Cinofili stanchi mag giu 2014

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PUBBLICAZIONE GRATUITA ANNO 3, NUMERO 3 - MAG.GIU. 2014


Siamo molto contenti che il nostro magazine on line sia molto seguito da tanti cinofili che evidentemente sentono l’esigenza di allargare i proprio orizzonti informativi. Perciò, ad ogni numero in uscita, cerchiamo sempre di trovare cose nuove ed interessanti o di riproporre, come in questo numero, articoli che hanno suscitato un particolare interesse: è il caso delle origini del Jack Russell Terrier scritto in precedenza da Roberto Mannu che abbiamo riproposto con una nuova veste grafica. Nuova veste grafica che è stata utilizzata anche negli altri articoli. Su questo numero ospitiamo anche l’amico Massimo Squillario che ci narra alcuni aspetti poco conosciuti della storia recente del Piccolo Levriero Italiano e di chi a inizio ‘900 ha fatto il possibile per salvare questa razza dall’estinzione. Un grazie sentito, ancora una volta, a tutti coloro i quali collaborano ogni volta alla realizzazione di questo periodico informativo. E a tutti voi che avrete la bontà di leggerlo, auguriamo una buona e interessante lettura.

in copertina

Dinastia Han - Cina 200 a.C. Rappresentazione di cane simile allo Shiba Inu La Redazione

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SOMMARIO Editoriale Cani al cinema: Io e Marley Il piccolo Samurai Le società animali E il reverendo inventò il Jack Russell Terrier Cuccioli: dai primi passi a una relazione duratura Il cane etico di Mark Bekoff C’è Posta per Fido Pedigree e Pedigree Rinforzo e Punizione P.L.I.: L'eresia di Emilio Cavallini Cane cattivo? No, proprietario indisciplinato. I cani nella Poesia Umorismo canino

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John e Jenny sono sposi nell'inverno gelido del Michigan. Innamorati e ansiosi di intraprendere una vita insieme si trasferiscono nella più calda Florida, dove trovano il lavoro e la casa dei loro sogni. Occupati per testate giornalistiche diverse, i coniugi Grogan progettano in salotto di allargare la famiglia. John, indeciso sulla paternità, fa le prove generali e compra un cucciolo in saldo per il compleanno di Jenny. Battezzato Marley sulle note del cantautore giamaicano, il Labrador biondo travolgerà la vita dei Grogan, "rosicchiando" mobili, progetti e certezze e invitandoli a vivere il presente a dispetto di quello che non è stato e di quello che deve ancora essere. Dopo Marley arriverà un bastimento carico di figli, guai e amore. Ce la farà il biondo Labrador Marley a spodestare il longevo Collie Lassie, nato dai ricordi di in-

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fanzia dello scrittore Eric Knight e reso popolare dal cinema? Se Lassie era disciplinato, in costante movimento e sempre (troppo) lontano dai suoi padroncini, Marley è indisciplinato, irrimediabilmente stanziale e per tutta la vita incollato ai coniugi Grogan. Entrambi però condividono lo spirito di abnegazione, desiderano ardentemente stare insieme ai loro padroni e "riuniscono" e risolvono la famiglia. Lontano dalla "bestia" che incarna sullo schermo l'alterità assoluta e la minaccia (King Kong) o ancora dagli animali antropomorfi di Walt Disney, Marley è un cane in carne ed ossa che non si limita alla comparsata ma diventa protagonista e titolare di una commedia incentrata su di lui e a cui si affianca, nel titolo e sullo schermo, la performance misurata di Owen Wilson. Prodotto di un addestramento straordinario e non di effetti specialissimi, Marley è il figlio "bestiale" di una giovane coppia che vuole sperimentare la genitorialità in anticipo sui pannolini, le coliche e le notti bianche. Io & Marley è a tutti gli effetti (e gli affetti) una commedia familiare che apre come splendente e innevato romance (lui, lei e la complicazione di turno) senza note stonate e procede con un letto raffreddato da tre gravidanze, un lavoro che non è mai quello aspirato e una casa che non è mai abbastanza capace. Meno male che c'è Marley "di guardia". Un colpo di zampa travolge il travolgibile, azzera i problemi e "riacciuffa" i Grogan a un passo dal precipizio e dalla rottura. Owen Wilson e Jennifer Aniston resistono con ironia e moderazione alla concorrenza "bestiale" di Marley, strumento comico cui il film di David Frankel si affida completamente, con i suoi clichè di mobili mordicchiati, di cuscini spiumati, di posteriori addentati, di corpi spompati (dalle rincorse) o investiti, trascinati e abbattuti dall'incontenibile eccitazione della "bestia". Indeciso sulla direzione da prendere (risate grasse o lacrime copiose) e deciso a rimandare all'infinito l'happy ending malinconico, Io & Marley espone un senso di contemporanea precarietà e introduce al contempo un elemento peloso di stabilità. Il miglior amico dell'uomo è destinato suo malgrado a rubare ogni scena in cui appare e a "sorreggere" i casqué della coppia scoppiata.

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Lo Shiba Inu è ormai un cane di moda, ma anche una razza fra le più affascinanti e poco comprese. Lo amo definire un “Grande Samurai in un piccolo cane”, spesse volte la sua taglia trae in inganno i neofiti proprietari, che ignorano la forte personalità dello Shiba Inu e pensano di poterlo trattare come un peluche o come un giocattolo, ma lui come un Samurai esige rispetto e lealtà. Non chiamatelo Akita Inu in miniatura che si arrabbia e ringhia, ma chiamatelo Shiba Inu: tiene tantissimo ad essere considerato un grande cane e piccolo o miniatura sono aggettivi che non ama. Con diversi Shiba Inu, ho lavorato in questi anni ed ogni volta è stata una storia diversa, un arricchimento mio personale diverso; ogni volta che guardo negli occhi uno Shiba, leggo la saggezza, la fierezza e la saggezza di Secoli di Storia che dietro hanno i soggetti di questa razza. Lo Shiba Inu può essere rosso, sesamo, black & tan, può cambiare colore del pelo ma non cambia la sua forza interiore, la sua intelligenza e la sua determinazione. Ama la lealtà e il rispetto e li esige dai proprietari e da tutti quello che lo conoscono. Come tutti i Samurai ha bisogno di correre, fare attività e tenere la mente occupata, perché la noia, la sedentarietà lo portano ad essere uno dei cani più infelici. Non ama gli altri cani dello stesso sesso, perché ama essere unico, così da poter essere sempre il migliore e sempre al centro delle nostre attenzioni. Non ama neppure molto la pettorina, perché lo comprime e non gli fa avere quel portamento fiero che lo Shiba Inu ama mostrare sia in casa che per strada. I cani di questa razza non amano essere costretti ma convinti di fare una cosa e se non la reputano utile ed interessante vi faranno capire con le buone e con le cattive che non la gradiscono. Sono degli ottimi cani da famiglia se la famiglia è idonea a loro, perché non sono i Samurai ad essere idonei agli altri ma gli altri ad essere idonei a loro. Come tutti i guerrieri Giapponesi lo Shiba Inu è sincero nei rapporti sociali sia con altri cani che con le persone e se una persona non gli sta simpatica lo fa vedere subito e non ci sarà possibilità di fargliela piacere,ma ricordate uno Shiba non sbaglia mai. Lo Shiba Inu non è un cane da circo o da sport: lui è un cane che ama divertirsi con il suo amico umano, pertanto se ci si diverte insieme nell'agility, nell'obedience, nel trekking, sarà un vostro valido alleato nel vincere (perché lo Shiba non ama perdere, è nato vincitore), ma se capisce che l'attività viene fatta solo per un vostro apparire o per vostra moda, vi farà capire che non la vuole fare e non ci saranno wurstel o palline che tengano per convincerlo. Quando si acquista uno Shiba Inu non ci vogliono libri di Psicologia canina per conoscerlo, perché nessuno raccoglie l'essenza d'essere Shiba: la chiave di letCINOFILI STANCHI

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tura la trovate fra le righe della sua storia, dei suoi antenati, perché come ogni Samurai che si rispetti, ognuno di loro ha un antenato ed una storia a sé. Settimane fa feci una ricerca tecnica sugli Shiba Inu, vi pubblico il risultato:

106 Binomi valutati Il test prevedeva delle risposte sia aperte che chiuse, per capire la regione di massima diffusione, e studio di correlazione fra colore,sesso,provenienza,alimentazione ed attività fisica ai problemi maggiormente diffusi. Risultato del test: LOCALITA' GEOGRAFICA: Marche 10% Piemonte 15 % Veneto 20 % Lombardia 30 % Emilia Romagna 26% Sicilia 10% Svizzera 4%

SESSO: Maschio 30% Femmina 70 %

COLORE: Black & tan: 30% Rosso: 60% Sesamo: 10% SOGGETTI CASTRATI/STERILIZZATI: Si 20% - No 80% DOVE VIVONO: Casa 80% Casa con giardino 20% ALIMENTAZIONE: Secco 30% Secco+casalingo 70% ATTIVITA' SVOLTE CON IL PROPRIO SHIBA INU: Agility 10% Expo 30% 9


