A.N.I.U. Oggi

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Periodico d’informazione dell’Associazione Nazionale Imprenditori Uniti

DUE PAROLE CON Dr. Scandella Presidente JD

COME FARE Scegliere il mutuo

A.N.I.U. NEWS Novità 2011

Alla scoperta dell’usura bancaria


Direttore Responsabile: Matteo Pogliani Vicedirettore: Giulia Giuliani Hanno collaborato a questo numero: Matteo Pogliani, Giulia Giuliani, Pietro Pappalardo, Ivan Villa, Gianluca Flego, Renzo Scandella, Raffaella Vaccaro Grafica: Ufficio comunicazione A.N.I.U. Copyright Associazione Nazionale Imprenditori Uniti Le rubriche e le notizie sono a cura della redazione. Ăˆ vietata la riproduzione anche parziale, di testi, fotografie e disegni senza autorizzazioni scritte. Per richieste di spazi pubblicitari su A.N.I.U. OGGI telefonare allo 030.7243519 o inviare una mail a info@aniu.it Associazione Nazionale Imprenditori Uniti Via Rovato 29, 25030 Erbusco (BS) Tel. Numero Verde 800-200054 info@aniu.it - www.aniu.it


Ouverture A volte è solo questione di volontà: semplice, concreta, forte volontà. Volontà di essere, di imporsi, di cambiare le cose che non sono di nostro gradimento. L’Associazione Nazionale Imprenditori Uniti non è altro che questo, un atto di volontà appunto, un atto intriso di energia e desiderio verso una società finalmente più equa, a dimensione d’uomo. In questi ultimi anni è stata questa la nostra missione, cercare di ridare significato ad una parola che nella nostra società troppo spesso fatica ad avere senso, una parola, equità, dimenticata in favore di tanti interessi personali. Una missione quella dell’A.N.I.U. portata avanti con serietà e impegno, perché solo così è possibile tramutare i propri obiettivi in realtà, riuscire a divenire VERO sostegno per coloro che si trovano in difficoltà e necessitano di aiuto, di un concreto aiuto. Si spiegano così le tante iniziative promosse, le collaborazioni, i diversi servizi proposti a privati ed aziende, modi diversi per perseguire i medesimi fini: equità e sostegno sociale. Parole in molti casi sbandierate ed utilizzate solo come richiamo, ma che per noi invece sono e saranno sempre insostituibile meta da raggiungere, pilastro portante di questa nostra idea chiamata A.N.I.U. Un’idea di non sempre facile attuazione questa, in lotta troppo spesso con realtà difficili e prevaricanti, un’idea ardua, che certi giorni ti fa quasi gridare “BASTA” , ma che alla fine riesce sempre a ritrovare quel puro spirito che dalla nascita la anima, lo spirito di chi, come detto, vuole finalmente CAMBIARE LE COSE. No, questa nostra volontà non è affatto campata in aria… ma è semplicemente la forza di chi per strada ha trovato saldo sostegno, tante altre persone desiderose di collaborare perché sia possibile fare qualcosa. Persone comuni, come me, ma che nel loro desiderio di una società più responsabile hanno palesato la propria diversità, o meglio il loro essere speciali. Questa è la direzione giusta, ce lo dicono i risultati, ce lo esclama il crescente numero di associati. Quindi non smettiamo mai di dar credito alla nostra volontà, perché solo nel perorare i nostri ideali riusciremo sempre a trovare la nostra vera dimensione, le ragioni del nostro essere.

Ester Lecchi

Editoriale

Presidente A.N.I.U.


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2 parole con‌ Intervista al Presidente di JD Group S.r.l.

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Pag. 15 Come fare Scegliere il mutuo migliore

S.o.s. crisi Risparmi ed investimenti: Cosa (non) fare nei momenti di crisi

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Somm


Primo piano L’usura bancaria, un’usura in “giacca e cravatta”

Pag. 11 Attualità Bollette record Rischio swap Kapoor a Milano

Pag. 17 Fisco no problem Le novità dello spesometro

Pag. 23 A.N.I.U. consiglia Libri, Musica, Film, Homevideo

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Due parole

Il Cav. Dr. Daniele Scandella, presidente della JD Group S.r.l.

La dura sfida una sfida vincibile Parlare con il Dr. Scandella non lascia mai indifferenti. Mai. Mille aneddoti dietro ai quali fanno capolino le tante esperienze vissute, le mille idee, gli innumerevoli sogni. Per tanti versi il Dr. Scandella è così, un visionario che ha sempre creduto ed investito energie nelle sue intuizioni, capace di andar oltre gli eventuali momentanei ostacoli. Eccoci qua adesso, a farci raccontare qualcosa di più su uno dei suoi tanti sogni realizzati, quel sogno chiamato JD.

Innanzitutto, da cosa nasce JD Group? Nasce da anni di dura preparazione, da anni di esperienza spesa sul campo al fine di migliorarsi costantemente. Nasce dall’alta professionalità di diversi ed eterogenei professionisti, uniti in questa esperienza, per dare supporto totale, a 360°, alla clientela. Quale volontà sta dietro la nascita di JD Group? Beh, posso dirle che la nostra Mission spiega egregiamente il concetto: “Appartenenza e Professionalità al Tuo fianco”. Una semplice frase certo, ma che riassume a pieno la nostra volontà, la volontà di essere saldo appoggio per il cliente, risorsa utile alla risoluzione delle sue problematiche in campo finanziario, qualunque esse siano. Soltanto così infatti, solo mettendo il cliente e le sue esigenze come priorità è possibile essere vero e tangibile sostegno.

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Cosa vuole rappresentare JD Group nel panorama delle aziende di servizi finanziari? JD Group rappresenta una novità nella realtà italiana, un vero e proprio unicum, nato con il concreto scopo di ovviare alla mancanza di realtà preparate nel supporto alla gestione delle tematiche finanziarie e organizzative. Un’idea nuova nel campo delle aziende di servizi. Anomalie bancarie, Anatocismo… parole ai più sconosciute ma quanto mai presenti nella vita di tanti… può darci qualche spiegazione su questo fenomeno? L’anatocismo, ovvero il calcolo degli interessi sugli interessi maturati nei trimestri precedenti, è un fenomeno conosciuto e diffuso da tempo, ancor oggi applicato, seppur dichiarato non legale dal 2004 con sentenza di Cassazione con valore retroattivo, da diversi istituti di credito.


con…

con le banche parola di JD È una pratica alquanto subdola, che sfrutta l’impreparazione della gente e la poca trasparenza informativa nelle questioni bancarie, per sottrarre, ingiustamente, denaro ai singoli correntisti. Nella prassi bancaria questi interessi vengono definiti composti. È una tematica alquanto complessa, ma con un adeguato controllo è possibile riscontrare l’applicazione dell’anatocismo ed attuare, grazie a JD Group, le giuste soluzioni per risolvere il problema. Qual è la reale portata del fenomeno anatocismo? La portata di questo fenomeno è nazionale e, purtroppo, quanto mai ampia. Sono infatti pochi, molto pochi, gli istituti bancari che non applicano l’anatocismo, pochi i conti correnti risparmiati. Dalla nostra esperienza diretta possiamo affermare che il recupero medio per micro/piccole aziende è di € 50.000, un dato rilevante, capace di spiegare chiaramente l’enorme portata del fenomeno. Non c’è alcuna distinzione, piccole o grandi che siano, tutte le aziende sono fortemente esposte.

