Genova 15 anni dopo a cura di Orlando Botti

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GENOVA 15 ANNI DOPO Sono l’ex Ispettore della Polizia di Stato Orlando Botti e non mi trovo per puro caso in questo luogo ove durante il G8 sono stati compiuti atti di violenza inaudita non disgiunti da menzogne e da ostacoli da parte di chi doveva e dovrebbe sempre essere il punto più alto della difesa democratica. Negli anni 70 ho iniziato il percorso della lotta per ottenere il riconoscimento dei più elementari diritti costituzionali e cioè la democratizzazione dell’allora Corpo delle Guardie di P.S. ,la contestuale sindacalizzazione e smilitarizzazione. Ricordo con orgoglio i momenti in cui ci siamo trovati prima in pochi e poi in tanti a manifestare assieme ai lavoratori durante il primo maggio che affrontavano anche il rischio dell’arresto in flagranza per il reato di adunata sediziosa in quanto avendo le stellette eravamo sottoposti al Codice Penale Militare. La Riforma della Polizia 121/81 ,una delle poche riforme italiane , votata a stragrande maggioranza dal Parlamento conquistata a prezzo di sacrifici e immani rischi esistenziali aprì così la possibilità di creare varchi democratici con una possibile via culturale ma soprattutto per creare una nuova amministrazione lontana dalla polizia di scelbiana memoria antioperaia. Avevamo così conquistato una grande speranza e cioè di creare una nuova polizia più giusta e non al servizio dei soliti potentati ma con la possibilità di assumere menti democratiche e di larghe vedute. Una utopia ma la speranza era l’ultima a morire. Migliaia di poliziotti si potevano così iscrivere ai sindacati ma la possibilità più auspicabile era quella di creare nuove scuole di polizia che potessero creare nobili intenzioni e rispetto per la vita pubblica e naturalmente la creazione di una nuova classe dirigente all’altezza del nuovo cambiamento epocale.


Queste speranze sono state distrutte e sepolte dai noti fatti che ci hanno condotto oggi a ricordarli in questa scuola oltraggiata con atti delinquenziali e con i responsabili di quelle ignominie ancora tranquillamente in servizio, anzi, promossi sul campo a livelli apicali anche internazionali. Giunge notizia da pochi giorni che quel capolavoro di agente condannato a una pena definitiva a tre anni e cinque mesi di reclusione per la falsità di una presunta coltellata ricevuta durante l’assalto a questa scuola udite udite è stato multato dall’ex Capo della Polizia Pansa con la somma di 47 euro e 57 centesimi ; episodio che in una commedia italiana avrebbe fatto una divina figura. Non voglio rimarcare per carità di patria le varie fasi processuali che si sono succedute senza che nessuna collaborazione sulla identificazione dei carnefici provenisse dai vertici della polizia. Penso che la parola fine a una speranza di giustizia sia stata cancellata, oltraggiata, sporcata dalle parole del portavoce del Capo della Polizia di allora De Gennaro ovvero Roberto Sgalla che in mezzo al trasporto dei feriti della Diaza alla fine delle violenze proferì parole sepolcrali e cioè che dette lesioni erano da rapportarsi agli scontri dei giorni pregressi. Peccato, un vero peccato che siffatto personaggio non era un semplice funzionario ma era stato mio Segretario Generale del Siulp sindacato unitario il più grande sindacato con ben 30.000 iscritti mentre avevo la carica di Segretario Provinciale di Imperia per cui queste parole provocatorie contribuivano a disintegrare sì la più alta carica sindacale poliziesca di un passato democratico ma soprattutto seppellivano i suoi principi e i suoi diritti. Questo cratere non più rimarginabile ha portato alla distruzione quasi totale di quanto il Movimento per la


democratizzazione aveva portato a termine. Una lotta colma di principi sacrosanti, di diritti e di doveri sconfitta per sempre. Dopo i tristissimi fatti del G8 avevo preso due decisioni: una era quella di prendere parte al decennale e sfilare nel ricordo di questi eventi tragici ma con il proposito di chiedere scusa a Mark Covell al quale dopo il pericolo di vita vissuto nessuno della amministrazione si era preso il carico di prendersi questa semplice azione. Cosa che ho fatto grazie all’amica giornalista olandese Cecile. Ma altresì avevo l’obbligo morale ed etico di essere in questa scuola oggi ,oltraggiata da un potere stolto per almeno compiere un atto semplice di presenza di un poliziotto diverso da quelli che hanno calpestato i principi costituzionali. Insomma il G8 non fu un semplice problema di manganelli ma fu una serie di violazioni sistematiche e arresti illegali che furono coperti con falsità e con carte truccate fino al livello massimo come ricorda il magistrato Zucca a cui va la mia più alta stima per l’opera compiuta che sottolinea da sempre l’assoluta compattezza omertosa della polizia e dei suoi vertici. Non era questa la nuova polizia democratica sognata e auspicata dai Carbonari del Movimento dei poliziotti democratici degli anni 70 ma è anche colpa dei partiti che avevano votato la Legge di Riforma e che non la hanno fatta saper osservare anzi l’hanno di concerto fatta marcire in un triste dimenticatoio. Da anni entrano in polizia soltanto militari provenienti da zone di guerra e che di fatto hanno in parte rimilitarizzato la polizia in un silenzio sepolcrale e se la uniamo alla possibile militarizzazione di un corpo civile quale la Guardia Forestale il bingo è completo. Vi ringrazio per avermi dato la possibilità di essere tra di voi oggi e con una fortissima emozione vi abbraccio tutti nel ricordo di una tristissima pagina di storia che come ha detto


Amnesty International è stata “ LA PIU’ GRAVE SOSPENSIONE DEI DIRITTI DEMOCRATICI IN EUROPA DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE”. A cura di Olando Botti


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