Educazione 20% Nessuna attiività svolta 40%

PROVENIENZA: Allevamento 60% Nati da propri soggetti 20% Privato 20% PROBLEMI LAMENTATI: Aggressività verso altri cani stesso sesso 70% Aggressività verso cani indifferentemente dal sesso 30% Paura 40% Non sa rimanere solo 20% Morde 40% Aggressivo verso padrone 30% Aggressivo verso estranei 30% Aggressivo verso bambini 10% Aggressivo verso altri animali 20% Non ascolta/obbedisce 40%

RELAZIONE: Ho notato dalle risposte date che la maggior parte degli Shiba Inu fa inadeguata attività fisica e nei casi dove vi è una scarsa attività fisica spesso è presente anche una cattiva alimentazione e gestione del cane; si presentano casi di aggressività verso persone e padroni. Nei soggetti rossi è stato più presente la problematica dell’aggressività e la paura, invece nei B&T maggiormente l'aggressività verso altri cani dello stesso sesso che reputo normalissimo, mentre nei soggetti sesamo ho notato che la maggior parte dei proprietari è soddisfatto dei loro cani. Nelle femmine trovi maggiormente l'aggressività verso altri cani indifferentemente dal sesso e verso altri animali. Nei maschi invece molti proprietari si lamentano della paura ed aggressività verso altri cani dello stesso sesso. Molti proprietari si lamentano di non aver avuto risultati con gli educatori/istruttori incontrati, perché non conoscono o non sanno gestire un soggetto di questa razza.

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Le società animali sono la condizione più complessa fra i fenomeni di interazione che riguardano animali della stessa specie. Le dimensioni dei gruppi sociali e le modalità di cooperazione che servono a regolamentare la vita collettiva vengono ogni volta rielaborate attraverso l’utilizzo di tecniche comunicative tipiche di una determinata specie animale (comunicazione specie – specifica). Per società animale l’etologia intende un gruppo stabile, che può andare dal gruppo familiare (i branchi), a migliaia di individui (come nelle grandi mandrie di gnu), fino ad arrivare a società molto complesse che comprendono milioni di individui (come nel caso delle società di formiche o del genere umano). L’aggregazione stabile di più individui della stessa specie ha evidentemente in Natura i suoi vantaggi: ad esempio, per specie animali che solitamente sono predate dai carnivori essere numerosi vuol dire avere una maggiore protezione per la prole (come avviene fra i bisonti e gli elefanti, in cui gli adulti si interpongono a barriera) e maggiori possibilità di sopravviFigura 1 - Società animali, come quella dei gamberi, utilizzano l’alto numero venza della specie (più si è, maggiore è la possibilità che si per sopravvivere ai predatori. riesca a portare avanti nel tempo i propri geni). In secondo luogo, il procacciamento di cibo ha una maggiore possibilità di riuscita (come nella caccia di branco) rispetto alle iniziative individualiste. Tutto questo si riflette anche sull’accoppiamento e tutte le conseguenze che ne derivano: più coppie che prolificano con più adulti che possono curare e crescere una cucciolata. Le società animali sono solitamente chiuse ad altre specie (cosa che per la prima volta ha modificato l’uomo attraverso la cooperazione con i cani prima, e la domesticazione di altre specie animali poi). Ognuna di queste ha dei meccanismi ben precisi che consentono di identificare ogni membro della collettività e di scacciare eventualmente gli intrusi. Fra gli insetti, api, formiche, termiti, vespe esiste una società impostata su caste in cui i singoli individui che vi appartengono svolgono determinate funzioni atte a trarre beneficio per la collettività (re e/o regina, operai, soldati, ecc.). L’appartenenza ad una casta viene identificata attraverso le modalità di nutrizione nella fase larvale. Nelle api, ad esempio, è la quantità di pappa reale che determina quali diverranno regine. Inoltre, l’organizzazione di questi insetti eusociali (altamente sociali) ha una base comunicativa assai sofisticata in cui viene fatto ampio uso dei feromoni, segnali chimici che hanno la funzione di dare indicazioni ben precise (ad esempio, la presenza di un invasore nel termitaio, del cibo fuori dal formicaio). Le api utilizzano anche segnali visivi: attraverso una ‘danza’ già nota fin dai tempi di Aristotele le operaie comunicano alle compagne la precisa ubicazione della zona da bottinare. Fra i vertebrati, invece, le società presentano molte meno rigidità di quelle degli insetti. Alcune di queste (ad esempio i mufloni delle montagne rocciose e le iene) hanno una struttura basata sulla gerarchia da dominanza, e questo vuol dire che l’appartenenza ad un Figura 2 - Comunità familiare: determinato ruolo da l’esatto ordine di accesso alle varie licaoni africani risorse presenti, dall’accoppia-mento, al cibo, ai luoghi dove riposare. 13


Nei Canidi, invece, lo sviluppo, la comunicazione e l’organizzazione sociale, il gioco e l’aggressività sono espresse in maniera diversa; ad esempio il coyote e lo sciacallo dorato hanno espressività significativamente differenti. Mentre lupi (incluso il lupo del Siemen), dholes, itticioni, licaoni e cani possono mostrare un elevato grado di socialità, i coyote possono essere meglio descritti come animali sociali che spesso esibiscono atteggiamenti solitari. I coyote sono perciò animali socialmente adattabili. Comunque, non possiedono la socievolezza del lupo. Questo è un riflesso nei loro comportamenti espressivi che sono più stereotipati. Questo è anche più ovvio nello sciacallo dorato. Coyote e sciacalli hanno meno elementi comportamentali e meno possibilità di combinare segnali a posture diverse o espressioni facciali. Il complesso del gioco sociale negli sciacalli dorati, nei coyote, nei lupi e nei cani (in tutte le varie razze) è, perciò, da considerare altamente variabile. Alcuni studiosi sostengono che l’alta socialità dei Canidi che vivono permanentemente in gruppi familiari (branchi) possono costituire una sorta di pre-adattamento per l'addomesticazione, o per meglio dire per l’avvicinamento agli esseri umani (ad iniziare da Homo heidelbergensis). Ad esempio, le caratteristiche principali del modello di comportamento sociale nei lupi e nei cani possono essere identificati nei seguenti punti: .Gioco sociale. Durante il gioco, le regole di base della vita sociale sono apprese; i cuccioli imparano quanto possono mordere, fin dove possono spingersi nelle interazioni e come risolvere i conflitti. .Senso di chiarezza. Mentre giocano, i cuccioli apprendono i codici di condotta sociale. La funzione del gioco sembra senza dubbio essere un apporto di benefici, mentre la sua assenza potrebbe avere effetti devastanti sullo sviluppo sociale1. Come sostiene Mark Bekoff, il senso di chiarezza è un fattore comune nei Canidi sociali, perché non ci può essere chiarezza senza gioco sociale e senza gioco sociale gli animali individualisti ed i gruppi integri sarebbero in forte svantaggio. In questo senso la chiarezza è adattabile, aiuta gli animali a sopravvivere nel loro particolare ambiente sociale e gli animali individualisti traggono profitto da questo comportamento. .Gruppi familiari (branchi). I sistemi sociali variano dalle singole unità, alla coppia, alla famiglia raggruppata in branchi. Le dimensioni dei branchi sono in gran parte influenzate dalle fonti di approvvigionamento del cibo e dai fattori sociali. Nei branchi di lupi ci possono essere suddivisioni dei lavori e condivisione del cibo. .Monogamia a lungo termine. Nei Canidi è indubbiamente il sistema di accoppiamento più comune, ma accade di quando in quando anche l'accoppiamento poliandro. Il comportamento di accoppiamento dei cani domestici, soprattutto quelli con pedigree, è quasi esclusivamente controllato dall’uomo, ma le osservazioni dimostrano che nei cani liberi una femmina può accoppiarsi con più maschi ed un maschio si può accoppiare con diverse femmine (come avviene per il gatto domestico). .Legame affiliativo. In tutti i Canidi sociali, inclusi i cani, il legame affiliativo è molto forte e più duraturo rispetto ai primati.

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.Apprendimento sociale dai conspecifici. Nei Canidi sociali il periodo di affiancamento dei genitori ai figli è molto lungo e spesso questi ultimi rimangono permanentemente nel nucleo familiare di origine. In tal modo hanno maggiori possibilità di apprendere le competenze sociali, le strategie di procacciamento del cibo (caccia in gruppo) ed altri comportamenti di rinforzo sociale. .Abilità comunicative. Sono numerose e diverse. Ad esempio, i lupi mostrano un’ampia varietà ed i cani le apprendono (associando la loro esecuzione alle conseguenze). La complessità all'interno del repertorio vocale del cane è realizzata da molte varietà di abbaio, posture per specifiche motivazioni, informazioni ed espressioni. La complessità all'interno del repertorio vocale del cane è estesa dall'uso di suoni mescolati nel contesto dell’abbaio. Le transizioni e le gradazioni avvengono in larga misura attraverso l’abbaio: sottounità armoniche, intermedie e chiassose.

Figura 3 - Gruppo di cani domestici di varie razze.