Il Cav. Dr. Daniele Scandella, con i soci della JD Group S.r.l.

Confrontarsi con le banche, per molti una missione quasi da Don Chisciotte…. Molti lo pensano… non posso negare che confrontarsi con realtà così “forti” spesso sia alquanto complesso, ma è altrettanto vero che JD Group si è appositamente preparata per questo compito ed è proprio questa preparazione che rende fattibile questo difficile obiettivo. Bisogna ricordare inoltre che il nostro lavoro non prevede “scontri” con gli Istituti di credito, ma bensì una fattiva collaborazione per risolvere un problema esistente. Lo scontro non è mai la via migliore, mai. Lo dimostrano le tante lettere di ringraziamento presenti sul nostro sito (www.jdgroup.it), che provano come un corretto confronto possa addirittura portare a rapporti più sani e vantaggiosi con la propria banca. La ragione poi non va dimenticato che è dalla nostra, o meglio, sta nei numeri delle perizie econometriche, capaci di dimostrare ampiamente le motivazioni dei nostri clienti. Con le giuste ragioni e i corretti strumenti infatti anche il rapportarsi con colossi come le banche risulta quanto mai possibile.


Ma torniamo a JD Group. Cosa è realmente in grado di fare? Quali sono i servizi offerti da JD Group? JD Group, grazie ad uno staff altamente preparato di analisti, periti e avvocati, e soprattutto al patrocinio dell’Associazione Nazionale Imprenditori Uniti, è in grado di verificare, in modo non oneroso, la presenza di anatocismo ed eventuali irregolarità bancarie, ed in caso appoggiare il cliente nel recupero delle cifre ingiustamente sottratte. Tramite i nostri periti possiamo redigere delle perizie dettagliate, con valore legale, dette Perizie Econometriche, strumento indispensabile per rapportarsi con l’istituto di credito in questione e trovare una strada conciliatoria. Tengo a sottolineare questo perché siamo consci dell’imprescindibilità per le aziende delle banche e dei loro servizi, ed è quindi fondamentale, seppur nella pretesa di rispetto dei propri diritti, mantenere buoni rapporti con le stesse. Noi non creiamo scontri… noi li risolviamo Perizia econometrica? Sì, con questo termine tecnico si indica una perizia dettagliata, con appunto valore legale, in cui, analizzando tutti gli estratti conti scalari del conto corrente periziato, vengono totalmente ricalcolati gli interessi, le spese e le eventuali irregolarità applicate negli anni. Questa perizia è un vero e proprio strumento, che non solo dà possibilità di controllo ma anche e soprattutto di azione, dando voce ai diritti del cliente e aiutandolo nel recupero delle somme erroneamente trattenute dalle banche. Qual è l’iter JD Group nel controllo di un conto corrente? Innanzitutto c’è un iniziale contatto tra il cliente ed un nostro consulente, in modo da fornire le corrette informazioni sull’anatocismo, su JD Group e sul nostro metodo operativo. Il passaggio seguente è la verifica NON ONEROSA, grazie al patrocinio A.N.I.U., del conto corrente, così da appurare l’effettiva utilità di una successiva Perizia Econometrica. JD Group infatti non trova sensato spingere un cliente alla realizzazione di una perizia senza che sia riscontrabile una effettiva convenienza per lo stesso.

JD Group nasce come evoluzione della società denominata JD Agency s.n.c., la quale viene istituita nel 2007 dall'intuizione dei soci fondatori Giovanni Flego e Daniele Scandella, che intravedono nel mercato attuale la mancanza di una realtà seria e preparata nel supporto alla gestione delletematiche finanziarie e organizzative. In conseguenza dell'evoluzione del mercato e dello sviluppo aziendale, nel 2010 viene istituita la JD Corporation, società di controllo della JD Group S.r.l. - nata sulla scorta di un imponente bagaglio culturale basato sull'esperienza dei fondatori - e che si avvale del patrocinio dell' A.N.I.U. (Associazione Nazionale Imprenditori Uniti) e di Assisi Pax International. JD propone sul mercato servizi altamente professionali in tematiche di alto impatto finanziario: - Controllo conti correnti - Controllo mutui/leasing/finanziamenti - Controllo cartelle esattoriali - Controllo procedure esecutive - Controllo carte revolving - Controllo swaps/derivati JD Group S.r.l. Via Rovato 29, 25030 Erbusco (BS) Tel. 030.7241804 www.jdgroup.it – info@jdgroup.it


In caso siano presenti le giuste motivazione, e con il consenso del cliente, JD Group raccoglie tutta la documentazione del conto corrente preanalizzato, e redige, tramite un suo perito, la sopraccitata perizia econometrica, primo ma essenziale passo per il recupero del proprio denaro. Con in possesso tale perizia poi, JD Group instaura una conciliazione con l’Istituto di credito in questione, chiudendo stragiudizialmente la causa, un modo molto più rapido e semplice per far divenire realtà gli obiettivi del cliente. In questa fase economica è difficile sentire parlare di servizi gratuiti. Certamente l’Italia, ma infondo il mondo occidentale, si sta trovando a vivere un periodo difficile, complesso, una vera e propria crisi a cui è difficile restare indenni. Molte sono infatti le realtà fortemente esposte e colpite, tante le aziende sull’orlo del baratro. È questo, proprio questo, che ci ha spinti a collaborare con l’A.N.I.U., è questo ci ha spronati alla realizzazione della preanalisi non onerosa, per valutare una proiezione di convenienza, un modo utile e concreto per dare supporto a chi ne ha davvero bisogno, per dare soluzioni ai problemi e non ulteriori complicanze. Fatti, non vuote parole. Riallacciandomi poi alla crisi, è davvero importante soffermare l’attenzione sull’anatocismo e le irregolarità bancarie, perché proprio il recupero delle somme legate a questi fenomeni può divenire risorsa vitale per ridare linfa ed ossigeno a quelle aziende ora in grave difficoltà. Non prestiti o aiuti, ma soldi propri, ritrovati dopo anni e subito riutilizzabili. Quale soluzione migliore? Ma non solo anatocismo e conti correnti. Anche mutui e leasing sono situazione da verificare opportunamente. Verissimo. Anche questi strumenti finanziari tanto diffusi, sono fortemente esposti ad irregolarità ed errate applicazioni di interessi. Con una sentenza dell’Ottobre 2009 è stata infatti dichiarata illegittima la presenza di interessi composti (quindi di pratiche anatocistiche) nei Mutui con ammortamento alla francese, un tipo di ammortamento ampiamente utilizzato.

