Juggling Magazine # 100 - september 2023

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CIR COMPLEANNO NUMERO 1 00 SETTEMBRE 2O23 JUGGLINGMAGAZINE.IT ASSOCIAZIONE GIOCOLIERI & DINTORNI issn 1591-0164 Poste Italiane SpA sped. in a.p. 70% DCB Viterbo. Contiene allegato P. e allegato R. € 3,00

bollettino informativo

dell’Ass. Giocolieri e Dintorni

Pubblicazione trimestrale

Anno XXV, n. 100, settembre 2023

Registrazione Tribunale di Civitavecchia n. 9

del 21 novembre 2002

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Finito di stampare il 20 settembre 2023

In copertina

Cecilia Zucchetti in RoZéO, Cie Gratte Ciel

foto di Joan Gouverne

EDITORIALE 8919 2023 PASSIONE OPEMTELN

“Anche in Italia è finalmente arrivata l’onda lunga del juggling, partita da più di un decennio dagli Stati Uniti e dal nord Europa (…) una cultura millenaria, dai contenuti affascinanti, che “Juggling Magazine” si propone di esplorare e divulgare (…) con l’augurio che possa diventare utile, interessante ed interattiva, al pari delle sue eccellenti sorelle europee Catch e Kaskade (…)“. (dall’editoriale di JM#zero, giugno 1998) .

Sembra naturale, con la pubblicazione del numero 100 di JM, aprire un metaforico album delle fotografie di famiglia, per volgere attentamente lo sguardo al passato, per ripercorrere la traiettoria di JM. Per immaginare il suo futuro. Ieri come oggi diamo il nostro piccolo grande contributo allo sviluppo di un movimento per il rinnovamento delle arti circensi e le outdoor art che ha caratterizzato gli ultimi 40 anni e che non accenna a esaurire la sua spinta.

Con il sostegno di

Con un gioioso soffio alle 25 candeline continuiamo a scandagliare in lungo e in largo, nel tempo e nello spazio, il fantastico mondo del circo. Il nostro intento rimane quello di offrire un grand mix di spunti sugli esiti e il rinnovamento dei codici artistici, le modalità di distribuzione e fruizione, l’accessibilità alla sua pratica, i riconoscimenti istituzionali, le trasformazioni nel sociale, il pensiero critico e le testimonianze dirette di chi vive il circo in prima persona.

Festeggiamo quindi insieme queste nozze d’argento. Un “matrimonio” che mi ha legato - a tripla mandata direi! – alle sorti di JM e di una vivace comunità di entusiasti sognatori. Di matrimoni, e relative famiglie, parliamo quindi in questo numero, partendo da quelli di lunga data che hanno creato la spina dorsale della tradizione circense, per arrivare ai legami altrettanto forti che gli artisti di circo contemporaneo hanno creato con la loro arte e la comunità di cui fanno parte.

Fuori dalle pagine di JM siamo intanto impegnati a mappare l’intero settore, consolidare i programmi paralleli di Giocolieri e Dintorni (CircoSfera, AltroCirco, Progetto Quinta Parete), rafforzare la nostra partecipazione ai tanti progetti e network internazionali. C’è spazio per altri 25 anni di pubblicazione, di meraviglia, di responsabilità anche rispetto alle grandi questioni etiche e ambientali dei nostri tempi, e sarà entusiasmante percorrerli tutti d’un fiato.

Adolfo Rossomando direttore editoriale Juggling Magazine

EJC 2023

29/07-06/08, LUBLINO – POLONIA

Immancabile anche quest’anno si è tenuta l’European Juggling Convention, il maggiore e raduno mondiale “per giocolieri, fatto da giocolieri”, questa volta a Lublino, nella Polonia orientale, città dal grande patrimonio storico e architettonico, non nuova a vedersi invasa da giocolieri di ogni sorta. Nel 2012 aveva ospitato la sua prima EJC, bissando poi nel 2017 in occasione dei 700 anni dalla fondazione della città. L’EJC di quest’anno s’inserisce perfettamente nel calendario di eventi promossi dalla municipalità, eletta Capitale Europea dei Giovani 2023, ricevendo il testimone da due manifestazioni molto affini quali il Carnaval Sztukmistrzòw, festival di arte di strada e nuovo circo, e l’Urban Highline Festival. Una città a dimensione circense, accogliente e moderna, che ha contribuito a rendere ancora più epica questa edizione.

LA CONVENTION DEI 100 GIORNI!

Così verrà ricordata la 45° EJC… e non per la durata! In genere l’organizzazione di una EJC richiede dai due ai tre anni di preparativi. L’edizione 2023 è stata a dir poco travagliata: approvata inizialmente per Caen, Francia, era stata poi presa in carico dal team irlandese, che però a causa di una crisi nazionale delle compagnie assicurative ha dovuto alzare bandiera bianca a pochi mesi dalle date estive prefissate.

Quando tutto sembrava perduto, con l’EJA mobilitata alla disperata ricerca di una soluzione, si è fatto avanti il team polacco della Fundacja Sztukmistrze che, forte dell’organizzazione delle precedenti EJC e del pieno appoggio dell’amministrazione comunale, in appena 100 giorni ha garantito tutte le strutture e le disposizioni per la buona riuscita della convention. Un risultato clamoroso, come clamorosa è stata la partecipazione di quasi 2300 giocolieri. Un dato significativo se confrontato con quello delle precedenti edizioni a Lublino, 1500 (2012) e 2400 (2017), a prova del grande richiamo che questo evento ha per la nostra comunità e della fiducia riposta nel team polacco.

SITO E COMODITÀ

Fiducia ampiamente ripagata, a partire dal sito della convention, ben rodato con le precedenti edizioni: un enorme centro congressi circondato da un bellissimo parco in pieno centro cittadino, a due passi dalla stazione ferroviaria. Nel raggio di appena 5 minuti a piedi dall’area camping, situata all’ombra degli alberi del parco, i partecipanti avevano a disposizione: una palestra grande quanto un campo da cal-

cio aperta h24, una seconda palestra dedicata all’acrobatica, due palazzetti adibiti per gli spettacoli, il Fire Space, il tendone Renegade e un tendone Bar per i DJ set serali. In più, oltre ai servizi essenziali e agli spazi comuni conviviali, erano state predisposte perfino zone relax, bambini e giochi da tavolo! Inoltre per raggiungere le strutture per gli spettacoli speciali dislocate in altre aree della città il badge della EJC permetteva l’utilizzo gratuito di tutti i mezzi pubblici. Orari rispettati, comunicazioni veloci, senso di sicurezza e in generale un’organizzazione impeccabile hanno creato un clima di condivisione rilassato e sereno, facendo vivere a tuttə una settimana indimenticabile.

WORKSHOP & COMPETIZIONI

Impossibile annoiarsi! Mentre i workshop ufficiali erano tutti rivolti all’acrobatica, il tabellone autorganizzato dei workshop era sempre bello fitto con proposte per qualunque attrezzo, a qualunque ora e luogo della convention. Mai come quest’anno i giocolieri hanno avuto la possibilità di sfidarsi tra di loro. Oltre ai tradizionali tornei di Volleyclub e ai Juggling Games seguiti alla parata in centro città, si sono aggiunte competizioni come l’Hockey su monociclo e il Joggling, ospitato in uno stadio di atletica.

Arriva alla sua seconda edizione la Cup of the Day di Luke Burrage, una sfida diversa al giorno, per tre giorni, rivolta ai migliori pallinari della convention… con in palio una tazza! Hype alle stelle per la Diabolo Battle e la Fight Night Combat, ormai inserite a tutti gli effetti nella programmazio-

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di Davide Geo Quagliotto TG Juggling ejc2023.org ph Ozge Tuncali ph Michał Patron TW-Juggling TG Juggling Team EJC2023

ne della EJC, con tanto di qualificazioni e serata finale in un palazzetto acchittato a vera e propria arena per l’occasione. A uscirne vincitori sono stati rispettivamente l’austriaco Sebastian Haushofer e il belga Jasper Mohens. Momenti di gloria anche per gli amanti dei devil&flowerstick, che hanno potuto sfoggiare i loro migliori trick nella Battlestick, organizzata e presentata dal sottoscritto.

SPETTACOLI

Con una media giornaliera di 4 show, questa EJC offriva al pari di un festival un programma senza troppe sovrapposizioni per poterseli gustare tutti. Due gli spettacoli di benvenuto: il Polish Open Stage con soli artisti polacchi e “Superorganism” del collettivo CRITICAL-MESS, diretto da Stefan Sing e aperto a tutta la cittadinanza. Stefan Sing lo ritroviamo in coppia con Liam Wilson in why not maybe perhaps, in programma fra i tantissimi Special Show. Dall’esplosivo e irriverente A wild women circus delle meravigliose Barbaren Barbies alla delicata sospensione su tavole di legno creata da Lapso Cirk in OVVIO; dai giochi di luci e geometrie ipnotiche di Impuls del MultiVisual group alla rivisitazione in chiave circense di opere shakespeariane (con tanto di pamphlet!) in Fools Epitaph dell’Ass. KEJOS The-At-Er, passando per TERRA di One Thousand Faces, Tunnel di Hippana Maleta e One By One di Cie Presque ici.

Alcuni spettacoli sono stati allestiti nel centro culturale di Lublino, anche in più repliche. È il caso di I was Told , un monologo-dialogo con il pubblico, intenso e crudo, scritto e interpretato da Kathrin Wagner e affrontato attraverso la giocoleria con anelli e lo stile della slam poetry, o del surrealismo distopico di Stickman di Darragh McLoughlin, uno spettacolo meta narrativo sul libero ar -

le performance più acclamate: Gerardo Avila, Felix Feldmann, Mati Alarcon Perez, Maggie Rusak, Carlo Cerato, Borre Isac L’Orange, Isidora Adeley, Jakub Dolejs, Sebastian Haushofer, Jasper Fleer, Julian Saether, Jesse Patterson.

Ben quattro repliche anche per il Gala Show, ospitato nell’elegante Opera Hall di Lublino. Sul palco giocolieri del calibro del finlandese Arttu Lahtinen, maestro nel lancio e manipolazione di anelli, degli ucraini Dima Bakhtin e Vladimir Omelchenko, rispettivamente palline e rola bola, e del collettivo austro-tedesco Jonglissimo, detentori di numerosi record nel passing con le clave e freschi del primo posto all’IJA festival negli USA. Forse eccessivamente dominato dall’acrobatica aerea, ma interessante la scelta di sostituire il presentatore con un giovanissimo corpo di ballo che ha gestito i cambi di scena.

Nemmeno la notte dava tregua! Oltre all’Open Fire Stage e al Fire Gala, la zona fuoco era sempre aperta dal calare del sole e allo scoccare della mezzanotte via al Renegade… Show! Un palco aperto dove dare il meglio del peggio in cambio di bevande o della gloria, gestito ogni sera da una nazione

bitrio, interpretato da un uomo, un bastone e una televisione, in cui lo spettatore finisce per non sapere di chi fidarsi. Entrambi consigliatissimi! Spazio anche ai giovani, con una programmazione ad hoc per le rappresentazioni di alcune scuole di circo presso lo Youth Stage.

Questa ampia offerta di spettacoli è stata facilitata dalla scelta di spostare i tradizionali Open Stage serali nel pomeriggio. Tra

diversa e conclusosi con l’attesissimo Renegade italiano che ha dato il benvenuto all’alba dell’ultimo giorno.

Insomma nove giorni volati via, tra amici nuovi e ritrovati, con la sempre maggior consapevolezza di far parte di una comunità accogliente e preziosa, unica nel suo genere.

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ph Radek Bułtowicz ph Monika Woz niak ph Monika Woz niak ph Monika Woz niak Diabolo Battle Fight Night Combat

sentanti dei team organizzativi delle precedenti EJC, formano il Board dell’EJA, le cui decisioni dettano di fatto la linea dell’EJA, ed eleggeono a loro volta il Comitato Esecutivo (Executive Committee), composto da presidente, segretario e tesoriere. Tutti indistintamente offrono il loro contributo su base puramente volontaria, nel solco del motto delle EJC “by jugglers, for jugglers”.

EJA

Fra le tante cose accadute durante l’European Juggling Convention di Lublino ho anche avuto l’onore di essere eletto rappresentante italiano all’European Juggling Association. Proprio così, esiste un’associazione europea di giocoleria! E sebbene non sia molto conosciuta è uno dei motori principali delle EJC. Ma che cosa fa di preciso? E da chi è composta?

L’European Juggling Association (EJA) è un’organizzazione nonprofit fondata nel 1987 a Saintes (Francia), durante la decima EJC. La partecipazione incredibile di quell’anno, che per la prima volta superò le mille presenze, indusse i partecipanti a formalizzare una struttura stabile che supportasse un evento ogni anno più grande e oneroso. Infatti lo scopo principale dell’EJA è quello di garantire la qualità e continuità delle EJC, aiutando attivamente il team organizzativo delle EJC in vari modi: vaglia attentamente la sostenibilità delle candidature per le successive EJC; fornisce preziose consulenze ed informazioni statistiche sulle precedenti EJC; gestisce un sistema per la pre-registrazioni alla EJC; promuove le convention nei vari stati europei; finanzia i team delle EJC con prestiti iniziali e, nel limite del possibile, copre eventuali rossi che il budget consuntivo della EJC potrebbe generare. La grande mole di lavoro e l’alto grado di responsabilità che la EJA è chiamata ad affrontare ne hanno plasmato negli anni organigramma e struttura.

Non c’è un’iscrizione formale all’associazione, ma ogni giocoliere che prenda parte all’Assemblea Generale che si tiene alle EJC ha diritto di voto, di fatto partecipando alla vita dell’associazione. Tramite le votazioni si eleggono i Country Representatives, come nel mio caso, che hanno il ruolo di rappresentare la comunità di giocolieri del proprio paese, fare da referenti per la propria comunità di giocolieri, promuovere le EJC nel proprio paese. Ogni paese europeo può avere un solo rappresentante, votato esclusivamente da giocolierə che vivono in quello stesso paese. Attualmente le nazioni rappresentate sono Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Svizzera, Spagna e Turchia.

I Country Representatives assieme ai Festival Representatives, ovvero i rappre-

Il massimo momento di partecipazione è sicuramente l’Assemblea Generale, che pur non essendo parte dello statuto dell’EJA, è un organo semi-ufficiale che permette a tuttə di contribuire nelle decisioni della comunità. Oltre ai vari report sull’andamento dell’EJA, sulle EJC passate o in programma, il momento più atteso è la votazione per scegliere la location della futura EJC, durante il quale uno o più team organizzatori presentano accuratamente la propria proposta per ospitare l’EJC di due anni dopo, rispondendo alle domande dei presenti. Quest’anno c’era una sola candidatu -

ra,

del team olandese, ma la solidità della proposta e l’energia del team hanno generato un enorme entusiasmo, scandito da tutta l’Assemblea con lo slogan “WEJC!” EJC 2025 si terrà quindi ad Arnhem, nelle Netherlands! Intanto ci si rimbocca le maniche per l’EJC 2024, che si terrà a Ovar, Portogallo, dal 27 luglio al 4 agosto, dove un primo bell’obiettivo che mi prefiggo sarà quello di arrivare con una delegazione italiana che superi il centinaio. Ringrazio i miei predecessori in questo ruolo, Bruno, Adolfo e Giulia, che negli anni hanno garantito con impegno e passione una rappresentanza italiana all’interno della EJC… e chissà che fra qualche anno la convention europea non torni in Italia!

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ph Monika Woz niak
di Davide Geo Quagliotto Italian EJA Country Rep
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FAMIGLI E D I CIRCO, FAMIGLI E D ’ARTE

Chi non ha mai sentito l'espressione “figlio d'arte”? Lo sappiamo, sta ad indicare in modo generico la nascita da genitori di una stessa professione: “arte” nella lingua italiana delle origini equivale a “mestiere”, a un sapere pratico legato a un'attività produttiva in genere (solo molto più tardi, il termine sarà esteso a designare l'universo estetico e creativo). La stessa espressione “Commedia dell'Arte” nasce (verso la metà del XVI secolo) non come un'indicazione artistica, ma per designare gruppi di attori costituiti professionalmente (“arte”) a differenza del teatro amatoriale. È logico che in queste prime compagnie fosse privilegiata la formazione familiare, così come accadeva nelle botteghe artigianali. Nella civiltà del Rinascimento non esistevano ancora forme di mobilità o istruzione nel mondo del lavoro. Le botteghe artigianali, come le compagnie teatrali, erano designate come “scuole”: e quando un allievo voleva accedere come apprendista, se il padrone aveva una figlia quasi sicuramente avrebbe generato un'ulteriore famiglia. Figlio d'arte dunque come sorte ma anche scelta; come vita e non solo professione. E da quel primo mondo teatrale costituito nasce l'espressione “famiglie d'arte”: dove si tramandano pratiche sia artistiche che manageriali, ma anche stili e filosofie identitarie. Questo fenomeno si sviluppa sia in occidente che nelle forme del teatro orientale. È un sistema di vita e lavoro quasi sempre itinerante (si vive in locande o carrozzoni, si affittano stalle e saloni, prima che nascano veri teatri): e proprio nei primi secoli di questo modello teatrale, oltre alle compagnie “comico-drammatiche” iniziano a nascere anche quelle “mimico-acro-

batiche” (nel corso del '700), in seguito quelle “equestri” (dopo il 1780) e infine, dopo il 1850 i circhi itineranti dotati di loro spazi mobili e smontabili. Il teatro delle famiglie d'arte in Italia vantava centinaia di compagnie ma si è praticamente estinto a metà del '900 (si ricorda la gloriosa dinastia De Filippo tra gli ultimi superstiti), quando sono cambiati i meccanismi dell'organizzazione teatrale, oppure i talenti sono stati assorbiti dal cinema e dalla tv. Alla fine è stato proprio il circo a restare il modello ideale per le “famiglie d'arte”, e questo in tutto il mondo: uno spettacolo universale, indipendente nei modi produttivi e artistici, in cui la trasmissione dei saperi garantisce un vocabolario sia di metodi organizzativi che di tecniche acrobatiche.