.Competenze sociali. Rimanendo all’interno del nucleo familiare di origine i figli apprendono le proprie funzioni e competenze sociali. In tal modo possono esprimere al meglio le proprie capacità ed abilità da utilizzare al momento opportuno (ad esempio, sedare un contrasto, calmare un compagno agitato, ecc.). C’è anche la possibilità che alcuni di essi abbiano espressioni ambivalenti, spesso utilizzate dai genitori verso i figli o fra figli in competizione2.

.Cure parentali. L’approvvigionamento dei cuccioli viene fatto da entrambi i genitori e da tutti gli altri membri fami liari che agiscono come balie. Questo comportamento è stato notato anche in cani selvatici come i Dingo ed i Dingo cantanti della Nuova Guinea, mentre nei cani randagi spesso è la madre che se ne occupa. Dati ambigui sul cane domestico (poiché i cani con albero genealogico sono controllati in questo aspetto dagli allevatori) suggeriscono che vi siano entrambe le possibilità. Nei Canidi sociali, spesso le cure sono anche fra adulti (figli-genitori, genitori-figli, fratelli e sorelle). 1Power

T. G. - Play And Exploitation In Children And Animals ragione per cui durante episodi agonistici nei cani non dovrebbe essere presa solo la postura del corpo come unico elemento per stabilire diagnosi sull’aggressività.

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Giovanni Padrone Educatore cinofilo Autore dei libri SUSSURRA AL TUO CANE E IL CANE DECISE DI INCONTRARE L’UOMO

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N.B. Riproponiamo questo articolo di Roberto Mannu a grande richiesta. Buona lettura a tutti. La Redazione

Nell'anno del Signore 1795, a DARTMOUTH, alla foce del fiume Dart nel DEVONSHIRE in Inghilterra nacque JOHN RUSSELL, studiò ad OXFORD dove si laureò e poi divenne Pastore della Chiesa Anglicana e Vicario di SWIMBRIDGE. oltre alla fede che lo portò ad essere un religioso e a diventare Reverendo, JOHN RUSSELL coltivò sempre la grande passione per la caccia, specialmente quella alla volpe, e cercò per tutta la vita di ottenere dei cani particolarmente adatti alla caccia in tana; questo era il suo scopo. Questa passione lo portò inoltre a diventare uno dei maggiori allevatori di FOX TERRIER della WEST COUNTRY.

Una versione caricaturale del Jack Russell Terrier dalla commedia comica ‘The Mask’, con Jim Carrey e Milo, vero protagonista canino al di fuori della grafica digitale

Il suo primo cane fu una femmina di TERRIER a cavallo degli anni 1815-1819 e,secondo la storia, il cane, un tipo di fox terrier, misurava 35 cm., aveva il pelo ruvi-

do, dal colore prevalentemente bianco con due macchie nere sugli occhi e una alla base della coda, ed era grande quanto una volpe adulta. Si trattava della mitica TRUMP, il cui ritratto fu acquistato dal Principe del GALLES il futuro EDOARDO VII, e oggi si può ammirare nella sala delle armature di SANDRINGHAM. Per migliorare l'attitudine alla caccia mise in riproduzione la sua amata TRUMP (grande cacciatrice) con dei FOX TERRIER (vennero in seguito inserite linee di sangue di BULLDOG e più tardi di BEAGLE, BORDER TERRIER e LAKELAND TERRIER) e BRITISH TERRIER. Ciò a cui badava il reverendo erano le caratteristiche caratteriali: cervello, fibra, coraggio, energia e resistenza; la creazione di una razza dotata solamente di aspetto esteriore omogeneo per lui rimaneva un accessorio... come detto a lui non interessava granché l'aspetto, ma era l'abilità nello svolgere il lavoro a cui i cani erano destinati che gli interessava. A quel tempo i cacciatori percorrevano lunghe distanze per andare da un luogo all'altro e si muovevano a cavallo, non esistevano furgoni per il trasporto delle mute di cani da caccia, quindi JOHN RUSSELL volle creare un cane più piccolo dei soliti FOX HOUND e/o FOX TERRIER utilizzati solitamente per la caccia alla volpe,un cane da portare nella bisaccia sul cavallo, resistente, tenace e combattivo, in grado di seguire anche i cacciatori a piedi quando battevano vasti territori ricchi di tane in cui trovavano rifugio volpi, tassi e altra selvaggina,e che fossero in grado di introdursi in codeste tane per stanare la preda. Ne derivarono due varietà, in generale simili eccetto per alcune differenze in proporzioni (altezza e lunghezza): la varietà più alta e più corta nel tronco è conosciuta oggi con il nome di PARSON JACK RUS17


SELL TERRIER (che significa Pastore Anglicano) adatta a correre dietro ai cavalli nelle battute di caccia, quella più bassa e un po' più allungata nel tronco (detta a gamba corta) nota come JACK RUSSELL TERRIER che porta il nome dal diminutivo famigliare di JOHN.

po e la selezione di allevatori e/o appassionati le caratteristiche del nostro J.R.T. potranno divenire più omogenee.

Il Reverendo JOHN RUSSELL detto "JACK" morì nel 1883, ma il suo lavoro di selezione è giunto fino a noi conservando le caratteristiche fisiche e caratteriali che gli hanno valso tanta fama nel suo paese. Il J.R.T. è stato riconosciuto ufficialmente solo nel 2000 per merito dei cinofili Australiani e ad oggisono ufficialmente i detentori dello STANDARD di razza, mentre nel 1990 il PARSON J.R.T. è stato dichiarato come razza distinta, quindi oggi abbiamo due razze separate e distinte da due standard.

Jack Russell Terrier

Parson Jack Russell Terrier

Il fatto che il J.R.T. sia stato riconosciuto da poco tempo fa si che molti esemplari possono presentare fra loro caratteristiche morfologiche molto diverse ed esistono J.R.T. che ad un occhio poco esperto potrebbero non sembrare tali. Solo con il tem-

Il J.R.T. è tassativamente bianco (in modo da non poter essere confuso con la volpe) con macchie marroni (scure e/o chiare) e/o nere che di solito si presentano sulla testa più che sulle altri parti del corpo, il J.R.T. che presenta i tre colori (tricolore) è da molti considerato più pregiato; misura al garrese tra i 10 e 12 pollici (25-30 cm.) come da STANDARD Ufficiale F.C.I. (Federaz. Cinologique Intern.) n. 345/08.06.2001. In molti paesi Europei si tende ancora ad allevare un J.R.T. di taglia più alta, da qui le numerose diversità e la mancanza di omogeneità nei vari soggetti per linee di sangue e provenienza geografica e/o di allevamenti dei vari J.R.T.

Roberto Mannu Allevatore Cinofilo - Ric. E.N.C.I. -F.C.I. Iscritto nel Registro degli Addestratori E.N.C.I. Sez. 1 Cani da Utilità 18


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Nel concetto Aristotelico si parla di relazione quando "il cui essere consiste nel comportarsi in un certo modo verso qualcosa", assumendo un valore tecnico. Sviluppi moderni trovano accoglienza nell'empirismo di Locke che la concepisce come un'idea complessa e soggettiva, quindi ipoteticamente legata a quell'individuo. Kant, oltre a salvaguardarne la logica, ne esprime la validità oggettiva comprendendo la sostanzialità, la casualità e la reciprocità. Ampia è la letteratura in merito alla relazione, troppo ampia per riassumere in pochi passi discussioni di secoli in merito.

ente in quanto distinto da altri enti della specie, copre un ruolo; Tommaso d'Aquino fece una distinzione fra "individuo vago", espressione di un modo di essere in relazione ad una natura comune, ed "individuo singolo", determinato e distinto da un volto e nome. Nella filosofia moderna Hegel introduce l'individuo universale, espressione dello "spirito autocosciente nel suo processo di formazione", e l'individuo particolare, "spirito non compiuto: una figura concreta ... il cui essere determinato domina una sola determinatezza e nella quale le altre sono presenti solo di scorcio". Relazionarsi significa quindi non dare niente per scontato ma imparare a comprendere l'altrui essere perché nessuno dei due conosce realmente l'altro. Per legare la relazione tra individui, per una crescita comune, mi avvalgo anche del concetto di pedagogia, ovvero quella scienza che studia l'educazione e la formazione negli individui, questo perché il suo fine è che l'individuo si relazioni con un altro, o con se stesso, per la formazione della propria personalità e per l'acquisizione di competenze e conoscenze.

