Rassegna stampa 5 dicembre 2014 def

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s o i z e r p r e d e F a p m a t S a n g e s s Ra



5 Dicembre 2014 ECONOMIA E MERCATI IL SOLE 24 ORE LA REPUBBLICA ANSA IL SOLE 24 ORE

Un altro rinvio per il «Made in» Allarme riciclaggio: economia criminale vale 12% del Pil I compro-oro ad alto rischio riciclaggio Mef: molto significativo rischio riciclaggio in Italia, eccessivo l’uso del contante ANSA Oro: in calo sui mercati asiatici IL SOLE 24 ORE Orologi - La corsa al lusso ha perso velocità LA REPUBBLICA Allarme Confcommercio: "Consumi ancora in calo, Natale sarà dimesso" IL SOLE 24 ORE Gli italiani tagliano lo shopping di Natale IL SOLE 24 ORE Natale «molto dimesso» per sette italiani su dieci. Tredicesime mangiate dalle tasse L’ORAFO Gioielleria, calano le vendite al dettaglio IL SOLE 24 ORE Oro, non passa in Svizzera il referendum sulle riserve IL SOLE 24 ORE La Svizzera dice no ai tre referendum su immigrazione, fisco e oro ILDATTO QUOTIDIANO Svizzera, referendum per vietare la vendita dell’oro della Banca centrale IL SOLE 24 ORE Plus - Serve una legge per i diamanti PREZIOSA MAGAZINE A Singapore si acquistano sempre più gioielli

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La corte dei conti: lotta all’evasione con scarsi risultati Contante tutti i modi per mandarlo in pensione Accesso al credito, tour di Federorafi nei distretti Il tetto al contante provoca miliardi di danni Decreto Monti ecco gli effeti sull’orologeria

SETTORE E MODA IL SOLE 24 ORE RADIO GOLD NEWS YAHOO FINANZA L’ORAFO PREZIOSA MAGAZINE PREZIOSA MAGAZINE PREZIOSA MAGAZINE AREZZO NOTIZIE PAMBIANCONEWS PAMBIANCONEWS L’ORAFO GIOILLIS AREZZO NOTIZIE LA REPUBBLICA LA REPUBBLICA

Boccadamo, scuola orafa per disabili E' ufficialmente nata la "Sezione orafa" di Confindustria Alessandria Contraffazione: Confcommercio, contro pirateria repressione e leggi Visintin protagonista di Pensieri Preziosi La gioielleria Magnone 1914 festeggia i 100 anni Aziende orafe europee a Dubai con Fiera di Vicenza Dubai Jewellery Week, mercoledì al via “Diamo credito al Gioiello”. Ciabatti: “Sono troppe le aziende vitali ma poco liquide” Tuum all’estero con i gioielli preghiera Bicego debutta nel Quadrilatero La collezione Santambrogio da Sotheby’s Buccellati, 100 anni di gioielli Natale d’oro: BancaEtruria propone lingottini da regalare sotto l’albero R Club - Le ambizioni di Hong Kong Quest’anno controvento Rassegna in collaborazione con


Economia e Mercati IMPRESA & TERRITORI05 DICEMBRE 2014Il Sole 24 Ore

Tutela dei marchi. Dell’etichettatura d’origine dei prodotti si tornerà a discutere nel prossimo semestre di presidenza Ue

Un altro rinvio per il «Made in» In arrivo nei primi mesi del 2015 uno studio della Commissione Ue su costi e benefici BRUXELLES La partita sull’etichettatura che precisi l’origine dei prodotti di consumo non alimentari, cavallo di battaglia dell’Italia, tornerà a essere discussa a livello europeo durante la prossima presidenza lettone dopo che ancora ieri i Ventotto non sono riusciti a trovare una intesa su un tema controverso. In compenso, i ministri hanno trovato un accordo per chiedere alla Commissione europea di valutare da ora in poi con maggiore continuità i rischi di competitività delle proprie proposte legislative. «La presidenza italiana dell’Unione ha mantenuto altissima l’attenzione sul problema» dell’etichettatura dei prodotti non alimentari, un dossier che porta il nome di “Made in”, ha spiegato ieri qui a Bruxelles durante una conferenza stampa il ministro italiano dello Sviluppo economico, Federica Guidi. «Non siamo riusciti a trovare una mediazione – ha aggiunto - perché diversi paesi, tra cui la Germania, non hanno una visione comune» (si veda Il Sole 24 Ore del 6 novembre). Da mesi ormai la questione sta dividendo i Ventotto. Molti paesi vorrebbero che sui prodotti non alimentari fosse precisata l’origine geografica, per difendersi anche dalla contraffazione. Questi stati membri sono tra gli altri la Francia e l’Italia. I paesi del Nord - che spesso producono all’estero sulla scia di una ampia delocalizzazione degli stabilimenti industriali, come la Germania - sono contrari. Guidi ha assicurato che l’Italia continuerà «l’interlocuzione con tutti i paesi membri». La prossima discussione si baserà su uno studio della Commissione relativo ai costi e ai benefici dell’etichettatura d’origine, atteso nei primi mesi del 2015 durante la prossima presidenza lettone dell’Unione. Un possibile compromesso, ha detto il ministro Guidi, potrebbe riguardare «la perimetrazione del campo di applicazione», eventuali «clausole di revisione» o «criteri alternativi» per precisare l’origine di un prodotto. Il dossier “Made in” fa parte di un regolamento più generale sulla sicurezza dei prodotti. Sempre ieri, i ministri riuniti nel Consiglio Competitività si sono trovati d’accordo per chiedere alla Commissione di «continuare a migliorare e di utilizzare i dati e gli strumenti disponibili per monitorare la competitività e presentare in modo più sistematico le relative conseguenze». Nei fatti, i Ventotto vogliono che l’esecutivo comunitario valuti costi e benefici, in termini di competitività, delle proposte legislative che attengono in un modo o nell’altro all’industria e al tessuto economico. La crisi economica degli ultimi anni ha indotto le associazioni di categoria a fare pressione perché da parte di paesi membri e istituzioni comunitarie ci sia più attenzione alla difesa della competitività dell’economia europea. Di recente, nodi vi sono stati su questo versante nei settore dell’energia, della lotta all’inquinamento, degli accordi di libero scambio. In generale, l’industria europea si lamenta di troppe norme


e di un mercato europeo troppo aperto rispetto a quelli più chiusi della concorrenza. Infine, il Consiglio Giustizia ha trovato ieri anche una intesa tra i governi e con il Parlamento sulle procedure di insolvenza delle società. L’accordo prevede modifiche all’attuale legislazione che oggi si concentra sulla liquidazione dell’azienda. Le nuove norme daranno un quadro legale europeo anche al processo di ristrutturazione aziendale. Tra le altre cose, le nuove regole garantiranno certezza legale sulla competenza giurisdizionale, chiarendo il concetto di principale centro di interessi di una società. Beda Romano


MAFIA CAPITALE

Allarme riciclaggio: economia criminale vale 12% del Pil ROSARIA AMATO ROMA . È un’industria prospera: secondo alcune stime il giro d’affari dell’economia criminale arriva fino al 12 per cento del Pil. Ma è anche ben connessa: i proventi del traffico di droga, estorsione, gioco d’azzardo, sfruttamento della prostituzione vengono immessi con facilità nell’economia sana, grazie soprattutto al sommerso e all’uso eccessivo del contante, una caratteristica tutta italiana. Nel nostro Paese infatti, ricorda il Comitato di Sicurezza Finanziaria, presieduto dal direttore generale del ministero dell’Economia Vincenzo La Via, il contante viene usato nell’85 per cento delle transazioni contro una media Ue del 60 per cento. Non è soltanto un problema di arretratezza sul fronte dei pagamenti elettronici: il rischio di riciclaggio è altissimo e i controlli sono praticamente impossibili, visto che i pagamenti in contante non sono “tracciabili”, una banconota è uguale all’altra. Negli ultimi anni, riconosce il Comitato nell’ Analisi nazionale dei rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo , l’uso di contante ha subito «una costante contrazione dovuta sia alle crescente diffusione di strumenti alternativi, sia all’effetto delle politiche restrittive». Ma non è abbastanza: la criticità rimane ancora alta, soprattutto in alcune province italiane, prevalentemente meridionali. Anche l’economia sommersa, che pur concentrandosi in attività legali sfugge ai controlli del fisco e degli istituti di previdenza, è un canale di passaggio ideale per il riciclaggio. Tanto più che il sommerso ha raggiunto in Italia, secondo alcune stime, una quota del 22 per cento del Pil, contro il 19 per cento della media europea. Ci sono attività economiche che più di altre sono esposte al rischio di riciclaggio: i giochi, e non soltanto il gioco d’azzardo, anche le piattaforme online legali oppure le scommesse a quota fissa. I compro-oro, che si sono diffusi con la crisi e attualmente tenuti al solo obbligo di segnalazione di operazioni sospette. Il settore immobiliare, da sempre «uno dei settori privilegiati per il reimpiego dei ricavi illegali delle organizzazioni mafiose e dei capitali illeciti stranieri». I trust, società non regolate ancora a sufficienza dal diritto italiano. A vigilare, oltre alle forze dell’ordine, l’accurata rete di controlli finanziari che include anche la Banca d’Italia, la Guardia di Finanza e la Consob. © RIPRODUZIONE RISERVATA


I compro-oro ad alto rischio riciclaggio Elevati rischi anche per il settore immobiliare Redazione ANSA