C'è un luogo comune romantico ancora duro a morire: che il circo detto “tradizionale” sia un sistema chiuso, in cui le tecniche si tramandano solo di padre in figlio e senza spazi innovativi. Certamente questo sistema di spettacolo delle “famiglie d'arte”, sia nel teatro che nel circo, ha avuto una fotre tendenza a un'apprendimento imitativo, e a un anacronismo che ha creato distanza con la società in evoluzione: dall'estetica scenica alla pubblicità, dal management alle tecniche acrobatiche. Ma è vero anche che tecniche e pedagogia non sono venute dal nulla. Le famiglie d'arte esistono perché qualcuno nel corso della storia le ha contaminate con un insieme di saperi. Così come i repertori della Commedia dell'Arte del '500 sono nati perché i saltimbanchi hanno incrociato i letterati, il circo è nato quando gli stessi girovaghi sono diventati ginnasti, clown o cavallerizzi, incrociando il mondo atletico,

quello mimico-teatrale-coreografico e quello militare. Si dice sempre che le grandi famiglie del circo vengano da misteriose dinastie di “zingari”: c'è sicuramente una parte di verità. Ma questo è accaduto perchè tali gruppi gitani si sono incrociati con atleti borghesi provenienti dal mondo delle palestre. D'altra parte, nel gergo del circo francese esisteva una bella espressione: pére d'eléve (lett. “padre d'allievo”). Significava che, un ragazzo non nato nel

circo che avesse voluto affrontare la vita artistica, doveva seguire un maestro nell'arte come nella vita, in una vera e propria dimensione di “famiglia”. Un modello che si ritrova anche in Estremo Oriente: nell'acrobazia, nel teatro, come nelle arti marziali. Non è un caso che in Italia lo

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di Raffaele De Ritis 1938. Il Circo Nazionale Togni (dal volume “La Grande Cavalcata” di Giancarlo Pretini)

FAMIGLIE CIRCENSI

sport viene reso obbligatorio nel 1878, e i cognomi delle attuali famiglie circensi iniziano ad affermarsi proprio nel decennio successivo. Sono quasi sempre palestranti che si uniscono a troupe di saltimbanchi, divenendo imprenditori. Vent'anni prima, nel 1859, il trapezio volante fu inventato da Jules Léotard, figlio di un palestrante di Tolosa. E la più proverbiale dinastia, quella dei Fratellini, viene da un palestrante di Firenze unitosi a gruppi di girovaghi. Non è del resto un caso che la prima scuola di circo moderna fu quella fondata da Annie Fratellini nel 1975: l'idea pedagogica era quella di vecchie glorie in pensione, delle grandi famiglie, che potessero trasmettere il loro sapere a ragazzi non nati del circo. È importante per capire una cosa: la formazione circense moderna del “nuovo circo” non nasce in rottura dal sapere tradizionale, ma quale vera e propria continuità da esso: aggiungendo il comfort di una stabilità e di più tempo per praticare acrobazia, musica ed espressione gestuale. Una maniera moderna per tramandare l'idea dei “figli d'arte”. Il sistema Fratellini era in realtà ispirato alla Scuola del Circo di Mosca, la prima al mondo, creata nel 1929, dove gli artisti di tradizione (in gran parte furono italiani) diventarono formatori in un sistema pedagogico scientificamente strutturato. Anche l'idea ulteriore dell'inserimento di coreografi e drammaturghi non era nuova in sé: gli artisti di “famiglia” hanno sempre interagito con i saperi del teatro; la novità di una “scuola di circo” era però quella di un luogo fisso e organizzato.

A Parigi, negli anni '50 e '60 esistevano numerosi piccoli gymnases: scuole/palestre private di acrobazia e arti aeree, gestite spesso da vecchi artisti di famiglia. Erano a disposizione di attori, ballerini, artisti del varietà, e hanno finito per generare grandi artisti di circo, creando le basi per le tecniche aeree moderne, e a loro volta formando quelli che sono poi divenuti i primi formatori del “nouveau cirque”.

Le famiglie di circo hanno garantito per un paio di secoli un ecosistema artistico e produttivo. Il sistema si è molto indebolito negli ultimi decenni: la scolarizzazione di base, che non è mai stata una priorità per gli artisti, è oggi più necessaria; la divisione del tempo tra formazione artistica, viaggi e organizzazione è una sfida fuori dal tempo; e soprattutto il circo ha perso la propria priorità come spettacolo popolare di massa, con la conseguente estinzione di molti grandi circhi. Se è vero che la trasmissione familiare può facilmente cedere all'anacronismo, esiste ancora oggi una sorta di aristocrazia circense che garantisce il tramandarsi dei saperi tra generazioni, sapendo anche lasciare aperte le porte ad influenze notevolmente innovative: Knie in Svizzera, Bouglione e Gruss in Francia, Roncalli in Germania, Raluy e Rossi in Spagna, Richter in Ungheria e ovviamente Togni in Italia: ciascuna di queste famiglie (oggi anche alla settima generazione) è un vero e proprio “conservatorio” creativo di un'arte circense che non ha nulla di passatista o nostalgico, ma è grande spettacolo popolare aderente alla propria epoca, al tempo stesso “tradizionale” e “contemporaneo”, capace ancora di meravigliare milioni di spettatori.

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Montaggio del Circo Zoé

IL CIRCO, UN AFFARE DI FAMIGLIA

Nel volume Il Circo della Memoria la ricercatrice Alessandra Litta Modignani censisce 266 famiglie di circo italiane, ricostruendone gli alberi genealogici, risalendo ai capostipiti di ogni ceppo. Lo scenario che emerge indica come effettivamente all’origine di buona parte delle famiglie vi siano palestranti e atleti di origine ferma che entrano nel mondo del viaggio unendosi ad acrobate, cavallerizze e più in generale donne di circo. Ma vi sono anche storie come quella del sacerdote che avrebbe lasciato la tonaca per seguire una zingara e dar vita così alla dinastia degli Orfei (ricostruzione romantica messa in dubbio da diversi ricercatori) o dell’architetto Aristide Togni che per amore alla fine del 1800 lasciò un impiego sicuro e per fondare un piccolo complesso che sarebbe diventato il più importante d’Italia. E ancora orchestrali, autisti, meccanici e persino farmacisti (come nel caso della famiglia Bellucci) si sono avvicinati al circo e vi sono rimasti, abbandonando la vita sedentaria a favore di un’esistenza più avventurosa. Erano italiani i grandi pionieri a cui si deve la diffusione dell’arte circense nel mondo, mentre

nel nostro paese i circhi più rinomati agivano nelle arene o nei teatri. La tenda, ancora rudimentale, era riservata a chi non disponeva di grandi spettacoli. Vi si esibiva una miriade di compagnie, ginniche o equestri che avrebbero dato vita a circhi importanti. In questo periodo si afferma la connotazione antropologica del circo a conduzione familiare che caratterizzerà il feno-

meno italiano. Nel circo di tradizione la famiglia rappresenta, infatti, la base della struttura trainante e il collante che ha consentito a complessi piccoli, medi e grandi di resistere anche a momenti difficili quali guerre, crisi economiche e, visti i fatti recenti, anche pandemie. Se l’asse portante dell’azienda è la famiglia, nei periodi di fortuna economica potrà allargarsi con la scrittura di ulteriore personale e artisti; ma anche ridursi al solo nucleo più ristretto nei momenti di difficoltà, sapendo che le mansioni essenziali saranno ripartite sui membri della famiglia, sia a livello organizzativo che artistico. Se in ogni nucleo familiare c’è sempre stato un elemento che eccelleva in qualche disciplina, erano frequenti anche le figura dei “generici”, ossia quegli artisti che pur non brillando in una specialità, possedevano una solida base nell’acrobatica e in altre tecniche che consentivano loro di proporre più numeri diversi di buon livello e dunque di comporre uno spettacolo con le sole forze di famiglia.

La Seconda Guerra Mondiale azzera quasi completamente il panorama circense: gli uomini sono inviati al fronte, chi riesce a sottrarsi è sfollato con le famiglie in fattorie, gli animali espropriati dall’occupante. Alla fine del conflitto i circhi ripartono faticosamente e la maggior parte sono nuclei familiari senza mezzi che tornano a esibirsi nelle piazze e nei mercati riscostruendo poco per volte ciò che hanno perduto. Lo storico Alessandro Cervellati alla fine degli anni Cinquanta censisce circa 195 complessi italiani, dettagliando 122 arene all’aperto, 33 circhi da 200 posti, 37 circhi da 600 posti, 1 (il Circo Jarz) da circa 1500 posti e 5 circhi con una capienza superiore ai 1500 posti. Con il boom economico queste cifre sarebbero aumentate ulteriormente, soprattutto tra la fine degli anni Sessanta e la fine degli anni Settanta, considerata l’epoca d’oro del circo italiano. I grandi complessi propongono fastosi show che strizzano l’occhio al varietà e al kolossal cinematografico. E un totale presunto (era quasi impossibile contarli) di almeno 200 circhi, di cui anche i medi e piccoli beneficiano di interesse notevole da parte del pubblico. Famiglie di artisti molto numerose dopo una fortunata carriera internazionale, stentando a trovare ingaggi soddisfacenti, preferiscono aprire un proprio complesso, diventando a loro volta direttori.

Oggi il panorama rispetto ad allora è mutato radicalmente, la tematica animalista ha in parte ridotto l’appeal del modello circense tradizionale su una parte del pubblico e dell’opinione pubblica, ma il circo classico resiste e ha superato il cannibalismo della tv che negli anni ‘90 e ancora

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Matrimonio di Anna Angari e Bruno Bonaccini al Circo Sciolan (1972, Archivio Circusfans) La famiglia Zoppé negli anni Cinquanta davanti al loro circo (Archivio Circusfans)

FAMIGLIE CIRCENSI

oggi, propone sovente esibizioni circensi in programmi di massimo ascolto. Il circo rimane uno spettacolo dal vivo molto attraente per le famiglie, accessibile per contenuti e costi. Se Cervellati oggi aggiornasse il suo censimento, troverebbe valori molto diversi da quelli di allora: circa una sessantina di complessi in totale. I mastodontici complessi degli anni Settanta hanno lasciato spazio a una quindicina di circhi più ridotti (da circa 1000-1500 posti) nella categoria maggiore, a cui sono da aggiungere una ventina di complessi medi e una quindicina di complessi “piccoli”, tutti comunque dotati di strutture curate e moderne.

Molti di coloro che sono nati nel circo affermano senza esitazione di non vedere altro tipo di vita per sé. Sia perché lo considerano un modello di vita senza pari, sia perché temono di non integrarsi nella vita stanziale. E quando si è costretti a fermarsi la sofferenza iniziale è tanta. Moira Orfei raccontava che pur disponendo di una villa ampia e confortevole, non rinunciava a vivere nella sua carovana nei periodi in cui il circo era fermo. Il mondo del viaggio in effetti ha sue regole, consuetudini, peculiarità e linguaggio. Si dice che i cancelli del circo siano in parte una limitazione che impedisce di vedere l’aggiornamento e l’evoluzione della società dei gusti e degli stili.

Ma allo stesso tempo sia anche una difesa dal mondo esterno che ha consentito a lungo di mantenere sotto allo chapiteau una sorta di “monopolio della meraviglia”. Grazie alla trasmissione delle tecniche per via “ereditaria”, il circo è stato a lungo il luogo in cui assistere a evoluzioni sensazionali, prima dell’avvento della tv e delle scuole di circo aperte ad esterni. Una parte del mondo del circense ha, in effetti, vissuto con disagio la creazione delle scuole di circo, quasi come se si sentisse defraudato di segreti e linguaggi esclusivi. Questa

Nei primi anni Duemila mi sono occupato di mandare gli allievi della Scuola di Cirko Vertigo in tirocinio formativo presso i circhi. Alcuni allievi erano categoricamente ostili a quel tipo di esperienza, altri seppur interessati, non risultavano idonei, altri invece erano incuriositi da quella destinazione, pur avendo pregiudizi o luoghi comuni da sfatare. Allo stesso modo, non era facile individuare complessi che potessero accogliere i tirocinanti, che avessero l’attenzione e l’apertura necessaria per ospitare ragazzi che non erano ancora mai an-

mentalità ha polarizzato la contrapposizione tra due mondi, il conflitto dialettico tra circo tradizionale e contemporaneo. La dicotomia è in parte una semplificazione, una forzatura. Ma ogni qualvolta si sono abbassate le mura di pregiudizio reciproco, ogni volta che ciascun mondo ha guardato con interesse e curiosità all’altro, ne sono emersi casi virtuosi ed esperienze positive.

dati in pista e che magari non ci sarebbero mai andati nel resto della loro vita. Sovente si verificavano abbinamenti virtuosi, con reciproca soddisfazione. Per il giovane che scopriva un mondo di grande operosità, con ritmi di lavoro scanditi con rigore quasi matematico. In cui il capofamiglia era consultato in ogni fase della giornata, dall’allestimento del tendone alla presentazione dello spettacolo. E per il circo che scopriva in questi artisti in erba abilità sottovalutate nel mondo del viaggio, dal relazionarsi con il pubblico, all’abilità di mescolare linguaggi e tecniche. Gli artisti (di qualsiasi genere e natura) che agli inizi del proprio percorso hanno svolto un’esperienza anche breve nel circo tradizionale mantengono una visione dello spettacolo aperta e matura fondamentale per lo sviluppo della loro carriera. Lo testimoniano anche diverse giovani compagnie che oggi svettano a livello nazionale e internazionale rinnovando il linguaggio del circo alla luce di esperienze sotto chapiteau.

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La mitica carovana di Moira Orfei (Archivio Circusfans) I cancelli del circo: barriera e protezione ph A. Tamburrini

IN FAMIGLIA

di Alessandro Serena

Un fenomeno molto affermato degli ultimi anni vede gruppi di artisti di strada o di circo contemporaneo dotarsi di un proprio tendone. Si chiude così un cerchio con il ritorno allo chapiteau. È quindi forse interessante vedere cosa accadeva in passato fra le famiglie circensi classiche. Io sono proprio un bambino del circo. Mia mamma Loredana Nones è nel mondo del viaggio da generazioni, come già sua mamma Adele Medini, e sua nonna Adalgisa Caroli. Queste due famiglie sono fra le più diffuse fra Italia e Francia. Mia nonna Adele aveva 21 fra fratelli e sorelle, di cui però solo 17 arrivati alla maggiore età. Vivevano tutti in un paio di carovane, termine usato dai circensi per intendere il “carrozzone”, mentre il più moderno “campino” sta per la molto diffusa roulotte. In alcuni casi dormivano su pagliericci di fortuna sotto le gradinate. Appena in età da marito aveva conosciuto un giovane palestrante di Trento, che aveva deciso di lasciare la propria città per lavorare in pista. Del resto, il flusso di adepti dello sport verso il mondo dello spettacolo era molto comune al-

cartolina pubblicitaria dei

l’epoca. I miei zii Guglielmo e Walter si erano ingegnati nell’apprendere qualche numero, ma loro papà Giuseppe aveva in un primo momento preferito tornare a casa e fermarsi, cercando di diventare mobiliere. Ben presto aveva però dovuto riprendere la strada, convinto proprio dai figli che non ne volevano sapere di restare fermi.

Mia mamma e i suoi due fratelli, i tre Nones, come presero a farsi chiamare, arrivarono a presentare un elegante numero di adagio acrobatico con figure rare a vedersi ed ebbero modo di farsi strada nel mercato del circo, del teatro di varietà e persino della rivista, lavorando con personaggi come Wanda Osiris, Raimondo Vianello, Renato Carosone e il giovanissimo mago Silvan.

Grazie all’apparizione in un programma tv di Vittorio Gassman furono notati da Orlando Orfei, che li volle nel suo circo. Una delle prime tappe fu il Kuwait per il quale serviva ingaggiare dei musicisti.

Così venne scritturato anche mio babbo, Giorgio, un “fermo” di Livorno, poco prima della partenza della nave. In quelle terre lontane, inoltre, si fidanzarono mio zio Walter con Moira Orfei, che in seguito sarebbe stata conosciuta come la “Regina del Circo”.

Io arrivo il 5 ottobre 1966, quando il Circo di Moira Orfei aveva già una buona notorietà, ma destinata ad aumentare negli anni successivi.

Ebbi un’infanzia difficile, per il troppo amore per il tendone. Mi spiego. Ai tempi, i bambini del circo avevano un’alfabetizza-

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carrozzone Il piccolo Alessandro fa la pipì
dalla porta del suo Una The Two Nonis, i nonni di Alessandro
FAMIGLIE CIRCENSI

zione assai faticosa, dovendo frequentare decine di scuole all’anno da una città all’altra. Per questo i miei genitori pensarono di lasciarmi a Livorno dai nonni paterni affinché potessi frequentare le scuole dell’obbligo. Attenti, genitori circensi di prima, seconda o terza generazione! Non fate soffrire i vostri figli. Io non volevo saperne di stare fermo e piangevo a dirotto per convincere i miei a tenermi al circo, che ai tempi viaggiava in tutta Europa. Cosa che più o meno fecero fino al termine, assai faticoso, delle scuole medie. Basti pensare che la quinta elementare e la seconda media le portai a termine in Turchia. Roba da chiamare il Telefono Azzurro. All’età di 13 anni decisero che, avendo cugini e amici ottimi cavallerizzi, acrobati, giocolieri, io avrei dovuto fare il ragioniere… Per un ragazzetto un trauma. Una ferita che non si è mai rimarginata. Epperò i lunghi anni delle superiori furono fondanti. Vivevo la lontananza con una tale sofferenza. E in realtà appena potevo (e anche quando non potevo) scappavo al circo. Fu questo a spingermi poi a laurearmi al DAMS di Bologna con il massimo dei voti e una tesi sul giocoliere Enrico Rastelli.

Io e i miei amici avevamo la fortuna di crescere in un complesso di una certa importanza, con un cast internazionale e delle produzioni incredibili per il tempo. Ad un certo punto fu messo in piedi il Circo sul Ghiaccio, a due piste! Con Moira, ormai una diva del cinema, che appariva in groppa ad un cigno gigante (di vetroresina) che scivolava sulla lastra ghiacciata. Mentre al termine saliva al cielo seduta su una stella. Roba da Broadway. Si trattava di una piccola città viaggiante con oltre 200 persone, con mensa ristorante, infermeria e persino il barbiere.

Un corpo di 12 ballerine in calze a rete. E uomini e donne vestiti nelle maniere più disparate. Altro che armocromista. Era tutto un pride. Gente di ogni tipo, religione, nazione, strato sociale che conviveva in maniera piuttosto equilibrata. Non che non ci fossero differenze. Anzi la “popola-

zione” era abbastanza ben divisa più o meno in queste categorie: la direzione; gli amministrativi; gli artisti e il personale. Si parla di uno chapiteau di 60 metri capace di accogliere circa 3.000 persone fra palchi, poltrone e gradinate. Si può intuire la complessità di portare in giro un colosso del genere. Questo lavoro ricadeva a cascata su tutti. Tutti si impegnavano, ognuno per il suo, per lo stesso fondamentale obbiettivo: fare un bello spettacolo e fare accorrere più spettatori possibile. Anche i giovanissimi, a montare e smontare ogni volta.