Un aforisma di Schopenhauer dice: "Da come gli altri si comportano con noi non dobbiamo desumere ed apprendere chi siamo noi, bensì chi sono loro." Anche l'individualità, termine comparso per la prima volta in versi di Cicerone (individuum) che significa "indiviso" ovvero riferito a un singolo

Il sapere -le conoscenze-, il saper fare -le competenze- e il saper essere ovvero il modo in cui l'individuo mette in campo conoscenze e competenze, può quindi influenzare le conoscenze, le competenze ed di conseguenza il modo di essere del nostro miglior amico. Costruire una relazione non è cosa facile ed immediata, soprattutto se chi ti sta di fronte è un cucciolo di cane voglioso di giocare ed esplorare con tutti i sensi ciò che lo circonda. Abbaiare, correre, saltare, annusare, mordere, scappare, giocare so21


no solo alcune delle peculiarità di un cucciolo. La relazione si esprime anche quando si è legati ad un altro individuo, significa esprimere un sentimento reciproco che permetta la formazione delle basi di fiducia, fiducia che viene consolidata nel tempo. La relazione collega anche due contenuti di pensiero, un concetto filosofico tra i più problematici e ricchi di storia, problema che si presenta quando si riflette sul legame del pensato, che sia oggettiva o soggettiva, che sia legata a sua volta da altri o stessi elementi. L'ultima volta abbiamo visto che comunicare correttamente copre una parte fondamentale, e che, se la comunicazione viene utilizzata appropriatamente ci permette di aprire un canale comunicativo verso il nostro amico. Sfruttiamo bene questo canale comunicativo perché sarà l'unica occasione che avremo all'inizio ed è di assoluta importanza, dirò di più, solo aprendo un canale comunicativo basato su una relazione positiva avrà successo, difficilmente ci ascolterà se non sarà predisposto a farlo. Poniamoci come esempio un bambino che deve imparare un movimento o la prima parola, in questo caso manterremo la calma fino a che non succederà e quando succede, saremo talmente contenti da fargli le feste. Così, ma in maniera più pacata dovrà succedere con il nostro amico, passo dopo pasCINOFILI STANCHI

so. L'unica accortezza che dovremmo avere è di insegnargli una cosa alla volta, partendo sempre da quella più semplice e senza mai esagerare. Fate un passo molto piccolo e cercate di non aiutarlo, in questo modo sarà più semplice per lui superare ostacoli o difficoltà maggiori in futuro. Altro aspetto fondamentale da tenere in considerazione è il suo stato emotivo, difficilmente imparerà se eccitato o assonnato ma imparerà quando sarà calmo e predisposto all'ascolto, stato a cui dovremo portarlo se troppo agitato. Un metodo semplice per portarlo in questo stato è di prendere un premio a cui non può resistere (cibo, gioco o altro) e tenerlo stretto all'interno del palmo della mano. Essendo cucciolo proverà sicuramente ad aprirvi la mano in tutti i modi, leccando, mordendo, utilizzando le zampe, ma voi non demorderete, lo terrete ben stretto all'interno fino a che non insisterà più. All'inizio bisogna cogliere i momenti giusti, sia noi che lui, ma cerchiamo di non far perdere il suo interesse per il premio, quindi lo premieremo più spesso all'inizio cogliendo l'istante che non insiste per poi allungare i tempi fino a che il suo stato non arriverà alla calma. Ricordiamo: mano chiusa con premio, il cucciolo prova a prenderlo, appena smette, apro la mano e premio. A ogni rin22


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forzo quindi ne seguiranno nel tempo tanti altri e lavorando correttamente l'associazione tra il segnale, in questo caso la mano chiusa, e premio diventerà più forte. Per rinforzare questo comportamento ci aiuteremo anche con altri espedienti come l'ora della pappa. Ogni cucciolo non vede l'ora di mangiare ed è il momento in cui molto probabilmente sarà più eccitato. Buon per lui ma anche buon per noi, avremo una possibilità in più di gestire la sua calma. Poniamoci di fronte a lui con la ciotola ed ogni volta che tenterà di saltare per afferrarla, la porteremo sempre più in alto fino a che si renderà conto che saltare sarà inutile. A questo punto riproponiamogliela lentamente fino a che non salterà più per prenderla, ora è il momento giusto per premiarlo. La quotidianità del gesto lo porterà pian piano a calmarsi.

dare? Se siamo bravi gli insegneremo a guardarci la faccia, la nostra espressione abbinata a movimenti del corpo e tonalità della voce possono comporre per lui un segnale specifico. Ad esempio se il cucciolo è abituato a prendere il premio dalla mano la sua attenzione nel movimento sarà maggiore e quindi la potremo sfruttare a nostro vantaggio avvicinandola alla nostra faccia e premiandolo con l'altra mano oppure velocemente con la stessa. Col tempo imparerà che più ci guarda più arriveranno attenzioni e sarà per entrambi un inizio di relazione, relazione non solo basata sui premi ma sulla voglia di confrontarsi con un individuo pensante meritevole della nostra attenzione in quanto diversamente specializzato.

Ora che abbiamo capito come indurre un po' di calma in lui, possiamo cercare di stabilire una buona relazione con lui. L'unico momento in cui possiamo comunicare con lui è quando ci guarderà, solo in quel momento avremo la sua attenzione e potremo comunicargli (con gesti e parole) qualche cosa, ma cosa? Cominciando dalle basi si può comunicare di guardarci... cosa abbastanza semplice, ma per quanto tempo? Dove deve guar23


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Il professor Marc Bekoff è un famoso etologo e biologo evoluzionista, professore emerito all’Università del Colorado, che sostiene da anni la tesi che gli animali siano dotati di emozioni, tesi sempre più suffragata da prove scientifiche. Abbiamo avuto il piacere di ospitarlo in un seminario, per la prima volta a Roma lo scorso Aprile. Vi propongo la traduzione di uno dei suoi articoli più famosi: “Il cane etico” (articolo originale: The Ethical Dog), nel quale il professor Bekoff ricerca nel comportamento di gioco degli animali, le radici della moralità umana, mostrandoci come i nostri amici a quattro zampe abbiamo probabilmente conservato più di noi quei comportamenti sociali che garantiscono nel modo migliore la sopravvivenza della specie. I primi gruppi di ominidi avevano presumibilmente dei comportamenti simili, che sono andati in parte perduti con la nostra “evoluzione”. Grazie a Fabrizio Giammatteo che ha curato la traduzione dell’articolo. Il cane etico - di Marc Bekoff e Jessica Pierce Ogni proprietario di cane sa che il proprio animale può imparare le regole della casa e, quando ne vìola una, il suo atteggiamento remissivo e umiliato è generalmente sufficiente ad ingraziarsi il proprietario e assicurargli un rapido perdono. Ma poche persone si sono fermate a domandarsi perché i cani hanno questo acuto senso di cosa sia giusto e di cosa sia sbagliato. Scimpanzé ed altri primati generalmente sono alla ribalta nei notiziari quando gli scienziati, chiaramente più attenti a guardare i nostri parenti più prossimi per tratti simili ai nostri, scoprono prove del loro istinto per l’onestà. Ma il nostro lavoro suggerisce che società di canidi selvaggi potrebbero essere anche più simili ai primi gruppi di ominidi e quando studiamo i cani, i lupi e i coyote, scopriamo comportamenti che suggeriscono una connessione con le radici della moralità umana. La moralità, così come la definiamo nel nostro libro “Wild Justice”, è un insieme di comportamenti correlati che riguardano gli altri, che coltivano e regolano le interazioni sociali. Questi comportamenti che comprendono: l’altruismo, la tolleranza, il perdono, la reciprocità e l’onestà, sono chiaramente evidenti nel modo egualitario con cui lupi e coyote giocano tra loro. I canidi (animali della famiglia dei cani) seguono un codice di condotta ben preciso quando giocano, che insegna ai cuccioli le regole dell’interazione sociale che permettono alle loro società di funzionare correttamente. Il gioco costruisce inoltre relazioni di fiducia tra i membri del branco, che permettono la divisione del lavoro, gerarchie di dominanza e cooperazione nella caccia, la crescita dei piccoli e la difesa di cibo e territorio. Poiché questa organizzazione ricorda da vicino quelle delleprime aggregazioni umane (così come gli CINOFILI STANCHI

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antropologi ed altri esperti ritengono che siano esistite), studiare i canidi che giocano potrebbe offrire uno scorcio del codice morale che permise alle società dei nostri antenati di crescere e prosperare. Giocare secondo le regole Quando i canidi e gli altri animali giocano, usano azioni come vigorosi morsi, si montano e si colpiscono in uno modo che potrebbe facilmente essere male interpretato dai partecipanti. Anni di minuziose analisi video di uno di noi (Bekoff) e dei suoi studenti mostrano, tuttavia, che che gli individui negoziano con cura il gioco, seguendo quattro regole generali che impediscono al gioco di degenerare in una lotta. 1.Comunicare chiaramente. Gli animali annunciano che vogliono giocare e non combattere o accoppiarsi. I canidi usano un inchino per sollecitare il gioco, accovacciandosi sugli arti anteriori mentre tengono distese le zampe posteriori. Questi inchini sono usati quasi esclusivamente durante il gioco e sono fortemente stereotipizzati, in modo da essere sempre uguali, cosicché il messaggio “Vieni a giocare con me” o “Voglio ancora giocare” sia chiaro. Perfino quando un individuo esegue un inchino di gioco con apparenti comportamenti aggressivi, come mostrare i denti, ringhiare o mordere, i suoi compagni mostrano sottomissione o li evitano solo il 15% delle volte, il che suggerisce che hanno fiducia nel messaggio dell’inchino, e che, qualunque cosa accadrà, sarà con lo scopo di giocare. La fiducia nella comunicazione onesta tra individui è vitale per il funzionamento corretto del gruppo sociale. 2. Fare attenzione ai propri modi. Gli animali tengono in considerazione le capacità di gioco dei loro partner e si impegnano ad auto penalizzarsi e scambiarsi i ruoli in modo da mantenersi su un piano di parità. Per esempio una femmina di coyote potrebbe non mordere una compagna di gioco con la massima forza, in modo da penalizzare se stessa e mantenere le cose su piano di correttezza. Un membro dominante del branco potrebbe giocare un ruolo inverso, rigirandosi sulla schiena (un segno di sottomissione che non mostrerebbe mai durante una reale aggressione) per permettere ai suoi compagni di gioco di rango inferiore di avere la loro occasione per “vincere”. Anche i bambini mostrano comportamenti del genere quando giocano, per esempio scambiandosi i ruoli del più forte in un finto match di wrestling. [Per maggiori informazioni sul gioco nei bambini, potete leggere “The Serious Need for Play” di Melinda Wenner, pubblicato su Scientific American Mind, Febbraio/Marzo 2009]. Mantenendo le cose in modo corretto con questi comportamenti, ogni membro del gruppo può giocare con gli altri, costruendo dei legami che mantengono il branco coeso e forte. 3. Ammettere di aver sbagliato. Anche quando ognuno vuole mantenere le cose su un piano di correttezza, qualche volta il gioco può sfuggire di mano. Quando un animale si comporta male o, accidentalmente, fa male al suo compagno di gioco, chiede scusa, proprio come farebbe un essere umano. Dopo un morso intenso, un inchino manda il messaggio 27