Come per il conto corrente bancario, oggi è possibile, grazie a JD Group, analizzare il contratto e in caso recuperare l’eventuali somme sottratte. Non solo i mutui, anche nei leasing sono riscontrabili diverse irregolarità, irregolarità anche in questo caso impugnabili. JD Group è stata la prima in Italia ad offrire questo servizio, la prima a capire l’importanza del controllo di strumenti così diffusi ed utilizzati. Un modo per tutelare il cittadino, per rendere la sua vita sempre più equa. Cosa si intende per ammortamento alla francese? È il tipo di ammortamento più usato nei contratti di mutuo, in cui ciascuna rata è composta dalla somma di una quota capitale e di una quota interessi sul capitale residuo, così che la quota capitale sia progressivamente crescente con il pagamento delle rate. Tengo a sottolineare che non tutti i mutui “alla francese” presentano irregolarità, ma è altrettanto vero che questo tipo di contratto facilmente si espone alla presenza di anomalie ed è per questo consigliabile fare un’accurata verifica. E cosa ci dice delle Carte Revolving? Sono una vera e propria piaga per tante famiglie, analizzandole attentamente dall’emissione ad oggi troviamo diffusamente casi dove il tasso soglia d’usura è superato. JD Group è in grado di presidiare il fenomeno e di attivare una procedura a difesa del consumatore per chiudere tali posizioni senza il rischio di segnalazioni. In conclusione, una domanda solo all’apparenza semplice… quali sono gli obiettivi di JD Group? Altrettanto semplicemente, solo all’apparenza, Le dico: riportare liquidità a imprese e famiglie, e finalmente un po’ di equità nella nostra società. MP.

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Primo

Usura bancaria, in “giacca e Fenomeno sconosciuto ai più, l’usura bancaria negli ultimi anni ha visto un ingente diffusione. La Commissione di Massimo Scoperto, come noto, è un onere che il Correntista subisce in connessione con l’uso del credito e rappresenta un costo collegato all’erogazione del credito stesso, poiché ricorre nei casi in cui il cliente utilizza concretamente lo scoperto di conto corrente o l’affidamento concesso dalla Banca. La commissione funge infatti, per la Banca, da corrispettivo per l’onere di procurarsi la necessaria provvista di liquidità e tenerla a disposizione del cliente. In relazione alla tematica dell’usura, la commissione di massimo scoperto ha rappresentato in questi ultimi anni una problematica molto discussa e oggetto di numerosi interventi, sia normativi che giurisprudenziali. Come noto, infatti, l’art. 2 della Legge n. 108/1996 ha disposto che “Il Ministro del tesoro, sentiti la Banca d'Italia e l'Ufficio italiano dei cambi, rileva trimestralmente il tasso effettivo globale medio, comprensivo di commissioni, di remunerazioni a qualsiasi titolo e spese, escluse quelle per imposte e tasse, riferito ad anno, degli interessi praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari iscritti negli elenchi tenuti dall'Ufficio italiano dei cambi e dalla Banca d'Italia ai sensi degli articoli 106 e 107 del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, nel corso del trimestre precedente per operazioni della stessa natura”. In pratica, il legislatore ha individuato nel Ministro del Tesoro, sentita la Banca d’Italia,

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l’organo preposto a rilevare il tasso effettivo globale medio (TEG) degli interessi praticati dalle Banche, al fine di individuare le soglie rilevanti ai fini dell’accertamento dell’usura. Questa rilevazione è oggetto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il limite previsto dal terzo comma dell'articolo 644 del codice penale, oltre il quale gli interessi sono sempre usurari, è stabilito nel tasso medio risultante dall'ultima rilevazione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, aumentato della metà (fino a Maggio 2011 – n.d.r.). Come si vede nel tenore letterale del suddetto articolo 2 della Legge 108/1996, risulta evidente che il TEG deve includere tutte le commissioni e le remunerazioni a qualsiasi titolo, e quindi, a ragion di logica, anche la commissione di massimo scoperto, che altro non è, come detto, che una parte della remunerazione della Banca per l’attività di concessione di credito, unitamente agli interessi.


piano

un’usura cravatta” Usura e commissione di massimo scoperto, un male quanto mai moderno

Le Banche, tuttavia, in questi anni non si sono adeguate alla lettera alla suddetta previsione normativa, ma viceversa hanno continuato ad applicare (dal 1996 in poi) la normativa predisposta in argomento dalla Banca d’Italia (e più precisamente le istruzioni per la rilevazione del TEG). Queste istruzioni, dettate dalle esigenze di natura statistica e di rilevazioni dei dati, non hanno mai incluso nel calcolo del TEG, fino al 2009, la commissione di massimo scoperto. Il risultato è stato che, almeno fino al 2009, la commissione di massimo scoperto non è mai stata tenuta in considerazione dalle Banche per la verifica dell’eventuale superamento dei tassi soglia antiusura pubblicati dal Ministero del Tesoro. La situazione è in parte cambiata nel 2009, quando le nuove istruzioni della Banca d’Italia hanno in qualche misura compreso nel calcolo la c.m.s., ma ancora non vi è stato rispetto pieno, nei parametri di calcolo del TEG, dei dettami della legge n.108/1996.

Le conseguenze di questo comportamento da parte delle Banche sono ormai note e sotto gli occhi di tutti: spesso ci si è trovati, ad esempio, di fronte a rapporti di conto corrente che “formalmente” rispettavano le soglie antiusura (secondo le istruzioni della Banca d’Italia), ma che spesso non rispettavano affatto le stesse soglie, se diversamente applicati i dettami della Legge n. 108/1996. Questo perché, come detto, la commissione di massimo scoperto veniva esclusa dal calcolo del TEG e quindi non rientrava nei parametri di calcolo rilevanti per la verifica del superamento delle soglie antiusura. Senza voler entrare troppo nel merito di una questione che ha investito in questi anni Tribunali, Governo, fino alla Corte di Cassazione, in questa sede ci vogliamo soffermare principalmente sui problemi che ancora oggi questa lunga diatriba ha comportato e comporta per i correntisti. Infatti, spesso gli ignari correntisti hanno pagato, e continuano a pagare, fior di quattrini alle Banche a titolo di commissioni di massimo scoperto anche quando, attraverso un’applicazione corretta della Legge n.108/1996, in quegli stessi periodi risulta il superamento sistematico delle soglie antiusura.


Oltre al danno, la beffa: oltre a già significativi importi addebitati a titolo di interessi, i correntisti si vedono addebitare somme a titolo di commissione di massimo scoperto (magari neanche regolarmente pattuite) a seguito delle quali risulta il superamento dei tassi soglia antiusura, per cui non sarebbero dovuti, secondo la legge, nemmeno gli interessi!!! Questa è senza dubbio una situazione che deve assolutamente essere portata a conoscenza del mondo delle imprese e dei risparmiatori, poiché non è accettabile che, in nome di una normativa emanata non dal Legislatore ma dalla Banca d’Italia, le Banche continuino ad addebitare somme che non sarebbero nemmeno dovute, secondo un’applicazione corretta della Legge n. 108/1996. Speriamo che i Governi a venire cerchino di porre fine a questa, chiamiamola “spiacevole”, circostanza, che tanti sacrifici ha comportato per i Correntisti in questi anni. Ricordiamo in ogni caso che è certamente necessario, qualora sussistano dubbi sul fatto che la propria Banca sta addebitando correttamente importi a titolo di interessi e commissioni di massimo scoperto, spese e quant’altro, rivolgersi immediatamente a professionisti seri e qualificati che possano valutare caso per caso la situazione e consigliare adeguatamente il correntista su quale sia la migliore strada da intraprendere per cercare di porre un argine alla situazione di difficoltà in cui possono trovarsi i correntisti, soprattutto le imprese.