04 dicembre 201419:22NEWS I molti 'compro-oro' aperti durante la crisi economica ed il settore immobiliare sono a rischio ''elevato'' di riciclaggio. Lo dice il Comitato di sicurezza finanziaria presieduto dal Mef indicando l'esigenza di maggiori controlli. La crisi economica - spiega il Comitato - ''ha portato, tra l'altro, ad una crescente diffusione di compro-oro, categoria di operatori eterogenea attualmente tenuta al solo obbligo di segnalazione di operazioni sospette. Diverse attività investigative ne confermano tanto l'elevato rischio specifico quanto le elevate vulnerabilità e suggeriscono l'opportunità di una intensificazione dei presidi''. Anche ''il settore immobiliare è uno dei settori privilegiati per il reimpiego dei ricavi illegali delle organizzazioni criminali mafiose e dei capitali illeciti stranieri. Anche se le compravendite sono poi intercettate da altre categorie più mature nell'applicazione dei presidi, le agenzie immobiliari non hanno ancora consapevolezza del proprio ruolo di presidio antiriciclaggio in un contesto di rischio rilevante. La vulnerabilità relativa risulta molto significativa''. Infine ''nel nostro paese emerge una crescente diffusione dei trust, situazione che genera diversi problemi in tema di trasparenza. Attività investigative e di analisi di operazioni sospette rivelano un frequente utilizzo del trust per finalità illecite, in particolare per la commissione di reati tributari, di riciclaggio, fallimentari, di abuso di mercato, nonché per schermare i patrimoni illeciti della criminalità organizzata. Sul fronte della punibilità dei reati, la criminalizzazione dell'autoriciclaggio si conferma essere un passo necessario''. Secondo il ministero dell'Economia, più in generale, il rischio che attività illecite e riciclaggio di denaro interessino l'economia italiana è considerato dal Mef ''molto significativo'' ma, allo stesso tempo, il sistema di prevenzione e contrasto italiano appare ''nel suo complesso adeguato''. Corruzione, evasione fiscale, narcotraffico, reati fallimentari e usura alcune delle condotte criminali più preoccupanti. - segnala il Mef - La criminalità organizzata italiana ma anche straniera operante nel territorio, è la modalità prevalente con cui i crimini sono perpetrati. Con esclusione dell'evasione fiscale, la quasi totalità delle condotte criminali, inclusa la corruzione, è per larghissima parte e, in talune ipotesi esclusivamente, riconducibile al crimine organizzato (es. narcotraffico, estorsione, gioco d'azzardo, traffico illecito dei rifiuti, contrabbando e contraffazione). L'eccessivo uso del contante e l'economia sommersa ''influenzano negativamente in modo molto significativo il livello di rischio del paese'', dice ancora il ministero nello studio antiriciclaggio spiegando che aumenta il rischio illegalità grazie alla non tracciabilità e all'anonimato garantito.


DĞĨ͗ ŵŽůƚŽ ƐŝŐŶŝĨŝĐĂƚŝǀŽ ƌŝƐĐŚŝŽ ƌŝĐŝĐůĂŐŐŝŽ ŝŶ /ƚĂůŝĂ͕ ĞĐĐĞƐƐŝǀŽ ů͛ƵƐŽ ĚĞů ĐŽŶƚĂŶƚĞ 4 dicembre 2014

Il rischio che attività illecite e riciclaggio di denaro interessino l'economia italiana è «molto significativo», anche se il sistema di prevenzione e contrasto italiano appare «nel suo complesso adeguato». E ancora: «Sebbene non esista una stima ufficiale del valore delle attività criminali, le varie valutazioni, talune sino al 12% del Pil (ossia fino a 190 miliardi, ndr) concorrono a sostenere un giudizio di assoluta significatività della minaccia che i proventi illeciti siano prodotti in Italia e siano reimmessi nei circuiti economicoͲfinanziari italiani e stranieri». In particolare. «l'eccessivo uso del contante e l'economia sommersa influenzano negativamente in modo molto significativo il livello di rischio del paese». Lo si legge nella prima analisi nazionale del Comitato di sicurezza finanziaria del Mef. L’analisi evidenzia anche il «rilevante l'interesse delle mafie verso il settore dei giochi» e «l'elevato rischio specifico quanto le elevate vulnerabilità» dei comproͲoro. Sottolineando come il settore immobiliare sia «uno dei settori privilegiati per il reimpiego dei ricavi illegali delle organizzazioni criminali mafiose e dei capitali illeciti stranieri». Sul fronte della punibilità dei reati, la «criminalizzazione dell'autoriciclaggio» viene definito «un passo necessario». L’analisi è stata effettuata in applicazione delle nuove Raccomandazioni del Financial Action Task Force Ͳ Gruppo d'azione finanziaria (FatfͲGafi), con l'obiettivo di identificare, analizzare e valutare le minacce di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo. Il Comitato è presieduto dal dg del Tesoro, Vincenzo La Via. Ne fanno parte rappresentanti dei ministeri della Giustizia, dell'Interno e degli Esteri. Nonché della Banca d'Italia, della Consob, della Guardia di Finanza. WƌŽǀĞŶƚŝ Ăƚƚŝǀŝƚă ĐƌŝŵŝŶĂůŝ ĨŝŶŽ Ă ϭϵϬ ŵŝůŝĂƌĚŝ Per il Mef la minaccia attuale che fenomeni di riciclaggio di denaro interessino la nostra economia è «molto significativa», il valore più alto della scala di valutazione utilizzata dal modello di analisi. Corruzione, evasione fiscale, narcotraffico, reati fallimentari e usura alcune delle condotte criminali più preoccupanti. Sebbene non esista una stima unica e ufficiale del valore economico delle attività criminali, le varie valutazioni (talune sino al 12% del PIL) concorrono a sostenere un giudizio di «assoluta significatività» della minaccia che i proventi illeciti «siano prodotti nel territorio nazionale e siano reimmessi nei circuiti economicoͲfinanziari italiani e stranieri». ĐĐĞƐƐŝǀŽ ƵƐŽ ĐŽŶƚĂŶƚĞ ĂƵŵĞŶƚĂ ƌŝƐĐŚŝŽ ŝůůĞŐĂůŝƚă In particolare l'eccessivo uso del contante e l'economia sommersa influenzano negativamente in modo molto significativo il livello di rischio del paese. Secondo uno studio della Banca Centrale Europea del 2012, nel nostro paese il volume delle transazioni regolate in contante è pari all'85% del totale, contro una media dell'Unione Europea del 60%. Il contante è considerato il mezzo di pagamento preferito per le transazioni riferite all'economia informale e illegale in quanto garantisce la non tracciabilità e l'anonimato degli scambi.


Oro: in calo sui mercati asiatici Perde lo 0,4% Redazione ANSA ROMA - 04 dicembre 2014 08:08NEWS

(ANSA) - ROMA, 4 DIC - Quotazioni dell'oro nuovamente in calo sui mercati asiatici dove il lingotto con consegna immediata perde lo 0,4% e viene scambiato a 1.204 dollari l'oncia. Ad influire sull'andamento del metallo prezioso i dati sul lavoro in Usa il recupero del dollaro e l'attesa per gli orientamenti della Bce che potrebbero emergere dall'incontro di oggi.


PRIMA 02 DICEMBRE 2014Rapporti Scenari

La corsa al lusso ha perso velocità Gli aumenti a due cifre di fatturati e utili degli scorsi anni sono forse da dimenticare: la crescita diventa «normale» Mercati asiatici in calo dietro l'andamento piatto degli orologi Giulia Crivelli Gli aumenti a due cifre di fatturati e utili degli scorsi anni molto probabilmente non si registreranno più. Ma il settore dell'hard luxury – così gli analisti chiamano la gioielleria e l'orologeria di lusso – continuerà a crescere, in un modo forse addirittura più sano che in passato, certamente più sostenibile. A una cifra, in altre parole. È quanto emerge dall'Altagamma worldwide markets monitor 2014, curato da Bain&Company e presentato un mese fa a Milano, un utile consuntivo dell'anno che sta per chiudersi e bussola privilegiata per orientarsi nel 2015. Al comparto dell'hard luxury è riconducibile il 22% dei consumi di beni di lusso personali (le altre categorie principali sono accessori, abbigliamento e beauty), pari a 49,06 miliardi di euro su un totale di 223 miliardi. La crescita attesa per il 2014 è dell'1%, mentre nel 2013 era stata del 2%. Gli orologi sono i tre quarti circa dell'hard luxury e valgono circa 35 miliardi di euro, mentre ai gioielli sono riconducibili i restanti 14 miliardi. «Le vendite di orologi nel 2014 sono rimaste stabili rispetto al 2013, mentre quelle di gioielli sono cresciute del 4% – spiega Claudia D'Arpizio, partner di Bain e autrice dell'annuale Monitor di Fondazione Altagamma –. L'andamento piatto degli orologi è legato alla performance negativa dei mercati asiatici, che però è stato compensato dal trend positivo negli Stati Uniti, in Medio Oriente e in Giappone». Molte aziende hanno reagito al rallentamento sul mercato cinese e in altri Paesi asiatici riducendo la produzione, per paura che l'offerta eccessiva avesse un impatto sui prezzi. Un tema importante, quello del monitoraggio dei pezzi disponibili (si veda anche, a pagina 5, il parere del ceo del gruppo Rolex, Gian Riccardo Marini). «Gli orologi meccanici si sono dimostrati più resilienti, anche nella fascia con un entry price superiore ai 2mila euro – sottolinea Claudia D'Arpizio – mentre il segmento degli orologi elettronici ha subito e continuerà a subire la concorrenza degli smartwatch, la cui offerta e sofisticazione sta aumentando velocemente (si veda anche pagina 17). Un altro trend interessante riguarda gli orologi da donna, sui quali le aziende sono tornate a scommettere e investire: i preferiti restano quelli con movimenti al quarzo, ma cresce la domanda di orologi automatici e c'è stato un vero e proprio rimbalzo per gli orologigioiello». Una maison che ha scelto di investire nel segmento femminile è Bulgari (gruppo Lvmh), che il 16 ottobre ha presentato a Milano la nuova linea Lucea, frutto di 13 mesi di impegno dei maestri