La comunità circo era strutturata con diversi nuclei famigliari di base, ovvero marito, moglie e uno o più figli. Alcuni dei quali in relazione fra loro, ovvero parenti, altri no. Da noi erano presenti sia famiglie di antica tradizione che di fresco arrivo. Del resto, quel tipo di impresa circense era all’epoca molto attrattiva per professionisti di ogni genere. C’erano anche molti single, soprattutto fra il personale, giovani di tutto il mondo che magari erano partiti da casa per tentare l’avventura. Interessante notare come ci fossero delle ondate di nazionalità diversa, per esempio fra gli inservienti. Fino agli anni 80 molti italiani. Ma poi per esempio singalesi, poi indiani, poi numerosi del Nord Africa, marocchini, tunisini, algerini. Immigrati del viaggio che portavano con loro le tradizioni e i costumi dei propri paesi. Per cui ogni tanto si poteva finire a bere il thè o il caffè turco o a mangiare cous cous C’era quindi uno scopo condiviso e sempre il senso del viaggio. Du -

rante il quale ci si incontrava con altre città viaggianti più piccole o della stessa grandezza. Con queste si organizzavano occasioni di aggregazione: grigliate, visite e partite di calcio. Orfei contro Togni. Qualche volta ci si fidanzava. E si trovava sempre qualcuno che conosceva i tuoi genitori. Questo anche all’estero. A me è capitato ovunque, da Budapest a Città del Messico, di incontrare qualcuno che chiedeva notizie dei miei.

Per non parlare dei parenti che incontri quasi ovunque. Un cugino di secondo o terzo grado li trovi quasi per forza. Il senso della famiglia è molto forte. Un letto e un piatto di pasta sono garantiti, Dato che le famiglie sono molto numerose può capitare che i vari componenti abbiano sorti variegate. Magari alcuni sono ingaggiati dai complessi più im-

portanti e altri invece restano nel circo famigliare. Come se un cugino decidesse di migrare. Ma ovunque andrà ci sarà qualcuno ad accoglierlo e se possibile ad aiutarlo.

Il mondo del circo diventa così una specie di famiglia allargata. E questo senso di appartenenza ad un gruppo o a una tribù supera, lo spazio, il tempo e ora anche i generi. Circo classico, contemporaneo, sociale, di strada, una sola grande famiglia sotto il medesimo chapiteau.

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Moira Orfei con tre bimbi del circo Moira Orfei, Mara Bulgarelli e Loredana Nonesin dolce attesa Moira Orfei con Alessandro Serena ph Stefania Ciocca

di Davide Demasi

alias Mister David

Guardo il mare, mi godo il tramonto e davanti ad un caffè shakerato, rivivo i viaggi, gli spettacoli e le avventure vissute in tanti anni di circo. Quando nel 2004 mi sono diplomato nella scuola di circo Flic di Torino c’era un forte richiamo verso il Circo Contemporaneo e spesso purtroppo notavo da parte di molti addetti ai lavori un vero e proprio rifiuto della tradizione. Nonostante ciò il mio sogno era quello di potermi esibire in una pista, sotto uno chapiteau, tra lustrini, velluti e grandi artisti del tempo, poter viaggiare con un circo itinerante che si spostasse di città in città con le proprie abitazioni su ruote. Nel 2005 il sogno si avverò, con il duo Los Fabulosos io e Raoul Gomiero riuscimmo ad entrare in uno dei più grandi complessi circensi del tempo l’Embell Riva. Probabilmente fummo tra i primi “Gaggi”, termine usato per indicare i fermi, ad entrare nel mondo dei “Dritti”, da lì il nostro

ty Circus, un circo moderno che mantiene la tradizione, questo è il nostro motto, no clown, no animali ma tanta adrenalina e rock and roll. Dopo tante chiacchierate con Larry e sperimentazioni varie abbiamo avviato questo progetto e non posso far altro che esserle grato per avermi scelto come ring master, presentatore e regista dello spettacolo. Quest’anno sarà la terza stagione, partiremo da Milano il 6 ottobre e la tourneè finirà il 22 maggio. Il nuovo spettacolo che sto scrivendo avrà come titolo Equilibrium, quella leggera linea sottile che divide la follia dalla normalità

Stiamo già lavorando sui numeri nuovi da presentare in autunno. Lo spettacolo circense, come da tradizione e in virtù della grande aspettativa da parte del pubblico, necessita di esibizioni di alto livello tecnico. Il nostro contributo personale è stato creare un fil rouge che unisce le varie performance, di mantenere un ritmo elevato, senza tempi morti, di offrire una comicità moderna, ma soprat-

MISTER DAVID & THE FAMILY DEM

soprannome di “Gaggi raddrizzati”. Sono stato accolto subito con gran rispetto e stima, e mi son subito sentito a casa. Una vera e propria comunità con abitudini, linguaggio e gergo consolidati negli anni.

La passione del circo l’ho condivisa fin da subito con la mia compagna Elena, anche lei artista circense, ed è stata il palcoscenico di grandi emozioni personali e della nostra relazione. Insieme abbiamo poi deciso di condividere le nostre passioni, il circo e i viaggi anche con i nostri figli, perché quella era la nostra vita. Nel 2014 nasceva Soemi, la mia quarta figlia. Larry Rossante, direttore dell’ex Circo di Mosca, mi chiamò per il ruolo da protagonista del Phenomena Circus, un circo moderno a tema horror che avrebbe viaggiato tra l’Italia e la Slovenia. Accettai la proposta, a patto di poter vivere questa avventura con tutta la mia famiglia. Cercavano un’acrobata aerea; Elena, mia moglie, era perfetta e quindi decidemmo di partire. I miei 4 figli, al tempo molto piccoli, sono cresciuti tra camper e roulotte, viaggi e tournèe, e da quel momento non ci siamo più fermati. Oggi viviamo con il Gravi-

tutto di lasciare un messaggio finale che chiude il cerchio dello show e che permette di fidelizzare il nostro pubblico. I miei ragazzi entrano in scena, come se stessero giocando tra di loro e con me. Ciò che arriva al pubblico è una sensazione di leggerezza e di divertimento. Questo è molto importante, non hanno abiti prettamente da scena e non sentono la pressione dell’esibizione, è pura gioia ed adrenalina, pur presentando esercizi difficili e decisamente complicati. Insieme a mia moglie e ai miei figli abbiamo condiviso la pista di questo grande circo, con grandi artisti internazionali, vincitori di prestigiosissimi premi, abbiamo pianto e gioito davanti a 2000 persone in piedi ad applaudirci. Emozioni che i miei piccoli ricorderanno per tutta la vita. Tutto ciò è un grande stimolo sia per me sia per miei ragazzi. La voglia di imparare cose nuove e di raggiungere grandi risultati, cresce di giorno in giorno. La vita nel circo è fantastica, elettrizzante, mai noiosa. Siamo una grande famiglia che condivide quotidianamente gioie, emozioni e problemi personali. Circa settanta persone che viaggiano con un obbiettivo comune, portare la propria arte in giro per il mondo.

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A REAL ROCK FAMILY CIRCUS misterdavid.it Q @mister_david_dem
ph Adriano Sforzi ph Ferdy Ferrazzi

FAMIGLIE CIRCENSI

Quando ci vedono in pista o nel nostro spettacolo personale, alla fine, dopo i complimenti e l’ammirazione per il tipo di vita che abbiamo scelto di fare ci fanno spesso le stesse domande. Ci chiedono quanto si allenano i bambini per fare questi numeri pazzeschi, come fanno con la scuola e se gli piace questa vita. Manuel si sta specializzando nella giocoleria, 7 palline e 5 palloni, Denny nell’equilibrio sui rulli oscillanti. Alex nelle verticali e Soemi, come la mamma, nell’acrobatica aerea. Vivere nel circo è un continuo spunto artistico, dove poter attingere e apprendere quotidianamente. Non esistono orari prestabiliti per gli allenamenti, ma è un continuo giocare e sperimentare. I cellulari spariscono, si cammina su un filo, si lanciano coltelli e si provano i salti. Naturalmente si dedica anche del tempo allo studio. Per quel che riguarda la scuola abbiamo cercato e trovato una soluzione che a noi sembrava poter essere la migliore. Potevamo scegliere tra una scuola parentale, oppure far frequentare le scuole delle città che toccava il circo. Nessuna delle due ci piaceva, quindi abbiamo cercato una scuola pubblica che avesse un dirigente di larghe vedute e dopo avergli spiegato la nostra situazione abbiamo trovato insieme una soluzione. Così ora abbiamo una scuola di riferimento a Torino, con assenze giustificate per lavoro itinerante. I ragazzi hanno compagni/amici e insegnanti a cui far riferimento e i giorni in cui il circo chiude torniamo a Torino, per poter recuperare interrogazioni e verifiche. Naturalmente noi abbiamo il dovere di seguirli e aiutarli negli studi ma loro, a favore, hanno un programma chiaro da seguire e amici per farsi aiutare, tutto questo a patto che abbiano ottimi voti e buona condotta. Ad oggi posso dire che l’accordo è stato mantenuto, grazie anche alla collaborazione del dirigente e dei professori.

Quando termina la stagione e il circo si ferma per i tre mesi estivi, il vuoto è enorme. L’ultimo spettacolo è sempre ricco di lacrime e forti emozioni. I legami che si stringono tra una buona compagnia sono davvero forti e i miei figli considerano i compagni di viaggio della loro età come dei fratelli. Penso che la vita nel circo per la mia famiglia sia una vera e propria scuola di vita, che ci unisce sempre di più e che resterà per sempre parte di noi. Quando entri a far parte del grande mondo dello spettacolo viaggiante, non ne esci più. Le amicizie, le lacrime di gioia e di dolore che si condividono sono tatuaggi indelebili a cui potrai attingere ogni volta che ne sentirai la mancanza.

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ph Ferdy Ferrazzi

MILANO CLOWN FESTIVAL

22-25 FEBBRAIO 2023, MILANO milanoclownfestival.it

di Maurizio Accattato direttore artistico

ll Clown Festival è tornato in pista nel 2023 nonostante molte cose vadano maluccio, soprattutto per la cultura dell’intero Paese. Al quartiere Isola, quando il Festival ebbe inizio nel 2006, cioè diciotto anni fa, c’erano librerie, ben due centri sociali, spazi liberi e condivisi. Non c’erano mille ristoranti, ma luoghi dove trovarsi e stare insieme, con semplicità. Proprio per riprenderci un po’ di quella libertà dimenticata abbiamo dato il tema “POP” al Festival: popolare e rivolto a tutti, il Festival ha ripreso la sua missione intitolandosi a Franca Rame e al Nobel Dario Fo, icone del Teatro e riabilitatori della dignità degli umiliati, fonti di ispirazione per ogni artista.

Come vediamo oggi il Clown? Come diceva il grande Bruno Munari: «Giocare è una cosa seria!». Ecco perché in una società così complessa e problematica il clown rappresenta una sorta di «strumento» con potenzialità profonde. Perché è capace di giocare davvero (mettendosi in gioco) esorcizzando disagi, paure, insicurezze. Non si tratta solo di un personaggio ludico o artistico, ma di un “modo” per approcciarsi agli altri. In tutto il mondo si guarda al clown come una nuova forma di cura, non solo per chi riceve ma anche e sopratutto per chi pratica quest’arte. Alla sua “mutazione” ha contribuito soprattutto la trasformazione della panorama culturale, dovuta principalmen-

te all'inquinamento tecnologico e alla cultura del consumismo, peggiorata negli ultimi anni. Tra incrementi delle patologie psichiatriche e disagio sociale, l’approccio del clownsolo apparentemente ludico - riesce a distogliere soprattutto i giovani dall’aggressività, e riporta i bambini a contatto con la fantasia, quella vera però. Il Clown in questi difficili anni si è dunque trasformato, cercando di intervenire sempre usando il linguaggio diretto e senza confini del “nuovo-circo”, per riuscire a catturare l’attenzione. La missione del Milano Clown Festival è diventata sempre più impegnativa negli anni, innanzitutto perché ci si confronta con una società in rapidissimo cambiamento, e poi perché per poter seguire il nostro percorso basato sulla ricerca di nuove forme espressive, anche nell’arte del clown, facciamo un gran lavoro di selezione e approfondimento sugli spettacoli. Alla fine riusciamo sempre ad accogliere con amore artisti e pubblico, cercando di lasciare aperte tutte le porte perché al Festival ciascuno possa sentirsi come in un grande circo a cielo aperto! Questo significa continuare ad investire sul lavoro volontario (ma professionale), destinando tutte le risorse economiche alle Compagnie e alle strutture, a cui non abbiamo mai rinunciato: gli chapiteau e il PIC-bus che scorrazza per la città, portando gioia e magia. E va detto che anche quest’anno l’ingresso agli oltre 130 spettacoli sparsi

per la città all’aperto e al chiuso, è stato totalmente gratuito.

Un ragionamento a parte merita il PIC Pronto Intervento Clown guidato da Moriss (Maurizio Accattato), la “milizia” di assalto giocoso che agisce in totale spirito clownesco, a cui è affidata anche l’assistenza tecnica ed artistica del Festival. Questa si che è un’innovazione assoluta, almeno di questi tempi. I PIC sono in pista dal 2006 e il prossimo anno diventeranno maggiorenni. Il loro principio è quello di ‘vivere il clown’ come stile di vita, e non solo durante la rappresentazione ma a tempo

pieno, rivalutando spazi, oggetti e persone trovate o abbandonate, rivendicando il diritto di essere sè stessi, di esprimersi liberamente, di incontrare, amare e giocare al teatro con tutti.

Prossima edizione del MCF, 15-18 febbraio 2024.

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foto di Gabriele Zucca

JANGO, IO E IL MCF

me a Jango c'erano i più grandi clown italiani e internazionali: la storica compagnia La Filarmonica Clown, I fratelli Caproni, il grande Paolo Nani, ma soprattutto tra il pubblico il più grande di tutti: il premio Nobel Dario Fo e Franca Rame, venuti apposta quella sera per vedere Jango.

Tra il pubblico, anche i ‘figli famosi’ di Jango, come il Mago Forest, Aldo Giovanni e Giacomo e tanti altri, ma soprattutto centinaia e centinaia di persone dentro e fuori che spingevano per entrare, avendo acquistato il biglietto di ingresso (il primo e unico a pagamento nella storia del Festival). Tra queste c'era anche la Polizia annonaria di Milano, arrivata per bloccare il Festival con strane motivazioni, mai comprese neanche dopo.

Il clown che è in me – Moriss - non si arre-

La scoperta del ‘mio clown’ è avvenuta insieme ad altri carissimi amici clown, tra cui Alessandro Larocca de I Fratelli Caproni e il Mago Forest, quel giorno in cui abbiamo incontrato Jango Edwards. Erano i primi anni ’80, via Washington 102 a Milano, scuola di mimo con uno speciale workshop in cui si presenta questo alieno. In ogni gesto dissacrante gridava “Every Day is a special day” e “Che cazzo fai”, insieme a qualche sberla-clown, che noi chiamiamo il battesimo. È lì che mi è uscito il clown che non è mai più rientrato. Al termine del workshop, in un’ora Jango ci ha fatto fare ben tre flash-mob nel cuore della città: una rissa al ralenty in piazza San Babila, poi abbiamo mangiato le banane portate da casa dentro l’esclusivo ristorante Biffi in piazza della Scala, e infine cantato sul sagrato del Duomo. E poi tutte le sere al Teatro Ciak per vedere lo spettacolo (si trattava di un teatro da 3.000 posti, esauriti per una settimana quando c’era Jango!). Eravamo tutti lì, e insieme a noi tutti i comici del cabaret milanese, del Derby, e del futuro Zelig. E al termine dello spettacolo, Jango ci aspettava fuori per abbracciare non solo noi, ma tutto il pubblico. Come Dario Fo ha ridato dignità agli umiliati portando il teatro dove non c’era, così Jango è il primo Clown del XXIesimo secolo, in anticipo su chiunque di almeno 25 anni.

E poi arriva il Milano Clown Festival. C’è un legame indissolubile tra il Clown Festival e Jango. Dopo la prima timida ma esplosiva edizione del 2006, il nostro desiderio più grande era quello di portarlo

nel nostro chapiteau. Era il 2007, dopo il grande successo della prima edizione eravamo finalmente riusciti a montare un fantastico chapiteau nel centro della città, proprio lì dove avevano deciso di costruire il futuro Bosco Verticale (considerato il grattacielo piú bello del mondo nel 2012). Ingenuamente, come fanno i veri clown, non sapevamo che avevano già pianificato, anche tutta la costruzione dei vari grattacieli che oggi stazionano a Porta Nuova Isola, il salotto bello di Milano. Siamo arrivati al momento giusto nel posto sbagliato, per portare disordine ma soprattutto gioia e allegria. Sulla nostra prima pista quella sera insie-

se, e la serata cominciò, come cominciarono anche i problemi che neppure Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura di allora, poté risolvere. Il mio maestro Dario Fo mi disse: "se non vuoi diventare un clown mediocre, comincia a prenderti qualche denuncia”. E così feci.

Tutti si ricordano dello spettacolo di Jango, quella sera. Erano molti anni che non tornava a Milano, la città che lo aveva amato tanto, e nello chapiteau gonfio di persone che lo adoravano alla follia Jango abbracció tutti. Gli unici assenti erano Moriss e i PIC del Pronto Intervento Clown, in questura. Ancora adesso Jango sarà arrabbiato con Moriss perché eravamo spariti senza poter condividere quel momento di gioia, ma nessuno di noi era lì per potergli dire quello che stava accadendo al Festival. Da quel giorno Jango è poi tornato al Milano Clown Festival nel 2012 e nel 2016, sempre come Guest Star. Doveva esserci nel 2020, ma la pandemia ha bloccato quell’edizione.

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di Maurizio Accattato foto di Gabriele Zucca

La Periferia è un mondo da esplorare, un album da sfogliare, come una raccolta di emozioni, intenzioni, bisogni e relazioni che si intrecciano con il movimento della Capitale e del capitale umano ed urbano contemporaneo. Il collettivo del Kollatino Underground nasce nel 2001, proprio per recuperare i seminterrati dismessi ed abbandonati dell’Istituto Tecnico Giorgi nella periferia orientale della capitale, grazie a un gruppo di giovani partigiani, allegre amazzoni e artisti maestri delle arti sceniche e circensi. Di comune accordo decidono di crescere insieme al territorio delle baracche che ancora appaiono a Torre Spaccata, testimonianza della Roma di Sor Capanna, dell’Accattone; dei palazzi che sono nati dal dopoguerra e hanno accolto generazioni di romanità multietnica che tuttora si ammassa, figlia del disagio di vivere al bordo. Splendida perché spontanea, rabbiosa, ‘impicciata’ e viva perché campa di espedienti e si costruisce ogni giorno, nell’incontro.

Kollatino Underground ha lavorato e interpretato la periferia romana con l’andamento della ‘tartaruga’ che osserva i cicli e in loro scruta l’avvenire … con l’obiettivo primo di favorire le condizioni affinché gli artisti potessero vivere la strada del confine, i margini della città, tesserne la storia, interpretarla con i loro talenti e donarla di nuovo indietro.