Pietro Pappalardo, Dottore Analista specializzato in rendicontazione e nella redazione di perizie econometriche. Laureato presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi negli anni si è distinto come uno dei maggiori esperti del settore, lavorando con realtà di grande rilevanza quale, ad esempio, il Tribunale di Milano. La sua collaborazione con L’Associazione Nazionale Imprenditori Uniti inizia nel 2010 e si è da subito sviluppata nella duplice veste di consulente specialistico e di relatore nei diversi momenti informativi organizzati dall’A.N.I.U.. L’apporto del Dott. Pappalardo si concretizza anche in A.N.I.U. OGGI , dove collaborerà come esperto tecnico, realizzando interventi ad hoc per esplicare al meglio le complesse situazioni legate al mondo della finanza e della realtà bancaria italiana.

Analista, Dott. Pietro Pappalardo

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Come

Scegliere il mutuo migli Fisso, variabile, spread… Cosa valutare (e soprattutto come) per ottenere il mutuo dei nostri sogni

La scelta del mutuo, ecco uno degli “incubi” che maggiormente colpiscono le famiglie italiane, un evento capace di tramutare il “sogno casa” in una dolente preoccupazione. Non è infatti facile districarsi tra le mille offerte proposte dal mercato, tra il famoso “fisso” o “variabile”, tra i tanti cavilli che purtroppo accompagnano questo prezioso ma complesso, strumento finanziario. Cosa fare quindi? La strada è stata tracciata dalla Bce nei mesi scorsi, sancendo la fine del periodo dei tassi fermi all'1% con tutto quello che ne può derivare. Il mercato d’altro canto l'aveva già previsto e diversi operatori hanno stimano almeno due rialzi da 0,25% durante il 2011. Era ovvio quindi aspettarsi notevoli mutamenti, mutamenti che non ci hanno messo poi tanto a farsi concretamente sentire. Il tasso euribor a tre mesi, quello connesso alla gran parte dei mutui variabili, aveva iniziato una risalita già la scorsa estate, andando ad attestarsi negli ultimi mesi attorno all'1,2%. Elemento non così rilevante ad una prima occhiata ma certamente da considerare date le possibili oscillazioni improvvise (il terrore di ogni mutuatario) dell’Euribor. Appena tre anni fa ma sembra passata un eternità, quando il tasso Euribor a tre mesi raggiunse nell'autunno del 2008 la percentuale record del 5,3%, passando addirittura il livello dell'Irs, il tasso cui sono legati i mutui fissi.

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Accadrà come allora? Ecco la domanda che spaventa più di un italiano e che per molti esperti potrebbe spingere ad una vera e propria diaspora da un tasso all’altro. L’ultimo trimestre del 2010, ha visto una prevalenza verso il tasso variabile, prevalenza confermata dal fatto che il 70% dei nuovi mutui rientravano in questa tipologia. Nell'autunno del 2008 invece con l'impennata dell'Euribor il clima era radicalmente contrario, con due terzi dei prestiti per l'acquisto delle abitazioni rivolti alla rata fissa. La preoccupazione di non farsi trovare esposti a repentini aumenti di rata rischia di indurre a convergere verso il fisso. Palese che la tentazione sia notevole e che ci siano delle basi concrete e riscontrabili in tutto ciò. Non bisogna dimenticare che stipulare mutui con tassi finali al 5% per 20-30 anni è sempre e comunque una vantaggiosa opportunità, soprattutto alla luce della risalita del costo del denaro che ha impatti anche sull'Irs.


fare

ore

Il tasso Irs a trent'anni è cresciuto dal record dei minimi al 3% dell'autunno del 2010, al 4% attuale Conviene prontamente “bloccare” la rata fissa prima di un eventuale balzo in avanti? Forse. Gli specialisti invitano però a valutare con prudenza gli effetti collaterali di questa possibile scelta, che nel caso di un passaggio da variabile a fisso comporta un onere. Probabilmente per pochi mesi, o se il rincaro del costo del denaro dovesse accadere con grande progressione per un anno o forse più, ma quell'onere aggiuntivo c'è e deve essere pagato. Ad oggi la difformità di spread tra un variabile e un fisso si aggira, mediamente, nell'ordine del 2,5%, ovviamente a favore del variabile dati i minori interessi da pagare. Sembra forse poca cosa quel 2,5% ma va sempre considerato alla luce di un mutuo. Facciamo un esempio su un mutuo a 20 anni di 150mila euro: il fisso oggi paga 990 euro di rata mensile, il variabile si ferma a 795. Il 20% in meno, pari a ben 200 euro.

È altresì ovvio, che se l'Euribor si reimpennasse fortemente, come nel 2008, verrebbe meno in un attimo. Nonostante queste previsioni pessimistiche il margine resta: la crescita fino a un 2% in più dell'euribor, tale da portarlo al 3%, manterrebbe infatti il variabile ancora conveniente. Meglio probabilmente, piuttosto che cambiare mutuo correndo sul fisso, avere la pazienza di attendere ancora un po'. La Bce tende a muoversi al rialzo, ma tutto il contesto esterno fa immaginare che i tassi non dovrebbe mettersi a salire in modo incontrollabile. La crisi portata dal problema dei debiti sovrani nei paesi periferici dell'euro è ancora una forte incognita, incognita da gestire con grande attenzione. Un rialzo troppo ingente dei tassi esporrebbe i governi della zona euro a un fardello sempre più insopportabile. Ma a voler veder bene anche la crescita è un vero e proprio punto di domanda. Rilevante nei mercati emergenti, meno in nei canonici Usa ed Europa con tassi di disoccupazione alle stelle. È sperabile una netta risalita dei tassi o ci sono troppe controindicazioni? Difficile da dirsi. Molto probabilmente i mesi futuri chiariranno meglio il quadro economico mondiale, rendendo più semplice la scelta. Resta però una via alternativa, riassumibile nell’eventualità di assicurarsi tramite i variabili con il tetto una protezione al rialzo. Un arma che però pare già poco efficace in partenza dato che quel tetto ha un costo ed è posto ben sopra il 5%, quel 5% ancora assai lontano da toccare.


