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Progettazione grafica per l’editoria scolastica Volume di ricerca


Letizia Maria Cannerozzi Sara Comasia Tinelli Relatore Nino Perrone Correlatori Giannicola Baiardi Vincenzo Schiraldi Laurea in Disegno Insustriale FacoltĂ di Architettura Tesi di Laurea in Progettazione grafica Anno Accademico 2011-2012 Volume composto in Alegreya, carattere della Huerta TipogrĂ fica di Buenos Aires e Univers condensed di Adrian Frutiger.


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indice

1. scenario

La storia del libro, le evoluzioni e l’avvento del digitale. 13

cos’è un libro estratti autorevoli Frédéric Barbier, Storia del libro Treccani Ottorino Pianigiani

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il futuro del libro articolo di Bertram Niessen

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il libro totale il libro totale, articolo di riccardo staglianò

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supporti della scrittura e forme del libro Papiro Dal rotolo al Codex Pergamena Carta

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libri e biblioteche Breve excursus Armarium Inchiostri Tipi di scrittura La stampa a caratteri mobili I libri xilografici Incunanbula


34

i formati del libro

37

la natura del libro Aspetti sensoriali

39

leggere facile leggere digitale è faticoso? curate di più le edizioni, articolo di alessia rastelli

41

limiti del testo

43

il futuro dei libri di testo tre (s)punti di riflessione di lorenzo rossi, vicedirettore editoriale zanichelli.

45

cos’è un ebook Estratti autorevoli Wikipedia, 10 luglio 2012 Open Book Forum NISO Chris Armstrong

47

breve storia dell’ebook

53

ebook che non lo erano ebook che non lo erano, articolo di margherita caramatti

55

anticipazioni Suggestioni vicine e lontane Level 26: Dark Origins Skeleton Creek Ancora indietro Altri esempi

57

ebook ante litteram #1 chissà come si divertivano! racconto integrale di isaac asimov

60

ebook ante litteram #2 la scelta della sposa brano tratto dai racconti di ernst t. a. hoffmann

62

ebook ante litteram #3 il teorema di fermat brano tratto da la quarta rivoluzione di gino roncaglia


2. raccolta dati

Gli utenti, i libri e gli eBook in numeri. 65

ragazze e ragazzi 15-19 anni Giovani di 18 anni ancora studenti Divertimento e cultura Famiglie con pc Accesso ad internet Un libro nell’ultimo anno Media libri per anno Lettura quotidiani Informazione via web Profili di consumo culturale

69

sistemi educativi europei sistemi educativi europei, articolo di indire, agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica

71

editoria italiana Tipo di editore Classi di prezzo in Euro Nuove edizioni vs ristampe Totale opere pubblicate Gruppi editoriali Librerie di catena

73

editoria scolastica Opere per regione Mercato e cartelli Editori scolastici attivi Editori scolastici censiti, cessati, nuovi Genere di opera e totale Supporto elettronico Tipo di supporto Materie, pagina, costo pagine (in cent)

79

ebook e apprendimento brano tratto da la quarta rivoluzione di gino roncaglia

81

il mercato digitale


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la produzione di ebook Caratteristiche ed evoluzione dell’offerta eBook Piattaforme di eBook in Italia eBook store on line in Italia Prezzo medio alla produzione I mercati degli altri Paesi UE

86

pagare un ebook Economia spiccia

88

nuovi formati comunicativi

91

inserire titolo brano di antonio caruso

3. pedagogia

Esperimenti, autori, teorie. 97

come lavora il cervello Le tre unità cerebrali Principio dell’organizzazione extracorticale

100

antropologia cognitiva Le categorie del pensiero I processi cognitivi

103

vygotskij Il clima positivo Apprendimento socializzato Metacognizione Sviluppo delle competenze individuali

106

piaget L’intelligenza Apprendimento socializzato Gli stadi

109

lewin Visione dell’uomo L’apprendimento Il Maestro Sistemi di rappresentazione Rappresentazione virtuale


111

sistemi di rappresentazione

114

esperimento Chi è Steve?

115

pensiero narrativo Perché la narrazione? Requisiti della narrazione

117

l’intelligenza emotiva Le emozioni Biologicamente Intelligenze La memoria

121

apprendimento in rete design inspired learning, articolo di carlo giovannella e angela spinelli Skeleton Creek Liquidità dell’ambiente fisico e l’era organiga dell’interazione Individuo e ambiente Il “Grand Challenge”: design based learning

4. interfaccia e design 129

interfaccia: cos’è Interfacce Hardware Interfacce software Rapporti

131

elementi di interface design

132

interfaccia e trasmissione di dati Alcuni casi Slider-based filtering Fisheye menus Treemaps Drag-and-drop

136

dieci principi di usabilità


139

interfaccia e usabilità editoria multimediale: scenari, metodologie, contenuti, articolo di grazia cacciola Variazione del modello concettuale Rete transdisciplinare e competenze degli attori Definizione di canale Interfaccia e interscambio Progettare l’informazione Progettazione ideale E se non funziona?

143

semiotica tratto da elementi di semiotica, gensini, 1. segno e codice

145

modello elementare di comunicazione

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infografica

150

tipografia

5. case studies 155

fakepress | cos Il Progetto Esperienza e interazione Statistiche del libro

157

fakepress | nervi Il progetto Strength Approfondimenti Angel_F

160

chialab

162

book in progress

163

ibooks author

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sinsemia articolo di di luciano perondi e leonardo romei - il sole 24 ore Codex Mendoza

6. fonti


1. scenario

La storia del libro, le evoluzioni e l’avvento del digitale.

Abbiamo tracciato la storia del libro e dell’eBook, ci siamo interrogate sulle questioni cruciali degli ultimi due decenni e su quale sia il futuro del libro cosÏ come siamo abituati a pensarlo. Articoli e riflessioni di studiosi e addetti ai lavori ci hanno aiutate a fare un quadro dello scenario nel quale si colloca la nostra tesi di laurea.



cos’è un libro Estratti autorevoli

Liber est interior tunica corticis, quae ligno cohaeret, de quo Vergilius sic: alta liber haeret in ulmo, unde et liber dicitur in quo scribimus. frédéric barbier, storia del libro Il termine1 libro indica un oggetto formato da un insieme di fogli contenenti o meno un testo e riuniti da una legatura o una brossura. Secondo il Dictionnaire di Moreri, «è un gruppo di fogli uniti assieme sui quali compare uno scritto». Questa definizione è riferita in primo luogo a un oggetto fisico, come attesta l'etimologia: nelle lingue latine, la parola deriva dal latino liber (fr. livre, it. libro, sp. libro, port. livro), termine che indica la pellicola di un albero compresa fra la corteccia esterna e il legno propriamente detto, ovvero un primo supporto scrittorio. Alcuni umanisti italiani, partiti alla ricerca di testi dell'antichità classica nella biblioteca del monastero di San Gallo, vi scoprono nel 1416

Isidoro di Siviglia, Etym. VI,13,3

1. Frédéric Barbier, Storia del libro, edizioni Dedalo, Bari, 2005 [2004], Storia e civiltà 57, pag. 11

un libro fatto di corteccia d'albero: alcuni tipi di corteccia erano chiamati in latino libri e secondo Gerolamo i libri derivavano il loro nome da ciò. Sebbene tale libro contenesse argomenti che non erano vera letteratura, gli riservai la massima devozione, a causa della sua pura e santa antichità... La stessa osservazione è valida per le lingue germaniche, dove la parola deriva dall'antico alto tedesco bokis (ingl. book, ted. Buch), termine che designa il faggio. E in greco la parola libro è resa con biblion (...) derivato di biblos (...) il nome del papiro egiziano: da qui innumerevoli altri derivati come biblioteca (..., etimologicamente l'armadio dei libri), come pure il nome del libro per eccellenza (la Bibbia) e il nome del libraio in latino medievale, bibliopola (...). La filiazione è meno chiara nelle lingue slave, dove la parola deriva dallo slavo antico *knigy (di solito al plurale), con il senso di «libri», ma altresì di «scrittura», «diplomi», «documenti» o «lettere» Scenario

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< Alla pagina precedente: Sūtra del Diamante in cinese, il testo a stampa più antico del mondo, stampato nel 868 e conservato presso la British Library. Fu ritrovato nelle grotte di Mogao a Dunhuang da Aurel Stein nel 1907.

2. Treccani

3. Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani.

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(dell'alfabeto). La ricerca attuale esita fra un'origine cinese (king) o assira (kunukku, sigillo) con mediazione armena e turca, ma sono state anche avanzate ipotesi che si riferiscono all'antico islandese (kenning, nota) o talora al germanico (*kunning). Non è ammessa in genere l'ipotesi di un'origine specificatamente slava, il che fa propendere per un prestito dall'esterno della tecnica e del vocabolario del libro. È possibile chiedersi se anche l'ungherese köniv non sia, a sua volta, un prestito dallo slavo. Le altre parole ungheresi sono costruite sulla stessa radice, come per esempio könivtar (biblioteca). treccani Libro2 = Complesso di pagine dello stesso formato, contenenti testi e illustrazioni, ricavate da fogli di carta stampati o manoscritti, piegati in segnature, cuciti o incollati, e tenuti insieme da un rivestimento (copertina) con le tecniche di rilegatura. ottorino pianigiani Lìbro3 = lat. LIBRUM acc. di LIBER propr. la scorza interna dell’albero: derivante da una rad. europea LAP- sbucciare, lèp-os, lep-ìs. Lopòs corteccia, buccia, nel lit. lup-ti, ant. slav. lup-iti, boem. loup-ati sbucciare, lupina buccia, nell’a. a. ted. lonf-t, lof-t esterno guscio della noce (cfr Lepido). Il più interno dei tre strati, nei quali si divide la corteccia degli alberi (scorza, alburno, libro), sul quale, e principalmente su quello del papyrus egiziano, un dì solevano scrivere i nostri antichi: dal quale uso è poi venuta la voce Libro nel significato di qualsiasi materia contenente scritto. I Francesi appellano papier, gl’Inglesi paper, i Tedeschi papier la carta da scrivere, la quale voce è una pronunzia della parola papirus ora ricordata. Anche la voce ital. Foglio rammemora la foglia degli alberi, specialmente delle palme, su cui pure in antico scrivevasi. I Greci dissero la sostanza fibrosa del papiro e di altre piante bìblos o byblos dal fenicio gybl, che ebbe il medesimo significato, o, come scrive il Delàtre, da Byblos città fenicia, ond’essi traevano una grande quantità di cotal materia da far carta.

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il futuro del libro Bertram Niessen, I dead media ed il futuro del libro aumentato, maggio 2012 http://doppiozero.com/materiali/speciali/i-dead-media-ed-il-futuro-del-libro-aumentato

Il libro sopravviverà all’e-book? Fra dieci anni dalle case saranno scomparsi i volumi dagli scaffali? Oppure il libro resisterà e si troveranno nuove forme di distribuzione e di consumo in grado di rinnovarlo? Sembra che non ci sia modo di sfuggire al dibattito sulla morte del libro. È un discorso perseguitato dallo spettro dei dead media, i media defunti: quei supporti che sono stati dati per scontati per tempi relativamente lunghi e sono poi scomparsi velocemente, a causa di trasformazioni strutturali nelle sfere tecnologiche ed economiche. Relegati, improvvisamente, al ruolo di mere curiosità o oggetti di culto. È il caso delle musicassette, dei VHS, dei floppy disk e – prossimamente – dei CD, soppiantati da tecnologie di maggiore qualità, più economiche o facilmente distribuibili. Nell’immaginario dei dead media gioca un ruolo fondamentale la nostalgia. Per la mia generazione, quella dei trentenni, la musicassetta aveva svolto un ruolo centrale non solo nella costruzione della cultura musicale, ma anche e soprattutto nella diffusione di piccole comunità di ascoltatori che copiando i contenuti affermavano la loro identità culturale e mettevano in gioco le loro prime esperienze di taglia-e-incolla creativo, assemblando compilation con una varietà di strategie stilistiche ed espressive. Un discorso simile vale per i floppy disk: il fatto che ancora all’inizio dei 2000 si portava la tesi di laurea in copisteria su dischetti da 1.44 Mb è un tema che ricorre infinitamente nelle cene tra coetanei. Pensare ai supporti che si sono estinti dà il senso del tempo che passa, offrendo un posizionamento cronologico preciso in anni convulsi. Le cassette Mini-DV o gli Zip drive sono scomparsi – o stanno scomparendo – dall’uso quotidiano. Eppure rimangono vivi nei ricordi, insegnandoci la nostalgia per le tecnologie defunte. Si tratta di un sentimento nuovo, al quale non siamo culturalmente

Scenario

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preparati e che mina la lucidità con la quale si cercano di leggere gli scenari per il futuro. Il caso del dibattito sulla morte del libro ne è l’esempio migliore. Quello che si tende a dimenticare è come il libro sia un dispositivo tecnologico profondamente diverso da quelli che sono divenuti dead media. Per essere fruiti, floppy disk e musicassette avevano bisogno di una strumentazione complessa - lettori per computer e mangia-cassette - la cui nascita, vita e morte erano connesse a sistemi tecnologico-industriali estremamente articolati. Il libro è un supporto che per essere letto non ha bisogno di altro che di un lettore, come ricorda il video parodistico “Book”, divenuto ormai un piccolo classico online. Questo non vuol dire che la forma del libro non cambierà; è un fenomeno che sta già avvenendo, ed è sotto gli occhi di tutti. Per capirne la natura, l’ambito dei saggi e della letteratura accademica è forse quello più interessante sul quale riflettere. In questo caso ha senso fare un piccolo excursus biografico. Nel 2003, per la mia tesi di laurea in sociologia avevo utilizzato quasi esclusivamente libri e riviste scientifiche cartacee, con l’eccezione di alcuni articoli provenienti da blog e riviste on-line. Durante il mio dottorato di ricerca, tra il 2005 e il 2009, come ogni dottorando ho letto una mole enorme di saggi ed articoli su riviste scientifiche. Di questi, quelli in formato cartaceo riempivano a malapena due scaffali della libreria: la maggior parte erano file .pdf, scaricati da editori online specializzati come Blackwell’s o Sage. Per il post-doc, nel 2010, ho utilizzato praticamente solo testi digitali. Il tutto leggendo direttamente dal computer, senza avere a disposizione e-reader di sorta. Cosa è cambiato in questi anni? Da un lato i testi digitali sono divenuti più diffusi e più accessibili - almeno per chi lavora nelle università, che stipulano annualmente contratti con gli editori online per fornire ai ricercatori le risorse di cui hanno bisogno. Ma quello che ha trasformato radicalmente il mio modo di fare ricerca è stata la proliferazione di piattaforme e servizi online che permettono di vivere la lettura come un’esperienza culturale aumentata, non più confinata alle pagine che si hanno sotto gli occhi in quel momento. Software nati per facilitare l’organizzazione e la redazione di bibliografie come Mendeley e Zotero, ad esempio, sono divenuti nel tempo dei veri e propri social network dedicati alla ricerca. È con risultati simili che si è sviluppata CiteULike, una piattaforma per lo scambio ed il commento di bibliografie specializzate. Ad un livello più semplice, è divenuta una prassi comune tra ricer-

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catori e lettori scambiarsi note, suggerimenti, recensioni, bibliografie, dati e report attraverso i blog ed i social network, cambiando il modo di concepire e realizzare il lavoro intellettuale: il testo non è più chiuso in sé stesso, ma è interconnesso, arricchito, espanso, documentato tramite piattaforme diverse. La ricerca, le discussioni, la scrittura di note e appunti sono sempre più esperienze di condivisione tramite le nuove tecnologie. Ed è sempre più probabile che un autore abbia dei profili sui social network, dei blog o dei siti: se ci interessa il suo lavoro, possiamo seguirlo in tempo reale ed interagire con lui. In gennaio Apple ha lanciato la propria collana di libri di testo “aumentati” per iPad, con i quali è possibile navigare interattivamente i contenuti, visualizzare immagini e grafici tridimensionali, annotare il testo. Certo, realizzare libri aumentati implica conoscenze che vanno ben oltre quelle tradizionalmente necessarie per la scrittura di un saggio; ma le competenze di produzione multimediale sono sempre più diffuse, così come il lavoro in gruppi interdisciplinari e le piattaforme che rendono possibile assemblare applicazioni anche per chi non ha conoscenze informatiche. Con ogni probabilità, è su prodotti di questo tipo che si formeranno le nuove generazioni di lettori. Ed è con questi strumenti che deve iniziare a confrontarsi chi i saggi li scrive. Non importa veramente se le nostre esperienze di lettura e scrittura del futuro saranno solo in e-book o se riguarderanno ibridi cartaceo/digitali. Quello che conta è come gli autori e gli editori saranno in grado di pensare a testi che superino i confini delle pagine, trovando il loro posto in ecosistemi culturali più ampi, più complessi e più vivi.

Scenario

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il libro totale Se l’Ebook diventa “libro totale”, Riccardo Staglianò, 6 marzo 2012 http://stagliano.blogautore.repubblica.it/2012/03/04/se-lebook-diventa-il-libro-totale/

Prima viene la Bibbia. Seconda la biografia del profeta Steve Jobs. Al sesto posto le tavole delle legge di Timothy Ferris, il guru di «4 ore alla settimana per il tuo corpo» (...). Sono tra i libri più sottolineati di Amazon, riduzione digitale della biblioteca di Babele. La classifica è affidabilissima perché siamo noi inavvertitamente a compilarla quando, leggendo un ebook, evidenziamo con un dito un passaggio che ci piace. A quel punto l’algoritmo calcola quante altre persone hanno segnato lo stesso titolo o apprezzato la stessa frase e compila la graduatoria sul sito. Così la lettura diventa statistica. Social. I libri degli altri diventano i nostri. Non necessariamente dall’inizio alla fine, magari solo alcune righe rimarchevoli. Tra qualche anno, alla domanda «l’hai letto?», si potrà rispondere senza mentire «sì, ma solo le dieci frasi più annotate». Probabilmente Borges non sarebbe contento. Bauman, invece, potrebbe intenderlo come l’ennesimo inveramento della «modernità liquida», con tutta la frammentarietà che l’accompagna. Filosofie a parte, il salto è davvero forte. E di recente sempre più persone si sono convinte a farlo. Il mercato ratifica la tendenza. L’inglese Penguin ha appena annunciato che i suoi introiti da ebook sono raddoppiati in un anno e costituiscono il 12 per cento del fatturato. Sempre in Gran Bretagna è avvenuto il sorpasso dei titoli elettronici rispetto alle nuove uscite in brossura, 35 mila contro 28 mila nel 2011. Accelerazione fortissima anche in Italia: 1600 titoli nel 2009, 7000 un anno dopo e quasi 20 mila all’ultimo Natale. Il problema, da noi, è che tanta offerta partorisce per il momento solo lo 0,1 per cento del fatturato. Ma a giudicare dall’attivismo editoriale sembra chiaro a tutti che il conto economico cambierà in fretta. Chi supera l’ostacolo culturale difficilmente torna indietro. L’argomento dei tradizionalisti è quello cui Luciano De Crescenzo aveva appiccicato un’etichetta fortunata: «libridine», ovvero il godimento di avere tra le mani l’oggetto di carta. L’esperienza tattile si perde, e non è perdita da poco, ma quella cognitiva viene aumentata in così tanti modi che nel complesso la compensa con gli interessi. 20

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supporti della scrittura e forme del libro

papiro Pianta palustre che cresceva spontanea sulle rive del Nilo, con fusto a sezione triangolare alto fino a 5 metri. La tecnica di fabbricazione è narrata da Plinio, Naturalis Historia, XIII, 114. Tagliata la pianta, lo stelo veniva diviso in pezzi la cui lunghezza determinava l’altezza del rotolo che se ne traeva. I pezzi così tagliati venivano scortecciati e il midollo tagliato nel senso della lunghezza in strisce sottili (Phylirae). Queste venivano disposte le une accanto alle altre, accavallate nei bordi, fino a costituire un primo strato a cui se ne sovrapponeva un altro in senso perpendicolare. Il foglio così ottenuto si chiamava plagula.Le plagulae venivano asciugate al sole, levigate con la pomice e poi incollate l’una di seguito all’altra con un impasto di farina e aceto fino a formare il rotolo della lunghezza desiderata (mediamente 20 fogli, ma esistono cartae anche di 50). Su ciascun lato le fibre correvano nella medesima direzione: sulla superficie interna, destinata alla scrittura, l’andamento era orizzontale (recto). In commercio il papiro era venduto in forma di rotolo (carta)

4. La disposizione è attestata in un passo del Digesto (XXX, 41): “Bibliothecae parietibus inhaerentes”.

Il testo veniva articolato in colonne (in greco selìdes composte da linee di scrittura (versus in latino, stìkoi in greco) di estensione corrispondente, anche per i testi in prosa, alla misura dell’esametro omerico (34-38 lettere). Il computo degli stìkoi (sticometria) misurava l’estensione del testo e stabiliva il compenso dello scriba. I rotoli opistografi (scritti sulle due facce) erano rari e per lo più indicativi di riuso (come avverrà nel medioevo per i codici palinsesti). Umbilici o omphalòi , bastoncini di legno, osso o avorio fissati ai lati corti per lo svolgimento durante la lettura. Ma il papiro non si riusciva a piegare. Quindi doveva essere conservato in rotoli composti da foglie incollate e arrotolate su bastoni di legno. In latino la parola rotolo si traduce con volumen. Scenario

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I volumen potevano essere lunghi anche 12 metri, e ogni colonna di testo di solito aveva dalle 25 alle 45 righe. La posizione di lettura poteva essere varia; il volumen veniva tenuto sulle ginocchia, poggiato sulle gambe veniva srotolato in senso orizzontale con le due mani sui lati corti, detti cornua, si conservavano in teche dette capsa dove i rotoli erano posizionati in posizione verticale, chiusi da lacci, detti llora,, e protetti da una fodera di pelle o di stoffa colorata, detta toga. Si utilizzava alle volte la paenula, una custodia in pelle.

5. Callimaco di Cirene (300-240 ca.), erudito e grammatico di fama, fu chiamato a corte da Tolomeo II Filadelfo con l’incarico di poeta ufficiale della casa reale. Censì l’immenso patrimonio librario della biblioteca di Alessandria (700.000 volumina) di cui redasse il catalogo in 120 libri.

6. Prodotti multimediali ante litteram, sono formati da fogli di pergamena di grandi dimensioni cuciti insieme sui quali è trascritto il testo della Benedictio cerei, corredato da notazioni musicali ed illustrato da miniature che corrono nel senso inverso alla scrittura in modo da essere funzionali alla destinazione d'uso: la liturgia del sabato santo. 22

I volumina si conservavano nelle Biblioteche, come quella di Alessandria, distrutta prima da Giulio Cesare e poi dai Cristiani, i cui rotoli erano in una nicchia4adagiati l’uno sull’altro con i frontes sporgenti da cui pendeva il sìllabos o titulus in cui era scritto il titolo dell’opera e/o il nome dell’autore5. Gli armadi erano di legno di cedro, resinoso e resistente agli insetti, o di avorio intarsiato (bibliothecae eboreae). dal rotolo al codex Il latino codex (arc. caudex, tronco) in origine indicava la tavoletta di legno cerata sulla quale si scriveva. Con questo termine fu designato l’aspetto assunto intorno al III-IV secolo dal libro manoscritto, che soppiantò in breve tempo il rotolo. Numerose furono le ragioni pratiche che fecero preferire l’assetto a fascicoli, piegati e cuciti in carte da sfogliare come le moderne pagine di un libro, piuttosto che lo svolgimento di fogli arrotolati, legati o incollati uno dopo l’altro in forma di volumen (lat. volvo): il codice contiene mediamente una quantità di testo superiore di 6 volte a quella del volumen (non solo perché la superficie scrittoria è normalmente ricoperta di testo su recto e verso – come i rotoli opistografi, ma anche per la disposizione del testo in colonne più ampie); il codice consente riscontri del testo più rapidi e comodi, agevolando sia la lettura progressiva sia quella a tratti; il codice più antico, di norma pergamenaceo, è meno costoso del rotolo in papiro; il codice consente una lettura più maneggevole del testo. La ragione più profonda della trasformazione è però ideologica: il codex connota in modo simbolico il libro cristiano a fronte del volumen, libro della letteratura pagana. Il codice tuttavia non cancellò completamente la vita del rotolo che proseguì la sua storia e fu utilizzato in particolari tipologie librarie - nei documenti giuridici e nei libri liturgici (gli Exultet6), ovvero all’interno di ambienti culturali diversi da quelli cristiani. Nel mondo musulmano alcuni testi vengono trascritti fedelmente su rotoli; nella cultura ebraica il Talmud prescrive che le sacre scritture siano ospitate in rotoli di pergamena. Pandora Beta - Progettazione grafica per l’editoria scolastica


pergamena Come materiale scrittorio la pelle animale è stata usata comunemente come supporto della scrittura: nel doppio aspetto del cuoio e della pergamena che si differenziano nel metodo di preparazione. Il nome è attestato per la prima volta nell’editto sui prezzi dell’imperatore Diocleziano dell’anno 301 d.C. (Edictum de pretiis rerum venalium VII, 38). L’etimologia si fa risalire al nome della città di Pergamo da una notizia di Varrone, tramandata da Plinio (Nat. Hist. XIII, 70), secondo cui essa fu usata a scopo librario durante la rivalità tra Eumene II (197-160 a.C), fondatore della biblioteca di Pergamo, e Tolomeo VI Filometore (180-145 a.C.) che impedì il commercio del papiro. La spiegazione dell’uso intensivo della pelle animale a Pergamo per produrre libri per la biblioteca reale sarà piuttosto da ricondurre all’assedio di Alessandria ad opera del re siriaco Antioco Epifane negli anni 170-168 a.C. e al blocco totale delle esportazioni per ragioni belliche. Con l’’invenzione della nuova forma libraria del codex la pergamena sostituì lentamente il papiro come materiale scrittorio. carta La “storia di una tenace fragilità” (Cardona 1988) inizia nella Cina del II sec. d. C. e, attraverso il Medio Oriente e il mondo mussulmano, arriva in Spagna dove un documento del 1056 attesta la prima cartiera europea a Xativa, vicino a Valencia. La tradizione fissa al 751 d.C. l’anno in cui la carta fu conosciuta dagli Arabi, che ne appresero le tecniche di produzione da due soldati cinesi fatti prigionieri a Samarcanda, e nello stesso secolo impiantarono cartiere a Bagdad e a Il Cairo (carta bombacina al posto dell’ormai raro papiro). Fra X e XII sec. dall’Africa e dalla Spagna, il nuovo supporto scrittorio approda in Sicilia e da lì si diffonde nel resto d’Italia. La carta veniva ottenuta dalla polpa di cellulosa che si ricava dalla fermentazione degli stracci messi a macerare nelle pile e sfibrati da magli chiodati azionati dalle ruote di un mulino ad acqua. Poi una “Tina” ripiena di pasta raffinata e “lavorente” da cui si estraeva una ‘forma’ costituita da un telaio di legno con fili metallici (filoni e vergelle) e da una cornice esterna mobile detta ‘cascio’. Le vergelle sono sottili fili metallici molto ravvicinati posti in senso parallelo ai lati lunghi della ‘forma’ e quindi in senso perpendicolare rispetto ai filoni in modo da costruire il fitto ordito destinato a lasciar passare l’acqua e trattenere la pasta di stracci. Filoni e vergelle lasciano un’impressione ben riconoscibile in trasparenza sul foglio di carta, come anche la filigrana, un disegno eseguito in rilievo sul piano della forma con un filo metallico. L’utilizzo della filigrana, come marchio di fabbrica, fu introdotto dai cartai fabrianesi nel XIII sec. Scenario

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libri e biblioteche Breve excursus

Le grandi trasformazioni storiche, politiche e culturali del IV sec. d. C. (sfaldamento della struttura statuale, crisi della cultura laica e affermazione del cristianesimo che diventa la religione dell’impero) si ripercuotono anche sul manufatto librario e determinano una profonda rivoluzione nella presentazione dei testi scritti e nelle modalità della lettura. Si assiste contestualmente infatti alla trasformazione: • dei materiali scrittori (il passaggio dal papiro alla pergamena); • della forma del libro (il passaggio dal rotolo al codice; • della scrittura (creazione di nuovi tipi di scrittura tipicamente cristiane, l’Onciale per i testi biblici, e la Semionciale per i testi patristici. Nella cosiddetta età della ‘codicizzazione’ dei secoli IV-V, in un momento tanto ideologicamente caratterizzato - è il momento di massimo sforzo apologetico per l’affermazione della dottrina cristiana contro le eresie, come mostrano l’attività di s. Girolamo e la redazione della Vulgata, di s. Agostino, dei padri della chiesa, dei concili -, nel trasferimento dei testi classici sul nuovo supporto librario molta letteratura pagana non fu ricopiata sui codici in pergamena e fu di fatto destinata a scomparire (‘naufragio della letteratura classica’). Anche la struttura chiusa all’esterno delle biblioteche ellenistiche greche non favorì la diffusione degli esemplari e la decadenza delle biblioteche laiche antiche determinò la perdita totale di molte opere. Alcune di esse, sconosciute alla tradizione medievale, sono state recuperate in tutto o in parte attraverso i corpora di papiri riportati alla luce negli scavi archeologici di Ossirinco, di El Fayum, di Pompei e di Ercolano. Si sono salvati, perché ricopiati su pergamena e tramandati attraverso le BB. dei padri della chiesa o dei monasteri altomedievali, i testi degli autori che sembravano condividere il pensiero cristiano quasi anticipandolo (Virgilio, Ovidio, Seneca) e quelli che servivano per le controversie, come oggetto di polemica e di condanna in 24

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quanto portatori di valori opposti al cristianesimo. In questo panorama fu fondamentale per la salvezza dei classici l’opera di alcuni personaggi come Cassiodoro (VI sec.) e Isidoro di Siviglia (VII sec.) che, per redigere la prima enciclopedia cristiana (Origines o Etymologiae) si era procurato una b. ricchissima. Due intellettuali che si pongono in occidente come anello di congiunzione tra la cultura classica e la rinascita carolingia, esponenti del sincretismo culturale romano-barbarico che è all’origine della civiltà europea. L’esperienza religiosa di Cassiodoro, già ministro di Teodorico, è paradigmatica: il monastero di Vivarium comprende al suo interno una biblioteca e prevede per i suoi monaci un’assidua attività di copia, esercitata anche sui testi della letteratura classica. Alcuni di questi codici passeranno alla biblioteca di Bobbio. Tuttavia non ci Scenario

O. Von Corven, The Great Library of Alexandria, vista interna della Biblioteca di Alessandria basata su reperti archeologici, XXVIII secolo

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Andrea Mantegna, San Benedetto, 1453-1454, tempera su pannello, Pinacoteca di Brera. Il Santo è sempre rappresentato con un libro fra le mani.

