ingiustamente un rappresentante sindacale SAP, per aver mostrato nella trasmissione televisiva "Ballarò" in onda su La7 materiale vetusto in uso alle pattuglie, fatto già denunciato con precedente atto di sindacato ispettivo 4-04996, al quale ancora non è stata data risposta, ora si tenterebbe di colpire il segretario generale del secondo sindacato della Polizia di Stato; a giudizio dell'interrogante, non è attraverso la repressione della verità e di chi se ne fa portatore che si possono amministrare gli interessi di una comunità. Le vicende esposte non giovano né alla Polizia né all'Italia intera, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della sanzione disciplinare irrogata nei confronti del segretario generale del SAP, Gianni Tonelli, e, in caso affermativo, per quali ragioni abbia avallato tale scelta; se non ritenga di sospendere il provvedimento disciplinare nei confronti del segretario generale, poiché il fatto commesso non costituisce, a parere dell'interrogante, né un illecito né un reato. Atto n. 4-05036


Pubblicato il 12 gennaio 2016, nella seduta n. 557 TOSATO - Al Ministro dell'interno. Premesso che, per quanto risulta all'interrogante: stando a quanto riportato da fonti di stampa on line, la Questura di Bologna avrebbe aperto un procedimento disciplinare nei confronti del segretario generale del Sindacato autonomo di Polizia, Gianni Tonelli; alla base dell'iniziativa vi sarebbe la circostanza che Gianni Tonelli abbia partecipato, il 22 novembre 2015, ad una nota trasmissione di Rai 3, indossando una polo che si è ritenuto facesse parte del vestiario in dotazione alla Polizia di Stato; i regolamenti vigenti proibiscono in effetti al personale della Polizia di Stato di indossare abiti appartenenti alle dotazioni della forza di polizia insieme ad altri indumenti civili; Tonelli, tuttavia, afferma di non aver indossato nessuna polo appartenente al vestiario ricevuto in dotazione e sottolinea come l'indumento indossato in trasmissione gli appartenesse in qualità di abito civile; le immagini della trasmissione permettono in effetti di notare sulla polo indossata da Tonelli elementi assolutamente estranei al materiale normalmente in dotazione al personale della Polizia di Stato, come la sigla del SAP ed una scritta impressa sul tessuto che non potrebbero mai trovarsi su delle uniformi; non sarebbe da escludere pertanto che l'apertura di un'inchiesta a carico di Tonelli costituisca una forma, neanche tanto velata, di intimidazione nei confronti della sua attività sindacale e di denuncia delle carenze in fatto di equipaggiamenti che affliggerebbero le unità operative della Polizia di Stato, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo ritenga fondata l'apertura


di un'inchiesta disciplinare a carico di Gianni Tonelli e che cosa osti alla sua immediata archiviazione. Atto n. 3-02527 (in Commissione) Pubblicato il 27 gennaio 2016, nella seduta n. 566 MARTON , SANTANGELO - Al Ministro dell'interno. Premesso che: l'articolo 39 della Costituzione, al primo comma, sancisce: "L'organizzazione sindacale è libera"; la legge n. 300 del 1970, meglio nota come statuto dei lavoratori, dedica diversi articoli al diritto sindacale. Tra quelli più significativi, l'articolo 14 sancisce che "Il diritto di costituire associazioni sindacali, di aderirvi e di svolgere attività sindacale, è garantito a tutti i lavoratori all'interno dei luoghi di lavoro", e l'articolo 28 indica quali tutele sono previste dall'ordinamento avverso le condotte antisindacali; la legge n. 121 del 1991, recante "Nuovo ordinamento dell'Amministrazione della pubblica sicurezza", riformando tale amministrazione, ha riconosciuto anche agli appartenenti alla Polizia di Stato, prima esclusi, il pieno diritto di associarsi in sindacato. In Italia, oggi, i sindacati di questa categoria più rappresentativi sono Siulp (Sindacato italiano dei lavoratori della Polizia di Stato), Sap (Sindacato autonomo di Polizia), Fsp (Federazione sindacale di polizia), Siap (Sindacato italiano appartenenti Polizia), Silp (Sindacato dei lavoratori di polizia) per la Cgil, Uilps (Unione italiana lavoratori Polizia di Stato) dell'Ugl, Coisp (Coordinamento per l'indipendenza sindacale delle forza di Polizia), Consap (Confederazione sindacale autonoma di Polizia), Sup (sindacato Polizia); il segretario generale del Sap, Gianni Tonelli, dalla sua nomina, avvenuta nell'aprile del 2014, si è reso portavoce di numerose denunce ed istanze