Swap, un problema (anche) italiano Partiamo da una certezza acquisita: è un dato quasi certo che i disastri dei derivati ingegnerizzati nel mondo anglosassone (U.s.a. in testa) non abbiano “contagiato” i bilanci delle banche italiane, come invece è successo ad una moltitudine di istituti di credito stranieri. È però altrettanto (quasi) certo, che le banche italiane non siano state indifferenti alle ingenti possibilità di profitti consentiti da altri derivati Over the counter (Otc, scambiati cioè fuori da mercati regolamentati). A fine 2011, infatti, le perdite possibili sui derivati Otc dell’ "ecosistema Italia" nei confronti degli istituti di credito (italiani e quelli esteri con filiali nel nostro paese) sono di ben 52,2 miliardi di euro. È questa infatti la somma complessiva che i firmatari di questi contratti dovrebbero versare ai grossi istituti di credito operanti nel nostro paese nel momento in cui decidessero (o fossero costretti a farlo) di chiudere anticipatamente tali contratti. Ad oggi, parlare di derivati "contaminati" in Italia pare decisamente improprio, anche se è difficile non porre attenzione su queste tipologie d’investimento, soprattutto dopo i fatti emersi dalle banche straniere che hanno portato alla crisi finanziaria del 2008. Ma nonostante questo non è comunque esagerato parlare di vita "intossicata" per le migliaia di imprese (ma anche enti locali e società finanziarie) che si stanno confrontando quotidianamente con le rate da pagare, con la crisi economica nonché con la minaccia incombente dell'attuale valore di mercato negativo dello swap, valore che con altissima probabilità resterà così anche alla scadenza tra qualche anno. C’è quindi da preoccuparsi? Vediamo un po’. Come anticipato, le perdite potenziali, sottolineiamo appunto potenziali, sui derivati ammontano complessivamente a 52,2 miliardi. Una variazione rispetto al trimestre precedente del 31% (da 75,8 miliardi)

Attua

Un dato questo altamente influenzato per la maggior parte alla effettiva concretizzazione delle perdite derivante alla chiusura dei contratti e dalla variazione dei tassi d'interesse. I dati riscontrabili da Bankitalia continuano a creare un fervido stupore riguardo al "fenomeno" derivati: il calo del 31% del periodo ottobre-dicembre 2010 è rilevante ma è anche il primo così ingente dal 2005. Non bastasse anche la crescita del 26% nel trimestre aprile-giugno è stata singolare. Sorpresi o no resta il fatto che la variazione di 23,6 miliardi in così poco tempo resta davvero una cifra colossale. Dai dati di Bankitalia nasce un'altra considerazione, legato alla possibilità di rischio di controparte (improbabile ma non impossibile) per le banche di ben 52,2 miliardi e che nel corso di sei anni, le perdite sono man mano aumentate (erano 34,7 miliardi al 31 marzo 2005), svincolandosi persino dall'andamento dei tassi di d'interesse. Un fatto incomprensibile questo, in grado di essere spiegato dalla presenza di costi occulti, gli stessi costi guarda caso contestati dalla Procura di Milano nel processo contro JP Morgan, Deutsche Bank, Ubs e Depfa sui derivati venduti nel 2005. Sarà la sentenza a stabilire ragioni e torti, non cancellando però le tante doverose preoccupazioni.

Unicredit condannata a risarcire 5,7 milioni MILANO - Qualcosa finalmente si muove. La VI Sezione civile di Milano ha condannato, in una sentenza dall’alto impatto giuridico, Unicredit a risarcire ad una ditta cliente 5,7 milioni di euro, derivanti da contratti swap.

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La sezione ha stabilito un principio fondamentale sulla questione ”operatore qualificato“ sancendo che spetta sì al cliente il compito di dimostrare di non essere “qualificato”ma è obbligo della banca agire in “buona fede”

tutelando sempre e comunque il cliente. Il tribunale ha poi indicato alcune norme comportamentali cui gli istituti devono sottostare per una corretta erogazione dei servizi.


lità La moneta elettronica contro l’evasione Moneta elettronica e incentivi all'abbandono dell'uso del contante, potenziamento del contrasto di interessi, soprattutto mirato nelle aree a più alto indice di evasione, ma soprattutto un netto rifiuto verso eventuali condoni ed una concreta riduzione del numero di partite Iva. Queste in sintesi alcune delle principali indicazioni per contrastare l'evasione, promosse nella riforma fiscale coordinata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, con la non celata finalità di aver maggior controllo sull’economia sommersa. È da queste prime proposte che arriveranno le future (ma quanto mai prossime) soluzioni atte al contrasto dell'evasione fiscale. Dagli esperti incaricati sono giunte numerosi suggerimenti per il rafforzamento del contrasto di interessi, al fine di rendere 'appetibile' per i cittadini il rispetto delle regole fiscali concedendogli un vantaggio economico. Complesso però, secondo il Ministero, un utilizzo diffuso di questi strumenti. Determinante per aumentare l’attitudine dei contribuenti, potrà rivelarsi, infatti, un uso più diffuso della moneta elettronica.

L’abbandono del contante potrebbe essere promosso da incentivi, cui dovrebbero contribuire anche le banche. Fondamentale inoltre per non condurre una lotta all'evasione 'invasiva', il perfezionamento dei mezzi di compliance. L’interscambio informativo tra fisco e amministrazioni dovrà essere maggiormente sviluppato, in particolare sui risultati delle ispezioni e delle verifiche eseguite.

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Attua

Il 2011 delle bollette record Il 2011 sarà certamente ricordato come l’anno dei record per la bolletta energetica italiana, quella cioè che il Paese deve sostenere per far fronte al fabbisogno interno di luce e gas. La previsione, a cura dell'Unione petrolifera, indica una fattura complessiva che supererà i 63 miliardi di euro (contro i 53,9 miliardi del 2010), con una bolletta petrolifera che crescerà da 28,5 miliardi a circa 36 miliardi di euro, toccando anche in questo caso numeri record. Il tetto massimo precedente, risalente al periodo pre-crisi economica (2008), aveva visto la bolletta energetica complessiva toccare quota 60 miliardi (59.937 milioni) e quella petrolifera 32,4 miliardi di euro. L'Unione pretrolifera sottolinea che determinante è, come sempre, l'alto prezzo del greggio, data la crisi dei consumi ancora forte. Lo stallo economico ha colpito pesantemente il sistema industriale italiano, ha sottolineato il presidente dell'Up Pasquale De Vita, e particolarmente quello petrolifero, l'unico a registrare una nuova contrazione nei consumi. Il petrolio resta infatti l'unica fonte a non aver recuperato nulla di quanto perso nel 2009 a causa della crisi, al contrario invece di energia elettrica e gas. Il suo peso sul totale è così sceso intorno al 39% rispetto al 41% del 2009, pur restando la principale fonte di energia italiana. «Complessivamente - ha detto De Vita - negli ultimi sei anni i consumi petroliferi sono diminuiti più di quanto avessero fatto in occasione del secondo shock petrolifero (19,2 milioni di tonnellate in meno)».

I risultati referendari poi aprono nuovi e rilevanti scenari. De Vita è certo che dopo lo stop al nucleare, l’egemonia energetica resterà nelle fonti fossili tradizionali, gas e petrolio e che le rinnovabili da sole non basteranno a soddisfare il crescente fabbisogno di energia. Le rinnovabili stando alle stime dei principali centri di ricerca arriveranno a coprire al 2035 il 25% del fabbisogno, dati che secondo l'Up, necessitano investimenti nella ricerca per rendere le fonti fossili ambientalmente sostenibili. Questo soprattutto per la cattura e stoccaggio della CO2 (CCS) che rappresenta la tecnologia chiave per rendere più sostenibile l'impiego delle fonti fossili. Si stanno portando avanti nel mondo diversi progetti sperimentali, anche in Italia, con investimenti pubblici stimati in oltre 35 miliardi di dollari.

Al Politecnico di Milano un centro per le nanotecnologie MILANO - Sviluppare applicazioni innovative negli ambiti dell'energia e dei materiali intelligenti. Questa è la missione del Center for Nano Science and Technology of IIT@PoliM, inaugurato giovedì a Milano. Il laboratorio dell'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) vedrà la collaborazione dei ricercatori del Politecnico di Milano e dell'IIT.