orologiai, che hanno lavorato a stretto contatto con gli orafi della maison. Lucea – ha spiegato il ceo di Bulgari Jean Claude Babin – è la terza collezione di segnatempo da donna, ma è molto diversa da Serpenti, fatta di orologi-gioiello, e da Bulgari Bulgari, nata da una costola di quella maschile, lanciata nel 1975. Con Lucea la maison punta a un pubblico molto più ampio, sia per età sia per disponibilità economiche: i prezzi partono da 3.500 euro per arrivare a 32mila. Anche grazie a Bulgari, del resto, il comparto Watches & Jewelry di Lvmh ha fatto meglio del mercato: nei primi nove mesi del 2014 le vendite sono arrivate a 1,972 miliardi, in crescita del 5% sul 2013 e per la maison (Lvmh non rilascia dati dei singoli marchi in portafoglio) gli analisti prevedono una crescita del fatturato 2014 a doppia cifra: i ricavi dovrebbero arrivare a 1,6 miliardi (+12% sul 2013). A riequilibrare le vendite e la brand awareness tra orologi maschili e femminili ha pensato anche Cartier (secondo marchio al mondo del settore dopo Rolex). Due mesi fa la maison ha presentato Shape your time, un cortometraggio visibile solo online e pensato per un pubblico maschile (si veda Moda24 del 26 settembre). Francois Marc Sastre, direttore generale di Cartier per il Sudest Europa (Italia, Grecia e Turchia) sottolinea che Shape your time è nato per «ribadire che, come maison, siamo leader sia nel segmento femminile sia in quello maschile e che l'orologeria è tanto importante quanto la gioielleria». I numeri confermano le parole di Sastre: secondo gli analisti di Vontobel, i più autorevoli nel settore dell'orologeria, nell'esercizio fiscale 2013-14, il 40% del fatturato di Cartier (stimato in 4,8 miliardi di euro) veniva dagli orologi e alla maison è riconducibile il 46% dei ricavi complessivi di Richemont, il gruppo del lusso quotato a Ginevra al quale Cartier appartiene, nonché il 37% delle vendite di orologi del gruppo. Altra strategia comune a tutti i marchi di media e alta orologeria è l'investimento nel retail (si veda anche pagina 3). Ma se a Milano via Monte Napoleone e via Spiga – la strade dello shopping più famose e care d'Italia – continuano ad arricchirsi di negozi di orologeria e gioielleria di lusso (nelle ultime due settimane hanno aperto ad esempio Vhernier e Marco Bicego), contando sulla presenza di turisti stranieri, i consumi di italiani continuano a calare. Secondo FederpreziosiConfcommercio, in settembre le vendite di orologeria e gioielleria in Italia sono scese del 2,1% e la speranza è che almeno dicembre mostri qualche segnale di ripresa grazie agli acquisti natalizi.


Allarme Confcommercio: "Consumi ancora in calo, Natale sarà dimesso" Secondo l'associazione dei commercianti le tasse "mangiano" l'effetto positivo del bonus da 80 euro e la crescita delle tredicesime. La domande delle famiglie è inferiore del 12% rispetto al 2007 MILANO Ͳ Consumi in calo e Natale dimesso. Sono le previsioni di Confcommercio secondo cui per il 72,7% degli italiani le feste saranno "molto dimesso" anche se l'85,2% continuerà a mettere regali sotto l'albero. A preoccupare sono soprattutte le imposte con la Tasi che si "mangia le tredicesime" facendo scendere i consumi per famiglia a prezzi costanti dai 1.329 euro del 2013 a 1.288 euro con una contrazione del 3,1%. Secondo l'ufficio studi dell'associazione dei commercianti, quest'anno la 13esima netta di dipendenti e pensionati aumenta dello 0,9% passando da 38,9 miliardi di euro del 2013 a 39,2 miliardi, ma tale incremento viene vanificato dalle tasse che a dicembre crescono, soprattutto per il pagamento della Tasi, del 18% passando da 8,1 miliardi dello scorso anno a 9,5 miliardi. Il saldo di tali differenze si traduce in una 13esima disponibile per consumi inferiore del 3,6%, in calo da 30,8 a29,7 miliardi. Per il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli "redditi al palo, fiducia in calo, ripresa incerta e faticosa con tasse ancora troppo alte rischiano di congelare i consumi anche per questo Natale. Le tasse Ͳ ha spiegato Ͳ neutralizzano gli effetti positivi dei bonus da 80 euro e la crescita della tredicesima. Le tasse sottraggono a dicembre 1,4 miliardi di potenziali acquisti". Il presidente della Confcommercio ha poi ribadito che è "necessaria una coraggiosa operazione di fiducia per ridurre le tasse e dare ossigeno ai consumi perché se ripartono i consumi riparte anche il Paese". La situazione, però, resta difficile. A ottobre i consumi, infatti, segnano una variazione nulla rispetto al mese precedente e un calo tendenziale dello 0,5% rispetto allo scorso anno. E' quanto rileva l'indicatore dei consumi Confcommercio (Icc). Secondo l'ufficio studi la stasi rilevata negli ultimi cinque mesi segnala l'assenza di veri sintomi di ripresa della domanda delle famiglie i cui livelli sono ancora del 12% inferiori rispetto alla fine del 2007. Insomma, la fase di recessioneͲstagnazione che ha caratterizzato gran parte del 2014 non sembra destinata a mutare radicalmente nei prossimi mesi, stante la debolezza di tanti indicatori congiunturali, alcuni dei quali segnalano un peggioramento. 03 dicembre 2014


'ůŝ ŝƚĂůŝĂŶŝ ƚĂŐůŝĂŶŽ ůŽ ƐŚŽƉƉŝŶŐ Ěŝ EĂƚĂůĞ Ěŝ sŝŶĐĞŶnjŽ ŚŝĞƌĐŚŝĂ

3 dicembre 2014

Allarme di Confcommercio sullo shopping di Natale, cartina tornasole del possibile rilancio dell'economia. Secondo i dati presentati a Roma per più di sette italiani su dieci il Natale 2014 sarà “molto dimesso”. I regali si faranno ma all'insegna del risparmio, i prodotti tecnologici restano in cima alle preferenze degli Italiani. E veniamo all'allarme tasse, visto l'ingorgo che attende le famiglie nei prossimi giorni. La Tasi “mangerà” l'aumento delle tredicesime 2014 e i consumi delle famiglie in vista del Natale caleranno di 41 euro passando dai 1.329 euro del 2013 a 1.288 euro, calcola Confcommercio. Secondo le stime di Piazza Beli le tredicesime aumenteranno di circa 300 milioni di euro salendo a quota 39,2 miliardi di euro dai 38,9 del 2013, ma tra Imu, Tari, tasse auto e canone Rai, gli italiani verseranno al fisco 9,5 miliardi (+18% rispetto al 2013). La “tagliola fiscale” eroderà il sensibile aumento delle tredicesime e la quota disponibile per consumi scenderà del 3,6% a 29,7 miliardi. “Le tasse neutralizzano l'effetto positivo del bonus da 80 euro e la crescita della tredicesima, sottraggono alle famiglie, a dicembre, 1,4 miliardi di potenziali acquisti” dice il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.


EĂƚĂůĞ ͨŵŽůƚŽ ĚŝŵĞƐƐŽͩ ƉĞƌ ƐĞƚƚĞ ŝƚĂůŝĂŶŝ ƐƵ ĚŝĞĐŝ͘ dƌĞĚŝĐĞƐŝŵĞ ŵĂŶŐŝĂƚĞ ĚĂůůĞ ƚĂƐƐĞ 3 dicembre 2014 Il Natale alle porte sarà, anche quest'anno, all'insegna dell'austerità. Per più di sette italiani su dieci il Natale 2014 sarà «molto dimesso». A lanciare l'allarme è Confcommercio in occasione di una conferenza stampa sui consumi natalizi. Tasi, Imu, Tari, tasse auto e canone Rai, infatti, «mangeranno» l'aumento delle tredicesime 2014 e i consumi delle famiglie in vista del Natale caleranno di 41 euro passando dai 1.329 euro del 2013 a 1.288 euro. Anche se, nonostante la crisi resta stabile la percentuale di italiani che non rinunceranno a comprare regali natalizi.