Non è solo la collocazione geografica a definire il contesto periferico, quanto piuttosto la necessità di un intervento di integrazione sociale ed economica, che si traduce in servizi. Partendo dall’assunto che la cultura sia un ‘servizio essenziale’, proprio come la sanità, e ispirati dal modello cubano delle Case della Cultura aperte, multidisciplinari e gratuite in ogni quartiere, abbiamo dato subito un grande valore allo SPAZIO. Lo Spazio intimo dove creare, sperimentare e denunciare attraverso l’arte, con l’obiettivo di ‘nutrire’ e sostenere la qualità dello Spazio pubblico. Oltre 2000 mq liberati da detriti e calcinacci, dedicati alle arti, in particolare teatrale e circense. All’interno del teatro

IL CIRCO NELLE PERIFERIE

anomaliecircusfest.net

di

del Kollatino, ex palestra rigenerata, il circo è sempre stato protagonista grazie alle altezze perfette per tessuti, trapezi e acrobazie. Prima ad allenarsi stabilmente è Lunaif, compagnia fondata da Paola Resurreccion e Paolo Mele “Lucignolo”, seguita da centinaia di artisti che hanno potuto provare, produrre e presentare le loro creazioni.

Intanto a Roma cresce l'attenzione per il Nuovo Circo di Creazione Contemporaneo - apre la CircOfficina del Porto Fluviale nel 2014, SCUP palestra popolare e fioriscono esperienze operativo distributive dedicate al circo. Anomalie è il festival del Kollatino Underground, manifestazione pioniera per aver portato il Nuovo Circo a Roma. La prima edizione del festival risale al 2007 e da allora mantiene lo stesso slogan: La sperimentazione in periferia. Organizzata dal primo centro sociale a vincere vince il bando dell’Estate Romana in co-creazione

con la compagnia teatrale SantaSangre e la direzione artistica mia e di Nicola Danesi de Luca. Da questa anomalia siamo partite/i utilizzando i finanziamenti pubblici per organizzare spettacoli, laboratori, incontri sotto un meraviglioso tendone da circo che ci serviva per creare bellezza, stupore e curiosità, vene pulsanti, occhi meravigliati e sorrisi pieni.

Cuore del progetto fin dalla prima edizione, l’idea di installare uno chapiteau dedicato al circo in un parco pubblico di periferia. Ad alto impatto emozionale. Diciassette anni fa siamo partiti dal quartiere de La Rustica, poi Tiburtina, Prenestina, ora Torre Maura. (ANOMALIE nasce e si svilup-

pa connesso alle realtà delle periferie capitoline: 2007 a Casale Caletto, dal 2008 al 2015 a Parco Meda, nel biennio 2010 e 2011 nel Casale Alba/Parco di Aguzzano. Dal 2016 è ospite del Parco delle Canapiglie nel quartiere di Torre Maura, adiacente la Metro C , nel 6° municipio). La prima edizione ha visto montare il nostro tendone dove ancora non c’erano neppure le strade asfaltate … ma tanti palazzoni sì. Una zona periferica carente di proposte culturali e strutture adeguate. La localizzazione

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Chiara Crupi direttrice esecutiva e co-direttrice artistica foto di Archivio Anomalie Festival

assolutamente lontana da qualsiasi abituale percorso della cultura, ha reso il festival una sfida di intervento. La modalità di relazione al territorio è stata quella della parata, della grande festa, anomala, connotata dalla contaminazione artistica e moltiplicatrice di energia e di senso, nonché portatrice di esperienza e emozione. Ne abbiamo viste, in questi anni, di persone, in periferia, che non hanno accesso alla cultura, agli spettacoli, all’adrenalina della scena! Tante persone che d’estate sono lontane dal centro, senza mezzi pubblici e a volte non possono neppure permettersi di pagare il biglietto. Abbiamo attraversato i parchi di Roma Est. Rivitalizzati, strappati al degrado e colorati di stupore, attraverso la meraviglia dell’arte circense. E così continuiamo, senza mai fermarci, perchè la gioia più grande sono proprio gli sguardi … di chi porta i dolci e scende con la sedia da casa, davanti alle acrobazie mirabolanti, alle bolle di sapone, agli equilibrismi, alla poesia del clown, alla musica travolgente insieme alla giocoleria … della gioia di percepire partecipazione e di trasmettere, attraverso il circo che si può camminare su un filo, far ridere 30 persone, far roteare 7 palline... e cambiare la società che vivi!

“Il circo da sempre ha rappresentato il luogo e l'occasione dell'anomalia. La sua bellezza ed il suo senso più profondo stanno infatti nella capacità di sospendere per qualche tempo la normalità delle vite di ognuno di noi con qualcosa di strano, magico, sconosciuto, a volte inquietante, anomalo appunto. All'interno di questa forma di spettacolo a sua volta il clown è una anomalia, non è

elegante, non è acrobatico, non è forzuto, non è coraggioso... eppure è il Re del Circo, il re degli Anomali“ con queste parole Nicola Danesi de Luca, co-direttore artistico del festival, descrive Anomalie 23, edizione dedicata alla figura del pagliaccio, essere umano che abita le periferie del possibile sul crinale cinestetico sovrareale, produce sensazioni e alimenta la mente poetica.

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STREET ART & CIRCO

Rinnovata, irruenta ed onirica, dedicata alla clownerie e alla street art la 17° edizione di Anomalie, ha espresso ed esaltato la Strada, dove l’azione artistica trasforma il tipo di percezione e l’uso dello spazio, elevandolo a uno stato del tutto nuovo. Ventinove spettacoli di Nuovo Circo presentati nel paesaggio urbano definito dalle suggestioni visive del collettivo di giovanissimi creativi di Roma est: street artist, writer, photo visual and grafic maker che hanno ideato, curato e realizzato le scenografie effimere del festival, trasformando il Parco delle Canapiglie in un’anomala piazza che trasuda vita ed emozione, ispiratrice ed espressione della creazione artistica contemporanea, della quale il circo e la street art sono declinazioni spontanee. Abbiamo chiesto un contributo esperienziale a qualcunə di loro coinvoltə attivamente.

“La nostra espressione è rapida, veloce, istantanea e in movimento. Quando ho iniziato a disegnare i soggetti e le scene del festival e tracciato l’estetica del parco ho visualizzato un evento dove combinare assieme il mondo circense con quello dell'arte urbana con elementi che potessero richiamare forme come quella del clown tramite l'espressione artistica della strada... ho respirato il grottesco e amaro sapore dell’effimero.” Cresciuto tra i vicoli dei castelli romani, il giovane artista MimmoYunior si impegna a variegare il linguaggio dell’arte contemporanea cimentandosi in varie forme d'arte come la pittura, la scultura e il graffito. MimmoYunior fa parte della art crew seiunozero. Ideatore e realizzatore delle scenografie del festival e curator del workshop di StreetArt.

L’incontro fra il circo di creazione contemporaneo e la street art rappresenta per il Kollatino Underground un ritorno alle origini. Danzare e agire al ritmo dell’attivismo creativo metropolitano, accogliendo e promuovendo le espressioni artistiche emergenti e vitali, periferiche e non convenzionali, ha permesso di sviluppare negli anni un circuito di sperimentazione e ricer-

ca permanenti, diventando luogo ideale di produzione, diffusione e distribuzione della cultura giovanile.

“Il rapporto fra strada, periferia e circo è affascinante e complesso. La strada è il luogo in cui la periferia si manifesta in tutta la sua diversità e vitalità. La strada stessa diventa una tela in cui l’arte si manifesta in forme diverse. Questo permette alle persone di entrare in contatto con l’arte in modo spontaneo e libero” Kasbah_alg è un poeta che ha vissuto e respirato per diciotto anni le strade di Roma est e ora ne racconta le storie, rappandole nelle tre lingue che parla da quando è nato.

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anomaliecircusfest.net
di Santa Spena organizzazione Anomalie 23 foto di Archivio Anomalie Festival

Ho sempre cercato di raggiungermi, senza riuscire. Ora diventa più difficile. Ho le ali,significa che posso tenerle chiuse come petali di una rosa serrati in un bocciolo o spiegarle. Dipende da me.

L’amore è come il vuoto, non si vede. È arrivato il momento, l’acrobata deve lasciare il suo trapezio.

“Anomalie reinterpreta la periferia metropolitana attraverso gli occhi e la lente critica di chi la vive. Il pagliaccio con la bocca spalancata è simbolo della bulimia moderna, dell’essere che fagocita e non assapora, del sistema che schiaccia. L’incontro fra il circo e la street art in periferia è naturale, presuppone scambio e comune volontà di ampliare le espressioni con l’assenza di limiti, pura vibrazione che impatta”. Bianca Mungo, 19 anni, ha curato l’estetica e l’ideazione degli elementi grafici del festival.

Anomalie è stato immaginato e realizzato come un festival che costruisce un immaginario tipicamente “surreale”, vivificato da una ricerca produttrice di sensibilità, freschezza ed emozioni forti. Il lavoro sulle immagini, la ricerca sugli archetipi e le egregore contemporanee che il messaggio delle arti sintetizza con tratti, note e versi, mira alla

prolificazione dell’atto estetico rivoluzionario che rompe il grigiore monotono dei palazzoni con figure colorate, mutando la fisionomia delle città con scorci inediti. Queste esplosioni creative modificano le abitudini, le visioni e l’agire dell’abitare, in un’immagine altamente simbolica di dinamismo, vitalità, movimento, multiplo nel genere e nelle discipline, lontano dal circuito centrale dello spettacolo dal vivo, a dimostrazione della missione: sperimentare e diffondere atti artistici non convenzionali composti da elementi drammaturgici altri, fra i quali la strada è protagonista, in grado di amplificare la poesia della narrazione.

divagazioni a cura di A S rubrica ad alto tasso circense

© illustrazione di Kaatjie Vermeire tratta dall’albo

Guarda che la luce è del cielo di Giulia Belloni Kite Edizioni 2013

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AFRICAN DREAMS

FESTIVAL DU CIRQUE DE TUNISIE

Nelle vesti di reporter di JM vogliamo narrarvi le avventure del tour di Cometa Circus che anche quest'anno ha fatto tappa fuori dal continente. Dopo tanti progetti realizzati in America Latina questa volta abbiamo messo piede in terra africana, come artisti invitati al “Festival international des arts du cirque et de la rue de Tunisie”.

Un progetto nato nel 2018 che cresce ad ogni edizione: questa che ci ha accolti è durata due settimane e ci ha visti coinvolti in uno spettacolo insieme ad artisti locali ed internazionali provenienti da 12 paesi, in tour in 9 città della Tunisia in diverse regioni del paese.

Ad organizzarlo l’associazione “Paparouni”, unico progetto di circo attivo in Tunisia, condotto da persone dal cuore grande che hanno coraggiosamente investito in una proposta culturale del tutto innovativa per il paese. Fin dagli inizi i fondatori del progetto hanno raccolto adesioni di giovani del loro quartiere interessati all’acrobatica e messo loro a disposizione un centro culturale dove allenare le tecniche circensi, avendo come unico insegnante la grande rete: internet. Con motivazione e costanza hanno costruito i loro attrezzi negli atelier locali e raggiunto un buon livello tecnico, arrivando negli anni a preparare diversi numeri e spettacoli.

L’obiettivo del festival è quello di alimentare lo scambio culturale e creare delle collaborazioni tra la scena artistica locale e quelle di altri paesi. Lo slogan dell’ultima edizione del festival era proprio “African Dreams”: il progetto vuole divenire “la porte d’Afrique por le cirque”, ovvero un punto di riferimento nella formazione degli artisti africani e nello scambio tra la realtà circense araba/africana e quella europea. Mentre da un lato si va a consolidare una rete artistica internazionale, dall’altro si riesce a decentrare i progetti artistici dalla capitale, portando anche nelle regioni più periferiche un’offerta culturale e una formazione per insegnanti, che a loro volta possano far crescere il movimento artistico locale. Durante l’anno l’associazione si impegna anche in un progetto sociale chiamato “I battiti del cuore” realizzando lezioni di circo nei quartieri sovrappopolati di periferia, con lo scopo di diffondere l’arte in diverse regioni del paese.

Ma vi chiederete: come riesce a sostenersi il progetto? Per realizzare quello che avevano in mente non hanno certo aspettato lo Stato, che per il momento non offre loro alcun sostegno economico, ma hanno sviluppato parallelamente al filone sociale quello commerciale, proponendo spettacoli per eventi pubblicitari e imprese private.

Il futuro del progetto è già tracciato: l’associazione ha acquistato da poco un tendone che ospiterà uno spettacolo di circo moderno con gli artisti tunisini e farà tappa nei prossimi due anni in ogni regione del paese. Altro traguardo a cui puntano è quello di aprire una scuola di circo afro-tunisina che possa offrire dei cicli di formazioni agli artisti

africani e rappresentare per loro un trampolino verso la scena internazionale. Il progetto di Paparouni ha inoltre generato negli anni delle importanti opportunità artistiche e lavorative per molti giovani locali, offrendo loro un’alternativa e un’apertura nella visione del mondo tutt’altro che scontata, stimolando interessi personali e sviluppando competenze tecniche.

Anche per noi questo viaggio ha rappresentato un’opportunità incredibile a livello umano, ancor prima che artistico, e ci siamo sentiti benvenuti ed accolti nella famiglia circense tunisina. Abbiamo incontrato persone dalla grande generosità e professionalità: artisti, organizzatori e collaboratori del festival, tutti ci hanno aperto le porte delle loro case, guidati a conoscere i luoghi più magici del loro paese e coinvolto in un’esperienza indimenticabile nelle loro tradizioni. Un confronto con una cultura diversa dalla nostra che si traduce in una grande esperienza di crescita e ispirazione.

Ancora una volta il circo si dimostra uno strumento potente capace di varcare confini e barriere culturali, avvicinando persone di luoghi, lingue e colore di pelle diversi, insieme sullo stesso palcoscenico, per portare al pubblico un messaggio di fratellanza universale attraverso l’arte.

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11-25 GIUGNO, TUNISIA paparouni.com E Festival du cirque de Tunisie foto di Mohamed Amine Djelassi

“Edera, intrecci di circo” – uno dei 7 progetti di circo vincitore di Boarding Pass Plus 2022/2024, approda a Bruxelles.

Dopo le due tappe a Barcellona e in Val Susa quella a Bruxelles è stata un’altra tappa estremamente formativa e interessante, completamente dedicata a uno scambio di pratiche e conoscenza del sistema di supporto alla creazione e alla produzione strutturato e consolidato negli anni in Belgio. Si nota che esiste una cura e un’attenzione delle istituzioni governative e culturali verso il mondo della creazione, delle compagnie. Oltre a mettere a disposizione spazi per la creazione esistono perfino magazzini che sono riservati allo stoccaggio dei materiali/attrezzature di scena, oppure spazi riservati alla sosta degli automezzi, chapiteau ed altro. Tutte iniziative nate dai bisogni reali del settore e da un confronto costante e di lunga data tra le istituzioni e le compagnie di circo.

Siamo stai guidati dalla responsabile dell’agenzia di diffusione ABJoY che ci ha illustrato anche come funziona il sostegno economico alle compagnie e ai teatri del Belgio. Questo dispositivo offre ad un teatro belga che decidesse di programmare uno spettacolo di circo di compagnie residenti in Belgio la copertura di una percentuale del cachet da parte del Ministero. Se le compagnie fanno invece spettacoli all'estero il Ministero paga i costi del

EDERA

INTRECCI DI CIRCO ederaintreccidicirco.eu

viaggio, evitando che queste spese diventino un deterrente per i programmatori stranieri. Questa tappa ci ha fatto molto riflettere su quale possibile futuro ipotizzare anche in Italia e come mettere a sistema una serie di supporti che oggi in Italia sono disponibili solo attraverso il dispositivo dei bandi.

Abbiamo previsto anche una visita allo spazio UP, che ospitava il suo festival in quei giorni. Lì è stato molto interessante dialogare con allievi o ex allievi dell'ESAC, aprendo un confronto sulle differenze tra Italia e Belgio. Per esempio in Belgio è molto importante la danza, il teatro contemporaneo, ma tutti concordano sulla mancanza di formazione verso il clown, le maschere, cose che sono intrinseche nella tradizione italiane e che diamo per scontato esistano anche all'estero. Un aspetto di cui avvertono la mancanza gli italiani che sono in formazione all'estero. In Belgio è anche la formazione ricevuta che condiziona il tipo di esito artistico. Molte compagnie che nascono sono fondate da allievi dell'ESAC che hanno terminato la loro formazione e scelgono di creare compagnie e rimanere in Belgio.

È stato poi il momento di visitare Latitude 50, uno spazio che, oltre a disporre di sale prove di diverso tipo, offre anche uno chapiteau in legno, in realtà un teatro che risponde alle esigenze di uno chapiteau con gli appendimenti, le altezze, sistemi di ancoraggio, gradinate molto alte, molto bello e accogliente. Latitude 50 è dotato anche di un ristorante, una foresteria e una falegnameria che ospita una scuola di falegnameria, dove gli allievi tirocinanti costruiscono gratuitamente le scenografie per le compagnie, lasciando alle com-

con il sostegno di

pagnie il solo onere dell’acquisto dei materiali. È stato interessante inoltre vedere come è avanzato il loro sistema di ospitalità delle residenze, che ha adottato un metodo innovativo molto articolato di monitoraggio e feed back delle esperienze, sviluppato dall’Università dei Teatri di

Amsterdam, all’interno del master DasArt e in collaborazione con il filosofo Karim Benammar. Il feedback collettivo diventa molto importante quando si ha a che fare con pratiche artistiche ibride e interdisciplinari, che spesso si incontrano nel contesto delle arti performative contemporanee. Questo metodo unico consente di migliorare i feedback, espandendo al contempo i confini del processo di apprendimento.

Per i protagonisti di EDERA la tappa in Belgio ha rafforzato lo spirito di gruppo, offrendo alle tre compagnie (Duo Bau, Teatro nelle Foglie, Les Accordes) contatti e conoscenze preziose per intensificare le loro relazioni internazionali, e a Ludovica Andrenacci, qui in qualità di apprendista organizzatrice, la possibilità di cimentarsi come "Tour Manager" su un territorio interamente da scoprire.

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MATTEO GALBUSERA matteogalbusera.it

In realtà volevo fare il musicista. Da ragazzino ho studiato pianoforte, chitarra e a 18 anni mi ero iscritto al Conservatorio per studiare contrabbasso. Cambio di scena: è il 1995 e mi trovo a Galway, in Irlanda, on the road, viaggio esistenzialista in autostop, prendendomi del tempo per capire chi fossi e cosa volessi fare della mia vita, avevo però ben chiaro cosa NON volessi fare. Per mantenermi lavoravo in un Ostello della Gioventù, e in giro per la città ero rimasto colpito dalla vivace scena dei busker, una novità assoluta per me. Nell'ostello risiedeva un certo Pit, ex soldato inglese rimasto vittima di un attentato dell'IRA. Per fare riabilitazione faceva anche giocoleria, a furia di allenarsi era diventato un bravo giocoliere e vestito da giullare scendeva dall'ostello, faceva cerchi grandi, grandi cappelli. Era il mio idolo totale, EUREKA! Ho cominciato a giocolare, sono andato alla mia prima EJC a Torino nel 1997 e per alcuni anni ho lavorato in strada. Rientrato in Italia ho frequentato per 3 anni il Conservatorio, ma avendo cominciato presto a fare teatro di strada e tardi ad andare al Conservatorio, le due cose insieme non si coniugavano. Il contrabbasso non è uno strumento pratico e leggero da portare in giro. Ad un certo punto ho dovuto fare una scelta e decisi di fare l’artista di strada. A quei tempi si lavorava benissimo in strada a cappello, da maggio a settembre nel sud Italia, e in inverno andavo la domenica a esibirmi a Bergamo Alta. Eravamo in pochi, ed era piacevole incontrare quei pochi che c'erano. Fondai con Gianca un duo di giocolieri comici, ci chiamavamo Gin&Tonic, e per diversi anni abbiamo lavorato insieme.