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Tra i partner industriali figurano, oltre a Omet, Pirelli, Saes Getters, Konarka, Industria e Innovazione e Tertium Technology. E la capacità d innovare, "di trasferire i risultati della ricerca di base al settore industriale sarà l'obiettivo principale del polo di ricerca milanese", ha sottolineato Gabriele Galateri, chairman del Consiglio dell'IIT.


lità Paura dei ladri? Un campanello intelligente ci salverà Sembra un campanello come tutti gli altri ma non lo è…. Sembra infatti, almeno dal di fuori, un banalissimo campanello, uno di quelli adottati da tante famiglie per la loro abitazione, fatta eccezione per l’interno dove nasconde un chip 3G che se attivato collega il pulsante accanto alla porta al cellulare del padrone di casa.

Dove sta l’utilità? Beh sta nella possibilità di rispondere, facendo finta di essere dall'altro lato della porta anche se in realtà si è in ufficio o al parco giochi. Proprio come un classico interfono, il proprietario potrà parlare a chi sta suonando e vedere di chi si tratti. Lo stesso sistema ( formato da un sistema con interna una sim telefonica)

permette anche di mettere in scena (solo audio) momenti di normale vita casalinga, ricreando i cosiddetti «rumori bianchi» di sottofondo: una lavatrice in azione, un aspirapolvere in movimento per casa.

La cultura come investimento: doppio Kapoor a Milano L’arte si dice debba affascinare, sconvolgere, lasciare senza parole, che debba con la sua carica emotivo - rievocativa condurci al vero senso delle cose, a quel profondo grido che intensamente quanto silenziosamente sono capaci di trasmetterci. Questo è Anish Kapoor, queste sono le sue opere: un turbinio di colpi all’anima, colpi che ammaliano, che affascinano con la loro cruda essenza. Due le mostre che Milano dedica al grande artista angloindiano, due i percorsi sviluppati per permettere al visitatore di accedere alla sua recondita poetica artistica. Due strade congiunte da un comune imperativo: l’esaltazione del vuoto e dell’rapporto che intercorre tra fisicità e spazio. Ne è concreto esempio l’evento sviluppato alla Fabbrica del Vapore, dove viene proposta una monumentale istallazione dal nome Dirty Corner, una enorme forma tubolare in lastre di acciaio praticabile con un'apertura a calice. Un opera interattiva, da vivere, che ti invita al suo interno, a camminare nel buio del suo spazio: un percorso quasi ascetico di esperienza del vuoto capace di creare una sensazione di assoluto straniamento spaziale e di intensa autocoscienza fisica e mentale. Solo usciti riappare di nuovo la parte esterna e la terra rossa che cadendo dall’alto compie un lento ma inesorabile processo di copertura della struttura metallica. La carica simbolica di questa opera (il ritorno alla terra matrice di vita e di morte) ha una forza «archetipica», che racchiude genesi e morte.

L’altra sede, la Rotonda della Besana, l'architettura circolare della struttura ha suggerito a Kapoor lo sviluppo di una serie di opere specchianti tutte intorno a un altro lavoro con materiale rosso (un rosso scuro, materico, quasi carnale). L’opera vede la presenza di un grande e singolare dispositivo meccanico orizzontale formato da un contenitore tondo pieno di cera morbida che viene modellata in forma circolare e poi deformata da un braccio meccanico che ruota molto lentamente. Anche in questo caso protagonista è la sperimentazione dello spazio e della materia e la loro reciproca interazione in rapporto anche allo spettatore. Vuoto che diventa in un istante spazio vissuto, ma che altrettanto rapidamente può tornare in una fase nulla, quasi di ibernazione, una chiara visione di arte come compartecipazione, unione produttiva tra artista e spettatore.



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Lo spesometro “vuo la

Importanti novità dall’Erario: cosa fare? Le automobili vanno nello spesometro, gli immobili no. È questo uno dei passaggi più significativi, relativi allo spesometro, della circolare 28/E formalizzati dall’agenzia delle Entrate. Proprio in considerazione della datazione (20 Giugno), gli elementi definiti nella suddetta circolare sono in parte superate da quanto chiarito con una precedente circolare – la 24/E del 30 maggio scorso – la cui pubblicazione ha oltretutto giustificato l'eliminazione di alcune risposte fornite in quelle occasioni (per esempio, quella che considerava necessaria l'inclusione delle prestazioni non territoriali riepilogate in Intrastat). Resta invece di attualità la tematica riguardante la segnalazione delle automobili e degli immobili, come dimostra la ripetuta presenza di questo tema nei quesiti posti agli esperti in occasione del forum sullo spesometro tenutosi dal 17 al 20 giugno. È stato da più parti chiesto infatti se l'auto acquistata da un professionista o da un imprenditore per un importo superiore alla soglia di 3mila euro dovesse essere oggetto di comunicazione, così come l’eventuale cessione, anche a privati. Il dubbio nasce dal fatto che, secondo una idea diffusa, il particolare regime pubblicistico a cui sono costrette le autovetture (iscrizione al Pra) escluderebbe l'obbligo di segnalazione, dato che le necessarie informazioni sarebbero già a disposizione del fisco. Con la circolare di ieri l'agenzia delle Entrate ha confermato la necessità di includere nello spesometro gli acquisti e le vendite di automobili. Infatti, così come previsto dal provvedimento delle Entrate del 22 dicembre 2010, non vanno riepilogate, in quanto escluse dall'obbligo, le operazioni già "schedate" nell'anagrafe tributaria in conformità all‘ articolo 7 del Dpr 605/73, e le compravendite

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di autovetture non vengono verificate attraverso questo canale, da cui l’obbligo di inserirle nello spesometro. Per lo stesso principio, in quanto comunicate all'anagrafe tributaria, restano fuori dallo spesometro le operazioni relative alle cessioni e agli acquisti di immobili. Per quanto riguarda le autovetture, le novità illustrate, dal lato del cedente che effettua le vendita nell'esercizio d'impresa o professione, pongono la necessità di comunicare la vendita del mezzo quando di importo pari o superiore a 3mila euro al netto di Iva. Parlando invece di cessione di un'auto usata nel regime del margine (analitico), la circolare 24/E/2011 ha


no problem Spesometro: istruzioni per l’uso

le” l’auto, casa no

definito che la soglia di rilevanza va riferita al margine, poiché resta esclusa dal computo la quota non soggetta ad Iva. Va ricordato, inoltre, che nelle vendite effettuate in questo regime l'Iva non va indicata separatamente in fattura, in conformità alla citata prassi, la soglia da osservare per la comunicazione sarà di 3.600 euro al lordo dell'imposta. Nel caso in cui, poi, la cessione sia realizzata da un privato che ha lasciato l'auto in conto vendita presso un concessionario, non dovrà essere fatta nessuna segnalazione ai fini dello spesometro, in quanto quest'obbligo sussiste solo in capo ai soggetti passivi Iva.