ŽŶĨĐŽŵŵĞƌĐŝŽ͗ EĂƚĂůĞ ͨŵŽůƚŽ ĚŝŵĞƐƐŽͩ ƉĞƌ ϳ ŝƚĂůŝĂŶŝ ƐƵ ϭϬ Secondo Confcommercio il 72,7% degli italiani prevede un Natale «molto dimesso»: aumenta, dunque, la quota dei pessimisti che, nel 2013, aveva toccato il 69,3%. Resta, invece, sostanzialmente stabile la percentuale di famiglie che effettuerà regali, magari solo «pensierini»: l'85,2% degli italiani comunque comprerà doni, dato in linea con quello dell'anno scorso (85,2%). I prodotti tecnologici restano in cima alle preferenze degli italiani, ma tiene anche la tradizione. dƌĞĚŝĐĞƐŝŵĞ ĞƌŽƐĞ ĚĂůůĞ ƚĂƐƐĞ͗ Ͳϰϭ ĞƵƌŽ ƉĞƌ ĐŽŶƐƵŵŝ Secondo le stime di Confcommercio Tasi, Imu, Tari, tasse auto e canone Rai peseranno per 1,4 miliardi in più sulle tredicesime di dicembre rispetto allo scorso anno, riducendo del 3,1% i consumi delle famiglie, che spenderanno in media 1.288 euro, 41 euro in meno rispetto al 2013 . In particolare, le tredicesime 2014 ammonteranno a 39,2 miliardi, 300 milioni in più rispetto allo scorso anno (+0,9%), le tasse complessive ammonteranno a 9,5 miliardi (+18%) e le tredicesime disponibili per i consumi saranno pari a 29,7 miliardi (Ͳ3,6%). Le famiglie destineranno ai consumi 28 miliardi, il 3,2% in meno rispetto allo scorso anno. ^ĂŶŐĂůůŝ͗ ƚĂƐƐĞ ƚŽůŐŽŶŽ Ă ĨĂŵŝŐůŝĞ ϭ͕ϰ ŵůĚ ƉĞƌ ĂĐƋƵŝƐƚŝ «Redditi al palo, fiducia in calo, ripresa incerta e faticosa con tasse ancora troppo alte che rischiano di congelare i consumi anche per questo Natale». È la sintesi del presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, che ha spiegato come «le tasse neutralizzano gli effetti positivi dei bonus da 80 euro e la crescita della tredicesima, sottraendo a dicembre 1,4 miliardi di potenziali acquisti». Resiste la tradizione del Natale e dei regali «anche se si spenderà meno del 2013». Il presidente della Confcommercio ha poi ribadito che è «necessaria una coraggiosa operazione di fiducia per ridurre le tasse e dare ossigeno ai consumi perché se ripartono i consumi riparte anche il Paese». ŽŶĨĐŽŵŵĞƌĐŝŽ͕ ĐŽŶƐƵŵŝ ŝŶ ĐĂůŽ Ă ŽƚƚŽďƌĞ ƐƵ ďĂƐĞ ĂŶŶƵĂ Non solo. L'indicatore dei consumi Confcommercio (Icc) segnala a ottobre per i consumi una variazione nulla rispetto al mese precedente e un calo tendenziale dello 0,5% rispetto allo scorso anno. Secondo l'ufficio studi, la stasi rilevata negli ultimi cinque mesi segnala l'assenza di veri sintomi di ripresa della domanda delle famiglie i cui livelli sono ancora del 12% inferiori rispetto alla fine del 2007.


02 Dicembre 2014 *LRLHOOHULD FDODQR OH YHQGLWH DO GHWWDJOLR 02/12/2014 By orafoitaliano

L’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio ISTAT ha riportato una flessione generalizzata dello 0,1% rispetto al mese precedente e dello 0,5% rispetto al Settembre 2013. Il settore gioielleria e orologeria è in ultima posizione con un calo del -2,1%, preceduto solo di poco da profumeria e telecomunicazioni. A detta di Confcommercio: ÂŤla stagnazione della spesa delle famiglie in termini reali può essere letta difficilmente come il preludio di un’imminente ripresa. Nei primi nove mesi il calo dei consumi, al netto della componente relativa ai prezzi, è prossimo all’1,5%Âť. Secondo Giuseppe Aquilino, presidente di Federpreziosi, i dati non fanno ben sperare neanche in prospettiva del periodo natalizio. Nella foto Giuseppe Aquilino, Presidente di Federpreziosi


FINANZA & MERCATI 02 DICEMBRE 2014

Preziosi. I prezzi intanto riprendono a salire: l'India alleggerisce i dazi all'import

Oro, non passa in Svizzera il referendum sulle riserve Nessun obbligo per la Bns sugli acquisti di lingotti Lino Terlizzi LUGANO Dopo la vittoria del no nel referendum sull'aumento delle riserve auree in Svizzera, il mercato ha salutato ieri l'esito del voto elvetico dapprima con ribassi per l'oro e per il franco, nella notte e nella prima mattinata. Nel corso della giornata, poi, le quotazioni del metallo giallo in particolare sono risalite, perché sono intervenute altre valutazioni da parte degli operatori. Bocciata domenica con il 77% di no, l'iniziativa sull'oro prevedeva che la Banca nazionale svizzera avesse in lingotti almeno il 20% delle sue riserve. Un vittoria del sì avrebbe probabilmente portato al rialzo l'oro. La vittoria del no lo ha portato invece ieri al ribasso all'apertura dei mercati asiatici, con un calo di circa il 2% rispetto a venerdì scorso. L'oncia è stata scambiata inizio seduta anche a 1.142,90 dollari, il minimo da tre settimane. Poi, con il passare delle ore, la quotazione è risalita in modo sensibile. In serata a New York l'oro ha anche superato i 1.200 dollari. Il vento è cambiato in giornata soprattutto per due ragioni. La prima è che nel fine settimana la Reserve Bank of India ha cancellato una delle misure che limitavano l'import di oro: gli operatori non saranno più tenuti a vendere il 20% delle loro importazioni di metallo ai gioiellieri perché lo riesportino. In vista di uno dei più importanti periodi per i matrimoni in India, la cancellazione della misura potrebbe favorire gli acquisti di oro. La seconda ragione è che, finita l'attesa per il referendum elvetico ed evitati rialzi più forti, una parte degli operatori ritiene che ai livelli attuali l'oro resti comunque un buon strumento di diversificazione degli investimenti, considerando le incertezze geopolitiche ed economiche. Se fosse passato il sì nel referendum elvetico, il franco a sua volta probabilmente avrebbe registrato robusti rialzi. In quel caso infatti la Bns avrebbe dovuto impiegare molte risorse per comprare oro e avrebbe avuto poche risorse per difendere la soglia di cambio fissata per l'euro-franco (1,20 franchi per 1 euro). La vittoria del no ha portato così nella mattinata di ieri un calo del franco sulla moneta unica europea, sino a 1,2040 franchi per 1 euro, per poi indietreggiare fino a 1,2025 franchi, con la moneta elvetica in lieve calo sull'euro. Anche in questo caso, esaurito il saluto alla vittoria del no, una parte degli investitori ha ricominciato a vedere i franchi come un approdo. Anche se, dopo il referendum, è ora difficile pensare a impennate a breve della valuta elvetica.


>Ă ^ǀŝnjnjĞƌĂ ĚŝĐĞ ŶŽ Ăŝ ƚƌĞ ƌĞĨĞƌĞŶĚƵŵ ƐƵ ŝŵŵŝŐƌĂnjŝŽŶĞ͕ ĨŝƐĐŽ Ğ ŽƌŽ Ěŝ >ŝŶŽ dĞƌůŝnjnjŝ 30 novembre 2014 In Svizzera ha vinto nettamente il no su tutti e tre i temi sottoposti a referendum : aumento delle riserve auree della Banca nazionale svizzera (Bns), limitazioni all'immigrazione, abolizione dei forfait fiscali per i super abbienti che risiedono nella Confederazione. Questi i risultati dei 26 cantoni. Il no sull'oro è al 77,2%, il no a nuovi limiti all'immigrazione è al 74,1%, il no all'abolizione dei forfait fiscali è al 59,2%. È passata dunque la linea sostenuta dal Governo e dalla maggioranza del Parlamento. I sondaggi della vigilia, che davano margini molto più ristretti a favore del no sui tre temi, sono stati abbastanza chiaramente smentiti. Anche il sondaggio che indicava il Canton Ticino come favorevole al sì sul giro di vite all'immigrazione è stato smentito. Ci sono state infatti tre bocciature anche in Ticino: 66% di no sull'oro, 63% di no su nuove barriere contro l'immigrazione, 68% di no all'eliminazione dei forfait fiscali. L'iniziativa sugli attivi della Banca nazionale prevedeva che almeno il 20% delle riserve della Bns dovesse essere in oro, che tale oro non fosse più vendibile e che fosse interamente depositato in Svizzera. Con una vittoria del sì, la Bns sarebbe stata costretta dunque a investire risorse ingenti per aumentare le riserve in lingotti. Il prezzo dell'oro avrebbe avuto probabilmente una spinta al rialzo. A quel punto inoltre la Bns probabilmente non avrebbe più avuto risorse sufficienti per difendere la soglia di cambio fissata per l'euroͲ franco (1,20 franchi per 1 euro) e la moneta svizzera avrebbe potuto apprezzarsi in modo eccessivo. A sostenere l'iniziativa “Salvate l'oro della Svizzera” erano alcuni esponenti dell'Udc, partito della destra populista. Il vertice dello stesso partito non era peraltro d'accordo. Tutti i principali partiti elvetici erano contrari. Quanto all'iniziativa Ecopop (“Stop alla sovrappopolazione”), i sostenitori hanno dichiarato di ispirarsi a posizioni verdi e di puntare a limitare il saldo migratorio in Svizzera, richiamando appunto la sostenibilità ambientale e le dimensioni ridotte del Paese. Secondo i sostenitori, tra il 2007 e il 2013 ogni anno sono emigrate dalla Svizzera 93 mila persone, mentre l'immigrazione annuale è stata di 166 mila persone, con un saldo migratorio pari a 73 mila. Ecopop proponeva di ridurre il saldo migratorio a 16 mila. Una riduzione consistente, alla quale quasi tutti i partiti elvetici (anche alcune formazioni verdi) e le associazioni economiche si sono opposti, sottolineando anche le necessità delle imprese svizzere per quel che riguarda la manodopera. L'iniziativa “Basta ai privilegi fiscali dei milionari” puntava invece ad eliminare in tutta la Svizzera la cosiddetta imposizione secondo il dispendio, cioè su base forfettaria, diversa dalla normale imposizione secondo il reddito e la sostanza. Il raggruppamento di sinistra che sosteneva l'iniziativa voleva eliminare una disparità fiscale che ha indicato come eccessiva. Gli schieramenti di centro e di destra che si opponevano hanno ricordato che il gettito da forfait è ingente e che con una vittoria del sì molti ricchi che oggi risiedono in Svizzera avrebbero potuto decidere di trasferirsi in altri paesi, con un impatto negativo per le casse di Confederazione, Cantoni, Comuni.