Presto ho capito di avere più talento come comico che come giocoliere, e soprattutto che la comicità mi interessava di più. L'effetto del ritmo, del timing e dello spiazzamento lo considero molto importante nei miei spettacoli. Mi piace inserire un pizzico di follia nei miei show, probabilmente è anche terapeutico. La mia è una comicità fisica e di situazione. I miei spettacoli sono surreali, demenziali e nonsense, amo l’assurdo. La mia ricerca è basata sulla fisicità, sulle gag e sulla ricerca che lega la musica al movimento, con il suono quale elemento principale drammaturgico. Alla Premiere dello spettacolo Maicol Gatto al Teatro Franco Parenti di Milano, durante la Rassegna “Tendenza Clown”, mi hanno definito Clown Elettrico, e questa forse è la definizione che più mi rappresenta. L'appellativo "poetico", soprattutto nella clownerie, è spesso usato come qualcosa di carino e sdolcinato, mentre per me “poetico” è un concetto che si può espandere molto oltre.

Il tipo di energia e di estetica che porto in scena deriva più dalle band live degli anni 90 piuttosto che dagli artisti del circo o del teatro. Sono influenzato da musicisti/cantanti molto teatrali come Bowie, Lou Reed e Nick Cave, dei veri animali da palco. Gli artisti che più mi hanno influenzato sono i Kraftwerk: band tedesca, pionieri della musica elettronica, che ho omaggiato con lo spettacolo Maicol Gatto

Ho chiaramente dei riferimenti anche nell'ambito del comico, a partire dai grandi classici (Keaton, Chaplin, F.lli Marx, Karl Valentin) fino ai grandi clown contemporanei come Leo Bassi e Jango Edwards, passando da quei geniacci dei

Monty Python (gli inglesi nel comedy hanno una marcia in più) e da un vero poeta comico come Andy Kaufman. Negli anni ho lavorato soprattutto come solista ma ho collaborato anche con altri artisti che stimo molto, come Peter Weil, Nuzzo Di Biase, Sebastiano De Gennaro, Vito Garofalo, Adrian Schvarzstein, etc. Mi sono esibito in 30 nazioni, dal Canada all'India, dagli Emirati Arabi alla Colombia, nei Festival di Teatro di Strada più importanti in tutto il mondo. Mi piace molto lavorare nei festival di teatro di strada, ma amo anche il palco, lavorare in teatro e/o al circo. Nel 2014 ho lavorato in Canada col Cirque Du Soleil durante la creazione dello spettacolo KURIOS – Cabinet of Curiosities. Interpretavo la parte di un mentalista comico e visionario. Un’esperienza incredibile che non sto qui a descrivere, non c’è sufficiente spazio. Attualmente sono in tour con The Loser, il mio cavallo di battaglia e con Maicol Gatto, ma sto lavorando ad un nuovo progetto, dal titolo The White Lord, che debutterà nel 2024, una sfida molto interessante: sto fondando una nuova religione!

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ph Marcello Bonfanti ph Loris Salussolia ph Floriano Bonfanti

SARA MICOL

IL CIRCO DELLE API E Sara Micol Natoli

di Sara Micol Natoli

Fin da piccola mi dilettavo sui palchi, la ginnastica artistica agonistica ha scolpito il mio corpo e mi ha fatto odiare la disciplina; durante l’adolescenza ho imparato la giocoleria per le strade d’Italia e poi studiato all’estero: CarpaCarrampa (Madrid), l’Ecole Supèrieur des Arts du Cirque (Bruxelles), trascorrendo anni a testa in giù specializzandomi in verticali e acrobatica. Dopo l’esordio all’Espace Catastrophe di “Les Motasses”, duo di clown e acrobazie in motocicletta, sono seguiti anni di follie e nomadismo tra un festival e l’altro in tutta Europa. Il bisogno di stabilità e di tornare alla natura mi hanno infine condotto in Liguria, dove ho trovato tutto: famiglia, terra, sole, mare e api! Qualche corso, le prime arnie con delle amiche e ora, nonostante le avversità, sono un’apicoltrice, a conferma che in questo campo, come nel circo della vita, non si smette mai di imparare e reinventare!

Insegno anche circo ai bambini e da diversi anni seguo corsi di Apididattica organizzati da Ambasciatori dei Mieli per diffondere la cultura apistica, la conoscenza dei mieli e dei prodotti dell’alveare. Da questa vicinanza all’infanzia, ho trovato il modo di conciliare le mie due passioni: il Circo e le Api. Esiste

una somiglianza tra questi due mondi: nomadismo e viaggi estremi in furgone, belle e semplici persone che dedicano la vita ad un lavoro fisico faticoso, sregolato, ai limiti della follia! Apicoltori come giocolieri che si destreggiano tra sgabbi e trattamenti, in equilibrio tra arnie e telaini, acrobati di famiglie orfane e fuchi liberi. Ognuno con la sua tecnica, il suo consiglio, la sua passione.

rioso mondo. La danza delle api trasporta la fantasia in volo. E per finire, la sciamatura ci riporta al ciclo della vita, al legame che ci lega con la nostra Terra.

Durante lo spettacolo vedo le persone attraversare diversi stati d’animo che sono anche i miei: gioia, stupore, meraviglia, ma quando vedo arrivare la commozione nei loro occhi, capisco di aver raggiunto il cuore, di aver passato il mio messaggio.

Nei corsi di apididattica che ho svolto nelle scuole inventavo storie e giochi per coinvolgere e far comprendere un mondo così complesso come quello delle api e dell’apicoltura; ma quale miglior mezzo, se non lo spettacolo, per incuriosire e avvicinare il pubblico a questo tema, per rendere consapevoli e svegliare le menti? Dopo ben 12 anni che non calcavo più la scena, ripartendo dalle esigenze di resilienza post-pandemia e grazie allo sguardo esterno di Susanna Groppello della Compagnia Teatro Velato e alla Trilogie du Rire di Micheline Vandepoel, nasce il Circo delle Api. Uno spettacolo di “teatro da prato” onirico e divertente, adatto a qualsiasi pubblico curioso di scoprire il mondo delle api e i suoi pericoli, seguendo gli scompigli circensi e la narrazione di un'ape irriverente. Un apicoltore entra in scena trasportando un’arnia da cui escono magici attrezzi che prendono vita. Attraverso diverse tecniche circensi, il pubblico viene a conoscenza di come nasce un’ape, cosa crea il gruppo-alveare e perché è fondamentale nell’equilibrio della natura. Musiche classiche da Tchaikovsky a Satie accompagnano le acrobazie, intervallate da testi e dialoghi che descrivono questo cu-

È uno spettacolo ideale per spazi aperti: cortili, giardini, orti, aie, parchi, scenari naturali. Ma anche al chiuso di teatri, tendoni di circo, aule scolastiche, palestre. Inoltre, fa parte de “La Scuola Fuori”, un progetto di teatro itinerante per far scoprire il territorio attraverso spettacoli sulla natura. Ultimamente ho anche creato un nuovo spettacolo di danza-equilibrio su pietra, dalle donne portatrici d’ardesia ai nostri sogni. E ora chi si ferma più?

“Dobbiamo andare incontro al futuro, insieme alle api!”
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M.K.Thun
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“Quando capiremo la nostra profonda relazione della terra, quando capiremo che la terra è parte di noi e noi di essa, allora il nostro mondo tornerà a fiorire.”
Thich Nhat Hanh
ph Lorenzo Sbrenna

PASSIONE OPEMTELN

BUON COMPLEANNO JUGGLING MAGAZINE! BUON COMPLEANNO JUGGLING MAGAZINE!

Con il numero #100 Juggling Magazine suggella formalmente il suo 25° anno di pubblicazione. Dal numero zero, presentato alla I^ convention italiana di giocoleria a S. Giovanni in Persiceto nel giugno 1998, è trascorso un quarto di secolo durante il quale questo inedito progetto di promozione delle arti circensi contemporanee si è progressivamente ampliato e strutturato in modo sempre più articolato. Nelle tante sezioni di jugglingmagazine.it potete esplorare in lungo e in largo questo universo così affascinante che ho avuto il piacere e la fortuna di incontrare, conoscere, apprezzare, abbracciare e infine condividere attraverso le pagine di JM.

Il traguardo di JM#100 suggella anche lo sviluppo di un’intera comunità di appassionatɜ, artistɜ, formatorɜ, programmatorɜ, visionarɜ, che mi hanno accompagnato e ispirato nel viaggio. Desidero festeggiare questo traguardo insieme a tuttɜ loro e ci prenderemo un tempo lungo un anno per farlo, animando gli oltre 30 corner JM presenti sul territorio nazionale, approfittandone per riflettere sul presente e sul futuro di JM.

Nelle prossime pagine dedichiamo intanto un primo brindisi alla comunità di giocolierɜ italianɜ, il cui entusiasmo ha generato la spinta per fondare JM, costituendo nel tempo una parte importante del suo DNA. Alle loro riflessioni è già dedicata un’intera sezione sul sito web di JM, inaugurata nei primi anni del terzo millennio. Lanciamo ora una seconda, rinnovata tornata di testimonianze, invitando giocolierɜ di allora e di oggi a raccontarci dove sono approdatɜ nel tempo e quanto/come la giocoleria sia ancora presente nella loro vita.

Juggling Magazine deve il suo successo e la sua longevità, oltre che all'entusiasmo degli appassionatɜ e praticantɜ di arti circensi, alla fiducia che in questo progetto editoriale ha posto una lunga e diversificata catena di sostenitorɜ. Tra questi ricordiamo la ditta Alivola (che ha tenuto a battesimo il numero 0), la casa editrice Nuovi Equilibri/Stampa Alternativa (editrice fino al 2001 della rivista), l'Ass. El Are (culla del nostro impegno nel mondo parallelo della formazione), l’Ass. Giocolieri e Dintorni (nata nel 2002 per sostenerne la produzione). A loro si sono affiancati i

maggiori produttori, distributori e negozi di attrezzi circensi, importanti organismi di produzione e programmazione, istituzioni nel mondo del teatro di strada e dell’arte circense, scuole professionali di arti circensi e, non ultimo, il Ministero della Cultura, che ne ha riconosciuto e sostenuto l’importante valenza culturale fin dal 2002.

L’enorme mole di contenuti pubblicati su Juggling Magazine è frutto della dedizione di reporter, studiosɜ, redattorɜ, giornalistɜ, traduttorɜ, interpretɜ, artistɜ, fotografɜ, illustratorɜ che nel corso di questi anni mi hanno affiancato nel meticoloso lavoro redazionale, contribuendo alla crescita della rivista e del settore circo. Tra i collaboratori vitali lo Studio Ruggieri Poggi, creatore e colonna portante della veste grafica di JM fin dal lontano 1999. Destinatari finali di questo lavoro una moltitudine di lettorɜ: senza la vostra attenzione, JM non avrebbe avuto senso.

A tuttɜ un caloroso abbraccio lungo 25 anni e la mia gratitudine più sincera.

PROGETTOQUINTAPARETE.IT 26 JUGGLINGMAGAZINE. IT RUGGIERIPOGGI.IT
8919 2023
di Adolfo Rossomando direttore Juggling Magazine

Esistente dal 1995. Incontra il circo all'età di 11 anni, a Cuneo, con Fuma che 'nduma. Frequenta la scuola di circo Flic per due anni, dal 2015 al 2017. Entra nel Centro Nazionale delle Arti Circensi francese. Ne esce nel 2019. Crea la compagnia EDO Cirque, laureata Circusnext 2021, con Léon Volet e Ramiro Erburu.

Inizia "llabyellov" nel 2020, la cui forma breve viene selezionata al 42° Festival Mondial du Cirque de Demain, 2023. Nel 2022 inizia a lavorare come occhio esterno per il duo LAR, di Davide e Mattia Bonetti (e ne è molto felice).

COS’È LA GIOCOLERIA? COS’È IL CIRCO?

Il mio cervello ha iniziato a lavorare proprio quando mi sono chiesto “cos’è il circo?”, lo ricordo perfettamente, era il 2015. Studente di circo, faccio circo, mi piace questo spettacolo di circo. Ma cos’è?

Il mio progetto llabyellov inizia con la risposta che Erik Åberg, dà alla domanda “cos’è la giocoleria”: “come gruppo di attività tutto ciò che è legato, culturalmente o visivamente, alla cascata di 3 palline, e come attività specifica ‘toss juggling’ [Erik Åberg]. La struttura del mio spettacolo esiste grazie a questa risposta.

Il testo che mi ha influenzato di più, Taking back the technicality di Sebastian Kann, inizia dalla sua definizione di circo: "la presentazione di relazioni inusuali tra corpi e i loro ambienti materiali".

Mi piace raccogliere “definizioni”, di altri o mie:

“Un raggruppamento intorno a un fenomeno minoritario”

[Johann le Guillerm]

“Compiere azioni inutili ma ammirevoli” [?]

“trovare una pura soddisfazione nell'anomalia che viene vista come una delizia e un fine in se stessa”

[Helena Stoddart]

“Merkwaardigheid (peculiarità)”

[Alexander Vantournhout]

“la presentazione di una relazione esplorativa con oggetti manipolati” [io lol]

“l’esplorazione delle capacità”/“l’esplorazione delle capacità della materia tramite le capacità umane, e l'esplorazione delle capacità umane tramite le capacità della materia” [ioooo]

“far sì che gli oggetti si comportino come se stessero violando le leggi della natura, attraverso una tecnica visibile”

[io again]

Ma quale di queste definizioni è quella giusta? Nessuna. Nessuna è giusta. Non credo manchi alla lista quella giusta, credo proprio che non ci sia. Per me la ricerca di risposte a queste domande è un esercizio, nutre il cervello, fa ragionare, dà direzioni e regole con le quali giocare, di modo che poi possiamo prenderne distanza e fare quello che vogliamo.

Ho trovato una passione nei ragionamenti in un mondo di allenamento. Nulla di male nell’allenarsi e basta, ma io non ci sono mai riuscito. Mai stato bravo come giocoliere, mai il più forte. Aggiungere un oggetto a figure di giocoleria sempre più difficili e inventate da altri sembrava un lavoro da Sisifo, e bisogna immaginare Sisifo felice, ma io non lo ero.

E nella giocoleria, quando ti accorgi che non puoi diventare Anthony Gatto, scopri Wes Peden; ed è quando ho capito che non sarei mai diventato Wes Peden, che credo di aver iniziato a diventare Carlo. Mi ricordo anche quando è successo: nel primo periodo alla CNAC. Il mio interesse per gli artisti che si allenano e basta è svanito presto. Due cose hanno iniziato a interessarmi: tecnica inusuale e drammaturgie innovative. In llabyellov vengono usati molti oggetti: iniziamo con 3 palline, poi anelli, clave, bastoni, fazzoletti, triangoli, girandole. Adoro la giocoleria mista, quasi tutto il mio materiale è con oggetti diversi nella stessa figura: bastoni, anelli e palline mischiati sono ciò che ho lavorato di più nella mia vita. Poi in llabyellov arrivano la piuma di pavone, i gelati, i miei adorati cubi (aka fazzoletti 3D) con il quadrato, e infine il capitolo nero, con oggetti ancora più strani. Adoro esplorare le capacità di questi oggetti.

Il mio lavoro è diventato quindi trovare nuovi oggetti, o in ogni caso nuove relazioni con oggetti già esistenti, e capire come organizzarle nella struttura astratta di uno spettacolo. Astratta inteso come non figurativo in senso largo: senza narrazione, senza messaggio, senza ricerca di successo retorico. Questo non vuol dire che nel mio lavoro non ci siano momenti di finzione o simili, anzi! Adoro l’ironia, le battute, il teatro fatto male e il testo. Ma anche se il mio lavoro presenta questi elementi, il quadro globale resta astratto.

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foto di Andrea Macchia
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CARLO CERATO carlocerato.com

CECILIA ZUCCHETTI

Correva l’anno 2009, piena di sogni ed aspettative preparavo la valigia per l’accademia di circo «Fratellini»: un nuovo capitolo della mia vita da giocoliera stava per cominciare. Ora, 14 anni dopo, sorrido rileggendo in una stanza d’hotel a Budapest il mio articolo di allora scritto per JM e ripercorrendo tutta la strada fatta a ritroso. Difficile riassumere tutto in poche righe.

L’Accademia di circo mi ha permesso di scoprire un mondo più vasto di quello della sola giocoleria. Ho cominciato una ricerca di uno stile più personale, abbandonando un po’ la «pura» tecnica acquisita fino ad allora. Potrei dire che il moi livello tecnico 14 anni fa era sicuramente più forte, ma piano piano ho allargato le mie visioni e la giocolerai è entrata a far parte di un bagaglio artistico più articolato, fino ad entrare a far parte di uno stile di vita che mi segue da ormai tanti anni.

Tutto é andato molto veloce, la scuola, i primi lavori in compagnie, la creazione di una mia compagnia, la scoperta delle tournée sotto tendone… Ho scoperto gradualmente che quello che più mi affascinava in questo lavoro non é solo esibirsi su un palco, ma tutto ciò che lo circonda: il gruppo, una famiglia, il viaggiare, il dovere essere eclettici e flessibili, imparare a essere artisti, tecnici, cuochi, organizzatori, decoratori, pur restando semplicemente «giocolieri».

Le due compagnie che più mi hanno formato sono da un lato Gandini Juggling (con cui collaboro da ormai 10 anni, da cui ho sempre da imparare e che considero una compagnia fondante della giocoleria di questi ultimi decenni)

e dall’altro lato un’esperienza completamente diversa, il lavoro con Nofistate, (compagnia di circo gallese sotto chapiteau con cui ho lavorato per 7 anni, dove ho scoperto la pienezza della vita circense).

La mia visione della giocoleria non è più sicuramente la stessa di 10 anni fa, si è trasformata da centro unico ed un po’ ossessivo d’interesse a un qualcosa di più globale, una chiave che mi ha dato accesso ad altri mondi pur restando sempre un solido centro di riferimento. Posso dire che a volte mi manca quella sensazione di «necessità» di giocolare, di allenarsi, e quella pienezza dopo una sessione di allenamento, ma mi dico che tornerà sicuramente nel momento opportuno.