Battezzato con il termine spesometro, il nuovo sistema di controllo dell’Agenzia delle Entrate contro l’evasione fiscale, ha il compito di metterà sotto la lente di ingrandimento i pagamenti che supereranno una certa soglia. Così, dal 2011 oltre al redditometro, anche lo speso metro verificherà in automatico la capacità contributiva degli italiani, segnalando le eventuali anomalie. Lo spesometro altro non è che un sistema informatico che permette al fisco di controllare le spese effettuate dai singoli cittadini e attivare di conseguenza eventuali accertamenti fiscali sui potenziali evasori. Secondo questa novità, gli operatori economici dovranno trasmettere al fisco i dati dei propri clienti che hanno effettuato degli acquisti pari o superiori ad una determinata cifra, creando una vera e propria banca dati utile a confronti e verifiche. In termini pratici, più sono i consumi di un determinato contribuente, maggiore deve essere il suo reddito per poterli sostenere. Per quanto riguarda i privati, la comunicazione dovrà essere inviata nell’anno 2012 in relazione alle transazioni effettuate nel 2011, di conseguenza gli effetti del provvedimento saranno attivi da subito. Dal primo gennaio 2011, infatti, tutti i soggetti Iva, da commercianti ad ogni genere di operatore commerciale che può ritrovarsi a vendere beni e servizi dal costo pari o superiore ai 3.000 euro, avranno l’obbligo di richiedere all’acquirente il codice fiscale per l’invio dei dati all’Agenzia delle Entrate. Dovranno essere comunicate non solo fatture ma qualsiasi documento collegato ad operazioni economiche effettuate, anche semplici scontrini e ricevute fiscali.


S.O.S.

Risparmi ed investi cosa (non) fare nei Non commettere gesti avventati e non correre a disfarsi di azioni e titoli di Stato: sul lungo termine non ci saranno scossoni. La domanda è semplice: cosa c’entra Moody's e Standard & Poor's con la nostra vita? Ovvero: il loro possibile voto negativo sul debito pubblico italiano avrà conseguenze tangibili sulle nostre tasche? Una domanda semplice appunto, ma in grado di disorientare la maggior parte dei piccoli risparmiatori. Meglio tenere i titoli di Stato o venderli? E le azioni? E che ne sarà dei mutui a tasso variabile? Esistono poche cose capaci di far male come l'incertezza al mondo della finanza, e di conseguenza ai nostri soldi. Cerchiamo di far chiarezza su cosa convenga fare, e soprattutto cosa non fare, per restare in piedi in questo particolare momento di instabilità. Innanzitutto è fondamentale non farsi prendere dal panico. Parrà forse un suggerimento scontato, ma il miglior consiglio di qualsiasi esperto è sempre questo, non prendere decisioni frettolose dettate dall'emotività. Le statistiche sanciscono che chi investe con un orizzonte temporale a medio lungo ha i risultati migliori. Non vendere ora, questo è il consiglio. Liberarsi dei titoli di borsa in questo momento di turbolenza dei mercati è un errore. Come sottolineano gli esperti, l'investitore è spesso condizionato nelle sue decisioni dalla

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"avversione alle perdite: quando si guadagna si vende troppo presto per anticipare la soddisfazione della plusvalenza e quando si perde si tiene troppo il titolo per allontanare il dispiacere della minusvalenza". Ma chi ha mantenuto i titoli finora dovrebbe tenerli: le quotazioni risultano sottovalutate. I titoli di Stato non rischiano. La bocciatura del debito pubblico italiano crea ovviamente tensioni per Bot, Btp, Cct e simili (che costituiscono appunto il debito pubblico). Le loro quotazioni sono in sensibile calo e lo spread dai titoli tedeschi in crescita. Ma questo


crisi

menti,

momenti di crisi Mussari:“scelta incomprensibile” La decisione di Moody's di mettere sotto osservazione il rating di 16 banche italiane in vista di un possibile declassamento, «è oggettivamente incomprensibile»: lo ha detto il presidente dell'Abi Giuseppe Mussari a Bruxelles. «Quelli di Moodys's hanno fatto un comunicato di natura qualitativa, numeri non mi pare che ne abbiano espressi», ha commentato. «Le banche italiane non hanno mai avuto problemi, hanno fatto importanti capitalizzazioni. Oggettivamente è incomprensibile», ha aggiunto il presidente Abi, secondo il quale l'esposizione delle banche italiane verso il debito greco è «marginale». Per quanto riguarda la seconda tornata di stress test, inoltre, Mussari ha ribadito che gli istituti di crediti italiani «non hanno nulla da temere».

pesa sul portafoglio solo se il risparmiatore ha intenzione di vendere. Il "cassettista" - cioè colui che conserva i titoli solo per avere i rendimenti delle cedole - non può essere toccato dalle oscillazioni di breve periodo perché può sempre contare sulla restituzione dell'intero capitale a scadenza. Salvo in caso di default italiano, ma questa non è un'ipotesi reale al momento. Quindi pazienza, ecco la politica da seguire per evitare rischi e perdite… perché chi va piano….


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Libri - Quando la fisica diventa thriller L’energia del vuoto è un romanzo anomalo, diverso… direi relativistico. Un opera che fonde i canonici filoni della fiction e del thriller con quello assai poco seguito in Italia della scienza. Sta proprio in questo la sua geniale anomalia, nella capacità di affascinare attraverso ciò che di più affascinante la nostra realtà può proporre: la fisica teorica. La trama è per lunghi tratti sospesa, con i vari piani della storia che si avvicendano e ricongiungono in modo circolare, tralasciando i normali concetti di sequenzialità o linearità. Tutto sembra infatti accadere in contemporanea, in un interazione narrativa dalle multiformi varianti. Notte, una stradina di montagna in Svizzera. Un’auto procede veloce verso la Francia. Alla guida Pietro Leone, funzionario dell’Onu a Ginevra. Accanto a lui il figlio Nico, un tipico adolescente di oggigiorno. I due sembrano quasi in fuga, anche se nessuno di loro ha idea precisa da cosa stiano scappando. Una sola sicurezza li guida, la certezza che da giorni qualcuno li tiene sotto controllo e che la moglie Emilia Viñas, spagnola, ricercatrice al Cern, la notte passata non è tornata a casa. Emilia, una vita dedicata alla fisica, ad Einstein e alla teoria delle stringhe. Dopo anni di studi è diventata responsabile di uno degli esperimenti con il Large Hadron Collider, l’Lhc, il più potente acceleratore di particelle mai costruito al mondo. Un lavoro, quello del ricercatore, che chiede parecchi sacrifici ma che è anche in grado di prenderti nel profondo con quell’aura di imperscrutabilità. Lo scopre anche Nuria Moreno, giornalista di Madrid giunta al Cern per realizzare un servizio per il suo giornale e pian piano conquistata da quella realtà all’inizio tanto lontano da lei. E proprio grazie alla sua inchiesta ci troviamo involontariamente coinvolti in un universo misterioso e incomprensibile, ma che Bruno Arpaia riesce a delineare con l’inventiva e la passione che lo animano, intessuto com’è dello stesso desiderio di conoscenza che anima tutti noi. Nell’atmosfera altamente antiscientifica della letteratura italiana questo splendido romanzo è un importante segnale, un nuovo inizio forse, speriamo contagioso. Bruno Arpaia, L’energia del vuoto, Guanda, Milano, 2011