^ǀŝnjnjĞƌĂ͕ ƌĞĨĞƌĞŶĚƵŵ ƉĞƌ ǀŝĞƚĂƌĞ ůĂ ǀĞŶĚŝƚĂ ĚĞůů͛ŽƌŽ ĚĞůůĂ ĂŶĐĂ ĐĞŶƚƌĂůĞ

In caso di successo ci potrebbero essere ricadute globali. Gli scenari ipotizzati dai principali analisti parlano di un repentino e significativo apprezzamento dell’oro. Favorevoli al no anche i banchieri stranieri di Alessandro Madron | 29 novembre 2014

Domenica 30 novembre in ^ǀŝnjnjĞƌĂ si vota un ƌĞĨĞƌĞŶĚƵŵ sulla ƉŽůŝƚŝĐĂ ĂƵƌĞĂ che in caso di successo promette ricadute globali. Gli scenari ipotizzati dai principali analisti parlano di un repentino e significativo ĂƉƉƌĞnjnjĂŵĞŶƚŽ ĚĞůů͛ŽƌŽ. Fra le tre iniziative popolari che passeranno al vaglio delle urne c’è infatti quella proposta dal partito conservatore Udc per salvare l’oro della Svizzera. Le origini della faccenda vanno cercate nei primi anni del millennio. La banca nazionale elvetica (Bns) ha venduto circa metà delle proprie ƌŝƐĞƌǀĞ Ě͛ŽƌŽ, per un totale di 1550 tonnellate, incamerando di pari passo consistenti ƐŽŵŵĞ Ěŝ ǀĂůƵƚĂ ĞƐƚĞƌĂ. Nel 2011, come risposta ai timori di una crescente instabilità dell’eurozona, i conservatori di ultradestra dell’Udc hanno proposto e ottenuto un referendum per invertire la tendenza: “Con l’iniziativa sull’oro si chiedono tre cose – spiega >Ƶnjŝ ^ƚĂŵ, consigliere nazionale Udc Ͳ: primo, le attuali riserve auree della Banca nazionale svizzera non possono più essere vendute. Secondo, devono essere immagazzinate in Svizzera. E terzo, la Banca nazionale svizzera deve mantenere almeno il 20% dei suoi attivi sotto forma di oro”. Una vittoria dei Sì comporterebbe quindi l͛ŽďďůŝŐŽ, per la Bns, di acquistare ϭϲϬϬ ƚŽŶŶĞůůĂƚĞ Ě͛ŽƌŽ ŝŶ ϱ ĂŶŶŝ, tanti ne servirebbero per riportare le riserve dall’attuale 7% al 20% degli attivi. Contrari all’iniziativa il Parlamento e il consiglio federale, che hanno espresso parere negativo, spiegando come l’iniziativa proposta “danneggia la Svizzera e il Franco”, puntualizzando poi che una quota minima fissa di oro non garantisce né l’ŝŶĚŝƉĞŶĚĞŶnjĂ del Paese né la ƐƚĂďŝůŝƚă della moneta: “Limitare il margine di manovra della banca nazionale – si legge nel documento di raccomandazione stilato dal Consiglio federale – ostacola una politica monetaria nell’interesse del paese”. Inoltre, il consigliere federale Ueli Maurer, ha sottolineato come “la Svizzera, con le sue 1040 tonnellate di oro, è il paese al mondo con le maggiori riserve pro capite”. Il governo svizzero ha anche puntualizzato come il franco goda di ottima fiducia e sia ben quotato e, anzi “la sua forza è fonte di preoccupazione per le esportazioni”. Moniti contro l’iniziativa arrivano dalla stessa Banca svizzera. &ƌŝƚnj ƵƌďƌƺŐŐ, membro del direttivo , ha messo in guardia i Cantoni, spiegando che una vittoria dei “Si” comporterebbe una diminuzione dei dividendi versati dalla Bns ai Cantoni stessi, in quanto l’oro “è un attivo che non rende nulla”. In queste settimane dichiarazioni contro lo spettro di una vittoria dei Sì al referendum svizzero sono arrivati anche dall’estero. tŝůůĞŵ ƵŝƚĞƌ, già membro del consiglio della ĂŶŬ ŽĨ ŶŐůĂŶĚ͕ ha detto che “Non esiste alcuna ragione economica o finanziaria affinché una banca centrale possieda qualsiasi tipo di materia prima, anche se tale ĐŽŵŵŽĚŝƚLJ detiene un valore intrinseco. Impedire a una banca centrale di


vendere oro riduce il valore di queste riserve di oro a zero”. Anche la divisione ricerca della ^ŽĐŝĠƚĠ 'ĠŶĠƌĂůĞ ha voluto spendere la propria opinione sulla consultazione elvetica: “potrebbe presentare un rischio di inflazione, che le autorità di politica monetaria combatteranno in modo vigoroso”, ha detto WĂƚƌŝĐŬ >ĞŐůĂŶĚ. Stando ai sondaggi sembra che il popolo elvetico propenda per il no, dando sostanzialmente ragione alle opinioni espresse da banchieri e governanti.



28 nov

A Singapore si acquistano sempre più gioielli Economia / Gioielli / pietre preziose Pubblicato da preziosa

Uno su quattro è con diamanti. Il mercato si conferma in grande espansione: con una crescita dell’8% nel 2013, quest’anno le vendite sfiorano i 3,5 miliardi di dollari

Singapore sta diventando un mercato in forte espansione per la vendita al dettaglio di gioielli: tradizionalmente hub di diamanti tra Anversa e l’India, oggi è sempre più meta dei grandi brand di lusso che scelgono la cittàͲstato asiatica come sede di nuove boutique per rispondere alla crescente domanda dei consumatori. ͞EĞŝ ƉƌŽƐƐŝŵŝ ĐŝŶƋƵĞ ĂŶŶŝ͕ Ɛŝ ƉƌĞǀĞĚĞ ĐŚĞ ŝů ŵĞƌĐĂƚŽ Ěŝ ŐŝŽŝĞůůŝ Ěŝ ^ŝŶŐĂƉŽƌĞ ĐƌĞƐĐĂ ŝŶ ŵĞĚŝĂ ĚĞů ϯ ƉĞƌ ĐĞŶƚŽ ŽŐŶŝ ĂŶŶŽ Ͳ afferma Ari Epstein, Amministratore delegato dell’Antwerp World Diamond Center Ͳ. / ĚŝĂŵĂŶƚŝ ƉŽƚƌĞďďĞƌŽ ƐǀŽůŐĞƌĞ ƵŶ ƌƵŽůŽ ŝŵƉŽƌƚĂŶƚĞ ŝŶ ƋƵĞƐƚŽ ƐǀŝůƵƉƉŽ͟. Dal 2009 sono stati esportati 1,6 milioni di carati di diamanti grezzi da Anversa a Singapore, con un valore complessivo di 283 milioni di dollari. Più del 42 per cento di quei diamanti sono stati esportati nel 2014, il che dimostra chiaramente una tendenza al rialzo nel commercio di diamanti grezzi tra le due aree. In termini di diamanti lavorati, circa 184.000 carati sono stati esportati verso Singapore negli ultimi sei anni, per un valore di 315 milioni dollari. ͞WƌŽƉƌŝŽ ĐŽŵĞ ŝ ŵĂůĞƐŝ͕ ^ŝŶŐĂƉŽƌĞ ƐŽŶŽ ƉĂƌƚŝĐŽůĂƌŵĞŶƚĞ ĂƉƉĂƐƐŝŽŶĂƚŝ Ěŝ ŽƌŽ͕ ĐŚĞ ĐŽŶƐŝĚĞƌĂŶŽ ŝů ƉƌŽĚŽƚƚŽ Ěŝ ŝŶǀĞƐƚŝŵĞŶƚŽ ŝĚĞĂůĞ Ͳ precisa Epstein Ͳ. EĞŐůŝ Ƶůƚŝŵŝ ĂŶŶŝ͕ ƚƵƚƚĂǀŝĂ͕ ŝ ƉƌŽĚƵƚƚŽƌŝ ůŽĐĂůŝ ƐŽŶŽ ƐƚĂƚŝ ĨŽƌƚĞŵĞŶƚĞ ŝŶĨůƵĞŶnjĂƚŝ ĚĂŝ ŵĂƌĐŚŝ Ěŝ ůƵƐƐŽ ŝŶƚĞƌŶĂnjŝŽŶĂůŝ͘ ^ŝ ƉƌĞǀĞĚĞ ĐŚĞ ůĂ ĐůĂƐƐĞ ŵĞĚŝĂ ĐŽŶƚŝŶƵŝ Ă ĐƌĞƐĐĞƌĞ ŶĞŝ ƉƌŽƐƐŝŵŝ ĂŶŶŝ͕ ĐŽŶ ƵŶ ĞĨĨĞƚƚŽ ƉŽƐŝƚŝǀŽ ƐƵů ŵĞƌĐĂƚŽ ĚĞŝ ĚŝĂŵĂŶƚŝ͟. Lo scorso anno, le vendite dei gioielli a Singapore sono aumentate di quasi il 5 per cento in volume e dell’8 per cento in valore. Attualmente, il mercato della gioielleria di Singapore sfiora quota 3,5 miliardi di dollari: di questa cifra, il 26 per cento è occupato dai gioielli con diamanti. Proprio per esplorare le potenzialità di questo mercato, l’AWDC ha organizzato un esclusivo evento al quale ha partecipato anche Sua Altezza Reale principessa Astrid: al centro del dibattito, il rapporto tra istituti finanziari e finanziamenti per l’acquisto dei gioielli.