Per concludere con un bilancio sintetico vivo in Francia da ormai tanti anni, ho una figlia di quasi 6 anni, gestisco insieme ad un collettivo un centro di residenze e creazione in fase di sviluppo, lavoro con diverse compagnie e non sempre come giocoliera, (marionette giganti, danza su pali oscillanti) ma tutto questo solo grazie alle ore e ore trascorse chiusa in una stanza da adolescente a lanciare oggetti in aria.

L’articolo che scrissi nel 2009 diceva che il mio sogno sarebbe stato quello di lavorare con una compagnia. Posso dire di averlo realizzato e se dovessi scriverne un altro ora, dieci anni dopo, direi che il mio sogno è quello di riuscire a continuare a vivere facendo ciò che mi fa sentire viva, e creare uno spettacolo intimista da girare sotto yurta o tenda…

Non si sa mai, che scriverlo qui mi porti fortuna!

PROGETTOQUINTAPARETE.IT 28 JUGGLINGMAGAZINE. IT
ph Joan Gouverne ph Pedro

EMILIA TAU

emiliatau-it.blogspot.com

44 anni: in questo ciclo ricomincio a leggere poesia, cantare e danzare flamenco; sono alla ricerca di chi sono, di cosa mi fa bene. E la giocoleria mi fa ancora bene! Ritorno ad allenarmi per ore con il piacere che avevo 20 anni fa. Continuo la ricerca sull'antipodismo con palle, lavoro con altri oggetti, in sala o in natura. Mi lascio ispirare da un incontro, un gesto, un fiore.

Oramai vivo da più tempo in Francia rispetto a quanto ho vissuto in Italia; non penso che torneró a vivere in Italia, fino a che lavoro... Non conosco più i giovani giocolieri e giocoliere italiani e loro non mi conoscono...sono attratta dalle nuove generazioni di circensi, dal loro look disinvolto e dalle loro risposte alla gerarchia e alle questioni di genere, mi ispira la loro freschezza ed energia positiva. Forse siamo ora alla terza generazione di antipodisti e antipodiste con palle che, consci o inconsci, si sono ispirati a me per continuare a sviluppare questa tecnica.

Rispetto a 20 anni fa sono mamma, ho un'altra consapevolezza del corpo e di ció che mi é intorno; forse un pó meno sognatrice, ma ho lo stesso sguardo innamorato della vita.

Da 14 anni dirigo la mia compagnia, creo i progetti che immagino e che mi fanno stare bene. Scrivo e interpreto i miei spettacoli con il bisogno di non essere più sola ma lavorare in equipe. Portare avanti il mio progetto di compagnia vuol dire lavorare molto al computer: ora vorrei vivere più in scena che in ufficio! I prossimi dieci anni vorrei sfruttare al massimo le capacità del mio corpo.

Voglia di creare, di incontrare il pubblico, durante e dopo lo spettacolo, sapere come vive la gente, e come cerca di vivere al meglio. Voglia di fare ogni tipo di esperienza positiva. Qualche capello bianco a metà ricoperto, un'energia folle di danza, di movimento, di creare movimento.

Da qualche anno partecipo all'avventura di Le Fauve, uno spettacolo della compagnia EAEO sotto tendone gonfiabile con dei fortissimi giocolieri e giocoliere; ho capito quale é la forza della mente e l'importanza di credere in sé, dirsi che la palla non cadrà, che conosco la mia routine perché l'ho ripetuta infinite volte... anche se alle volte le emozioni sono più forti della mente. Mi arricchisce essere interprete di uno spettacolo, accogliere le proposte del regista e farne il meglio che si puó... Vorrei continuare a collaborare con altre compagnie, e allo stesso tempo continuare ad essere autrice dei miei spettacoli e dei progetti che sogno, come l'ultima tourné in bicicletta.

Non mi vedo in scena se non giocoliera, inizio a chiedermi come sarà dopo, quando sarò più anziana, per il momento ho in progetto di scrivere un numero di pallone per i miei 70 anni!

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ph
Antony Florence Schroeder

FRANCESCA MARI

Correva l'anno 2011 quando i miei piedoni con clavette in equilibrio erano sulla copertina del n.51 di Juggling Magazine, in cui una giovane Poppi frikkettona, impavida e convinta artista di strada, sosteneva di non voler fare scuole di circo. Correva il più recente anno 2021 in cui al Dinamico festival, dopo la prima del mio solo indoor TANGLE..in the womb of a juggler, Valentina Barone mi intervistava per il numero 93 di JM. Dal 2021 poco è cambiato, per me la giocoleria è sempre passione ed entusiasmo, ancora ci sono talmente tante cose da allenare e "scoprire" (certo non si scopre niente, diciamo ci si arriva..) che l'unico problema è la giornata di sole 24 ore. E adesso, tra famiglia, lavoro ed impegni, le ore da dedicare alla giocoleria in giornate non lavorative sono mediamente solo 2...

Dal 2011 la giocoleria mi ha portato a conoscere molte persone, a fare una scuola di circo (cambiare idea è la base per vivere bene...) a viaggiare il mondo, a guadagnarmi da vivere con questa grande passione, ad imparare un mestiere (in realtà penso che un'artista di circo contemporaneo ne impari almeno 5/6 di mestieri...) e passare casualmente palline (beh più mele..) con quello che oggi è il mio compagno di vita e di allenamenti, nonchè il padre di mia figlia, Chris... Tutto grazie, o per, la passione della giocoleria. Si direbbe non male consideran-

do che mentre a 15 anni provavo a far girare tre palline in camera i miei si guardavano increduli pensando: "strano che non sia al bar a bere e fumare..." (ah, tempi d'oro)…

Ultimamente mi ha reso particolarmente felice andare alla Convention de Celleno (ACDC). Era commovente (si forse mi è pure scesa una lacrimuccia... embeh?!) vedere che dopo tanti anni, una pandemia mondiale, eravamo ancora lì, a rivederci e parlarci come se ci fossimo visti il giorno prima. Molti amici con figli che magari formeranno una giovanissima nuova generazione di giocolieri e circensi, chissà cosà succederà nei loro renegade tra 15 anni... chissà se faranno i Renegade? Insomma è bello vedere come i giocolieri tra di loro hanno comunque qualcosa che li unisce dando la sensazione di far parte di una grande famiglia. Dopo la pandemia io e Chris dall'Inghilterra siamo arrivati in Italia e, dopo un primo momento di assestamento, ora riesco giorno dopo giorno a capire sempre un pò di più il panorama Circo Contemporaneo italiano anche se, dopo 10 anni in un paese in cui tutto il settore è così diverso come in Inghilterra, ho ancora molto e molto da studiare. Abbiamo fondato un'associazione, LanciArte aps, in modo da organizzare piccoli eventi, poter fare corsi, e fatturare, sperando di poter farla crescere.

Continuo e lavorare con Gandini, anche se un pò meno, e devo ammettere che ora lavorare con la Compagnia è il mio piccolo "escape" di relax, "a sweet treat" in cui vedo vecchi amici, gioco, leggo e alla fine facciamo tutt'insieme un bellissimo spettacolo. Oltre allo spettacolo da sala lavoro sempre molto come artista di strada, sto preparando un nuovo spettacolo outdoor tutto Rock'n'roll, che spero diventi un omaggio proprio al "sentirsi giovani dentro", e penso sarà perfettamente interpretato quando davvero i miei capelli saranno tutti bianchi e le rughe molto più pronunciate di adesso... e non ho alcuna intenzione di metterci meno giocoleria, anzi...hehehe.

La "strada vera" la faccio raramente, più festival diciamo, a parte qualche rara occasione. È cosa buona e giusta prendersi una dose di "schiaffi di realtà", non c'è niente come la strada per farti capire che un giorno sei un leone e il giorno dopo vali meno di zero. Ad ogni modo mi ritengo comunque fortunata, perché ancora tanto felice ed entusiasta della strada intrapresa.

Viva il Circo e viva la Giocoleria!

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francescamarijuggling.com
ph Philip Adams ph Daniele Mantovani

Nel 2000 la giocoleria mi spinse a credere che un altro di tipo di vita fosse possibile e... fu cosi. Lanciare clavette, palline, cappelli, ukulele ed ogni sorta di oggetto diventò il mio esercizio quotidiano. Quando lasciai il lavoro come postino per lavorare come giocoliere nessuno dei miei colleghi capì la mia scelta, e forse nemmeno io, ma la passione per quest' arte mi spinse a muovermi, a viaggiare e a fare del saltimbanco un vero e proprio mestiere.

Durante i primi anni di giocoleria si è innescata in me una nuova personalità e si è aperta una porta che mi ha liberato dalla chiusura mentale che mi imprigionava in quel periodo. Ricordo ancora la prima volta che vidi girare fluidamente tre clavette tra le mani, la sensazione di leggerezza, il sorriso spontaneo e la gioia che sentii marcarono una nuova aurora e da allora mi dedicai pienamente a questa disciplina. Dopo i primi apprendimenti in Spagna e Portogallo seguirono degli anni importanti a Roma dove creai il mio primo spettacolo ed i miei primi numeri solo. Entrando nel circuito dei festival lavorai in tutta Italia e in varie città europee fino a trovare stabilità a Toulouse in Francia, dove misi le basi e dove la mia carriera ebbe una svolta interna-

Sperimentando vari oggetti e specializzandomi in manipolazione di ukulele, nel 2012 studio alla scuola di circo "Esacto LeLido" dove, con la compagnia BettiCombo, affermo questa direzione artistica grazie alla ricerca con un oggetto che attirò l'attenzione di tutti: Il secchio di plastica. Oggetto tuttora presente nel mio solo Bakéké dove ho cercato di dargli ancora di più, rispetto allo spettacolo precedente, un ruolo drammaturgico, riducendo ulteriormente l'uso di lanci e prese e affidandomi di più al gioco del clown e ad un tipo di manipolazione ancora più semplice.

A differenza dei primi anni ora giocolo molto meno ed il mio modo di rapportarmi a questa disciplina è cambiato, evolvendosi costantemente anche grazie alla simpatica intrusione del Clown. Con il tempo i lanci sono diventati appoggi, i drop momenti clou dello spettacolo ed il mio allenamento è basato ora più sul teatro fisico e sulla manipolazione che sulle figure tecniche del juggling. Nonostante ciò, durante le residenze artistiche, mi ritaglio sempre dei momenti dedicati a giocolare per eseguire pattern vecchi e nuovi; mi aiuta a staccare il cervello, a non pensare e a rilassarmi. Fra gli oggetti di giocoleria classica i cappelli sono quelli che uso più di frequente e che trovano spazio nei momenti liberi delle giornate tra lo skate, la musica ed il ping pong.

zionale, dandomi l'opportunità di girare il mondo grazie al mio nuovo mestiere.

Negli spettacoli che creo oggi, rispetto al passato, do più importanza al rapporto del personaggio con l'oggetto piuttosto che all'exploit tecnico, e cerco di utilizzare per le mie creazioni oggetti di uso comune. La giocoleria si è trasformata in manipolazione e tutti i siteswap, combinazioni e trick appresi in tanti anni di allenamento sono diventati gestualità e movimento che, attraverso l'oggetto entrano nel narrativo assumendo un ruolo importante nella drammaturgia dello spettacolo.

La giocoleria oggi nella mia vita ha cambiato ruolo ma rimane comunque una necessità. Seppur poco rispetto a prima, non c'è giorno che non la pratichi. Che siano momenti di juggling oppure trick con oggetti quotidiani, rimane un'attività che mi aiuta a tenere allenata la fantasia e la destrezza, per ricordarmi a sua volta il mio ruolo di saltimbanco in questa società. La giocoleria ha contribuito sicuramente, con il clown ed il circo, alla mia realizzazione artistica ed umana.

Ancora adesso quando mi capita di vedere in azione dei giocolier� rimango meravigliato e sorpreso di quanto questa disciplina si sia evoluta. Concept e idee nuove affollano, senza limiti, il mondo della giocoleria contemporanea e il mio stupore nel vedere oggetti che girano, volteggiano, piroettano, ruotano, rimangono in equilibrio, si incastrano poi scivolano e magari cadono è sempre lo stesso... il viso si rilassa, la bocca si apre, gli occhi si spalancano ed il cuore inizia a palpitare più forte inviando al cervello un’informazione chiara e netta: quel trick un giorno lo farò anch'io.

La giocoleria mi fa tutt'ora sognare a occhi aperti.

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ph Philippe De Ram ph Bracco

LORENZO GESSA

IO SPERIAMO CHE MI RIPRENDO-NO E lorenzo gessa

Penso che questa sia la miglior similitudine per spiegare come mi sento io e che cosa provo nei confronti della giocoleria e del mio lavoro di giocoliere. Da circa 15 anni a questa parte ho messo anima e corpo nell’attività di giocoliere e non sono più sicuro di niente, sarà la mia strada? Continuerò a lavorare? Il pubblico e la sempre più folta comunità di giocolieri continuerà ad apprezzare il mio lavoro?

È evidente che per quanto provi non riesca a rispondere a queste ed altre domande che continuano a fare mill’s mess nel mio cervello. Ogni tanto mi sembra di avere dentro la testa una palestra di giocolieri durante una convention, rumorosa, piena in ogni angolo, colorata e psichedelica come un video dei Beatles. Di una cosa sono sicuro però… se è vero che la giocoleria la possiamo definire come “trovare una maniera sempre più complicata per compiere un singolo gesto” allora devo riconoscere che sono bravissimo a complicarmi la vita e a trovare maniere creative

Il mio rapporto con la giocoleria, come in tutte le storie di profondo amore, ovviamente è cambiato nel tempo tra litigi, gioie, pause, infortuni forzati e nuovi orizzonti. La giocoleria mi ha regalato l’ingresso gratuito nel mondo del circo, che guardo con profondo rispetto e di cui cerco di fare parte combattendo e provando a meritarmelo giorno per giorno. Se “l‘ingresso è libero ma l’uscita è a cappello”… per me l’uscita coincide con l’ingresso, o meglio con l’invito a predispormi al circo con dedizione, stimolo, creatività, passione, impegno e rispetto, ancora e ancora.

L’occasione di raccontarmi su Juggling Magazine, rivista sulla quale da ragazzino sognavo di comparire anche io, non è assolutamente da perdere, se non altro per ringraziare con tutto il cuore le persone che

per risolvere piccoli e grandi problemi. Ecco perché continuo a giocare: per la soddisfazione quanto meno di esercitare l’elasticità mentale che è la vera eredità che la giocoleria ha deciso di lasciarmi o che ho deciso di prendermi da lei. Questo è quello che penso sulla giocoleria. Chissà che cosa la giocoleria pensa di me? Sicuramente che non mi alleno abbastanza!

hanno creduto e continuano a credere e scommettere su di me. Ho avuto la fortuna di vivere e godere di una delle scene di giocolieri più originali e prolifiche d’Italia, “la scena sarda”. Se non fosse stato per professionisti come Kiko Porcella, a cui devo praticamente tutta la mia formazione professionale nell’ambito della giocoleria, senza dubbio non sarei il giocoliere che sono adesso. Quindi Kikè, grazie di cuore!!!! Bugo Burro su cui non ho più parole per

esprimermi, tanto ovunque vada si presenta da solo. Dodo Demontis un “faro”, per me e non solo, che illumina la mia strada artistica a 360°. Infinita è la stima professionale ed umana che provo nei suoi confronti, non smetterò mai di ringraziarlo per tutto l’aiuto ed il supporto che ha speso nei miei confronti, sia in passato, sia attualmente nella mia nuova produzione. A proposito di produzione non sbaglio sicuramente a ringraziare con tutto me stesso il “Teatro del sottosuolo”, Vincenzo De Rosa, Ado Sanna, Pasquale Imperiale e tutti/e gli altri. Devo essere estremamente grato a loro perché sono oltre che l’esempio, la struttura stessa di come un sogno professionale possa diventare realtà. Grazie alla loro presenza sono arricchito da tutte le esperienze performative ed organizzative che mi hanno affidato con grande fiducia. Ci sono tante altre persone da ringraziare, che non fanno precisamente parte della mia vita artistica, ma che inevitabilmente compongono ed entrano nel mio lavoro in quanto importanti per me: la mia famiglia prima su tutte, che anche se non ha ancora ben capito cosa faccio mi supporta e crede in me, Giulia Cabras, Nicolò Sanese, Michela Bernardi e così tante altre persone che servirebbero pagine e pagine per nominarle tutte. In ogni caso grazie a tutti, cercherò di continuare a meritarmi il vostro supporto, la vostra pazienza e la stima che mi regalate. Per concludere, sono stato lanciato in aria ormai tanto tempo fa… speriamo che ci sia un giocoliere più bravo di me sotto a riprendermi. Buon viaggio a tutti.

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“Una pallina…una clava…un anello, un qualsiasi oggetto lanciato in aria vive una vita sospesa nell’insicurezza di non sapere se verrà preso alla fine del suo viaggio.”
foto di Nicolò Sanese

SHAY WAPNIAZ

Correva l’anno 2010 e avevo appena terminato la scuola di circo CARAMPA. Dopo un avvio difficoltoso nel mondo del lavoro sono riuscito a trasformare la mia passione nella mia principale fonte di reddito. Sono passati 13 anni e da allora mi sono professionalizzato nel campo dello spettacolo. Ho lavorato fino al 2012 con Lorenzo Crivellari e poi nel 2014 ho creato insieme a Costanza Bernotti il Circo Bipolar, una compagnia che quest’anno compie 10 anni. Nel nostro repertorio due spettacoli: uno di Circo e Teatro di Strada (Cafè Rouge 2014-2023) e uno di Circo Contemporaneo (One Eyed Jacks 2021-2023).

Nel 2024 saranno 20 anni che pratico la giocoleria, e in tutto questo tempo è cambiata molto. La giocoleria rappresenta ancora una parte importante della mia vita, oltre a essere diventata un lavoro rimane ancora un amore profondo e un’àncora di salvezza per i miei turbinii interiori, infatti continuo a praticare e studiare quasi quotidianamente. Dopo tanti anni sono tornato a una convention di giocoleria, l’ACDC 2023 di Celleno, ed è stato bellissimo rientrare in una palestra e vedere tanti giocolieri tutti insieme allenarsi, condividere e conoscersi. Mi ha fatto fare un tuffo nel passato e mi ha fatto ricordare del perché era bello e importante incontrarsi nelle convention.

Da sempre mio dedico anche all’insegnamento, in tante realtà romane e italiane. Dal 2018 mi occupo del percorso pedagogico della giocoleria all’Accademia Materiaviva di Roma. Da 5 anni mi sono trasferito a Torino, diventando professore di ruolo di giocoleria alla Scuola di Circo FLIC. A Torino abbiamo anche trovato la forza, l’energia e gli stimoli necessari per creare One Eyed Jacks Insegnare a livello professionale per me è un grande stimolo perché devo rimanere aggiornato sia quello che accade nel mondo attuale della giocoleria e mi permette anche di conoscere i nuovi trend e quelli che saranno i giocolieri del futuro.

Da diversi anni mi dedico anche alla ricerca storica della giocoleria, sono spesso in contatto con due storici della giocoleria come David Cain ed Erik Aberg, e a casa ho una discreta libreria personale che conta una cinquantina di testi sull’argomento. Una volta l’anno invito i miei allievi della FLIC a venire a casa e sfogliare la mia collezione.