sono indizi di una qualsiasi continuità o diretta influenza fra questa esperienza e le più tarde biblioteche monastiche o capitolari che fioriranno in età carolingia. Vivarium è dunque la riproposizione in occidente del modello di Alessandria e di Cesarea e, come quelle, è concepito come laboratorio di lavoro intellettuale, di studio e interpretazione dei testi ed anche come officina libraria di trascrizione e produzione di codici. Il movimento di Benedetto di Norcia, iniziato a partire da Montecassino, coprirà l’Europa intera di una fitta rete di monasteri. A Lorsch, Reichenau, Weissenburg, Bamberga e in particolare nei monasteri di fondazione colombaniana (San Colombano, monaco irlandese nato nel 543 e morto a Bobbio nel 615), Luxeuil, Corbie, San Gallo, sarà allestita una biblioteca provvista di scrittorio, collocata per lo più in una cappella o presso la sagrestia con i libri riposti in ‘armaria’. La regola benedettina prevede una lettura ad alta voce e comunitaria durante i pasti e una individuale la domenica, in funzione della quale si diffonde la pratica della copia dei codici per moltiplicarne l’uso. Durante un’apposita cerimonia – praticata in tutta Europa agli inizi della Quaresima - i libri della biblioteca erano distribuiti ai monaci, per la lettura privata: un uso che si perpetuerà ed evolverà nei conventi degli ordini mendicanti con l’assegnazione di libri “ad usum” dei singoli padri per la preparazione alle funzioni del proprio ministero di predicazione, di insegnamento, cura d’anime. L’importanza della biblioteca nel monastero è ben espressa dall’aforisma “Claustrum sine armario est quasi castrum sine armamentario” (“Il monastero senza l’armadio – cioè senza biblioteca - è come un accampamento militare senza armamenti”). armarium Nelle strutture alto-medievali, monastiche e vescovili, la tradizione scritta si afferma per motivi di ordine religioso e pratico: l’esigenza di testi per le funzioni religiose e per le cerimonie liturgiche (liturgia come espressione del potere spirituale e morale ma anche temporale della Chiesa, da cui il valore simbolico del libro - libro taumaturgico –e il suo rilevante valore economico e patrimoniale); l’esigenza di testi scritti per i compiti di acculturazione e formazione delle nuove leve ecclesiastiche; l’esigenza di conservare la documentazione scritta dell’istituzione – memoria della sua storia e dei suoi diritti e privilegi – per lo più tutelata in appositi armaria separati, dove si potevano trovare documenti originali, registri, cartulari, formulari notarili e tipologia libraria simile. La biblioteca altomedievale si presenta pertanto come raccolta libraria prodotta direttamente dallo scriptorium interno alla struttura monastica e vescovile in funzione delle proprie esigenze. È una raccolta polifunzionale, concepita a sostegno delle attività della struttura religiosa di riferimento. I libri vengono prodotti e

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conservati soprattutto per il loro alto valore patrimoniale e costituiscono una parte non secondaria del potere economico del monastero. La B. monastica non è uno spazio destinato alla lettura e alla consultazione (si ricordi la felice definizione di Guglielmo Cavallo di ’scriptorium senza biblioteca’). La lettura avviene in forma privata nelle celle dei monaci, o in forma comunitario-liturgica in chiesa, o comunitario-devozionale nel refettorio, o ancora in forma comunitario-didattica nell’aula scolastica. La produzione libraria è limitata alle necessità della comunità e alle esigenze dei singoli, nondimeno la circolazione libraria tra i monasteri dello stesso ordine è molto intensa così come, peraltro, la circolazione dei chierici, che si spostavano tra vari monasteri e davano vita a nuove fondazioni. Nei secc. XII-XIII la situazione politica, sociale ed economica d’Europa cambia profondamente: si assiste al sorgere di un nuovo protagonista politico che si inserisce nella dialettica dei rapporti tra Papato e Impero. È il comune, a cui Federico II riconosce autonomia con la pace di Costanza del 1183 e di conseguenza si assiste al fenomeno dell’inurbamento, alla crescita delle città, all’affermazione di una nuova agguerrita classe sociale - la borghesia artigiana e mercantile -, al rifiorire dell’economia mercantile e monetaria. La ripresa economica dei secoli XII e XIII comporta conseguenze rilevanti nel mondo del libro, non più appannaggio esclusivo degli ecclesiastici. Le città, ricostituite e organizzate in liberi comuni, sedi di commerci e quindi bisognose di più complesse strutture amministrative favoriscono l’istituzione di un sistema scolastico complesso che prevedeva scuole pubbliche di base e scuole superiori, e, in taluni casi, Studia generalia o Universitates di studenti e professori. Alla accresciuta richiesta di libri si fa fronte con un particolare sistema di produzione: quello degli stationarii, piccoli imprenditori titolari del diritto di rendere disponibili alla generalità degli studenti exemplares autentici, nel senso di testi resi attendibili dalle autorità accademiche, onde se ne potesse trarre copia col sistema della pecia, ovvero della scomposizione del libro di testo in fascicoli, ciascuno separatamente noleggiato a diversi clienti che, personalmente o a mezzo di copisti mercenari, provvedevano a ricopiarlo per proprio uso. Nello stesso periodo riprende vita anche uno sviluppo culturale in ambito religioso ma fuori dalle ristrette mura delle scuole monastiche e vescovili, anche perché nuovi modelli di organizzazione religiosa si affiancano a quelli tradizionali: si tratta degli Ordini mendicanti, Francescani, Agostiniani e Domenicani, che nascono e si diffondono nelle città al servizio dei loro abitanti per contenere e controllare i movimenti ereticali che spuntano nel seno di questa nuova società, conflittuale per nuove ricchezze ma anche per gravi forme di povertà. Scenario

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Per le nuove forme di organizzazione sociale necessitano nuove modalità di educazione e di studio e nuovi strumenti: nuove biblioteche, dotate di alti banchi a cui i volumi spesso sono fissati con catene, per consentirne l’apertura, agevole e sicura, sul piano di lettura e la consultazione. Non è cosa di poca importanza il rilevare che il circuito della produzione, fruizione e conservazione dei testi universitari si innesta su quello, apparentemente estraneo, delle biblioteche conventuali. Agostiniani, Francescani e Domenicani, invece, sono innanzi tutto strettamente legati, per provenienza dei propri membri e per destinazione del proprio messaggio pastorale, a quel ceto borghese urbano, da cui proviene gran parte della popolazione studentesca non meno di quella docente. Ciò è a tal punto vero che, in genere, i docenti dei vari Studia generalia, accumulata una consistente raccolta libraria lungo tutta la vita di studio e di insegnamento, non esitavano a lasciarla in eredità al più vicino convento, della cui comunità di studio essi stessi avevano fatto parte in vita, secondo uno schema di compenetrazione e di scambio fra istituzioni laiche e religiose che rappresenta una tipica connotazione del periodo. La tipologia libraria e bibliotecaria che si impone nel basso medioevo, dunque, è quella degli Ordini mendicanti. Le raccolte comuni dei conventi, costituite per lo più da ‘libri da banco’ e ‘libri da bisaccia’, sono messe a disposizione dei membri della comunità religiosa e di lettori che ad essa facevano riferimento in appositi spazi con caratteristiche architettoniche e funzionali destinate a perpetuarsi fino a tutto il sec. XVI. La “biblioteca senza scriptorium” (Cavallo 1987) del basso medioevo si presenta come aula oblunga con due navate laterali occupate da banchi o plutei disposti in più file parallele e con un corridoio di passaggio al centro, ispirata alle chiese coeve. È il modello che troverà la sua massima espressione nel ‘400 con la biblioteca dei

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Domenicani di San Marco a Firenze e della Malatestiana a Cesena. La prima realizzata da Melozzo da ForlÏ per volere di Cosimo de’ Medici, la seconda da Matteo Nuti di Fano su commissione di Malatesta Novello. I libri erano assicurati con catene per garantirne continuamente la disponibilità .

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Biblioteca di San Marco, Firenze, 1436 c.a.

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Phil Wilby, Belemnotheutis antiquus

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inchiostri Il termine deriva daal latino encaustum, e le ricette per la sua preparazione eran numerose. La più diffusa era una soluzione di noce di galla, gomma e nerofumo. Questo inchiostro penetra profondamente nelle fibre della carta, risultando praticamente indelebile. L’inchiostro ferrogallico si otteneva mescolando, in varie proporzioni, le galle, decorticate e polverizzate con un pestello, assieme al solfato di ferro e aggiungendo poi gomma arabica (quest’ultima estratta da alcune varietà di acacia e solubile in acqua, era usata come addensante per mantenere in sospensione il gallato di ferro che si otteneva dalla reazione chimica). La colorazione dell’inchiostro era dovuta al suo principale componente, il gallato di ferro, ottenuto, come sopra descritto, dalla reazione del tannino contenuto nelle galle con il sale ferroso. La reazione chimica avveniva però lentamente e, se l’inchiostro era usato subito dopo la sua preparazione, si comportava in realtà da colorante, divenendo così indelebile. tipi di scrittura • Capitale “rustica” e “quadrata” o “elegante” • Onciale e Semionciale (sec. IV-VIII) • Tipizzazioni grafiche nazionali altomedievali (Merovingica, Visigotica, secc. VI-VIII) • Beneventana, scrittura nazionale dell’Italia meridionale continentale sviluppatasi nei confini del ducato di Benevento, sec. VIII-XIII • Carolina, modello grafico unitario del Sacro Romano Impero di Carlo Magno (secc. VIII-XII) • Gotica, tipica dei manoscritti universitari (XII-XV) • Antiqua o Umanistica (sec. XV-XVI)

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Bianco di spalla

Occhio Fianco Spalla

Altezza tipografica

Fusto

Faccia Scanalatura Corpo Larghezza del fusto

la stampa a caratteri mobili La produzione libraria in Europa fu rivoluzionata, a metà del sec. XV, dal tedesco Johannes Gutenberg con l’utilizzazione di un torchio e di ‘forme’ tipografiche su cui erano disposte pagine di testo composte con combinazioni di singoli caratteri metallici inchiostrati (ars artificialiter scribendi). Il primo libro a stampa fu la Bibbia latina delle 42 linee, prodotta da Gutenberg a Magonza in due volumi e tirata in 180 copie tra il 1452 e il 1455; in Italia la stampa fece la sua apparizione a Subiaco nel 1465 introdotta dai prototipografi tedeschi Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz. i libri xilografici Tecnica di riproduzione di brevi testi e immagini basata sull’utilizzo di matrici di legno duro incise a rilievo o a incavo, inchiostrate e impresse su carta o pergamena. Il procedimento, adottato in precedenza per la stampa su tessuto, fu adattato alla produzione di piccoli libri devozionali, illustrati con immagini sacre, destinati per lo più all’istruzione religiosa di base (Biblia pauperum, agiografie, leggende edificanti, guide illustrate per i pellegrini). I libri xilografici ebbero grande successo commerciale e furono un Scenario

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utile strumento di propaganda religiosa ma la tecnica si rivelò non adatta alla produzione di libri di grande mole. I libri xilografici (o silografici), in inglese block books, sono edizioni interamente tirate da tavole di legno incise. Un tempo ritenuti esempi della fase di passaggio dal ms. alla stampa (anni ’50 del XV sec.), i libri xilografici sono oggi più correttamente interpretati come contemporanei all’invenzione di Gutenberg; i più antichi infatti, quelli xilochirografici (a testo ms.), risalgono al decennio 1450-1460. La più antica edizione xilochirografica è la Biblia pauperum, conservata alla Biblioteca Universitaria di Heidelberg

Schedel Hartmann, Das ander alter der werlt, 1493

incunanbula Nel XV si assiste al graduale passaggio dalle forme del libro manoscritto, in particolare da quelle del codice umanistico - rinascimentale, a quelle del libro tipografico. I tempi e i modi della rivoluzione impressoria sono stati variamente interpretati dagli studiosi, che accentuando ora la rottura (Febvre-Martin, Cartier) ora la continuità (Balsamo) della stampa rispetto alla tradizione manoscritta, hanno dato luogo a due opposte letture, riassunte per comodità in quelle che si sogliono definire ‘tesi della continuità’ e ‘tesi della novità’. È stata anche avanzata l’ipotesi conciliatoria - più giusta - che

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a quella data il libro manoscritto e il libro a stampa non possono e non debbono essere considerati due fenomeni separati e opposti, quanto piuttosto aspetti concorrenti di un unico processo di produzione e di diffusione culturale Tra i primi esponenti della continuità è Pellegrino Antonio Orlandi (1660-1727), autore della prima storia della stampa pubblicata in Italia, il quale scrive: “Non nacque però tutta assieme l’Arte della Stampa, ma crebbe a poco a poco, in quella guisa, che il Feto conceputo nel ventre materno non esce subito alla luce, ma si ricerca molto di tempo per organizarlo, e perfezionarlo” [Origine e progressi della stampa..., Bononiae, Constantinus Pisarius, 1722, p. 6, rist. anast. Sala Bolognese - 2005]. Ciò che accomunava l’incunabolo con il libro manoscritto erano i formati; i caratteri disegnati sul modello grafico delle scritture coeve (umanistica e gotica); mise en page e illustrazione la composizione e segnatura dei fascicoli; la pagina iniziale (o occhietto) con titolo dell’opera e nome dell’autore in assenza del frontespizio che si afferma solo negli anni ’20-’30 del XVI secolo; il colophon e registro finale. Per tutta l’età degli incunaboli (origine-31 dicembre 1500) e fino agli anni 20/30 del sec. XVI il libro a stampa riflettè nella forma esterna e interna i manoscritti contemporanei con i quali si mimetizza per incontrare il gusto dei lettori. Ciò che invece lo rendeva differente era la marca editoriale, il ritratto dell’autore, lo stemma del dedicatario sono tutti elementi rivelatori dell’avvento della logica di mercato nella produzione libraria. Difatti a differenza del copista del manoscritto che lavorava su commissione, l’editore investiva capitali per i costi delle materie prime (carta), degli strumenti (caratteri, materiali iconografici, torchio, inchiostro), del personale e di gestione dell’officina, in cui il processo di lavoro a catena si configura come un sistema protoindustriale. Per questo motivo si formarono nuove figure professionali interne all’officina, interni al meccanismo di produzione quali i compositori, correttori, torcolieri (battitore e tiratore) ed esterne ad essa ma operanti nell’indotto disegnatori, incisori e fonditori di caratteri, legatori, librai e agenti commerciali delle aziende con raggio d’azione internazionale.

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i formati del libro

Elemento della descrizione, dopo gli elementi editoriali desunti dal frontespizio e dal colophon. L’unità di base in un libro antico è, il fascicolo ottenuto piegando più volte uno o più fogli. Ogni fascicolo è composto di carte, il recto e il verso delle quali costituiscono le pagine Il formato di un libro dipende pertanto: • dall’altezza del foglio di carta originario • dal numero delle piegature effettuate • dal numero delle carte di cui risultano composti i singoli fascicoli A seconda del tipo di testo il libro poteva assumere formati diversi, consolidati nella tradizione del genere. Il lettore era abituato ad associare le tipologie librarie a particolari generi di testi e ciò ne facilitava il riconoscimento e ne attivava le relative pratiche di lettura. Secondo la nomenclatura di Armando Petrucci, i “libri da banco” equivalgono ai formati in folio, i “libri da bisaccia” agli in quarto, i “libretti da mano” agli in ottavo e inferiori. Pertanto il formato del libro a stampa è determinato dalla dimensione originaria del foglio di carta ripiegato, dopo essere stato impresso nelle due facciate. Non sono dunque le misure esterne in mm. o in cm a determinare il formato del libro a stampa – al contrario di quanto avviene per i manoscritti in pergamena o i libri moderni -, quanto piuttosto il sistema di imposizione adottato nella forma tipografica, che fornisce il numero di pagine impresse per ogni singolo foglio, e il numero di piegature subite dal foglio di partenza dopo l’impressione. L’indicatore numerico che si adotta convenzionalmente per qualificare i formati rimanda alle pagine che compongono la forma tipografica ed è inversamente proporzionale alle dimensione del volume: più è bassa la cifra, maggiori sono le dimensioni del libro, in ragione del fatto che il foglio ha subito meno piegature dopo la stampa.

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I volumi di massimo formato (in plano) sono quelli stampati o a foglio intero (il folio atlantico) o con una sola piegatura lungo il lato minore, il classico in folio (2°); a seguire, gli altri formati in quarto (4°), in ottavo (8°), in dodicesimo (12°), in sedicesimo (16°), in trentaduesimo (32°), ecc., dove ad un numero progressivo di piegature (2, 3, 4 …) corrisponde un numero crescente di pagine nella forma. Il metodo più affidabile per individuare il formato dei libri è l’esame dell’orientamento, fisso e dunque rivelatore di ogni piegatura del foglio, dei filoni e delle vergelle, linee rispettivamente verticali e orizzontali che si vedono in trasparenza nel foglio, risultato dell’impronta dei fili di rame di cui è costituito il telaio utilizzato per produrre la carta e della posizione della filigrana che ha anch’essa una posizione fissa – tre/quarti del foglio – e assume posizioni precise a seconda delle diverse e progressive piegature.

Martin Waldseemuller, Mappa del Mondo, 1507. Esempio di formato in plano.

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Stele di Rosetta, Epoca Tolemaica, 196 a.C. Lastra in basalto che riporta un’iscrizione con tre differenti grafie: geroglifico, demotico e greco (dall’alto in basso); permise la decifrazione dei geroglifici.

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la natura del libro

Alla domanda su cosa sia un libro non si può rispondere senza considerare la polisemia del termine libro. Il libro è allo stesso tempo oggetto fisico, oggetto testuale e prodotto commerciale. Nel suo intervento per il progetto ‘text-e’, conversazioni virtuali promosse dalla Biblioteca Pubblica di Informazione del Centre Pompidou, dall’Institut Jean Nicod (CNRS) e dall’Associazione EURO-EDU, Roberto Casati osserva a ragione che la domanda "cos’è un libro?" pone un problema ontologico, al quale si può rispondere solo considerando la natura duale del libro, e vede nel libro elettronico la possibilità di “liberare” ed esplorare pienamente questa natura duale, permettendo all’oggetto fisico e a quello immateriale di trovare ciascuno un proprio spazio parzialmente autonomo1. aspetti sensoriali Per quanto riguarda la fisicità dell'oggetto libro, una delle critiche più spesso mosse dai biliofili verso la lettura in ambiente elettronico, è la perdita degli aspetti sensoriali della lettura. Anche Benedetto Croce ricorda la dolce voluttà7 dell'odore della carta stampata, e anche il grande critico Gianfranco Contini osserva:"Qualche volta mi sorprendo ad annusare e cercare di percepire un sapore della carta"8. Citiamo ancora Giulio Einaudi: "All'inizio il mio interesse per il libro più che dalla lettura era determinato dal piacere del contatto fisico. Da ciò forse è derivata la cura eccezionale che ho sempre dedicato, nel mio lavoro, alla scelta dei caratteri e della carta, alla stampa, alla legatura, all'impaginazione, alla grafica". Sulla nostalgia dell'odore della carta vale a poco ricordare che nel corso del tempo le tecnologie di produzione, degli inchiostri, delle colle sono cambiate così radicalmente (in passato fra gli ingredienti utilizzati sia per la produzione di alcune carte sia per quella di alcuni inchiostri aveva un ruolo di un qualche rilievo anche l’urina), e che oggi la varietà di carte, inchiostri e colle è così ampia, da Scenario

7. Benedetto Croce, Contributo alla critica di me stesso, a cura di Giuseppe Galasso, Adelphi, Milano 1989, p. 15. 8. Gianfranco Contini, Diligenza e voluttà. Ludovica Ripa di Meana interroga Gianfranco Contini, Mondadori, Milano 1989, pag. 136

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far sì che non esista un ‘odore di libro’, ma ne esistano migliaia, diversissimi fra loro e non necessariamente piacevoli. Qualunque bibliofilo risponderebbe immediatamente che questa varietà fa parte del fascino del libro. E reagirebbe indignato alla notizia della soluzione – indubbiamente perversa – trovata dall’azienda statunitense SmellofBooks (http://smellofbooks.com/) per gli utenti di libri elettronici orfani degli odori del libro su carta: una linea di cinque diversi profumi spray, capaci – si assicura – di trasferire ai dispositivi digitali utilizzati per la lettura l’odore, a scelta, di libro nuovo o di libro antico. Silvano Salvatore Nigro, Corteggiamento, possesso, godimento, in Scuola Normale Superiore di Pisa, «NormaleNews on the web», Articoli / Numero Sette, 23 aprile 2007, in rete alla pagina http://normalenews.sns.it/ print.php?sid=333.

“Con il libro ho un rapporto erotico. Indugio nei preliminari. Lo scarto. Strappo il cellofan. Accarezzo lacopertina, e sento un languido formicolio nella mano. Mi eccito terribilmente, se il libro è intonso. Taglio le pagine, lentamente. È come se sfogliassi una rosa. Mi piacciono le barbe dei libri. Ne raccolgo i pilucchi. Li annuso. L’odore della carta è afrodisiaco. Non meno dell’odore dell’inchiostro. Ogni libro ha un suo aroma. Un suo particolare richiamo” Salvatore Nigro

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leggere facile Leggere digitale è faticoso? Curate di più le edizioni, Alessia Rastelli, Corriere della Sera > Blog > EHI BOOK! http://ehibook.corriere.it/2011/11/15/ebook-edizioni-piu-curatecontro-la-fatica-di-leggere/

«La bellezza di un progetto sta in come funziona». Così Oliver Reichenstein (nella foto da TYPO Berlin Blog), fondatore e direttore della compagnia Information Architects - specializzata nella creazione di interfacce digitali – sintetizza che cosa è per lui il principio-guida del web design. E quello che dovrebbe essere anche il criterio ispiratore per produrre una buona edizione di un ebook. Lo incontriamo a Milano, dove è ospite di Engaging the reader, workshop su «editoria digitale ed ergonomia della conoscenza» organizzato dall’Università Cattolica, a cui ha assistito anche Ehi Book!. Oltre duecento le persone in sala. Tra gli ospiti lo storico Jean-François Gilmont e vari protagonisti della pubblicazione digitale come Tomas Barazza (amministratore delegato di LOG607), Andrea Braccaloni (fondatore di Lefloft), Paolo Rosa (fondatore di Studio Azzurro) e Vincenzo Lombardo (direttore di Virtual Reality e Multi Media Park). Ciò che colpisce della relazione di Reichenstein è l’attenzione data, al momento della creazione di un’interfaccia web, alla fase di test sull’utente: «Dal 80 all’90% del nostro lavoro, con prove di lettura su numero di persone che va da almeno 20 a 50», dice lo stesso designer (partito però, racconta, da una laurea in filosofia). «Le edizioni digitali degli ebook sono generalmente più trascurate di quelle cartacee – spiega – ad esempio nella scelta dei caratteri o degli “a capo”. Il problema è che spesso ci si dimentica della fatica fisica che si fa nella lettura e di quanto anche elementi come l’allineamento del testo e lo stile delle singole lettere possano influire». E così – tra le lamentele di chi non ama la fruzione in video all’entusiasmo di quelli che “per fortuna sull’ebook reader posso ingrandire i caratteri” - ogni gesto dell’utente, dagli occhi strizzati davanti

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al video ai movimenti per spostare il mouse, viene messo sotto esame in base al metodo Reichenstein. Se infatti le azioni per leggere un libro di carta – come lo sfogliare le pagine o il tenerlo a una certa distanza dagli occhi, sospeso tra le mani o appoggiato sulle gambe quando si è in tram - sono già state studiate, lo stesso non è stato ancora fatto per la fruzione digitale. «Non sono convinto, ad esempio, che riprodurre la struttura del libro di carta su un ebook reader migliori la fruzione del testo. Dispore il contenuto sulle canoniche due facciate, quella di sinistra e quella di destra, così come lasciar usare comunque il polpastrello per sfogliare anche in digitale, potrebbero in realtà rendere la fruizione meno comoda sui nuovi supporti tecnologici». Quali le alternative? «Ne ho più di una in mente - risponde -. Ma non posso ancora svelarle».

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limiti del testo

“La scrittura è in una strana condizione, simile veramente a quella della pittura. I prodotti cioè della pittura ci stanno davanti come se vivessero; ma se li interroghi, tengono un maestoso silenzio. Nello stesso modo si comportano le parole scritte: crederesti che potessero parlare, quasi che avessero in mente qualcosa; ma se tu, volendo imparare, chiedi loro qualcosa di ciò che dicono, esse ti manifestano una cosa sola e sempre la stessa. E una volta che sia messo in iscritto, ogni discorso arriva alle mani di tutti, tanto di chi l’intende tanto di chi non ci ha nulla a che fare; né sa a chi gli convenga parlare e a chi no. Prevaricato e offeso oltre ragione, esso ha sempre bisogno che il padre gli venga in aiuto, perché esso da solo non può né difendersi né aiutarsi.” Platone9

9. Fedro, 275d-e, nella traduzione di Piero Pucci, in Platone, Opere Complete, Laterza, Roma-Bari, 19896, pp. 207-280.

Socrate parla per bocca di Platone nel Fedro di una questione rilevante: i limiti del testo scritto. Socrate riconosce alla scrittura la capacità di conservare la parola nel tempo, ma evidenzia i suoi limiti: la parola scritta rischia di far perdere la capacità di ricordare “all’interno di se stessi” producendo solo una sapienza apparente. Platone individua tre tipi di interazione di cui il testo scritto è carente. Il libro di testo non: • risponde alle domande • si adatta al lettore • corregge l’interpretazione L’ultimo punto è molto interessante. Il testo scritto non è capace di ‘reagire’ alle interpretazioni sbagliate, a differenza di una persona in carne ed ossa. Questo richiama la figura del professore bionico del già citato romanzo di Asimov.

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Platone (428 a.C. - 347 a.C.) è stato un filosofo ateniese. Si è occupato di politica, del mito, di dialettica e di matematica. Insieme a Socrate e Platone, si può ritenere uno dei padri fondatori del pensiero filosofico occidentale.

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interattività L’interattività non va confusa con la multimedialità. Multimedialità ha a che fare con l’uso contemporaneo di codici comunicativi diversi all’interno di uno stesso oggetto informativo. Interattività ha a che fare con la capacità dell’oggetto di interagire con l’utente.

10. Fabio Ciotti e Gino Roncaglia, Il mondo digitale cit., pp. 321-327.

Possono esserci oggetti informativi che sono multimediali ma non interattivi (ad esempio un libro illustrato), e possono esserci oggetti informativi che sono interattivi ma non multimediali (ad esempio il vecchio televideo RAI). Ma nel mondo digitale, interattività e multimedialità sono spesso compresenti. Praticamente ogni oggetto può risultare per noi interattivo? Anche un testo scritto, pur essendo fissato sulla pagina, in un certo senso lo è: il libro modifica il lettore, e gli studi nel campo della semiotica e della critica letteraria ci hanno spiegato da tempo che, il lettore modifica e addirittura crea il libro che sta leggendo. Sempre Ciotti e Roncaglia10 propongono una definizione più puntuale dell’interattività, facendo riferimento anche all’idea di Platone. Un oggetto informativo (ad esempio un programma) si dice interattivo se può partecipare a un processo di comunicazione modificando in maniera esplicita l’informazione emessa, in corrispondenza delle scelte degli altri partecipanti a tale processo. Guardandola da questo punto di vista quindi l’unica interazione possibile con l’oggetto libro avviene tramite il supporto del testo. E quando interagiamo col testo in realtà stiamo agendo sul testo: le sottolineature, gli appunti, le pieghe sugli angoli delle pagine sono modifiche che noi apportiamo all’oggetto informativo. Perché dovremmo inserire l’interattività in un libro? Secondo Roncaglia gli scenari possibili nell’evoluzione verso l’interattività dell’oggetto libro sono due: • l’organizzazione ipertestuale dei contenuti di modo che il singolo lettore possa scegliere quale dei percorsi proposti prendere; • l’aggiunta a un testo fondamentalmente lineare di singoli elementi interattivi; Vale la pena specificare che la nostra concezione di ipertesto è spesso legata al web, che è solo un modello di ipertesto. In realtà anche gli ausili di navigazione come note a piè di pagina, commenti, rimandi e glosse hanno già una esplicita dimensione ipertestuale.

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il futuro dei libri di testo

Tre (s)punti di riflessione di Lorenzo Rossi, vicedirettore editoriale Zanichelli.

reali potenzialità del digitale Abbiamo già accennato al decreto legge che impone di trasferire anche su supporti digitali i contenuti cartacei11 e riscontrato che il 90% dei libri di testo scolastici in Italia sono pubblicati tutt’ora senza supporto digitale. Al di là dei numeri preoccupanti che raccontano la lentezza ad adeguarsi a questa esigenza, la problematica urgente riguarda il senso di trasferire da supporto cartaceo ad elettronico gli stessi contenuti senza una riflessione profonda sulle differenze dei supporti. Il digitale offre potenzialità diverse dal cartaceo, né migliori né peggiori. Limitarsi a “traslocare” contenuti è un’operazione insensata e forse anche dannosa. feedback degli insegnanti Del ruolo fondamentale dell’insegnante come guida e tutore abbiamo già parlato3. E da osservatori privilegiati, nel dialogo con la Zanichelli, hanno evidenziato un successo maggiore nell’apprendimento nel momento in cui, insieme ad una impostazione più orientata alla pratica di “laboratorioofficina”, coesistono una serie di fattori legati in maniera più specifica all’oggetto libro. • lo studente si sente in maniera inequivocabile destinatario reale del libro; • il linguaggio è consono all’età dello studente; • le fotografie e le immagini raffigurano soggetti nei quali è possibile identificarsi (come ad esempio studenti coetanei che dimostrano un esperimento);

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11. Legge 6 agosto 2008, n. 133 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008 - Suppl. Ordinario n. 196

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confronto con altre esperienze Così come avevamo già ipotizzato a priori, l’apertura ad approcci differenti alle medesime problematiche è fonte di apprendimento. Dagli ultimi studi del PISA (Programme for International Students Assessments), studi pubblicati a scadenza triennale, emergono dati significativi sul lifelong learning (capacità di continuare ad apprendere per tutta la vita) e capacità di applicare le conoscenze ad altri campi: Emerge un successo crescente degli studenti asiatici che utilizzano libri di testo in cui il rapporto quantitativo fra testo lineare e immagini è invertito rispetto a Europa e Stati Uniti. Gli studenti orientali sfruttano la visualizzazione per apprendere, memorizzare e acquisire concetti complessi e astratti. Visto il successo di un questo approccio differente, 200 licei americani hanno adottato il programma di matematica e scienze di Singapore ottenendo un immediato e netto miglioramento delle performances degli studenti ai test analoghi a quelli del PISA.