Fisco 03-DIC-2014

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Dir. Resp.: Roberto Napoletano

da pag. 44

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SETTORI

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VIVIMILANO

Pagina: Economia Data: 01 Dicembre 2014


01 dic

Accesso al credito, tour di Federorafi nei distretti Economia / Gioielli / trade Pubblicato da Chiara Di Martino Oggi prima tappa ad Arezzo per l’iniziativa “Diamo credito al gioiello”: la settimana prossima a Vicenza e poi ad Alessandria

Uno strumento per rilanciare l’accesso al credito delle imprese orafe: Confindustria Federorafi dà oggi al via all’iniziativa “Diamo credito al gioiello”. Primo appuntamento del tour dell’organizzazione per raccontare agli imprenditori i contenuti di questo progetto sarà Arezzo, questo pomeriggio alle 17, nella sede territoriale di Confindustria, sarà poi la volta di Vicenza (10 dicembre) e Alessandria (16 dicembre). Si tratta di un’iniziativa importante e unica nel suo genere a livello nazionale, che ha preso forma a seguito del successo dell’azione portata avanti da Federorafi presso il Ministero dello Sviluppo Economico ed il Medio Credito Centrale per quando riguarda la garantibilità del prestito d’uso ai fini del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI, opportunità fino a pochi mesi fa negata alle imprese orafe. Federorafi ha studiato anche dei servizi aggiuntivi, definibili di temporary management finanziario (analisi finanziaria, riclassificazioni, break even finanziario, debito sostenibile, analisi della Centrale dei Rischi Banca d’Italia, calcolo dello scoring), per affiancare, con professionalità elevate e competenti, le imprese e l’imprenditore nelle scelte di finanza d’impresa proprio in un momento cruciale con il progressivo ed irreversibile ritiro del sistema bancario dal “credito di massa” all’impresa. Il problema dell’accesso al credito, nelle diverse forme che interessano gli operatori del comparto orafoͲ argentieroͲgioielliero, è un argomento molto sentito dalle imprese che soffrono la mancanza di supporto da parte del sistema bancario, sia per quanto riguarda l’erogazione di nuovi finanziamenti, soprattutto quelli concernenti la concessione di prestito d’uso, sia nelle non buone condizioni del credito, fattori che hanno influito in modo negativo nella produzione, determinando in alcuni casi l’espulsione dal mercato aziende vitali ma poco liquide.




Settore e Moda del 05 Dicembre 2014


E' ufficialmente nata la "Sezione orafa" di Confindustria Alessandria

Venerdì, 05 Dicembre 2014 Confindustria Alessandria ha ufficialmente costituito la nuova “Sezione Orafa”, nata dopo l’ingresso dell’Associazione Orafa Valenzana (AOV) nell’unione degli industriali. Durante l’assemblea costitutiva è stato approvato il regolamento della nuova Sezione Orafa che dal 2015 rivestirà un ruolo attivo a sostegno delle istanze del distretto all’interno del direttivo di Federorafi. Sempre mercoledì al Centro Comunale di Cultura di Valenza è stato anche nominato il Direttivo della Sezione Orafa di Confindustria Alessandria, che è composto da Francesco Barberis (Barberis Srl), Andrea Deambrogio (Deambrogio F.lli), Valentina Callegher (Di.Go: Srl), Marco Borsalino (Marco Borsalino Diamanti). Tra i prossimi impegni dei membri del Direttivo ci sarà la nomina del Presidente e del Vice Presidente della “Sezione Orafa di Confindustria Alessandria. Inoltre, Confindustria Alessandria, in linea con le direttive di Confindustria a livello nazionale e regionale, ed anche a seguito dell’accordo di integrazione esistente con Confindustria Cuneo, sta procedendo alla costituzione di altre due sezioni: la “Sezione Metalmeccanici” e la “Sezione Sanità”. La costituenda Sezione Metalmeccanici si è tra l’altro già riunita lo scorso mese, in Confindustria Alessandria, in occasione di un incontro tecnico con la analoga sezione di Cuneo e con quella di Genova.


ŽŶƚƌĂĨĨĂnjŝŽŶĞ͗ ŽŶĨĐŽŵŵĞƌĐŝŽ͕ ĐŽŶƚƌŽ ƉŝƌĂƚĞƌŝĂ ƌĞƉƌĞƐƐŝŽŶĞ Ğ ůĞŐŐŝ Adnkronos News – 18 ore fa Roma, 4 dic. (AdnKronos) Ͳ Contro la contraffazione, il commercio abusivo e la pirateria serve più repressione e leggi pèiù efficaci. E' questo il giudizio, espresso nel corso di una audizione davanti alla Commissione parlamentare, del vicepresidente di Confcommercio Lino Stoppani. Serve, infatti, si legge nel documento presentato in parlamento, "la rivisitazione dell’attuale quadro normativo per renderlo realmente efficace, corredandolo con un adeguato sistema sanzionatorio per contrastare tali fenomeni".Ma a questo andrebbe sommato anche l'intensificazione dei controlli e un "rafforzamento dell’attività repressiva da parte delle autorità competenti, non solo sui fenomeni di contraffazione delle merci, ma anche su quelli di abusivismo in senso stretto, in cui ci sono intollerabili violazioni di legge". A queste devono inoltre aggiungersi anche tutte quelle ulteriori fattispecie di “concorrenza sleale” che emergono nella prassi, in cui alcuni operatori, nell’apparente rispetto formale del quadro normativo vigente, si avvalgono impropriamente di alcune disposizioni di maggior favore al solo fine di eludere gli oneri amministrativi e burocratici cui sono soggette le imprese concorrenti.Quanto alla difesa dei prodotti nazionali e contro l’imitazione dei marchi a denominazione protetta Confcommercio ritiene che "per contrastare il fenomeno si debbano presidiare i mercati pubblicizzando con più incisività i prodotti italiani di qualità, che rappresentano il nostro “ Know How”. Si deve pertanto optare per una politica volta a valorizzare il prodotto italiano o trasformato in Italia. Per quanto riguarda la contraffazione tramite internet, Confcommercio segnala la necessità di concertare azioni e risposte al fenomeno a livello sovranazionale. Per reprimere adeguatamente il fenomeno, dice, è importante comprendere le attività di tutti gli attori della filiera, dal motore di ricerca al provider di connettività, al servizio di hosting, al sito che vende merce contraffatta. Mentre chi vende merce contraffatta è evidentemente responsabile del reato, negli altri casi i livelli di responsabilità sono più complicati da definire, e le analogie col mondo fisico (le pagine gialle, le autostrade, i proprietari degli immobili, ecc.) possono aiutare a definire ragionevoli misure di prevenzione, senza imporre obblighi e livelli di responsabilità impossibili da sostenere.


sŝƐŝŶƚŝŶ ƉƌŽƚĂŐŽŶŝƐƚĂ Ěŝ WĞŶƐŝĞƌŝ WƌĞnjŝŽƐŝ 04/12/2014 By orafoitaliano Graziano Visintin, maestro indiscusso dell’arte orafa padovana, è protagonista della decima edizione di WĞŶƐŝĞƌŝ WƌĞnjŝŽƐŝ. La mostra è stata inaugurata il 28 novembre all’Oratorio di San Rocco e sarà visitabile fino al 15 febbraio. L’esposizione raccoglie oltre cento gioielli rappresentativi della produzione quarantennale dell’artista: un lavoro di ricerca in cui le geometrie e la purezza delle linee creano un sofisticato minimalismo. Il pubblico ha la possibilità di comprendere il processo creativo dell’orafo anche attraverso diversi bozzetti e disegni preparatori che lo hanno accompagnato nella sua produzione. Visintin è celebre anche per l’uso del niello, tecnica antica che prevede un amalgama ottenuto dalla fusione di rame, argento, piombo e zolfo. A corredo della mostra, curata da Mirella Cisotto Nalon, è pubblicato un catalogo con saggi di personalità come Paolo Pavan e Alberto Schöen. EĞůůĂ ĨŽƚŽ ƵŶŽ ĚĞŝ ŐŝŽŝĞůůŝ ŝŶ ŵŽƐƚƌĂ


'LFHPEUH /D JLRLHOOHULD 0DJQRQH IHVWHJJLD L DQQL Un traguardo non da tutti quello che sabato 6 dicembre la gioielleria Magnone 1914, a Sestri Ponente, si appresta a IHVWHJJLDUH DQQL GL DWWLYLWj H SHU OœRFFDVLRQH 'DQLHOD H Agostino, pronipoti dei fondatori Gerolamo e Angela, dopo un restyling dei loFDOL FKH QRQ KD DOWHUDWR OR VWLOH H OœDWPRVIHUD GL XQ tempo, ripercorreranno la storia della gioielleria attraverso una mostra fotografica allestita nelle vetrine e nei locali della JLRLHOOHULD H XQ FRQFHUWR ³*HQRYD SHU QRL´ FKH GDUj LO YLD DOOD vera fesWD FRQ FDQ]RQL GœDXWRUH H FDQWL GHOOD WUDGL]LRQH genovese. Inoltre, si potranno ammirare alcune delle proposte di ricerca di gioielli e bijoux artigianali, esclusive di Magnone1914, in forma di tableau vivant.