Nell’autunno 2020, durante il periodo delle zone rosse, insieme a Caio Sorana abbiamo avviato un progetto chiamato Profili della Giocoleria, avevamo deciso di intervistare alcuni giocolieri italiani selezionati da noi, per andare più a fondo sulla storia di ognuno, capire cosa li spingeva a fare giocoleria e quale era la propria filosofia personale. Purtroppo nel momento delle riaperture post pandemia entrambi abbiamo dovuto abbandonare questo progetto, perché non avevamo abbastanza tempo a disposizione. Sarebbe bello fare il passaggio del testimone, trovare qualcuno interessato a continuare il lavoro al posto nostro…

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Q E Shay Wapniaz
ph Domenico Conte ph Simone Maria Fiorani

di Rodrigo Morganti, Eddy Mirabella, Diego Draghi

E Clown.workshopclown E

Correva l’anno ’99 e noi eravamo felici di iniziarlo intervistati da Juggling Magazine… eravamo i R.E.D.: un Italo-spagnolo, un italo-argentino e un italo-partenopeo che facevano spettacolo, uno spettacolo che ha poi ‘traviato’, o convinto molte persone a scegliere il teatro di strada. La giocoleria era il nostro trait de union, visto che a tempo perso studiavamo alla scuola spontanea del Parco Sempione di Milano. Da lì nacque l’idea di costituire un trio, formazione non così comune, allora come oggi. I R.E.D. erano nati per amicizia, per amore alla giocoleria e per il desiderio di creare uno spettacolo per grandi cerchi (oserei dire enormi). Per noi tutti la giocoleria è stata ed è un linguaggio molto importan-

te, che abbiamo abbinato alla nostra vena comica…tutti e tre abbiamo sempre amato il linguaggio del Clown. Tutt’ora ci viene difficile distinguere il mondo della pura giocoleria da quello circense o degli artisti di strada. La giocoleria, la condivisione di questa passione, ci hanno portato a costruire questo e altri spettacoli, a divertirci e divertire, a incontrare persone e costruire amicizie importanti.

Il nostro trio si è poi sciolto nel 2000 per contingenze lavorative e scelte di vita diverse, ed è resuscitato ora per amicizia e per l’amore verso ciò che facciamo. È buffo che la richiesta di raccontarci oggi su Juggling Magazine, coincida con la richiesta di rifare il nostro spettacolo al Festival Effetto Venezia a Livorno! Eccoci quindi a parlare di noi dopo aver ripreso uno spettacolo fermo da 23 anni.

Dopo aver sciolto i R.E.D. ciascuno di noi ha poi seguito le sue strade. Eddy e Diego hanno continuato sia con gli spettacoli solo che con il loro duo Cip e Ciop, che li ha portati in tutta Italia e a varie apparizioni televisive. Diego ha continuato a fare spettacoli,

sia da solo che con altri artisti, e a presentare. Innumerevoli le sue apparizioni alle Convention dei Giocolieri, e tra queste la “Brianzola” a noi tanto cara…e aggiungiamo una delle convention più belle d’Italia e del mondo.

Eddy ha continuato sia con lo spettacolo Mirabella Family Theatre in cui tutta la famiglia è in pista, sia col suo spettacolo singolo. In questi ultimi anni lo avete potuto ammirare anche in televisione, a Zelig, col personaggio Eddy Sick du Soleil, e “giocolieristicamente” è rimasto sicuramente il più attivo dei tre.

Rodrigo ha continuato il lavoro del Clown Dottore, primo in Italia dal ’95, e questo lo ha portato ad insegnare a nuovi aspiranti, sia in Italia che all’estero. L’insegnamento del Clown è diventato il suo impegno principale ed è oggi direttore artistico della Fondazione Dottor Sorriso Onlus in Italia, e della libanese Ibtissama. Rodrigo, insieme a Stefano Catarinelli dei Giullari del Diavolo, sono stati tra i co-fondatori del progetto Giullari senza Frontiere e di innumerevoli spedizioni in giro per il mondo (ad alcune delle quali ha partecipato anche Diego). Viaggiando abbiamo spesso visitato spazi di allenamento di giocoleria o scuole di circo in tutto il mondo. Piano piano ci siamo trovati anche ad insegnare e condividere esperienze. Ed è magico condividere la stessa lingua, che tu sia a Milano, in Palestina o in Africa…

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EddySickduSoleil E Diego Oscar Draghi foto di Erica Poggianti

Abbiamo iniziato la nostra attività di giocolieri nel 1992. Nel 1993 abbiamo partecipato al nostro primo festival di artisti di strada “Mercantia” a Certaldo e oggi, dopo 30 anni, siamo tornati al festival con il nostro nuovo spettacolo TUTTOTORNA in cui il tema centrale è la felicità legata alla gio-

Nel 1997 abbiamo fondato un’associazione a carattere umanitario, Giullari senza Frontiere, presentando i nostri spettacoli in varie parti del mondo (Messico, Cile, exYugoslavia, Mozambico, Brasile, Bolivia, India, Nepal, Paraguay, Kossovo, Laos, Cambogia, Amazzonia, Etiopia, Tanzania, Sri Lanka, Sud Africa, etc.) con lo scopo di portare allegria e divertimento in luoghi dove guerra e povertà rendono difficile il sorriso dei bambini.

Dopo 30 anni di attività possiamo dire che la nostra vita non è cambiata, continuiamo a viaggiare, creare e fare spettacoli ma nello stesso tempo tutto è cambiato. Io personalmente sto utilizzando lo spettacolo più come ricarica energetica, come follia controllata, che come appagamento del mio “io”. Sto cercando di analizzare perchè dopo uno spettacolo ben riuscito il mio stato energetico è molto più elevato.

coleria. La giocoleria fa parte della nostra vita, è la parte centrale dei nostri spettacoli e quando possiamo partecipiamo alle convention. L’anno scorso siamo stati alla convention turca ad Antalya, bellissima e speriamo di tornare anche quest’anno.

Rose da 2 anni ha intrapreso insieme alla sua sorella Elida, un piccolo progetto, Bonecas Negras Sem Fronteiras, che consiste in ricercare bambole dalla pelle scura nei mercatini delle pulci da mettere a posto per regalarle alle bambine e persone native in Brasile che non hanno mai avuto una bambola dalla pelle scura, con l'intenzione di elevare la loro autostima. Considerate che fino a pochi anni fa in Brasile il colore pastello Rosa si chiamava "colore della pelle”.

Enrico insieme alla sua nuova compagna Urana (artista clown e acrobata) ha fondato una compagnia di teatro di figura "Teatro del Fantastico" e costruisce maschere giganti ispirate all’ iconografia del pittore Fiammingo Hieronymus Bosch.

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giullarideldiavolo.com
I GIULLARI DEL DIAVOLO
di Stefano Cantarinelli co-fondatore de I Giullari del Diavolo ph Monica Laurentini

LUCIO SCHIPPA

Q E riciclo carosello a pedali

Ciao sono Lucio Schippa, ho conosciuto la giocoleria nel '93 e tra il '94 e il 2014 ho vissuto facendo spettacoli, creando compagnie e collaborando con vari artisti italiani. Poi per approfondire una conoscenza interiore ho vissuto per 4 anni in un centro di meditazione, dopo di che è nato mio figlio e sono tornato in piazza, ma questa volta con una Giostra Ecologica a pedali per bambini da 2 a 10 anni. Devo dire che la giocoleria mi ha dato molto, come conoscere la differenza tra destra e sinistra "la prima comunque riesce a fare, la seconda comprende il movimento esatto e lo trasmette alla prima", o di come perseverando e passando le varie fasi di noia, rabbia, dolore, stanchezza, etc... si va oltre e si passa ad un altro livello 3 gradini sopra, o ancora che il tempo è relativo e strettamente legato allo

stato d'animo e molte altre cose. Ora non mi alleno più, ciò non toglie che a volte insegno a qualche ragazzo come giocolare 3 palline, per me è importante che sempre più persone possano avvicinarsi a quest'arte che, comunque venga espressa, fa bene. Quando a volte, come alla convention di Celleno, mi capita di vedere cosa riescono a fare ora i giocolieri, mi dà gioia e mi fa stare bene e pensare che nel '94 vedere dal vivo 5 palline in aria era veramente raro!

STEFANIA GARACCIONI

ludicacirco.com templearts.it

Ho giocolato e fatto spettacolo con ritmi intensi fino a 3/4 anni fa, fino a quando sono diventata una mamma single, contro mia ogni aspettativa! Quando sono diventata mamma ho compreso che la comunità circense che avevo intorno aveva qualche lacuna sul piano relazionale, nel senso che c'era molta attenzione al corpo del singolo ma non al corpo in quanto gruppo nella vita di tutti i giorni e quindi mi sono dedicata a sviluppare questa parte del circo e della mia umanità.

Ora la giocoleria per me si è trasformata in qualcosa di più sottile e relazionale. Mi dedico ancora alla ricerca artistica (il mio ultimo solo si chiama "cuore e sangue"), che mi fa stare bene dentro, nelle mie profondità; ma lo dedico ancor di più ad una ricerca sulle relazioni e sulla creatività relazionale abbinandolo ad

un percorso sciamanico. Gli allievi ed insegnanti della scuola di circo Ludica (che ho fondato nel 2010) continuano con esibizioni e corsi. La scuola procede con passione e un grande tocco di magia ed io ne faccio parte in modo più marginale di una volta ma sempre con grande entusiasmo!

La mia chiamata da artista è ora orientata alla ricerca di questo senso di umanità condivisa e creativa e lo faccio offrendo dei percorsi di crescita personale in cui l'arte, l'umano e le arti sciamaniche si sposano con un profondo contatto con l’esistenza; gli spettacoli

sono diventati cerimonie e gli spettatori sono diventati una magica tribù che ha voglia di trasformare la materia in grazia e realizzare non più eventi che iniziano e finiscono ma forme di vita e di relazione alternative alla narrazione/cultura dominante.

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“La Mappa del Circo > Vol. 2023” è una originale iniziativa, unica nel suo genere nel panorama nazionale, promossa da ASD Giocolieri e Dintorni e realizzata con il sostegno del Ministero Italiano della Cultura nell'ambito dei Progetti Speciali 2023. Il progetto si avvale del supporto di un pool di “antenne”, presenti su tutto il territorio nazionale, costituite da realtà attive nel settore circo.

“La Mappa del Circo > Vol. 2023” nasce dalla necessità di fornire ai professionisti, al pubblico e alle istituzioni strumenti e dati per una più precisa comprensione del settore circo in Italia, la sua diversità, gli attori e la sua portata. Un settore in crescita, che si configura come una comunità, con il potenziale di una filiera altamente inclusiva e stratificata, che comprende appassionati, praticanti, insegnanti, artisti, pubblico, programmatori, registi, tecnici della scena, studiosi. Le Raccolte Dati realizzate da ASD Giocolieri e Dintorni nel 2017 e 2018, che hanno visto la partecipazione di circa 200 realtà di circo attive sul territorio italiano, ci hanno restituito a suo tempo macro dati su ampiezza e distribuzione del fenomeno in Italia, evidenziando un panorama davvero ricco. Ma le dimensioni del settore in Italia, oggi ancora più ampie e in significativa evoluzione, richiedono una nuova, più accurata indagine.

L’azione cardine del progetto è la raccolta dati, che viene realizzata attraverso due questionari online, riservati a due campioni distinti ma interconnessi tra di loro. Un questionario esplora la dimensione delle realtà costituite ed è riservato agli organismi di produzione, programmazione, formazione e promozione attivi nel settore. In questo campione rientrano una grande varietà di realtà e di esiti (compagnie, festival, scuole, organizzazioni di settore, media, etc.). Un secondo questionario esplora la dimensione individuale ed è riservato a tutti i professionisti attivi nel settore, siano essi artisti, creativi, manager, insegnanti, tecnici, esperti della comunicazione, etc. Approcciando il settore da queste due diverse angolature contiamo di fornire uno spaccato che faccia emergere con maggiore dettaglio le caratteristiche, la ricchezza e le potenzialità del settore.

“La Mappa del Circo > Vol. 2023” non prevede solo la raccolta dati e la mappatura del settore, ma anche iniziative di raccordo per stimolare il settore e le istituzioni a sostenere e utilizzare strumenti di indagine strutturati per guidare lo sviluppo e l’innovazione nelle tante declinazioni del circo in Italia oggi.

Tra gli output previsti dal progetto:

• una mappa interattiva online che geolocalizza i soggetti che promuovono il circo in Italia oggi;

• una pubblicazione, nella forma di un handbook cartaceo e online, che ne illustrerà caratteristiche e contenuti;

• la disseminazione dei risultati e la loro integrazione in altre raccolte dati lanciate da altri organismi e network europei.

Vi ringraziamo per il contributo che potrete dare a questa iniziativa!

Supporto alla compilazione per dubbi o domande relative alla compilazione contattare giocolieriedintorni@hotmail.com oppure al 340 6748826

PARTNER DI PROGETTO: Idea Agorà/Festival Mirabilia Cuneo festivalmirabilia.it

Jaqulè Orbassano (TO) jaqule.com

sYnergiKa Genova synergika.it

Circo all’Incirca Udine circoallincirca.it

Arterego Casalecchio sul reno (BO) arterego.org

Visionaria Ancona visionaria.org

Aria Network Culturale Firenze cirkfantastik.com

Circo Libera Tutti Montelupo Fiorentino (FI) circoliberatutti.it

Accademia Materiaviva Roma accademiamateriaviva.it

Circo Corsaro Napoli facebook.com/circocorsaro

Un Clown per Amico Bari unclownperamico.com

Circonauta Nardò (LE) circonauta.it

Circopificio Palermo circopificio.it

Maccus Cagliari teatrocircomaccus.com

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JUGGLINGMAGAZINENUMERO100SETTEMBRE20 23 un’iniziativa di con il sostegno di

IL CIRCO POLITICO

Il Circo Sociale si fonda su una metodologia orientata verso i margini, sempre attenta a dar spazio, lasciare emergere, prestare orecchio alle voci fuori dal coro mainstream. Parliamo di Circo Sociale riferendoci ad una pratica che cerca costantemente di affinare e potenziare le antenne rivolte verso l’Altrə, verso le persone e i gruppi che la società odierna esclude da risorse, spazi, opportunità fondamentali. Questo implica una particolare sensibilità nei confronti delle questioni sociali e politiche che generano privilegi e esclusione, potere e oppressione, libertà e violenza, diversità e normalità.

Vera Gheno nel libro Chiamami Così parla di una società normocentrica, in cui “siamo invitati, più o meno esplicitamente, ad avvicinarci in qualche modo a un concetto di “normalità” che…fa pensare a una bambola di plastica” e che riguarda pochissi-

me persone nel mondo: “l’individuo “normale” è quello bello, magro, intelligente, ricco, eterosessuale, cisgender di mezza età, ovviamente bianco”. Secondo Gheno la nostra società è anche “androcentrica, cioè costruita a misura d’uomo”.

Diverse ricerche, pubblicazioni, iniziative in tutto il mondo contestano la riproduzione di normocentrismo e androcentrismo all’interno di pratiche, processi creativi e organizzazioni circensi.

Il libro Contemporary Circus (Lavers, Leroux, Burtt 2020) riporta interviste a registə, artistə, direttrici di circo che hanno reso il proprio lavoro politico attraverso la problematizzazione di un concetto di “normale” costruito in relazione a una certa apparenza fisica, e i cui confini sono rappresentati da corpi “devianti”. Questa azione politica è necessaria perché il circo contemporaneo continua a perpetrare - attraverso l’esclusione quasi

REGISTRO NAZIONALE PROGETTI DI CIRCO SOCIALE

Piemonte Fondazione Uniti per Crescere Insieme via Pacchiotti 79, 10146 Torino Sara Sibona 011 19836531 unitipercrescereinsieme.it

Jaqulè via Lazio 2, 10043 Orbassano (TO) Enrico Giacometto 328 7828323 jaqule.com

Pirilampo Regione Faule 7, 10060 Macello (TO) Ilaria Bessone 339 202288 E pirilamposcuoladicirco

Teatrazione via Artom 23, 10127 Torino Italo Fazio 011 5889562 teatrazione.com

Lombardia Campacavallo via F.lli Rizzardi 15, 20151 Milano Gabriella Baldoni 347 8571338 campacavallo.com

Hops via Lanzi 51, 20872 Comate d’Adda (MB) Sara Papadato 348 0069417 scuola-circo-hops.it

Quattrox4 via Andolfato 10, 20126 Milano Elisa Angioni 348 2269315 quattrox4.com

Spazio Circo Bergamo corso Roma 84 A, 24068 Seriate (BG) Manlio Casali 393 0082506 spaziocircobergamo.it

Spazio Kabum via Guicciardini 114, 21100 Varese Alessandra Pessina 349 4568018 spaziokabum.it

Veneto Circo in Valigia via Falgare 31, 36015 Schio (VI) Nicoletta Grolla Cegalin 0445 1716634 circoinvaligia.it

Kervan-Circolarte via Fiorano1D, 35100 Padova Valentina Sperandio 351 2169653 E Associazione Kervan

Ludika Loc. Corbellar 7, 37020 Marano di Valpolicella (VR) Sara Marchesini 345 2153828 ludicacirco.com

Friuli Venezia Giulia Circo all’inCirca via Cividina 17, 33100 Udine (località Molin Nuovo) Alessandro Papa 340 6052371 circoallincirca.it

Trentino-Alto Adige Animativa via Max Vailer 11, 39011 Lana (Bz) Reinhard Demetz 0473 239564 animativa.org

Emilia Romagna Arterego via Piave 19, 40033 Casalecchio di Reno (BO) Roberto De Marchi 339 7508734 arterego.org

Circo Sotto Sopra piazza dei colori, 40138 Bologna Mariagrazia Bazzicalupo 328 7312861 circosottosopra.com

TaDam Circo via Allevi 13/A, 29122 Piacenza Dario Rigolli 333 1532976 tadamcirco.com

Abruzzo Cirque Brutal Via Stradonetto snc, 65128 Pescara Benedetta Cuzzi 3516273546 E Cirque Brutal

PROGETTOQUINTAPARETE.IT 38 JUGGLINGMAGAZINE. IT
altrocirco.it
ph Orlando Morici

totale di performer, registə, manager, programmatori/programmatrici nerə, con disabilità, queer, donne - la separazione tra “big top” e “sideshow” e la segregazione della diversità razziale, di genere, di aspetto e abilità, messa in pratica (anche in senso architettonico) da Barnum in America alla fine del 19° secolo.

La crescente mancanza di donne nelle performance di circo contemporaneo è una conseguenza dello squilibrio di genere all’interno delle scuole di circo. Alisan Funk nel 2018 scriveva: “diverse ricerche mostrano che sia le persone che studiano che quelle che dirigono, amministrano, insegnano nelle scuole di circo preparatorie e professionali in Francia sono per il 70% maschi. Non sorprende che il 70% degli artisti di circo professionisti in Francia siano maschi e che il numero di donne in ruoli creativi, di produzione e direzione artistica sia irrisorio”.