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cos'è un ebook Estratti autorevoli

wikipedia, 10 luglio 2012 Un eBook (anche e-book) in italiano libro elettronico[1] o e-libro[2], è un libro in formato elettronico (o meglio digitale). Si tratta quindi di un file consultabile su computer, telefonini di ultima generazione, palmari ed appositi lettori digitali. open book forum Un’opera letteraria in forma di oggetto digitale, consistente di uno o più identificatori univoci standard, di metadati e di un corpo monografico di contenuto, destinata ad essere pubblicata e utilizzata in forma elettronica. niso Documento digitale, sotto licenza o liberamente accessibile, costituito prevalentemente da testo ricercabile, e che può essere visto in analogia con un libro a stampa (monografia). L’uso degli eBook dipende in molti casi da lettori dedicati e/o da software specifici per la visualizzazione e la lettura. chris armstrong Un eBook è qualunque contenuto che sia riconoscibile come analogo a un libro (‘book-like’), indipendentemente dalla sua origine, dalle sue dimensioni, dalla sua composizione, ma escludendo le pubblicazioni periodiche, che sia reso disponibile in formato elettronico per riferimento o lettura attraverso qualunque dispositivo (portatile o da scrivania) che includa uno schermo.

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Open eBook Forum, A Framework for the Epublishing Ecology, 2000, Version 0.78, http://www.idpf.org/doc_ library/ecology.htm.

Documento ANSI/NISO Z39.7-2004: Information Services and Use: Metrics & statistics for libraries and information providers — Data Dictionary, http://www.niso.org/ dictionary/section4.

Chris Armstrong, Books in a virtual world cit., p. 12. La definizione proposta pone in questo caso un ulteriore problema, quello di definire cosa si intenda per ‘schermo’.

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breve storia dell’ebook

La storia dell’eBook ha origine intorno alla fine degli anni novanta, in seguito all’affermazione dei siti commerciali per la vendita di libri (cartacei) on-line, i quali iniziarono ad offrire ai propri clienti contemporaneamente alle librerie, oltre alla versione cartacea, anche una trasposizione digitalizzata dei libri in uscita.

il primo: alan kay Secondo Brunella Longo l’idea del libro elettronico è nata insieme a quella del personal computer: nel 1968 Kay concepì l’idea di un dispositivo, da lui chiamato Dynabook, che avrebbe dovuto essere “un personal computer interattivo e portatile, accessibile come un libro”.

1968

project gutemberg Il primo ad utilizzare il computer anche per la diffusione di opere letterarie su supporto digitale fu Michael Hart nel 1971. Studente con a disposizione un potente computer che decise di utilizzare per archiviazione, nel recupero e nella ricerca delle informazioni contenute nel patrimonio librario mondiale, al fine di diffondere, sfruttando le possibilità offerte dalla tecnologia digitale, il patrimonio culturale dell’umanità al maggior numero di persone possibile. Hart cominciò a digitare manualmente sul suo terminale le opere libere dai diritti d’autore codificate in formato “Plain Vanilla ASCII” (ASCII puro a sette bit).

1971

the random house electronic Dick Brass, oggi vicepresidente per lo sviluppo tecnologico di Microsoft, inventa il primo dizionario elettronico,

1981

Scenario

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nonché il primo software di correzione ortografica. Nel 1981 per la Dictronics Publishing, Inc. egli contribuì alla realizzazione del Random House Electronic Thesaurus, che può essere considerata la prima enciclopedia elettronica disponibile sul mercato. 1986

franklin electronic publishers thesaurus Il primo dispositivo che può essere ricondotto ad un eBook reader device, realizzato nel 1986 dalla Franklin Electronic Publishers, Inc; si trattava di un’evoluta agenda elettronica, la quale aveva la possibilità di contenere un dizionario digitale. Successivamente la Franklin realizzò una serie di altri titoli, opere di consultazione per professionisti ed uomini d’affari, integrabili nell’agenda.

1987

afternoon La Eastgate System pubblica e distribuisce il primo romanzo ipertestuale tratto dal libro di Michael Joyce, Afternoon. Il romanzo era caratterizzato da una struttura non lineare e dalla presenza di collegamenti ipertestuali.

1993

incipit Incipit è una tesi di laurea del Politecnico di Milano (Franco Crugnola e Isabella Rigamonti) ed è uno dei primi eBook reader. newton message pad La Apple presenta Newton Message Pad, il suo primo modello palmare. pdf Adobe lancia il formato PDF (Portable Document Format) Digital Book offre 50 libri digitali su floppy disk in formato DBF.

1994

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progetto Manuzio Progetto Manuzio è la prima biblioteca digitale in lingua italiana, fondata dalla Onlus Liber Liber, ispirata al Progetto Gutemberg.

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libri online Amazon inizia a vendere libri fisici via internet.

1995

eink Jacobson inventa la nuova tecnologia e-ink.

1996

numeri di gutemberg Il Progetto Gutember supera i mille titoli. equiparazioni Kim Blagg ottiene il primo codice ISBM per un eBook e inizia la vendita di libri multimediali via Amazon, Bn e Borders.

1996

rocket e softbook Il primo lettore dedicato per eBook è stato il Rocket eBook prodotto dalla Nuvomedia. Il dispositivo, una tavoletta di non più di un chilo di peso dotata di uno schermo monocromatico a cristalli liquidi sensibile al tocco, è stato presentato nel corso della Fiera del Libro di Francoforte nel 1998. Nello stesso anno sono iniziate le vendite dei titoli per il Rocket eBook, le “Rocket Editions”, nella libreria online di Barnes&Noble. Il Rocket eBook ha tagliato il traguardo di primo eBook reader device portatile di poco rispetto al Softbook, prodotto dalla Softbook Press. Il Softbook presenta caratteristiche analoghe al lettore della Rocket fatta eccezione per la presenza di un modem interno che permetteva di scaricare direttamente da Internet il libri elettronici per l’apparecchio. dove comprare ebooks Cominciano a nascere numerosi siti dai quali è possibile acquistare eBooks in lingua inglese, come eReader.com e eReads.com openbook forum Il NIST (National Institute of Standard and Technology dà i natali all’OpenBook Forum, un’organizzazione che raccoglie editori, autori, produttori hardware e software, associazioni ed utenti. Lo scopo è quello di fissare degli standard per l’editoria elettronica e individuare un formato standard per la conversione dei testi in formato digitale.

1996

Scenario

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Accordo Microsoft/Mondadori Microsoft e Mondadori firmano un accordo per la futura realizzazione congiunta di eBooks in Italia. 2000

riding the bullet: il caso king 14 Marzo 2000, Stephen King rilascia il romanzo breve Riding the Bullett esclusivamente sul web mettendolo in vendita alla cifra di due dollari e mezzo ed affidandone la distribuzione ai principali venditori di libri on-line, tra cui Amazon, SimonSays e NetLibrary.. 500mila persone lo scaricano nelle prime 48 ore dal rilascio del libro. Dopo appena due settimane il libro venne piratato: infatti, disponibile in vari formati e per diverse piattaforme, la protezione della versione PDF del libro, basata su di un sistema di criptazione a quaranta bit, venne rimossa da hacker sconosciuti. La Glassbook inc., all’epoca titolare della tecnologia di protezione e responsabile della pubblicazione del libro on-line per il formato PDF, si affrettò a modificare il sistema di protezione alzando il livello di criptazione del testo usando una chiave a 64 bit.

2001

università della tuscia Pioniera della sperimentazione del formato eBook come strumento per la pubblicazione di testi della didattica, ricerca e come mezzo di comunicazione, è l’Università della Tuscia, a partire dall’aprile 2001.

2004

google book search È l’anno di Google Book Search, il progetto di Google che permette di ricercare testo in libri digitalizzati. Se coperto da copyright il libro può essere visualizzato in anteprima, in caso contrario è possibile scaricare il PDF dell’intero libro. mobipocket Mobipocket, una compagnia francese di programmi di lettura di eBooks per diversi supporti, è acquistata da Amazon.

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sony reader Sony lancia il suo Sony Reader con tecnologia e-ink.

2006

iliad iLiad, progetto di iRex Tecnologies (Philips) è il primo eBook reader a schermo e-ink ad essere messo in commercio. kindle Lancio di Kindle, l’eBook reader di Amazon, negli Stati Uniti.

2006

vybook gen3 Lancio di Vybook Gen3, l’eBook reader di Bookeen, in Europa. drm Accordo fra Adobe e Sony per la condivisione delle loro tecnologie legate alla protezione dei diritti d’autore DRM (Digital Rights Management).

2008

prs-505 Lancio del Sony Reader PRS-505, l’eBook reader di Sony, in Francia e Inghilterra. booksonboard BooksOnBoard inizia la vendita di eBooks per iPhone. kindle 2 e kindle dx Lancio di Kindle 2 e Kindle DX, eBook readers di Amazon, negli Stati Uniti. Grazie all’integrazione fra il negozio online e lo strumento di lettura, Amazon arriva a coprire il 60% delle vendite di eBooks.

2009

nook Lancio di Nook, eBook reader di Barnes&Noble, negli Stati Uniti. bookboon.com 10 milioni di download di eBooks gratuiti dal sito Bookboon.com.

Scenario

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2010

kindle dx international edition Lancio del Kindle DX International Edition, di casa Amazon. cybook orizon Nasce, in seno alla Booken, il Cybook Orizon all’interno del Consumer Electronic Show. ipad Lancio del tablet iPad di casa Apple. Si tratta di un dispositivo multifunzionante che funziona anche come reader. Apple annuncia l’accordo con i cinque maggiori editori inglesi, ponendosi in forte concorrenza con Amazon e Barnes&Nobles. google edition Arriva anche Google sul mercato con un nuovo servizio di vendita di eBooks, Google Edition.

2011

boom di ebooks È l’eBook il formato più venduto. Lo rende noto l’Association of American Publishers. ipad 2 Lancio dell’iPad 2 di Apple. galaxy tab Lancio del Galaxy Tab, di casa Samsung. Col suo sistema operativo Android può essere considerato il primo vero concorrente dell’iPad. kindle fire Lancio di Kindle Fire, il primo tablet della Amazon.

2012

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ebook mania Nasce Ebook Mania, la prima rivista letteraria italiana dedicata agli ebook e all’editoria digitale.

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ebook che non lo erano eBook che non lo erano, Margherita Caramatti ,E-news, Finzoni digitali, 29 febbraio 2012 http://www.finzionimagazine.it/news/finzioni-digitali/dovericinque-anni-fa-lebook-che-non-lo-era/

Oggi scade il termine ultimo per consegnare il censimento ISTAT (e anche per pagare il canone Rai, per dire). Bene, che abbiate assolto o meno ai vostri obblighi di buoni cittadini, sappiate che quello dell’ISTAT non è l’unico censimento realizzato in questi mesi. Un’altra raccolta dati, meno ufficiale ma più divertente (e più rapida) è stata realizzata dalla trasmissione radiofonica Caterpillar (in onda su Radio Due). Quelli di Caterpillar hanno chiesto ai loro ascoltatori di raccontare dov’erano e cosa facevano cinque anni fa. Come sono cambiate da allora le loro vite, cosa le ha stravolte nel bene e nel male. Il risultato è un ritratto di una parte di Italia che si muove, geograficamente e non solo. Che cresce e descresce e che affronta nei modi più diversi questo particolare momento della nostra storia collettiva. Da oggi tutte queste testimonianze sono raccolte in un ebook, scaricabile gratuitamente. Ecco, il fatto è che l’ebook in sé non è proprio un esempio di stile. Verrebbe da dire che le cose vanno chiamate col loro nome e qui il nome giusto è “file PDF”. L’ebook, speriamo, è un’altra cosa. E sarebbe bene che non si prendesse l’abitudine di chiamare così qualsiasi testo digitale. Lo stesso Marino Sinibaldi, proprio intervenendo a Caterpillar riguardo la pubblicazione di questo testo, ha detto una cosa interessante in questo senso. Interrogato sul suo uso degli ebook, Sinibaldi ha risposto: “Credo che il computer non aggiunga niente al libro tradizionale. Il vero ebook nascerà quando il libro in rete sarà qualcos’altro, non solo le righe digitalizzate” (qui il podcast, Sinibaldi arriva al punto citato al minuto 12.00 più o meno). Ora, di ebook veri e propri, che sono qualcos’altro rispetto al libro tradizionale, ce ne sono già parecchi quindi il verbo al futuro stoScenario

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na un po’. Il concetto però è quello. E la confusione deriva anche dal fatto che si finisca per usare la parola ebook per qualsiasi testo digitale. Nella carta siamo molto più sensibili a questo. Ci sono tantissime parole per definire un insieme di fogli. E nessuno si sognerebbe di chiamare “libro” un opuscolo o una dispensa. Insomma, magari ci mancano ancora le parole giuste per dirlo ma sarebbe meglio iniziare a cercarle e a fare un po’ i precisini. (Poi, manie digitali a parte, il PDF di Caterpillar è bello e interessante, eh. Leggetelo.)

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anticipazioni Suggestioni vicine e lontane

level 26: dark origins L'idea della multimedialità inserita all'interno di un libro di tipo tradizionale non è così nuova come sembra. Un esperimento interessante è stato quello di Anthony Zuiker, noto per aver inventato la serie di successo C.S.I. Nel 2009 Zuiker pubblica Level 26: Dark Origins, thriller dalla trama piuttosto debole, ma che contiene dei codici ogni 20 pagine circa, codici che ti permettono di accedere a filmati pubblicati in rete che diventano parte integrante della narrazione. Scrive l'autore del suo libro: "Level 26 non è solo qualcosa da leggere. È una esperienza. leggete, guardate, collegatevi. Buon divertimento!"1 skeleton creek Un altro esempio simile è costituito da Skeleton Creek di Patrick Carman, un intreccio fra mistery e ghost story uscito nel febbraio 2009 e destinato agli adolescenti, i cui due protagonisti, Ryan e Sarah, comunicano utilizzando due registri diversi: un diario scritto nel caso del ragazzo, filmati nel caso di Sarah. Il libro è dunque metà della narrazione (ma ne rappresenta comunque la struttura portante), mentre i filmati – disponibili in rete – ne costituiscono l’altra metà. ancora indietro Affiancare il testo a contenuti non testuali non è un’idea nuova. Basti pensare, banalmente, alle riviste che troviamo nelle edicole nelle quali si accompagnano spesso al supporto cartaceo CD, DVD, modellini da montare e così via. Anche nell’ambito dei libri la stessa illustrazione è una componente diversa la cui genealogia risale almeno ai codici miniati medievali, senza parlare dei casi in cui l’immagine non è narrazione ma informazione tecnica. Un altro celebre autore che si è servito del multicodice è il surreaScenario

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André Breton (1896 - 1966) è stato un poeta, saggista e critico d’arte francese. Noto come poeta e teorico del surrealismo, che favorì con la stesura dei manifesti e curando riviste, mostre e incontri. Nadja è un racconto autobiografico uscito presso Gallimard nel 1928

lista Breton che lo sfrutta in Nadja. O ancora considerare l’importanza prevalente dell’immagine sul testo nei fumetti, fotoromanzi, graphic novels.

In senso antiorario: Level 26: Dark Origins; Nadja, illustrazioni; Skeleton Creek, filmato; Personal Effects: dark Art, copertina.

altri esempi Si possono citare numerosi esempi come Always Comin Home di le Guin il cui romanzo si sviluppa correndo in parallelo a tracce musicali legate a singoli episodi o a singole pagine del libro. A volte nel libro sono inclusi oggetti, come accade per le monetine dei Ching o degli oggetti “indizio” allegati ad alcuni romanzi gialli (ad esempio Detective alla Prova di Vallardi o Personal Effects: dark Art di Hutchins e Weisman). Senza parlare dei libri per bambini, nei quali l’interazione visiva-tattile-sonora è preponderante rispetto alla narrazione testuale. Il libro non è solo pagine di testo, anzi nasce proprio come oggetto multimediale. Plinio il Giovane scrive in una lettera a Svetonio gli scrive di come gli sia difficile leggere in pubblico e si chiede se,inserire opportunamente la recitazione “come fanno molti”: il libro è fatto per essere letto, per essere raccontato, modificato e arricchito dal lettore.

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ebook ante litteram #1 chissà come si divertivano! Racconto integrale Isaac Asimov, Chissà come si divertivano!, Tutti i racconti, Arnoldo Mondadori, Milano, 1991 Titolo originale: Isaac Asimov , The Fun They Had!, in Magazine of Fantasy and S.F., 1954 Margie lo scrisse perfino nel suo diario, quella sera. Sulla pagina che portava la data 17 maggio 2157, scrisse: "Oggi Tommy ha trovato un vero libro!" Era un libro antichissimo. Il nonno di Margie aveva detto una volta che, quand'era bambino lui, suo nonno gli aveva detto che c'era stata un'epoca in cui tutte le storie e i racconti erano stampati su carta. Si voltavano le pagine, che erano gialle e fruscianti, ed era buffissimo leggere parole che se ne stavano ferme invece di muoversi, com'era previsto che facessero: su uno schermo, è logico. E poi, quando si tornava alla pagina precedente, sopra c'erano le stesse parole che loro avevano già letto la prima volta - Mamma mia, che spreco - disse Tommy. - Quando uno è arrivato in fondo al libro, che cosa fa? Lo butta via, immagino. Il nostro schermo televisivo deve avere avuto un milione di libri, sopra, ed è ancora buono per chissà quanti altri. Chi si sognerebbe di buttarlo via? - Lo stesso vale per il mio - disse Margie. Aveva undici anni, lei, e non aveva visto tanti telelibri quanti ne aveva visti Tommy. Lui di anni ne aveva tredici. - Dove l'hai trovato? - gli domandò, - In casa. - Indicò senza guardare, perché era occupatissimo a leggere. - In solaio. - Di cosa parla? - Di scuola. - Di scuola? - Il tono di Margie era sprezzante. - Cosa c'è da scrivere, sulla scuola? Io, la scuola, la odio. Margie aveva sempre odiato la scuola, ma ora la odiava più che mai. L'insegnante meccanico le aveva assegnato un test dopo l'altro di geografia, e lei aveva risposto sempre peggio, finché la madre aveva scosso la testa, avvilita, e aveva mandato a chiamare l'Ispettore Scenario

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della Contea. Era un omino tondo tondo, l'Ispettore, con una faccia rossa e uno scatolone di arnesi con fili e con quadranti. Aveva sorriso a Margie e le aveva offerto una mela, poi aveva smontato l'insegnante in tanti pezzi. Margie aveva sperato che poi non sapesse più come rimetterli insieme, ma lui lo sapeva e, in poco più di un'ora, l'insegnante era di nuovo tutto intero, largo, nero e brutto, con un grosso schermo sul quale erano illustrate tutte le lezioni e venivano scritte tutte le domande. Ma non era quello, il peggio. La cosa che Margie odiava soprattutto era la fessura dove lei doveva infilare i compiti e i testi compilati. Le toccava scriverli in un codice perforato che le avevano fatto imparare quando aveva sei anni, e il maestro meccanico calcolava i voti a una velocità spaventosa. L'ispettore aveva sorriso, una volta finito il lavoro, e aveva accarezzato la testa di Margie. Alla mamma aveva detto: - Non è colpa della bambina, signora Jones. Secondo me, il settore geografia era regolato male. Sa, sono inconvenienti che capitano, a volte. L'ho rallentato. Ora è su un livello medio per alunni di dieci anni. Anzi, direi che l'andamento generale dei progressi della scolara sia piuttosto soddisfacente. - E aveva fatto un'altra carezza sulla testa a Margie. Margie era delusa. Aveva sperato che si portassero via l'insegnante, per ripararlo in officina. Una volta s'erano tenuti quello di Tommy per circa un mese, perché il settore storia era andato completamente a pallino. Così, disse a Tommy: - Ma come gli viene in mente, a uno, di scrivere un libro sulla scuola? Tommy la squadrò con aria di superiorità. - Ma non è una scuola come la nostra, stupida! Questo è un tipo di scuola molto antico, come l'avevano centinaia e centinaia di anni fa. - Poi aggiunse altezzosamente, pronunciando la parola con cura. - Secoli fa. Margie era offesa. - Be' io non so che specie di scuola avessero, tutto quel tempo fa. - Per un po' continuò a sbirciare il libro, china sopra la spalla di lui, poi disse: - In ogni modo, avevano un maestro. - Certo che avevano un maestro, ma non era un maestro regolare. Era un uomo. - Un uomo? Come faceva un uomo a fare il maestro? - Be', spiegava le cose ai ragazzi e alle ragazze, dava da fare dei compiti a casa e faceva delle domande. - Un uomo non è abbastanza in gamba. - Sì che lo è. Mio papà ne sa quanto il mio maestro. - Ma va'! Un uomo non può saperne quanto un maestro. - Ne sa quasi quanto il maestro, ci scommetto. Margie non era preparata a mettere in dubbio quell'affermazione. 58

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Disse. - Io non ce lo vorrei un estraneo in casa mia, a insegnarmi. Tommy rise a più non posso. - Non sai proprio niente, Margie. Gli insegnanti non vivevano in casa. Avevano un edificio speciale e tutti i ragazzi andavano là. - E imparavano tutti la stessa cosa? - Certo, se avevano la stessa età. - Ma la mia mamma dice che un insegnante dev'essere regolato perché si adatti alla mente di uno scolaro o di una scolara, e che ogni bambino deve essere istruito in modo diverso. - Sì, però loro a quei tempi non facevano così. Se non ti va, fai a meno di leggere il libro. - Non ho detto che non mi va, io - Sì affrettò a precisare Margie. Certo che voleva leggere di quelle buffe scuole. Non erano nemmeno a metà del libro quando la signora Jones chiamò: - Margie! A scuola! Margie guardò in su. - Non ancora, mamma. - Subito! - disse la signora Jones. - E sarà ora di scuola anche per Tommy, probabilmente. Margie disse a Tommy: - Posso leggere ancora un po' il libro con te, dopo la scuola? - Vedremo - rispose lui, con noncuranza. Si allontanò fischiettando, il vecchio libro polveroso stretto sotto il braccio. Margie se ne andò in classe. L'aula era proprio accanto alla sua cameretta, e l'insegnante meccanico, già in funzione, la stava aspettando. Era in funzione sempre alla stessa ora, tutti i giorni tranne il sabato e la domenica, perché la mamma diceva che le bambine imparavano meglio se imparavano a orari regolari. Lo schermo era illuminato e diceva - Oggi la lezione di aritmetica è sull'addizione delle frazioni proprie. Prego inserire il compito di ieri nell'apposita fessura. Margie obbedì, con un sospiro. Stava pensando alle vecchie scuole che c'erano quando il nonno di suo nonno era bambino. Ci andavano i ragazzi di tutto il vicinato, ridevano e vociavano nel cortile, sedevano insieme in classe, tornavano a casa insieme alla fine della giornata. Imparavano le stesse cose, così potevano darsi una mano a fare i compiti e parlare di quello che avevano da studiare. E i maestri erano persone... L'insegnante meccanico faceva lampeggiare sullo schermo: - Quando addizioniamo le frazioni 1/2 + 1/4... Margie stava pensando ai bambini di quei tempi, e a come dovevano amare la scuola. Chissà, stava pensando, come si divertivano.

Scenario

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ebook ante litteram #2 la scelta della sposa Brano tratto da: Ernst T. A. Hoffmann, Racconti, trad. it di Barbara Allason e Gemma Sartori, UTET, Torino 1981, pp. 193-279; 273-275. Titolo originale dell’opera, Die Brautwahl, 1891.

Come allibì il povero Tusmann non trovando affatto l’effige d’Albertina, bensì un libriccino rilegato in pergamena che, aperto, rivelò soltanto delle pagine bianche. V’era unito un foglietto con queste parole: Se hai battuto finora, folle, la strada storta Ecco che la fortuna or ti compensa appien; Scompare l’Ignoranza, e la dorata porta Ti spalanca Sapienza, ti dona ogni suo ben. «Giusto Iddio» balbettò il segretario di cancelleria «soltanto un libro… no, nemmeno un libro, della carta rilegata… invece del ritratto; distrutta ogni speranza!» (…) Tusmann voleva correr via, ma l’orafo gli sbarrò il passo e ammonì: «Tusmann, siete matto? Nessun tesoro può esservi più prezioso di quello da voi trovato! I versi avrebbero dovuto illuminarvi. Suvvia, fatemi il favore, mettete in tasca il libriccino». Tusmann eseguì. «Ora» continuò Leonardo «pensate un libro che vi piacerebbe trovarvi in saccoccia in questomomento». «Ahimé» disse il segretario, sconcertato, «in un impeto sacrilego e sconsiderato ho gettato nello stagno il Breve Compendio di Saggezza Politica del Thomasius!». «Guardate nella vostra tasca, tirate fuori il libro!» fece l’orafo. Tusmann obbedì ed ecco il libro era precisamente il Compendio di Thomasius. «Oh, che è mai questo?» gridò il segretario fuori di sé dallo stupore «mio Dio, il mio beniamino Thomasius è dunque salvo dalle fauci nemiche di vili ranocchi, che non ne avrebbero neppure tratto i preziosi insegnamenti!». «Zitto», lo interruppe l’orefice «rimettete il libro in tasca». E Tusmann così fece. «Pensate a un’opera rara, che abbiate magari ricercato a lungo, che non possiate trovare in una biblioteca». 60

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«O Signore», fece il segretario in tono assai mesto «avevo per l’appunto deciso di frequentare talvolta l’Opera per mio diletto, e volevo anzitutto erudirmi nella nobile arte della musica; tentai finora indarno di procurarmi un aureo libriccino che espone allegoricamente tutta l’arte del compositore e del virtuoso. Intendo dire il volume di Giovanni Beer, La guerra musicale (…)». «Guardatevi in tasca», disse l’orafo; e il segretario di cancelleria gettò alte grida di giubilo aprendo il libro che ora era per appunto La guerra musicale di Beer. «Come vedete» commentò Leonardo «per mezzo del libro trovato nella cassetta avete ora a disposizione la più ricca, la più completa biblioteca che nessuno abbia mai posseduto, e inoltre ve la potete portar dietro costantemente. Poiché recando in tasca questo curioso libretto esso si converte ogni volta che lo tirate fuori nell’opera che desiderate giusto di leggere». Senza più badare ad Albertina né al consigliere Vosswinkel, Tusmann si rintanò in un canto, si gettò su una poltrona, intascò il libro, tornò ad estrarlo, e alla gioia che gli splendeva negli occhi si capiva che quanto l’orafo gli aveva detto avveniva puntualmente.”

Scenario

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ebook ante litteram #3 il teorema di fermat Gino Roncaglia, La Quarta Rivoluzione, Editori Laterza, 2010, pag 254.

Intorno al 1637 il matematico francese Pierre de Fermat annotò, in margine alla sua copia dell’Aritmetica di Diofanto: “È impossibile separare un cubo in due cubi, o una potenza quarta in due potenze quarte, o in generale, tutte le potenze maggiori di due come somma della stessa potenza. Dispongo di una meravigliosa dimostrazione di questo teorema, che non può essere contenuta nel margine troppo stretto della pagina”. Da allora, la ricerca di una dimostrazione del teorema enunciato da Fermat ha impegnato generazioni di matematici. È improbabile che la dimostrazione trovata da Fermat, qualunque essa fosse, potesse essere effettivamente corretta – il teorema è stato dimostrato solo nel 1995 e con metodi estremamente complessi – ma il dubbio resta. Se Fermat avesse lavorato su un libro elettronico, con la possibilità di aggiungere annotazioni senza limiti di spazio, oggi disporremmo del suo famoso ‘ultimo teorema’. Sempre che, ovviamente, libro elettronico e annotazioni fossero giunti fino a noi come ha potuto fare il testo su carta: anche le modalità di conservazione nel tempo dell’informazione hanno evidentemente un ruolo importante nella valutazione delle caratteristiche dei supporti.

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2. raccolta dati Gli utenti, i libri e gli eBook in numeri.

Abbiamo fotografato la situazione dell’editoria italiana (e nello specifico scolastica) allo stato attuale e il contesto culturale e sociale nel quale si colloca. Tutti i dati sono da fonte Istat 2007 dove non specificato diversamente.



ragazze e ragazzi 15-19 anni

giovani di 18 anni ancora studenti 100%

Svezia Italia Germania Francia Spagna

80% 60%

Regno Unito

40%

nullafacenti 1 ragazzo su 5 tra i 15-29enni non studia e non lavora (anno 2009), la quota più elevata a livello europeo: in Italia i “nullafacenti” sono poco più di due milioni. Il dato è ancora più grave se riferito alle donne: una su due nè cerca nè ha un posto di lavoro.

20%

0%

‘99

‘00 ‘01 ‘02

‘03 ‘04 ‘05 ‘06 ‘07

divertimento e cultura 6,9% la percentuale sul totale delle spese sostenute dalla famiglia in Italia, penultima posizione in Europa. Il Nord Europa ha la media oltre il 10 % (Finlandia 12,2%), con l’eccezione dell’Irlanda. 1:4 i fruitori di attività culturali. La musica leggera è preferita a quella classica e da camera, il cinema supera di molto il teatro. Ai musei si va più spesso durante la scuola elementare e media

Fruitori di attività culturali: persone di 6 anni e più che hanno assistito ad uno o più spettacoli o intrattenimenti fuori casa fra teatro, cinema, concerti, spettacoli sportivi, discoteche, visite a musei, mostre, siti archeologici e monumenti nel corso dei dodici mesi precedenti l’intervista.

Raccolta dati

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famiglie con pc Nelle famiglie con 18 enni

Nelle famiglie senza 18 enni

senza 15%

senza 37%

con

63%

con

85%

accesso ad internet

senza con

Nelle famiglie senza 18 enni

senza

con

Nel 2002 i paesi del Nord Europa, esclusa l’Irlanda, mostravano percentuali grossomodo tra il 58 ed il 72%, mentre gli altri paesi avevano percentuali molto inferiori al 50%. Malgrado un aumento consistente, nel 2006 in Italia le famiglie con un PC in casa rimangono meno di una su due, a fronte dell’8085 % di Danimarca, Svezia e Olanda. Del tutto simili sono le considerazioni a proposito della possibilità di connettersi ad internet da casa, del resto strettamente dipendente dalla disponibilità di un PC tramite cui collegarsi. I paesi scandinavi guidano la classifica degli accessi, nel 2006, con il 78-83%. L’Italia occupa la penultima posizione con il 52,4%, poco sopra il Portogallo. Dal punto di vista del trend, si conferma lo scavalcamento da parte di Francia, Spagna e Irlanda. Tutti i dati variano sensibilmente con la presenza di un 18enne in casa.