03 dic

Aziende orafe europee a Dubai con Fiera di Vicenza enti fieristici / Gioielli / trade Pubblicato da preziosa

Protagoniste con il format Vicenzaoro European Club alla International Jewellery Week al via oggi: il well done made in Europe vola negli Emirati Arabi

Aziende orafe italiane ed europee protagoniste all’International Dubai Jewellery Week al via oggi. Fino al 6 dicembre è Fiera di Vicenza, per il terzo anno consecutivo, a farsi ambasciatrice, con il suo format VICENZAORO European Club, delle eccellenze dell’oro made in Europe alla 19esima edizione della rassegna leader in Medio Oriente. Nel Dubai World Trade Centre le aziende orafe e gioielliere presenteranno in anteprima le loro ultime creazioni espressioni del “Well Done” manifatturiero di qualità ad un pubblico di oltre 20.000 visitatori tra buyer internazionali, distributori, media e designer attesi durante i quattro giorni di Mostra. Dubai costituisce un’area ad alto potenziale di sviluppo che negli anni ha incrementato la propria domanda per il luxury made in Italy diventandone la prima destinazione delle esportazioni italiane di gioielleria: un dato significato che ha spinto Fiera di Vicenza a rafforzare la sua collaborazione con il Dubai World Trade Centre siglando la nascita di una nuova società, la “DV Global Link”, lo scorso maggio, che avrà come risultato tangibile VICENZAORO Dubai (dal 23 al 26 aprile 2015), la Mostra gestita in collaborazione tra le due realtà. “Negli ultimi anni la nostra Società ha saputo intensificare il proprio processo d’ŝŶƚĞƌŶĂnjŝŽŶĂůŝnjnjĂnjŝŽŶĞ, inteso come presidio strutturato dei mercati strategici, esportando format innovativi e di elevata qualità che l’hanno resa leader autorevole e riconosciuto nel sistema mondiale della gioielleria – dichiara Corrado Facco, Direttore Generale di Fiera di Vicenza (in foto a sinistra) Ͳ. Tra i Paesi a più alto potenziale per il settore orafoͲ gioielliero spiccano senza dubbio gli Emirati Arabi Uniti, in cui, grazie alla solida collaborazione con il Dubai World Trade Centre, abbiamo anche quest’anno il privilegio di presentare il brand Vicenzaoro European Club. Il concept espositivo nasce dall’esigenza da parte delle migliori aziende italiane ed europee di fare sistema e vuole favorire il loro business con i più qualificati buyer internazionali. Opportunità per le imprese e partnership di prestigio, quella tra Fiera di Vicenza e il Dubai World Trade Centre, che troveranno una nuova espressione globale grazie al Super Show Vicenzaoro Dubai il prossimo aprile. Questa nuova collaborazione con il principale player in Medio Oriente, Africa e Sud Asia, segna una tappa storica nel nostro processo d’internazionalizzazione e per l’intero sistema fieristico veneto e italiano”.


01 ĚŝĐ

Dubai Jewellery Week, mercoledì al via ĞŶƚŝ ĨŝĞƌŝƐƚŝĐŝ ͬ 'ŝŽŝĞůůŝ ͬ ƚƌĂĚĞ WƵďďůŝĐĂƚŽ ĚĂ ƉƌĞnjŝŽƐĂ ͛ ŝů ĐƵŽƌĞ ĚĞů ŵĞƌĐĂƚŽ ĚĞů ůƵƐƐŽ ĚĞů DĞĚŝŽ KƌŝĞŶƚĞ͗ ĚĂů ϯ Ă ƐĂďĂƚŽ ϲ ĂƉƉƵŶƚĂŵĞŶƚŽ Ăů ƵďĂŝ tŽƌůĚ dƌĂĚĞ ĞŶƚƌĞ

͛ ŝů Ěecimo mercato più grande di beni di lusso con un fatturato superiore a 8 miliardi di dollari ŐƌĂnjŝĞ Ăŝ ĚƌŝǀĞƌ ĚĞů ĐŽŶƐƵŵŽ ůŽĐĂůĞ Ğ ŝŶƚƌĂͲƌĞŐŝŽŶĞ Ğ ĂůůĂ ĨŽƌƚĞ ƌŝůĞǀĂŶnjĂ ƐƚŽƌŝĐĂ ĚĞů ůƵƐƐŽ ŶĞůůĂ ƌĞŐŝŽŶĞ͘ Ă ŵĞƌĐŽůĞĚŞ il Medio Oriente ospita la Dubai International Jewellery week͗ ůĂ ƌĂƐƐĞŐŶĂ͕ Ăů ƵďĂŝ tŽƌůĚ dƌĂĚĞ ĞŶƚƌĞ͕ ŵĞƚƚĞ ŝŶ ǀĞƚƌŝŶĂ collezioni di gioielli provenienti da tutto il mondo fino a sabato 6͘

Dubai è il cuore del mercato regionale: da solo copre circa il 30% del mercato del lusso in Medio Oriente e in circa il 60% del mercato del lusso degli Emirati Arabi Uniti͘ >͛ĂƌĞĂ ŚĂ ƌĞŐŝƐƚƌĂƚŽ ƵŶ ĂƵŵĞŶƚŽ ĚĞů ϰϬй ĚĞůůĂ ĚŽŵĂŶĚĂ Ěŝ oro ĚĞŝ ĐŽŶƐƵŵĂƚŽƌŝ ŶĞů ƐĞĐŽŶĚŽ ƚƌŝŵĞƐƚƌĞ ĚĞů ϮϬϭϯ ;Ă ϭ͕ϰ ŵŝůŝĂƌĚŝ͕ нϮϯйͿ ƌŝƐƉĞƚƚŽ ĂůůŽ ƐƚĞƐƐŽ ƉĞƌŝŽĚŽ ĚĞůůŽ ƐĐŽƌƐŽ ĂŶŶŽ͘

Oro, diamanti, perle e molto altro ancora andranno di scena alla Dubai International Jewellery week͗ ŽůƚƌĞ ϭϬϬŵŝůĂ ǀĞƚƌŝŶĞ ƉĞƌ ƵŶ ŵŝdž ƚƌĂ grandi marchi, distributori regionali, rivenditori, punti vendita Ğ ƉŝĐĐŽůĞ Ğ ŵĞĚŝĞ ŝŵƉƌĞƐĞ ĚĞůůĂ ƉƌŽĚƵnjŝŽŶĞ͘ Il lusso atteso nell’Emirato è testimoniato dalla esposizione degli stivali più cari del mondo: 1.527 carati per oltre 39mila diamanti per le calzature presentate da Auro Jewels, venduti al dettaglio per 3,1 milioni di dollari.


“Diamo credito al Gioiello”. Ciabatti: “Sono troppe le aziende vitali ma poco liquide” Redazione Arezzo Notizie 01/12/2014

Il problema dell’accesso al credito, nelle diverse forme che interessano gli operatori del comparto orafoͲ argentieroͲgioielliero, è un argomento spinoso e molto sentito nelle imprese che, mai come ora, stanno soffrendo la mancanza di supporto da parte del sistema bancario, sia per quanto riguarda l’erogazione di nuovi finanziamenti, soprattutto quelli concernenti la concessione di prestito d’uso, sia nelle non buone condizioni del credito, fattori che hanno influito in modo negativo nella produzione, determinando in alcuni casi l’espulsione dal mercato aziende vitali ma poco liquide. FEDERORAFI non poteva pertanto sottovalutare la problematica e ha quindi studiato un progetto ad hoc. E’ nata così l’operazione “Diamo Credito al Gioiello”. Si tratta di un’iniziativa molto importante, unica nel suo genere a livello nazionale che ha preso forma a seguito del successo dell’azione portata avanti da Federorafi presso il Ministero dello Sviluppo Economico ed il Medio Credito Centrale per quando riguarda la garantibilità del prestito d’uso ai fini del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI. Un’opportunità negata fino a pochi mesi fa alle imprese orafe. Ma non solo, Federorafi ha studiato anche dei servizi aggiuntivi, definibili di temporary management finanziario (analisi finanziaria, riclassificazioni, break even finanziario, debito sostenibile, analisi della Centrale dei Rischi Banca d’Italia, calcolo dello scoring, …), per affiancare, con professionalità elevate e competenti, le imprese e l’imprenditore nelle scelte di finanza d’impresa proprio in un momento cruciale con la svolta epocale cui stiamo assistendo, con il progressivo ed irreversibile ritiro del sistema bancario dal “credito di massa” all’impresa. Oggi nella sede aretina di Confindustria, la presidente della Federorafi Ivana Ciabatti ha illustrato gli scenari possibili insieme ai colleghi.


