A bordo della Stella del Mattino

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Tratto dal romanzo di PiErre

Mac Orlan

KLeINER

FLuG


Introduzione È nella speranza di sfuggire al demone che ho impugnato la penna.

Sì, signore e signori, questo vecchietto più debole di una mosca in ottobre e che passa oltre il vostro sguardo indifferente, è sottoposto a un curioso castigo. Quello di non poter raccontare la propria vita, di sottometterla al pubblico giudizio, senza mettersi al contempo da corda al collo.

Oggi rendo omaggio a Mac Graw, chirurgo della Stella del Mattino, impiccato a Londra sulle sponde del Tamigi. È all’ombra del nero stame del “Jolly Rogers” che quest’uomo sapiente quanto la Bibbia ed esperto dell’arma bianca mi ha insegnato l’arte dello scrivere.


In questo libro troverete i miei crimini, i miei errori e gli uni e gli altri dei miei compagni gentiluomini di fortuna.

Ormai non odo neppure più il demonio bisbigliarmi all’orecchio: “Racconta a questi tristi passanti la presa di Maracaibo, la bellezza delle donne allegre di Savannah, e come hai avuto, tu, il piccolo bretone di tredici anni, gli occhi bruciati dal sole dei Caraibi.”

Ingenui e crudeli procedevamo dritti sul mare, e quando una vela blasonata ci si parava davanti la tagliavamo di coltello, perché mai avremmo potuto pensare d’abbassarci a destra o a sinistra.


Poteva essere il 1718. Senza padre e senza madre, vivevo da diversi anni in una vecchia cava in compagnia di osceni vecchiardi, al prezzo talvolta d’immonde transazioni.

Si mangiava tutto ciò che si muoveva attorno a noi: ratti, lucertole, insetti... e in egual modo radici o un po’ di legumi rubacchiati di qua o di là.

A quattordici anni avevo assaggiato cose che la maggior parte degli uomini neppure s’azzarderebbe ad avvicinare alla bocca.

E in realtà non mi pesava. Quando si ignora tutto non si desidera nulla.


Qualche settimana prima avevo conosciuto una giovane contadina che tutti i giorni mi portava qualcosa da mangiare.

La mia scarsa immaginazione non mi consentiva di paragonarla a una principessa, ma già così com’era mi appariva di una qualità praticamente divina.

BÙ!!!

Mi hai fatto paura, imbecille! E mi hai anche fatto aspettare! Oggi ci sono pane e lardo... forse domani avrò un po’ di zuppa.


Questo è per te...

NO!!! NON LA VOGLIO LA TUA CORNAC...

...se tiri su la sottana!

AAAARRRGGGHHH!!!

AA

AA

A

LASCIA STARE!!!

..

.


Avevo soddisfatto la mia curiositĂ , ma ero rimasto deluso: nulla che spiegasse il mistero della meravigliosa differenza tra lei e me.

Dovrò fare a meno della zuppa!


Il ragazzo, questo giovane farabutto, ha ucciso una ragazza del villaggio! Che sarà ora di noi??

Feci ritorno alla cava e naturalmente raccontai l’accaduto al vecchiardo che condivideva con me il suo letto di foglie secche.

Sgozziamolo!

SVENTURA! SVENTURA!

SCORDATELO...!

La cosa migliore è consegnarlo ai gendarmi!

E pensare che all’epoca non avevo alcuna consapevolezza del crimine commesso... e se ripenso alla miserabile ottusità della mia infanzia ancora sento battere il sangue alle tempie.



Come i cuccioli di animali ancora ciechi, fin verso i quindici anni vissi nell’oscurità . E fu a Brest che aprii gli occhi alla luce del mondo.

La locanda dove aiutavo le domestiche dava su un vicolo, non lontano dall’Arsenale.


I miei orizzonti erano ancora limitati, ma le conversazioni dei marinai, degli ufficiali e dei fucilieri infiammavano la mia immaginazione, assai poco gratificata dallo sguramento di brocche e stoviglie.

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Tutti questi soggetti si bevevano la paga nel più alto rispetto della disciplina: un’ora per la sbronza, un’ora per le canzonacce da marinaio e un’ora per le prostitute.

Era l’ultima ora, quando i ritardatari intonavano arie malinconiche alla maniera dei bretoni, quella durante la quale potevo sedermi in compagnia di qualche cliente.


Quella sera mi trovavo con Muguet, che serviva come fuciliere sulla fregata “La Murena”...

...Pélisson, che era stato scrivano su una galera...

...e Marion La Penerez, donna di dubbia reputazione che frequentava la casa.

Fu allora, che a poche bracciate di distanza, esplodemmo una bordata di mitraglia sugli spagnoli...

Se il ragazzotto ti piace, dagli un appuntamento...

Che fumo, buon dio! Non ci si vedeva la punta dei piedi...

Ragazzi di fegato! Abbordano la galeota...

Daglielo, quest’appuntamento! Che aspetti?


Poi il fumo si disperde e... buon dio! Un macello! Una poltiglia!

Hai paura di me?

?

Non si sa mai! Magari non ha mai visto una donna!!

n’eoket guir, sei tu il bugiardo!

Eh, eh!!

È una bugia! Lo so come siete fatte! Io una donna sotto la sottana l’ho già vista!

Io lo so com’è fatta una donna, hai capito Marion?!


Anche se per guardarla meglio ho dovuto strangolarla!

C-cos’è che hai detto, ragazzo?

Chiudi il becco... giusto qui bisogna venire per sentire questi orrori!

Io? Non ho detto niente di male!

Che succede qua? Fuori c’è una tinozza piena che t’aspetta, microbo...


Si fottano tutti! Mi prendono per un pivello!

?

Che vuoi fare? Non puoi restare qui.

Rispondi, per dio!

Sì! Sì! Scorrerò i mari con voi e con l’argento del re comprerò una locanda!

Perché non posso?

Non puoi restare qui, salperai con me e con lo scrivano. Domani ti presenterò a Mac Graw, per il tuo bene.

Oooh... il re.


Per dio!

Non sarĂ facile arrivare prima che faccia giorno!!!

Ma quando arriveremo conoscerai Mac Graw e giurerai sulla Bibbia. Vedrai George Merry e tutti quelli delle Antille.

Vedrai, vedrai... storie! Questo canchero di lanterna è morta!!!


Laudato si’ lo nomine de lo bon Jesus.

In ginocchio, piccolo!

Ave Maria per nostra nave!

Et tutti li marinai fate voi prighiera a Dio e a Madonna Sant’Elena, che Dio vi mandi la bona sorte a messiè lo patrono, messiè lo nocchiero et a tutti quanti de la compagine vostra valente, da poppa a prua. La Croce del Sud!

Non si sente più niente!

È finita. Rimettiamoci in marcia.

Al largo incrocia sempre la sventura. Questa preghiera è sempre la migliore. Quando avrai solcato i mari sulle galere di Tolone avrai capito anche tu che non è mai inutile affidarsi a Lui.


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