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un libro nell'ultimo anno

1 libro 65%

meno di 1 libro 35%

La lettura dei libri è un consumo «selettivo», connotato per genere (leggono di più le ragazze) e per livello socio-culturale (al crescere del background familiare cresce il numero dei lettori).

media libri per anno la media di libri letti in un anno. I bambini fra i 6 e i 10 anni leggono mediamente più libri degli adolescenti. Col loro 16,8%, insieme agli ultra 65enni, costituiscono la fascia di lettori più accanita.

3,6

lettura quotidiani legge quotidiani. I quotidiani costituiscono un consumo discriminante. La loro lettura è infatti prevalente fra i maschi, fra chi è in possesso di un background socioculturale elevato e fra gli intervistati più “adulti”. La diffusione della lettura del quotidiano, che rimane comunque decisamente minoritaria, cresce infatti di circa 10 punti percentuali per fascia d’età, e le differenze rimangono stabili nel tempo.

1:3

informazione via web legge le notizie sul web. L’Italia è negli ultimi posti in Europa, ben 10 punti percentuali al di sotto della media, tra gli estremi di Finlandia (74%) e Polonia (17%). La propensione all’accesso ai contenuti culturali da web è maggior tra gli uomini: uno su quattro nel 2010 contro il 16,9 per cento delle donne. L’utilizzo del web per leggere giornali, news, riviste è abbastanza differenziato a livello territoriale. Le aree del Paese in cui questo fenomeno è più diffuso sono il Centro (23,6 %) e il Nord-ovest (22,8 %).

24%

Raccolta dati

Questi dati si riferiscono alla popolazione tra i 16 e i 74 anni che ha letto o scaricato giornali, news o riviste dal web.

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Esclusi: non consumatori. Si collocano in posizione marginale rispetto a tutti i consumi. Tecnologici: consumatori selettivi. La loro dieta si concentra quasi esclusivamente sull’uso dei media digitali (pc e internet). Onnivori: forti consumatori. La loro dieta è multidimensionale e comprende : lettura (di quotidiani e di libri), ascolto (radio, concerti), spettacoli (cinema e teatro), tecnologia (pc e internet), consumi “elitari” (concerti di musica classica, musei, mostre, monumenti, siti). sono esclusi solo la tv e gli spettacoli sportivi. Extradomestici: consumatori abbastanza forti. La loro dieta è caratterizzata dai consumi extradomestici (cinema, teatro, concerti, spettacoli sportivi, consumi d’élite), mentre esclude i consumi mediali, sia audiovisivi, sia cartacei, sia digitali. Onnivori non lettori: forti consumatori. La loro dieta è varia, ma esclude i media audiovisivi (radio e tv) e soprattutto la lettura di libri. Smanettoni: consumatori selettivi. La loro dieta include solo l’uso del computer.

Variabili del profilo • Background familiare • Capitale socio-economico e culturale • Area geografica

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profili di consumo culturale

smanettoni onnivori non lettori

24,6%

7,7%

extradomestici

esclusi

8,5%

3,1%

onnivori 7,5%

tecnologici 26,1%

Al crescere del livello culturale familiare cresce la probabilità di appartenere all’area del consumo forte, mentre per chi proviene da famiglie con livello di istruzione modesto la probabilità di far parte del gruppo degli esclusi è decisamente più alta. In particolare, ad un background culturale familiare elevato corrisponde l-appartenenza ad uno dei tre gruppi del forte consumo nel 31,7% dei casi, contro il 23,7% del campione complessivo. Ben il 63% di chi viene da una famiglia con capitale culturale modesto si colloca nel gruppo degli esclusi. Per quanto riguarda l-area geografica si conferma lo svantaggio del Sud, dove gli esclusi sono il 37,6%, contro il 23,6% del Nord e il 24,1% del Centro, mentre i forti consumatori sono il 19,1% contro il 27% circa del Nord e del Centro; lo svantaggio delle regioni meridionali si nota anche nella ridotta quota di appartenenti al gruppo dei tecnologici. Sono le risorse culturali ed educative dei genitori a favorire o inibire l’abitudine al consumo e ad indirizzare verso percorsi culturali più complessi e variegati, sia direttamente, attraverso la disponibilità di risorse materiali (dal possesso di dispositivi tecnologici, all’accesso a vaste biblioteche domestiche, al denaro per visitare mostre e musei o per partecipare a spettacoli teatrali e a concerti), sia, soprattutto, indirettamente, attraverso la trasmissione dell’abitudine a consumare prodotti culturali e del «gusto»per la cultura. Pandora Beta - Progettazione grafica per l’editoria scolastica


sistemi educativi europei

Sistemi educativi europei, Indire, Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica

Il 18 dicembre 2006, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato una Raccomandazione ‘relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente’I. Questo documento, si inquadra nel processo, iniziato a seguito del Consiglio europeo di Lisbona del 2000 e conosciuto come ‘strategia di Lisbona’, che ha come obiettivo finale quello di fare dell’Europa ‘l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo (...)’. Per ottenere questo risultato, è stata fissata (Consiglio europeo, Barcellona marzo 2002) una serie di obiettivi che devono essere raggiunti per il 2010, attraverso l’impegno di tutti gli Stati membri e delle istituzioni europee, costantemente impegnate nel monitoraggio sui progressi fatti e nell’individuazione di ulteriori strategie da adottare. I 13 obiettivi, fanno riferimento a 3 finalità strategiche che coinvolgono tutti i settori dell’educazione e della formazione, nella prospettiva di dare vita a un sistema di apprendimento permanente.

I. Le competenze chiave europee per l’apprendimento permanente La raccomandazione del Parlamento e del Consiglio europeo per realizzare la strategia di Lisbona. Competenze, abilità e conoscenze, quali relazioni? di Unità Italiana di Eurydice 06 Settembre 2007

Lo sviluppo di competenze chiave, oggetto della Raccomandazione, è uno dei 5 obiettivi che sono stati individuati per ‘rafforzare l’efficacia e la qualità dei sistemi’. La realizzazione degli obiettivi del 2010 ha richiesto la definizione di un quadro europeo di riferimento per le competenze di base e l’istituzione, da parte della Commissione europea, di uno specifico gruppo di lavoro. Tutto questo è coinciso con un lavoro parallelo sulle competenze compiuto in altri contesti internazionali. Già, per esempio, il progetto dell’OCSE su “Definizione e Selezione delle Competenze” (DeSeCo) ha basato la riRaccolta dati

69


flessione su ciò che dovrebbero essere le competenze di base per la società della conoscenza. Per quanto riguarda i programmi di studio dell’istruzione obbligatoria, poi, l’indagine di Eurydice, Key competences: a Developing Concept in General Compulsory Education ha sottolineato un interesse crescente per le competenze chiave considerate come essenziali per una piena partecipazione dell’individuo alla vita sociale. Anche l’indagine internazionale PISA 2003 ha messo in evidenza l’importanza dell’acquisizione di competenze più ampie per la riuscita nell’apprendimento. Oltre alle competenze nella lettura, nella matematica e nelle scienze, questa indagine ha infatti valutato anche competenze trasversali come la motivazione all’apprendimento, i comportamenti e la capacità di ogni studente di individualizzare il proprio percorso formativo. Tenendo conto anche di questi sviluppi internazionali, il gruppo di lavoro ha definito otto ambiti di competenze chiave, così individuati nella Raccomandazione sopra citata: • comunicazione nella madrelingua; • comunicazione nelle lingue straniere; • competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia; • competenza digitale; • imparare ad imparare; • competenze sociali e civiche; • spirito di iniziativa e imprenditorialità; • consapevolezza ed espressione culturale. La Commissione Europea ha adottato i termini competenze e competenze chiave preferendolo a competenze di base, in quanto generalmente riferito alle capacità di base nella lettura, scrittura e calcolo. Il termine “competenza” è stato infatti riferito a una “combinazione di conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto”. Allo stesso tempo, le “competenze chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione”. Dovrebbero essere acquisite al termine del periodo obbligatorio di istruzione o di formazione e servire come base al proseguimento dell’apprendimento nel quadro dell’educazione e della formazione permanente. Si riferiscono, dunque, a tre aspetti fondamentali del • la vita di ciascuna persona: • la realizzazione e la crescita personale (capitale culturale); • la cittadinanza attiva e l’integrazione (capitale sociale); • la capacità di inserimento professionale (capitale umano). (...)

70

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editoria italiana

tipo di editore

medi

73,8%

>25,80

7,76-15,50 41,6%

Paghiamo mediamente un libro fra gli 8 e i 15 euro (quasi nel 50% dei casi).

• prima edizione si intende la prima pubblicazione di un manoscritto in lingua originale o tradotto; • edizione successiva quella che si differenzia dalle precedenti per modifiche apportate nel testo originale o per variazioni nella veste tipografica; • ristampa l’edizione che non comporta alcuna modifica rispetto all’edizione precedente.

ristampe

su 2,56­-7,75

15,51­­­-25,8

nuove edizioni vs ristampe

g <2 ratis ,55

classi di prezzo in euro

18,8%

7,4%

grandi

piccoli

Piccoli: da 1 a 10 opere Medi: da 11 a 50 opere Grandi: oltre 50 opere

cce

6,6

%

31,2%

ssi

ve

prime 62,3%

3:1 è il rapporto fra nuove edizioni e ristampe, 3,7% rispetto all’anno precedente. Raccolta dati

71


gruppi editoriali

altri (migliaia)

Mondadori

altri (50)

RCS

Fel

trin

i

nti

Giu

ostini

De Ag

Gems

ell

59.129 900

Mondadori

72

librerie di catena

su un totale di 1880 librerie, il triplo rispetto all’anno 2007.

Giunti

Paoline

161 libri al giorno di cui100 nuovi titoli. Resistenza media in libreria: 40 giorni.

Feltrinelli

opere pubblicate

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Altri


editoria scolastica

opere per regione

Il Sud Italia con le Isole ha una fetta molto ristretta (appena sopra il 5%). Torino e Milano da sole rappresentano pi첫 del 50% della torta.

Raccolta dati

73


Provvedimento n. 18286 dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, adunanza del 24 aprile 2008. Firma di Luigi Fiorentino (segretario generale) e Antonio Catricalà (Presidente) [Cfr. provvedimento n. 17284 del 13 settembre 2007, Boll. n. 33/07.].

mercato e cartelli Il 13 settembre 2007, è stata avviata un’istruttoria, ai sensi dell’articolo 14 della legge n. 287/90, nei confronti dell’Associazione Italiana Editori, , per accertare l’esistenza di violazioni dell’articolo 2 della legge nel mercato dell’editoria scolastica. […] Il peculiare assetto del mercato dell’editoria scolastica, caratterizzato dalla stabilità e da una significativa omogeneità delle quote di mercato dei principali operatori, potesse anche risultare da attività di coordinamento, poste in essere in seno all’AIE. Gli editori erano in grado di conoscere i comportamenti di mercato dei concorrentinutilizzando il database elaborato dall’AIE e messo a disposizione degli operatori del mercato, contenente informazioni sull’offerta disponibile nel mercato, con dati di dettaglio relativi ai prezzi, ai volumi adottati e alla tipologia dei testi in commercio.

67%

• Giuseppe Principato • De Agostini Ed Scolastiche • Edizioni Il Capitello • Mondadori Education • Giunti Scuola • Pearson Paravia Mondadori • Rcs Libri • S.E.I. • Zanichelli Editore

editori scolastici attivi

piccoli medi grandi

2.000

1.000 Attivi: hanno pubblicato almeno un’opera libraria nell’anno considerato

74

0

‘90

‘95

‘00

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‘05


editori scolastici censiti, cessati, nuovi

censiti nuovi cessati

3.000 2.000

1.000 0

‘90

‘95

‘00

‘05

Censiti: registrati nell’archivio editori Nuovi: registrati per la prima volta in archivio nell’anno di riferimento Cessati: non svolgono più attività editoriale o non pubblicano più opere librarie

genere di opera e totale 4.930 opere sul totale delle 59.129 opere pubblicate in Italia nel 2007. La fetta di mercato è dell’8,3%, invariata rispetto all’anno precedente nelle proporzioni ma non nelle quantità. La diminuzione della produzione libraria di tipo scolastico è del -20,5% rispetto all’anno 2006, nello stesso trend di calo del resto della produzione libraria italiana.

4.930

scuola

titoli di scuola

8,3%

adulti 84,7%

ragazzi

ovvero l'8,3% del totale. Trend in netto calo.

7%

La tiratura totale di opere scolastiche è di 43.689, con 8.862 per opera. La tiratura per editoria scolastica rappresenta il 18,6% sul totale delle opere stampate in Italia ed è quasi tre volte superiore alla tiratura di libri di varia per adulti.

Raccolta dati

75


supporto elettronico

con

12%

senza 88%

Istruzione e ricerca Art. 15. Costo dei libri scolastici Legge 6 agosto 2008, n. 133 “Conversione in legge, con modificazioni, del decretolegge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008 - Suppl. Ordinario n. 196

76

1. A partire dall’anno scolastico 2008-2009, nel rispetto della normativa vigente e fatta salva l’autonomia didattica nell’adozione dei libri di testo nelle scuole di ogni ordine e grado, tenuto conto dell’organizzazione didattica esistente, i competenti organi individuano preferibilmente i libri di testo disponibili, in tutto o in parte, nella rete internet. Gli studenti accedono ai testi disponibili tramite internet, gratuitamente o dietro pagamento a seconda dei casi previsti dalla normativa vigente. 2. Al fine di potenziare la disponibilità e la fruibilità, a costi contenuti di testi, documenti e strumenti didattici da parte delle scuole, degli alunni e delle loro famiglie, nel termine di un triennio, a decorrere dall’anno scolastico 2008-2009, i libri di testo per le scuole del primo ciclo dell’istruzione, di cui al decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, e per gli istituti di istruzione di secondo grado sono prodotti nelle versioni a stampa, on line scaricabile da internet, e mista. A partire dall’anno scolastico 2011-2012, il collegio dei docenti adotta esclusivamente libri utilizzabili nelle versioni on line scaricabili da internet o mista. Sono fatte salve le disposizioni relative all’adozione di strumenti didattici per i soggetti diversamente abili.

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3. I libri di testo sviluppano i contenuti essenziali delle Indicazioni nazionali dei piani di studio e possono essere realizzati in sezioni tematiche, corrispondenti ad unità di apprendimento, di costo contenuto e suscettibili di successivi aggiornamenti e integrazioni. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sono determinati: a) le caratteristiche tecniche dei libri di testo nella versione a stampa, anche al fine di assicurarne il contenimento del peso; b) le caratteristiche tecnologiche dei libri di testo nelle versioni on line e mista; c) il prezzo dei libri di testo della scuola primaria e i tetti di spesa dell’intera dotazione libraria per ciascun anno della scuola secondaria di I e II grado, nel rispetto dei diritti patrimoniali dell’autore e dell’editore. 4. Le Università e le Istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, nel rispetto della propria autonomia, adottano linee di indirizzo ispirate ai principi di cui ai commi 1, 2 e 3.

tipo di supporto

D DV

%

1,8

%

,12 rti 3 o p p u più s vhs 0,81% y/ flopp

cd-rom 42,43%

audiocassetta 9,37%

cd audio 42,26%

Raccolta dati

77


materie, pagina, costo pagine (in cent) 5,1 5,8

2,8

6,3

dizionario

filosofia religione e teologia testo primarie

5 matematica 5,1

15

8,5 7

3,8 5

scienze fisiche arte

musica geografia

storia della letteratura

storia 3,8 lettere classiche

L’avanzamento in verticale indica la percentuale di pubblicazioni della materia sul totale dei libri scolastici stampati. L’avanzamento orizzontale a sinistra indica il costo in centesimi di euro per singola pagina. L’avanzamento orizzontale a destra indica la media di numeri di pagina per materia. La media di numeri di pagina dei libri scolastici è di 461. 78

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ebook e apprendimento

Gino Roncaglia, La Quarta Rivoluzione, 2010, Editori Laterza, Bari

Bisogna distinguere due aspetti diversi: quel che gli eBook permetteranno di fare quando avremo dispositivi di lettura finalmente soddisfacenti, non troppo costosi, capaci di piena integrazione di contenuti multimediali, e quel che possiamo fare oggi, in una situazione in cui il settore degli eBook è in rapido e vigoroso sviluppo ma i dispositivi di lettura disponibili, i modelli di gestione dei diritti e dei contenuti, la capacità di integrazione di contenuti multimediali su piattaforme diverse da quelle basate su un uso lean forward, presentano ancora numerosi problemi non risolti. In prospettiva, le potenzialità degli eBook sono enormi. Possiamo farcene un’idea ad esempio attraverso un prototipo, per ora su carta, di Learning Device of the (Near) Future, ovvero “dispositivo di apprendimento del (prossimo) futuro” immaginato dall’Aptara (http://aptaracorp.com), una società specializzata nella creazione e organizzazione dei contenuti digitali e che si occupa anche di libri elettronici. Un prototipo dichiaratamente basato sulle caratteristiche dell’iPad, di cui vengono esplorate le potenzialità multimediali, senza però considerare fattori importanti come il prezzo (al quale si dovrebbe comunque aggiungere il costo dei contenuti), la resistenza in situazioni ‘di battaglia’ come quelle tipiche dell’ambiente scolastico, le politiche di gestione dei contenuti, ecc. Un dispositivo di lettura funzionale e portatile, capace di sfidare la risoluzione della carta, di contenere una intera biblioteca di riferimento, di integrare contenuti testuali con animazioni, suoni e filmati, costituirebbe senz’altro uno strumento prezioso per facilitare l’apprendimento. Già oggi il computer e i contenuti digitali costituiscono strumenti preziosi per la didattica e l’apprendimento, pur essendo purtroppo ancora poco e male usati nelle nostre scuole e nelle nostre università. Nel concreto i dispositivi di lettura e gli strumenti tecnologici oggi disponibili sono davvero in grado non già di offrire una utile, preziosa, indispensabile integrazione agli strumenti didattici tradiRaccolta dati

79


“A partire dall’anno scolastico 2008-2009 [...] i competenti organi individuano preferibilmente i libri di testo disponibili, in tutto o in parte, nella rete internet. [...] A partire dall’anno scolastico 20112012, il collegio dei docenti adotta esclusivamente libriutilizzabili nelle versioni on line scaricabili da internet o mista”.

zionali e in particolare al ricorso ai libri a stampa, ma di sostituire in tutto e per tutto il libro su carta nelle nostre scuole, ad esempio attraverso la rinuncia ai libri di testo tradizionali? (...) Cosa sono, esattamente, i libri di testo on-line che ha in mente il ministero? La rete è da tempo veicolo di distribuzione di contenuti di apprendimento multimediali, i cosiddetti learning object, più o meno organizzati e strutturati. Il libro di testo ha un ruolo del tutto diverso daquello dai learning object e dai vari tipi di sussidi multimediali che le tecnologie digitali ci mettono oggi a disposizione anche via rete. Il libro di testo conserva due funzioni specifiche: quella di rappresentare un po’ il punto di riferimento e il filo narrativo che accompagna lo svolgimento del programma, e quella di offrire il primo (e purtroppo in molti casi unico) incontro con quella che è stata per secoli la forma principale di organizzazione del sapere: la forma-libro. L’integrazione del libro di testo con altre forme di sussidi e strumenti didattici è più che desiderabile, ma non ne fa venir meno queste importanti funzioni. Il passaggio del libro al mondo del digitale è un passaggio probabilmente obbligato, e lo è anche perché permette di allargare la forma libro a nuove tipologie di contenuti, in particolare a contenuti multimediali, avvicinandola al mondo dell’esperienza giovanile. Ma è un passaggio che, evidentemente, richiede comunque il pieno supporto per quella che è la base stessa della forma-libro: il testo scritto. E abbiamo visto che mentre disponiamo di buoni dispositivi digitali di ‘lettura’ per suoni e musica (a cominciare dai lettori MP3) e per il video, i dispositivi di lettura per eBook non hanno ancora raggiunto – soprattutto nelle situazioni di fruizione lean back e in mobilità – le caratteristiche di ergonomia e usabilità del libro su carta. I libri elettronici che la legge 133/2008 vuole sostituire ai libri di testo su carta mancano ancora di un valido supporto tecnologico, e di modelli condivisi e condivisibili di gestione dei diritti e dei contenuti. In questa situazione, il risultato è facilmente prevedibile: i famosi ‘libri di testo on-line’ si ridurranno a file PDF che, in assenza di supporti digitali adatti, gli studenti si troveranno a studiare sullo schermo del computer (se ne dispongono o se ne dispone adeguatamente la scuola, cosa purtroppo in molti casi ancora tutt’altro che scontata) – e dunque obbligatoriamente lean forward – o finiranno per stampare a casa, o negli uffici del papà o della mamma. Al posto del libro avremo una pila di fogli sciolti, che saranno usati separatamente e faranno perdere ancor più alle nuove generazioni il contattocon la forma-libro.

80

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il mercato digitale Andamento del mercato editoriale a prezzi di copertina: 2007-2010. Valori in euro (.000) e in %

2007

2008

2009

2010

Variazione

Editoria elettronica (cd-rom, DVD rom)*

330.458

348.000

264.480

214.229

-19,0%

Banche dati e servizi internet

69.618

75.239

97.810

125.600

+29,9%

eBook

400.076

423.239

363.290

342.329

+40,4%

Totale mercato prezzo di copertina

3.707.121 10,7%

3.596.680 11,7%

3.407.538 10,7%

3.417.279 10,1%

+0,3%

Il mercato dell’editoria e dei servizi digitali valgono il 10% del mercato complessivo dell’editoria italiana. Nonostante il forte spostamento da prodotti ibridi in cui la carta o il supporto fisico (cd rom, Dvd rom) off line verso soluzioni internet il suo peso rispetto al comparto complessivorimane immutato nel corso degli ultimi anni. L’eCommerce del libro: rappresenta il 4,3% del fatturato trade12. La stampa digitale: benché l’ultima indagine condotta risalga al 2008, la stima delvalore del mercato a prezzo di copertina generato dalla stampa digitale e/o PoD era con 96 milioni di euro il 6,9% del mercato di varia adulti nei canali trade13. Da indicazioni provenienti dagli operatori ha sicuramente superato (ampiamente) i 110 milioni di euro.

*Comprende una serie di prodotti e servizi in cui carta e digitale (cd rom allegati, abbonamenti a news letter, ecc.), carta, digitale e servizi (di formazione e per l’ufficio) si integrano tra loro. Dati Aie riferiti al triennio 2007-2010 Aggiornamento al 30 settembre 2011 12. 2010; nella prima parte del 2011 ha raggiunto il 5,5%; Fonte: Nielsen BookScan Italia 13. Fonte: Ufficio studi Aie, Asso.it, Bookforum Vicenza

Raccolta dati

81


la produzione di ebook Opere con supporto elettronico e titoli di eBook: 1990-2010

2006

2007

2008

2009

Titoli pubblicati

61.440

59.129

58.829

57.558

con supporti audiovisivi

319

341

820

968

con supporti digitali

2.141

2.246

1.793

1.405

Titoli in formato eBook

2.460

1.793

2.613

1.601

% opere con supporto

4,0%

4,4%

4,4%

4,1%

% opere con integrazione digitale

4,0%

3,8%

3,0%

5,2%

2010

6.950

Dati Aie riferiti al triennio 2007-2010; Aggiornamento al 30 settembre 2011

L’editoria italiana ha iniziato ad affrontare il mondo digitale tra la fine degli anni Ottanta e inizio anni Novanta, inizialmente con la vendita di cd-rom di contenuto giuridico-fiscale. Da valori attorno all’1-2% (anni Novanta e prima parte degli anni Dieci) si è passati a un 5% dei titoli che avevano estensioni digitali off-line verso la metà del decennio scorso, per progressivamente decrescere in coincidenza con lo sviluppo di Internet. Nel 2010 nasce in Italia il mercato degli eBook: a gennaio 2010 risultavano in commercio 1.601 titoli italiani in formato eBook (leggibili cioè su un device dedicato); considerando anche gli altri prodotti digitali era il 5,2% dell’offerta.

82

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andamento della produzione negli ultimi trimestri

Titoli eBook

ottobre 2010

gennaio 2011

maggio 2011

dicembre 2011

maggio 2012

6.950

7.559

11.271

19.884

31.615

15.339

28.949

43.427

Manifestazioni eBook

caratteristiche ed evoluzione dell’offerta ebook dicembre 2010

maggio 2011

maggio 2012

95,6% 4,3%

97,8% 2,3%

97,4% 2,6%

Formato ePub Pdf Doc Altri formati

37,7% 31,7% 29,9% 0,7%

45,7% 42,4% 10,8% 1,0%

45,4% 42,3% 3,0% 9,3%

Protezione Adobe DRM Social DRM DRM (altro) Nessuna Non specificata

33,4% 15,0% 0,1% 0,1% 51,3%

44,9% 20,0% 0,3% 1,9% 33,0%

36,7% 34,7% 0,2% 13,5% 14,8%

48,9%

65,2% 36,7% 78,2% 77,8% 74,6% 14,85 65,1%

49,4% 34,3% 75,8% 75,6% 75,6% 10,1% 67,1%

Stato editoriale Attivo Non attivo

Limitazioni di utilizzo Titoli con limitazioni Anteprima Stampa Copia-e-incolla Condivisione * Da testo a voce Con collegamento alla versione cartacea

Raccolta dati

83


piattaforme di ebook in italia Fonte: Ufficio studi Aie su dati e-KitÄ b Dati aggiornati al maggio 2012

Ingram Book Company eDigita Torrosa Ultima Books Book Republic Mondadori Franco Angeli Edizioni Simonelli Editore Bruno Editore

21.600 titoli 11.400 titoli 11.000 titoli 7.800 titoli 5.000 titoli 3.450 titoli 2.000 titoli 1.200 titoli 400 titoli

ebook store on line in italia Fonte: Ufficio studi Aie Dati aggiornati al maggio 2012 In ordine di nascita in Italia

UltimaBooks.it IBS.it Bookrepublic.it laFeltrinelli.it Mediaworld.it Bol.it LibreriaRizzoli.it Bibletstore.it Webster.it EbooksItalia.it Deastore.it Hoepli.it Ibookstore Amazon.it

gennaio 2010 maggio 2010 luglio 2010 luglio 2010 ottobre 2010 ottobre 2010 ottobre 2010 novembre 2010 2010 2010 2010 2011 ottobre 2011 dicembre 2011

prezzo medio alla produzione Maggio 2012 11,07 euro (Iva 21%) vs carta 20,45 euro (Iva 4%) Maggio 2011 11,18 euro (Iva 20%) vs carta 20,90 euro (Iva 4%)

84

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i mercati degli altri paesi ue

Valore mercato (p+e)

USA

UK

Germania

Francia

Italia

27,940 Mld $ Â

3,100 Mld ÂŁ

9,691 Mld

5,600 Mld

3,300 Mld

151.969

93.124

66.595

58.829

Titoli Titoli / mille di abitanti

0,939

2,459

1,138

1,064

0,977

EBook titoli

950.000 (Amazon)

933,330

25.000 (ca)

22.000 (ca)

31.615

Market share eBook

8% 18% fiction

8% 2011 6% 2010

1,0% 2011 0,5% 2010

1,8%

0,9% dei canali trade

Normativa e IVA

*

* Iva 0% libri, eBook 20%

Prezzo fisso Iva 7% libri, 19% eBook

Prezzo fisso Iva 7% libri, 19,5% eBook

Prezzo fisso Iva 4% libri,

Lettori

72% libri 11% audiolibri 17% eBook

5,0% lettori libri digitali

21% eBook 45,3% libri 2,3% eBook

Raccolta dati

85


pagare un ebook

Cinque fattori psicologici influenzano la percezione del valore economico di un eBook: • investimento nel reader • giusto e ingiusto • antipatia • limite psicologico • distrazione L’investimento nel reader Chi 300 euro per un reader (o 900 euro per un iPad) si aspetta di di pagare un eBook molto meno di un libro tradizionale. L'acquisto di un reader è un “investimento” per risparmiare sul costo dei libri, come un “club del libro”, non come un costoso gadget di moda. Giusto e ingiusto Il lettore sa (o pensa) che l’editore risparmia molto su un eBook rispetto ad un libro per il quale deve spendere per la stampa, la carta, il magazzino, i TIR che lo portano da una parte all’altra d’Italia e la percentuale per la libreria che lo espone. Data la “immaterialità” (o apparente tale) dell’eBook, il lettore ritiene quindi giusto che l’editore debba detrarre questo insieme di costi sul prezzo dell’eBook, che quindi deve costare sostanzialmente meno di quello tradizionale. Antipatia Ne consegue la nascita di una avversione, una antipatia per quell’autore i cui libri siano troppo cari secondo il concetto di “prezzo giusto” che ha il lettore. Ne sa qualcosa Davide Baldacci, famoso autore di thriller. Il suo nuovo libro in eBook, venduto a $15, ha scatenato una rivolta nei lettori nei blog su Internet con una vera campagna di boicottaggio.

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Il limite psicologico Esiste un limite di costo oltre al quale il probabile acquirente decide di non comprare. In economia è quello che si chiama “valore d’uso”, un importo che determina in modo decisivo se un probabile acquirente deciderà l’acquisto oppure si sposterà su un altro prodotto. Distrazione Spesso l’acquisto di un libro non è per forza l’acquisto di un libro, ma potrebbe trasformarsi nell’acquisto di una birra al pub o di un CD musicale. Può bastare poco, magari anche solo il confronto con il costo di un biglietto del cinema, per far decidere o meno all’acquisto. Entrare nel campo dell’intrattenimento con prezzi superiori alle altre forme, sarebbe controproducente. economia spiccia Kelly Gallagher, vice presidente della Bowker, una casa editrice americana, ha reso noti i risultati di una loro ricerca che mettono in risalto come l’aspetto economico sia prevalente nella decisione di acquisto di un eBook rispetto al libro tradizionale. I consumatori scelgono l’eBook rispetto al libro stampato perché costa meno, e sono disposti ad aspettare se i prezzi delle novità in eBook saranno alti. Secondo dati già noti nell’autunno dello scorso anno, oltre un terzo degli americani, il 34%, hanno ridotto l’acquisto di libri proprio per motivi economici. Dei restanti, il 19% ha deciso di acquistare libri usati. In totale, il 2% degli acquirenti di libri tradizionali ha deciso di scaricare eBook perché più economici. http://www.thebookseller.com La chiave principale che li ha portati a fare questa scelta non è stata la tecnologia o la comodità, ma il prezzo inferiore rispetto al libro a stampa. “È il prezzo il principale motivo per il quale un consumatore sceglie un eBook piuttosto che il suo equivalente a stampa,” ha detto Gallagher. “Non è la tecnologia che li attrae, ma il prezzo.”