Gli esempi di azione politica nel circo contemporaneo in tutto il mondo sono diversi. Contemporary Circus ne riporta alcuni: Circus Oz seleziona per le proprie produzioni il 50% di performer con corpi che si identificano con il genere femminile. Jennifer Miller racconta come in Circus Amok “non esistono corpi cosiddetti “normali” in relazione ai quali i corpi “straordinari” sono visti. Corpi di abilità e generi diversi vanno in scena con costumi di generi diversi. Non esiste il binarismo di genere, la performance del genere è destabilizzante. Anche in termini di forza e costituzione i corpi sono non tradizionali: acrobati e acrobate hanno corpi più grandi, più grassi di quelli che si trovano nel circo di solito”. Circus Cirkor contesta la prevalenza di artisti uomini nel circo contemporaneo non solo in scena, ma anche nel processo creativo e organizzativo che precede e sostiene la produzione di spettacoli, analizzando e ripensando tutte le strutture della compagnia. Phia Menard nei suoi spettacoli si interroga su come possiamo liberarci dalle strutture di potere patriarcale, sul fatto che le “attribuzioni di genere limitano donne e uomini, che sono solo ruoli, e che non sono più sostenibili”.

In Francia il collettivo Balance Ton Cirque ha lanciato nel 2021 un movimento di artistə e allievə di scuole di circo per agire contro tutte le forme di violenza fisica e psicologica. La pagina Instagram @balancetoncirque ha raccolto in tre mesi più di 200 testimonianze riguardanti

scuole di circo professionali e amatoriali in Francia e all’estero (inclusa l’Italia), dimostrando la presenza di violenze sistematiche e istituzionalizzate.

La pagina web linkata al QRcode riporta le rivendicazioni del collettivo.

In Svizzera, la Rete Femminista Circense riunisce artistə circensi “che si identificano come donne cis o trans nonché chiunque subisca violenza patriarcale sulla base del proprio genere e/o espressione di genere”, con l’obiettivo di “farsi conoscere e riconoscere, di far valere i propri diritti e di affermare la propria legittimità artistica” creando “spazi di incontro, networking ed empowerment” accessibili, sicuri, inclusivi e liberi da ogni discriminazione (https://www.reseaufeministecircassiennes.ch). Questi esempi ci ricordano la necessità di fare politica attraverso il circo, con azioni e discorsi che riguardino i corpi, i processi creativi, le strutture, le rappresentazioni. L’importanza di parlare più spesso, anche in Italia, di femminismo, transfemminismo, antirazzismo, antispecismo, di problematizzare le pratiche di insegnamento, creazione, messa in scena, il linguaggio e le modalità di comunicazione, le gerarchie e le strutture di potere all’interno delle organizzazioni e delle scuole di circo.

Badabam

Circo

Circo Tascabile p.zza Cairoli 4/c, 50065 Pontassieve (FI) Claudia Brandani 380 3585691 circotascabile.com

Contraerea Via Pasqui 58, 52100 Arezzo Nicoletta Martini 3391244235 contraerea.it

En Piste via Bocchi 32, 50126 Firenze Maria Luisa Liguoro 333 3733644 enpiste.it

Saltimbanco c/o Nuovo Teatro delle Commedie via G.M. Terreni 5, 57122 Livorno Enrico Pellegrini 329 9523295 saltimbancoscuolacirko.it

Sottosopra via Pievani Landi 42, 52100 Arezzo Simona Serafini 339 3840294 arezzosottosopra.it

Marche Circoplà c/o Spazioplà via Vanoni 11, 60030 Serra De Conti (AN) Elisa Mencarelli 338 1545063 circopla.it

Visionaria via Gabrielli SNC, 60131Ancona Valeria Mastropasqua 338 7587532 visionaria.org

Lazio Circo Svago piazzale Aldo Moro 45, 00041 Albano Laziale (Rm) Jacopo Beretta 331 8681147 circosvago.it

Corpi Pazzi via Bertero 13, 00156 Roma Luca Marinari 3335234005 corpipazzi.net

Campania Circo Corsaro via Dietro la Vigna 14, 80145 Scampia (NA) Maria Teresa Cesaroni 339 3927461 E Scuola di Circo Corsaro

Puglia CircoLaboratorioNomade via Sferra Cavallo Snc, loc. Crispiano (TA) Monia Pavone 333 4292637 E Circo.LaboratorioNomade

Cirknos via vecchia Frigole 36, 73100 Lecce Giorgia Basilico 333 410 916 E cirknos

Tenrock Teatro Circo c.da Marmorelle SS.16 Adriatica Nord 70100 Brindisi Gabriele Cagnazzo 333 7823307 tenrock.it

Un Clown per Amico/Circo Botero st. Modugno Carbonaro 4/8,

Toscana Antitesi Teatro Circo via Guidiccioni 6b, 56017 Ghezzano-San Giuliano Terme (PI) Martina Favilla 349 6304211 antitesicircoteatro.it strada valacchio casella 30, 53018 Sovicille (SI) Margherita Gamberini 347 7856564 badabam.it Libera Tutti via Marconi 108, 50056 Montelupo Fiorentino Samuele Mariotti 333 4022331 circoliberatutti.it 70123 Bari Michele Diana 348 0535875 unclownperamico.com Sicilia Circ’Opificio via Ammiraglio denti di Piraino 1, 90142 Palermo Marika Riggio 340 3928905 circopificio.it Clatù via San Josè Maria Escrivà 3, 95030 Tremestieri (CT) Maria Elena Rubbino 340 1723934 E Clatù
ALTROCIRCO.IT
Sardegna Teatro Circo Maccus via dei Gerani s.n. Sant’Isidoro 09044 Quartucciu (CA) Virginia Viviano 347 9650413 teatrocircomaccus.com Jugglers Circus Amok ph David Shankbone

ANIMATIVA animativa.org

a cura del Direttivo di Animativa

Animativa APS, pioniera nella provincia di Trento nell’educazione circense per bambini e ragazzi, festeggia quest‘anno il suo 30° anniversario. Tra le prime scuole di circo nate in Italia, Animativa ha svolto fin dalla sua nascita un ruolo fondamentale nella promozione dell'arte della giocoleria e del circo in Alto Adige. Unendo impegno sociale, arte e cultura è diventata ben presto parte integrante del panorama educativo.

ANNI DI EDUCAZIONE AL CIRCO

Ispirato dalla pedagogia delle scuole di piccolo circo all'estero Sepp Marmsoler, insieme ad altri visionari, ha fondato Animativa nel 1993 per aiutare bambini e giovani ad esplorare la loro creatività e sviluppare le abilità fisiche attraverso le arti circensi. Sepp è un volto noto a molti giovani insegnanti di circo di un’intera generazione che, grazie ai suoi insegnamenti e al suo entusiasmo, si sono motivati ad aprire le loro scuole nel resto d’Italia.

I primi corsi di circo degli anni '90 hanno ben presto catturato l'interesse e l'entusiasmo di molti, tanto che il programma è stato rapidamente ampliato, portando le settimane estive di circo anche nei paesi piccoli e più remoti, trasformando le palestre e i cortili delle scuole in autentici palcoscenici per i giovani artisti. Nel corso degli anni, circa 12.000 bambini e ragazzi hanno potuto partecipare alle attività dell'associazione.

Un piccolo ufficio situato a Lana funge da cuore pulsante di Animativa, sostenuto da tre dipendenti e da circa 15 professionisti che animano le varie attività. Sebbene priva di strutture proprie, Animativa si avvale delle palestre scolastiche distribuite nei vari comuni. Grazie alla stretta collaborazione con le istituzioni scolastiche, soprattutto quelle primarie, si è creato un legame profondo con le scuole locali, proponendo progetti di movimento e circo anche durante l'anno scolastico. Durante queste settimane di circo le lezioni tradizionali vengono momentaneamente sospese e le classi partecipano al progetto nella palestra della scuola.

Ogni settimana, nella località di Lana, prende luogo un incontro chiamato "Open Circus Meeting" in cui giovani e adulti appassionati delle arti circensi si riuniscono per allenarsi tutti insieme. Particolarmente apprezzate sono le proposte dell’associazione che coinvolgono un genitore o un adulto di riferimento insieme a un bambino. Questa opportunità permette ai genitori di condividere un'attività sensata con i propri figli durante il tempo libero. Inoltre, l'associazione ha avuto risultati molto positivi nell'introdurre le arti circensi anche a persone con disabilità.

Attualmente si lavora ad alcuni progetti futuri: a gennaio 2024 prenderà il via il nuovo corso formativo per giovani istruttori. I partecipanti avranno l’opportunità di avvicinarsi e approfondire l’educazione delle arti circensi attraverso varie tematiche, metodi e strumenti.

A maggio 2024 invece si terrà un simposio dal titolo "Circo educativo" in collaborazione con l’Università di Bolzano-Bressanone con l’intento di promuovere la comprensione e l'apprezzamento dei benefici educativi e globali delle arti circensi.

Sabato 21 ottobre 2023 alle 19.00 a Lana si terrà un galà di circo che porterà sul palco artiste e artisti cresciuti con Animativa nonché amiche e amici dell’associazione.

"Animativa muove" è il motto che guida l'associazione, sottolineando il potere trasformativo del movimento nelle arti circensi. Con oltre 600 membri attualmente iscritti, di varie fasce d’età, dai bambini agli adulti, Animativa opera con il sostegno dell'Ufficio Giovani della Provincia.

Reinhard Demetz, presidente dal 2013, continua il suo impegno con tutto lo staff nel tramandare la missione originaria della scuola: fornire un ambiente accogliente e inclusivo in cui i bambini e i giovani possano esplorare il loro potenziale, acquisire fiducia e sviluppare preziose abilità di vita attraverso il potere dell'educazione circense. “Il circo ha lo straordinario potere di unire le persone, stimolare la mente ed evocare una vasta gamma di emozioni. Siamo contenti di continuare a ispirare le generazioni a venire.”

PROGETTOQUINTAPARETE.IT JUGGLINGMAGAZINE. IT 40
Il fondatore Sepp Marmsoler e il presidente Reinhard Demetz foto di Brigitte Hofmann e Florian Hartmann

Piemonte Arcobaleno via delle Fontane 60, 13011 Borgosesia (VC) Ilaria Sitzia 348 8123417 sportarcobaleno.it

Flic via Magenta 11, 10128 Torino Matteo Lo Prete 011 530217 flicscuolacirco.it

Jaqulè Via Ponsati 69, 10040 Volvera (TO) Enrico Giacometto 328 7828323 jaqule.com

Macramè Strada dei Sent 16, 12084 Mondovì (CN) Marco Donda 347 8251804 scuoledicircomacrame.blogspot.it

Pirilampo regione Faule 7, 10060 Macello (TO) Ilaria Bessone 339 2022881 E pirilamposcuolacirco

Sportica Gym via Cattaneo 41, 10064 Pinerolo (TO) Paola Martina 0121 795590 sportica.it

Teatrazione via Artom 23, 10127 Torino Italo Fazio 011 5889562 teatrazione.com

UP Via Mercantini 9,12042 Bra (CN) Maria Grazia Ielapi 339 7532815 upscuoladicirco.com

Lombardia Allincirco via Crispi 53, 22100 Como Fabio Giangreco 339 6657570 allincirco.it

Campacavallo Via Gorlini, 20151 Milano Gabriella Baldoni 347 8571338 campacavallo.it

Kabum via Guicciardini 114, 21100 Varese Alessandra Pessina 349 4568018 spaziokabum.it

Quattrox4 Via Andolfato 10, 20126 Milano Elisa Angioni 02 36525176 quattrox4.com

Scuola di Arti Circensi e Teatrali via Sebenico 21, 20124 Milano Maurizio Accattato 348 6054623 scuolaarticircensiteatrali.com

Spazio Circo Bergamo c.so Roma 84/a, 24068 Seriate (BG) Manlio Casali 393 0082506 spaziocircobergamo.it

Trillino Selvaggio via Tolstoj 14/a, 20146 Milano Giuditta Pino 334 2765052 trillinoselvaggio.it

Trentino Alto Adige Animativa via Cermes 2, 39011 Lana (BZ) Reinhard Demetz 0473 239564 animativa.org

Friuli Venezia Giulia Circo all’inCirca via Cividina 17, 33100 Udine Irene Giacomello 340 6052371 circoallincirca.it

Veneto Barbamoccolo via Maestri del Lavoro 36, 30037 Scorzè (VE) Manuela Polacco 339 4652122 barbamoccolo.it

Circo in Valigia via Falgare 33, 36015 Schio (VI) Nicoletta Grolla Cegalin 0445 1716634 circoinvaligia.it

Circo Volante via Scortegara 166, 30035 Mirano (VE) Laura Ugolini 340 8598292 circovolante.it

Kervan-Circolarte via Fiorazzo 1D, 35136 Padova Valentina Sperandio 351 2169653 E Associazione Kervan

Ludica Circo Loc. Corbellar 7, 37020 Verona Stefania Garaccioni 347 9121866 ludicacirco.com

Liguria Circo Galleggiante via Castelfidardo 1, 19122 La Spezia Chiara Martini 339 5772543 circogalleggiante.it

CIRCOSFERA.IT

SiRCUS c/o Teatro Internaz. di Quartiere, Pz.tta Cambiaso 1, 16123 Genova Barbara Vecchio 010 8600232 sarabanda-associazione.it

sYnergiKa piazza Palermo 12, 16129 Genova Annalisa Alcinesio 338 1172011 synergikaasd.com

Emilia Romagna Arterego via Piave 19, 40033 Casalecchio di Reno (BO) Roberto De Marchi 339 7508734 arterego.org

ArtinCirco via della Repubblica 6, 40064 Ozzano dell’Emilia (BO) Maila Sparapani 329 2347981 artincirco.it

Circolarmente via Mantova 4/b, 43123 Parma Albert Horvath 338 3939743 circolarmente.it

Circo Sotto Sopra p.zza dei Colori 28/a, 40138 Bologna Giorgia Nason 328 0178208 circosottosopra.com

Circus Atmosphere c/o palestra comunale via Boselli, 47923 Rimini Silvia Fonti 351 9409020 E circus.atmosphere

OfficinAcrobatica Via Sebastiano Serlio 25/2 / via Stalingrado 12, 40128 Bologna Silvia Salvadori 333 2751155 officinacrobatica.com

TaDaM Circo via Allevi 13, 29121 Piacenza Dario Rigolli 333 1532976 tadamcirco.com

Toscana Antitesi Teatro Circo via Guidiccioni 6b, 56017 Ghezzano-S. Giuliano Terme (PI) Martina Favilla 349 6304211 antitesiteatrocirco.it

Badabam Str. della Tressa 5, 53100 Siena Margherita Gamberini 347 7856564 badabam.it

Circo Libera Tutti via Marconi 108, 50056 Montelupo Fiorentino (FI) Stefano Bertelli 340 0810499 circoliberatutti.it

Circo Tascabile p.zza Mosca c/o Tendone Spazio Circo MOB, 50065 Pontassieve (FI) Claudia Brandani 380 3585691 E circotascabile

En Piste via Bocchi 32, 50126 Firenze Federica Piccardi 347 5398775 enpiste.it

K-production piazza Viani 6, 55049 Viareggio (LU) Claudia Sodini 328 1447868 E Kproduction - teatro circo scienza

Passe-Passe via Sorripa 50, 50026 San Casciano in Val di Pesa (FI) Charlotte Koehler 333 6367663 passepasse.it

Saltimbanco c/o Nuovo Teatro delle Commedie via G.M. Terreni 5, 57122 Livorno Enrico Pellegrini 329 9523295 saltimbancoscuolacirko.it

Marche Aria di Circo via Achille Grandi 45, 60131 Ancona Caterina Del Giudice 388 7533247 ariadicirco.com

Circoplà c/o Spazioplà Via Vanoni 11, 60030 Serra dÈ Conti (AN) Elisa Mencarelli 338 1545063 circopla.it

Visionaria via Gabrielli, 60131 Ancona Valeria Mastropasqua 338 7587532 visionaria.org

Umbria Circo Corsaro piazza Vanvitelli 1/a, 06034 Foligno (PG) Maria Teresa Cesaroni 339 3927461 E Scuola di Circo Foligno

Circo Instabile via Birago 4, 00124 Perugia Michele Paoletti 347 3867654 E Circoinstabile

Sul Filo e Dintorni Località Padella 37, 05018 Orvieto (TR) Soledad Prieto 335 389432 E Cirko Andando

Lazio Accademia Materia Viva via M. Marulo 54, 00143 Roma Roberta Castelluzzo 06 45491296 accademiamateriaviva.it

Circoraggio via Baccano 10, 00188 Roma Ombretta Di Simone 339 8258627 E ScuolaCirco Circoraggio

Circo Svago p.zza Aldo Moro 45, 00041 Albano Laziale (RM) Jacopo Beretta 331 8681147 circosvago.it

Palestra Popolare Corpi Pazzi Via Bertero 13, 00156 Roma Luca Marinari 333 5234005 corpipazzi.net

Vola Voilà via dei Pescatori snc, 00124 Roma Anna Paola Lorenzi 342 5451353 volavoila.it

Campania Circo Corsaro via Dietro la Vigna 14, 80145 Scampia (NA) Maria Teresa Cesaroni 339 3927461 E Scuola di Circo Corsaro

Puglia Circo Laboratorio Nomade via Sferracavallo snc, 74012 Crispiano (TA) Monia Pavone 333 4292637 circolaboratorionomade.com

Circolare Via Brindisi 126, 72019 San Vito dei Normanni (BR) Anna Pinto 380 1274099 E CIRCOlareFestivaldelleArtiCircensi

Cirknos via Vecchia Frigole 36, 73100 Lecce Giorgia Basilico 333 4100916 E Cirknos

TenRock Teatro Circo c.da Marmorelle SS 16 Adriatica Nord, 72100 Brindisi Gabriele Cagnazzo 333 7823307 tenrock.it

Un Clown per Amico / Circobotero Str. Modugno Carbonara 4/8, 70131 Bari Michele Diana 348 0535875 unclownperamico.com

Sicilia Circ’Opificio via Ammiraglio denti di Piraino 1, 90142 Palermo Marika Riggio 329 7169258 circopificio.it

Gigliopoli via S. Antonio 6 Capo Milazzo, 98057 Milazzo (ME) Alfredo D’Asdia 090 9281274 gigliopoli.org

Spazio Kiklos via Esopo 20, 90011 Bagheria (PA) Mario Barnaba 328 1668183 E spaziokikloscoworkingart

Sardegna Teatro Circo Maccus via dei Gerani s.n. 09044 Quartucciu (CA) Virginia Viviano 347 9650413 teatrocircomaccus.com

NAZIONALE CORSI/SCUOLE DI CIRCO EDUCATIVO

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