“Scusa se ti ho morso troppo forte, questo è sempre un gioco, nonostante quello che ho appena fatto. Non andar via, cercherò di essere corretto”. Affinché il gioco possa durare l’altro deve perdonare colui che ha sbagliato. E il perdono avviene praticamente sempre; la comprensione e la tolleranza sono usuali sia nel gioco che nella vita quotidiana del branco. 4. Essere onesti. Una offerta di scusa, come l’invito a giocare, deve essere sincero, quelli

che continuano a giocare in modo scorretto o inviano segnali disonesti, verranno presto allontanati. Questa è una conseguenza molto peggiore che una semplice riduzione del tempo di gioco, per esempio, la ricerca a lungo termine condotta sul campo da Bekoff mostra che i giovani coyote che non giocano correttamente spesso finiscono per lasciare il branco ed hanno probabilità quattro volte superiori di morire, rispetto a quelli che rimangono insieme. Violare le regole sociali, stabilite durante il gioco, non è una buona strategia per trasmettere i propri geni. Il gioco corretto quindi può essere inquadrato come un adattamento evolutivo che consente agli individui di creare e mantenere legami sociali. I canidi, come gli umani, formano un’intricata rete di relazioni sociali e vivono secondo le regole di condotta che mantengono stabile la società, stabilità necessaria per assicurare la sopravvivenza di ogni individuo. Le regole basilari della correttezza guidano il gioco sociale e regole simili sono alla base della correttezza tra adulti. Questa intelligenza morale, così evidente sia nei canidi selvatici che nei cani domestici, probabilmente ricorda da vicino quella dei nostri antenati umani. E potrebbe essere stato stato proprio questo senso del giusto e dello sbagliato che ha permesso alle prime società umane di prosperare e diffondersi in tutto il mondo.

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Per i vostri problemi quotidiani di gestione o per questioni relative ai comportamenti dei vostri cani scrivete alla e-mail cinofili stanchi@yahoo.it e vi sarà risposto in questa rubrica. Da Milano scrive Riccardo N., il quale riferisce di vivere con tre cani meticci e che il più anziano di loro, di 12 anni, ha iniziato da qualche tempo ad emettere comportamenti strani. “Sembra non sapere chi è e dove è, spesso sbatte negli stipiti della porta e ha iniziato a dormire poco la notte. Spesso si lamenta senza apparente ragione. Ho provato anche a toccare le sue giunture e articolazioni ma non sembra avere dolore. Il lamento sembra quasi dovuto proprio al fatto di sentirsi ‘perso’. Gli altri due cani sembrano averlo messo in disparte, mentre prima dormivano con lui.”

solo il Suo veterinario potrà essere in grado di consigliarLe ed in base al risultato egli potrà prescrivere una terapia farmacologica di supporto, se necessario. Prima provvederà a questo e prima renderà più vivibili gli ultimi anni di vita del Suo cane anziano. Deve solo rendersi conto che in questo caso sarà Lei il ‘bastone della vecchiaia’ del Suo amato compagno a quattro zampe.

Giovanni Padrone A.C.C.S.C. RAVENNA

R. Caro Riccardo, purtroppo questi sono sintomi tipici di un invecchiamento non molto bilanciato del Suo cane. Probabilmente il cane è avviato verso una sindrome confusionale, paragonabile all’Alzheimer umano. Il fatto che gli altri cani lo abbiano quasi isolato è probabilmente dovuto al fatto che nemmeno loro sono in grado di capire questi suoi comportamenti strani. Credo sia assolutamente necessario eseguire degli esami che 29


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Nell'ultimo numero di "Cinofili Stanchi" abbiamo analizzato il concetto di bellezza considerando l'aspetto funzionale come principale metro di giudizio. Ogni razza possiede uno "Standard" pubblicato dalla Federazione Cinologica Internazionale che descrive le caratteristiche di un soggetto. Questo documento è scaricabile direttamente dal sito FCI al seguente indirizzo http://www.fci.be/ nomenclature.aspx All'interno del documento è inserita la data di pubblicazione, il gruppo di appartenenza, descrizione e cenni storici, colore e lunghezza del pelo, misure, difetti ecc. L'allevatore seleziona i propri cani in considerazione dello Standard con la speranza di ottenere soggetti in "tipo" che piÚ si avvicinino a tale pubblicazione.31


I soggetti che rispecchiano al meglio lo Standard di razza, vengono classificati in esposizione di bellezza con il voto Eccellente. Vi sono poi altre classifiche come il Molto Buono, con il quale vengono giudicati i cani che presentano difetti veniali tollerabili di natura non morfologica, mentre il Buono viene assegnato a quei soggetti con con difetti morfologici più rilevanti. La Sufficienza è raggiunta da un cane senza qualità particolari. La Squalifica è da attribuire invece a quei soggetti in contrasto allo standard, con difetti non tollerabili ed eliminatori. Detto ciò, si deduce l'importanza, per un selezionatore, di sottoporre a giudizio il proprio cane al fine di ottenere un quadro di merito ufficiale. I cani che svolgono una vita sportiva, impegnata nell'esposizioni di bellezza o lavoro e che conseguono risultati eccellenti, arricchiscono la genealogia. Il pedigree oltre che attestare l'appartenenza di un soggetto ad una determinata razza, indica una genealogia che può essere più o meno prestigiosa a seconda del "curriculum espositivo" dei cani che ne fanno parte. Dunque non tutti i pedigree hanno la stessa valenza ed è anche per questo che i cuccioli non possono essere posti sullo stesso livello se consideriamo quanto detto sin ora. Resta il fatto che un cane con pedigree di alta genealogia deve dimostrare anch'esso il suo valore nel tempo, confermando le premesse. Il lavoro di un allevatore è sicuramente quello di migliorare la razza, attraverso un percorso di selezione che presenta diverse difficoltà quali l’enorme dispendio di energie ed impiego di risorse economiche. Una cara amica afferma spesso: "Se i campioni dessero alla luce sempre campioni, allora sarebbe veramente semplice allevare".

Davide Bressi Brs Passion Rottweiler Kennel San Marco in Lamis (FG) http://www.brspassion.it/it/home-page