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Nuovi formati comunicativi

Marshall McLuhan è stato un sociologo canadese che ha studiato i media ricercando i criteri strutturali alla base della loro comunicazione. È proprio la struttura del medium che crea nell’utente uno schema mentale definito dallo stesso McLuhan “narcisistico torpore” che ci fa accettare su due piedi tutto quello che in realtà dietro il medium è nascosto. Il mezzo ha infinitamente più potere, come contenitore, del suo contenuto. Mc Luhan si pone già nel 1976 quattro domande per interrogarsi sugli effetti socio-economici di una nuova tecnologia della comunicazione. Eravamo ancora lontani dalla nascita di Internet. 14. Stuart Moulthrop è un innovatore di letteratura elettronica e romanzo di hypertext, sia come teorico che come produttore. È autore degli impianti di romanzo di hypertext Victoria Garden (1992), Biblioteca del Reagan (hypertext), fra molti altri.

15. Jay David, Virtual Reality and the Redefinition of Self Bolter, '96

Stuart Moulthrop14 prende spunto proprio dalle domande di McLuhan diversi anni più tardi per rispondere in maniera critica e a volte anche provocatoria a questioni attualissime nell’epoca internet. Moulthrop vede nell’ipertesto delle potenzialità democratiche. L’ipertesto non uccide il libro e la cultura scritta ma potrebbe (e sottolinea potrebbe) diventare “strumento per la rinascita post-letteraria della testualità”. Potrebbe essere proprio l’ipertesto, insieme ai media elettronici, lo strumento per risvegliarsi dal “sonno dogmatico dell’ipnosi televisiva” (McLuhan). Come affermava il sociologo canadese infatti la televisione è uno strumento che “conforta, consola, conferma e “inchioda” sia fisicamente che mentalmente. E questa stasi prosciuga giorno dopo giorno ogni criticità poichè sviluppa una forma mentis non interattiva. Per citare Bolter15, l’ipertesto potrebbe in qualche maniera rappresentare una “fruizione più critica dell’informazione tramite l’apertura di nuovi gradi di libertà”. Ogni medium è caratterizzato da un senso “preferito” come canale comunicativo (che è poi quello considerato da McLuhan nella divi-

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16. Il concetto di oralità secondaria è formulato per la prima volta da Walter Ong nel 1982 nello scritto Orality and literacy. The technologizing of the words. Nello scritto divide in tre tappe il cammino di cultura occidentale: oralità, srittura, seconda oralità. Quest'ultima è caratterizzata dagli strumenti della tecnologia elettronica che hanno trasformato i criteri di scambio. Il senso della comunità e l'uso delle formule la rendono vicina alla cultura della comunicazione più antica.

sione fra medium caldi e freddi), ad esempio quello visivo di televisione e cinema, nonostante sia innegabile la componente uditiva. Ma l’ipertesto è multicodice ed è per questo che ribilancia il sistema senso-percettivo. Non uccide il libro ma si sostituisce all’oralità secondaria3 dei mass media, corregge in senso riflessivo e neo-letterario la comunicazione spazzatura e manipolatoria. La comunicazione digitale interattiva apre uno "spazio dello scrivere nuovo ed immateriale"16.

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inserire titolo Brano di Antonio Caruso http://usb4.wordpress.com/2011/05/03/inserire-titolo/

I L’utente si deve adattare alla tecnologia più di quanto la tecnologia non riesca ad adattarsi all’utente, siamo tutti vittime degli elenchi puntati di word. È un po’ come cercare di dormire in un labirinto per roditori di media grandezza. II La scrittura manuale è un esempio di tecnologia flessibile. Chi scrive può usare penne con punte di vario tipo e di diversa grandezza, matite di tante durezze e fogli di svariate misure, più o meno rilegati, più o meno riciclati. Ognuno di questi strumenti ma sopratutto ognuna delle singole combinazioni tra strumenti diversi fornisce a chi scrive la strumentazione più idonea e più felice. III La penna sbagliata sulla carta sbagliata può provocare danni e nevrosi, la scrittura si potrebbe interrompere e semplicemente grattare. Al contrario, la penna giusta sulla carta giusta dischiude giardini di eleganza e dolore, ricongiunge la mano alla cervicale, il senno con lo spirito, le parole fluiscono leggere come onde di calore emanate da una macchina sulla spiaggia. IV La scrittura manuale presenta le normali limitazioni del mondo fisico, nelle dimensioni discrete di un foglio di carta, nei limiti strutturali dell’inchiostro che finisce, nella matita che si spezza, nella gomma che sbriciola e non cancella. V La videoscrittura ha grandi vantaggi. Gli elenchi puntati non sono tra questi. Il copia incolla si.

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VI Internet ha portato la videoscrittura ad essere televideoscrittura. La forma più diffusa sono i blog, la filiera corta della produzione scritta. Per l’informazione e per il giornalismo sono stati una mano santa. VII La capacità di concentrazione sulla lettura di un testo online è piuttosto bassa, poche righe e qualche immagine, o anche tante immagini, ma sempre poche righe. La scrittura breve, epigrammatica, è la migliore per leggere testi su internet. Oltre una certa lunghezza allegasi pdf. VIII I pdf sono i Testi Maggiori. Introducono in un mondo sereno, immodificabile, dagli ampi margini bianchi. I pdf danno sicurezza, sono un bastione contro la velocità del refresh. I pdf sono dei lunghissimi attimi di riflessione, delle vacanze in Montenegro. Anche i pdf però dovrebbero avere una lunghezza massima. IX I blog sono i Testi Minori. Nonostante ciò, il blog è il nuovo paradigma della scrittura, sono semplici, rapidi e gratuiti e il/la blogger è una figura potenziale. Di tutto e nulla può cost*i aver canoscenza, di tutto e nulla discorrer può con bramosia e appetenza. X I contenuti dei blog sono molteplici e svariati. Si va dagli aggiornamenti della politica estera cinese, alle poesie erotiche con foto bondage e tramonti. Quando le aziende hanno iniziato a usare i loro stucchevoli corporate blog era un buon momento per farsi qualche domanda. Quando le aziende hanno cominciato a creare i blog dei prodotti è stato trovarsi di botto nella stanza degli specchi. XI I blog sono narrazioni frammentarie, hanno un carattere provvisorio, immediato, sperimentale. Si legano alla cronaca, al pensiero fugace. I post sono tanti piccioni viaggiatori gettati in una centrifuga. XII I blog hanno anche un carattere adolescenziale, dei diari dove pubblicare i puzzosi anfratti della propria anima alla deriva. Vi si può trovare una volontà, un segno e un sintomo insieme, che spinge a una rarefazione del pensiero, dell’argomentazione a lunga gittata.

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XIII Il limite più evidente dei blog è la struttura cronologica. Un rotolone che arriva al primo post, il post di presentazione, quando eravamo tutti diversi. XIV Un blog non è una cartolina con gli stereogrammi. Fissare a lungo un blog con lo sguardo focalizzato al di là di esso, spesso non svela nessuna forma nascosta. XV Il pensiero umano è più complesso e ramificato della successione cronologica dei blog. La relativa libertà dell’html fai-da-te pre-2.0 era più ingenua ma aveva potenzialità maggiori. Quella terra vergine è stata colonizzata dal 2.0, da servizi sempre più particolareggiati e discreti. XVI I template che le piattaforme di blogging propongono vanno da ‘Molto imbarazzanti’ a ‘Molto minimali’. I primi imitano la realtà, con le penne, i boschi, gli angoli bruciacchiati, gli altri ne indicano il superamento grafico. Questa prima gamma di template gratuiti offre all’utente medio l’illusione di una scelta e di una differenziazione. XVII Per accedere a un livello più avanzato (grafica, dominio e struttura) è necessario pagare, principalmente dei professionisti. Fa muovere l’economia, anzi è l’economia che viene verso di te. XVIII L’unione di televideoscrittura e scrittura manuale con evidenti limiti fisici sembra aver trovato compimento negli ebook. Gli ebook sono ancora un grande punto di domanda e si sta discutendo se leggerli o meno. XIX Gli ebook riescono a unire l’asetticità e la malleabilità della tecnologia con il peso specifico della lettura. Il problema è che non hanno le costine.

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XX Ci sono anche altri modi per unire le due cose. Quintadicopertina rispolvera i libri-game. Un capitolo dell’ultimo libro di Jennifer Egan è stato scritto in Power Point. Quakebook è una raccolta di tweet post tsunami. I ricavati saranno interamente devoluti alla Croce Rossa. In Giappone vanno forte i romanzi via sms, i kaitai, con capitoli più brevi di tweet, ma ci stanno provando anche in Italia con Romanzo digitale. Un paio d’anni fa James Bridle ha raccolto in libro tutti i suoi tweet e in una serie di 12 volumi i cambiamenti della pagina Iraq War su Wikipedia. A New York qualcun altro s’è spinto oltre e sta pubblicando un romanzo a puntate sui lampioni della città. XXI L’uso della tecnologia, per scrittura, lettura, supporto e trasporto, perché non diventi una merce che promuove se stessa, una mano che fa rumore da sola solo perché tiene un i-pod, dev’essere creativa. Deve essere funzionale alle storie che può raccontare e i modi di raccontare le storie sono infiniti, come infinite possono essere le storie. Bisognerebbe usare la tecnologia come fosse Lego, e usarla a proprio piacimento. Complessità e semplicità sono intersecabili. In fin dei conti un libro, un foglio, un .txt sono gli strumenti più universali che abbiamo a disposizione.

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3. pedagogia Esperimenti, autori, teorie.

Come lavora il cervello? Quali sono i processi dell’apprendimento? Cosa succede quando siamo di fronte a qualcosa che non conosciamo? Abbiamo cercato di rispondere a questi interrogativi attraverso i grandi teorici della pedagogia e dell’antropologia culturale.



come lavora il cervello

Tra i più importanti psicologi sovietici moderni c’è Lurija che ha lavorato a partire dagli anni ‘30 alle elaborazioni teoriche della scuola psicologica sovietica insieme a studiosi come Pavlov, Bechterev, Bernstein. È dalla collaborazione con Vygotskij che nasce il suo studio sull’importanza del linguaggio nell’apprendimento. Lurija si ripropone di superare lo schema semplificato dell’attività mentale umana come sistema di riflessi elementari. Il primo ad affermare l’importanza delle esperienze sociali nello sviluppo delle attività mentali fu proprio Vygotskjij, il quale oppone alla visione freddamente scientifica una concezione di tipo storico. L’origine dei processi mentali più elevati deve trovarsi al di fuori dell’organismo umano, nella storia sociale, nello sviluppo e nell’uso degli strumenti, ma soprattutto nella formazione del linguaggio.

Aleksandr Romanovič Lurija (Kazan, 16 luglio 1902 – Mosca, 14 agosto 1977) è stato un medico, sociologo e psicologo sovietico. Fu uno dei maggiori esponenti della scuola storico-culturale e della neuropsicologia sovietica.

L’attività mentale cosciente è un prodotto sociale perché mediata, nel suo sviluppo, dai rapporti che il bambino ha con l’adulto e si basa su aiuti esterni (linguaggio, numerazione) senza i quali non può realizzarsi, e che diventano allora elementi importanti per la stabilizzazione delle connessioni funzionali fra le singole parti del cervello. È solo grazie a questa interazione sociale che il linguaggio passa da una fase di regolazione esterna, in cui è l’intervento di un adulto a dirigere l’attenzione e il processo cognitivo, a uno stadio di interiorizzazione dell’attività linguistica, che diventa poi una vera e propria fase di programmazione e autoregolazione. Come quando la madre dà al bambino l’indicazione di osservare un determinato oggetto. Con la progressiva acquisizione del linguaggio il comportamento del bambino si sgancia sempre più da meccanismi di risposta puramente biologici o esterni. L’azione che era inizialmente realizzata tra due persone diventa, nel corso dello sviluppo, un modo interno per organizzare e regolare il comportamento del bambino. Pedagogia

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ISOMORFISMO In cristallochimica, il fenomeno per cui due o più sostanze che hanno analoga formula chimica si presentano in cristalli aventi le stesse forme semplici con angoli tra le facce corrispondenti quasi uguali. — Treccani.it Nella psicologia della Gestalt, Il postulato dell’isomorfismo sostiene che esiste un’identità strutturale tra il piano dell’esperienza diretta (piano fenomenico) e quello dei processi fisiologici ad esso sottostanti.

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L’attività mentale umana, pur preservando il carattere riflessio, tipico del comportamento animale, assume, per la sua origine sociale e per la sua struttura mediata, caratteristiche che la distinguono radicalmente dai semplici processi di comportamento animale. Percezione, memoria, pensiero cessano di essere viste come funzioni naturali del tessuto nervoso per essere considerate come l’effetto combinato di aree cerebrali, ciascuna delle quali svolge il proprio specifico ruolo in un complesso sistema funzionale, ciascuna delle quali può anche essere localizzata in aree del cervello completamente differenti e spesso anche molto distanti. Secondo Luria i processi cognitivi umani, anche per la loro origine storica, non possono essere localizzati in aree ristrette della corteccia, ma dipendono piuttosto dal lavoro combinato di tre principali unità funzionali, ciascuna delle quali dà il proprio particolare contributo alla realizzazione del processo globale. le tre unità cerebrali • un’unità che fornisce alla corteccia il suo tono adeguato; • un’unità responsabile della recezione, dell’elaborazione e dell’immagazzinamento dell’informazione; • un’unità di programmazione, regolazione e verifica dell’attività mentale. Per esempio, nella percezione la prima unità fornisce il necessario tono corticale, la seconda esegue l’analisi e la sintesi dell’informazione in entrata e la terza provvede alla programmazione dei movimenti di ricerca e alla loro verifica, da cui dipende il carattere attivo dell’attività percettiva. Anche nell’attività motoria vi è un’azione combinata di tutte e tre le unità funzionali. La teoria di Lurija cerca di superare sia la posizione dei rigidi localizzazioni nel tentativo di comprendere la complessa organizzazione cerebrale e la struttura dei processi cognitivi umani. Ne deriva che non è possibile individuare relazioni “isomorfiche” tra processi cognitivi e aree cerebrali.

Nella teoria dei grafi, un grafo è un formalismo che definisce una relazione binaria su una collezione di oggetti. Si definiscono Isomorfi se tra loro è possibile definire una funzione biiettiva.

Se nel corso dello sviluppo i processi mentali si sviluppano e modificano la loro natura, ciò deve determinare, o deve essere determinato, da complesse interazioni di zone corticali differenti. Sulla base delle esperienze che Lurija aveva condotto in campo patologico, poteva concludere che le zone cerebrali inferiori erano fondamentali allo sviluppo di quelle superiori, ma che nel corso dello sviluppo ontogenetico queste ultime diventavano indipendenti, ed anzi, iniziavano progressivamente a influenzare il lavoro di quelle inferiori. Lo studio sperimentale condotto successiva-

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mente da Lurija, sulla base di queste prime affermazioni, portò a proporre un principio di localizzazione dinamica: con lo sviluppo funzionale (o con l’esercizio) non è solo la struttura psicologica di una data operazione che cambia, ma anche la sua organizzazione cerebrale, cioè il sistema ed anche probabilmente il livello dell’apparato cerebrale implicato. La neurologia non ha mai considerato la possibilità che le stesse funzioni, a stadi differenti della corteccia o che le relazioni tra esse possano variare. principio dell’organizzazione extracorticale Le forme superiori dell’attività umana hanno quasi sempre una struttura mediata, si basano cioè su certi meccanismi esterni (ad esempio il linguaggio, il sistema digitale di conteggio, le combinazioni di lettere per ricordarsi qualcosa) che ne rendono possibile o comunque ne aiutano la realizzazione, e che sono di fondamentale importanza nello stabilire particolari connessioni funzionali tra le singole aree del cervello e, attraverso i quali, aree prima indipendenti cominciano a fare parte di un singolo sistema funzionale. Questo principio di costruzione dei sistemi funzionali venne chiamato da Vygotskij principio dell’organizzazione extracorticale delle complesse funzioni mentali, indicando con ciò quelle attività mentali che si realizzano con l’aiuto di mezzi oggettivi ed esterni al cervello. L’esempio più lampante è il linguaggio. L’uso del linguaggio e dei suoi codici fonetici ha portato alla formazione di nuove connessioni funzionali tra aree temporali, parietali e occipitali che sono certamente esclusive dell’uomo e che altro non sono che il prodotto dello sviluppo storico.

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antropologia cognitiva

Thomas Kuhn: la struttura delle rivoluzioni scientifiche, a cura di Enrico Rubetti,

Con tale termine voglio indicare conquiste scientifiche universalmente riconosciute, le quali (…) forniscono un modello di problemi e soluzioni accettabili a coloro che praticano un certo campo di ricerca. L’antropologia cognitiva ha da una parte la sua matrice storica nell’ambito delle altre e varie scienze antropologiche, dall’altra ha un proprio titolo di campo scientifico nell’ambito del complesso denominato scienze cognitive. Punto comune tra questi due rami del sapere che configurano l’antropologia cognitiva è l’esperienza di ricerca sul campo: l’etnografia nella e della alterità riguardo le forme del pensiero, i suoi codici di espressione in contesti culturali definiti e diversi dai nostri per un qualche carattere storico.

17. Il termine paradigma è stato introdotto da Thomas Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi, 1978 [ed. orig. 1962], volendo indicare una struttura composita, formata da credenze e assunti metafisici, oltre che da modelli scientifici di spiegazione.

Due i paradigmi17 dell’antropologia cognitiva o studi etno-cognitivi sono: • l’ unità psichica del genere umano; • la diversità di forme del pensiero è dovuta alla diversità delle forme culturali entro cui le prime vengono prodotte e devono essere spiegate.

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Con il termine cognizione indichiamo il processo mentale di comprensione delle regole che governano il mondo e di significazione del mondo, processo attivo di presa di possesso e di attribuzione di significato del sé e dell’ambiente naturale e culturale da parte dell’uomo. La cognizione è una condotta intelligente, è un’ azione anche quando rimane solo nel pensiero, e si struttura utilizzando gli organi di prensione, di senso e poi di parola; occupa il tempo e lo spazio. La nostra storia primordiale ha visto processi di mutazione genetica e selezione naturalesociale a seguito di un dispiegamento del corpo e dei suoi organi nel produrre e riprodurre le condizioni della propria esistenza. La morfogenesi della specie è strettamente legata alla sociogenesi, come due facce di una stessa medaglia.


La mente è “luogo” dei processi cognitivi, epifenomeno rispetto all’organo del cervello, di connessione tra il sé e gli ambienti. Il pensiero viene assunto come insieme dei processi cognitivi, parte attiva di un “luogo” costitutivo della specie (la mente), ed è organizzato secondo categorie. Le funzioni cognitive: la mutazione “naturale” del cervello, in relazione ed insieme al processo ed alla trasformazione “culturale”, ha permesso nell’interazione sociale e tecnologica tra gli umani e con l’ambiente l’accumulo e la trasmissione del sapere; ha permesso lo sviluppo delle funzioni cognitive specie specifiche, che sono: • percezione intermodale; • controllo volontario; • mediazione; • categorizzazione; • memorizzazione; • ordine sequenziale; • automatismi. le categorie del pensiero sono i criteri, campi di organizzazione del pensiero; le concatenazioni, connessioni, messa in relazione, classi logiche a cui il pensiero ricorre per organizzarsi e poter attivare il processo di significazione; queste sono • tempo; • spazio; • quantità; • colore; • relazionalità.

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i processi cognitivi • si attivano in virtù delle funzioni (percezione intermodale, controllo volontario, mediazione, categorizzazione, memorizzazione, ordine sequenziale, automatismo); • operano attraverso meccanismi neuro-fisiologici (astrazione, attenzione, discriminazione, identificazione, immaginazione, percezione, rappresentazione, simbolizzazione); • si avvalgono di categorie del pensiero (tempo, spazio, quantità, colore, relazionalità); • realizzano fenomeni di pensiero (dislocazione, slittamento, trasferimento, riconoscimento, finzione, riduzione, evocazione, ripetizione, conservazione, differenziazione); • devono fare i conti con: circostanze e coincidenze. Dal punto di vista cognitivo, l’incorporazione è lo sviluppo di abilità della persona che si realizza con un trasferimento e connessione di funzioni cognitive diverse, con una resa immateriale delle condizioni materiali, delle regole dell’apprendimento, delle tecniche di produzione (materiale e immateriale). È su questa base che si è allora costituita la capacità simbolica, la simbolificazione, cioè il fare e sapere, o meglio, il saper fare ed il saper sapere.

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vygotskij

Il pensiero di Vygotskij18 è incentrato su due temi principali: lo sviluppo delle funzioni psichiche superiori nel bambino e l’influenza delle variabili culturali sui processi cognitivi. Le ricerche di Vygotskij hanno dimostrato che una buona cooperazione fornisce la base dello sviluppo individuale. I processi cognitivi si attivano quando il bambino sta interagendo con persone del suo ambiente e in cooperazione con i suoi compagni che lo inducono a riflettere ed autoregolare il proprio comportamento. Una volta che questi processi sono interiorizzati, diventano parte del risultato evolutivo autonomo del bambino. Vygotskij sottolinea l’importanza del gioco, soprattutto in età prescolastica; è il mezzo più efficiente per sviluppare il pensiero astratto. il clima positivo Gli studenti hanno bisogno di vivere ripetute e positive esperienze di successo che li vedano coinvolti in modo attivo e collaborativo. L’atteggiamento dell’insegnante è determinante nella formazione del clima della classe. Per costruire un clima positivo il suo atteggiamento dovrebbe essere democratico e sincero, deve essere un punto di riferimento, guida, persona disponibile all’ascolto e all’aiuto. I climi che l’insegnante può promuovere con il suo atteggiamento possono essere di tre tipi: • individualistico rinunciatario; • competitivo aggressivo; • democratico cooperativo. Ognuno di questi climi è presente nella scuola, ma occorre fare attenzione a quello prevalente. L’ideale sarebbe che si spendessero più energie possibili nel lavorare in ottica cooperativa, nella disponibilità all’aiuto e al dare gratuito. Ciò non toglie che ciascuno di noi abbia anche la possibilPedagogia

18. Lev Semënovic Vygotskij è stato uno psicologo sovietico, padre della scuola storico-culturale. Si iscrisse nel 1913 alla facoltà di giurisprudenza di Mosca, dove si laureò nel 1917. Si occupò principalmente di critica letteraria e Psicologia dell’arte, della storicità delle funzioni psichiche con una serie di analisi critiche sulle teorie fisiologiche e psicologiche del tempo (Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori) e di varie tematiche di psicologia, in particolare delle emozioni (Teoria delle emozioni). Fra le più importanti opere pubblicate dopo la sua morte: Pensiero e linguaggio (1934), il capolavoro di Vygotskij.

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ità di sperimentare situazioni in cui sia necessario agire individualmente e altre situazioni in cui si sia in competizione con altri. I problemi nascono e rischiano di diventare ingestibili, quando si sviluppa unicamente uno dei tre climi. apprendimento socializzato Ovvero l’apprendimento socializzato nell’area di sviluppo prossimale. Un apprendimento significativo viene generato dall’elaborazione attiva delle informazioni che giungono al soggetto, dalla comprensione, confronto, valutazione e interazione di più fonti informative. Il ragazzo dovrebbe affrontare questo momento supportato da da un gruppo al quale si sente di appartenere e sul quale può contare per essere aiutato a raggiungere obiettivi apprenditivi comuni.

zona di sviluppo attuale zona di sviluppo prossimale

zona di sviluppo potenziale

La zona di sviluppo prossimale definisce la distanza tra il livello di sviluppo effettivo e il livello di sviluppo potenziale, consente cioè di valutare la differenza tra ciò che il bambino è in grado di fare da solo e ciò che è in grado di fare con l’aiuto e il supporto di u individuo più competente. Il lavoro di gruppo permette di riflettere, insieme o da soli, sulle difficoltà incontrate, su cosa hanno fatto per superarle, quali aiuti sono stati decisivi e quali fuorvianti, per sviluppare la consapevolezza metacognitiva che permette loro di assimilare nuove abilità e conoscenze. L’acquisizione delle abilità sociali condiziona pesantemente il successo formativo: più i ragazzi riescono ad esprimere i propri pensieri in modo chiaro, a condividere risorse e spazi comuni, a gestire positivamente i conflitti, a incoraggiare gli altri, rispettare i turni nella comunicazione, a parlare a voce bassa e in modo pacato e più imparano e hanno successo a scuola. L’apprendimento cooperativo non esclude un insegnamento diretto, frontale da parte dell’insegnante,anzi è importante che prima di un lavoro cooperativo il docente mostri direttamente alla classe come utilizzare le strategie più adatte ad affrontare e risolvere i vari problemi.

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metacognizione La metacognizione è il livello superiore dell’intelligenza, che controlla e guida i vari processi cognitivi sottostanti e che si sviluppa e guadagna in efficienza attraverso l’interazione sociale. Questi meccanismi centrali di regolazione si sviluppano dall’esterno all’interno. Diventa fondamentale la relazione giocata dallo studente con gli adulti e con i pari. Il bambino diventa autonomo acquisendo progressivamente le varie funzioni metacognitive necessarie al proprio apprendimento. sviluppo delle competenze individuali La qualità della mediazione dei compagni nei gruppi di apprendimento ha un ruolo strategico nel permettere al soggetto di riflettere e appropriarsi delle conoscenze. Anche il ruolo della famiglia è determinante sia nell’acquisizione che nel mantenimento delle competenze metacognitive. I complimenti e i riconoscimenti però, non devono essere generici, ma basarsi su dati di fatto precisi, che tutti possono controllare.

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piaget

19. Jean Piaget nacque il 9 agosto 1896, a Neuchâtel, Svizzera. I suoi interessi comprendeva la meccanica, le conchiglie di mare, gli uccelli e i fossili. Piaget completò i suoi studi formali in scienze naturali e prese la laurea con una tesi sui molluschi all’Università di Neuchâtel, nel 1918 all’età di 21 anni. Piaget incontrò Théodore Simon, un pioniere nello sviluppo dei test di intelligenza. Simon, che aveva a disposizione il laboratorio di Alfred Binet in una scuola di Parigi, suggerì a Piaget di standardizzare i test di ragionamento di Binet sui bambini di Parigi. Ne vennero fuori Il linguaggio e il pensiero del fanciullo (1923), La rappresentazione del mondo nel fanciullo (1926), La causalità fisica nel bambino (1927), Il giudizio morale nel fanciullo (1932).

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Jean Piaget19 è stato un importante studioso svizzero. Il campo dei suoi interessi culturali, nutrito di solide conoscenze interdisciplinari di psicologia, biologia, logica , linguistica, matematica, lo portò a formulare una originale posizione teorica conosciuta con il nome di epistemologia genetica. Attraverso questa particolare prospettiva di ricerca Jean Piaget si propose di affrontare il problema della natura e dei fondamenti della conoscenza sia nei suoi aspetti generali che scientifici. Epistemologia genetica quindi come teoria della conoscenza che spiega la conoscenza stessa rinvenendo i meccanismi di sviluppo, soprattutto psicologici, del pensiero e dell’intelligenza. l’intelligenza Secondo Piaget il comportamento intelligente può essere definito come una forma di adattamento dell’organismo all’ambiente fisico o sociale, laddove per adattamento si intende uno stato di equilibrio dove, da un lato, l’organismo e’ in grado di modificare l’ambiente a proprio vantaggio, dall’altro e’ anche in grado di reagire a modificazioni che intervengono nell’ambiente stesso. Non esiste una sola forma di intelligenza ma fasi diverse di sviluppo cognitivo una propedeutica all’altra. apprendimento socializzato Per assimilazione va inteso quel processo per cui ogni nuovo dato di esperienza viene incorporato in schemi già esistenti (schemi di azione, percettivo-motori, schemi di spiegazione e previsione) senza tuttavia che, in seguito a tale incorporazione, abbia luogo alcuna modificazione di tali schemi. Il termine accomodamento, invece, indica un processo complementare al primo. I nuovi dati di esperienza che vengono incorporati in schemi già posseduti, modificano gli schemi adattandoli ai nuovi e inattesi aspetti che Pandora Beta - Progettazione grafica per l’editoria scolastica


la realtà’ dimostra di possedere. L’adattamento intelligente si ha quando fra i due processi dell’assimilazione e dell’accomodamento vi è equilibrio, quando cioè l’uno è accompagnato dall’altro. gli stadi Piaget afferma che lo sviluppo cognitivo passa attraverso una serie di stadi. Si può pensare agli stadi come a una classificazione, tassonomia, di tipi di adattamento. Uno stadio e’ una totalità strutturata in stato di equilibrio, deriva dallo stadio precedente, lo incorpora e lo trasforma. Gli stadi seguono una sequenza invariante e sono universali inoltre ciascuno di essi ha in sè uno sviluppo interno. Periodo sensomotorio (dalla nascita a 2 anni circa), suddivisa in sei tappe. Esiste, secondo Piaget, una forma di intelligenza che è anteriore al linguaggio. Questa intelligenza si qualifica per la sua natura pratica: si esplica in un insieme di azioni che il bambino compie sugli oggetti e nell’ambiente e per l’assenza della funzione simbolica (ossia per la incapacità, de parte del bambino, di raffigurarsi mentalmente la realtà percepita). Periodo preoperatorio (da 2 a 7 anni circa) È il passaggio ad un tipo di intelligenza “rappresentativa”. La rappresentazione mentale diventa l’elemento cardine. Il bambino sviluppa l’abilità di servirsi di un oggetto o di un evento al posto di un altro. Nei termini della linguistica ciò indica la capacità di evocare un significato (un oggetto, un’idea, un concetto, un avvenimento ecc.) mediante un significante, vale a dire mediante un gesto, una parola, una immagine mentale, un rappresentazione grafica e così via. • imitazione differita • gioco simbolico; • disegno o immagine grafica; • l’immagine mentale; • linguaggio; Periodo delle operazioni concrete (da 7 a 11 anni circa) Sono quelle che vertono su oggetti manipolabili in opposizione alle operazioni vertenti su ipotesi o enunciati semplicemente verbali. A tal riguardo si può fare riferimento all’esperimento dell’acqua. Dati due contenitori identici e contenenti la stessa quantità di acqua uno dei due è travasato in un altro recipiente. Il bambino è in grado di riconoscere che il contenuto non è cambiato. Pedagogia

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Periodo delle operazioni formali (da 11 a 15 anni circa) Sono caratterizzate dalla comparsa della logica proposizionale cioè dalla capacità di ragionare prescindendo da oggetti che siano presenti o immediatamente rappresentabili. Il pensiero del bambino diviene simile a quello di un scienziato. Dato un determinato evento egli è in grado di analizzarlo, scomporlo nelle sue relazioni, ipotizzando i possibili accadimenti, sviluppi, conseguenze che andranno successivamente poi verificati nella realtà.