Film - Lontani dai soliti film In questa estate all’insegna dei blockbuster, da Transformers 3 a Captain America, è ancora possibile gustarsi un bel film senza l’assillo degli ormai immancabili occhiali 3D. Tratto dal bestseller quasi omonimo Fiore di neve e il ventaglio segreto, la pellicola Il ventaglio segreto dal 8 luglio nelle sale si appresta ad essere un importante alternativa. La storia ci riconduce nella Cina dell’800, puntando i riflettori sul rapporto di amicizia nato tra due donne che vivono in una società che non lascia loro la minima possibilità di movimento e di espressione. Chiuse nelle loro “gabbie dorate”, le due protagoniste (sullo schermo interpretate dalle attrici orientali Bingbing Li e Janna Jung) iniziano un fitto scambio di lettere, fazzoletti, ventagli scrivendo in un codice particolare, chiamato “la scrittura delle donne”, con cui hanno finalmente possibilità di svelarsi reciprocamente senza infrangere le dure regole. La trasposizione del romanzo al film, però, non sarà del tutto fedele, il regista cinese Wayne Wang, ha infatti scelto di ambientare parte della storia ai nostri giorni, come a coinvolgere due generazioni di donne in una unica grande e contrastata amicizia senza tempo. Il ventaglio segreto di Wayne Wang, U.S.A.

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consiglia

Musica - Ben tornata Kate Ben tornata Kate Bush. L’artista femminile che con il suo talento ha profondamente “griffato” gli anni’80 è di nuovo qui con Director’s Cut, che già dal titolo anticipa il forte legame personale tra artista ed album. Il cd, infatti, non presenta nuovi brani, ma vecchi successi rivisitati e reinterpretati dalla stessa Kate. Le canzoni, precisamente, appartengono a The Sensual World (1989) e The Red Shoes (1993), due tra gli album fondamentali della cantautrice che scosse il mondo musicale a soli 16 anni con l’indimenticabile Wuthering Height, datata 1978. Il ritorno di Kate Bush è anticipato dal brano Deeper Understanding, rifacimento digitale della canzone omonima del 1989, che è da subito diventata una delle hit più trasmesse dalle radio inglesi. Ma non finisce qui: Director’s Cut è un vero e proprio caso, visto che ha esordito subito in vetta alle classifiche, scalzando artisti di primo piano come se niente fosse. Potere della musica, potere targato Kate Bush. Pietra angolare dell’album è la nuova versione della traccia The Sensual Word, tratta dal monologo di Molly Bloom dell’Ulisse di Joyce, di cui la cantante ha chiesto ed ottenuto i diritti, potendola così presentare con il titolo Flower of the Mountain, utilizzando le precise parole del romanzo. Si potrebbe dire molto altro, ma infondo bastano due parole: Kate Bush… che altro aggiungere??? Kate Bush, Director’s Cut, Emi Music

Homevideo - Quando si rideva con eleganza La tecnologia incontra il classico.. e che classico. Esce infatti la versione bluray di A qualcuno piace caldo del geniale Billy Wilder. Memorabili Jack Lemmon e Tony Curtis nelle vesti di musicisti travestiti da donna per sfuggire a spietati gangsters, spunto che darà vita a innumerevoli equivoci, gag e risate senza sosta, sempre all’insegna dell’eleganza e del buon gusto. Da ricordare, oltre a Curtis e Lemmon, la presenza da protagonista anche di Marylin Monroe, in una delle sue più riuscite interpretazioni. Il blu-ray, con un'edizione targata Mgm e distribuita da Fox vede un video in alta definizione, pur non eccezionale, ma che sancisce un sensibile salto di qualità rispetto al DVD. Il bianco e nero è ben contrastato e piuttosto incisivo, anche nella gradazione di grigi. Il dettaglio soddisfacente, a volte addirittura buono, mentre in altri frangenti prevale una certa morbidezza, affascinante elemento che ci ricorda che stiamo pur sempre guardando una pellicola così datata. Per quanto riguarda l'audio, la traccia italiana è presentata in un dignitoso DTS 5.1, ottimo supporto alla qualità del film. Gli extra sono sostanziosi, ma purtroppo non sempre usufruibili facilmente perché per la gran parte sono privi di sottotitoli italiani. Non sono purtroppo sottotitolati in italiano il making of (25'), il contributo sul retaggio del film (20') e il documentario sulla nostalgia del passato con Tony Curtis (31'). A qualcuno piace caldo di Billie Wilder, 20th Century Fox


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Se l’inizio è la metà di tutto (o quasi) (ascoltando Heroes di David Bowie, tempo di lettura circa 4’) Se l’inizio è la metà di tutto appunto, o meglio, il primo passo verso la fine. Il 14 Giugno 2011 è un giorno che passerà alla storia infatti. Quella dell’A.N.I.U. ovviamente. Da questa data, per molti nient’altro che un semplice numero, uno dei tanti spersi tra i 365 di un anno ha avuto inizio un nuovo e fondamentale processo di crescita che passo dopo ci permetterà (o almeno dovrebbe) di essere ancora più vicini alle esigenze dei nostri associati, alle necessità del cittadino. Step by step, passo dopo passo. È sta proprio dietro questo primo passo, nella volontà dell’iniziare, il senso compiuto del nostro concreto e forte “voler fare”, dando quello che non può che considerarsi un gesto d’esempio, consapevoli che forse potrà essere un piccolo passo per un associato ma un grande passo per la nostra associazione. Sì perché oggigiorno è più semplice assoggettarsi alla comune politica dell’astensione, un virus quanto mai “democratico”che striscia senza distinzione sociale alcuna, nella certezza che sia sempre più conveniente lasciar perdere, o ancora meglio lasciar fare ad altri. Altri appunto, quei non meglio definiti altri a cui viene delegato l’inopinato e involontario ruolo di cambiare le cose, salvando il sistema Italia da quelle “macchie” che tanto ci infastidiscono: sicurezza, politica, cultura, etica… nessun problema, ci pensano gli altri. Nessuno che poi in tutto ciò si ponga la fatidica e cruciale domanda di chi siano davvero questi altri, forse bloccato dalla consapevole retorica insita nella domanda stessa, o meglio nella certezza di una risposta già acquisita e conseguentemente omessa per comodità. Eh sì… perché spesso dietro a quella parola altri a cui troppo spesso deputiamo le nostre sorti non si nasconde altro che l’inesistente volontà di mettersi in gioco, di provare. Più facile lasciare ad altri la contesa che rischiare di esporsi, più semplice astenersi che camminare sul sottile confine che intercorre tra successo e insuccesso. Ed è proprio questo a dar tanto valore all’iniziare, perché nel semplice incominciare c’è già il coraggio di provare, il desiderio di voler andare oltre l’ostacolo, o quantomeno provarci al meglio. Noi ci stiamo provando…. Il nuovo portale internet, le conferenze, A.N.I.U. OGGI stesso, esempi di una intenzione di essere fautori del proprio tempo, protagonisti a scapito di quei famosi altri. Inizio come spinta al completamento, nient’altro che questo. Concetto semplicistico? Preferisco dire essenziale. Perché infondo iniziare qualcosa, qualunque cosa, significa proprio questo, spostare il passo verso la conclusione, incontro alla risoluzione della questione in essere. MP.

Controcopertina


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