Tuum all’estero con i gioielliͲpreghiera lunedì, 1 dicembre 2014

Unicus, anello Tuum in oro rosa Racchiudono il senso di una storia antica 2mila anni e un messaggio spirituale. Sono i gioielli di Tuum che, attraverso una tecnica di fusione a cera persa, incide nei suoi preziosi le parole di una preghiera, in latino. Fondato nel 2009 a San Giustino (Perugia) dagli imprenditori Michele Alberti e Simone Finocchi, il marchio di gioielleria prende il nome dal pronome possessivo che in latino vuol dire ‘tuo’. In una sola parola, poche lettere ma un messaggio importante, rivolto ad un target trasversale. Presente in 850 punti vendita, tra gioiellerie e department store, il marchio made in Italy che ha archiviato il 2013 con ricavi a quota 4,3 milioni di euro, ottiene il 90% del suo fatturato nel Belpaese. Ma distribuisce in tutta Europa e muove i primi passi sul mercato a stelle e strisce. “Desideriamo andare alla conquista del mondo, ma con ponderatezza e facendo le mosse giuste”. A parlare è Michele Alberti che sottolinea: “Abbiamo dei punti vendita in Canada e da un paio di mesi abbiamo avviato un rapporto di conoscenza con un distributore di Houston, in Usa, interessato a far partire la distribuzione in Texas. Sembra si stia concretizzando anche una proposta ricevuta dalla Corea”. A spingere l’ingresso sui mercati esteri contribuisce anche la presenza online: “Siamo un’azienda molto orientata al digitale”, prosegue Alberti. “Grazie al recente lancio dell’eͲcommerce, Tuum è acquistabile anche online. Inoltre siamo molto attivi sui social: la nostra pagina Facebook vanta oltre 250mila follower”. Tra le strategie di comunicazione del marchio si inserisce anche la Tv. Reduce da una campagna su Tgcom24, ora Tuum punta alle reti Rai e La7 con uno spot che andrà in onda fino a metà dicembre. Si intitola “Tuum più di un gioiello” il nuovo video del marchio perugino e trasmette i valori del brand attraverso mani in movimento che sfoggiano i gioielliͲpreghiera, sulle note di una voce narrante.


ŝĐĞŐŽ ĚĞďƵƚƚĂ ŶĞů YƵĂĚƌŝůĂƚĞƌŽ lunedì, 1 dicembre 2014

DĂƌĐŽ ŝĐĞŐŽ

“È da qualche anno che volevo esserci, finalmente ho trovato lo spazio giusto”. Esordisce così DĂƌĐŽ ŝĐĞŐŽ, proprietario del brand di gioielleria in occasione dell’inaugurazione, avvenuta lo scorso 27 novembre, della prima boutique milanese del brand. L’indirizzo è via della Spiga 5 per l’unico store che ospiterà l’intero assortimento delle collezioni, dalle storiche Goa, Marrakech, Siviglia a Jaipur, Paradise e Africa fino alla nuova Lunaria e alla collezione esclusiva Unico. “Mi piace la posizione, l’affaccio su un giardino interno – prosegue l’imprenditore – Milano è una piazza importante, era fondamentale essere presenti nel Quadrilatero”. Lo spazio di 60 mq, destinato a diventare il flagship del marchio avrà i pezzi unici in esclusiva mondiale. Tra le proposte sono presenti i caratteri distintivi del marchio: “La mia sfida è di reinterpretare l’oro giallo in maniera moderna con proposte che siano versatili e indossabili nella quotidianità, garantendo però l’artigianalità data dalla lavorazione a mano”. “Per il 2015 – anticipa Bicego – prevediamo due nuove aperture, una in Italia (che al momento rappresenta il 12Ͳ15% del fatturato) e una all’estero, molto probabilmente negli Stati Uniti, nostro mercato principale con il 40Ͳ45% del turnover globale”.


>Ă ĐŽůůĞnjŝŽŶĞ ^ĂŶƚĂŵďƌŽŐŝŽ ĚĂ ^ŽƚŚĞďLJ͛Ɛ 01/12/2014 By orafoitaliano La collezione di gioielleria di Piera Santambrogio, figura emblematica della filantropia milanese, sarà battuta all’asta il prossimo 3 dicembre nella sede di Sotheby’s di Milano in via Broggi 19. L’obiettivo della vendita é ben preciso: i gioielli furono donati all’Università Cattolica del Sacro Cuore e all’Università degli Studi di Milano direttamente dalla proprietaria che desiderava trasformare in valore culturale il valore intrinseco dei gioielli. Il ricavato, infatti, sarà interamente devoluto alla realizzazione di borse di studio per gli studenti più meritevoli dei due atenei. I rettori Franco Anelli e Gianluca Vago hanno dichiarato: «Quest’occasione ci consente di esprimere al meglio la nostra gratitudine verso una personalità molto amata dalla nostra città. Coltivare il talento di giovani meritevoli attraverso un’iniziativa concreta é il modo migliore per onorarne la memoria e la generosità». EĞůůĂ ĨŽƚŽ ƵŶĂ ƐĞůĞnjŝŽŶĞ ĚĞŝ ŐŝŽŝĞůůŝ ĐŚĞ ƐĂƌĂŶŶŽ ďĂƚƚƵƚŝ Ăůů͛ĂƐƚĂ


dicembre 1, 2014

Buccellati, 100 anni di gioielli

Gianmaria Buccellati, anello a turbante con rubino cabochon Gianmaria Buccellati, anello a turbante in oro colori diversi, con rubino cabochon e brillanti 1974 «I tesori della Fondazione Buccellati. Da Mario a Gianmaria: 100 anni di storia dell’arte dei gioielli». Chi passa per Firenze, dal 2 dicembre al 22 febbraio può visitare una mostra dedicata alla grande maison dell’oreficeria. L’esposizione è a Palazzo Pitti. Sono un centinaio le opere selezionate, di cui una parte è destinata a diventare un’esposizione permanente in una sala del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti. La scelta del luogo non poteva essere più appropriata: si tratta di oreficeria e argenteria dalla tecnica raffinata capace di competere con i pezzi medicei. Perché fu proprio Mario Buccellati a riprendere e valorizzare la tradizione orafa italiana, con una tecnica di traforo su fogli d’oro, come gli antichi romani, oppure il cesello rinascimentale di Benvenuto Cellini. Una novità assoluta. Ma Buccellati è stato anche il primo a introdurre la tecnica di tessituraͲincisione. Per esempio, gioielli con tante linee sottili e parallele che danno un effetto a specchio (rigato). Oppure incrociate, che imitano la superficie della tela di lino. O con texture «segrinata» con righe che vanno in tutte le direzioni possibili. Questa tecnica innovativa irrompe, agli inizi del Novcecento, in un mondo della gioielleria dominato dal gusto francese. Si contrappone un’estetica ispirata da capolavori come il bugnato di Palazzo Strozzi, il soffitto del palazzo Ducale di Mantova o il pizzo di Burano. Insomma, un made in Italy che dà a Buccellati un successo enorme, tanto da diventare l’orafo prediletto del poeta Gabriele D’Annunzio. E nella mostra infatti, non potevano mancare il bracciale in argento ritorto decorato con cinque lapislazzuli, contenuto in un astuccio firmato da d’Annunzio, una collana in oro giallo, decorata con un berillo e rubini, regalata a Eleonora Duse come gioiello «prezioso, ancorché bizzarro» o ancora, un portapillole con incisa una delle espressioni preferite del Vate: «Io ho quel che ho donato». La dinastia. Dall’omaggio al capostipite dei Buccellati, nato ad Ancona nel 1891, ecco altri pezzi notevoli firmati dal figlio Gianmaria, il primo italiano, è bene ricordarlo, che è riuscito ad aprire un negozio in Place Vendôme, tempio parigino della gioielleria, quando di globalizzazione ancora non si parlava e nelle strade del lusso più famose del mondo trionfava l’orgoglio locale. Oggi Gianmaria, presidente onorario della Buccellati holding, ha voluto riunire in una fondazione pezzi unici, tra coppe, vasi e scatole appartenenti alla sua collezione personale, molti dei quali disegnati da lui. C’è lo Scrigno mediceo a forma decagonale realizzato nel 1970, che testimonia l’influenza della collezione del Museo degli Argenti sulla sua sensibilità artistica. E la spilla Gran Dama, quella a forma di Farfalla, la collana Pizzo Venezia. Tutti oggetti preziosi che, invece, testimoniano una produzione nel solco della tradizione paterna, ma dal gusto estroso, audace e personalissimo. Uguale in tutti questi anni è stato il perfezionismo: ogni oggetto era ed è curato nei


minimi dettagli anche nel retro perchÊ dalla perfezione di un’incassatura o di uno snodo, si riconosce la firma Buccellati. Monica Battistoni


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