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Kurt Lewin20 (1890-1947), inizialmente appartenente alla scuola della Gestalt prima di fuggire negli U.S.A., rielabora e amplia alcune intuizioni del movimento tedesco, fino a divenire tanto importante nel campo della fenomenologia da esserne ritenuto il padre. visione dell’uomo L’uomo è all’interno di un mondo esterno reale di cui ha coscienza, ma l’unica evidenza rigorosa è la coscienza del singolo a cui appaiono il mondo e gli altri uomini, unica realtà originaria grazie alla quale si costruisce il mondo. L’ uomo interpreta e dà un senso a ciò che accade a prescindere dalle intenzionalità dell’altro, ma certamente è assoggettato ai propri riferimenti culturali, ai propri vissuti. L’ambiente diventa fondamentale perché “parla”, invia messaggi, suggerisce chiavi di lettura che vengono interpretate e decodificate secondo un proprio senso “personale”. l’apprendimento L’apprendimento è funzione del conflitto: si percepisce la propria inadeguatezza, e questo spinge alla ricerca di un campo percettivamente più ricco, realizzando un mutamento della struttura cognitiva. Quanto più il soggetto sarà capace di distanziarsi psicologicamente dal problema, di guardarlo nella sua totalità e complessità, tanto più sarà in grado di realizzare le condizioni per un reale cambiamento delle sue strutture cognitive. La capacità individuale di affrontare i diversi compiti che l’ambiente richiede è detta capacità di locomozione. L’educazione ha il compito di potenziare l’articolazione del campo (tanti interessi) e di sviluppare la locomozione tra le varie aree, rendendo l’individuo capace di risolvere problemi di ordine cognitivo, Pedagogia

20. Kurt Zadek Lewin è stato uno psicologo tedesco, pioniere della psicologia sociale. Fu tra i sostenitori della psicologia della Gestalt, da cui recepì l'idea che la nostra esperienza non è costituita da un insieme di elementi puntiformi che si associano, ma da percezioni strutturate di oggetti e/o reti di relazioni, e che solo in questo campo di relazioni trovano il loro significato. Lewin è ricordato anche per i concetti espressi nella teoria del campo, generalmente sintetizzata con la formula: C = f (P, A) in cui si mette in risalto che il comportamento (C) di un individuo è una funzione regolata da fattori interdipendenti costituiti dalla sua personalità (P) e dall'ambiente (A) che lo circonda.

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Democratico • l’adulto è un membro del gruppo; • decisione in comune di attività; • distribuzione dei compiti; • discussione di obiettivi; • ascolto delle proposte; • valutazioni in corso d’opera. Si ottengono relazioni cooperative. Le attività proseguono anche in assenza dell’adulto (motivazione intrinseca).

compiti sociali nell’entrare in contatto con altri individui, compiti professionali per affrontare un nuovo lavoro. Ma come si fa a percepire la propria inadeguatezza, se si vive in una socialità normalizzata, fatta di uguali? il maestro Poiché l’individuo dà un senso proprio alla realtà, differente dal nostro, occorre avvicinarsi al suo senso: l’altro ci parla con il corpo e con i comportamenti, ci permette nuovi orizzonti di senso e nuove possibilità di comprensione. Per accogliere l’altro bisogna fare il vuoto in sé. Non possiamo osservare e descrivere verità assolute perchè la realtà è apparenza soggettiva: per comprenderla occorre entrare in comunicazione con il proprio e l’altrui vissuto.

Laissez-faire l’adulto non fa parte del gruppo • informa solo su richiesta; • evita suggerimenti e sostegno in caso di difficoltà. Si ottengono comportamenti disorganizzati e inefficienti. Diminuzione delle tendenze costruttive, regressione.

Autoritario l’adulto non fa parte del gruppo • decide quali attività svolgere; • chi deve lavorare con chi; • assegna premi/punizioni senza spiegare i criteri; • resta a distanza. Si ottengono: forte aggressività (competizione per ottenere attenzioni e ricompense da un capo non amato); forte apatia (disinteresse per l’attività, per i compagni)

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sistemi di rappresentazione

Rappresentazione Esecutiva 1 anno di vita: realtà codificata attraverso l’azione • precoci forme di problem solving; • intenzionalità: azione governata da programmi motori, rappresentazione dello scopo e degli atti da compiere per raggiungerlo.

L’intelligenza è un insieme di procedure e strategie per risolvere i problemi. Gli strumenti dell’intelligenza sono i sistemi di codifica ovvero i modi di trattare l’informazione. I sistemi di codifica sono frutto dell’esperienza e si sviluppano: • da poche a molte informazioni insieme; • da contenuti concreti a contenuti astratti Lo sviluppo dell’individuo è concepito in termini di passaggio da sistemi poveri a sistemi potenti di elaborazione delle informazioni, attraverso tre forme di rappresentazione. Dalla nascita all’adolescenza l’individuo passa attraverso le tre forme di rappresentazione, che si diversificano per il mezzo con cui vengono costruite. La rappresentazione non è semplice conservazione degli eventi in memoria, ma riguarda i processi di codifica delle informazioni e delle regolarità esperienziali con cui esse si immagazzinano in memoria e possono essere recuperate. Non esiste una relazione gerarchica fra le tre forme di pensiero, ma sono compresenti nei diversi momenti di vita del bambino. I tre sistemi di rappresentazione della conoscenza sono legati e interdipendenti: le capacità a livello simbolico presuppongono quelle a livello attivo e iconico. Il compito dei docenti non è tanto di esporre, presentare, descrivere i concetti, quanto di creare le situazioni che possano consentire agli alunni di costruirli. Nel passato, si riteneva addirittura che le conoscenze venissero trasmesse dal docente all’alunno, nel senso che andassero ad imprimersi nella mente dell’alunno. In tal senso, si utilizzavano le espressioni “trasmettere”21, “inculcare”22, “imprimere nella mente”23.

Pedagogia

Iconica Fino ai 6-7 anni: realtà codificata attraverso le immagini visive, uditive, olfattive o tattili • Selezione di alcuni tratti che vengono organizzati in una rappresentazione mentale; • L’immagine permette di evocare mentalmente una realtà non presente ed utilizzarla per i propri scopi.

Simbolica Codifica la realtà attraverso simboli e segni convenzionali. Vi è un rapporto di mediazione costituito dal significato dei simboli. Si sviluppano modi più evoluti di trattare l’informazione: categorie concettuali; aspettative; inferenze formali.

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21. La funzione docente è intesa come esplicazione essenziale dell’attività di trasmissione della cultura, di contributo alla elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro personalità (Art. 395, T.U. 297/1994). 22. Imprimere nella mente o nell’animo di qualcuno con assiduiammaestramenti (dizionario garzanti) 23. Il maestro si astenga dal dare dimostrazioni che in quella tenera età non sarebbero intese. Si limiti ad imprimer bene nelle menti degli scolari le definizioni e le regole (LOMBARDI F.M., I Programmi per la scuola elementare dal 1850 al 1985, La Scuola, Brescia, 1987, pp. 49-50)

Oggi questa concezione viene ritenuta superata e si è consapevoli che l’acquisizione delle conoscenze è un processo che richiede l’attività del soggetto. Non si può concepire l’alunno come passivo destinatario dell’azione didattica del docente, ma si deve pensare ad un alunno attivo, protagonista della propria istruzione (attività di acquisizione delle conoscenze) e della propria formazione (attività di acquisizione di capacità e di atteggiamenti). Il compito dei docenti non è più tanto quello di fare lezione, quanto di creare situazioni che consentano agli alunni di operare a livello fisico e psichico. Occorre creare situazioni di apprendimento, contesti formativi, percorsi apprenditivi, itinerari di apprendimento. Innanzitutto, il docente deve muovere dalle conoscenze e dalle competenze già possedute, conoscere i livelli di sviluppo dei singoli alunni, al fine di individuare se le attività vanno proposte a livello operatorio concreto, a livello iconico oppure a livello simbolico. Dopodiché, il docente ipotizza un itinerario di apprendimento, un’attività che dovrebbe portare gli alunni alla • scoperta • costruzione •invenzione dei concetti. Bisogna partire dalle esperienze concrete utilizzando materiali comuni e strutturati, tenendo presente che le esperienze concrete ed iconiche costituiscono la base dei processi di astrazione e di simbolizzazione, ai quali necessariamente, anche se con opportuna gradualità, occorre pervenire.

Lo schema in basso rappresenta i passaggi fra azione e rappresentazione mentale.

Quindi il problema dei “segni”, dei materiali didattici, delle tecnologie educative che gli alunni debbono utilizzare è un problema essenziale, fondamentale, decisivo, ai fini dell’efficacia degli itinerari di apprendimento. traduzione simbolica

rappresentazione con materiale non figurativo

traduzione grafica

comportamento narrativo azione accompagnata dal linguaggio

con ripetizione

azione effettuata materialmente

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rappresentazione virtuale Oggi esiste una rappresentazione che si pone tra la rappresentazione concreta e la rappresentazione iconica: la rappresentazione virtuale. Il PC consente di creare oggetti virtuali, anche tridimensionali, che possono essere manipolati come gli oggetti reali, ma che sono flessibili come le immagini, e come tali possono essere adattati alle specifiche esigenze personali dei singoli alunni. Nel delineare gli itinerari di apprendimento, occorre prevedere anche se gli alunni procedono individualmente o in gruppo. Oggi si ritiene che il lavoro di gruppo offra enormi vantaggi sia sul piano cognitivo che sul piano emotivo-affettivo, sociale, morale ecc., per cui si ritiene che vada privilegiato. Occorre privilegiare gli itinerari di apprendimento di gruppo anzichÊ quelli individuali, anche se non possono essere trascurate le situazione in cui è opportuno, anzi necessario, fare ricorso a questi ultimi.

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esperimento

Social roles and strategies in prediction: Some determinants of the use of base-rate information. Zukier, Henri; Pepitone, Albert Journal of Personality and Social Psychology, Vol 47(2), Aug 1984, 349-360. 100

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0 L’esperimento di Henry Zukier e Albert Pepitone (1984) sulle strategie inferenziali di senso comune. Ai soggetti coinvolti nell’esperimento viene letta questa descrizione di una persona. Ai soggetti in studio viene poi detto che la descrizione di Steve è stata scelta a caso da un insieme di 100 ritratti: • 70 di rappresentanti di commercio; • 30 di bibliotecari. Da ultimo si chiede ad ognuno qual è il lavoro di Steve. 114

Steve è un tipo molto riservato e appartato, invariabilmente gentile, ma poco interessato agli altri e al mondo che lo circonda. Mite e ordinato, ha bisogno di una vita tranquilla e regolata. Ha una vera passione per i dettagli. chi è steve? Un rappresentante di commercio = Pensiero Paradigmatico considerazione delle probabilità di base, uso della statistica. Il pensiero paradigmatico si occupa delle cause di ordine generale (trascende il particolare) e si serve di procedure atte ad assicurare la verificabilità referenziale e saggiare la verità empirica. • formula significati che vuole standardizzati; • uso di termini con rapporto referenziale stabile; • predicazione (di cui si può stabilire il valore di verità) “Tutti i cigni sono bianchi”; • verità (corrispondenza). Un bibliotecario = Pensiero Narrativo presuppone osservazione. Il pensiero narrativo è un dispositivo cognitivo che permette di ricostruire un’esperienza, un fatto, mettendo in relazione avvenimenti, cause e possibili conseguenze attraverso una prospettiva interpretativa da cui nascono nuove chiavi di lettura. • innesca rappresentazionideliberatamente aperte • uso di dispositivi linguisticidiretti ad alterare la distanza referenziale (allusione, metafora) • giustapposizione (di cui non si può stabilire il valore di verità) “Un cigno nero! Fantastico!” • verosimiglianza (coerenza) Pandora Beta - Progettazione grafica per l’editoria scolastica


pensiero narrativo

Dispositivo cognitivo che permette di ricostruire un’esperienza, un fatto, mettendo in relazione avvenimenti, cause e possibili conseguenze attraverso una prospettiva interpretativa da cui nascono nuove chiavi di lettura.

Due tipi di pensiero, in La mente a più dimensioni, Bruner J., Roma-Bari, Laterza, 2003, pp. 15-55.

Jerome Seymour Bruner è uno psicologo statunitense che ha contribuito allo sviluppo della psicologia cognitiva e la psicologia culturale nel campo della psicologia dell’educazione. Nei suoi due libri Realtà mentale e Mondi possibili e Atti di significato propone una risoluzione al problema teorico del funzionamento della mente umana. Ci sono due modi differenti di conoscere, vale a dire, due modalità di funzionamento cognitivo, e ciascuno di essi ci permette possibilità caratteristiche di costruire la realtà. Queste due modalità di pensiero non si possono ridurre una all’altra, senza il rischio evidente di perdita di ricchezza che investe la diversità del pensiero. Ma questi due modi di conoscere sono autonomi, tanto nel loro principio di funzionamento quanto nei criteri di verifica della conoscenza che raggiungono. Il pensiero paradigmatico è di tipo logico-scientifico (come un computer), un sistema matematico, ed era considerato fino a poco meno di 20 anni fa l’unico pensiero possibile. Il pensiero narrativo consiste nel raccontarsi l’un l’altro e a se stessi: nel narrare costruiamo un significato con il quale le nostre esperienze acquistano significato. Attraverso il pensiero narrativo l’azione non viene “cristallizzata” né delimitata: la prospettiva personale arricchisce l’azione o l’esperienza di significati, regalando di persona in persona e di volta in volta nuove chiavi di lettura. Il pensiero paradigmatico tende ad essere astratto poichè dà attenzione agli aspetti concettuali più universali e generali. Nel pensiero narrativo l’astrazione sorge dall’interesse per il particolare. Pedagogia

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Come osserva Bruner “si occupa delle intenzioni e delle azioni umane e delle vicissitudini e delle conseguenze che segnano il suo trascorso”. Per Joyce “le particolarità della narrazione sono manifestazioni dell’ordinario”. La narrazione è un procedimento opposto al pensiero paradigmatico, perché la storia nasce dal particolare, dall’elemento di sorpresa, dall’inaspettato. L’astrazione del pensiero narrativo sorge dalle immagini. Il pensiero narrativo è un pensiero di immagini che non segue una logica lineare, in quanto è analogico, funziona per analogia, per somiglianze. Le immagini si fondono le une con le altre e si pongono in sequenza per somiglianza di contenuto, per similitudine di tonalità emotiva. perché la narrazione? Attraverso la narrazione infatti si innescano processi di • comprensione; • elaborazione; • interpretazione; • rievocazione di fatti, esperienze, azioni che consentono di: — collocarli nello spazio/tempo; — raccontarli agli altri; — spiegarli; — dar loro significato; — progettare azioni e comportamenti adeguati. Quandofondamentaledell’ascolto, che implica un rapporto, una relazione di attenzione verso l’altro, molto importante dal punto di vista pedagogico. Quando poi la narrazione viene condivisa troviamo la dimensione fondamentale dell’ascolto, che implica una relazione di attenzione verso l’altro, molto importante dal punto di vista pedagogico.

24. L’atto della lettura. Una teoria della risposta estetica, Wolfgang Iser, Bologna, Il Mulino, 1987 (trad. it. di: Der Akt des Lesens. Theorie ästhetischer Wirkung, München, Wilhelm Fink, 1976)

requisiti della narrazione Secondo Wolfgang Iser24, teorico e studioso di letteratura, per sollecitare nel lettore la creazione del proprio teso virtuale la narrazione deve avere tre caratteristiche essenziali: • presenza di spunti alla presupposizione, alla creazione di significati impliciti, anziché espliciti; • soggettivizzazione: rappresentazione della realtà attraverso il filtro di coscienza dei personaggi; • presenza di una pluralità di prospettive.

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l’intelligenza emotiva

Quello dell’intelligenza emotiva è un concetto sviluppato dallo psicologo Daniel Goleman1 nel suo libro25 L’intelligenza emotiva, diventato un best seller nella categoria. Goleman ha affermato che non solo occorre impegnarsi a collegare l’intelligenza alle emozioni, ma occorre cominciare a considerare le emozioni stesse come intelligenti, capaci di registrare informazioni di grande importanza, informazioni di cui è indispensabile tener conto, che è indispensabile registrare ed elaborare. Prima di autori come Goleman, la psicologia scientifica concentrava i suoi studi su un tipo d’intelligenza limitata, quella rappresentata dal quoziente d’intelligenza tradizionale (Q.I.). Questo tipo di intelligenza si limitava a classificare gli individui in modo statico. L’intelligenza emotiva al contrario dell’intelligenza misurata con il Q.I. si può apprendere, perfezionare ed insegnare ed inoltre apre una prospettiva dinamica, con possibilità di trasformazioni e riflessioni.

25. Daniel Goleman è uno psicologo cognitivista è professore di psicologia all’università di Harvard, scrittore ed autore di numerosi libri.

le emozioni Le emozioni ci guidano in situazioni troppo complesse perché possano essere affrontate solo dall’intelletto. Va considerato che la società si evolve velocemente mentre l’evoluzione del nostro repertorio emozionale avviene mediante un processo lento. Le emozioni sono impulsi ad agire, l’etimologia stessa della parola ce lo dimostra: emozione = dal verbo latino moveo “muovere” + il prefisso e- “movimento da”.

Pedagogia

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Le reazioni biologiche legate alle emozioni (collera, paura, felicità, tristezza eccetera) influenzate e modificate dall’esperienza personale e dalla cultura. L’uomo a tutti gli effetti possiede due modalità di conoscenza che interagiscono per costruire la sua vita mentale: • mente razionale, la modalità di comprensione della quale siamo solitamente coscienti; • mente emozionale, impulsiva e potente, ma a volte illogica. Queste due menti sonostrutture semi-indipendenti e coordinate.

26. Ippocampo L. Brent Vaughan Hill’s Practical Reference Library Volume II (NewYork: Dixon, Hanson and Company, 1906) Il riferimeno è alogico e illogico, tipico di una mente emozionale.

27. Howard Gardner è uno psicologo statunitense. rofessore presso la Harvard University nel Massachusetts, ha acquisito celebrità nella comunità scientifica grazie alla sua notissima teoria sulle intelligenze multiple.

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biologicamente Nel momento in cui avvengono le esplosioni emozionali un centro del sistema limbico, l’amigdala, “sequestra” il resto del cervello imponendo il suo bisogno. Altrettanto importante è l’ippocampo26 il quale svolge la funzione di garantire un ricordo dettagliato del contesto. Ma mentre esso mantiene un ricordo “ordinario”, l’amigdala ne ricorda la valenza emozionale. Altre aree del cervello si adoperano per produrre una risposta correttiva. I lobi prefrontali, un importante circuito diretto alla neocorteccia, lavorano per smorzare gli impulsi dell’amigdala. In particolare questa funzione è svolta dal lobo prefrontale sinistro. La risposta neocorticale è più lenta rispetto al “sequestro emozionale” perché esige il passaggio dell’input attraverso un maggior numero di circuiti, ma essa è più giudiziosa e ponderata. Damasio infine ha dimostrato come le emozioni hanno un ruolo importante ai fini della razionalità, poiché il nostro modo di comportarci nella vita è determinato da entrambe. Se non ci fossero reazioni emotive che influenzano la nostra razionalità tutto assumerebbe i toni di una grigia neutralità e la stessa sopravvivenza, come abbiamo visto, sarebbe messa a rischio. intelligenze L’intelligenza accademica non riesce a spiegare quale sarà il destino e il successo di un individuo nella vita. L’intelligenza emotiva è una meta-abilità. Come sostenuto da Gardner27, l’intelligenza è multipla e poliedrica. Gardner (Formae mentis, 1983) ha effettuato un’indagine che enfatizzava gli elementi cognitivi delle intelligenze. Nella vita quotidiana l’intelligenza più importante è quella interpersonale. Con la “rivoluzione cognitiva” della fine degli anni Sessanta, la psicologia si è interessata allo studio del processo complesso di elaborazione della mente.

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La mente stessa viene paragonata al modello operativo del computer, mediante metodo comparativo. Ma le emozioni restano ancora in secondo piano. Uno psicologo di Yale, Peter Salovey28, ha dato una sua definizione di intelligenza emotiva, sulla base delle intelligenze personali di Gardner: • Conoscenza delle proprie emozioni: autoconsapevolezza; • Controllo delle emozioni; • Motivazione di se stessi: capacità di dominare le emozioni; • Riconoscimento delle emozioni altrui: empatia; • Gestione delle relazioni.

28. Peter Salovey è professore di psicologia presso l’Universitàò di Yale., autore o editore di una trentina di testi autorevoli incentrati sull’emozione e sui comportamenti che portano al benessere psicofisico.

Il Qi e l’intelligenza emotiva sono competenze separate. Jack Block, psicologo di Berkeley, ha confrontato due tipi teorici puri che rappresentano due estremi. Il tipo dotato di un elevato Qi, inetto nel regno personale e il tipo dotato di grande intelligenza emotiva, equilibrato e allegro. In realtà vi dovrebbe essere equilibrio fra questi due tratti puri, che nella persona si fondono. la memoria La memoria di lavoro ha sede nella corteccia prefrontale. I turbamenti emotivi interferiscono con la vita mentale dell’individuo. Resistere agli impulsi è forse la capacità psicologica più importante che un individuo possa avere. Dal punto di vista dell’intelligenza emotiva l’essere ottimisti e l’avere la capacità di sperare offrono possibilità in più e permettono di raggiungere obiettivi più ambiziosi. Alla base dell’ottimismo della speranza vi è il self-efficacy. Riuscire ad entrare nel flusso è la massima espressione dell’intelligenza emotiva. Gli scienziati cognitivi chiamano memoria di lavoro quella capacità di tenere a mente tutte le informazioni rilevanti per portare a termine ciò a cui ci stiamo dedicando. Quando un individuo ha turbamenti emotivi forti, essi influenzano la vita mentale, abbassando la soglia di concentrazione o facendo diminuire l’attenzione. Turbamenti come l’ansia è stato dimostrato insidiano l’intelletto. L’ipomania, cioè uno stato di buon umore e la speranza sono una marcia in più perché consentono di aumentare la flessibilità di pensiero e consentono di raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi. Come dimostra uno studio di Martin Seligman, psicologo della Pennsylvania University, l’ottimismo è quell’atteggiamento che impedisce all’individuo di affondare nell’apatia o nella depressione di fronte a situazioni difficili. Sia la speranza che l’ottimismo sono molto importanti anche nel successo scolastico. Alla base di essi vi è ciò che gli psicologi chiamano self-efficacy, ossia la convinzione di esercitare un controllo sugli eventi della propria vita. Ci può esPedagogia

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Tronco cerebrale

è la parte più primitiva del cervello. Regola le funzioni vegetative fondamentali (respiro, metabolismo), controlla le reazioni e i movimenti stereotipati. Circonda l’estremità cefalica del midollo spinale.

Centri emozionali

derivano proprio dal tronco cerebrale

Neocorteccia

aree del cervello pensante che si sono evolute. La neocorteccia è sede del pensiero e portatrice di enormi vantaggi nell’ambito della sopravvivenza umana. Ha la capacità di ideare programmi a lungo termine ed elaborare strategie mentali, quando ci spostiamo nella scala filogenetica la massa della neocorteccia aumenta

Lobo olfattivo

Le radici più profonde della nostra vita emotiva affondano nel lobo olfattivo, chiamato anche sistema libico (dal latino limbus “anello”) perché delimita e circonda il tronco cerebrale

APPRENDIMENTO E MEMORIA

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sere comunque una base innata di propensione all’ottimismo o al pessimismo. Il flusso rappresenta il massimo livello di controllo sulle proprie emozioni, che vengono poste al servizio della prestazione e dell’apprendimento. Esso è una sensazione di gioia spontanea in cui l’individuo si disinteressa delle sue preoccupazioni. Ci sono vari modi per entrare nel flusso: • stato di profonda concentrazione; • impegno in un’attività nella quale si è abili e che richiede un leggero sforzo. Il flusso è uno stato privo di interferenze emotive in cui anche la prestazione più difficile sembra naturale.

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apprendimento in rete Grand Challenge per il TEL: Design Inspired Learning, Carlo Giovannella e Angela Spinelli ScuolaIaD, Università di Roma Tor Vergata

http://services.economia.unitn.it/didamatica2009/Atti/lavori/ giovannella.pdf

skeleton creek L'avvento e il rapido evolversi delle nuove tecnologie ha permesso lo sviluppo dell'attuale knowledge society e ci ha consentito di superare il valico che separava la modernità dalla post-modernità(...) Inevitabilmente e sempre più velocemente si sono prodotti nuovi stili di vita e di fruizione del sapere, come pure nuovi modelli economico-produttivi. I primi sono impersonificati dagli appartenenti alla n-gen [Prensky, 2001a; Prensky, 2001b] per i quali la produzione di contenuti è un'attività primaria, il vivere connessi in rete è naturale tanto quanto l'accesso random al sapere, e sono naturali il multitasking e il processamento parallelo dell'informazione, l'agire e il reagire a velocità da videogioco, l'impazienza e, per certi versi l'incapacità a concentrarsi, il ritorno ad una comunicazione per immagini (che non vuol dire possedere una cultura dell'immagine), l'ipersocialità e la capacità di mantenere in contemporanea un numero impressionante di relazioni. I secondi, i nuovi modelli economici e produttivi, hanno condotto al riconoscimento della duplice natura di tutte le attività che ruotano intorno alla conoscenza: da una parte alla produzione, gestione e diffusione della conoscenza è stata riconosciuto lo statuto di attività in grado di produrre valore, dall'altra l'essere attività strategiche per corrispondere alla sfida dell'innovazione. In questo contesto la conoscenza è al contempo merce e bene primario in grado di sfuggire alle leggi del mercato. Da una parte, infatti, la conoscenza è venduta e comprata senza che tutti ne possano godere; dall'altra, grazie alla complessità e robustezza reticolare dei canali digitali di distribuzione (quali internet), alla facilità di produzione e alla semplicità di riproduzione dei beni immateriali, scavalca i confini del diritto, diventa liquida, magmatica, "open", "in progress". Altrettanto fluida e "in progress" è la condizione del discente che Pedagogia

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nella modernità liquida [Bauman, 2000; Giovannella, 2005] deve imparare a camminare sulle sabbie mobili, smettere i panni del semilavorato grezzo da plasmare, e assumere quelli del maniscalco in grado di forgiare il proprio destino. Il nuovo status della conoscenza lo pone di fronte a una prospettiva di cui non si intravede il punto di fuga, che richiede un impegno durevole per tutto l'arco della vita. Apprendere ad apprendere è, dunque, essenziale nei processi educativi della società della conoscenza, e in questa accezione è inclusa una visione del processo educativo come capace di dispiegare le potenzialità individuali, in armonia con le richieste sociali e in corrispondenza con le esigenze del mondo del lavoro e con il mercato della conoscenza e del sapere. Imparare ad imparare include le capacità di autoeducarsi sollecitandocompetenze di natura critica (interrogative) e investigativa (di ricerca delle fonti e di verifica dell’attendibilità), e dunque capacità riflessive e metacognitive. Pensare alla formazione come ad uno strumento che solleciti una “epistemologia della vita” significa pensarla in termini di processo perché non punta solo all'acquisizione di saperi ma anche alla padronanza di abilità cognitive e metacognitive. Riflettere epistemologicamente sull'azione comporta una metodologia che, seppure non univoca, sia almeno un atto consapevole nel soggetto, al quale il soggetto stesso venga educato. La flessibilità, l'incertezza, la volubilità sono pre-supposti inalienabili all'attuale periodo storico, educare a riflettere in azione attraverso metodologie didattiche capaci di sostenere tali processi riflessivi pare una buona strategia di formazione capace di far fronte a situazioni impreviste e imprevedibili. Ecco allora che ci viene in aiuto l'immagine del professionista riflessivo, capace di gestire l'imprevedibilità delle situazioni perché usa la sua conoscenza mentre agisce e non prima, non ad un livello superiore ma inutile di pianificazione preventiva(...). liquidità dell’ambiente fisico e l’era organiga dell’interazione L’evoluzione tecnologica non è stata solo causa di un’accelerata transizione al modello post-industriale e della conseguente “liquefazione” della conoscenza. Al pari dell’immateriale anche l’ambiente fisico, seppur più lentamente, sta subendo una lenta ma inesorabile trasformazione [Giovannella, 2009]. Lo sviluppo delle infrastrutture e della comunicazione wirless, inoltre, sta rimodellando completamente l’approccio alle reti. Sempre di più gli individui, a cominciare dagli esponenti della n-gen, si stanno trasformando in terminali attivi delle reti con le quali sono in perenne connessione, indipendentemente dal luogo fisico occupato nel corso del loro peregrinare come nomadi (una condizione sempre più diffusa sia per l’allungamento dei tempi di trasferimen122

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to che per l’avvento di nuove modalità lavorative). L’interazione più naturale, a sua volta, porterà l’individuo a dare meno peso agli aspetti funzionali e vantaggio delle cosiddette “use qualities” — come ad esempio la “sociability”, la “enjoyability”, etc. — che concorrono a definire “the one’s personal experience” [Löwgren, 2006]. Gli ambienti saranno in grado di percepire lo stato dell’individuo e di coevolvere per rispondere alle esigenze personali di ciascuno. Si popoleranno di relazioni sociali sempre più semplici da istaurare e complesse da gestire: diverranno quello che possiamo definire dei “learning place” liquidi [Giovannella, 2007; Giovannella, 2005]. Ci troviamo alle soglie di una nuova era, che potremmo definire “era organica” [Giovannella, 2007; Giovannella, 2009], nella quale cambieranno lemodalità con cui le persone comunicheranno e apprenderanno e in cui realtà fisica e immateriale costituiranno un continuum interconesso all’interno del quale ciascuno dovrà imparare a muoversi. individuo e ambiente Si deve, infatti, a Piaget la costante sottolineatura della centralità del rapporto individuo-ambiente come unica possibilità di sviluppo del bambino, ciò che mette in relazione l’organismo individuale con l’ambiente è l’esperienza. Senza tale necessaria interazione anche le basi biologiche deputate allo sviluppo sono deprivate della possibilità di apprendimento. Nonostante l’accettazione di una realtà esterna Piaget non ricerca il fondamento della conoscenza, ma indaga sui modi con la quale questa è costruita dal soggetto in relazione con l’esterno; la sua è un’epistemologia derivata che ha come centro d’attenzione le dinamiche epistemologiche del soggetto e non l’ontologia del reale; il soggetto piagetiano è un soggetto epistemico in interazione con il reale. L’esperienza costruisce la conoscenza (non ancora la realtà, come nel caso delle successive teorie radicali del costruttivismo) e, contemporaneamente, costruisce il corpo, perché ne modella le connessioni neurali. Anche le ricerche sulla biologia della cognizione di Maturana e Varela, pur partendo da un’altra prospettiva ancora più vicina alle posizioni cibernetiche e della teoria dei sistemi, confermano l’ipotesi di una embodied cognition, cioè di una conoscenza che non si considera più come il frutto delle classiche distinzioni mente/corpo e individuo/ambiente. Per questi Autori il sistema nervoso “inventa” il comportamento nel senso che lo determina, ma l’ambiente, a sua volta, può modificarlo data la plasticità del sistema stesso [Maturana & Varela, 1984]. La conoscenza, pertanto, non può essere specchio della realtà perché la mente/cervello è incarnata in un corpo che possiede “determinazioni a-priori”, cioè caratteristiche che ne definiscono le interazioni con l’ambiente nella prospettiva autopoietica di mantenimento dell’equilibrio Pedagogia