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A tutti noi piace essere lodati piuttosto che puniti. Lo stesso vale per il vostro cane e questa è la teoria dietro al rinforzo positivo. Per rinforzo positivo si intende dare al vostro cane qualcosa di piacevole o gratificante subito dopo che fa qualcosa che voi desiderate faccia. Perché la gratificazione o ricompensa rende più probabile che egli ripeta quel comportamento in futuro; è uno degli strumenti più potenti per formare o cambiare il comportamento del vostro cane. E' essenziale la giusta tempistica quando si utilizza il rinforzo positivo. Il premio deve avvenire immediatamente (in pochi secondi) o il vostro cane non potrà associarlo all'azione corretta. Per esempio, se avete il vostro cane "seduto", ma la sua ricompensa arriva dopo che è tornato in piedi, egli sarà propenso a pensare di essere ricompensato per stare in piedi. Anche la coerenza è essenziale. Tutti in famiglia devono utilizzare lo stesso nome per la stessa azione (ciò che altri chiamano comandi o ordini devono essere gli stessi per qualsiasi persona li usi). All'inizio potrebbe aiutare un promemoria visibile a tutti per prendere confidenza. Parole comunemente usate per i cani sono: SEDUTO, RESTA, TERRA, VIENI, PIEDE, LASCIA (e altri ancora). Per coerenza intendo premiare sempre il comportamento desiderato e non gratificare mai un comportamento indesiderato. Utilizzo del rinforzo positivo Per il vostro cane, il rinforzo positivo può includere prelibatezze alimentari, lodi, coccole, un giocattolo preferito (pallina o salamotto). Le prelibatezze alimentari funzionano particolarmente bene per l'addestramento del vostro cane. Un pezzetto di cibo dovrebbe essere seducente e irresistibile. Dovrebbe essere un piccolo, morbido pezzo di cibo in modo che il cane potrà immediatamente ingerirlo e tornare a guardarvi in attesa di ulteriori 'istruzioni' per il prosieguo del lavoro. Se si dà qualcosa che lui deve masticare o che si rompe in pezzi e cade sul pavimento, il vostro cane sarà disinteressato a voi per la ricerca a terra dei residui o per la masticazione prolungata (dovrete attendere fino a quando egli avrà terminato di masticare o di cercare il che prolungherà le sessioni di lavoro) . Piccoli pezzi di 'treats' morbidi, wurstel, formaggio, pollo cotto, fegato o manzo possono essere utilizzati in quell'ottica con successo. Comunque, bisogna ricordare che il cibo come gratificazione non è la panacea del training animale. Bisogna ricordarsi che esistono anche altre fonti, come già ho indicato più sopra. E non tutti i cani vanno pazzi per le gratificazioni in cibo. Un esperimento, suggerito da Inki Sjiosten, nota addestratrice svedese da una trentina d'anni, consente di vedere cosa funziona meglio per il vostro cane. Di fronte al cane, tenuto da un estraneo, vengono posti una ciotola di cibo, una pallina, il proprietario ed un salamotto. In base a ciò che sceglie il cane per primo (e poi per secondo, terzo ed ultimo) si può avere una scala d'importanza abbastanza attendibile (e non è detto che fra i primi vi sia il cibo oppure voi ☺ ). Ogni volta che si utilizza una ricompensa, si dovrebbe accoppiarla con una ricompensa verbale (lode): BRAVO o BRAVISSIMO detto in tono positivo e felice. E per chi usa il clicker... si clicca quando il cane fa qualcosa di giusto e subito dopo lo si premia. Quando il vostro cane sta imparando un nuovo comportamento, dovrebbe essere ricompensato ogni volta che lo esegue. Per azioni complesse potrebbe essere necessario utilizzare lo shaping, una tecnica che permette di rinforzare azioni sempre più vicine alla risposta desiderata fino all'ottenimento del risultato finale, per il quale magari la 35


ricompensa sarà maggiore. Quando il cane avrà imparato perfettamente il comportamento, il rinforzo diverrà intermittente, cioè potrà essere dato una volta ogni due, poi ogni tre, ogni 4 volte che esegue quella azione fino ad eliminarlo completamente. A quel punto basterà solo un 'complimento' (gratificazione verbale). Anche perché chi svolge attività cinofilo - sportiva agonistica non si può portare dietro il sacchetto dei treats, o il giocattolo per gratificare il cane. E, al di fuori delle questioni agonistiche, potete trovare molte piccole opportunità per gratificare i comportamenti del vostro cane. Ad esempio, se attende davanti alla porta prima di uscire anziché fiondarsi fuori. I pro e i contro della Punizione ('positiva') Poiché secondo la teoria del condizionamento operante tutto ciò che si concede è positivo (positivo sta per aggiungere) e tutto ciò che si toglie è negativo, sia il RINFORZO sia la PUNIZIONE sono positivi. Ma esistono anche un RINFORZO NEGATIVO ed una PUNIZIONE NEGATIVA (negativo sta per togliere qualcosa). Quando togliamo qualcosa di spiacevole abbiamo un RINFORZO NEGATIVO (smettere di pizzicare la pelle), quando togliamo qualcosa di piacevole abbiamo una PUNIZIONE NEGATIVA (non rinforzare un comportamento). La punizione può essere verbale, posturale, o fisica e questo significa dare al vostro cane qualcosa di spiacevole nel momento in cui fa qualcosa che non doveva fare (secondo voi, ma secondo lui magari non è così☺). La punizione rende meno probabile che il comportamento si verifichi di nuovo. Per essere efficace, la punizione deve essere data durante il comportamento. Se viene data in ritardo, anche secondi più tardi, il vostro animale domestico non assocerà la punizione con il comportamento indesiderato. La punizione data da voi che vol vostro cane ci dovete convivere può erodere la fiducia del vostro cane nei vostri confronti. Ecco perché la punizione è più efficace se non viene eseguita direttamente dal proprietario. Per questo sono stati inventati ammennicoli di vario genere che tutti conosciamo e sui quali però io non concordo. Perché esiste un modo molto più raffinato di indurre il cane a non effettuare più un comportamento: giocare d'astuzia. Se il mio cane va sul divano e io non voglio, gli chiedo di scendere e lo premio quando è sceso (naturalmente diverse volte nel tempo). Se il mio cane ha l'abitudine di mangiarsi le pigne, gli insegno a lasciarle, naturalmente in cambio di qualcosa di maggiormente interessante. Se il mio cane abbaia a tutti i cani che vede ho due alternative: o mi allontano (però aggiro solo il problema senza risolverlo) o lavoro gradualmente sulla sua quiete. I cani puniti possono diventare timorosi, diffidenti o, ancor peggio, aggressivi. Offrire loro una alternativa non muta negativamente il loro stato umorale, semmai li induce ad una maggiore cooperazione con un doppio stimolo: una gratificazione da parte del proprietario ed un aumento del proprio bagaglio culturale (i cani non scrivono, né leggono Shakespeare o Leopardi, ma hanno una intelligenza molto sviluppata e pronta per carpire comportamenti nuovi da utilizzare successivamente per qualsiasi scopo). E non usare mai la punizione fisica che comporta un certo livello di disagio o dolore, che può indurre il vostro animale a ribellarsi e mordere per difendersi (beh... sinceramente lo farei pure io). Inoltre, la punizione potrebbe essere associata ad altri stimoli, tra cui le persone presenti al momento in cui la punizione si verifica. Ad esempio, un cane che viene punito perché si è avvicinato troppo ad un bambino piccolo può diventare timoroso o aggressivo verso quel bambino o verso gli altri bambini. È per questo che la punizione fisica non è solo un male per il vostro cane: è anche un male per voi e gli altri. CINOFILI STANCHI

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Una questione di ordine morale Va bene trattare dell’argomento ‘RINFORZO - PUNIZIONE’ sotto il punto di vista ‘accademico’, cioè secondo quanto suggeriscono da decenni gli studi di B. F. Skinner ed altri. Ma da questo ad applicarlo credo serva prima esaminare gli aspetti ’oscuri’ e poco morali. Considerando che ognuno di noi sa che i cani possono provare dolore, pena, paura e alla luce del fatto che tutto questo viene anche confermato dagli studi di una corrente di etologi sempre più affollata (Mark Bekoff è stato uno dei capostipiti), ma quale ragione dobbiamo avere noi per nuocere ai nostri cani utilizzando la punizione quando per raggiungere lo stesso scopo possiamo aggirare l’ostacolo attraverso altre iniziative più rispettose dell’etologia del cane? Se consideriamo che nessun umano è in grado di ‘rettificare’ un comportamento secondo gli standard canini, e spesso ricorre a mezzi ora anche vietati dalla legge (ad esempio il collare elettrico), moralmente io non mi sento in grado di proporre a nessuno di fare tutto questo. Purtroppo ci portiamo dietro da decenni i concetti di certo addestramento (per fortuna non tutto) che tendeva a considerare il cane come un ‘soldatino prendi ordini ed eseguili altrimenti ti punisco’ che vanta il proprio capostipite nel Colonnello prussiano Konrad Most che nel 1910 pubblicò un manuale sull’addestramento dei cani. Voglio ricordare che prima di Most 2.500 anni fa Senofonte, storico e filosofo dell’Antica Grecia, ma anche nei secoli più recenti altri parlavano di rinforzo positivo relativamente al lavoro coi cani. E dunque, per quale ragione prendere la ‘via eticamente sbagliata’? Forse perché è più comodo agli esseri umani non usare il cervello, ma i maltrattamenti sì? Sembra che mentre l’evoluzione delle specie rende migliori gli animali, una certa frangia di esseri umani vada nella direzione opposta continuando ad oltraggiare i propri cani e quelli di chi a loro si affida (in tv Striscia la Notizia ne ha fatti emergere diversi). Certo, questo è anche causato da certi programmi tv che propongono un rapporto uomo/cane alla stregua di un binomio imperatore/schiavo. Ma prima o poi tutto questo finirà. Ci sono già i sentori di questo mutamento. Magari io non lo vedrò, ma ho fiducia che le generazioni future avranno una maggiore coscienza dell’essere senziente a 4 zampe che da decine di migliaia di anni ci accompagna nel corso della storia: il cane.