della sua categoria, senza risparmiare critiche, né agli alti vertici della sua amministrazione di appartenenza, né ai decisori politici. Le sue rimostranze, a difesa e tutela dei lavoratori rappresentati, sono state espresse in diverse modalità, nelle manifestazioni sindacali, a mezzo stampa e anche nell'ambito di trasmissioni televisive, la cui risonanza mediatica assume una rilevanza significativa, visto il numero consistente di persone raggiunto dal mezzo. Infatti, il segretario Tonelli è stato ospite, nell'ultimo anno, di diverse trasmissioni, in cui ha affrontato temi, a parere degli interroganti, "scomodi" per i vertici dell'amministrazione degli interni, ma anche per lo stesso Governo; a quanto risulta agli interroganti il 28 dicembre 2015 la Questura di Bologna, sulla base di una nota inviatagli dal direttore centrale per le risorse umane del Dipartimento della pubblica sicurezza, ha avviato nei confronti del segretario generale Sap un procedimento disciplinare a seguito di una sua partecipazione ad una famosa e seguitissima trasmissione televisiva in onda su Rai Tre, "In Mezz'ora", il 22 novembre 2015, quasi un mese prima. La motivazione formale, a giustificazione del procedimento, sarebbe aver indossato, in quella trasmissione, una polo che, secondo la Questura, farebbe parte del vestiario in dotazione della Polizia di Stato, violando dunque la norma del regolamento disciplinare secondo cui agli agenti non è permesso indossare abiti della Polizia insieme ad altri indumenti "civili"; il segretario ha respinto le accuse mossegli, puntualizzando, anche per mezzo stampa, che l'indumento in questione è di sua proprietà e non fa parte della dotazione assegnata ai dipendenti dalla Polizia di Stato. Tonelli, inoltre, ha sottolineato sui giornali (uno tra questi "L'Huffington Post"), che l'infondatezza dell'accusa poteva essere facilmente riscontrata, consultando il suo libretto personale relativo al suo equipaggiamento, in cui si evidenzia di non aver mai ricevuto alcuna polo della Polizia in dotazione; a parere degli interroganti l'accusa ed il conseguente procedimento disciplinare nei confronti del sindacalista appaiono pretestuosi e destituiti, ictu oculi, di fondamento, configurandosi come un chiaro tentativo di limitare la libertà di espressione di un rappresentante


sindacale. In sostanza, il fatto costituisce una condotta antisindacale, in quanto vi è una violazione all'art. 14 dello statuto dei lavoratori; la considerazione espressa si basa anche sulle dichiarazioni dello stesso Gianni Tonelli, ne "L'Huffington Post", del 15 gennaio 2016, in cui illustra le iniziative che ha dovuto, in prima persona, intraprendere contro delle possibili violazioni antisindacali, a danno di altri rappresentanti Sap. Infatti afferma "di essere stato costretto ad inviare una diffida al questore di Roma contro i numerosi procedimenti disciplinari avviati nei confronti dei nostri rappresentanti sindacali che hanno solo denunciato le carenze dell'apparato della sicurezza". Tra le carenze, Tonelli ricorda: "Caschi da ordine pubblico marci, giubbotti antiproiettili in scadenza, mitra M12 superati, autovetture di polizia che fanno schifo, locali che sono latrine, senza contare il nodo fondamentale della formazione del personale che è totalmente deficitaria", si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti; se non ritenga che configurino delle chiare violazioni alla libertà di espressione sindacale, con trasgressione dei principi costituzionali e delle norme contenute nello statuto dei lavoratori; se non intenda assumere, con urgenza, provvedimenti volti a censurare le eventuali condotte antisindacali, sospendendo quei procedimenti disciplinari ai danni dei rappresentanti sindacali che si pongono in chiaro contrasto con l'articolo 39 della Costituzione e gli articoli della legge n. 300 del 1970 a tutela di questo diritto; se non intenda intraprendere le opportune iniziative al fine di individuare, all'interno del suo Dicastero, i responsabili delle condotte antisindacali, adottando tutti i provvedimenti del caso; quali sistemi di controllo internamente al suo Dicastero ritenga opportuno adottare per verificare che venga rispettata la libertà sindacale e non si verifichino per il futuro iniziative volte a limitare


l'attivitĂ di espressione dei loro rappresentanti.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.