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[Maturana & Varela, 1980]. Le interazioni fra sistemi autopoietici costituiscono i sistemi sociali perché, sebbene i sistemi autopoietici siano sistemi chiusi, hanno relazioni con l’ambiente che gestiscono attraverso la cognizione, strumento della conservazione dell’organizzazione. Appare evidente che gli studi di psicologia, confortati dalle teorie della biologia, hanno una ricaduta importante dal punto di vista pratico: se la realtà non la si conosce oggettivamente, ma mediata da condizioni psico-fisiche di natura filogenetica, è inutile pensare di trasmettere un sapere secondo la visione classica della comunicazione (emittente – messaggio – destinatario) che non tiene conto della unità strutturalmente determinata che è il soggetto che apprende. Da un punto di vista didattico e pedagogico, che è quello che ci interessa, le ricadute sono sostanziali perché influiscono sul modo di considerare l’apprendimento, sui metodi di praticare l’insegnamento e sull’idea complessiva del ruolo della comunicazione all’interno dell’attività educativa, ormai inevitabilmente più vicina ad una visione ermeneutica ed interpretativa che non ad un’ipotesi ingegneristica di trasmissione o passaggio di informazioni. È Vygotskij a mettere in evidenza come l’esperienza e dunque la conoscenza e il pensiero non possano che derivare da un’interazione tra le condizioni sociali e il substrato biologico del comportamento considerando la relazione, pure esistente, tra soggetto e ambiente come mediata dalla cultura e dai sistemi simbolici, localmente e storicamente determinati. L’apprendimento in genere «presuppone una natura sociale specifica e un processo attraverso il quale i bambini si inseriscono gradualmente nella vita intellettuale di coloro che li circondano» [Vygotskij, 1926], condividendo e progressivamente negoziando significati e strumenti, come a confermare l’ipotesi della sociologia della tecnica che per l’uomo non vi è nulla di più naturale del suo essere artificiale, cioè culturalmente determinato. L’apprendimento passa attraverso la socializzazione e l’acquisizione culturale di significati che il soggetto rielabora autonomamente alla luce della propria individualità. L’attività cognitiva ha un carattere sociale mediato culturalmente, l’apprendimento informale (extrascolastico) è il risultato di una interazione sociale situata, mentre il livello “meta” dell’apprendimento, la consapevolezza del come, è una capacità riflessiva di natura ancora superiore al “semplice” apprendimento formale (scolastico). Dewey pacifica le caratteristiche oggettive e soggettive dell’individuo e dell’ambiente puntando l’attenzione sul concetto di “esperienza” intesa come il nodo in cui azione e conoscenza si allacciano; è da questo giudizio che discende il suo attivismo 124

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pedagogico, che sollecita il ruolo attivo del discente, impegnato a fare e pensare contemporaneamente. Così come per la storia, anche i fatti non esistono senza le loro interpretazioni, in una visione quasi ermeneutica della ricostruzione, così l’individuo, sebbene preesistente alla società, non esiste se non immerso in essa; i soggetti sono inevitabilmente condizionati da un ambiente naturale e socio-culturale ed è solo all’interno di questa limitazione che è possibile la conoscenza, l’educazione, la condivisione valoriale, l’esercizio della libertà. Specificatamente, la conoscenza, è una strategia di adattamento attivo ad un contesto dato alla cui base si colloca l’esperienza, atto nel quale individuo e società si influenzano vicendevolmente. Pertanto la conoscenza è un processo attivo e complesso, costituito da attori diversi (soggetto, ambiente naturale, determinazioni culturali) che l’Autore considera parimenti importanti [Dewey, 1916]. il “grand challenge”: design based learning Le tecnologie hanno generato e stanno generando profondi cambiamenti (...). Di fronte a tali cambiamenti viene spontaneo chiedersi se la pedagogia debba fare un passo indietro e lasciare che gli individui trovino il modo di adattarsi ai nuovi scenari e, per selezione naturale, imparare nuovi schemi di sopravvivenza, o se invece, come noi crediamo non possa proporre una nuova alleanza alle tecnologie al fine di operare una ricerca congiunta di nuove modalità di apprendimento in grado di rivitalizzare il valore dell’esperienza e di consentire all’individuo di acquisire quelle capacità meta-cognitive e metaprogettuali di cui non può più far a meno, pena l’andare alla deriva come i resti di una nave dopo il naufragio. Da una parte la pedagogia dovrà operare per individuare nuovi modelli, processi e metodologie e nel far questo dovrà avvicinarsi alle tecnologie, per comprenderne le potenzialità e mettere criticamente in discussione l’asettico sviluppo di strumenti che nella maggior parte dei casi non sono in grado di assistere l’individuo nel soddisfacimento dei suoi bisogni formativi. Dall’altra parte le tecnologie dovranno stimolare la pedagogia a riflettere sulle loro potenzialità e nel far questo, con umiltà, dovranno scendere sul terreno di una macchina che non può che essere al servizio della centralità dell’uomo. È dunque possibile individuare un framework unitario all’interno del quale operare? L’ipotesi che avanziamo in questo articolo è che questo framework esista e che possa identificarsi con il Design Inspires Learning (DIL) ovvero con un framework in cui il design, la progettualità, diventino uno stile di vita, uno stile di apprendimento. E che questo a sua volta possa consentire lo sviluppo di “Liquid Learning Places”. (Il DIL si differenzia dal Design Based Learning perché Pedagogia

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quest’ultimo usa il design solo come fonte ispiratrice per la messa in atto di un processo di instructional design iterattivo) [Edelson, 2002; Peer Group, 2006; DBRC, 2009]. Se, come riteniamo, l’azione progettuale sostenuta dal pensiero riflessivo è un’attività di design, ciascun individuo — nella specificità del proprio contesto dovrebbe tendere: • alla flessibilità tipica del “contextual design”, in grado di tener conto della mutevolezza e della specificità del “qui e ora”; • al sostegno della riflessività ciclica durante l’azione, che è attività di metadesign e meta-cognizione; • alla messa in atto di strategie centrate sull’interazione coevolutiva tra individuo, in quanto persona e ambiente, in quanto luogospazio temporale nel quale operare collettivamente per generare stratificazione culturale; in altri termini un “person in place centred design”.

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4. interfaccia e design

Un’interfaccia è il punto di incontro tra due entità qualitativamente differenti, è l’interferenza per antonomasia e quindi costituisce la sfida più interessante per la progettazione.



Interfaccia: cos’è

Programmi che danno una forma all’interazione fra l’utente e il computer. L’interfaccia funziona come una sorta di traduttore, capace di mediare fra le due parti, e di farle comunicare. Nel senso più generale del termine, qualunque strumento che ci aiuti a interagire col mondo intorno a noi in modi il più possibile ‘adatti’ alla nostra conformazione fisica e sensoriale, alle nostre abitudini di comportamento, alle nostre convenzioni culturali e sociali – svolgendo dunque una funzione di mediazione fra noi e il mondo – può essere considerato una interfaccia29. Interfaccia intesa come strumento di relazione, può essere anche il cucchiaio o la forchetta, come scrive Roncaglia. Dobbiamo considerare quindi, oltre alla componente funzionale dell'interfaccia, la sua dimensione culturale e sociale (pensiamo all'uso delle bacchette nelle culture orientali).

Steven Johnson, Interface culture. How new technology transforms the way we create and communicate. San Francisco, HarperEdge 1997, p. 14.

29. Fabio Ciotti e Gino Roncaglia, Il mondo digitale, Laterza, Roma-Bari 2001, pp. 181-183.

interfacce Hardware Lo sono ad esempio la tastiera o lo schermo di un computer, un mouse, un joystick, che rappresentano la ‘superficie fisica di contatto’ fra i nostri sensi e la macchina. Nel caso delle interfacce hardware la mediazione è prevalentemente fisica, ed è dunque più strettamente dipendente dalla nostra conformazione fisica e sensoriale (si pensi ad esempio alla forma del mouse, o alle dimensioni e alla distanza dei tasti sulla tastiera). interfacce software Il modo in cui un programma ci si presenta e ci permette di utilizzare le sue funzionalità, ad esempio attraverso una determinata suddivisione dello schermo e attraverso l’uso di finestre, pulsanti, menu, icone. nel caso delle interfacce software si tratta di una mediazione ad altissimo contenuto simbolico. È soprattutto alle interfacce software che si pensa quando si parla dell’impatto culturale delle interfacce informatiche. Interfaccia e design

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Nel suo libro Interface culture, Steven Johnson sceglie addirittura di definire il termine ‘interfaccia’ in maniera tale da farlo corrispondere alle sole interfacce software. Ma la differenza fra interfaccia fisica, supporto fisico dell’informazione, e interfaccia logica, modo e forma di organizzazione dell’informazione sul suo supporto, è infatti chiaramente presente anche nel caso del libro, e in generale della scrittura. Il libro a stampa unisce in modo indissolubile testo e supporto e il testo stesso – composto di particelle di inchiostro applicate sul supporto cartaceo attraverso il processo di stampa – ha una sua innegabile fisicità. Ma la scelta di organizzare la scrittura (e la lettura) da sinistra a destra o da destra a sinistra (o dall’alto in basso, o dal basso in alto) non è, ad esempio, strettamente legata al supporto usato, né alla nostra conformazione sensoriale, ma a fattori storici e culturali. Erodoto nelle Storie (Erodoto, Storie II, 36) attribuisce le differenze culturali tra greci ed egiziani alla direzione della scrittura. E anche nel mondo dei rotoli possiamo vedere la differenza: i greci organizzavano il testo in modo continuo, i romani lo suddividevano invece in "pagine" organizzate in colonne. rapporti Possiamo quindi distinguere l'interfaccia fisica e l'organizzazione logica delle informazioni sull'interfaccia. Queste due dimensioni sono in stretto rapporto. Certe tipologie di contenuti suggeriscono (impongono, escludono) certe forme di organizzazione del testo e magari anche l'uso di certi supporti. E viceversa. Pensiamo alle cartoline: abbiamo inserito nella cartolina poche informazioni perché avevamo poco spazio a disposizione, o abbiamo inviato una cartolina (anziché una lettera) perché avevamo poche cose da dire?

Nell’antica scrittura egizia l’orientamento di lettura della scrittura era determinata dalla direzione verso la quale geroglifici di forma animale o vivente volgevano lo sguardo. La scrittura greca, invece, segue un andamento lineare caratteristico degli alfabeti fonetici e occidentali.

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elementi di interface design

L’Interface design comprende tre costruttui distinti ma in relazione fra loro: usabilità, visualizzazione e funzionalità (Vertelney, Arent, & Lieberman, 1990). recentemente una quarta componente è emersa come fattore critico ovvero l’accessibilità. L’Interface design è più spessp associato allo sviluppo di pagine web, software per il computer e multimedia, ma è rilevante anche per la creazione di media legati all’istruzione o apparati tecnici. 1.

Usabilità Il termine si riferisce a quanto intuitivamente o facilmente il media è navigato e utilizzato (flussi, sequenze, istruzioni, tempo di download). Questo costrutto è il più comprensivo dei tre, influenzato sia dalla visualizzazione che dalla funzionalità.

2.

Visualizzazione Creazione di un ambiente visivamente confortevole evitando potenziali distrazioni ed elementi superflui.

3.

Funzionalità Caratteristiche e tratti del media e quanto sono utili nel dare aiuto (simulazioni interattive, quiz di esercitazione e pratica, mappe del sito, faq, motore di ricerca).

4.

Accessibilità Strumenti utili per aiutare ad accedere al sito in formati alternativi (testi, audio, video per disabilità) e per aumentare la funzionalità.

Interfaccia e design

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interfaccia e trasmissione di dati Alcuni casi

slider-based filtering L’interfaccia di ricerca diamanti di Amazon utilizza slider clickand-drag per permettere agli utenti di allargare e restringere i criteri di ricerca. Questa user interface filtra le ricerca e la pagina si aggiorna automaticamente in rapporto ai criteri di ricerca selezionati. Questo meccanismo può essere usato per creare un’interfaccia intuitiva ed informativa in grado di aiutare gli utenti a fare delle ricerche attraverso un ampio set di dati. Il numero dei risultati è visualizzato sul lato destro della pagina e l’utente può restringere i criteri di ricerca e quindi il numero dei risultati usando gli slider. Quando l’utente è soddisfatto dei criteri di ricerca seleziona semplicemente il bottone “See result”. L’ interfaccia mostra 278 diamanti disponibili per fascia di prezzo $18,000$87,000

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fisheye menus Il menu Fisheye può essere molto utile ad aiutare gli utenti a navigare e selezionare elementi da una lunga lista ordinata. Questi menu cambiano dinamicamente la grandezza degli elementi una volta che sono evidenziati dal movimento del cursore che diviene una lente di ingrandimento. Questo permette di presentare un intero menu su di un singolo schermo senza bisogno di bottoni, scrollbar, o gerarchie. Il menu Fisheye potrebbe aiutare l’utente a navigare facilmente attraverso una lunga lista di elementi. Il menu Fisheye mostra la lista alfabetica delle nazioni del mondo. Il cursore che è una lente di ingrandimento ha evidenziato United Kingdom.

Interfaccia e design

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http://www.smartmoney. com/marketmap/

treemaps Treemaps visualizza righe di dati in riquadri che possono essere modificati, ridimensionati e colorati per rivelare modelli di dati. Questo user interface design può essere usato per presentare relazioni tra dati (come relazioni gerarchiche). In questa visualizzazione è un dettaglio di una mappatura per tag di Neuromancer, di William Gibson.

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drag-and-drop Questo tipo di user interface segue l’idea delle applicazioni Microsoft Windows e permette di trascinare gli elementi da un punto all’altro. Lo store di Panic Room permette agli utenti di cliccare sul simbolo ‘bottone/più’ per aggiungere un elemento al carrello oppure trascinarlo direttamente. Basta cliccare sul prodotto che desideri trascinare nel cestino:

http://itunes.apple. com/it/app/alchemy/ id376205543?mt=8

in AlchemyZed, applicazione gioco per vari sistemi operativi portatili mobili, ha una interfaccia di gioco di tipo touch e drag&drop: gli elementi chimici richiamati da una libreria vengono spostati e uniti tra loro tramite operazione di trascinamento.

Interfaccia e design

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dieci principi di usabilità

Jakob Nielsen traccia dieci principi per la progettazione dell’interfaccia utente. Definisce questi principi euristici perché hanno più la natura di regole indicative che di guida specifica per l’usabilità.

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1.

Visibilità dello status del sistema Il sistema dovrebbe sempre tenere informati gli users su cosa sta succedendo attraverso feedback appropriati in tempi ragionevoli.

2.

Collegamento fra il sistema e il mondo reale Il sistema dovrebbe parlare il linguaggio degli users attraverso parole, frasi e concetti che siano loro familiari piuttosto che con termini specifici e orientati al sistema. Dovrebbe seguire le convenzioni del mondo reale, far sì che le informazioni siano fruibili in una forma naturale e secondo un ordine logico.

3.

Controllo degli users e libertà Gli users scelgono spesso le funzioni del sistema passando per errori e hanno bisogno di trovare un’ uscita di emergenza chiaramente messa in evidenza per lasciare uno stato non desiderato senza doversi dilungare in un dialogo lungo e complicato. In poche parole supportare undo e redo.

4.

Clientela e standards Gli users non dovrebbero domandarsi se le stesse parole, situazioni o azioni abbiano lo stesso significato. Seguire le convenzioni delle piattaforme.

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5.

Prevedere gli errori Migliore di un buon errore di messaggio è offrire la previsione un errore prima ancora che accada. Eliminare le condizioni che portano all’errore o chiedere verifica all’utente prima di confermare un’azione.

6.

Ricognizione piuttosto che richiamo Minimizzare il bisogno dell’user di memorizzare percorsi/azioni rendendo visibili oggetti, azioni e opzioni. L’utente non dovrebbe avere bisogno di ricordare e riportare informazioni da una parte di percorso all’altra. le istruzioni per l’uso dovrebbero essere visibili o comunque facili da ritrovare quando è appropriato.

7.

Flessibilità e efficienza di uso Gli accelleratori -strumenti non visti dall’utente novizio- dovrebbero velocizzare spesso l’interazione dell’user esperto. In questo modo il sistema può interfacciarsi in maniera agevole sia con l’utente inesperto che con quello esperto. Dare la possibilità agli utenti di saltare le azioni frequenti.

8.

Estetica e progetto minimo I dialoghi non dovrebbero contenere informazioni irrilevanti o di cui si ha bisogno raramente. Ogni unità extra di informazione entra in relazione con le unità di informazione rilevanti, diminuendo la loro visibilità.

9.

Aiutare l’user a riconoscere, diagnosticare e uscire dagli errori I messaggi d’errore dovrebbero essere espressi attraverso un linguaggio chiaro e semplice (no codici), indicando precisamente il problema e, contestualmente, suggerire la soluzione.

10.

Aiuto e documentazione Anche se sarebbe meglio che si possa arrivare ad utilizzare il sistema senza una documentazione allegata, potrebbe essere necessario mettere a disposizione un manuale d’uso. Ogni soluzione e suggerimento dovrebbe essere facile da cercare, incentrata alle necessità dell’utente, elencare una serie di passaggi concreti e non essere eccessivamente lungo. >Alla pagina seguente: Videodrome, film del 1983, scritto e diretto da David Cronenberg. Interfaccia e design

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interfaccia e usabilità

Editoria multimediale: scenari, metodologie, contenuti, Grazia Cacciola, Milano, Guerini Studio 2004. I brani sono tratti dal capitolo 5, scritto da Adriano Solidoro

variazione del modello concettuale Passare da una logica di ottimizzazione della forma e dei formati di presentazione dei contenuti a un modello di costruzione delle informazione basato sullo scambio e il confronto con l’utente (di interattività mediatica, ma anche interpersonale) significa passare da una logica di tipo editoriale tradizionale a un modello progettuale “adattativo”, più coerente con lo spirito della comunicazione digitale, con ricadute non banali sulla struttura che organizza e gestisce il servizio. La complessità dei prodotti progettati nell’ambito dell’editoria multimediale porta con sé, dunque, la complessità della dimensione creativo-organizzativa del processo progettuale, delle competenze da articolare, dei contesti in cui dover operare. Nell’ambito della progettazione di artefatti digitali vengono a concretizzarsi infatti le estreme conseguenze del cambiamento avvenuto in seguito al passaggio da un approccio analitico al progetto (da divisione del lavoro) a quello complesso, che connette linguaggi di saperi differenti nella produzione di “euristiche sperimentali” (cfr. Tagliagambe 1998). rete transdisciplinare e competenze degli attori Anche se alla base di un prodotto editoriale rimangono infatti i contenuti, questi non ne sono più però l’unica qualità distintiva: la progettazione di prodotti o servizi editoriali digitali è dunque un’attività complessa che richiede una formazione transdisciplinare, all’interno della quale si realizza e una continua e aperta connessione fra saperi originariamente connotati sotto forma di competenze specialistiche, e che ha tra gli obiettivi quello di generare dinamiche realizzative non orientate a priori ma indotte dalla creatività degli attori.

Interfaccia e design

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[ ]La complessità della progettazione di editoria multimediale richiede infatti l’integrazione e non semplicemente la somma delle diverse competenze necessarie alla costruzione. Integrazione, quindi, che dovrebbe permettere di disporre di una copertura completa rispetto alle potenziali problematiche che possono emergere: anche quelle che non sono di pertinenza specifica di nessuna delle figure professionali specialistiche che partecipando al progetto, ma che possono essere risolte solo attraverso il confronto riflessivo (da cui l’attività di progettazione non può prescindere). definizione di canale Per canali possiamo intendere tutto l’insieme dei supporti che consentono all’utente di accedere ai contenuti, informativi o di intrattenimento che siano. Canale è connessione di Rete, quindi, ma anche l’interfaccia utente che dei contenuti permette la fruizione, e si possono intendere come canali anche il formato dei codici e i media che veicolano i contenuti. interfaccia e interscambio Rispetto ai testi letterari, o alle opere di carattere fono videografico, il prodotto di editoria multimediale presenta una sua particolare specificità. È composto da elementi provenienti da media diversi, ma non ne restituisce la semplice somma, bensì una cornice in cui tutti gli elementi diventano interdipendenti, concorrendo così a comporre un significato unitario, altro rispetto al semplice insieme delle parti costituenti. Per creare un ipermedia efficace nel suo intento comunicativo, efficiente in quello informativo e che soddisfi l’utente che ne fruisce i contenuti, bisogna tenere conto della peculiarità della sua forma multimediale, che non è data, appunto, solamente dalla combinazione delle parole, ma anche dalle immagini, dai colori, dai suoni, dalla struttura del reticolo, dall’interfaccia e dall’utilizzo e dagli strumenti software che ne permettono la fruizione. Gli utenti di prodotti di editoria elettronica si trovano spesso a dover fruire contenuti presentati con un’architettura informativa non sufficientemente chiara o con un’interfaccia per l’interazione di non facile utilizzo. Spesso la causa di ciò sono progetti non sottoposti ad una verifica che si basi su una metodologia appropriata rispetto all’immediatezza nell’apprendimento d’uso e alla soddisfazione percepita. Gli editori e i content provider che investono in progetti comunicativi o di servizio basati sulle tecnologie digitali interattive devono avere consapevolezza del fatto che non è sufficiente realizzare un prodotto multimediale per ottenere risultati efficaci, bisogna infatti mettere l’utente in condizione di fruirne con facilità e soddisfazione il contenuto. L’interfaccia ipermediale dovrebbe essere quindi progettata proprio allo scopo di mediare 140

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l’interscambio comunicativo tra l’utente e il sistema informatico a supporto, favorendone gli utilizzi possibili, di interazione, di manipolazione, di simboli e di oggetti sulla superficie visualizzata dallo schermo o dal display. progettare l’informazione Innanzi tutto bisogna tenere conto del fatto che l’interfaccia ipermediale rappresenta una forma di organizzazione della conoscenza che si attualizza ed evolve grazie a una interazione tra due schemi cognitivi, da una parte quello dell’utente, il destinatario dell’informazione, e dall’altra quello del progettista dell’ipermedia che deve sempre tener presente a quale tipo di utenza si rivolgerà l’interfaccia. L’interfaccia ipermediale dovrebbe dunque essere costruita in modo da adattarsi alle caratteristiche dei processi cognitivi dell’utente finale. Processi cognitivi che dipendono da: • fattori motivazionali (obiettivi di utilizzo dell’ipermedia); • schemi cognitivi; • organizzazione della memoria; • capacità attentive; • capacità di rappresentarsi relazioni spaziali (l’interfaccia e l’architettura reticolare dell’ipermedia rappresentano per certi aspetti una rappresentazione della conoscenza spazializzata); • modalità di relazione fra simboli e significati. L’usabilità di un ipermedia non è dunque un concetto assoluto, esiste in relazione a questi aspetti cognitivi. Allora come definire principi di progettazione dell’interfaccia e della struttura dell’informazione che tengano conto del rapporto tra usabilità e hypermedia design? Innanzitutto tenendo presente le due fasi in cui si caratterizza il processo di interazione dell’utente con l’interfaccia; e cioè quella dell’apprendimento del codice dell’interfaccia e quella del conseguente utilizzo strumentale. Compito principale dell’interfaccia deve essere dunque la comunicazione, o meglio la rappresentazione, delle funzionalità del sistema attraverso un modello. La costruzione di un modello mentale del sistema può essere identificata come l’apprendimento del codice dell’interfaccia da parte dell’utente. L’efficacia con cui l’utente apprende questo codice è in stretta relazione con la regolarità del comportamento dell’interfaccia, con il grado di competenza dell’utente rispetto ai diversi aspetti che la compongono e con il contesto culturale dell’utente.

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progettazione ideale La progettazione ideale è quella che permette di arrivare al risultato di fornire un buon modello concettuale che faciliti all’utenza la previsione dei risultati delle proprie azioni; agevolare la fruibilità vuol dire creare interfacce che rendano esplicite le possibili interazioni, ossia le corrispondenze fra strumento, azioni e reazioni. e se non funziona? Se il prodotto non è in grado di comunicare la propria struttura all’utente, quest’ultimo è chiamato a svolgere uno sforzo di apprendimento a discapito della soddisfazione di utilizzo che nei casi estremi può portare all’interruzione della fruizione e l’abbandono.

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semiotica

ségno prov. sehn; a. fr. signe|onde ingl. sign|e segn, mod. signe; cat. seny; sp. seña; port. senha: dal lat. sig-num, che tiene alla radice europea sak- dire, mostrare, che è nel lit. sak-ýti dire, sek-me favola, nell’a. a. ted. seg-jan, mod. säg-en dire, nell’a. slav. soč-iti indicare. segni, indici, codici tratto da Elementi di semiotica, Gensini, 1. Segno e Codice Si assuma, per adesso, la definizione di segno data nel Medioevo dalla Scolastica, per la quale un segno è "qualcosa che sta per qualcos'altro" (aliquid stat pro aliquo). Pertanto vi è una relazione di rinvio tra un evento materialmente percepibile A, e un altro B, percepibile dai sensi oppure solo afferrabile dalla mente, che si rende accessibile solo grazie all'evento A. Espressione e contenuto sono anche definiti gli eventi A e B. Un segno è dunque per definizione un'entità a due piani fatta di un'espressione e di un contenuto. In un manuale di logica del Seicento, la Logica di Port-Royal (1662), si distinguono segni 'naturali' (come ad esempio una macchia sulla pelle prodotta da una patologia, oppure il fumo che rivela la presenza di un fuoco...) e segni artificiali, prodotti, cioè, dall'intervento umano. Nel primo caso, adottando la terminologia del semiologo argentino Luis Prieto, potremmo più appropriatamente parlare di indici. Quando analizziamo un evento in termini di indice o indizio, e dunque gli attribuiamo un significato un significato, applichiamo una struttura concettuale 'inferenziale' del tipo "se... allora". Ogni volta che trattiamo qualcosa come se fosse un segno, ha luogo una pratica interpretativa. Pertanto possono essere definiti segni quelli prodotti da esseri viventi, umani o altre specie animali, e tutti i sistemi inventati dagli uomini con la finalistà specifica di assolvere una funzione comunicativa.

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Copyright 2004-2008 Francesco Bonomi — Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana Tutti i diritti riservati

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Il concetto di segno è strettamente legato a quello di codice: un segno, dunque, è tale solo se corrisponde alle caratteristiche del codice che lo genera. Un codice è un insieme di istruzioni. Diversamente da quanto di solito si legge, questo sistema non si limita a fissare liste di corrispondenze fra elementi di espressione ed elementi di contenuto. Un codice permette di fare ciò che segue: • riconoscere un segno come segno di quel sistema semiotico; • (eventualmente) riprodurre altri segni con le stesse caratteristiche morfologiche; • circoscrivere i segni estranei al proprio sistema; • stabilire, nell’ambito dei segni previsti dal sistema, le corrispondenze fra elementi espressivi ed elementi di contenuto; • indicare (con restrizioni più o meno forti a seconda del caso) le modalità di combinazione dei segni fra di loro. Fin da tempi antichissimi la realtà si presenta all’uomo come una trama di segni che occorre saper leggere e interpretare, adottando un corretto codice di decifrazione A partire dalle nozioni di codice e segno si è in grado di definire nei suoi meccanismi un processo comunicativo.

4. codice

Modello base di comunicazione secondo Roman Jakobson 1. Funzione espressiva 2. Funzione poetica 3. Funzione conativa 4. Funzione metalinguistica 5. Funzione fàtica 6. Funzione referenziale

5. canale 1. mittente

2. messaggio

6. contesto

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3. destinatario


modello elementare di comunicazione

Il modello di processo comunicativo più diffuso fu introdotto negli anni ‘40 dal matematico statunitense Claude Shannon. Un processo di comunicazione avviene quando si ha passaggio di un messaggio da un mittente a un destinatario. Perché avvenga il processo è necessario che le componenti che formano i segni siano costruitie basandosi su determinati codici. I messaggi codificati viaggiano su un canale fisico che funge da supporto materiale; il tutto si realizza in un contesto, che può avere un ruolo più o meno importante. Roman Jakobson applicò questo modello al sistema linguistico riconoscendo in ciascun atto comunicativo delle corrispondenti funzioni. Gli elementi deittici o indicali (fatti per indicare), nella misura in cui mettono in evidenza il contesto extralinguistico, svolgono funzione referenziale. Le esclamazioni, le interiezioni e le informazioni utili a rappresentare il punto di vista del mittente svolgono funzione espressiva; forme come l’imperativo, il pronome di seconda persona singolare o plurale ecc, mettono in evidenza il destinatario e svolgono una funzione conativa; le forme che si riferiscono al canale, cercando di verificarne la tenuta (ad esempio Mi senti? Hai capito cosa voglio dire?) svolgono una funzione fàtica; quelle che si riferiscono al codice, tematizzandone aspetti o funzionamento generale (ad esempio La parola “canale” significa... , Non sono d’accordo quando dici che una situazione “insostenibile”), svolgono una funzione metalinguistica nel senso che “vertono” sul linguaggio. Quelle, infine, che mettono in evidenza il messaggio, realizzano la cosiddetta funzione poetica: essa non è specifica della poesia propriamente detta, ma ha luogo tutte le volte che cerchiamo di valorizzare in modo speciale le risorse linguistiche utilizzate, per potenziarne il significato.

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Ai giovani d’oggi non è permesso di accostarsi al tradizionale patrimonio del genere umano attraverso la porta della consapevolezza tecnologica. Questa porta, l’unica possibile, viene loro sbattuta in faccia da una società che osserva il mondo in uno specchietto retrovisore.