Giovanni Padrone Educatore cinofilo Autore dei libri SUSSURRA AL TUO CANE E IL CANE DECISE DI INCONTRARE L’UOMO

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Può qualcuno che non ha un cane scrivere un articolo non solo sui cani, ma su una specifica razza? Probabilmente non dovrebbe. A meno che la maggioranza di quelli che potrebbero scrivere quell'articolo decida di non di "sfidare" i dogmi ufficiali, per non essere tacciata di eresia, ripercussioni valutative in gare ed esposizioni, accuse ed aggressioni più o meno anonime nei social networks. La razza in questione è quella del Piccolo Levriero Italiano. Razza che, amano raccontare alcuni, sarebbe ininterrottamente pura fin dai tempi dell'Antica Roma o forse prima. Poco importa l'improbabilità che un valvassore medievale o una balia del Risorgimento stessero attenti alla selezione di accoppiamento dei cani di corte. Ci sono dozzine di opere d'arte, di tutte le epoche, che ritraggono levrieri di ogni dimensione e colore. Ma anche qui, se sono grandi sono Greyhound, se sono piccoli sono puri PLI (Piccoli

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Levrieri Italiani), ma se sono piccoli e pezzati sono licenze d'artista perchè, è stato stabilito, i PLI devono essere monocolore con l'ammissione di pochissimo bianco al petto e alla punta delle zampe. Quindi per il noto (!) potere di retroattività della Natura, quadri e statue servono per dimostrare che il PLI c'è sempre stato, ma se pezzati sono allora invenzione pittorica dell'artista. Se negli USA o in Australia il PLI bicolore è concesso e apprezzato, nel Circolo Ufficiale Italiano viene visto con sospetto e orrore: la conseguenza più importante è scoraggiare il più possibile l'accoppiamento di linee italiane con quelle eretiche, richiedendo nell'eventuale apporto estero un rigoroso monocolore da più di una generazione, ed elidendo quindi preziosissimi ricambi genetici in una razza che, già nel passato, si è avvicinata pericolosamente all'estinzione. Alla fine del 19mo secolo, infatti, con l'obiettivo di averli sempre più piccoli e caratterizzati, i PLI venivano riprodotti in consanguineità con ripercussioni pagate ancora oggi; fragilità ossea ed epilessia i più noti, altre tare genetiche su cui per incompetenza non oso addentrarmi. Negli anni a cavallo tra fine '800 e inizio '900 si parla veramente di poche decine di esemplari nell'intera Europa. Una follia se pensiamo che nel 1786 Federico di Prussia ne aveva da solo almeno 35 e chiese di essere sepolto tra loro nella reggia di Sanssouci, in Germania. La storia ufficiale italiana della razza prevede poi un misterioso salto di 50 anni, e in qualunque sito nostrano possiamo trovare celebrazioni in pompa magna del biennio 1956/58, quando la marchesa Luisa Incontri fonda il CPLI (Circolo Piccolo Levriero Italiano), ovviamente presieduto da lei, dove vengono stabiliti gli standard della razza - immutabili tutt'oggi ma sulla base di un cane di gruppo F.C.I. 9 passato poi al 10 - e dopo aver preparato il terreno con un libro "Il piccolo levriero nell'arte e nella storia". Di questo libro, Pia Pfleger dell'allevamento tedesco Springinsfeld, nel 1963 scrisse: "E’ triste che la Marchesa nel suo libro abbia considerato il Conte Cavallini, questo grande pioniere della rinascita della razza, soltanto con un’unica frase senza mettere in evidenza il merito che ha avuto nella ricostruzione dell’allevamento PLI in Italia." ( http://www.lupavaro.com/sito_italia/articoli/windhunderbe2.php ) Emilio Cavallini (1857-1929) iniziò ad interessarsi di levrieri almeno dal 1890 circa; una sua rara fotografia lo ritrae giovane con un greyhound, ma è solo nel 1923 che abbiamo un documento certo della sua attività sui piccoli levrieri italiani. E' sempre la preziosa testimonianza scritta dell'allevatrice Pia Pfleger che ci fornisce un dettagliato elenco di acquisti in giro per l'Europa di soggetti personalmente scelti da Emilio, che ancor prima che allevatore si dimostra selezionatore della razza, con un preciso progetto in mente. Sono anni complicati in cui, va detto una volta per tutte, c'è ancora anche qualche confusione sulla neo-razza whippet. Anche qui entra in gioco il desiderio di storicità, e non è raro leggere estimatori whippet che vogliono leggere in quegli stessi quadri elencati dalla marchesa Incontri delle prove di antiche esistenze whippet. Tuttavia il Kennel Club cita la razza per la prima volta nel 1892, e nel 1897 Rawdon Briggs Lee in "A History And Description Of The Modern Dogs Of Great Britain And Ireland" attesta perentoriamente: "Originariamente il Whippet era un piccolo cane, un incrocio fra

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Italian Greyhound (PLI) e Terrier o altro, manifestante in genere l'aspetto più del levriero rispetto al terrier. Così, in molte parti del Nord (UK) il cane si chiama ancora Italian". Che fosse una razza nuova lo dimostrano anche alcuni pedigree dell'epoca che inseriscono lo stesso esemplare a volte nella categoria PLI altre in quella Whippet. Quel che è certo, è che l'apporto genetico dei Terrier dava respiro all'indebolito DNA di cani che erano stati ridotti a giocattolini da salotto, come quelli selezionati dalla cantante lirica Henrietta Maria Mackenzie (1836-1909). Quando Emilio acquista in Germania alcuni dei soggetti base del suo allevamento, molti di essi hanno già un genitore whippet, e consapevole del beneficio apportato decide di continuare almeno nel primo periodo la stessa pratica. Ben più di chiacchiere al vento, la prova è ancora visibile nel grande parco di villa Cavallini sul Lago Maggiore, Lesa (NO), dove negli ultimi anni della sua vita il conte fece creare un cimitero celebrativo dei suoi cani; piccole lapidi incise (oggi ne restano circa 50) che riportano nome, date, genitori, causa di morte e particolarità fisiche/caratteriali del cane. Una bizzarria da riccone forse, ma anche primigenia forma di pedigree che ha portato fino a noi ciò che il tempo ha negato a molte prove cartacee. Prove tuttavia che talvolta riemergono dal passato, e che "ricercatori eretici" stanno incrociando a quelle marmoree, con spettacolari risultati. Nel 2013 sono nati in Italia 288 PLI. Del loro primo passato molto è andato perduto; nel passaggio inventariale dal Kennel Club Italiano all'Enci, e con in mezzo le due grandi guerre, si sono smarrite testimonianze di anni di impegno, tentativi, successi e fallimenti. Quando nel 1956, ancora vicino a quel passato, venne stilato un sommario elenco di allevamenti italiani, ne fu laconicamente riportato solo l'affisso e il proprietario. Di alcuni non si conosce esattamente neanche il luogo operativo, altri sarebbero nel completo oblio se non fosse per brevi accenni in fonti non ufficiali (vedi il video http://youtu.be/k-Jm1XWmXuI) Torniamo al libro: allevamento di Peltrengo (1930), Salabò (1950), Rocca Petrella (1955), San Siro (1950), Selvazzano (1951). Lo sprezzo più grande fu riservato proprio all'allevamento Di Solcio, di Emilio ed Adelaide Cavallini, postdatando l'anno di attività (dal 1923 al 1950) e riportando non i loro nomi come titolari ma quello di Celestino Frigerio, ancora misterioso personaggio che rilevò l'affisso dei Cavallini deceduti e un piccolo gruppo dei loro cani, continuando fortunatamente per alcuni anni a perpetrare la genealogia di Emilio. Cosa non da poco direi, se tra gli ascendenti dei mitici Cupido Springinsfeld (1945) o Komtesse von Gastuna (1950) troviamo più e più volte sangue Solcio. E' fondamentale dire che gli organi preposti non si siano mai espressi ufficialmente contro l'allevamento di Emilio Cavallini: alcune persone etichettano fotomontaggi e chiacchiere al vento qualunque prova fornita, e

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c’è chi si limita a non parlarne affatto. Circa 8 mesi fa ad una mia richiesta di dialogo e collaborazione in questa ricerca è stato risposto semplicemente che non mi si poteva essere d'aiuto. Vorrei essere smentito, ma non ho riscontrato in rete concreti tentativi di ricerca storica in questi decenni; la razza sembrerebbe magicamente apparsa nel 1956 e sugli allevamenti che vanno dal 1920 al 1955 tanto le fonti stampate quanto quelle nel web sono infinitesimali, incomplete, assolutamente scollegate. Pare impossibile non si sia mai sentita l'esigenza di approfondite indagini negli archivi dei giornali, nella sparuta biblioteca dell'Enci, tra i filmati dell'Istituto Luce, nelle testimonianze dirette di allevatori molto anziani. Ma si parlava di ufficialità e non ufficialità. E non ufficiale è infatti il mastodontico lavoro che sta svolgendo la dottoressa Ester Casula, che ha diviso il suo ultimo anno tra questo progetto, iniziato già 10 anni fa, e la stesura della sua tesi di laurea in fisica, la frequentazione del Cern, il suo allevamento di PLI "Le polveri di Cantor" a Cagliari; una preziosa collaborazione internazionale sta raccogliendo in un sito a consultazione libera decine, centinaia di pedigree di PLI a partire dai primi del '900 ( http://www.pli-pedigrees.com/ ). Ester ha riversato nel database 22.000 dati, e il file è in continuo merging. Un lavoro che meriterebbe non solo ufficialità ma una pubblica dichiarazione di gratitudine e plauso alla dottoressa Casula, in quanto rappresentante italiana. Se non che, il meticoloso lavoro realizza il più grande incubo dei puristi: si sta verificando se ci sia almeno un PLI che non abbia un po' di sangue Solcio, e, peggio ancora, non abbia un po' di geni whippet. E' disarmante anche per un neofita, quale il sottoscritto, leggere lo stupore con cui alcuni proprietari rilevano in una stessa cucciolata quasi tutta "in standard" improvvisi fuori taglia, sconvolgenti chiazze bianche o focature. Sarebbe un atto di coraggio e realismo ammettere il famigerato segreto giustificare così ciò che avvenne in quegli anni per salvare la razza. Umane dinastie regnanti di tutte le epoche hanno ritrovato salute solo grazie alla legge del "pater autem incertus" perché come qualunque allevatore sa, il loop genetico può provocare solo danni. Le patologie dei PLI non saranno esclusivamente dei PLI, ma dato il numero di soggetti esistenti e il coefficiente di inbreeding la percentuale di fratture, episodi convulsivi, monorchidismo, appare un po' eccessiva. Emilio non fece nulla di sconvolgente e proibito all'epoca, ma aveva un disegno ben chiaro, e dopo le prime generazioni di incroci si dedicò alla ricerca di precise linee seguendo forse proprio quelle antiche tele, selezionando altezza e peso, e anche il colore introducendo il nero in alternativa al predominante "isabella" (nocciola chiaro in varie tonalità). Gli effetti non tardarono ad arrivare; dozzine di premi vinti e menzioni d'onore in esposizioni italiane ed estere, come quella di Pallanza il 5 novembre 1933, Berlino 1935, Torino il 9 giugno 1937, Parigi 1937, Gardone Riviera il 21 maggio 1939. Le sorti private della famiglia e dei suoi beni rendono difficile il lavoro di ricostruzione, ma sembra verosimile che tutte le presenze di PLI a mostre anche degli anni '20 siano riconducibili a Solcio o Peltrengo, e si continuerà a lavorare alla ricerca di prove certe. Al di là delle onorificenze attribuite, il più grande merito di Emilio Cavallini resta la diffusione dei suoi risultati: nell'allevamento di Solcio di Lesa vennero generati negli anni almeno 300 PLI, molti dei quali esportati all'estero nella continua collaborazione di rafforzamento genetico. Giocare nel sito a cui collabora Ester vi permetterà di trovare progenitori Cavallini in molti soggetti francesi, tedeschi, inglesi e, nonostante il silenzio tentato, questo sarà sempre il grande canto di Emilio lasciato alla storia.

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Una nuova ricerca suggerisce che i cani ritenuti 'pericolosi' e vietati dal governo possono essere stati ingiustamente stigmatizzati perché sono apprezzati da cattivi proprietari. I cani pericolosi che sono fuori legge in Gran Bretagna potrebbero essere non più pericoloso di altre razze - semplicemente attirano cattivi proprietari, così i ricercatori hanno suggerito. Attualmente con la legge sui Cani pericolosi del 1991, è illegale possedere certi tipi di cane, tra cui il Pit Bull Terrier, il giapponese Tosa, il Dogo Argentino e il Fila Brasileiro. Ma l'Università di Lincoln ha sostenuto che l'atto stigmatizza le razze che non sono intrinsecamente più aggressive rendendo i proprietari troppo fiduciosi di cani che non sono vietati. I criminali o le bande sono spesso attratti da animali proibiti come 'arma di status canino ' che ha 'creato una' profezia che si auto-avvera circa il loro comportamento attraverso l'ambiente piuttosto che gli effetti genetici, 'sostengono i ricercatori.L'affermazione del 'tipo di persona attratta verso determinate razze e incoraggiare certi comportamenti può essere un fattore predittivo molto migliore' di aggressione. Il Professor Daniel Mills ha detto: "Questo lavoro fornisce una buona prova scientifica per spiegare perché l'esercizio da parte dei governi della legislazione specifica sulle razze per ridurre il rischio di danni ai cittadini è destinato non solo al fallimento, ma da anche alla gente un falso senso di sicurezza, che può effettivamente peggiorare la situazione." Nel novembre scorso Lexi Branson di quattro anni è stato ucciso nel Leicestershire, dopo essere stato attaccato dalla bulldog di famiglia che non era una razza vietata. Jade LomasAnderson è stato inoltre sbranato a morte da un branco di cani vicino alla sua casa di Atherton, Greater Manchester.Anche in questo caso le razze non erano vietate, così la polizia non poteva portare accuse contro il proprietario Beverley Concannon. Concannon finalmente è stato multato di 165 sterline e data una pena detentiva sospesa dopo aver ammesso di aver causato inutili sofferenze ai suoi animali domestici. Il Kennel Club ha condotto una campagna per la revisione della legislazione sui cani pericolosi, sostenendo che la legge su razze specifiche esistente non riesce a proteggere il pubblico e dovrebbe essere modificata per porre maggiore responsabilità sui proprietari. Esso sostiene che induce a portare migliaia di cani in canile per molti anni o abbandonarli a causa della loro razza o tipo. I ricercatori dell'Università di Lincoln hanno trovato che questo aspetto del cane ha suscitato atteggiamenti negativi verso le razze con conseguente sovrageneralizzazione di come si comportavano. 43


Non solo le razze bull, ma anche quelle con più superficiali caratteristiche come l'essere ben muscoloso, o addirittura a pelo corto, sono state stigmatizzate più spesso come pericolosi dalle persone con meno esperienza o conoscenza dei cani. Coloro che sono attratti dai 'cani pericolosi' avevano meno probabilità di trattarli bene, portando loro ad essere più aggressivi. Più della metà (54%) degli intervistati che si sono identificati come "esperto e competente" di cani erano in disaccordo che alcune razze sono più aggressive di altre. Allo stesso modo, più della metà degli intervistati "esperti" dicono che non vi era alcuna ragione valida per una legislazione specifica di razza, mentre meno di 1 su 10 degli intervistati inesperti ha risposto allo stesso modo. Un portavoce Defra ha detto: "Siamo d'accordo che tutti i cani hanno il potenziale per essere pericolosi in mani sbagliate. Ecco perché stiamo temprando le leggi in modo che i proprietari di cani possono essere portati davanti alla giustizia ovunque avviene un attacco."Stiamo dando anche alle autorità locali e alla polizia nuovi poteri per adottare misure preventive prima che si verifichi un attacco."Lo studio è stato pubblicato nel Human Animal Interaction Bulletin of the American Psychological Association. Questa la fonte http://www.telegraph.co.uk/lifestyle/pets/10491808/Bad-dog-owners-toblame-for-aggressive-animals-not-their-breed.html

CINOFILI STANCHI

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Er vecchio e er cane buffo Trilussa -Che cane buffo! E dove l' hai trovato? Er vecchio me rispose: -é brutto assai, ma nun me lascia mai: s'é affezzionato. L' unica compagnia che m' é rimasta, fra tanti amichi, é ' sto lupetto nero: nun é de razza, é vero, ma m' é fedele e basta. Io nun faccio questioni de colore: l' azzioni bone e belle vengheno su dar core sotto qualunque pelle.

Su Bianca è caduta la neve Luciano Somma Bianca sa che il padrone non torna, ma lo aspetta ugualmente. L’ospedale è a due passi da lei come il cibo che non vuol mangiare perché la memoria sua è ferma clla mano callosa ma buona che la carezza la testa… e ora che resta? A che serve il Natale (perché sa, lo ha capito guardando un albero peno di luci ch’è festa) se il suo amico più caro non c’è? Eppure lo cerca caparbia nel viso di ogni passante! Ma l’odore di chi amava tanto è ormai troppo lontano. L’aria attorno si è fatta di gelo. Le si appannano gli occhi. Su Bianca è caduta la neve. 46


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CINOFILI STANCHI Un periodico cinofilo edito dai CINOFILI STANCHI I nostri collaboratori (educatori, addestratori, allevatori e cinofili professionisti) sono presenti a Ovada (AL), Sermide (MN), Castellazzo novarese (NO),Parma, Ravenna, Ancona, Velletri e San Marco in Lamis (FG). Piemonte: OVADA -AL- cell. 347-5760185 Castellazzo Nov.se -NO- cell. 339-7397499 Lombardia cell. 348-8029763 Emilia Romagna PARMA cell. 346-6964342

Cinofili Stanchi nasce dall’idea di quattro cinofili di professione (Marcello Messina, Roberto Mannu, Gianluca Gherghi e Giovanni Padrone) che hanno unito le proprie menti ed esperienze per creare un punto di riferimento per chi vive col proprio cane e necessita di corrette informazioni per migliorare il proprio regime di vita. ‘Cinofili stanchi’, perché stanchi della totale disinformazione che regna nella cinofilia nostrana, stanchi di chi fa marketing sulla ignoranza delle persone, stanchi delle leggende metropolitane che sembrano governare le menti di chi dovrebbe diffondere una corretta cultura cinofila e non lo fa. Chiunque desideri contribuire col proprio sapere sarà ben accetto dopo aver aderito al nostro codice etico che pone avanti a tutto il benessere psicofisico del cane.

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Cerca di essere una brava persona come il tuo cane pensa tu sia. Per questa e tante altre ragioni non maltrattare, né abbandonare il tuo migliore amico. Chi maltratta o abbandona un cane non è una brava persona. 48


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