Marshall McLuhan, Il medium è il massaggio, ed Corraini

Oggi i giovani vivono in un modo mitico e profondo. Ma vanno incontro all’istruzione in situazioni organizzate attravero informazioni classificate: le materie sono disgiunte fra loro e concepite visivamente come una sorta di prove di stampa. Molte delle nostre istituzioni scolastiche sopprimono ogni esperienza diretta dei giovani, che reagiscono con uno spontaneo piacere per la poesia e la bellezza del nuovo ambiente tecnologico, l’ambiente della cultura popolare. Potrebbe essere la loro porta d’ingresso a tutte le conquiste del passato se venise studiata come una forza attiva, non necessariamente benigna. Lo studente non trova messi che lo coinvolgano(...). È questione della massima urgenza che le nostre istituzioni scolastiche si rendano conto di questa guerra civile fra ambienti creata dai mezzi di comunicazione diversi dalla parola scritta. Le aule scolastiche stanno conducendo una lotta vitale per la sopravvivenza con il mondo esterno creato dai messi di comunicazione, immensamente persuasivo. L’educazione deve allontanarsi dal nozionismo, dall’impostazione di matrici, verso la scoperta, l’esplorazione e il riconoscimento del linguaggio delle forme La nostra è un’epoca di superamento di barriere, di eliminazione di vecchie categorie per sondare ciò che ci circonda. Quando due elementi apparentemente eterogenei sono mantenuti in equilibrio in maniera fantasiosa, accostati in modi nuovi e unici, spesso nascono sorprendenti scoperte. L’apprendimento, il processo educativo, è stato a lungo associato soltanto allo sconforto. Parliamo di uno studente serio. Il nostro tempo presenta un’opportunità unica di imparare attraverso l’umorismo: una battuta perspicace o incisiva può essere più significativa di banali stereotipi compresi fra le pagine di un libro.

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Oggi i giovani rifiutano gli obiettivi. Vogliono ruoli, r.u.o.l.i. Vale a dire, coinvolgimento totale. Non vogliono obiettivi o lavori frammentati e specializzati.

Interfaccia e design

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infografica

1

2

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4

Attraverso l’infografica si visualizzano in modo immediato e chiaro dati complessi elaborati secondo criteri di relazione, a scopo informativo, divulgativo, didattico. Nella sua missione di chiarificazione di idee complesse aggiunge, attraverso la definizione di variabili e delle loro declinazioni possibili nello spazio bidimensionale o multidimensionale, la possibilità di comunicare a più livelli di significato. L’uso dell’infografica nei libri di testo scolastico va pian piano prendendo piede, gradualmente, prevalentemente sotto forma di mappe concettuali, storiche, e grafici statistici. La stessura non lineare di informazioni, per essere efficace e non ambigua, necessita di regole di composizione e di una sua sintassi, giacchè si tratta di manipolare segni per la creazione di un codice univoco che veicoli contenuti nella maniera più chiara possibile. La grammatica dell’infografica individua basilarmente una variabile, unità che rappresenta il dato che si modifica qualitativamente o quantitativamente a seconda della relazione predicato. La variabile si pone come oggetto spaziale, declinabile secondo criteri vari quali dimensioni, colori, orientamento ecc... Una volta definite, esse vengono disposte secondo un impianto strutturato. diagrammi archetipi: 1. Albero 2. Circolare 3. Network 4. Inclusivo 5. A stella

5

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Molti autori hanno tentato di approcciarsi ai grafici attraverso il concetto linguistico di grammatica. Nel 19414, Willard Brinton scrive il suo libro Graphic methods for presenting facts. Nel 1967, Jacques Bertin pubblica il suo classico Sémiologi graphique, nel quale analizza la lingua delle rappresentazioni grafiche e le “variabili visuali dell’immagine”. Nel 1976, il linguista Ann Harlerman Stewart esamina le proprietà dei diagrammi e dichiara che Come ogni linguaggio, la rappresentazione grafica possiede un vocabolario e una grammatica. Nel 1984, Clive Richards propone un’ analisi grammaticale dei diagrammi nella sua tesi di dottorato Diagrammatics. Nel 1986, Jock Mackinlay suggerisce che le rappresentazioni grafiche sono in realtà frasi di una lingua grafica che ha una precisione sintattica e definizione semantica. Secondo Mackinlay la sintassi di una lingua grafica è definita da un set di frasi grafiche ben strutturate. Nel 1987 Fred Lakin pubblica Visual grammar for visual languages nel quale descrive il suo approccio all’analisi spaziale che definisce come il processo di scoperta della struttua sintattica sottintesa di un oggetto di comunicazione visuale nel suo posizionamento spaziale.

Interfaccia e design

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tipografia

Progetto grafico 20, Strategie di lettura e tipografia nei libri di testo di Valentina Montagna, pag 47/2957

STILI DI LETTURA

REAZIONI

ATIVITÀ DI STUDIO

PRE-LETTURA scansionare • compito meccanico l'obiettivo è individuare un simbolo o un gruppo di simboli preciso ricercare scorrere • compito meno specifico: trovare informazioni generali in merito ad un argomento • ottenere un'immagine della struttura del testo e del punto di vista dell'autore sull'argomento trattato.

• ridefinire gli obiettivi • generare nuovi quesiti

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COMPONENTI TESTUALI accesso globale (a livello libro) • elementi esterni per la navigazione • sommari • indici • glossari • numeri di pagina • elementi per la numerazione progressiva • intestazioni (testa, piede, margine) accesso locale (a livllo di pagina) • quesiti introduttivi • liste/tabelle degli obiettivi • titoli • grassetti/corsivi


STILI DI LETTURA LETTURA ricettiva reattiva • richiede un approccio lineare al testo, un alto livello di concentrazione, l'elaborazione di ampie porzioni di testo, molta attenzione alla struttura argomentativa • alto livello di coinvolgimento • memorizzare, organizzare le nozioni acquisite

REAZIONI

ATIVITÀ DI STUDIO

COMPONENTI TESTUALI

• rileggere • backtracking • forwardtracking • consultare una fonte esterna

• sottolineare/evidenziare • prendere appunti • schematizare

(a) attenzione sulla pagina • grassetti/corsivi • glossari ai margini • note a bordo o piè di pagina • didascalie (b) strutture testuali che rimandano ad un altro punto del libro • note a fondo capitolo/ sezione/volume • glossari a fondo sezione/ volume • ancoraggi (o ancore) testuali (c) strutture testuali che indirizzano il lettore all'esterno del libro • riferimenti bibliografici

POST-LETTURA ripasso • associa ispezioni superficiali del testo, pper ricostruire l'ordine dei contenuti con un approccio più riflessivo

(a) attività scritte • parafrasare • prendere appunti • schematizzare

strutture testuali per il recupero delle nozioni • liste/tabelle degli obiettivi • titoli • grassetti/corsivi

(b) attività verbali/interpretative • ripetere a voce alta • riascoltare

'students aids'/componenti pedagogiche • riassunti domande per l'analisi • esempi svolti • diagrammi/mappe concettuali • esercizi

Interfaccia e design

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The book reader of the future (April, 1935 issue of Everyday Science and Mechanics) 152

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5. case studies



fakepress | cos

CoS, Consciousness of streams, è un progetto realizzato per l’edizione 2011 di transmediale (1-6 febbraio, Berlino), festival di arte e cultura digitale, è una pubblicazione ubiqua, emergente, globale attraverso cui una mappa emozionale del mondo prende forma in tempo reale grazie ai contributi degli utenti. il progetto CoS osserva la nuova condizione di un’umanità conessa, definitivamente sospesa in una ondizione di presente continuo che delega le idee e la percezione di passato e futuro a meccanismi e device esterni. Progetto complesso quanto naturale, CoS imagina l’esplosione ella condizione umana in una forma oservabile: un virus cognitivo inserito nel cuore di transmediale, capace di generare una publicazione cross-mediale, emergente, performativa e multiautore processando il festival stesso. CoS è una publicazione FakePress creata espressamente per transmediale11, che continuerà dopo il festival. Il software progettato/ usato verrà rilasciato soto licenza GPL 3. esperienza e interazione Usando l’interfaccia di CoS, chiunque può contribuire alla pubblicazione e diventare un’identità/tempo/spazio/emozione disseminata. Per avere esperienza di CoS e unirsi alo stream globale, è possibile collegarsi a questo link: http://cos.artisopensource.net/DNWeb

Case studies

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Le presenti statistiche sono state calcolate il 6 febbraio 2011, ultimo giorno del festival.

35.000 4

continenti

2

1

2,3 mln

create

location based in cui tutti i partecipanti sono stati uccisi (“murder in transmediale�)

a formare una mappa emotiva dettagliata, distribuita su piĂš di 300 location in tutto il mondo

fake identities

storia noir

5

progetti

progetti che utilizzeranno direttamente le tecnologie di CoS, presentate durante i workshop a transmediale

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5

autori

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workshop

in cui materiali educativi sono stati distribuiti in modo continuativo 24 ore su 24.

emoioni


fakepress | nervi

Neorealismo virtuale: utilizzare le tecnologie digitali per creare, accedere e visualizzare livelli addizionali rispetto alla realtà ordinaria, creando dei continuum stratificati nei quali il contenuto digitale è interconnesso interattivamente col mondo fisico.

Salvatore Iaconesi, Oriana Persico,Marco Fagotti, NerVi, NeoRealismo Virtuale and Holophonics

il progetto neRVi nasce con l’idea di creare un atlante globale di quei progetti artistici e scientifici che utilizzano tecniche di realtà aumentata, AI, weharable computing capaci di esprimere, sensibilità, visioni e approcci non-dualistici significativi della condizione contemporanea (umana e digitale): emergente, ibrida, profondamente possibilistica. Accanto ai progetti artisti e tecnologici, l’atlalnte raccoglie inoltre narrativa e testi critici provenienti da diverse discipline, che ne approfondiscono la visione: antropologia, sociologia, interaction design, architettura, economia. strength NeRVi è un’applicazione navigabile su web o attraversando città ed architetture, grazie alla sua versione location-based su dispositivi mobili. L’atlante può essere usato per avere esperienza o per informarsi su esperimenti, performance ed opere d’arte in realtà aumentata, direttamente nei luoghi dove sono state create: un prodotto mixmediale che è sia uno strumento scientifico che una guida turistica tematica peculiare ed immersiva. NeRVi si sviluppa da un lato come lavoro curiatoriale di FakePress, dall’altro come call for proposal aperta ad artisti, architetti, design-

Case studies

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er ricercatori, autori e gruppi indipendenti, invitati a sottoporre le proprie opere, partecipando al progetto. approfondimenti Il termine NeoRealismo Virtuale NeRVi viene coniato da Salvatore Iaconesi e Oriana Persico per definire l’approccio critico all’arte e alla tecnologia, sviluppato fra il 2007 e il 2008, partendo dalla necessità di prendere atto della realtà contemporanea e trovando linguaggi e forme espressive capaci di descriverne le trasformazioni, i conflitti e le possibilità: un ibrido mutante dove i confini fra naturale e artificiale, analogico e digitale, reale e virtuale sfumano e si ridefiniscono, imponendo l’abbandono di ogni approccio dualistico in favore della polifonia, della trans-disciplinarietà, di una visione possibilistica, intrinsecamente multipla ed emergente della realtà. Il primo risultato maturo di questa speriementazione è il progetto Angel_F (attualmente in corso), a cui seguiranno fra il 2007 e 2008 progetti come Dead on Second Life, OneAvatar, Architettura Rel: attiva e molti altri, ad estrinsecare il nucleo iniziale di riflessione: angel_f Angel_F è l'acronimo di Autonomous Non Generative E-volitive Life_ Form. Si tratta di un bambino immaginario utilizzato per performances artistiche nel web che si concentrano su problematiche legate alle libertà digitali, proprietà intellettuali e sull'evoluzione del linguaggio e del comportamento nella società informatica. Nell'ottobre del 2007, Angel_F partecipa all'Internet Governance Forum di Rio de Janeiro come unico soggetto digitale invitato a parlare: lo ha fatto tramite un videomessaggio in cui si batte per le libertà digitali, la privacy, il knowledje sharing e l'accesso a network e tecnologie.

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Case studies

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chialab www.chialab.it

Chialab è un laboratorio di comunicazione fondato nel 1995 da Beppe Chia. La flora e la fauna sono libri, giardini, divani e volumi. Collabora in modo continuativo con la Zanichelli, casa editrice all’avanguardia in Italia nell’editoria didattica, sperimentando e approcciandosi ai nuovi linguaggi di trasmissione del sapere. interactive book Dal 2011 Chialab è impegnato, in collaborazione con la Zanichelli, nella progettazione di supporti per la didattica quali libri di testo visualizzabili su supporti elettronici, quali i tablet. Riprendendo l’idea progettuale della Apple che da poco tempo ha sviluppato una serie di App didattiche e un portale dedicato all’istruzione, Chialab propone un libro di testo che non è l’ennesimo pdf in tutto e per tutto uguale al corrispondente cartaceo, ma che si arricchisce di contenuti multimediali quali video, grafici interattivi, tracce audio, glossari e ricerche. Affiancati da una piattaforma e-learning, sull’Interactive Book sarà possibile interagire aggiungendo annotazioni personali, sottolineature, evidenziazioni La piattaforma di supporto BEdita integra l’aspetto social e di network didattico, per il quale lo studio viene affiancato da una rete di supporto e di collaborazione tra docenti e studenti attraverso gruppi di discussione, chat, condivisione di contenuti ecc.

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Gli Interactive eBook hanno la sillabazione del testo, il glossario, la possibilità di sottolineare e di aggiungere note. La pagina a video ha la stessa configurazione della pagina a carta. Anche il numero di battute per riga è lo stesso. Il lettore può passare da un media all’altro senza dover acquisire nuove competenze sulla navigazione. — Interactive eBook Le Grammatiche del Pensiero, Zanichelli 2012.

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book in progress www.bookinprogress.it

Il progetto Bookinprogress è nato a partire dall’ITIS Majorana di Brindisi e con la sua rete di collaborazioni si è sviluppato in tutta Italia. Più di 300 docenti collaborano “scrivendo” i libri di testo che poi verranno stampati dalle scuole e distribuiti agli studenti senza costi per le famiglie, che mediamente spendono 300€ a testa per la spesa dei libri di testo per le scuole superiori. Docenti che dunque scrivono direttamente pensando agli studenti, e con la consapevolezza diretta di ciò che significa insegnare e trasmettere dei contenuti. Disponibili anche sottoforma di dispense pdf, l’istituto ha adottato nelle classi l’uso di netbook individuali per la visualizzazione del materiale online, abbattendo, eventualmente, anche costi di stampa ulteriori per gli studenti che preferiscono studiare online. Il ministro dell’Istruzione Profumo in visita agli studenti e ai professori dell’ITIS Majorana, scuola-pilota del progetto book in progress.

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ibooks author www.apple.com/ibooks-author

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http://www.theapplelounge.com/hardware/ibook/ibooks-authorcreare-libri-di-testo-interattivi/ Insieme ad iBooks 2, Apple ha appena presentato iBooks Author. Se l’ultima versione di iBooks permette di visualizzare libri di testo dai ricchi contenuti multimediali, iBooks Author consente di creare questi libri utilizzando semplicemente il proprio Mac. L’applicazione, che pare una fusione tra Keynote e Pages, permette di scrivere da zero un libro di testo interattivo senza la minima conoscenza di codice di programmazione. iBooks Author sembra in tutto e per tutto una applicazione di iWork. All’avvio presenta all’utente alcuni template che possono essere utilizzati per dare vita al proprio ebook in pochi clic. L’applicazione permette inoltre di inserire elementi all’interno di una pagina semplicemente trascinando i contenuti all’interno del testo, e quello che si vede nell’anteprima dell’applicazione è esattamente quello che si vedrà nel prodotto finito sullo schermo di iPad. What you see is what you get. Il software consente di inserire anche oggetti interattivi e presentazioni di Keynote all’interno del testo, oltre a elementi sviluppati in javascript e porzioni di codice in HTML5. Apple crede profondamente nella potenzialità del software, tanto da commentare: “Se avete mai lavorato nella creazione di un ebook prima d’ora, sapete che questo è un assoluto miracolo”. L’applicazione fornisce anche una funzione di anteprima che permette di controllare il libro direttamente sullo schermo di un iPad collegato al computer, e Phil Schiller ha confermato che iBooks Author sarà disponibile gratuitamente su App Store a partire da oggi. La trovate già sul Mac App Store italiano .

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sinsemia http://synsemia.org/

Per sinsemìa si intende la disposizione deliberata e consapevole di elementi di scrittura nello spazio con lo scopo di comunicare, att averso l’articolazione spaziale, in modo ragionevolmente univoco e secondo regolarità. Queste regolarità possono essere valide soltanto per quel testo – ma coerenti, rigorose e interpretabili senza bisogno dell’aiuto dell’autore – oppure definite da precisi schemi e abitudini di fruizione consolidate.

di Luciano Perondi e Leonardo Romei — Il Sole 24 Ore

La storia della scrittura è ricca di esempi di testi con un’alta componente sinsemica. L’avvento della stampa, a causa dei suoi limiti tecnici, ha contribuito però a rafforzare l’idea che la distinzione tra testo e immagine, tra lettere e organizzazione dello spazio siano fatti naturali e imprescindibili. Questo ha ridotto ulteriormente le possibilità di interazione verbo-visiva e ha rafforzato l’idea che uno dei due elementi fosse necessariamente subordinato e contrapposto all’altro. Il pregiudizio era ben più vecchio e l’attività del copista e del miniatore erano già distinte, ma in un manoscritto il passaggio e la distinzione tra scrittura e immagine è molto più fluida. Allo stesso modo la scrittura a mano e le forme non lineari del testo non sono mai scomparse, ed è esistita un’interazione difficile tra testi autografi e stampa. Questo non impediva già nel ‘400 la produzione di sofisticate xilografie (e subito dopo calcografie) in cui glifi e immagini formavano un unico insieme, ma questa era un’eccezione rispetto alla normale composizione dei testi.

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Pandora Beta - Progettazione grafica per l’editoria scolastica Case studies


codex mendoza La composizione di questo artefatto permette di visualizzare tutte insieme nozioni storiche, politiche e geografiche in una narrazione in cui però non c’è un’unica sequenza di lettura predeterminata. Ogni elemento grafico presente nella pagina (compresi il colore, la posizione nello spazio e l’orientamento dei pitto-grafemi) ha un significato ben definito. Non esiste nessun tipo di distinzione tra scrittura e immagine. Ogni elemento è allo stesso tempo pienamente scrittura e pienamente immagine. Si può leggere in modo ragionevolmente univoca ed è possibile vocalizzarlo.

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6. fonti

Bibliografia, sitografia.



storia del libro Silvano Salvatore Nigro, Corteggiamento, possesso, godimento, in Scuola Normale Superiore di Pisa, «NormaleNews on the web», Articoli / Numero Sette, 23 aprile 2007, in rete alla pagina http:// normalenews.sns.it/print.php?sid=333 Benedetto Croce, Contributo alla critica di me stesso, a cura di Giuseppe Galasso, Adelphi, Milano 1989, p. 15 Gianfranco Contini, Diligenza e voluttà. Ludovica Ripa di Meana interroga Gianfranco Contini, Mondadori, Milano 1989, pag. 136 Isidoro di Siviglia, Etym. VI,13,3 Frédéric Barbier, Storia del libro, edizioni Dedalo, Bari, 2005 [2004], Storia e civiltà 57, pag. 11 Guglielmo Cavallo, Tra ‘volumen’ e ‘codex’. La lettura nel mondo romano, in Storia della lettura nel mondo occidentale, a cura di G. Cavallo e Roger Chartier, Roma-Bari, Laterza, 1995, pp. 37-69 Exultet: rotoli liturgici del medioevo meridionale. Catalogo della mostra: Recitare la devozione, Montecassino, 1994, dir. scient. Guglielmo Cavallo, Roma, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 1994 La production du livre universitaire au Moyen Age : «exemplar» et «pecia». Actes du symposium tenu au Collegio San Bonaventura de Grottaferrata en mai 1983. Textes réunis par L.J. Bataillon, B.G. Guyot, R.H. Rouse, Paris, Éditions du Centre national de la recherche scientifique, 1988 Armando Petrucci, Prima lezione di Paleografia, Roma-Bari, Laterza, 2002 Fonti

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dati ufficiali Istat Provvedimento n. 18286 dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, adunanza del 24 aprile 2008. Firma di Luigi Fiorentino (segretario generale) e Antonio Catricalà (Presidente) [Cfr. provvedimento n. 17284 del 13 settembre 2007, Boll. n. 33/07.] Legge 6 agosto 2008, n. 133 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008 - Suppl. Ordinario n. 196 Dati Istat ed Eurostat 2010 “Noi Italia” Dati A.I.E. 06/12/2010 Editoria multimediale: scenari, metodologie, contenuti, Grazia Cacciola, Milano, Guerini Studio 2004

apprendere E-book or textbooks: Students prefer textbooks, Woody William Douglas, Daniel David, Baker Crystal, Computers and Education, novembre 2010 www.unime.it Marco Calvo, Fabio Ciotti, Gino Roncaglia, Marco A. Zela, Frontiere di rete, Roma-Bari, Laterza 2000, pp. 105-106 Derrick De Kerckhove, Biblioteche e nuovi linguaggi: come cambia la lettura, in Claudio Gamba e Maria Laula Trapletti (a cura di), Le teche della lettura: leggere in biblioteca al tempo della rete, Editrice Bibliografica, Milano, 2006, pp. 23-33 George Landow (ed.), Hyper/Text/Theory, Johns Hopkins University Press, Baltimore 1994, p. 14 Fedro, 275d-e, nella traduzione di Piero Pucci, in Platone, Opere Complete, Laterza, Roma-Bari, 19896, pp. 207-280 172

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Fabio Ciotti e Gino Roncaglia, Il mondo digitale cit., pp. 321-327. Come lavora il cervello, introduzione alle neuroscienze, Aleksandr R. Luria, edizioni Il Mulino, Bologna, 1973 Vygotskij, Lurija e la neuropsicologia, Dario Salmaso. Tratto da Storia e Critica della Psicologia, volume I n1, giugno 1980, edizioni Il Mulino, Bologna Vygotskij, Pensiero e linguaggio (1934) La nascita dell’intelligenza nel bambino, J.Piaget, Milano, 1973 La psicologia del bambino, J.Piaget B.Inhelder, Torino, 1970 Teorie dello sviluppo psicologico, P.H. Miller, Bologna, 1992 Il bambino nell’ambiente sociale, Kurt Lewin, La Nuova Italia Dopo Dewey, Bruner J. S.,Armando, Roma, 1964 Due tipi di pensiero, in La mente a più dimensioni, Bruner J., Roma-Bari, Laterza, 2003, pp. 15-55 L’atto della lettura. Una teoria della risposta estetica, Wolfgang Iser, Bologna, Il Mulino, 1987 (trad. it. di: Der Akt des Lesens. Theorie ästhetischer Wirkung, München, Wilhelm Fink, 1976) Social roles and strategies in prediction: Some determinants of the use of base-rate information. Zukier, Henri; Pepitone, Albert Journal of Personality and Social Psychology, Vol 47(2), Aug 1984, 349-360 http://hal9000.cisi.unito.it/wf/Pagine-per/Mario-Card/Metodologia-della-ricerca-III/Lucidi-2007-2008/2.-Jerome-Bruner.-La-mente-a-pi--dimensioni.pdf, dispensa del corso metodologia della Ricerca, facoltà di Scienze Politiche di Torino Due tipi di pensiero, in La mente a più dimensioni, Bruner J., Roma-Bari, Laterza, 2003, pp. 15-55 Mi racconti una storia? Il metodo narrativo nelle scienze sociali, Poggio B., Roma, Carocci, 2004: Introduzionen e cap. 1 “Grand Challenge” per il TEL: “Design Inspired Learning”, Carlo Giovannella e Angela Spinelli, ScuolaIaD, Università di Roma Tor Vergata

Fonti

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Intelligenza emotiva, “Che cos’è, perché può renderci felici, Daniel Goleman, Traduzione: Isabella Blum (parti I-IV) e Brunello Lotti (parte V e appendici), BUR (Biblioteca Universale Rizzoli, 1996

comunicare Editoria multimediale: scenari, metodologie, contenuti, Grazia Cacciola, Milano, Guerini Studio 2004 Jay David, Virtual Reality and the Redefinition of Self Bolter, ‘96 Legge 6 agosto 2008, n. 133 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008 - Suppl. Ordinario n. 196 Dati Istat ed Eurostat 2010 “Noi Italia” Derrick De Kerckhove, Biblioteche e nuovi linguaggi: come cambia la lettura, in Claudio Gamba e Maria Laula Trapletti (a cura di), Le teche della lettura: leggere in biblioteca al tempo della rete, Editrice Bibliografica, Milano, 2006, pp. 23-33. George Landow (ed.), Hyper/Text/Theory, Johns Hopkins University Press, Baltimore 1994, p. 14 Gino Roncaglia, La Quarta Rivoluzione, 2010, Editori Laterza, Bari Fedro, 275d-e, nella traduzione di Piero Pucci, in Platone, Opere Complete, Laterza, Roma-Bari, 19896, pp. 207-280 Fabio Ciotti e Gino Roncaglia, Il mondo digitale cit., pp. 321-327. Dopo Dewey, Bruner J. S.,Armando, Roma, 1964 Social roles and strategies in prediction: Some determinants of the use of base-rate information. Zukier, Henri; Pepitone, Albert Journal of Personality and Social Psychology, Vol 47(2), Aug 1984, 349-360. http://hal9000.cisi.unito.it/wf/Pagine-per/Mario-Card/Metodologia-della-ricerca-III/Lucidi-2007-2008/2.-Jerome-Bruner.-La-mente-a-pi--di174

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mensioni.pdf, dispensa del corso metodologia della Ricerca, facoltà di Scienze Politiche di Torino Due tipi di pensiero, in La mente a più dimensioni, Bruner J., Roma-Bari, Laterza, 2003, pp. 15-55 Mi racconti una storia? Il metodo narrativo nelle scienze sociali, Poggio B., Roma, Carocci, 2004: Introduzionen e cap. 1 http://usb4.wordpress.com/2011/05/03/inserire-titolo/ Intelligenza emotiva, “Che cos’è, perché può renderci felici, Daniel Goleman, Traduzione: Isabella Blum (parti I-IV) e Brunello Lotti (parte V e appendici), BUR (Biblioteca Universale Rizzoli, 1996

interfacce Editoria multimediale: scenari, metodologie, contenuti, Grazia Cacciola, Milano, Guerini Studio 2004. I brani sono tratti dal capitolo 5, scritto da Adriano Solidoro Steven Johnson, Interface culture. How new technology transforms the way we create and communicate. San Francisco, HarperEdge 1997, p. 14 Fabio Ciotti e Gino Roncaglia, Il mondo digitale, Laterza, Roma-Bari 2001, pp. 181-183 Erodoto, Storie II, 36 Silvano Salvatore Nigro, Corteggiamento, possesso, godimento, in Scuola Normale Superiore di Pisa, «NormaleNews on the web», Articoli / Numero Sette, 23 aprile 2007, in rete alla pagina http:// normalenews.sns.it/print.php?sid=333 Benedetto Croce, Contributo alla critica di me stesso, a cura di Giuseppe Galasso, Adelphi, Milano 1989, p. 15 Gianfranco Contini, Diligenza e voluttà. Ludovica Ripa di Meana interroga Gianfranco Contini, Mondadori, Milano 1989, pag. 136 Fedro, 275d-e, nella traduzione di Piero Pucci, in Platone, Opere Complete, Laterza, Roma-Bari, 19896, pp. 207-280 Fabio Ciotti e Gino Roncaglia, Il mondo digitale cit., pp. 321-327. Fonti

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esperimenti E-book or textbooks: Students prefer textbooks, Woody William Douglas, Daniel David, Baker Crystal, Computers and Education, novembre 2010 www.unime.it www.fakepress.it www.neorealismovirtuale.it Salvatore Iaconesi, Oriana Persico,Marco Fagotti , NerVi, NeoRealismo Virtuale and Holophonics Anthony Zuiker, presentazione di Level 26: Dark Origins sul sito di Amazon, http://www.amazon.com/gp/product/0525951253 Social roles and strategies in prediction: Some determinants of the use of base-rate information. Zukier, Henri; Pepitone, Albert Journal of Personality and Social Psychology, Vol 47(2), Aug 1984, 349-360 http://hal9000.cisi.unito.it/wf/Pagine-per/Mario-Card/Metodologia-della-ricerca-III/Lucidi-2007-2008/2.-Jerome-Bruner.-La-mente-a-pi--dimensioni.pdf, dispensa del corso metodologia della Ricerca, facoltà di Scienze Politiche di Torino Due tipi di pensiero, in La mente a più dimensioni, Bruner J., Roma-Bari, Laterza, 2003, pp. 15-55. Mi racconti una storia? Il metodo narrativo nelle scienze sociali, Poggio B., Roma, Carocci, 2004: Introduzionen e cap. 1

ebooks E-book or textbooks: Students prefer textbooks, Woody William Douglas, Daniel David, Baker Crystal, Computers and Education, novembre 2010 www.unime.it La nuova editoria, Brunella Longo, Milano, Editrice Bibliografica, 2001

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Pandora Beta - Progettazione grafica per l’editoria scolastica


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testi e documenti Editoria multimediale: scenari, metodologie, contenuti, Grazia Cacciola, Milano, Guerini Studio 2004 I brani sono tratti dal capitolo 5, scritto da Adriano Solidoro La nuova editoria: mercato, strumenti e linguaggi del libro in Internet, Brunella Longo, Milano, Editrice Bibliografica, 2001. I brani sono tratti dal capitolo Prototipi europei: la cartella elettronica Havas Legge 6 agosto 2008, n. 133 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008 - Suppl. Ordinario n. 196 Isaac Asimov, Chissà come si divertivano!, Tutti i racconti, Arnoldo Mondadori, Milano, 1991 Titolo originale: Isaac Asimov , The Fun They Had!, in Magazine of Fantasy and S.F., 1954 La scelta della sposa, brano tratto da: Ernst T. A. Hoffmann, Racconti, trad. it di Barbara Allason e Gemma Sartori, UTET, Torino 1981, pp. 193-279; 273-275. Titolo originale dell’opera, Die Brautwahl, 1891 Il Teorema di Fermat, Gino Roncaglia, La Quarta Rivoluzione, Editori Laterza, 2010, pag 254 “Grand Challenge” per il TEL: “Design Inspired Learning”, Carlo Giovannella e Angela Spinelli, ScuolaIaD, Università di Roma Tor Vergata

Fonti

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«Per rinascere» cantò Gibreel Farishta, precipitando dai cieli, «devi prima morire. Ho-ji! Ho-ji! Per scendere sulla terra rotonda, bisogna prima volare. Tat-taa! Taka-thun! Come puoi ancora sorridere, se prima non avrai pianto? Come conquisti il cuore del tuo amore, signore, senza un sospiro? Baba, se tu vuoi rinascere...» Poco prima dell’alba di un mattino d’inverno, il giorno di Capodanno o pressappoco, due uomini, reali, adulti e vivi, cadevano da grande altezza, seimila metri, verso la Manica, senza l’ausilio di paracadute o di ali, da un cielo limpido. Salman Rushdie, I versi satanici




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